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Autore: Rory_chan    07/04/2007    11 recensioni
Sasuke Uchiha aveva fallito. Aveva fallito contro suo fratello. Uno scontro sicuramente impari il loro, Sasuke non era riuscito nemmeno a toccarlo dopo essersi allenato anni e anni con quella serpe di Orochimaru. Dopo aver rinunciato a tutto per quel dannatissimo scopo –che non aveva raggiunto, punto. Itachi non l’aveva nemmeno ucciso. -non odi abbastanza- ecco cosa aveva detto. Nulla, Sasuke era destinato a fallire. Aveva fallito anche contro Naruto. Quella battaglia invece si era conclusa nel migliore dei modi –secondo tutti. Sasuke si era scontrato contro il miglior nemico che avesse, lo aveva fatto da solo, sicuro di esserne all’altezza. Di essere all’altezza di badare a due sciocchi ragazzini che si, avevano quindici anni, ma vivevano nel loro mondo fatto di ipocrisie e stupidaggini. Come ormai accadeva da tempo, Sasuke si sbagliava. Eppure sentiva che di lei aveva bisogno. Solo di lei...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Indifference

Hate

 

Si preannunciava una giornata splendente –ma comunque oscura.

 

Effettivamente, era solo l’alba e il sole filtrava con quei fiochi raggi lucenti attraverso l’orizzonte.

 

L’orizzonte che rappresentava Konoha.

 

Dopo tanti anni, eccola…semplicemente Konoha.

 

Camminava a stento, non ancora totalmente ripreso da quella lotta che vedeva impegnato lui stesso e il suo peggior nemico –comunque sia, sempre il suo migliore amico.

 

I corridoi dell’ospedale erano completamente deserti, probabilmente per l’ora mattutina.

 

Lui non voleva stare in quel letto.

 

Stare a letto dopo aver lottato, essere curato dalla patria che aveva tradito, vedere tutte quelle persone che gli erano “vicine” gli faceva venire il voltastomaco.

 

Non era nella sua indole.

 

Aveva miseramente fallito contro Naruto, lui che riteneva un ragazzo troppo sciocco e stupido per riuscire a batterlo.

 

Lui che viveva nel mondo delle fiabe, lui che ha stupidi sogni –come diventare Hokage.

 

Naruto aveva battuto lui, invece Sasuke era completamente diverso.

 

Il suo mondo delle fiabe era finito prima ancora che potesse cominciare –all’età di sette anni.

 

I suoi sogni in realtà non lo erano. Solo ambizioni, predisposte come obiettivi da raggiungere e poi…quel che sarebbe stato, sarebbe stato.

 

Sasuke Uchiha aveva fallito.

 

Aveva fallito contro suo fratello.

 

Uno scontro sicuramente impari il loro, Sasuke non era riuscito nemmeno a toccarlo dopo essersi allenato anni e anni con quella serpe di Orochimaru. Dopo aver rinunciato a tutto per quel dannatissimo scopo –che non aveva raggiunto, punto.

Itachi non l’aveva nemmeno ucciso.

-non odi abbastanza- ecco cosa aveva detto. Nulla, Sasuke era destinato a fallire.

 

Aveva fallito anche contro Naruto.

 

Quella battaglia invece si era conclusa nel migliore dei modi –secondo tutti.

Sasuke si era scontrato contro il miglior nemico che avesse, lo aveva fatto da solo, sicuro di esserne all’altezza. Di essere all’altezza di badare a due sciocchi ragazzini che si, avevano quindici anni, ma vivevano nel loro mondo fatto di ipocrisie e stupidaggini.

Come ormai accadeva da tempo, Sasuke si sbagliava.

Quei due ragazzini lo avevano battuto, loro erano in coppia, erano affiatati, avevano sincronia, si conoscevano bene come conoscevano lui…erano semplicemente amici che avrebbero fatto di tutto per riportare il vecchio amico Sasuke sulla buona strada.

 

Le finestre lasciavano trasparire la figura di Sasuke Uchiha che camminava, zoppicando leggermente, silenzioso, appoggiato suo malgrado ad una stampella.

 

Essere aiutati vuol dire essere deboli.

 

Sasuke Uchiha non era debole. Infondo, loro erano in due, lui era da solo.

Infondo lui alla sua età aveva ucciso le persone che lo avevano messo al mondo con facilità.

Era normale non essere riuscito a batterli, no?

 

Sasuke scosse il capo, stizzito.

 

Si pentì di averlo fatto sentendo il cervello sbattere da una parte all’altra del cranio.

