Trecentocinquantacinque
Ogni tanto fai spavento, prendi
tutto e non ti fermo
And we can have forever
E noi possiamo avere per sempre
And we can love forever
E noi possiamo amare per sempre
Ogni amore della
vita mia, questo amore della vita mia, è cielo e voragine
È terra che mangio per vivere
ancora
Dalla casa dei
pazzi, da una vita lontana
Perché basta anche un niente, per
esser felici
Basta vivere come
le cose che dici
E dividerti in tutti gli amori
che hai
Per non perderti,
perderti, perderti mai
Come una donna amata alla follia,
la vita andava via
Losing my religion
Perdendo la mia religione
E grandine di cuore, in un
diluvio assassino
You know, if you break my heart I’ll go, but I’ll be
back again
Lo sai, se spezzerai il mio cuore
me ne andrò, ma tornerò ancora
‘Cause I told you once before goodbye, but I came back
again
Perché ti ho già detto addio una
volta, ma sono tornato ancora
I’ll Be Back
Tornerò
Ma non ti ama, lei
non ti ama...
Quando toccherai il fondo con le
dita
Il mondo, tu lo
sai, è degli innamorati
Non lasciarti andare mai, non
lasciarmi senza te
Amarsi come prima
You're all I have, you're all I want
Tu sei tutto ciò che ho, tu sei tutto ciò che voglio
E qualcosa, negli anni, terminò per
davvero
Cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero
I compagni di un giorno, o partiti o venduti
Sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti
(Stagioni, Francesco Guccini)
Krasnojarsk, 1 Marzo 1843
Anche quando ci buttiamo via
Per rabbia o per vigliaccheria
Per un amore inconsolabile
Anche quando in casa il posto è più invivibile
E piangi e non lo sai, che cosa vuoi
Credi, c’è una forza in noi, amore mio
Più forte dello scintillio
Di questo mondo pazzo e inutile
É più forte di una morte incomprensibile
E di questa nostalgia che non ci lascia mai
(La Forza della Vita, Paolo Vallesi)
Nel buio della sua camera,
Feri bruciava lacrime e forse anche la sua stessa anima, stringendo tra le mani
i brandelli del suo cuore massacrato.
Era finita, la sua tolleranza.
Era finito il suo dannato masochismo, non avrebbe sopportato
un altro giorno così.
Spense l’ultima sigaretta
sul lenzuolo e, presa la pistola dal comodino, la caricò.
Nessuno avrebbe potuto
dubitare della sua pazzia, in quel momento.
A volte riusciva a
nasconderla, e più che altro a trattenerla, ma del resto era famoso per questo,
no?
Per i suoi massacri, per i suoi attentati, per le
sue Rivoluzioni.
Si era sdraiato sul letto
senza neanche togliersi gli stivali, e sulle mani aveva ancora il sangue di
Natal’ja.
Non sarebbe guarito.
Non quella volta.
Forse mai più.
Strappò il ritratto di
Alja dalla parete e se lo strinse al petto, fregandosene se bagnandolo di
lacrime scioglieva i colori, forse il biondo dei capelli o il grigiazzurro
degli occhi, perché Lys aveva sciolto i colori a lui.
La notte del 24 Febbraio non l’aveva tenuta
abbastanza stretta, e lei era tornata da Gee.
Ma aveva già passato
troppo tempo a disperarsi per quella maledetta sgualdrina troppo amata.
Troppo tempo senza di lei.
Cosa ho fatto?
Nella testa una musica che mi fa diventar matto
Una macchina prima per poco non mi ha messo sotto
L'avesse fatto, almeno finiva tutto!
(Quanto Ti Voglio, Claudio Baglioni)
Era uscito di casa
trafelato, come se avesse fretta, con gli occhi rossi di pianto e i capelli
arruffati.
La pistola, però, non l’aveva dimenticata.
