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Autore: LyraB    22/09/2012    2 recensioni
Kailey è all'ultimo anno. Ha i capelli rossi, una terribile insicurezza, una fervida immaginazione... e una migliore amica di nome Jo. Jo è vitale, energica e intraprendente. È solo al primo anno, ma non ha paura di niente. Quando decidono, improvvisamente, di iscriversi al Glee Club, intaccano inevitabilmente gli equilibri del gruppo. Ci sarà chi se ne innamorerà, chi le detesterà e chi penserà che "mancavano solo Anna dai capelli rossi e un maschiaccio" per completare il gruppo. Ma entrare a far parte di quel gruppo cambierà le loro vite, insegnando loro che si può, davvero, afferrare una stella.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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gleefanfic
trentuno

mercoledì pomeriggio, auditorium del McKinley





Era l'ultimo giorno di prove prima delle nazionali: il venerdì successivo un aereo avrebbe portato le direzioni nella città di smeraldo perchè potessero dimostrare a tutti, Diamanti e Vocal Adrenaline per primi, quanto valevano.
Jo arrivò in ritardissimo alle prove, ma sul palco c'erano solo Rachel e il professor Schuester che discutevano animatamente: il resto del Glee club era seduto più o meno scompostamente sulle poltroncine mentre Puck e Finn, a metà della sala, si passavano un pallone da football senza curarsi della discussione che si stava tenendo sul palcoscenico.
- Che succede? - Domandò lasciandosi cadere sulla poltroncina accanto a quella di Kailey, seduta in prima fila.
- Finn ha detto che non ha nessuna intenzione di duettare con Rachel e Rachel ha detto che nessun altro è all'altezza di cantare con lei. -
- Che sciocchezza. Blaine batte Finn di diversi touchdown. Quella ragazza è veramente un caso disperato. -
Si guardò intorno alla ricerca di Blaine, ma non lo vide da nessuna parte.
- Il tuo fringuello non si è ancora visto, oggi. - disse Santana, sfilandole davanti mano nella mano con Brittany.
Sul blog di Jacob si diceva che stessero insieme, anche se Kailey e Jo non vedevano nessuna differenza tra loro da prima: che tra le due ci fosse qualcosa di più dell'amicizia era chiaro a tutti quelli che avevano un paio di occhi e qualche neurone ad essi collegato, non ci voleva quell'ebreo con i capelli da afro perchè si sapesse.
- Eccoli. - Disse Mercedes all'improvviso, indicando Blaine e Kurt sulla cima dei gradini.
- Oh, grazie a Dio. Blaine, per piacere, vieni qui. - disse il professor Schuester, sollevato.
Rachel era ancora ferma sul palco, con le braccia conserte sopra la camicetta lilla e una evidente aria di disappunto stampata sul viso: non sembrava entusiasta all'idea di cantare con Blaine.
- Eccomi. Che succede? -
Il professor Schuester spiegò la situazione a Blaine, il quale sorrise con la sua consueta eleganza e annuì.
- Per me non c'è problema. - Disse.
- È il numero di apertura delle nazionali, ci credo che "non c'è problema". - Borbottò Mercedes rivolta a Kurt, il quale fece solo un mezzo sorriso di risposta.
Jo non riusciva a levarsi dalla mente l'immagine di lui e Blaine che entravano in auditorium insieme; non si parlavano da mesi e ora arrivavano assieme alle prove?
"Sei gelosa, Jo. Ammettilo." La solita insistente vocina venne ricacciata nelle profondità della sua mente un momento dopo che si fu fatta sentire, ma la verità nascosta nelle sue parole era come uno spillo infilato a fondo nella coscienza di Jo.
- Jo? - La chiamò Kailey.
Jo la guardò con sguardo interrogativo e Kailey le accennò di alzare gli occhi verso il palco. Blaine era lì, con il faretto che strappava riflessi dorati ai suoi capelli e le sorrideva.
- Suoneresti per me? Per noi. - Le domandò con uno dei suoi seducenti sorrisi.
Jo sbatté le ciglia.
- Suonare? -
- Il pianoforte. Sarebbe bellissimo vedere tutte le doti del nostro Glee sfoggiate in un'unica esibizione. Se riusciamo ad avere un pianoforte a coda possiamo fare un pezzo stupendo. -
- Io non credo... -
- Io invece sì. - Disse Blaine.
Jo non seppe mai come Blaine la convinse: forse erano i suoi occhi, che diventavano di quella particolare sfumatura tra l'oro e il nocciola quando sorrideva. Forse era il suo magnetico sorriso, o quel modo tutto suo che aveva di farle sentire che era dalla sua parte. Si ritrovò davanti a una tastiera con degli spartiti in mano prima ancora di averlo deciso.
- Sarà l'esibizione più romantica di sempre. - Disse il professor Schuester.
Rachel arricciò le labbra in una smorfia di disappunto, mentre Blaine lanciò un sorriso a Jo.
Alla fine delle prove i ragazzi del Glee sembravano animati solo dall'entusiasmo e dall'emozione: non vedevano l'ora di sfoggiare tutto il loro talento al resto della nazione. Blaine raggiunse Jo e la prese per mano.
- Non so perchè non mi sia mai venuto in mente prima di cantare con te al pianoforte. -
Jo avrebbe voluto chiedergli come gli era venuto in mente di farla suonare alle nazionali, mettendole sulle spalle la responsabilità dell'intero gruppo, ma la domanda che sfuggì dalle sue labbra fu:
- Hai fatto pace con Kurt? -
Blaine ammutolì, abbassando gli occhi e sciogliendo la mano di Jo dalla propria.
- Abbiamo parlato. -
- E? -
- Jo, è una questione tra me e lui... -
- È un modo carino per dirmi di farmi gli affari miei? -
Blaine non rispose, limitandosi a sospirare.
- Se c'entro, non è il caso che tu me lo dica, magari? - Sbottò Jo con più acidità di quanta ne avrebbe voluta usare: come sempre, quando si sentiva insicura, Jo tirava fuori le unghie e diventava antipatica.
Blaine la guardò di sbieco.
- Se c'entro io, non c'entri per forza anche tu. - Disse con calma.
- Se sei ancora il mio ragazzo, magari sì. -
- Dammi un po' di tempo. Te ne parlerò. - Disse Blaine con un sorriso mesto.