 

Faceva dannatamente male. 

 

Non sapeva dire se faceva male la testa in sé o se facessero male le sue stupide convinzioni.

Non sarebbe mai riuscito a darsi del “debole”

Non avrebbe mai ammesso che lui era inferiore a loro, inferiore a lui.

No, decisamente no. Non l’avrebbe mai ammesso.

 

Silenziosamente uscì dall’ospedale, voleva respirare l’aria pulita, non quella impregnata di odori di medicinali…di sangue.

 

Si diede del fortunato ad essere ancora vivo. Fortunato o sfortunato.

Piuttosto che vivere sapendo di non aver concluso nulla nella vita, nessun obiettivo, nemmeno l’ombra più remota, faceva male. Aveva voglia di finirla.

 

Ma no, la testa quadra lo vuole vivo.

 

Ma no, il fratello lo vuole vivo, non lo ha mai ucciso, starà ancora spettando uno scontro pari.

 

Ma no, lei lo vuole vivo. Non ne era poi così sicuro.

 

Aveva visto odio in quelle iridi verdi appena si erano soffermate sulla sua figura.

Lo aveva guardato trucemente, facendogli raggelare il sangue, nonostante lui fosse sempre freddo e indifferente. Infine –poté dire ed ammettere, era stato quello sguardo a finirlo completamente. Era stata lei ad annientarlo con quell’odio, quando quello sguardo con lui era stato sempre così dolce. Era stata lei. Questo Sasuke lo ammise.

 

Camminò malamente per il giardino dell’ospedale. Sembrava quasi un campo d’allenamento dati i numerosi alberi con dei bersagli, i kunai a portata di mano.

 

Probabilmente potevano servire come riabilitazione.

 

Avrebbe passato lì la giornata, lo decise in quel momento.

 

Sapeva che puntualmente, ad una certa ora, la testa quadra che sostava nella stanza accanto alla sua –almeno Sasuke era riuscito a colpirlo, sarebbe venuto a trovarlo. Con quel sorriso irritantemente soddisfatto sul volto. Se le ricordava ancora le prime parole quando si erano svegliati tutti e due, all’ospedale.

 

-alla fine…sono riuscito a spaccarti il culo, Sas’ke- e poi quella risata cristallina.

 

Infondo era bello essere di nuovo a casa.

 

Naruto lo veniva a trovare regolarmente ogni giorno, anche due o tre volte.

 

Sasuke non andava mai da lui, Naruto invece ci andava spontaneamente.

 

-troppo orgoglioso. ‘stardo- diceva e lui sbuffava annoiato e scocciato.

 

Lei invece, non si era mai scomodata dalla sua stanza d’ospedale –portatrice di ferite gravi provocate da Sasuke stesso, per andare a trovarlo.

 

Naruto gli aveva detto che era andata quando stava dormendo.

 

Una sola volta e poi…basta.  Non la vedeva da numerosi giorni, ormai.

 

Eppure sentiva che di lei, aveva bisogno. Solo di lei.

 

Quell’odio era vero? Lo odiava davvero?

 

Probabilmente si. Se ci fosse stato Itachi, come minimo si sarebbe congratulato con lei, lei si che sapeva odiare abbastanza.

 

Non avrebbe concluso nulla stando in quel parco, illuminato lievemente da quei pigri raggi solari. Improvvisamente sentì in lontananza un kunai saettare nell’aria, conficcarsi nel tronco.

 

Non era molto distante da dove si trovava lui. Chi è che si allenava a quell’ora del mattino?

 

Con estrema calma decise di andare a dare un’occhiata, infondo, vedere non costa nulla.

 

Magari guardare qualcuno allenarsi gli schiariva un po’ le idee…

 

No, gliele avrebbe solo confuse ancora di più. Lo capì troppo tardi, quando scoprì che era lei, che si stava allenando. Lanciava kunai, uno dopo l’altro, con ferocia, astio che lui non aveva mai visto appartenerle. Non si preoccupava minimamente di aver già distrutto quell’albero.

 

Rimase a guardarla per qualche istante. Era diventata brava, infondo.

 

Lontanamente, se la ricordava un ragazzina piagnucolona, una ragazzina debole che si isolava da tutti solo perché presa in giro a causa della sua fronte spaziosa.

Fronte che a lui sembrava assolutamente normale, in fin dei conti.

Rimase un po’ a fantasticare per fatti suoi, fissando senza vederla veramente Sakura che con eccessiva foga, continuava a lanciare kunai.

