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Autore: onedsavedme_    22/09/2012    2 recensioni
Questa è una one shot sui Robsten. E' la prima che posto, e vorrei un vostro parere. Accetto sia critiche che consigli.
Dal testo:
“Vorrei un bicchiere d’acqua, se è possibile.” Sussurra, al mio orecchio. Sento le vampate di calore invadermi per tutto il corpo, anche se in casa c’è il condizionatore acceso.
“Mh, certo.” Afferro la bottiglia d’acqua ed il bicchiere, lo riempio e glielo porgo.
“Grazie.. ?” mi porge la sua mano.
“Oh, mh.. Kristen.” Rispondo, arrossendo ancora.
“Piacere, Robert.” Stringo la sua mano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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crazy for you, baby.






 

La metrò annuncia la prossima fermata, la mia. Recupero la mia borsa e mi avvio verso la porta, appena essa si apre incalzo il mio leggero cammino verso l’uscita. Dalla metrò a casa ci sono dieci minuti netti di camminata, quindi infilo le mie cuffie nelle orecchie e premo play al mio ipod. Muovo le labbra mimando le parole della canzone, ed ad ogni tocco di chitarra faccio passi lunghi, quasi danzo per strada. Avvisto da lontano casa, e tiro fuori le chiavi. Infilo la chiave nella toppa della serratura ed apro il cancelletto, e Bear mi viene subito in contro. Mi inginocchio e lui incomincia a leccarmi tutta la faccia, fa così quando è felice. Mamma mi apre la porta di casa e mi abbraccia.
“Com’è andata all’università?” domanda, chiudendo la porta di casa una volta entrato Bear.
“Bene, grazie a queste vacanze posso rilassarmi un po’ per i prossimi esami.”
“Studia, Kristen, mi raccomando.”
“Sì mamma,” dico mentre mi avvio verso le scale “studio sempre, lo sai.” Chiudo la porta della mia stanza. Tiro fuori dalla borsa il libro di latino ed il quaderno. Se voglio passare l’esame, devo studiare. E mi pare giusto, anzi adatto, iniziare ora e trascorrere le vacanze estive in pace. Relax, ho bisogno di un dannato relax ora come ora. E sono praticamente assediata a casa, tra lo studio e mamma che continua a ripetermi di studiare. È pesante, tutto in questa casa è pesante, persino l’aria. Non sono libera, in questa casa non sono libera e mi fa stare male. Non respiro, non riesco ad essere me stessa a svagarmi perché puntualmente ogni tre per due qualcuno bussa alla porta della mia camera e mi ripete di studiare e studiare, di non deluderli perché sarebbe una tragedia. Sono letteralmente in trappola. Non penso di essere cattiva quando dico che, mi sto laureando solo per i miei genitori, non penso di essere cattiva quando dico che sono pesanti, che non vedo l’ora di uscire fuori da queste mura e respirare aria nuova, pulita. Non penso di essere cattiva quando dico che vorrei non essere nata, vorrei avere una vita uguale ad altra gente. Non penso di essere cattiva quando penso che, tutto questo disagio, tutta questa vita buttata nel cesso è per colpa dei miei genitori. Mio padre gira per il mondo, non è mai a casa. Mia madre è un avvocato. L’ultima volta che ho visto mio padre è stato tra anni fa, quando sono stata ricoverata in un centro di recupero. Avevo problemi col cibo, con la gente, con i miei genitori, con me stessa. Non riuscivo ad ammettere che stavo male, che mi meritavo di guarire. Non riuscivo a mangiare, ma appena vomitavo o mi procuravo delle profonde ferite sul mio corpo stavo bene. L’unica cosa che pensavo era di morire, perché nessuno si accorgeva di me, a nessuno sarei mancata. Che senso ha vivere, se non puoi trovare un appoggio o un qualcosa per.. vivere? Che senso ha, guardare la propria vita finire a puttane? Non facevo altro che ripetermi: che senso ha? Che senso ha? che senso ha? E qual è questo cazzo di senso, non lo so nemmeno io. Ma, la cosa che mi fa incazzare, è che i miei genitori appena uscita dal centro di recupero si vergognavano di me, si vergognavano di avere una figlia con dei disturbi alimentari, di avere una figlia che si provocava il vomito da sola, di avere una figlia che si auto lesionava per capire il senso della sua vita. Mi hanno spedito subito all’università, senza chiedermi se per me andava bene o se me la sentivo di condividere la mia aria con altra gente. Non ho promesso a nessun medico, che avrei ripreso a mangiare. Non ho promesso a nessuno, che non mi sarei tagliata ancora. Non ho promesso nulla di tutto questo, e non intendo farlo. Ho lottato, ho superato quei momenti terribili, mi sono ficcata in testa la frase “sei una persona, Kristen. Meriti di guarire, meriti di vivere. Sei qualcuno. Devi respirare, continuare a respirare”, e anche se ho tutta questa pressione addosso, non riesco a tornare sui miei vecchi passi. Mi sono rovinata la vita, per non dire un ‘no’ ai miei genitori. Mi sono rovinata la vita, per non essere etichettata come ‘la figlia che non vuole seguire le orme dei genitori’, mi sono rovinata la vita per essere accettata dai miei genitori. Mio fratello Taylor è un avvocato, diciamo che è il cocco di casa. Volevo essere come lui, e mi sono distrutta la vita.