☆☆☆



Dall'aereo, Seattle meritava davvero il suo soprannome di "città di smeraldo": il verde intenso degli alberi e dei parchi dominava il grigio freddo e anonimo delle strade e dei palazzi. Lo Space Needle, alto e affusolato, spiccava contro la linea continua di palazzi e grattacieli.
Kailey aveva il naso schiacciato contro il vetro e sembrava volersi lanciare giù dall'aereo attraverso il finestrino. Jo, che soffriva di mal d'aria nonostante non lo desse minimamente a vedere, iniziava a non sopportare più l'eccitazione della sua migliore amica.
- Tra poco siamo a terra, non puoi stare tranquilla per altri dieci minuti? -
- Oh, Jo, come fai a non apprezzare? Guarda, è bellissimo! Meraviglioso! Stupendo! -
Jo sospirò. Blaine, seduto vicino a lei dall'altra parte, sorrise comprensivo alla sua ragazza che aveva appena alzato gli occhi al cielo.
Quando toccarono terra, Kailey sembrava emozionata quanto tutti gli altri. C'era chi non vedeva l'ora di andare a vedere la casa natale di Jimi Hendrix, chi voleva correre a vedere questo o quel teatro, chi al museo di arte asiatica, chi alla casa dei Seahawks... Rachel e Kurt non facevano altro che cantare le canzoni di Wicked, dicendo che non c'era città più adatta di Seattle per cantarle e ignorando i passanti che non capivano cos'avessero da cantare tanto.
Il professor Schuester ci mise una mezz'ora buona a convincere tutti ad andare in albero a riposarsi, dato che i tre giorni successivi sarebbero stati veramente intensi; sbuffando e borbottando, i ragazzi lo seguirono all'hotel e si sistemarono nelle camere.
Kailey, Jo e Tina dividevano una stanza, Mercedes, Rachel, Santana e Brittany l'altra. Dall'altra parte del corridoio c'erano le due stanze, quella di Finn, Blaine e Puck e l'altra, dove avevano trovato posto Artie, Mike e Kurt. Il professor Schuester aveva trovato solo una camera singola al piano inferiore, abbastanza lontano da lasciare - suo malgrado - i ragazzi liberi di fare quello che volevano.
Era da poco passata l'ora di cena e le Nuove Direzioni si erano ritrovate, tutte insieme, nella stanza delle Cheerios: stavano ridendo e scherzando come sempre, quando Jo notò che Kailey era silenziosa, confinata dietro il suo telefonino.
- Messaggi d'amore dal tuo folletto dei boschi? -
- È un elfo. -
- È lo stesso. Che ti scrive? -
- Che l'elfo e la fata si dovrebbero incontrare in uno dei boschi di smeraldo di Seattle. -
- Aha. A che ora? -
- Jo, non ci vado! -
- E perchè? -
- Perché non abbiamo il permesso di uscire. -
- Il professor Schuester ha potere su di noi solo al McKinley, se qui lo ascoltiamo è solo per gentilezza! - Intervenne Puck.
- Non sono sicuro che sia così. - Replicò Finn.
- Chi devi vedere? - Domandò Rachel incuriosita.
- Nessuno. - Rispose in fretta Kailey, arrossendo.
Sentiva gli occhi di Artie su di lei e lo pregò di non dire niente. Gli unici a sapere che lei e Jamie - quello dei Diamanti - si frequentavano erano Blaine e Jo, ma Artie li aveva visti che si baciavano... e non contava troppo sulla sua discrezione.
Il ragazzo però dimostrò la sua superiorità cambiando discorso, facendo tirare un sospiro di sollievo a Kailey e lasciando tutti con la curiosità.




