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Autore: Blu Notte    22/09/2012    4 recensioni
Immaginiamo che Loki abbia vinto la prima battaglia, e che sia riuscito a impadronirsi di New York. Immaginiamo che lui e i Chitauri abbiano reso schiava la popolazione di un'intera città.
Leah è una prigioniera, come tutti gli altri. Costretta ad assistere ogni giorno a uno scenario di disperazione e di morte.
Ma qualcosa cambierà, grazie a lei. Il destino della Terra non è ancora stato scritto, così come il destino di qualcun altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Weilà! :) L'ultimo cap ha riscosso un po' di successi e un po' di insuccessi.. per cui ho deciso di fare una cosa un po' più action, per questo capitolo! Ehm.. spero di essere riuscita nell'intento :P Comunque, per quel che vale, mi diverto molto a scrivere questi capitoli. E leggere le vostre recensioni è sempre un gran piacere :)
Un basssso <3
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                                                    Varco


Il buio era completo, sentivo attorno a me i respiri regolari dei miei compagni addormentati.. Tuttavia, io non riuscivo a prendere sonno.
Pensavo a Loki.
Pensavo a quello che avevo fatto per chiudergli quei dannati tunnel, e pensavo al fatto che non me ne stavo pentendo. Anzi, avrei voluto tornare là, subito.
Abbracciarlo, e sperare che il tempo si fermasse davvero. Che qualcosa ci pietrificasse, senza costringerci ad affrontare nessun tipo di sofferenza o di conseguenza.
Mi girai su un fianco, e guardai con gli occhi ben aperti il nero assoluto.
Una parte della mia mente pensò che ormai probabilmente la luce della superficie avrebbe solo ferito i miei occhi, non avrei più potuto vivere lassù. L'altra continuò a pensare a Loki.
Dovevo aiutarlo.
Non importava quanto sarebbe stato pericoloso, non importava se avrei rischiato di morire.. Non intendevo abbandonarlo.
Già dalla prima volta che lo avevo visto, i suoi occhi mi avevano detto tutto quello che c'era da sapere. Lui non era malvagio, era solo ferito.
Certo, non mi dimenticavo di tutta la gente che aveva ucciso, e per questo doveva essere punito.. Ma io lo avrei aiutato anche in questo.
Iniziai a pensare a come vederlo il giorno dopo, a che scusa inventare per la megera, a cosa dire a lui..
Ovviamente non potevo sapere che tutti questi piani sarebbero risultati inutili.
Ci fu un tonfo assordante, poi la terra tremò.
Mi tirai su di scatto, e piantai le unghie nel duro pavimento di roccia. Forse avrei dovuto alzarmi e scappare, ma in quegli istanti i miei pensieri erano come sconnessi dai miei muscoli, e non riuscii a muovermi.
Ricordo solo di aver pensato: se è un terremoto, verremo sepolti vivi.
Poi la terra smise di tremare da sé, pochissimi istanti dopo.
Io rimasi ancora immobile, con i nervi tesi, ma non arrivò nient'altro.
Ripresi fiato.
Per un istante pensai seriamente di essermelo immaginato. Era durato così poco.. E poi la terra era di nuovo salda sotto le mie mani, come se non fosse successo niente.
Poi però sentii i respiri pesanti dei miei compagni – che si erano svegliati di soprassalto – e i loro bisbigli nell'oscurità.
La porta si spalancò, una flebile luce – inconsueta, in realtà, per quell'ora della notte – penetrò nella stanza e nel varco si stagliò la figura della megera.
Aveva un volto molto più brutto del solito. Sudato e terrorizzato.
-Fuori.- Sibilò. -Presto.-
Scattammo tutti in piedi, e ci fiondammo nel corridoio.
Lì, la flebile luce permetteva di distinguere qualcosa.
Una marea di schiavi. Tutti che stavano facendo quello che facevamo noi.
I capi entravano nei dormitori, e davano ordine di uscire.
Tutti gridavano spaventati, c'era un rumore infernale.
La megera ci urlò, cercando di sovrastare la voce degli altri: -Correte in su! Verso la sala dove siete stati qualche giorno fa! ..Perché state fermi?! Volete morire?! MUOVETEVI, STUPIDE CREATURE!-
-Ci volete fare uscire?!- Gridò in risposta Robin.