“Kristen..” mamma fa capolino in camera mia. “Ascolta, io vado al lavoro. Nel pomeriggio arriva il giardiniere. Digli di occuparsi del retro della casa. Taylor è nel suo studio a lavorare a delle pratiche, poverino lavora sempre.” Dice abbassando gli occhi. “Tu, ovviamente, continua a studiare. Fai altri cinque capitoli di diritto, oltre che latino. Oh, vedo che lo stai già facendo! Brava tesoro!” Sorride, concludendo la frase. –no mamma, vaffanculo voglio un fottuto gelato e non fare un cazzo tutto il pomeriggio!-
“Si, finisco latino e faccio diritto. Avevo intenzione di iniziare a studiare anche quello oggi pomeriggio.”
“Vedi che ci capiamo, amore? Senti,” dice adocchiando l’orologio “sono in ritardo devo scappare. Ah!” torna indietro in camera mia “ti voglio bene, Kristen.” –strano, io credo il contrario.-
“Si mamma, anch’io.” commento senza entusiasmo.
Sono le quattro e venti, e mi accorgo di aver preso sonno. Ho la guancia tutta a righe, per colpa delle pieghe del libro. Ho studiato per tre ore, e non ho retto ai richiami del mio sogno. Chiudo i libri e li butto sul letto. Un rumore mi fa sobbalzare, mi avvicino alla finestra e noto il giardiniere. Lo noto. Si, lo noto. Lo sto decisamente notando e, i miei occhi sembrano incollati al suo corpo. Ha un paio di cuffie verdi alle orecchie, un paio di jeans neri e il suo petto è completamente nudo. Si vedono qualche gocciolina di sudore sulla fronte e sulla schiena muscolosa, dio è proprio sexy! Mi mordo il labbro inferiore mentre i miei occhi sono ancora appiccicati al suo corpo. Lui gira la sua testa verso la mia finestra e mi fissa. Si, mi sta fissando decisamente. Io ho un’espressione da ebete, ovviamente. Il mio cervello si accorge, come al solito in ritardo, che mi sta fissando. Mi giro di scatto e mi nascondo sotto la finestra. Con la coda dell’occhio controllo che si sia girato. Ed è così. Tiro un sospiro di sollievo. Magari mi sono immaginata tutto, e non mi ha guardata. Lo spero, perché sennò ho fatto una figura, poco poco di merda. Apro la porta e scendo le scale, intanto mi sistemo i capelli. Perché lo faccio? Continuo a mordermi il labbro inferiore mentre percorro il corridoio che porta alla cucina. Mi verso un bicchiere di aranciata e sento dei passi dietro di me.
“Taylor se cerchi di farmi spaventare, non ci sei riuscito.” Mi giro sorridendo, ma non trovo la persona giusta.
“Non sono Taylor.” Commenta il giardiniere sorridendo. Ci si può imbambolare su un sorriso di un perfetto estraneo? Mi schiocca due volte le dita davanti agli occhi, e quando mi rendo conto della situazione sento il fuoco sopra alle mie guance. Mi giro di scatto e cerco di riprendere la calma.