Oltrepassata la periferia
innevata e quasi deserta, quella periferia ch’era solo steppa selvaggia e la
povertà più assoluta, cominciò a camminare in mezzo alla gente, la gente del
centro di Krasnojarsk.
Uomini che potevano
permettersi un colbacco e un cappotto e donne autorevoli dai vestiti eleganti.
Non era ancora arrivato
alla Prospettiva Mira, ma c’era già molto movimento.
Ovviamente l’avevano
riconosciuto, anche se non aveva l’aria spavalda e minacciosa del solito.
Sembrava, come era, semplicemente distrutto.
Altro che terribile Feri Desztor, l’idolo della
malavita russa e ungherese ottocentesca.
Il ragazzo di ventitré
anni e undici mesi che alle undici e ventitré del mattino del 1 Marzo 1843 era
all’incirca all’incrocio tra Ulitsa Veynbauma e Ulitsa Surikova faceva paura
soltanto a se stesso.
Aveva costantemente la
fastidiosa sensazione che i passanti lo guardassero con sufficienza, con
scherno, proprio come se non fosse più Feri Desztor, bensì un qualsiasi
innamorato respinto da una ragazza che si sentiva più importante di lui.
Povero Capitano, la sua bella Natal’ja non vuole
lasciare il maritino.
Povero idiota, pazzo d’amore per una fiammiferaia.
Lo Spartano s’è preso la sua stella, e a lui è
rimasto un cielo vuoto.
Un cielo bianco, senza neve.
Tutta la neve che è caduta ce l’ha nel cuore lui.
Feri sentiva i pensieri di
chi gli passava di fianco, immaginava che fossero quelli.
Ne era sicuro.
E avrebbe preferito morire piuttosto che essere davvero il ragazzo di quei pensieri.
Avrebbe voluto uccidere tutti loro.
Chi lo guardava anche solo
per sbaglio, chi nella fretta lo sfiorava e si fermava a chiedergli scusa,
perfino chi, in preda al terrore, faceva finta di non averlo visto e si capiva
benissimo.
Tutti.
Anche
quando mangi per dolore
E nel silenzio senti il cuore
Come un rumore insopportabile
E non vuoi più alzarti
E il mondo è irraggiungibile
E anche quando la speranza
Oramai non basterà
(La Forza della Vita, Paolo Vallesi)
Si sedette sui gradini di
un palazzo, si prese la testa tra le mani e ricominciò a piangere.
Complimenti, Capitano.
Continua così e ti scambieranno per una vittima di
Feri Desztor.
Non ti
assomigli più nemmeno un po’.
Ma in fondo cosa te ne frega?
Se Natal’ja ti fa piangere, il coraggio e gl’ideali
della Rivoluzione sono relativi.
Fin troppo.
Ma tu sei così coraggioso, anche in queste
situazioni, che tra poco ti alzerai.
Grandi eroi, grandi tormenti.
Cuori spezzati sotto le cicatrici.
Sogni infranti dietro le palpebre.
Sei così, tu.
Forse puoi sembrare presuntuoso, ma hai ragione.
Sei il più grande dei grandi eroi.
Gli altri, quasi tutti, ce l’hanno fatta.
Sono cambiati per farcela.
Tu devi morire per quello che non raggiungerai.
Ti sbarreranno la strada, è vero.
Ti conteranno i passi, e ti bruceranno la terra
sotto i piedi...
Ma a Sant’Elena non ti ci porteranno mai.
E se quando ti volterai, lei non ci sarà...
Allora sì che avrai perso.
Allora sì che perderai.
Perché se lei non ci sarà, sarà solo colpa sua.
Di quel bastardo greco che te l’ha portata via.
Alzò lo sguardo, dunque,
Feri.
Sollevò al cielo i suoi
bellissimi occhi neri, limpidi di lacrime e bruciati di luce.
Tra le labbra stringeva
parole spezzate, sempre le stesse.
Ti amo, Lys.
