Un basssso <3
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Varco
Il buio era
completo, sentivo
attorno a me i respiri regolari dei miei compagni addormentati..
Tuttavia, io non riuscivo a prendere sonno.
Pensavo a Loki.
Pensavo a quello che avevo fatto
per chiudergli quei dannati tunnel, e pensavo al fatto che non me ne
stavo pentendo. Anzi, avrei voluto tornare là, subito.
Abbracciarlo, e sperare che il
tempo si fermasse davvero. Che qualcosa ci pietrificasse, senza
costringerci ad affrontare nessun tipo di sofferenza o di
conseguenza.
Mi girai su un fianco, e guardai
con gli occhi ben aperti il nero assoluto.
Una parte della mia mente pensò
che ormai probabilmente la luce della superficie avrebbe solo ferito
i miei occhi, non avrei più potuto vivere lassù.
L'altra continuò
a pensare a Loki.
Dovevo aiutarlo.
Non importava quanto sarebbe
stato pericoloso, non importava se avrei rischiato di morire.. Non
intendevo abbandonarlo.
Già dalla prima volta che lo
avevo visto, i suoi occhi mi avevano detto tutto quello che c'era da
sapere. Lui non era malvagio, era solo ferito.
Certo, non mi dimenticavo di
tutta la gente che aveva ucciso, e per questo doveva essere punito..
Ma io lo avrei aiutato anche in questo.
Iniziai a pensare a come vederlo
il giorno dopo, a che scusa inventare per la megera, a cosa dire a
lui..
Ovviamente non potevo sapere che
tutti questi piani sarebbero risultati inutili.
Ci fu un tonfo assordante, poi
la terra tremò.
Mi tirai su di scatto, e piantai
le unghie nel duro pavimento di roccia. Forse avrei dovuto alzarmi e
scappare, ma in quegli istanti i miei pensieri erano come sconnessi
dai miei muscoli, e non riuscii a muovermi.
Ricordo solo di aver pensato: se
è un terremoto, verremo sepolti vivi.
Poi la terra smise di tremare da
sé, pochissimi istanti dopo.
Io rimasi ancora immobile, con i
nervi tesi, ma non arrivò nient'altro.
Ripresi fiato.
Per un istante pensai seriamente
di essermelo immaginato. Era durato così poco.. E poi la
terra era
di nuovo salda sotto le mie mani, come se non fosse successo niente.
Poi però sentii i respiri
pesanti dei miei compagni – che si erano svegliati di
soprassalto –
e i loro bisbigli nell'oscurità.
La porta si spalancò, una
flebile luce – inconsueta, in realtà, per
quell'ora della notte –
penetrò nella stanza e nel varco si stagliò la
figura della megera.
Aveva un volto molto più brutto
del solito. Sudato e terrorizzato.
-Fuori.- Sibilò. -Presto.-
Scattammo tutti in piedi, e ci
fiondammo nel corridoio.
Lì, la flebile luce permetteva
di distinguere qualcosa.
Una marea di schiavi. Tutti che
stavano facendo quello che facevamo noi.
I capi entravano nei
dormitori, e davano ordine di uscire.
Tutti gridavano spaventati,
c'era un rumore infernale.
La megera ci urlò, cercando di
sovrastare la voce degli altri: -Correte in su! Verso la sala dove
siete stati qualche giorno fa! ..Perché state fermi?! Volete
morire?! MUOVETEVI, STUPIDE CREATURE!-
-Ci volete fare uscire?!- Gridò
in risposta Robin.
-Non dire stupidaggini!- Urlò
la megera. -Voi non uscirete di qua!-
-Potrebbe crollarci tutto
addosso!- Ribatté. -E se viene un'altra scossa?! Voi dovete
farci uscire!-
-Non è stato un terremoto,
idiota! E ora correte in su!-
Non ci muovemmo, e come noi
tanti.
Io guardai indietro, oltre il
marasma degli schiavi..
Era da laggiù infondo che
arrivava la luce. La luce che, benché flebile, non avrebbe
dovuto
esserci, lì nei meandri della terra, nel bel mezzo della
notte..
Qualcosa scattò in me.
-Dobbiamo andare in giù.-
Realizzai.
