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Autore: smile_book    21/09/2012    5 recensioni
"Avere il coraggio di dire: non mi piace. Avere il coraggio di dire di essere divaers/o. Avere il coraggio di dire che non sei come sembri, che non hai paura di quello che dice la gente. Avere il coraggio di gridare chi sei."
Scritta di getto e uscita da non so nemmeno io dove.. spero comunque che possa ispirarvi c: ringrazio già da adesso quelle che ci daranno un'occhiata. GRAZIE
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La musica dentro il locale è forte, la gente urla, balla, ride, si diverte.
Posso sentire ragazzi e ragazze cantare a squarciagola, urlare, ridere, chiacchierare. E posso immaginare cosa fanno quelli che non parlano. Mi scese una lacrima. E io? Io sono qui fuori, a rabbrividire al contatto con fresco vento di Dicembre.
Ma sempre meglio che restare lì dentro. Cammino avanti e indietro sul marciapiede per una decina di minuti, contando pecore, contando i minuti che mancano a mezzanotte. Non ci riesco. Non riesco a fare finta di non sentire quelle voci, quelle risate.
Non riesco a fingere che non mi importi nulla delle persone che si stanno divertendo a una decina di metri di distanza da me. «Vaffanculo» penso. E lo ripenso, e me lo dico all'infinito. Non mi fa sentire per niente meglio.
Le persone si vogliono sentire diverse, uniche, speciali. Ognuno di noi vuole sentirsi dire di essere migliore, speciale.
Quando però capita che si incontri una ragazza, o un ragazzo un po' diversi non lo si guarda ammirati, no, lo si giudica e prende in giro perché non è come tutti gli altri. "Tutti siamo unici a modo nostro".
Ecco, per me non esiste detto più stupido. Perché noi non siamo diversi.
Se mi blocco, smetto di camminare avanti e indietro per la strada e mi giro verso la discoteca posso vedere decine di teste che si muovono scompostamente. Loro non sono uno diverso dall'altro, no. Sono tutti uguali, esattamente identici.
Tutti loro sono pienamente sicuri di sé stessi, tutti loro "la danno" al primo o alla prima che capita, tutti loro seguono la massa. Probabilmente alla maggior parte di loro la discoteca non piace nemmeno per davvero. Probabilmente ci vanno perché lo fanno tutti.
E' questo "lo fanno tutti" che mi disgusta. Io non sono come loro, non ho gli stessi interessi e che cosa ottengo? Amici che non si comportano da amici, gente intorno che non sopporto e da cui non vengo sopportata e, dulcis in fundo, mando ogni giorno la mia felicità a puttane. Bello, vero?
E l'unica cosa che so fare è scappare, da tutto e da tutti. Perché? Perché non ho il coraggio di dire: a me non piace. Ma vorrei averlo.
Vorrei avere la forza di gridare al mondo che non sono come loro, che sono diversa e ne vado fiera, che non ho paura di non essere come loro, che non ho paura di loro.
Vorrei essere in grado di mostrare al mondo la vera me, vorrei saper fare finta che non mi interessa quello che pensa la gente di me, vorrei riuscire a fottermene di quello che dice la gente. "Manda tutto a 'fanculo e sorridi" vorrei che le persone vedessero questa frase nei miei occhi quando mi guardano. E non è che tutte queste cose le "vorrei" e basta.
No. Io le voglio. E le avrò. E' a questo che penso quando alzo la testa verso il cielo, rendendomi conto che aveva iniziato a piovere.
Ma non mi interessa, resto lì, ferma, sotto la pioggia, con la testa voltata verso l'alto.
E grido, grido e urlo alla pioggia, alla notte, a chiunque possa sentirmi le stesse parole: ―A me non piace! Non sono così! Basta. Adesso basta.
E lo contino a gridare. Forse piango, forse no. Forse grido ancora, chi lo sa.
So solo che inizio a camminare, sempre più veloce. Mi levo gli orecchini e li butto via, mi levo la collanina che portano al collo anche le mie due "migliori amiche", mi levo la giacca, mi raccolgo i capelli in una coda frettolosa e mi slaccio le scarpe. Le lancio via, in mezzo alla strada, sul marciapiede: non mi interessa dove finiscano.
Sì, sto piangendo, ma sorrido anche. Perché il mio non è un pianto di disperazione, ma di liberazione.
Mi sento bene, mi sento leggera, felice. In sei lettere: libera. Ed è così semplice. Sorrido, alzo la testa al cielo e mi bagno ancora di più. Comincio a correre sempre più veloce, sempre più lontano dalla fermata dell'autobus. Mi sono stancata di aspettarlo, di aspettare tutto. Adesso voglio essere io quella da aspettare. Adesso voglio smetterla di sorridere a tutti. Adesso voglio smetterla di essere un'altra persona. Adesso basta. Adesso voglio dire: non mi piace!






*LOOK AT ME*

non c'è molto da dire, solo che un giorno mi sono svegliata di genio per scrivere, 
e questa os è quello che è uscito. l'idea che avevo era molto più bella,
e so che la storia fa un po' cagare i piccioni.. lol
spero che vi sia piaciuta lo stesso c:
adiosss

Livia
 
  
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