-Non dire stupidaggini!- Urlò la megera. -Voi non uscirete di qua!-
-Potrebbe crollarci tutto addosso!- Ribatté. -E se viene un'altra scossa?! Voi dovete farci uscire!-
-Non è stato un terremoto, idiota! E ora correte in su!-
Non ci muovemmo, e come noi tanti.
Io guardai indietro, oltre il marasma degli schiavi..
Era da laggiù infondo che arrivava la luce. La luce che, benché flebile, non avrebbe dovuto esserci, lì nei meandri della terra, nel bel mezzo della notte..
Qualcosa scattò in me.
-Dobbiamo andare in giù.- Realizzai.
Seguire la luce.. Un istinto primario.
La megera mi sentì. -Cosa stai dicendo?! Stupida ragazza! Io ti strangolerò! Io ti..-
-Si deve essere aperto un varco!- Urlò Robin all'improvviso. -Deve essere crollato qualcosa!-
Sentii un tuffo al cuore.
Mi guardai intorno.
Molti altri stavano facendo le stesse considerazioni.
Non eravamo schiavi, non eravamo bestie. Eravamo ancora in grado di ragionare..
E sì! Si doveva essere aperto un varco nella terra!
Questo spiegava perché la megera aveva quel volto terrorizzato.. E perché i capi volessero che ci concentrassimo verso l'alto senza però uscire, e spiegava anche perché la terra aveva tremato..
-IN BASSO!- Urlai. -CORRETE TUTTI IN BASSO!-
Molti mi fecero eco.
-C'è un'apertura!-
-Tutti giù!-
-Possiamo scappare!-
Invano i capi urlarono di obbedire, e che quello che stavamo facendo ci avrebbe uccisi. Ormai nessuno li ascoltava più.
Per quanto impalpabile, se c'era una speranza di libertà, tutti erano disposti a rischiare la vita pur di afferrarla.
La massa di schiavi iniziò a muoversi verso il basso.
Io afferrai le mani di Lily e di Robin, e iniziai a spintonare per arrivare alle prime file.
Qualcosa mi disse che era la cosa migliore da fare.
Più procedevamo verso il basso, seguendo la luce, più questa si faceva lievemente più intensa.
Il terreno divenne in discesa, accidentato.
Lily cadde, ma io la tirai su prima che potesse venire calpestata.
Ormai la luce era abbastanza forte da permettermi di distinguere chiaramente gli occhi azzurri, pieni di speranza di Robin. Il viso preoccupato ma consapevole di Lily..
Sbucammo in un enorme, altissima piazza circolare, dall'aspetto non artificiale. Infatti le grandi rocce spugnose e l'aria umida lasciavano intuire che molto tempo fa quel posto era stato pieno d'acqua, un enorme serbatoio sotterraneo.
Il soffitto era crollato. Si vedevano il cielo notturno e le stelle brillanti.
La massa di gente si fermò, e urlò.
Chi di gioia, chi di dolore.
Gioia per la vista del cielo.
Dopo interminabili mesi rintanati nella terra come piccoli roditori, il cielo era semplicemente bellissimo, una meraviglia del creato, e il profumo dell'aria pulita commuovente.
Ma era troppo distante, quel cielo. Una bellissima, ma irraggiungibile, visione.
Come avremmo fatto a uscire? Era troppo alto.
E, per quello, c'era dolore.
Tuttavia, accadde qualcosa di imprevisto.
Dal soffitto si srotolò qualcosa. Un'estremità rimase attaccata al soffitto, l'altra piovve giù da noi e raschiò il pavimento di roccia.
Ci misi qualche istante a rendermi conto che si trattava di una scala a pioli.
Poi vidi la figura di un uomo, lassù in cima, vicino alla scala. L'uomo fletté le ginocchia, e saltò giù.
Precipitò. Precipitò per metri e metri, e atterrò davanti a noi con un tonfo.
Rimase immobile qualche istante, quindi si rialzò come se nulla fosse, come se fosse appena saltato in un piccolo buco. Ci guardò.
Io lo riconobbi immediatamente, e trattenni il fiato.