“Cercavi qualcosa?” dico, quasi sussurro. Si avvicina di più a me, sento il calore del suo corpo.
“Vorrei un bicchiere d’acqua, se è possibile.” Sussurra, al mio orecchio. Sento le vampate di calore invadermi per tutto il corpo, anche se in casa c’è il condizionatore acceso.
“Mh, certo.” Afferro la bottiglia d’acqua ed il bicchiere, lo riempio e glielo porgo.
“Grazie.. ?” mi porge la sua mano.
“Oh, mh.. Kristen.” Rispondo, arrossendo ancora.
“Piacere, Robert.” Stringo la sua mano, ma i miei occhi cadono sul suo petto nudo. Sciolgo la presa e mi avvio al lavello con il bicchiere.
“Devo tornare su a studiare, se hai bisogno di qualcosa butta un urlo.”
“Ok, torno al lavoro.” Dice mentre mi fa l’occhiolino. Solo ora noto i suoi occhi chiari, profondi, azzurri come il mare. Mi ci potrei perdere dentro. Perdo qualche battito, lo sento perché faccio fatica a respirare. Aspetto che lui esca, e mi avvio in salotto. Posa le sue cuffie nelle orecchie ed accende il tagliaerba. Penso faccia davvero caldo, perché il suo corpo è cosparso di sudore e, può essere così dannatamente sexy anche sudato?
Robert.
Si chiama Robert.
Sorrido, e come un’ebete salgo le scale e mi avvio in camera. Sottolineo parole qua e là, ma non presto molta attenzione allo studio. Piuttosto mi accorgo che sto scrivendo il suo nome ovunque, come una ragazzina alla sua prima cotta. Decido di smettere di torturare il libro e lo chiudo, mi butto sul letto in cerca di dormire un po’, ma niente. Mi giro e mi rigiro, e gli occhi non si vogliono chiudere, la mente non si vuole calmare e gli angoli della mia bocca non si vogliono abbassare. Il suono del cellulare mi fa sobbalzare, rispondo con malavoglia.
“Pronto?”
“Ehi, Kris!”
“Lexie, dimmi..”
“Chi è quel figo nel tuo giardino?” la solita, è sempre lei. Lexie è la mia adorata vicina di casa, ma anche la mia migliore amica.
“E’ il giardiniere.” Dico, fingendo indifferenza.
“Gran bel figo, cara mia. Complimenti per la scelta, li avete selezionati? Me lo presenti?” commenta ridendo, io la seguo.
“Certo, gli passo il tuo numero di cellulare!”
Sento bussare alla porta. “Aspetta, Lex.” Appoggio il cellulare sul letto. “Avanti!” urlo.
“Sono tornata Krist.. perché non stai studiando?!” urla, mamma. Alzo gli occhi al cielo, e questa è la volta buona di stamparle una cinquina sulla faccia.
“Mamma, sono stanca! Non faccio altro che studiare! Mi sto svagando un po’, e sto parlando con Lexie,” indico il cellulare “quindi va e chiudi la porta.”
“Hai tutta la vita per svagarti, Kristen! Non recupererai i giorni di studio! Ne va della tua laurea!” mi chiedo, come faccio a trattenermi.
“Non vorrei neanche laurearmi.” Borbotto, e lei per fortuna non capisce.
“Ti prego di parlare più forte, Kristen.” Puntualizza lei, urlando.
“HO DETTO CHE NON HO MAI VOLUTO LAUREARMI, MAMMA!” l’ho sconvolta, sicuro.
“Che cosa stai dicendo? Tu sei.. tu sei completamente pazza figlia mia!” prende il libro e me lo lancia sul letto. “Studia, mi raccomando. Ok, è solo un incubo Laura, ora torna a lavorare e quando stasera ritorni lei avrà studiato e starà studiando.” Quando fa così, è da prendere a calci nel culo. Non mi sembra di essere cattiva quando lo dico. Si avvia sulle scale, mentre io sono piena di rabbia. Aggancio la chiamata con Lexie e la rincorro.