You
could find better things to do
Than
to break my heart again
This
time I will try to show that I'm
Not
trying to pretend
I
wanna go, but I hate to leave you
You
know I hate to leave you, oh ho, oh ho, oh
You,
if you break my heart I'll go
But I'll be back again
Tu potresti trovare di meglio da fare
Che spezzare di nuovo il mio cuore
Questa volta ti dimostrerò chi sono
Non cercherò di fingere di stare bene
Vorrei andarmene, ma odio lasciarti
Lo sai che odio lasciarti
Sì, se mi spezzerai il cuore me ne
andrò
Ma
tornerò ancora
(I’ll
be back, The Beatles)
C’erano circa novecento
persone, quel giorno, tra Ulitsa Veynbauma e Ulitsa Surikova.
Persone che, quando era
arrivato lui, avevano affrettato il passo.
Ma perché?
Lui non era più cattivo
dello zar.
Lui era sincero anche
quando uccideva, non lo faceva mai con l’inganno.
Non avrebbe ingannato
nessuno neanche quel giorno.
Soltanto se stesso.
Quando toccherai il fondo con le dita
A un tratto sentirai la forza della
vita
Che ti trascinerà con sé
Amore, non lo sai
Vedrai, una via d'uscita c'è
C'è una volontà che questa morte
sfida
È la nostra dignità
La forza della vita
Che non si chiede mai
Cos'è l'eternità
Anche se c'è chi la offende
O chi le vende l'aldilà
Quando sentirai che afferra le tue
dita
La riconoscerai, la forza della vita
(La Forza della Vita, Paolo Vallesi)
Quando lei gli posò una mano sulla spalla, Feri
credette di essere mortalmente impigliato nella rete del suo sogno più bello, o
della realtà più crudele.
Come incontrò i suoi
limpidi occhioni d'argento, scosso dal calore di quel contatto, troppo dolce
per essere illusorio, il Capitano la trovò più incantevole che mai, e vera,
vera quanto il suo dolore.
La guardò come la luce
dopo la prigione, come il cielo che sognava da Omsk.
Non l'aveva perdonata, ma non respirava senza di
lei.
-Amore mio... Natal'ja...-
sussurrò, senza fiato.
E lei gli si gettò tra le braccia.
Le lacrime di Feri erano
anche le sue.
Era sempre stato così.
-Come potevi sapere...-
-Ti ho seguito-
-Perché?-
-Avevo bisogno di te-
Natal'ja sorrideva, e Feri
se la mangiava con gli occhi, certo che nessuno al mondo, nemmeno quel Geórgos,
l'aveva mai adorata quanto lui.
-Oh, Lys... Anch'io-
La ferita del giorno prima
brillava sulla sua guancia più dell'azzurro degli occhi, in memoria del suo errore
o di quello di Feri, ma il Capitano non si sentiva in colpa.
-Te lo sei meritata- sussurrò, e poi la baciò sulla cicatrice.
Lys si rifugiò tra le sue
braccia, e lui, estasiato ed incredulo, la strinse a sé, baciandole ripetutamente
i capelli.
-Cosa c'é, piccolina?-
Lei, con una mano sulla
sua guancia in un accenno di carezza, lo guardò negli occhi e rispose con un
fil di voce.
-Vuoi che vada via?-
Feri sgranò gli occhi, scuotendo
la testa.
-Sei matta?-
-Vuoi che vada via... Con lui?-
-A Sparta? Con lui?-
-Non lasciarmi andare via...-
Non lasciarti andare mai
Non lasciarmi senza te...
(La Forza della Vita, Paolo Vallesi)
Alja lo guardava con due
occhioni scintillanti che gli fecero mancare il fiato, e cadere nei pensieri più
proibiti, ma questa volta riuscì a trattenersi, almeno con i fatti, e scosse la testa, allontanandola un po', a
malincuore.