Seguire la luce.. Un istinto
primario.
La megera mi sentì. -Cosa
stai dicendo?! Stupida ragazza! Io ti
strangolerò! Io ti..-
-Si deve essere aperto un
varco!- Urlò Robin all'improvviso. -Deve essere crollato
qualcosa!-
Sentii un tuffo al cuore.
Mi guardai intorno.
Molti altri stavano facendo le
stesse considerazioni.
Non eravamo schiavi, non eravamo
bestie. Eravamo ancora in grado di ragionare..
E sì! Si doveva essere aperto
un varco nella terra!
Questo spiegava perché la
megera aveva quel volto terrorizzato.. E perché i capi
volessero che ci concentrassimo verso l'alto senza però
uscire, e
spiegava anche perché la terra aveva tremato..
-IN BASSO!- Urlai. -CORRETE
TUTTI IN BASSO!-
Molti mi fecero eco.
-C'è un'apertura!-
-Tutti giù!-
-Possiamo scappare!-
Invano i capi urlarono di
obbedire, e che quello che stavamo facendo ci avrebbe uccisi. Ormai
nessuno li ascoltava più.
Per quanto impalpabile, se c'era
una speranza di libertà, tutti erano disposti a rischiare la
vita
pur di afferrarla.
La massa di schiavi iniziò a
muoversi verso il basso.
Io afferrai le mani di Lily e di
Robin, e iniziai a spintonare per arrivare alle prime file.
Qualcosa mi disse che era la
cosa migliore da fare.
Più procedevamo verso il basso,
seguendo la luce, più questa si faceva lievemente
più intensa.
Il terreno divenne in discesa,
accidentato.
Lily cadde, ma io la tirai su
prima che potesse venire calpestata.
Ormai la luce era abbastanza
forte da permettermi di distinguere chiaramente gli occhi azzurri,
pieni di speranza di Robin. Il viso preoccupato ma consapevole di
Lily..
Sbucammo in un enorme, altissima
piazza circolare, dall'aspetto non artificiale. Infatti le grandi
rocce spugnose e l'aria umida lasciavano intuire che molto tempo fa
quel posto era stato pieno d'acqua, un enorme serbatoio sotterraneo.
Il soffitto era crollato. Si
vedevano il cielo notturno e le stelle brillanti.
La massa di gente si fermò, e
urlò.
Chi di gioia, chi di dolore.
Gioia per la vista del cielo.
Dopo interminabili mesi
rintanati nella terra come piccoli roditori, il cielo era
semplicemente bellissimo, una meraviglia del creato, e il profumo
dell'aria pulita commuovente.
Ma era troppo distante, quel
cielo. Una bellissima, ma irraggiungibile, visione.
Come avremmo fatto a uscire? Era
troppo alto.
E, per quello, c'era dolore.
Tuttavia, accadde qualcosa di
imprevisto.
Dal soffitto si srotolò
qualcosa. Un'estremità rimase attaccata al soffitto, l'altra
piovve
giù da noi e raschiò il pavimento di roccia.
Ci misi qualche istante a
rendermi conto che si trattava di una scala a pioli.
Poi vidi la figura di un uomo,
lassù in cima, vicino alla scala. L'uomo fletté
le ginocchia, e
saltò giù.
Precipitò. Precipitò per metri
e metri, e atterrò davanti a noi con un tonfo.
Rimase immobile qualche istante,
quindi si rialzò come se nulla fosse, come se fosse appena
saltato
in un piccolo buco. Ci guardò.
Io lo riconobbi immediatamente,
e trattenni il fiato.
Era il nostro Capitano.
-Forza.- Ci disse, osservandoci
tutti con preoccupazione. -Salite.-
Sentii la gente slanciarsi in
avanti, e ne rimasi quasi travolta.
Mi sentii come in balia di
un'onda troppo forte per me..
Poi mi riscossi. Strinsi più
forte le mani dei miei due amici e iniziai anch'io a spingere per
avanzare.
Se avessimo permesso a troppa
gente di superarci, non avremmo mai raggiunto la scala! O almeno, non
prima del loro arrivo.. Fremetti. Non ci volevo
nemmeno
pensare!