Era il nostro Capitano.
-Forza.- Ci disse, osservandoci tutti con preoccupazione. -Salite.-
Sentii la gente slanciarsi in avanti, e ne rimasi quasi travolta.
Mi sentii come in balia di un'onda troppo forte per me..
Poi mi riscossi. Strinsi più forte le mani dei miei due amici e iniziai anch'io a spingere per avanzare.
Se avessimo permesso a troppa gente di superarci, non avremmo mai raggiunto la scala! O almeno, non prima del loro arrivo.. Fremetti. Non ci volevo nemmeno pensare!
-Forza, ragazzi!- Urlai a Lily e a Robin. -Manca poco!-
E in effetti era vero.. Eravamo a pochi metri dalla scala.
Stavano già salendo alcune persone, affannosamente, ogni tanto mancando un piolo con un piede e scivolando un poco. Altre persone aspettavano con violenta impazienza attorno alla scala, con già una mano sulla corda..
D'un tratto vidi uno spiraglio fra la folla, e senza pensarci due volte vi spinsi dentro Lily e Robin.
-Cosa fai?!- Mi urlò Robin, vedendo che non li seguivo. I suoi occhi erano confusi. -Vieni anche tu, no?!-
Io lo guardai. Mi resi conto solamente in quell'istante che non avevo mai avuto intenzione di uscire assieme a loro.
Sorrisi. -Io devo fare una cosa.- Dissi. -Ma voi dovete andare.-
-No, Leah!- Mi supplicò Lily, voltandosi verso di me per quello che riusciva.
Intanto lo spiraglio si stava restringendo, altre persone si avvicinavano alla scala..
-Forza, andate, non c'è tempo!- Urlai. Poi guardai Robin, nella speranza che capisse. -Portala via di qui, veglia su di lei! Io non vi posso seguire!-
Robin ricambiò il mio sguardo.
Sembrò durare così a lungo.. E invece fu solo questione di pochi secondi.
Evidentemente capì, perché annuì. -Addio, Leah.- Disse, e spinse Lily in avanti.
-No! No!- Sentii che urlava lei. -Leah!-
Io rimasi ferma. -Addio, Robin.- Dissi. -Addio, Lily.-
Non ero sicura che mi avessero sentita..
Lily ad un certo punto smise di cercare di voltarsi. La vidi rinunciare, e ascoltare le parole di Robin.
Li vidi farsi spazio, e iniziare a salire lungo la scala.
Provai un senso di assoluta felicità in mezzo al petto, mentre li guardavo. Un senso di libertà mai provato.
Loro avrebbero rivisto il sole, l'aria aperta, il mare sconfinato.. Era questo che importava.
Io avevo scelto di combattere un'altra battaglia.
Mi guardai attorno.
C'era ancora una marea di persone che aspirava alla libertà. Si accalcavano, disperatamente, consapevoli di avere poco tempo.
Mi feci da parte per non essere di ostacolo.
Poi i miei occhi vennero attratti da qualcosa.
In fondo – nel punto più lontano dalla scala – rannicchiata contro una parete e con l'aria spaventata c'era una bambina.
-Gretel.- Sussurrai, fra me e me.
Iniziai a correre verso di lei.
Fu facile, perché sfruttai i margini della sala e evitai la calca.
Quei bastardi erano così presi dalla loro libertà che si erano dimenticati di una bambina! Quella che più di tutti avrebbe dovuto uscire di lì!
La presi in braccio ancora prima che lei mi vedesse.
Mi guardò con i suoi occhioni, sorpresa.
-Leah!- Esclamò.
Lo spavento scomparve dal suo visino non appena mi vide, com'è tipico dei bambini alla vista della mamma.
-Stai tranquilla, piccola.- Le dissi, poi mi guardai intorno. -Adesso ti porto fuori.-
Lei non ribatté, come se fosse sicura che dicessi il vero.
In realtà, non avevo la minima idea di come fare.
La calca era troppo spessa per potervisi infilare da capo, la gente si faceva sempre più impaziente.
I miei occhi vennero attratti da uno strano movimento, e il mio cuore perse un colpo. Vidi, dal tunnel dal quale eravamo arrivati, apparire loro.