Ormai la ragazza aveva preso un ritmo stabile. Prendeva dalla sacca l’arma, la faceva girare intorno al dito indice, la impugnava, faceva un passo avanti, allungava la mano e lanciava il kunai che prontamente si andava conficcare nel legno, uscendo dalla parte opposta, finendo nell’impiantarsi per terra, unendosi alle dozzine di kunai già presenti.

 

Come tutti i ninja abili sanno fare, individuò la presenza fin troppo familiare che la osservava.

 

Si voltò pigramente, scotendo in un gesto misurato i capelli sfumati di rosa, socchiudendo gli occhi, riducendoli in due fessure infastidite.

 

-ah…sei tu…- mormorò appena lo vide. Si mise composta, allineando gambe e lasciando ricadere inermi le braccia lungo i fianchi. Lasciò cadere anche il kunai che aveva in mano.

 

A quanto pare lei, era in ottima forma, sarebbe stata dimessa a breve.

 

-si, sono io- disse invece lui, avanzando pigramente di qualche passo. Come per imitarla, lasciò cadere la stampella che lo sorreggeva. Sentì il suo stesso peso caracollargli addosso. Si mantenne in piedi per poco poi, si lasciò cadere a terra, in un gesto che dava quasi dell’elegante, si mise composto, seduto a gambe incrociate poggiando la schiena contro il tronco di un albero. Alzò lo sguardo vagamente beffardo e prese a fissarla.

 

Sakura dal canto suo, si chinò a prendere il kunai caduto a terra e lo impugnò nuovamente.

 

-che vuoi?- chiese mettendo stizza nel tono della voce, innaturalmente fredda.

 

-nulla- si limitò a rispondere Sasuke, portandosi dietro l’orecchio un ciuffo di capelli scuri.

 

-e allora perché sei qui?-

 

-ti guardo-

 

-l’avevo capito, grazie. Però non voglio essere guardata, va’ via-

 

-no-

 

-come?-

 

-ho detto di no-

 

Sakura lanciò il kunai proprio sul tronco dove si appoggiava Sasuke. L’arma s’infilò a pochi centimetri dalla testa del ragazzo che, durante il gesto, era rimasto completamente impassibile e si era limitato a sbuffare leggermente.

 

-ti assicuro che qui non sei tu che comandi. Vattene, mi dai fastidio- un bagliore di puro odio illuminò quegli occhi verdi. Sasuke si sentì male. Lei lo odiava davvero, allora.  

Non si mosse. Tossì portandosi la mano alla bocca.

La mano sporca di sangue.

 

-se stai male ti conviene rientrare. Qui comunque, non sei desiderato- Sakura si voltò nuovamente, lanciò un altro kunai e l’albero lo accolse con un nuovo foro.

 

-questo parco è libero. Faccio quello che voglio- sentenziò Sasuke pulendosi in un gesto poco raffinato il sangue sui pantaloni.

 

Probabilmente era lei che gli poteva dare una nuova speranza di sopravvivenza, ma se lei lo odiava, allora avrebbe voluto finirla lì. Non aveva senso. Naruto infine, non aveva mai avuto realmente bisogno di lui. Probabilmente era Sasuke ad aver bisogno di lui. Come aveva bisogno di Sakura. Pretendeva forse troppo, a voler indietro la sua vecchia vita?

Litigare con Naruto e rifiutare Sakura. Avrebbe voluto rincominciare a farlo.

 

Alla fine…si sentiva amato.

 

Alla fine…erano tutti una famiglia.

 

Uno aveva bisogno dell’altro, erano complici, amici, compagni.

 

Era così brutto voler riprovare?

 

-non sono dell’umore adatto, Uchiha. Sparisci dalla mia vista-

 

-dov’è finita la confidenza?-

 

-hai perso tutto da me. La confidenza, l’amore, l’amicizia. Chiamale come vuoi, ma le hai perse tutte. Era una missione riportarti indietro. Solo Naruto ci teneva seriamente, voleva il suo migliore amico e il suo fratello acquisito indietro. Per me…era solo questione personale vederti col sedere per terra. Te lo meritavi e te lo meriti tuttora-

 

le parole sgorgavano da quelle labbra rosee senza aver alcun contegno. Senza aver alcun ritegno di calpestare un cuore che ormai, probabilmente non c’era più.

 

Perché un cuore lo sentiva solo quando lei gli era vicina.

 

Sasuke si sistemò alla meglio sull’erba, ignorando il forte dolore alla schiena che lo implorava di ritornare a stendersi in un letto caldo e comodo.