-Forza, ragazzi!- Urlai a Lily e
a Robin. -Manca poco!-
E in effetti era vero.. Eravamo
a pochi metri dalla scala.
Stavano già salendo alcune
persone, affannosamente, ogni tanto mancando un piolo con un piede e
scivolando un poco. Altre persone aspettavano con violenta impazienza
attorno alla scala, con già una mano sulla corda..
D'un tratto vidi uno spiraglio
fra la folla, e senza pensarci due volte vi spinsi dentro Lily e
Robin.
-Cosa fai?!- Mi urlò Robin,
vedendo che non li seguivo. I suoi occhi erano confusi. -Vieni anche
tu, no?!-
Io lo guardai. Mi resi conto
solamente in quell'istante che non avevo mai avuto
intenzione
di uscire assieme a loro.
Sorrisi. -Io devo fare una
cosa.- Dissi. -Ma voi dovete andare.-
-No, Leah!- Mi supplicò Lily,
voltandosi verso di me per quello che riusciva.
Intanto lo spiraglio si stava
restringendo, altre persone si avvicinavano alla scala..
-Forza, andate, non c'è tempo!-
Urlai. Poi guardai Robin, nella speranza che capisse. -Portala via di
qui, veglia su di lei! Io non vi posso seguire!-
Robin ricambiò il mio sguardo.
Sembrò durare così a lungo.. E
invece fu solo questione di pochi secondi.
Evidentemente capì, perché
annuì. -Addio, Leah.- Disse, e spinse Lily in avanti.
-No! No!- Sentii che urlava lei.
-Leah!-
Io rimasi ferma. -Addio, Robin.-
Dissi. -Addio, Lily.-
Non ero sicura che mi avessero
sentita..
Lily ad un certo punto smise di
cercare di voltarsi. La vidi rinunciare, e ascoltare le parole di
Robin.
Li vidi farsi spazio, e iniziare
a salire lungo la scala.
Provai un senso di assoluta
felicità in mezzo al petto, mentre li guardavo. Un senso di
libertà
mai provato.
Loro avrebbero rivisto il sole,
l'aria aperta, il mare sconfinato.. Era questo che importava.
Io avevo scelto di combattere
un'altra battaglia.
Mi guardai attorno.
C'era ancora una marea di
persone che aspirava alla libertà. Si accalcavano,
disperatamente,
consapevoli di avere poco tempo.
Mi feci da parte per non essere
di ostacolo.
Poi i miei occhi vennero
attratti da qualcosa.
In fondo – nel punto più
lontano dalla scala – rannicchiata contro una parete e con
l'aria
spaventata c'era una bambina.
-Gretel.- Sussurrai, fra me e
me.
Iniziai a correre verso di lei.
Fu facile, perché sfruttai i
margini della sala e evitai la calca.
Quei bastardi erano così presi
dalla loro libertà che si erano dimenticati di una bambina!
Quella
che più di tutti avrebbe dovuto uscire di lì!
La presi in braccio ancora prima
che lei mi vedesse.
Mi guardò con i suoi occhioni,
sorpresa.
-Leah!- Esclamò.
Lo spavento scomparve dal suo
visino non appena mi vide, com'è tipico dei bambini alla
vista della
mamma.
-Stai tranquilla, piccola.- Le
dissi, poi mi guardai intorno. -Adesso ti porto fuori.-
Lei non ribatté, come se fosse
sicura che dicessi il vero.
In realtà, non avevo la minima
idea di come fare.
La calca era troppo spessa per
potervisi infilare da capo, la gente si faceva sempre più
impaziente.
I miei occhi vennero attratti da
uno strano movimento, e il mio cuore perse un colpo. Vidi, dal tunnel
dal quale eravamo arrivati, apparire loro.
È
finita,
pensai, per le
persone che rimangono qui è finita.
Chissà come ci avrebbero
puniti..
Sentii dei tonfi, e tornai a
guardare all'interno della sala.
Scoprii con sorpresa che altri
vi erano precipitati da lassù, dall'esterno, e che davanti a
loro
stava Captain America.