È finita, pensai, per le persone che rimangono qui è finita.
Chissà come ci avrebbero puniti..
Sentii dei tonfi, e tornai a guardare all'interno della sala.
Scoprii con sorpresa che altri vi erano precipitati da lassù, dall'esterno, e che davanti a loro stava Captain America.
-Guarda!- Strillò Gretel. -Sono tornati gli eroi! Gli Avengers!-
Già.. Li guardai, sbalordita. Doveva proprio essere così..
Gli Avengers si slanciarono contro il nemico, e la calca – dopo un primo moto di stupore – riprese a spintonare verso la scala.
Io rimasi qualche secondo immobile, ad osservare gli eroi..
Erano in tanti, ed erano coraggiosi.
Vidi Iron-man volare sopra gli altri per coprire loro le spalle, vidi una donna dai capelli rossi come il fuoco, vidi un arciere, e un essere grosso e verde.
Respingevano gli alieni con una facilità sorprendente.
Realizzai che, se volevo fare uscire Gretel, avrei dovuto chiedere aiuto a uno di loro.
Poi vidi il sesto eroe. Un guerriero dai capelli biondi che brandiva un grosso martello, e la prima impressione che mi fece fu quella di averlo già visto.
Lo guardai, stupita dal mio stesso pensiero. Perché era impossibile che io lo avessi già visto, naturalmente!
Eppure.. eppure mi era stranamente famigliare.
Spalancai gli occhi. Thor?!
Il fratello di Loki? Era possibile che facesse parte degli Avengers?
Mi ricordai di una frase che mi aveva detto Loki durante il suo racconto. Mio fratello ha sempre voluto dimostrare di essere perfetto, e ora si sta battendo per salvare il tuo pianeta.
Trattenni il respiro, poi incominciai a correre verso di lui.
-Thor!- Urlai, stringendo Gretel fra le braccia. -Thor!-
Non mi sentì. Era troppo impegnato contro uno di loro.
Fece roteare il martello, e lo colpì. L'urto creò un'onda che lanciò indietro l'alieno, e fece arretrare di poco anche me.
Gretel tirò un piccolo grido, spaventata.
Io però non mi arresi. Ricominciai a correre. -Thor!- Gridai.
Questa volta mi sentì, e si voltò verso di me.
-Vattene, ragazza.- Mi ammonì. -Salvati.-
-No!- Ribattei, raggiungendolo, e gli ficcai Gretel tra le braccia. -Ti prego, la devi salvare. È solo una bambina, e là non la faranno mai passare.. In questo momento sono peggio degli animali.- Aggiunsi piano, senza guardarli.
Thor guardò confuso la bambina fra le proprie braccia, poi guardò severamente me. -Vi daremo tutto il tempo che serve per uscire, ma devi sbrigarti, il varco che abbiamo prodotto nella barriera non reggerà ancora a lungo. Dunque riprenditi tua figlia e salvati assieme a lei.-
-Ma.. lei non è mia figlia!- Ribattei, stupita.
Me la spinse fra le braccia. -Riprendila, chiunque essa sia. Avrà bisogno di te, là fuori.-
Mi accigliai, e spinsi di nuovo Gretel verso di lui. -Io non posso seguirla!- Ribattei. -Devo stare qui. Per tuo fratello!-
Gli occhi di Thor si erano già induriti, e lui aveva già una risposta pronta, ma la mia ultima frase cancellò tutto e lasciò posto solo all'incredulità. -..Che cosa hai detto?-
-Quello che hai sentito!-
-Conosci Loki?-
-Sì, e lo posso aiutare, ne sono sicura.-
Mi guardò spiazzato.
Gretel guardava alternativamente me e Thor.
-Come ti chiami, ragazza?- Mi chiese.
-Leah.- Risposi.
-Leah..- mi disse -.. mio fratello è un ingannatore, tu non sai quanto è bravo a..-
-Non inganna me.- Lo interruppi. -Thor, la prova è che so tutto di te. So cosa ha spinto Loki a comportarsi così, e so cos'ha fatto. Quindi ascoltami quando ti dico che per lui c'è ancora una speranza!-
Thor non riuscì a rispondere. La sua arma divina era abbassata, inerme nella sua forte mano.