☆☆☆



I tre giorni a Seattle furono indimenticabili. Ogni mattina (tra le sei e le dieci, dato che il professor Schuester non era riuscito a prenotare un orario migliore) avevano le prove nel teatro dove si sarebbero esibiti. Poi le prove continuavano in un teatrino di terz'ordine in un quartiere fuori città per il resto della mattina e per tutto il pomeriggio, fino alle quattro del pomeriggio. Dopo la cena era difficile non crollare addormentati, ancora vestiti, sui letti dell'albergo.
Le prove erano andavano decisamente bene, per fortuna.
Jo era eccezionale: quando si sedeva al pianoforte non era più irruente e ribelle, ma diventava aggraziata e gentile.
Suonava quasi sempre ad occhi chiusi e sembrava non avere notato gli occhi innamorati con cui Blaine la guardava ogni volta che si sedeva davanti alla tastiera... o forse l'aveva notato, ma le faceva troppo piacere per dividere quella sensazione con qualcun altro.
Era venerdì e il giorno dopo avrebbero avuto prove solo per mezza giornata: alle due e mezza, infatti, erano attesi all'Emerald Auditorium per la competizione. Per ricompensarli del duro lavoro dell'ultima settimana, il professor Schuester aveva lasciato loro il pomeriggio libero e le Nuove Direzioni si erano dirette ad uno dei numerosi giardini pubblici per cui la città era tanto famosa. Sopra i tigli svettava il disco rotante dello Space Needle e la luce lattiginosa di quel tardo pomeriggio di primavera inoltrata rendeva strana l'aria del parco. Mercedes si stava occupando della manicure nera e argento di Tina, Kailey era sdraiata sul prato e guardava le fronde degli alberi piegarsi alla brezza di maggio, Jo e Blaine si erano allontanati per fare una passeggiata assieme e non erano ancora tornati.
Rachel, seduta vicino a Kailey su una panchina, guardava il campo da basket poco lontano, dove Puck e Finn giocavano con un gruppetto di ragazzi di Seattle. Nei suoi occhi color cioccolata era dipinta la tristezza di chi guarda qualcosa che vorrebbe avere, ma che sa di non poter nemmeno desiderare.
- Oh, Rachel, levati quell'espressione affranta dalla faccia. - Disse Kurt, spazientito.
- Non ho nessuna espressione affranta. -
- Raccontalo a qualcun altro, principessa. - Disse Mercedes, alzando gli occhi per un momento dall'indice sinistro di Tina.
- Forza, alzati. Ho guardato sul cellulare e siamo a solo due passi dal The Moore. Merita una capatina. - Disse alzandosi in piedi e tendendole una mano.
Rachel si alzò, gettò un ultimo sguardo al campo da basket - Puck aveva appena fatto un canestro stupendo - e poi seguì Kurt fuori dai giardini pubblici.
Più in là, nello stesso parco, Jo era seduta sul muretto di mattoni che delimitava il laghetto artificiale al centro del parco e guardava i pesci fare cascate di bollicine sulla superficie. Avevano passato tre giorni faticosi e bellissimi, Jo non riusciva a credere che presto sarebbero tornati a casa... e che presto avrebbe dovuto salutare Blaine. La loro passeggiata era stata per lo più silenziosa, intervallata di tanto in tanto da una battuta priva di umorismo o da un commento del tutto inutile, come se entrambi sapessero che qualcosa stava per finire.