 

-vedi, adesso hai capito. Adesso non sei più noiosa- disse poi, mentre chiudeva gli occhi. La testa gli faceva male, la schiena gli faceva male, il cuore…faceva male.

 

Il cuore lo sentiva perché c’era lei vicina.

 

Lei era vicina…eppure così lontana…

 

-oh grazie. Davvero onorata- borbottò Sakura. Smise di lanciare kunai. Si voltò a guardarlo. Sasuke non poté far a meno di perdersi in quegli occhi verdi che adesso lo scrutarono con muta espressione. Non dicevano niente, estremamente vuoti.

 

-mi hai rovinato la vita, lo sai? tu e il tuo fottutissimo orgoglio. Tu e la tua fottutissima ambizione. Solo colpa tua. Eravamo felici insieme, quattro anni fa. Io, te…Naruto ed il maestro Kakashi. Eravamo come una grande famiglia. Poi tu però…non sei mai riuscito ad abituarti all’idea di avere un’altra famiglia. No, perché c’era l’altra. Quella vera, quella morta. Io mi chiedo come puoi voler uccidere l’ultimo membro che può rappresentare la tua famiglia. Mi chiedo che soddisfazione ne trai sentendo lo stesso sangue che scorre nelle tue vene scivolare sulla tua pelle. Ma alla fine è quello che vuoi, no? Vai, vai…vai ad elemosinare potere ad Orochimaru. Scegli la via sempre più facile tu, no? Non hai nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi quando mi ringrazi. Non ne hai nemmeno di guardare Naruto negli occhi quando gli chiedi perdono. Sei solo un codardo. Lo hai dimostrato nella foresta della morte, nella selezione dei chunin. Non hai nemmeno voluto provare a salvare Naruto. Alla fine hai lottato solo per dimostrare a te stesso di essere all’altezza di Itachi. E alla fine, non lo sei. Vedi a cosa ti porta la tua ambizione? Sai che ti dico? Non riuscirai mai a coronare questo tuo sogno. Non ce la farai mai. Non riesci ad accettare la realtà che tuo fratello è troppo forte per te? Sei disposto a morire nell’intento? Sei disposto a rinunciare alla tua seconda ambizione? Sei disposto a rinunciare di esaudirla, con me, magari? Perché non ci puoi provare? Perché sei così maledettamente orgoglioso? Puoi provare ad essere felice e invece continui ad isolarti come… come se…noi tutti che ci preoccupiamo per te siamo solo una gran seccatura. Forse è questo quello che pensi…- tacque un attimo per riprendere fiato da quel suo improvviso sfogo -…io ti avrei lasciato morire, detto francamente. Non ci sei voluto tornare di tua spontanea volontà a Konoha, non ci sei tornato solo perché noi ti mancavamo…anche solo un po’…no… dimmi la verità Sasuke, dimmela…avresti preferito morire piuttosto che ritornare qui, vero?-

 

le parole erano sgorgate come sangue da una ferita. Di sangue lì non ce n’era, ma era evidente che la ferita c’era eccome. Dentro, nel più profondo…era lì che l’aveva ferita.

 

Sasuke rimase fermo, ad ascoltare le parole della ragazza che, a quanto pare, era totalmente scoppiata. Ma era ovvio che quelle parole erano state taciute da troppo tempo, davvero.

 

A Sakura girava la testa. Aveva urlato, non doveva farlo. Adesso si sentiva anche un po’ male, quelle ferite erano ancora troppo fresche.

Ma la soddisfazione di aver finalmente detto la verità in faccia all’Uchiha, l’aveva liberata da un peso enorme, che le attanagliava il cuore.

 

Dopo qualche istante Sasuke alzò lo sguardo verso di lei.

 

Un sorriso.

 

Sakura lo guardò con insistenza e una lacrima, una piccolissima, quasi impossibile da vedere le solcò la guancia, svanendo nell’angolo sinistro della bocca.

 

Un sorriso, un sorriso triste.

 

Per quanto quegli occhi neri potessero esprimere intensità e orgoglio, era raro poter intravedere altre emozioni in quelle pozze d’inchiostro.

C’era odio, amarezza…ma mai, Sakura era riuscita a scorgere tristezza, nemmeno quando Sasuke parlava della sua famiglia. Solo rancore.

Sakura non era nemmeno riuscita a scorgere felicità, anche se sapeva che quella, era impossibile da vedere in Sasuke, ma almeno gioia, magari quando Naruto combinava qualcuna delle sue.

 

Sakura deglutì, cercando di mantenere il comportamento di prima, cercando di non piangere.