“Senti mamma, non sono una macchina! Ho bisogno di riposo, ho bisogno di pace, dannazione un po’ di pace e un po’ di aria!” dico, gesticolando.
“Kristen Jaymes Stewart, mi stai urlando contro con estranei a casa per caso? Corri in camera tua e vai a studiare.” Ordina, quasi.
“Non ho dieci anni, ne ho ventidue e sono stanca di stare sotto alle tue regole cazzo! Voglio vivere la mia vita, con sbagli e ripensamenti. Voglio godermi la mia fottuta vita che ho ritrovato dopo tempo!"
“Kristen mi stai..”
“Ti sto cosa? Facendo incazzare? Oh mamma, sai quante volte mi fai sentire così tu? Ti sei mai chiesta se a me l’università andava bene? Ti sei mai chiesta se stavo bene, per stare ancora tra la gente? Ti sei mai chiesta se ho mai vomitato di nascosto o tagliata? No. Devo studiare, per realizzare i tuoi cazzo di sogni. Non volevo rovinarmi la vita, ma a causa tua e di papà l’ho rovinata. Ho perso quattro anni di vita, per colpa vostra e non ti sei neanche permessa di chiedermi scusa o di darmi conforto. Ho vissuto quattro anni in quel centro e tu non sei mai venuta perché ti vergognavi di tua figlia. Tua figlia stava male, aveva una malattia e tu ti sei vergognata, e ti vergogni tutt’ora se si tocca quest’argomento. Ho ripreso la mia cazzo di vita, e me la voglio godere, ok?” mia madre mi guarda con i nervi a fior di pelle. Mi sono accorta solo ora di Robert in sala, ha assistito a tutto questo spettacolo.
“Fuori di casa, subito!” indica la porta. “Mi hai sputtanato e mi stai accusando ingiustamente. Non meriti di stare qui.” Si avvia verso la porta ed esce. Mi siedo sullo scalino con la testa fra le mani. Ho esagerato, questa volta. Ma stavo scoppiando tenevo tutto dentro da quattro anni.
“Tutto bene?” Robert fa capolino sui gradini e si siede affianco a me. Scuoto la testa, mentre sbuffo. Sento la sua mano sulla mia spalla che si sposta, da destra a sinistra.
“Non capisce veramente niente.” Mi lascio sfuggire il commento.
“Come?” interviene lui, non smette di muore la mano.
“Mia madre. A volte penso proprio che lei sia anormale, penso che non abbia un cuore.” Commento, col nodo alla gola. “E questo mi fa star male, troppo. Vorrei confidarmi con lei, invece non fa altro che soffocarmi e se ne frega altamente di me!” mi lascio scappare una lacrima.
“Magari lo fa per il tuo bene.”
“No, credimi, non l’ho mai vista fare qualcosa per me perché mi vuole bene.”
Silenzio. Un’imbarazzante silenzio.
Poi lo rompe lui. “Ho sentito che sei stata in un centro di recupero, come mai?” domanda.
“Storia abbastanza lunga.” Rispondo guardandolo negli occhi.
“Ho tutto il tempo che ci vuole.” Commenta sorridendo. “Sai, penso che tu sia bellissima.” Dice tutto d’un fiato. Il mio cuore perde battiti ed incomincio a respirare a fatica. “Vorrei vederti più sorridente, vorrei vederti sorridere.” Dice toccandomi la guancia con la mano libera. Sorrido, a quel tocco. Sorride pure lui. “Lo sapevo.”
“Cosa?” commento, ingenuamente.
Sei bellissima quando sorridi.” Sento il calore posarsi sulle guance.
Sei bellissima anche quando diventi rossa.” Ride, mentre mi passa una mano sulla nuca.
Incomincio a raccontargli la mia storia, tra qualche lacrima. Rimango stupita quando alcune di esse me le asciuga lui stesso, e non si perde neanche una parola sembra quasi interessato alla mia vecchia e patetica vita. Certe volte lo guardo, ma non resisto al suo sguardo e lo abbasso. Perdo del tutto l’uso del respiro quando sento che mi sta abbracciando. Le sue mani continuano a muoversi sulla mia schiena. Appoggio la guancia sulla sua spalla ed appoggio il naso sul suo collo. Respiro il suo odore, e lo trovo così dolce e così.. sexy, anche. Mi schiarisco la voce e lui si stacca.