- Devo dirti una cosa, Jo. - Disse Blaine all'improvviso.
Jo alzò lo sguardo su di lui con le pupille dilatate dallo spavento. Sperava di cuore che, se qualcosa stava per finire, quel qualcosa non sarebbe stata la loro storia.
- Prima di partire ho parlato con Kurt. - Disse il giovane, avvicinandosi a lei e appoggiandosi con i gomiti al parapetto. I suoi occhi erano fissi sull'acqua increspata e la sua voce era sottile, ma decisa.
- Ho sempre saputo cosa avrei fatto dopo il liceo. Avrei lasciato Lima, la sua mediocrità e le sue scuole ipocrite e avrei preso un aereo per New York. Avrei preso un appartamento in periferia e avrei cercato lavoro a Broadway. Un passo alla volta, lentamente, verso la fama e la celebrità. L'anno scorso ho conosciuto Kurt e il mio futuro è cambiato solo in una cosa: tutto quello che avrei fatto, l'avrei fatto con lui. -
Alzò gli occhi verso Jo, quegli occhi dorati e magnetici che sembravano cambiare colore a seconda delle emozioni del loro proprietario. Jo sapeva cosa stava per succedere: Blaine l'avrebbe lasciata per poter essere libero di andare a New York e diventare la persona stupenda che meritava di essere.
- Blaine, io... -
- Lasciami finire, Jo. - Disse Blaine.
Si sollevò e si mise davanti a lei. La ragazza, seduta sul muretto, era esattamente alla sua stessa altezza. I loro occhi si incrociarono e rimasero immobili.
Blaine le prese le mani e le strinse nelle proprie.
- Adesso che ho conosciuto te, però, non sono più sicuro di voler seguire il mio sogno di ragazzino. Volevo fuggire da Lima e risplendere a New York per far vedere a tutti che non ero solo il ragazzino gay dai riccioli scomposti che tutti credevano io fossi. Volevo dire al mondo quello che io sono, quello che sono davvero, ma poi sei arrivata tu... e io con te mi sento me stesso. Non devo proteggerti, perchè sai badare a te stessa, non devo combattere per te o sostenerti. Posso appoggiarmi a te se ne ho bisogno e so di poter essere la spalla su cui tu puoi piangere. - Disse con intensità.
Jo sentiva la bocca secca e sapeva che, se non fosse stata seduta sul muretto, sarebbe finita a terra a causa delle ginocchia tremanti.
- Quel pomeriggio, a scuola, Kurt e io abbiamo parlato tanto e lui mi ha chiesto di partire con lui. -
Jo deglutì, spaventata da quello che stava per succedere: allora ci aveva visto giusto. Kurt e Blaine non solo avevano fatto pace, ma Kurt pensava di avere ancora una speranza con il suo ragazzo. Si sforzò di non permettere alle lacrime di riempirle gli occhi.
Blaine le strinse più forte le mani e continu:
- All'inizio non gli ho risposto, perchè non ero sicuro di quello che volevo fare, ma ieri sera l'ho preso da parte e... e gli ho detto che non partirò. -