Si era ripromessa di non piangere più per lui, non le meritava quelle lacrime.

Ne aveva spese troppe, davvero tante.

Aveva stretto un patto con se stessa, Sasuke era soltanto una missione, nient’altro.

 

La ragazza scosse lievemente il capo e riprese la sua attività.

 

Prese un kunai, lo fece girare intorno al dito, l’impugnava, faceva un passo avanti e lo lanciava. Tutto perfettamente coordinato.

 

-perché?- la flebile voce di Sakura risuonò per qualche istante nell’aria, risvegliando dal suo torpore il ragazzo. Si costrinse ad alzare nuovamente lo sguardo per osservarla, il volto leggermente inclinato da un lato in un’espressione di pura curiosità.

 

-perché ti diverti a farci soffrire così? Perché, dannazione, non te ne stai buono al villaggio e provi a vivere la tua vita? Ti sei reso conto che stai vivendo solo per Itachi? Ti sei reso conto che stai vivendo solo perché lo vuole Itachi? Perché non provi? E non iniziare con la storia del vendicatore, non ti ha portato a nulla quella strada-

 

Sasuke inarcò un sopracciglio. Non rispose.

 

Sakura accettò quel silenzio, com’era normale per Sasuke-kun. Riprese a lanciare kunai.

 

Sakura prendeva quel silenzio come una mancanza di cose da dire, o forse come un centro al bersaglio che lei aveva fatto. Sasuke-kun era rimasto senza parole perché non lo sapeva nemmeno lui, no? Non sapeva cosa dire perché non aveva nulla da dire.

 

E lei, oh si, lei aveva fatto centro.

 

Sasuke Uchiha stava in silenzio per tutt’altro motivo, invece. Osservava l’attività dell’ormai ex compagna completamente assente e stava in silenzio.

 

Perché se avesse parlato, probabilmente, sarebbero uscite troppe parole, troppe per un Uchiha, effettivamente. Troppe parole, frasi già dette, discorsi già usati.

 

Io sono un vendicatore.

 

Per me non ha nemmeno importanza diventare chunin, voglio solo sapere se sono forte e combattere contro i ninja migliori.

 

Non permetterò a nessuno di intromettersi nel mio cammino.

 

TU SEI MORTO!!

 

Troppe volte aveva usato quelle frasi e ancora gli si affollavano nella mente resa debole dai medicinali. E Sasuke Uchiha –per quanto gli desse fastidio saperlo, era a conoscenza che Sakura odiava quelle parole.

 

Perché erano le parole che le avevano rovinato la vita.

 

Meglio rimanere in silenzio e non peggiorare le cose, perché la risposta, Sasuke ce l’aveva.

 

“non ti bastano queste parole Sakura? Eppure te l’ho già detto una volta…Io sono un vendicatore

 

Sakura smise di lanciare le armi e si asciugò con il polsino della mano destra il sudore che le imperlava la fronte.

 

Il sole stava quasi rivelando completamente la sua concentricità, illuminando più vigorosamente le figure dei due ragazzi.

 

L’aria cominciava a farsi leggermente più calda, anche se un filo di vento s’impegnava a scompigliare dolcemente i capelli di Sakura e Sasuke.

 

Lei chiuse gli occhi lasciando uscire un sospiro di stanchezza dalle labbra, lui non si mosse minimamente e si limitò a fissarla come aveva fatto minuti e ore prima.

 

Dopo qualche secondo di silenzio Sakura si lasciò cadere a terra, sfinita da quell’allenamento sicuramente fuori programma e che indubbiamente, le avrebbe danneggiato la situazione salutare. Non vi fece caso, e si sedette pigramente, nella posizione più comoda a lei.

 

-quanto tempo dovrò stare qui, ancora?- la voce di Sasuke si fece prepotentemente spazio in quel silenzio rilassante. Sakura alzò svogliatamente lo sguardo, corrugando la fronte.

 

-perché lo chiedi a me?-

 

Sasuke poté notare una nota accusatoria, irritata nella voce della ragazza.

E non si seppe spiegare il motivo, il cuore, cominciò a sanguinare dentro.

 

-perché se non ho capito male tu sei un ninja medico. Dovresti saperlo…teoricamente-

 

Sakura sbuffò sonoramente, leggermente accigliata si alzò dal suo posto e si trascinò stancamente verso Sasuke, buttandosi poi accanto a lui.

 

Chiuse per qualche istante gli occhi, poi li riaprì, voltandosi verso di lui.

 

-dove ti fa male?- chiese con tono professionale che fece sorridere appena il ragazzo.    