-Non fare cose di cui potresti
pentirti, amore mio... O stavolta il tuo Gee non ti perdona-
-E tu? Tu mi perdoni?-
-Non lo so...-
-Non fare il difficile,
Capitano.
-Io sono difficile. Perfino più di te, streghetta mia-
Lys sostenne il suo
sguardo, con aria di sfida.
-E allora?-
Solo lei poteva rivolgersi così a Feri Desztor.
Solo lei poteva strappargli e bruciargli il cuore e
poi restituirglielo e guarirglielo con le stesse fiamme.
Il bacio che seguì, fu il
più dolce di tutta la loro vita.
Natal’ja si sentì
illuminare dentro, come la vera luce della Rivoluzione.
Neanche con George, mai...
Fu dolcissimo, e quasi
infinito.
Fu un sogno, un sogno.
Le dita intrecciate,
imperlate di sudore, e le lacrime agli occhi perché, proprio come la notte del
24 Febbraio, non avrebbero dovuto.
Avrebbero dovuto fermarsi, non avrebbero potuto continuare, non avrebbero
potuto farlo più.
-Ti amo, ti amo, ti amo...- ripeteva Feri, mentre le lacrime gli rigavano il
viso e lei gliele asciugava con i suoi baci.
Natal’ja tremava, nel
rispondere, tremava dentro, ma non si
tirò indietro.
Era troppo bello per poterlo negare.
Così gli cercò le mani e
gliele strinse forte, e sorridendogli, sognante e sincera, maledettamente
sincera, rispose.
-Anch’io-
Non giurare, perché
Se giuri mi potrai ingannare
T'amo
Ma tu non giurare
Se tu m'ami, amore
Non giurare mai
(T’Amo, Giulietta e Romeo)
-Questo tuo marito non lo
deve sapere- sussurrò il Capitano, dandole un buffetto su una guancia.
-In fondo con lui è diverso, no?-
Natal’ja non capì mai cosa
intendesse Feri con quelle parole, ma si ritrovò a convenire, perché in fondo,
anche se era sempre troppo difficile da spiegare, era proprio così.
-Dobbiamo tornare a
Forradalom?-
-No. Non subito. Prima, se
vuoi, possiamo fermarci a prendere una cioccolata-
-In una cioccolateria?-
-No... Perché? Vedi,
laggiù c’è un negozio di scarpe, secondo me lì le fanno anche meglio, le cioccolate-
Alja lo guardò seriamente
per qualche secondo, ancora un po’ stordita, poi scoppiò a ridere.
-Va bene, certo, in una cioccolateria-
Mentre raggiungevano il
locale mano nella mano, però, Lys era pensierosa, e Feri, accorgendosene, le
tirò una gomitata.
-Ehi, tesoro, che c’è?-
-Stasera tu mi vedrai
ancora con lui... E starai mille
volte peggio, dopo quello che è successo oggi, come dopo la notte del 24, perché nonostante io sia pazza di te, sarò
sempre solo sua.
E allora andrai su tutte
le furie, ti arrabbierai e ti dispererai, piangerai e ti distruggerai, e mi distruggerai... Ma di questo non
m’importa, sei tu, quello che non deve più stare male-
-Certo che sarà così. Non potrebbe andare diversamente, del resto.
Ma tu non sei più solo sua, mia piccola Lys... Io adesso lo so, che tu per me ci sarai
sempre come quando non c’era ancora lui-
-E cosa significa?-
-Quando lui morirà, tu mi sposerai?-
Alja sussultò, a quelle
parole.
Lo guardò quasi
spaventata, sconvolta, ma lui sorrideva, e lei sentiva uno strano batticuore,
una felicità incomprensibile che le si era adagiata sul cuore come un
incantesimo.
Gli strinse più forte la
mano, e poi annuì.
-Prometti?-
-Te lo prometto- sussurrò
lei, flebile, chiudendo gli occhi e aggrappandosi alla sua mano come se fosse
stata sul punto di precipitare.