-Guarda!- Strillò Gretel. -Sono
tornati gli eroi! Gli Avengers!-
Già.. Li guardai, sbalordita.
Doveva proprio essere così..
Gli Avengers si slanciarono
contro il nemico, e la calca – dopo un primo moto di stupore
–
riprese a spintonare verso la scala.
Io rimasi qualche secondo
immobile, ad osservare gli eroi..
Erano in tanti, ed erano
coraggiosi.
Vidi Iron-man volare sopra gli
altri per coprire loro le spalle, vidi una donna dai capelli rossi
come il fuoco, vidi un arciere, e un essere grosso e verde.
Respingevano gli alieni con una
facilità sorprendente.
Realizzai che, se volevo fare
uscire Gretel, avrei dovuto chiedere aiuto a uno di loro.
Poi vidi il sesto eroe. Un
guerriero dai capelli biondi che brandiva un grosso martello, e la
prima impressione che mi fece fu quella di averlo già visto.
Lo guardai, stupita dal mio
stesso pensiero. Perché era impossibile che io lo avessi
già visto,
naturalmente!
Eppure.. eppure mi era
stranamente famigliare.
Spalancai
gli occhi. Thor?!
Il fratello di Loki? Era
possibile che facesse parte degli Avengers?
Mi
ricordai di una frase che mi aveva detto Loki durante il suo
racconto. Mio fratello ha sempre voluto
dimostrare di
essere perfetto, e ora si sta battendo per salvare il tuo pianeta.
Trattenni il respiro, poi
incominciai a correre verso di lui.
-Thor!- Urlai, stringendo Gretel
fra le braccia. -Thor!-
Non
mi sentì. Era troppo impegnato contro uno di loro.
Fece roteare il martello, e lo
colpì. L'urto creò un'onda che lanciò
indietro l'alieno, e fece
arretrare di poco anche me.
Gretel tirò un piccolo grido,
spaventata.
Io però non mi arresi.
Ricominciai a correre. -Thor!- Gridai.
Questa volta mi sentì, e si
voltò verso di me.
-Vattene, ragazza.- Mi ammonì.
-Salvati.-
-No!- Ribattei, raggiungendolo,
e gli ficcai Gretel tra le braccia. -Ti prego, la devi salvare.
È
solo una bambina, e là non la faranno mai passare.. In
questo
momento sono peggio degli animali.- Aggiunsi piano, senza guardarli.
Thor guardò confuso la bambina
fra le proprie braccia, poi guardò severamente me. -Vi
daremo tutto
il tempo che serve per uscire, ma devi sbrigarti, il varco che
abbiamo prodotto nella barriera non reggerà ancora a lungo.
Dunque
riprenditi tua figlia e salvati assieme a lei.-
-Ma.. lei non è mia figlia!-
Ribattei, stupita.
Me la spinse fra le braccia.
-Riprendila, chiunque essa sia. Avrà bisogno di te,
là fuori.-
Mi accigliai, e spinsi di nuovo
Gretel verso di lui. -Io non posso seguirla!- Ribattei. -Devo stare
qui. Per tuo fratello!-
Gli occhi di Thor si erano già
induriti, e lui aveva già una risposta pronta, ma la mia
ultima
frase cancellò tutto e lasciò posto solo
all'incredulità. -..Che
cosa hai detto?-
-Quello che hai sentito!-
-Conosci Loki?-
-Sì, e lo posso aiutare, ne
sono sicura.-
Mi guardò spiazzato.
Gretel guardava alternativamente
me e Thor.
-Come ti chiami, ragazza?- Mi
chiese.
-Leah.- Risposi.
-Leah..- mi disse -.. mio
fratello è un ingannatore, tu non sai quanto è
bravo a..-
-Non inganna me.- Lo interruppi.
-Thor, la prova è che so tutto di te. So cosa ha spinto Loki
a
comportarsi così, e so cos'ha fatto. Quindi ascoltami quando
ti dico
che per lui c'è ancora una speranza!-
Thor non riuscì a rispondere.
La sua arma divina era abbassata, inerme nella sua forte mano.
Poi mi disse. -Io ho già
cercato più volte di aiutarlo, ma ho fallito.- Sembrava
stanco.