 

-quasi dappertutto- rispose semplicemente, trattenendo a stento un gemito di dolore quando la mano di Sakura si era posata sulla sua spalla, cominciando a tastarla abbastanza forte.

 

-hai un grosso ematoma qui, sulla scapola… per non parlare delle ustioni che sono ancora fasciate e…sanguinano…- mormorò a bassa voce Sakura, scostando a tratti il camice ospedaliero dell’Uchiha.

 

Si mise in ginocchio, mordendosi il labbro, prese il mento di Sasuke e lo alzò, osservando interessata alcuni graffi sul collo. Lui lasciò uscire un ansimo sollevato dalla freddura delle dita di Sakura sulla sua pelle ruvida a causa dello scontro.

 

-il marchio dovrebbe bruciare molto. Il graffio provocato dal rasengan lo ha toccato con un filo di chakra, penso sia questa la causa di tutto il dolore che provi…poi…- tacque, chiudendo gli occhi.

 

Si rimise composta affianco a Sasuke, poggiando la schiena all’estremità di tronco libera dalla schiena del ragazzo. Portò le mani al volto, accostando distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, si fece una carezza sulla guancia accaldata, cercando di portarsi sollievo con le dita fredde.

 

-dovresti essere dimesso fra circa una settimana…giorno più…giorno meno…- si limitò ad aggiungere apaticamente, massaggiandosi le tempie in modo stanco.

 

Sasuke annuì noncurante, lasciando che il silenzio cadesse sopra di loro.

 

Sakura lentamente si lasciò andare su un fianco, esattamente vicino a Sasuke, si poggiò sulla spalla del ragazzo, posandovi la testa, gamba contro gamba, capelli spettinati.

 

-la realtà è diversa…Sasuke…- mormorò la ragazza, chiudendo gli occhi, inspirando a pieni polmoni quell’odore che le era mancato molto, il profumo del suo Sasuke-kun.

Voltò il viso, affondandolo nella manica del camice del ragazzo, nascondendosi da quegli occhi scuri che l’avevano fatta innamorare e disperare, insieme, ma che comunque la spaventavano. Nascondendosi semplicemente dal mondo…dalla realtà.

 

-cosa intendi dire?- domandò Sasuke, soffocando un gemito di dolore in quelle tre parole, cercando di non allontanarla…anche se gli faceva male…in contemporanea gli faceva bene.

 

-a me…non è mai importato molto…il fatto che tu abbia tradito il villaggio…- quelle parole erano arrivate inaspettate alle orecchie dell’Uchiha che si mosse, cercando una posizione più comoda di quella attuale. Sakura si ritirò poggiando nuovamente la schiena sul tronco, lasciando però cadere la testa sulla spalla del moro.

 

-…te l’avevo detto quella notte…- Sasuke fu costretto nuovamente a muoversi, ma non per cercare comodità…quella situazione lo metteva a disagio. Non voleva parlare…

 

Non voleva parlare di quella notte.

 

[…rimani qui…e se questo non è possibile…prendimi con te]

 

-…infondo…ognuno di noi…ha seguito diverse vie…lo hai detto tu… “nuove vie ci verranno incontro” e noi…dovevamo solo scegliere quale…io…mi sono sempre detta…che qualunque via tu avresti scelto…l’avrei scelta anch’io…solo per poter stare con te…perché pensavo fosse giusto…perché lo pensavo da quando avevo otto anni…- Sakura tacque, come per sentire se le parole appena dette avessero sortito alcun risultato.

 

Non si scompose sentendo solo il respiro, leggermente affannato, di Sasuke.

 

-…non m’interessava il fatto che tu fossi chunin o traditore…non mi è mai interessato. Infondo… Sasuke Uchiha è sempre Sasuke Uchiha, no? Cosa cambia che sia un ninja della foglia o uno del suono? È sempre ninja…è sempre Sasuke Uchiha…- chiuse gli occhi, poteva anche addormentarsi data quell’aria fresca e precoce, tranquilla…pacata e serena… il calore che le stava affianco era dolce…anche se la persona che l’emanava non poteva definirsi tale.

 

-dove vuoi arrivare?- Sakura si costrinse ad aprire gli occhi, ma non alzò lo sguardo per incontrare quello di Sasuke che invece le guardava con insistenza i capelli in mancanza di occhi. Si limitò a posare lo sguardo sull’orizzonte, illuminato completamente dal sole ormai sorto del tutto.