Si sentiva come la notte
del 1 Ottobre 1833, quando gli aveva promesso che l’avrebbe sposato e poi non
l’aveva fatto.
Lui lo intuì, lo capì, ma
non riuscì a smettere di sorridere.
-Bugiarda-
Chi sei?
Nemico, amore, tu chi sei?
Non vedo l'odio tra di noi
Ma non lo so se giochi o no
Per gioco e non per odio tu mi puoi
Far male, tanto male se
Tu giochi con l'amore e me
Se per vendetta tu mi fai
Innamorare e poi non sei più tu
Ma tu chi sei?
E io perché
Ti amo e poi
Mi chiedo se
Sei ingannatore
O sei l'amore?
Ma tu chi sei?
Amarci e non amarci...
No
Nemmeno posso dire che
Io sono nata senza te
Perché se esisto adesso so, tu sei
La vita mia
Adesso so
Che frase è
Se detta a te
La vita è tua
Più tua che mia
La vita mia
Io e te...
(Chi Sei, Giulietta e Romeo)
Note
Ogni tanto fai spavento,
prendi tutto e non ti fermo: Ogni tanto, Gianna Nannini.
And we can have forever,
and we can love forever: E noi possiamo avere per sempre, e noi possiamo amare
per sempre.
Ogni amore della vita mia,
questo amore della vita mia, è cielo e voragine, è terra che mangio per vivere
ancora - Dalla casa dei pazzi, da una vita lontana - Perché basta anche un
niente, per esser felici, basta vivere come le cose che dici, e dividerti in
tutti gli amori che hai per non perderti, perderti, perderti mai: Canzone per
Alda Merini, Roberto Vecchioni.
Come una donna amata alla
follia, la vita andava via: Vincent, Roberto Vecchioni.
Losing my religion:
Perdendo la mia religione, Shel Shapiro.
E grandine di cuore, in un
diluvio assassino: Dagli il Via, Claudio Baglioni.
You know, if you break my
heart I’ll go, but I’ll be back again - Lo sai, se spezzerai il mio cuore me ne
andrò, ma tornerò ancora - ‘Cause I told you once before goodbye, but I came
back again - Perché ti ho già detto addio una volta, ma sono tornato ancora:
I’ll Be Back, Tornerò, The Beatles.
Ma non ti ama, lei non ti
ama... - Non crederle, Mina.
Quando toccherai il fondo
con le dita: La Forza della Vita, Paolo Vallesi.
Il mondo, tu lo sai, è
degli innamorati: Non si può morire dentro, Gianni Bella.
Non lasciarti andare mai,
non lasciarmi senza te: La Forza della Vita Paolo Vallesi.
Amarsi come prima,
Riccardo Cocciante.
You're all I have, you're all I want - Tu sei tutto ciò che ho, tu sei tutto ciò che voglio: Disillusion, Abba.
Un capitolo in cui ho
lasciato più del cuore, giuro.
Ora devo scappare a
prepararmi per la cena con degli amici di mio papà, ma due parole su Alja e
Feri le devo dire.
Hanno fatto assolutamente
di testa loro, in questo capitolo.
Nemmeno io me l’aspettavo,
che finisse così!
Quanto all’ultima
promessa...
Io non
prometto ancora niente...
Ma forse...
Dipende tutto da loro ;)
Ultima cosa, le vie del centro di Krasnojarsk che ho nominato, Ulitsa Veynbauma e Ulitsa Surikova, esistono davvero, ma nella Krasnojarsk attuale, sulle vie della Krasnojarsk ottocentesca ovviamente non ho trovato niente, a parte la Prospettiva Mira, che è ancora la strada principale ;)
Comunque, anche se allora avevano nomi diversi, geograficamente i luoghi sono sempre quelli, e queste due vie sono davvero vicine alla Prospettiva Mira ;)
Spero tantissimo che vi
sia piaciuto!
A presto! ;)
Marty