Jo aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse. Le sue corde vocali erano paralizzate.
- Vicino alla Dalton c'era una scuola di musica, ho intenzione di andare lì e insegnare canto per i prossimi tre anni. -
Jo abbassò gli occhi e sciolse le mani dalla stretta di Blaine.
- Che c'è? -
- Non mi sembra giusto. Non devi aspettare tre anni per realizzare i tuoi sogni. Non devi stare a Lima solo perchè io non ho ancora finito il liceo. Se deciderai di partire, ti capirò. -
- Non voglio andare subito a New York, non se significa lasciare te. -
- Blaine, ti prego. Mi sentirei terribilmente egoista se tu dovessi bloccare la tua carriera solo perchè io sono una mediocre quindicenne. -
- Tu non sei mediocre, Jo. - Disse Blaine, mettendole i capelli dietro le orecchie e voltandole il viso verso di lui, obbligandola a guardarlo negli occhi. - E quello che ho scelto di fare è il risultato di una scelta lenta e ponderata. Quando hai un sogno, a volte lo dai talmente per scontato da non chiederti più se è quello che ti importa davvero oppure no. In questo momento, non mi importa di andare così lontano da casa. E un po' di soldi mi farebbero comodo, vorrei potermi mantenere... se sarò ammesso alla Juilliard. -
- Vuoi andare alla Juilliard? Pensavo che ti saresti intrufolato in qualche compagnia per fare gavetta nei musical. - Disse Jo.
- Te l'ho detto, ci ho ripensato. Voglio studiare, studiare per bene. Perché mi guardi in quel modo? - Disse Blaine, divertito.
Gli occhi di Jo si erano messi a brillare e le sue guance si erano colorate. Sul suo viso si era dipinta una gioia talmente intensa da renderle difficile perfino di parlare. Gettò le braccia al collo di Blaine e gli stampò un bacio a schiocco sulla bocca.
Il suo sogno segreto, quello che non avrebbe mai confessato a nessuno, era quello di andare a studiare pianoforte alla Juilliard, per diventare la pianista più brava di tutte. Sapere che Blaine voleva un futuro così vicino al suo non solo la faceva sperare di poter continuare a stare con lui, ma la consapevolezza di non essere la sola a voler frequentare quella scuola rendeva molto più reale il suo sogno di andare là, sogno che fino a quel momento apparteneva più alle fantasie che ai desideri da realizzare.
- Ti adoro, Blaine. -
- Ti adoro anche io, Jo. -
La abbracciò stretta, accarezzandole teneramente i capelli. La sua ragazza ricambiò l'abbraccio con la stessa intensità, sapendo che tutte le sue paure erano appena sparite nel nulla.
Tornarono dal resto del gruppo e Blaine si sedette sullo schienale della panchina dove fino a mezz'ora prima erano seduti Kurt e Rachel.

- Sapete, ho in mente una canzone. - Disse all'improvviso, rompendo il silenzio che regnava nel gruppo.
Tutti si voltarono verso di lui e la sua bella voce, perfetta e armoniosa, si alzò nel parco semivuoto.

    If you take a good look all around now
    All you see is you and me
    When I look at myself in the mirror
    I see you standing there smiling at me

Puck e Finn tornarono verso di loro, Mercedes teneva il tempo con il piede e ben presto anche Jo unì la sua voce a quella di Blaine. Era la canzone della colonna sonora di uno dei suoi film preferiti di quando era ragazzina e a quanto pare lei e Kailey non erano le sole ad averlo visto e rivisto fino a sapere tutte le battute a memoria. Santana, Brittany, Tina e Mercedes si misero a cantare con loro, lasciando a Puck, Mike, Finn e Artie il compito di tenere il tempo con i piedi e le mani.

    Sometimes it's hard to learn to let go
    Life always knows the right moments to show you what you needed
    And we belong together

Blaine e Jo si scambiarono uno sguardo e Jo si strinse a Blaine, posando il capo sulla sua spalla; una cosa così romantica non era proprio da lei, ma forse era l'emozione per quella circostanza a farla sentire così zuccherosa. Kailey le fece un occhiolino complice e Jo le fece una linguaccia di risposta.

Mentre tornava a casa dal parco, Tina fece notare a Kailey che non aveva la giacca.
- Oh, accidenti, devo averla dimenticata al teatro! - Esclamò la ragazza.
Jo scosse la testa.
- Dimenticheresti anche la testa, se non fosse attaccata al collo, coniglietto. Vuoi che t'accompagno a recuperarla? - Le domandò.
- No, non preoccuparti. - disse Kailey. Si era accorta che tra Jo e Blaine era successo qualcosa e non aveva intenzione di rompere il raro clima zuccheroso che si era creato tra loro a causa della sua distrazione.  - È qui dietro, ci metto un momento. -
Si allontanò dagli altri diretta verso il teatro di periferia dove avevano provato pensando che era proprio felice per come le cose si erano evolute tra la sua esuberante migliore amica e il bel cantante del Glee. Spinse con delicatezza la porta del teatro e sgusciò all'interno.