Io annuii. -So anche questo.-
-Se dici di poterlo aiutare, non
mi resta che sperare in te, Leah.-
Gretel lo osservò con
curiosità.
Thor mi guardò. Rimasi
abbagliata dai suoi occhi, così azzurri, saggi e profondi.
-Cerca di
riportarci mio fratello.- Mi disse semplicemente.
Io annuii.
Poi strinse Gretel fra le
braccia, e si rivolse a lei. -Andiamo, piccola amica.-
Alzò il martello in aria e si
alzò in volo.
Feci un passo indietro e rimasi
a guardarli allontanarsi, sempre più in alto, fino
all'apertura nel
soffitto.
Incredibile,
pensai.
Da qualche parte, intorno a me,
sentivo i rumori della lotta. Le grida, i gemiti, gli spari.. Ma non
me ne importava più granché.
Chissà se Gretel aveva capito
che colui che la teneva in braccio era proprio quel Thor di cui le
raccontava la mamma.
E chissà se Loki sapeva, da
qualche parte, quanto suo fratello gli volesse bene..
Qualcosa mi riscosse.
Forse fu uno sparo, vicino al
mio orecchio. Forse fu qualcuno che mi urtò.
Fatto sta che mi resi conto che
gran parte della gente era ormai salita in superficie, e che gli
Avengers si stavano pian piano ritirando.
La donna dai capelli rossi
sparava, e intanto arretrava fino all'apertura. Iron-man volava in
cerchi sempre più stretti..
-Andiamocene!- Sentii che urlava
Captain America. -Qui abbiamo fatto tutto quello che potevamo. Forza
Hulk, vieni, da questa parte.-
-Muoviti, bestione!- Scherzò
Tony Stark, sospeso in aria.
Hulk lanciò un grido irritato.
Io rimasi ferma, ad osservarli.
Non si erano accorti di me,
credevano di avere salvato tutti. E adesso stavano iniziando a loro
volta a risalire la scala a pioli..
Mi chiesi cosa dovessi fare.
Poi mi sentii afferrare alle
spalle da qualcuno, con la stessa forza che poteva avere una morsa di
ferro.
Urlai di dolore, ma il mio grido
fu soffocato da una mano davanti alla bocca. Una mano rocciosa,
ruvida..
Il
cuore mi saltò in gola. Uno di loro,
mi aveva presa!
L'alieno mi spinse in un angolo,
contro il muro. Mi schiacciò lì contro, tenendomi
una mano intorno
alla gola.
Mi guardò con due occhi che
esprimevano furia pura, poi ringhiò qualcosa guardandosi
intorno.
Non capivo bene quello che stava
succedendo. Non riuscivo quasi a respirare, e avevo le lacrime agli
occhi dal dolore e dalla paura.
Sapevo solo che avrei potuto
morire da un momento all'altro..
All'improvviso, una voce si fece
largo fino alle mie orecchie, e mi fece spalancare gli occhi. Era una
voce tanto conosciuta, quanto odiata.
-La conosco! È mia, è mia!-
Stava urlando la megera. -Era mia questa schifosa puttana! Gli ha
aiutati a scappare!-
La megera si parò nel mio campo
visivo. Mi squadrò, e poi ghignò, arrabbiata e
trionfante.
L'alieno le lanciò un'occhiata
schifata. Poi le si rivolse.
Anche se quei suoni gutturali a
me continuavano a sembrare dei ruggiti animaleschi, intuii che le
stava facendo una domanda.
La megera rispose. Poi parlò di
nuovo l'alieno.
Io facevo sempre più fatica a
respirare.. Non mi ero mai sentita più inerme,
più in balia degli
altri.
Stavo lentamente perdendo
sensibilità alle mani, alle dita, alle gambe..
L'alieno mi teneva ferma con una
forza mostruosa.
Ad un certo punto mi accorsi che
l'alieno aveva finito di parlare, e che la megera mi stava sorridendo
con sguardo ancora più malevolo.
-La va male, la va male per te,
colombella!- Mi disse. -Ti vogliono portare dall'Illusore.
Penserà
lui a punire l'ultima schiava rimasta, la schifosa che ha fatto
scappare tutti quanti.-