Poi mi disse. -Io ho già cercato più volte di aiutarlo, ma ho fallito.- Sembrava stanco.
Io annuii. -So anche questo.-
-Se dici di poterlo aiutare, non mi resta che sperare in te, Leah.-
Gretel lo osservò con curiosità.
Thor mi guardò. Rimasi abbagliata dai suoi occhi, così azzurri, saggi e profondi. -Cerca di riportarci mio fratello.- Mi disse semplicemente.
Io annuii.
Poi strinse Gretel fra le braccia, e si rivolse a lei. -Andiamo, piccola amica.-
Alzò il martello in aria e si alzò in volo.
Feci un passo indietro e rimasi a guardarli allontanarsi, sempre più in alto, fino all'apertura nel soffitto.
Incredibile, pensai.
Da qualche parte, intorno a me, sentivo i rumori della lotta. Le grida, i gemiti, gli spari.. Ma non me ne importava più granché.
Chissà se Gretel aveva capito che colui che la teneva in braccio era proprio quel Thor di cui le raccontava la mamma.
E chissà se Loki sapeva, da qualche parte, quanto suo fratello gli volesse bene..
Qualcosa mi riscosse.
Forse fu uno sparo, vicino al mio orecchio. Forse fu qualcuno che mi urtò.
Fatto sta che mi resi conto che gran parte della gente era ormai salita in superficie, e che gli Avengers si stavano pian piano ritirando.
La donna dai capelli rossi sparava, e intanto arretrava fino all'apertura. Iron-man volava in cerchi sempre più stretti..
-Andiamocene!- Sentii che urlava Captain America. -Qui abbiamo fatto tutto quello che potevamo. Forza Hulk, vieni, da questa parte.-
-Muoviti, bestione!- Scherzò Tony Stark, sospeso in aria.
Hulk lanciò un grido irritato.
Io rimasi ferma, ad osservarli.
Non si erano accorti di me, credevano di avere salvato tutti. E adesso stavano iniziando a loro volta a risalire la scala a pioli..
Mi chiesi cosa dovessi fare.
Poi mi sentii afferrare alle spalle da qualcuno, con la stessa forza che poteva avere una morsa di ferro.
Urlai di dolore, ma il mio grido fu soffocato da una mano davanti alla bocca. Una mano rocciosa, ruvida..
Il cuore mi saltò in gola. Uno di loro, mi aveva presa!
L'alieno mi spinse in un angolo, contro il muro. Mi schiacciò lì contro, tenendomi una mano intorno alla gola.
Mi guardò con due occhi che esprimevano furia pura, poi ringhiò qualcosa guardandosi intorno.
Non capivo bene quello che stava succedendo. Non riuscivo quasi a respirare, e avevo le lacrime agli occhi dal dolore e dalla paura.
Sapevo solo che avrei potuto morire da un momento all'altro..
All'improvviso, una voce si fece largo fino alle mie orecchie, e mi fece spalancare gli occhi. Era una voce tanto conosciuta, quanto odiata.
-La conosco! È mia, è mia!- Stava urlando la megera. -Era mia questa schifosa puttana! Gli ha aiutati a scappare!-
La megera si parò nel mio campo visivo. Mi squadrò, e poi ghignò, arrabbiata e trionfante.
L'alieno le lanciò un'occhiata schifata. Poi le si rivolse.
Anche se quei suoni gutturali a me continuavano a sembrare dei ruggiti animaleschi, intuii che le stava facendo una domanda.
La megera rispose. Poi parlò di nuovo l'alieno.
Io facevo sempre più fatica a respirare.. Non mi ero mai sentita più inerme, più in balia degli altri.
Stavo lentamente perdendo sensibilità alle mani, alle dita, alle gambe..
L'alieno mi teneva ferma con una forza mostruosa.
Ad un certo punto mi accorsi che l'alieno aveva finito di parlare, e che la megera mi stava sorridendo con sguardo ancora più malevolo.
-La va male, la va male per te, colombella!- Mi disse. -Ti vogliono portare dall'Illusore. Penserà lui a punire l'ultima schiava rimasta, la schifosa che ha fatto scappare tutti quanti.-

  
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