Era tutto buio e spento, non c'era nessuno.
"Naturale, è sempre deserto qui." Pensò Kailey, sentendo una vaga sensazione di inquietudine annodarle lo stomaco.
A pranzo aveva mandato giù a forza un paio di foglie di insalata - Rachel teneva tutti a dieta ferrea, prima di un'esibizione - consapevole che non sarebbe riuscita comunque a mangiare molto: aveva lo stomaco contratto per l'emozione nonostante mancassero ancora più di ventiquattr'ore all'esibizione. Per fortuna lei era in ultima fila e doveva cantare solo nei pezzi corali, non riusciva a immaginare la sensazione di dover cantare da sola, come Rachel, oppure a dover suonare... come Jo. La sua migliore amica, a prima vista, poteva sembrare perfettamente calma, ma Kailey sapeva benissimo che dentro di sé stava morendo di paura all'idea di quello che avrebbe dovuto fare il giorno successivo.
Kailey raggiunse il pannello delle luci e lo guardò dubbiosa: cosa doveva schiacciare per avere un po' di luce dietro le quinte?
Accese un paio di bottoni e i faretti illuminarono il palco di una luce dorata. La sua giacca era abbandonata su uno sgabello dall'altra parte del palco, proprio dietro il sipario: sarebbero bastati pochi passi per raggiungerla e tornare all'albero con gli altri.
Attraversando il palco, però, Kailey si fermò e si voltò verso la platea.
Mentre si avvicinava al proscenio, le sue ballerine rosa non facevano il minimo rumore sul parquet lucido.

Illuminata solo dalle luci abbaglianti dei fari, con il silenzio intenso dell'auditorium attorno a lei, le sembrava di essere nel posto giusto al momento giusto.
Era quello, il luogo a cui apparteneva.
Ogni volta che era salita su quel palcoscenico si era sentita speciale, si era sentita amata e capita. Grazie alle luci del palcoscenico e alla gente splendida che aveva incontrato là sopra imparato a vedere sotto le maschere degli altri, ma soprattutto sotto la propria: sotto la timidezza e il timore che la contraddistinguevano da sempre ora sapeva che si nascondeva una ragazza che aveva voglia di sognare e di far sognare gli altri.
L'esperienza di vedere i propri sogni diventare realtà, di vedere i propri personaggi muoversi, parlare, cantare, vivere e morire sul palco era stata la più forte emozione mai provata. Sapere che quello che lei aveva sognato era diventato realtà e aveva strappato lacrime e sorrisi anche ad altre persone era una sensazione meravigliosa: avrebbe potuto donare un momento di gioia, una riflessione o una lacrima di commozione a tutti, se solo avesse voluto.
Kailey fece un passo avanti sul palco, la luce dei riflettori scivolò sui suoi riccioli ramati, sulla camicetta con le maniche arricciate rosa e sui suoi anonimi jeans blu.
Aveva capito cosa voleva fare, finito il McKinley. Aveva capito cosa voleva fare per tutti i giorni della sua vita: voleva scrivere storie bellissime, favole e racconti tanto belli da convincere tutti che l'amore, l'amicizia e la speranza sono valori veri, vivi e immortali. Che sono cose per cui vale veramente la pena vivere... e magari anche morire. Voleva scrivere un musical così bello e profondo da far amare il teatro anche a quelli che lo ritenevano solo una noia mortale.
L'emozione per quella consapevolezza era così grande, che Kailey sentì gli occhi riempirsi di lacrime e la sua voce riempire da sola l'auditorium.

    Now I'm here blinking in the starlight
    Now I'm here suddenly I see
    Standing here it's all so clear
    I'm where I'm meant to be

La canzone perfetta per quel momento, per quella scoperta, per quella sensazione di vedere, finalmente, la luce. Si sentiva una stella, in quel momento.

Come le aveva detto Rachel, come le aveva detto Jamie, come Jo le diceva da sempre: aveva dentro di sé una grande luce e finalmente aveva trovato il coraggio di farla brillare.
Si interruppe quando una voce maschile si unì a lei per cantare la strofa successiva.

    Now she's here shining in the starlight
    Now she's here suddenly I know
    If she's here it's crystal clear
    I'm where I'm meant to go

Kailey cercò di vedere nel buio, ma nel buio della platea non riusciva a vederlo.
Un momento più tardi un paio di occhi verdi scintillanti sotto un ciuffo di capelli color miele era comparso accanto a lei sul palco.
- Jamie? - Mormorò Kailey, felice e sorpresa al momento stesso.
Il ragazzo le si avvicinò e le posò un dito sulle labbra, continuando a cantare.

    All at once everything looks different
    Now that I see you

Quando le ultime note della canzone si furono spente nell'auditorium, Jamie si lasciò andare a un sorriso dolcissimo. Kailey arrossì, appoggiandosi a lui e nascondendo il viso nella camicia color sabbia del giovane.