 

I primi rumori del mattino, in lontananza, cominciavano a farsi sentire…

 

-semplice. Basta pensarci per capirlo. Io adesso sono chunin, l’allieva di Tsunade, ho partecipato a molte missioni che ho compiuto egregiamente con l’aiuto di tutti i ninja di Konoha…ho ucciso membri dell’organizzazione di cui fa parte tuo fratello…- smise di far sgorgare parole dalle labbra, come per attendere la reazione di Sasuke a quel “tuo fratello”

ma non avvenne nulla.

 

Lo sentì muovere, vicino a sé…

 

-ti stai vantando, mi pare- commentò aspro, senza troppi preamboli Sasuke.

 

Lei sbuffò, aggrappandosi con una mano alla manica del camice dell’Uchiha, come se fosse il suo unico appiglio. Scosse lievemente la testa, serrando le labbra.

 

Sasuke non spostò la mano di Sakura, abbassò lo sguardo per posarlo vagamente sulle lunghe dita sottili della ragazza. Allo scopo a cui lei ambiva…non ci era arrivato…

 

-potrebbe sembrare così…se non ci fosse un altro motivo- disse laconica Sakura, lasciando ancora più confusione nella mente del ragazzo.

 

Sentendo lo sguardo interrogativo puntato su di sé, Sakura decise di spiegarsi meglio…

 

-…tu non c’eri…non eri presente ogni volta che facevo qualcosa d’importante… non mi hai mai visto combattere…non hai partecipato alle missioni di un livello elevato insieme a me e Naruto… non mi sei stato vicino quando sono diventata qualcosa di utile...non più un peso morto com’ero a dodici anni…tu…non c’eri…ed io…il mio scopo è sempre stato quello di essere apprezzata da te…e quando io ho raggiunto degli obiettivi importanti…tu non c’eri…- concluse mentre una nota malinconica s’impossessava della sua voce.

 

Sakura dovette immergere nuovamente il volto nella stoffa che copriva il corpo di Sasuke, per non lasciar sfuggire dalle labbra –o meglio dagli occhi, altro che avrebbe potuto compromettere la sua situazione.

 

Sasuke poteva però notare facilmente la delusione che c’era nei modi della ragazza.

 

Senza quasi pensarci, alzò stancamente una mano per lasciarla cadere sul capo di lei, accarezzando in modo quasi rassegato i capelli morbidi ma corti di Sakura.

 

A quel punto, lei non riuscì più a trattenere le lacrime che, impetuose chiedevano prepotentemente di poterle bagnare il viso, di poter esprimere come una volta tutto il dolore represso. Alcuni singhiozzi la scossero, facendo sussultare a volte, anche Sasuke.

 

Un tempo forse l’avrebbe ritenuta infantile…immatura….ingenua…

 

[sei insopportabile]   

 

Ma adesso…erano cambiate le cose…eppure, continuavano a ripetersi…e sarebbero continuate… perché era così che doveva andare…era così che doveva finire.

 

-io…i-io volevo….solo…s-stare con te…e se…q-quello non…era possibile…v-volevo solo… essere tua amica…vo-volevo vederti felice…s-sei sempre stato…t-triste…non s-sorridevi mai…n-nemmeno quando…quando Naruto…faceva l’i-idiota…e alla fine…c-come una s-stupida… credevo che a-andava tutto…bene…che fo-fossimo felici…i-insieme…uno…poteva s-sempre contare su-sull’altro…c-come al paese…della nebbia…e v-vivevo nel mio mondo delle favole… senza accorgermi…che in realtà…tu eri triste…Naruto era triste…e…e anche Kakashi-sensei…era triste perché sapeva…che voi eravate tristi… e io…invece…ero solo…felice…perché ero con voi-

 

le lacrime le impedirono di andare avanti, prima di stringersi con maggior veemenza alla manica del camice bianco, senza alzare lo sguardo, evitando lo sguardo in cui sicuramente avrebbe trovato delusione… le aveva appena detto che non era noiosa…e lei piangeva!

 

-non puoi rimproverarmi a causa della tua ingenuità. Eri l’unica a pensare che non me ne sarei andato. Anche se Orochimaru non fosse venuto a mordermi…sarei andato lo stesso. Naruto l’aveva capito. Kakashi l’aveva capito. Mancavi solo tu. Pensavo di essere arrivato a buon punto nei miei allenamenti…ho sempre dato il meglio di me stesso solo per raggiungere il livello di Itachi. Quando ho capito che non mi ero avvicinato neanche un po’…ho dovuto prendere una decisione. Non potevo più fingere…di non volere la vendetta- concluse.

 

Lo sapeva che avrebbe parlato troppo. O stava zitto o monologava. Era stato sempre così.

