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Autore: Athena1Arcadica    22/09/2012    2 recensioni
La storia è un crossover fra i telefilm Buffy the vampire slayer ed il suo spin-off Angel. Ho modificato alcune situazioni accadute nei due telefilm. La storia è ambientata nella settima stagione di Buffy e nella quarta di Angel.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17

Ero appoggiata allo stipite della porta come una bambina impaurita, avevo dovuto lasciare Kathy all’altra Buffy e mi sentivo come se mi avessero strappato un pezzo di carne dal corpo. L’avevo tenuta fra le braccia solo per pochi istanti, l’avevo sentita mia come niente prima d’allora, l’avevo amata più di quanto avessi immaginato potesse essere ragionevole amare. Chiusi gli occhi e cercai di ingoiare la dolcezza urticante di quel momento. Io non ne facevo parte. Mi ero lasciata convincere come una… Come una cosa? Sprovveduta ecco qual era la parola. Non avrei mai permesso ad un vampiro di cogliermi di sorpresa, ma Angel non era un vampiro qualunque, non lo era mai stato. Avevo osato sperare che potesse esserci un finale diverso per me, per noi. Riaprii gli occhi sperando di non sprofondare. Erano un’unica cosa. Un unico dolce e mesto essere. Quello che avevo creduto essere il mio Angel piangeva abbracciando sua figlia che ridacchiava confusa. Non avevo mai visto il viso di Angel con un’espressione tanto sollevata. Nonostante il mio dolore non potei far a meno di far increspare le mie labbra di un mesto sorriso, ma immancabilmente lasciai scivolare i miei occhi verso la mano tremante con cui stringeva l’altra me. Non era la mia vita, non era me che amava. Non mi importava perché ci fosse una mia copia in giro, né se quelli con cui avevamo a che fare erano demoni o meno. In quel momento se fossero stati mostri sarebbero stati dei mostri molto più felici di quanto io sarei mai potuta essere.
Il mio Angel era altrove. Lo guardai, immobile e silenzioso come solo la morte può essere, se non l’avessi visto avrei detto che non si trovasse nemmeno nella stanza. Non respirava, non osava nemmeno batter ciglio. Era rimasto nella stessa posizione. Era l’esatta ombra della mia infelicità. Che avesse sperato anche lui? Che avesse sentito anche lui quello che avevo provato io toccando quella bambina? Ci saremmo mai ripresi da una cosa simile? Sarei mai riuscita a non sentirmi di nuovo morta dentro e disperata? Come se Angel, il mio Angel, avesse colto i miei pensieri si smosse dalla sua immobilità solo per guardarmi. Credo che se avesse potuto avrebbe pianto, ma se lui non poteva farlo, i miei occhi piansero per entrambi. Cosa potevo dirgli? Non trovavo nessun senso, nessuna parola di conforto. Avevamo sperato in qualcosa che sapevamo essere assurdo, ma per noi un futuro del genere non era possibile. L’unica cosa che potevo fare era andarmene e non crollare davanti a loro. Sarei crollata, sarei diventata un cumolo di macerie ambulanti, ma quel briciolo di dignità che ancora restava in me mi imponeva di farlo da qualche altra parte. Non riuscii ad evitare che Angel vedesse le lacrime silenziose che mi scorrevano sul viso prima di girarmi ed andarmene, stavolta per sempre. L’unica cosa che sentii prima di iniziare a correre fu il mormorio del mio nome.
-         Buffy- disse il mio Angel. L’unico vampiro che avrebbe mai potuto distruggermi.

   
 
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