- Come hai fatto a trovarmi? - Chiese in un sussurro.
- Sono andato a trovare Finn in albergo, volevo salutarti ma... -
- Hai chiesto a Finn? - Domandò allarmata Kailey, sciogliendosi dall'abbraccio. - Ma lui... loro... io non... -
- Sta' tranquilla, Finn non mi ha detto niente. Sono state la tua inseparabile amica Jo e la tua lady Viola a dirmi dov'eri. Mi hanno raggiunto fuori dall'albergo e mi hanno mandato qui. Chissà, forse si erano rese conto di quanto c'ero rimasto male a non averti trovata. - Disse Jamie con un sorriso mozzafiato.
- Sono felice che tu sia venuto. - Disse Kailey, abbracciandolo di nuovo.
- Io sono felice di averti sentito cantare, finalmente. - Rispose Jamie, posandole un bacio sui capelli. - Flynn Rider è sicuramente uno dei miei personaggi preferiti, sono stato fiero di poterlo interpretare in questo duetto con te. -
Kailey alzò gli occhi verso di lui con uno sguardo incerto: non riusciva a capire se parlava sul serio o se la stava solo prendendo in giro.
- Sono sincero! - Esclamò Jamie con una risata divertita. - E ti dirò di più, Kailey: cantare in un film d'animazione è il mio sogno più grande. -
Kailey batté le ciglia, stupita.
- Pensavo... pensavo che tu odiassi canto, musica e recitazione. -
- Non mi piace stare sul palcoscenico e detesto vedere la gente che mi guarda, ma adoro cantare. Canto da quando ero piccolissimo, quando doppiavo Aladdin in Il mondo è mio. Mia sorella Jane faceva Jasmine, ma io ero di gran lunga il più bravo. -
- E il più modesto. -
- Ovviamente. -
Il cellulare della tasca della giacca di Jamie vibrò, costringendolo a sciogliere Kailey dall'abbraccio per rispondere.
- Erano i miei compagni del gruppo di canterini. Devo tornare da loro. -
- Anche io devo tornare indietro. -
Si fermò a recuperare la sua giacca, spensero le luci e uscirono dall'auditorium, avviandosi verso l'albergo di Kailey mano nella mano.
Fermi ad un incrocio vicino all'hotel, Jamie si chinò per salutarla.
- Ci vediamo domani, allora. -
- Certo. In bocca al lupo, Kailey. Spero di cuore che vinciate voi. -
Si chinò a baciarla teneramente sulle labbra, per un lunghissimo, incantevole momento, poi attraversò la strada e sparì tra la folla.
Kailey tornò in albergo leggera e rosea come una nuvoletta primaverile. Entrò nella stanza che divideva con Jo e Tina e le abbracciò strette entrambe, prima ancora che loro due potessero chiederle dov'era finita.
- Ehi ehi ehi, cosa ti è successo? Hai incontrato Glinda ed Elphaba? - Domandò Jo.
- Meglio: un elfo dei boschi. -
- Ah. Allora è tutto chiaro. -
- Mi volete spiegare perchè avete tutti questi segreti, voi due? - Domandò Tina.
- Non sono segreti. Kailey è pazza, bisogna assecondarla, a volte. -
Tina annuì, con le sopracciglia alzate e l'aria di chi pensava che le pazze, lì, erano due.

















--***--
Sì, lo so, è un po' che non aggiorno... ma ho una buona ragione: sono stata a Londra!
La città è bellissima, così originale, strana, diversa da tutto quello che ho sempre conosciuto,
ma sapete cos'è stata la cosa più bellissima che ho visto?
Wicked.
Non posso crederci, ancora adesso mi chiedo se ci sono andata effettivamente oppure no...
ma è stato così. Avevo le lacrime agli occhi, la pelle d'oca e i brividi.
Il mio sogno di vedere i musical di Broadway dal vivo si stava - seppur parzialmente - realizzando.
Per questo oggi ho pubblicato e ho fatto un piccolo omaggio a questo musical assolutamente meraviglioso,
a cui appartengono i più bei duetti Hummelberry Defying GravityFor Good.
Spero che il capitolo abbia compensato l'attesa e che, come al solito, le canzoni siano state di vostro gradimento.

La storia sta lentamente finendo, grazie a tutti voi per averla seguita con me.
Flora


   
 
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