 

-e che decisione hai preso? Non hai fatto altro che prendere la via più facile!- urlò Sakura allontanandosi di scatto da lui, come se si fosse appena scottata.

 

Voltò il viso dalla parte opposta da quella di Sasuke, cercando di non fargli notare il occhi arrossati e le lacrime che, copiose, cadevano sulle guance ritmicamente.

 

-…sei solo un codardo- mormorò poi fra le lacrime.

 

-si…probabilmente…è vero- si limitò a confermare l’Uchiha, leggermente amara, la realtà era sempre pronta toglierti dalla bocca quella dolcezza che con cura, cerchi di assicurarti per il tuo futuro. Amara, aspra, dolorosa, crudele…quella…era solo la realtà.

 

Sakura si girò e, per la prima volta, riuscì a guardarlo negli occhi.

 

Scoprì che non erano così diversi da come li ricordava –qualche ora fa.

 

Erano sempre neri, sempre arrabbiati, sempre orgogliosi. Erano sempre gli stessi.

 

Sakura si avvicinò di più, prese la mano di Sasuke nella sua, leggermente tremolante.

 

Sasuke posò vagamente lo sguardo sulle loro dita intrecciate, mentre un qualcosa lo pervadeva nell’interno. Poteva essere felicità, quella? Poteva davvero ricominciare tutto daccapo?

 

-io ti odio perché non mi sei stato vicino…perché non sei riuscito ad essere il principe azzurro che ho sempre desiderato…- si dette della stupida a parlare di quelle cose con Sasuke, ma infine, era pur sempre la verità…l’odiava perché non l’amava…non come lei amava lui.

 

Sentì a disperazione pervaderla, facendola afflosciare al tronco, chiudendo gli occhi, facendo cadere altre lacrime, trattenute per troppo, troppo tempo.

 

E poi…solo una carezza sulle labbra, un tocco dolce e delicato, quasi premuroso da quelle che sembravano labbra. Da quelle labbra che sapevano di lui, che sapevano di Sasuke Uchiha e delle lacrime di Sakura Haruno.

 

La ragazza sentì il respiro morirgli in gola da quella nuova esperienza, la mente completamente persa della sua solita lucidità sostituita da quella voglia di spingersi oltre, di arrivare a ricordare quello che, effettivamente, era il suo primo bacio.

 

Non se lo aspettava così…forse, davvero Sakura non aveva mai smesso di vivere nel mondo delle favole…non c’erano luci spettacolari del tramonto inoltrato, non c’erano lucciole che si alzavano nel cielo, non c’erano canti di fate ad accompagnare quell’improvvisa dolcezza, non c’erano cavalli bianchi che scalpitavano pronti ad essere cavalcati per andare lontano…

 

Era semplice…ed era generalmente normale. Ed era assolutamente magnifico, così com’era.

 

I rumori dell’attività ospedaliera cominciarono a farsi più intensi e riconoscibili, ormai il mattino s’era avviato e con sé, portava anche l’orda di pazienti che avrebbero attraversato quel parco, che avrebbero rotto quel magico momento che si era andato a creare. 

 

Quando Sasuke si allontanò, ritornando al suo posto, poggiando nuovamente la schiena contro l’albero e la testa abbandonata su quella di lei, posata sulla sua spalla, Sakura si sentì subito privata di quel calore che aveva cercato da un’infinità di tempo.

 

Chiuse gli occhi, gustandosi però, quel bollore sopra la sua tempia, mentre alcune ciocche corvine le solleticavano il volto. Sorrise fra le lacrime, stringendo maggiormente la mano di Sasuke. Un po’ lenta, ma alla fine la stretta venne ricambiata più debolmente ma comunque sicura.

 

Ed era quello che a lei piaceva di Sasuke. Era sempre sicuro, lui…non sbagliava mai.

 

Dal canto suo, il ragazzo poteva dire di essere in pace con se stesso.

 

La vendetta…un giorno sarebbe arrivato il momento di pensare a quello…

 

Superare Naruto…se ne avrebbe avuto il tempo, lo avrebbe fatto senza esitazioni…

 

Godersi finalmente la sua vita…quello aveva appena cominciato a farlo.

 

-ti amo Sasuke-kun.-

 

-…io posso provarci-

 

Era così che a Sakura piaceva Sasuke. Sicuro e forte, orgoglioso ed imbattibile.

 

Ma probabilmente…neanche Sasuke-kun aveva smesso di vivere nel mondo delle favole.       

 

 

  

 

  
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