“Mi dispiace, per tutto davvero.” Commenta staccando l’ultima mano che teneva appoggiata alla mia schiena. Le incrocia e poi torna a fissarmi.
“Dove pensi di andare?”
“Cosa?” dico con voce tremolante, visto il pianto di sfogo.
“Ti ha cacciata tua madre, dove pensi di andare?” mi ricordo solo ora di essere nella merda più totale.
“Cazzo!” dico, mettendomi la testa fra le mani.
“Ehi.. ehi..” commenta lui passandomi una mano sulla schiena. “Puoi stare da me, se vuoi. Ho casa tutta per me, visto che finalmente me la posso permettere grazie ai vari lavori.” Lo guardo stupita, poi scoppio a ridere.
“No, no grazie non permetterei mai di..”
“Ehi, mi sono offerto io.” mi fa l’occhiolino. Dio sei irresistibile, vorrei dirgli.
“O-ok.” Commento, sfinita dalle occhiate che ci rivolgevamo. “Vado a preparare il borsone.” Mi alzo e mi libero della sua mano sulla schiena. Preparo un borsone e un foglietto per Taylor. Andrà su tutte le furie, ma se la deve prendere con mamma non con me. Mi pare un po’ assurda questa cosa, ma vorrei godermela. Non penso di conoscerlo, ma trascorrerei ore con lui. Ci avviamo insieme in macchina ed allaccio la cintura. Per tutto il tragitto non fa che guardarmi. Mi guarda, mi sorride, mi guarda, mi sorride. Sento un peso addosso, e mi rimpicciolisco sempre di più quando mi guarda. Parcheggia la macchina di fronte ad un piccolo appartamento e mi fa scendere, recupera il mio borsone ed entriamo in casa.
“Questo è il salone, in quel corridoio il bagno e le tre stanze. Di qui invece..” indica camminando “C’è la cucina. Vieni, ti faccio vedere la tua stanza.” Afferra il mio borsone ed la mia mano. Sento il mio cuore uscire dal petto, e forse se né accorto pure lui visto che mi ha rivolto un’occhiata ed un sorriso. Apre la porta e appoggia il borsone sul letto.
“E’ camera mia, ma è la più grande visto che sei l’ospite.”
“Oh no, no ti prego già è tanto se mi hai ospitato in casa. Senti, dormo sul divano ok?” ride, ride alla mia frase.
“Non se ne parla.” Dice passando una mano sulla mia guancia. Fa retro front e chiude la porta alle spalle. Ok, come si respira?
 
Dopo aver sistemato il borsone, raggiungo Robert in salotto.
“Robert..”
“Rob, ti prego..” sorrido.
“Rob, ti dispiace se prendo un bicchiere d’acqua?” indico la cucina.
“Non devi chiedermelo, fa come se fossi a casa tua Kristen..”
“Kris..” lo correggo.
“Kris.” Ripete.
 
Ha noleggiato un film, molto comico e non facciamo che ridere. O meglio, penso di ridere solo io. Sento il suo sguardo addosso, continuamente ed ogni volta che mi giro verso di lui, lui si gira e poi sorride. A quel gesto non faccio altro che sorridere, e il mio cuore batta più di quanto dovrebbe battere regolarmente. Lo sento veramente fuori dal petto come se stesse cercando il suo di cuore ed abbracciarlo. Mi mordo il labbro inferiore. Nelle ultime ore mi sono soffermata a guardare le sue labbra, così perfette, e così rosa.
Penso che tu sia bellissima.” Dice, tutt’un tratto, quasi mi fa sobbalzare.
“Oh, andiamo..” commento. Me l’ha già detto, ma questa volta mi accorgo di arrossire.
Penso che tu sia bellissima, Kris.” Ripete. Il mio cuore sta per scoppiare, lo sento.
Si avvicina lentamente a me, mi fissa le labbra e poi gli occhi. Labbra, occhi, labbra, occhi. Poi, si tira indietro per recuperare un’oggetto. Posso respirare, riprendo a respirare, a fatica ma riprendo a respirare.
“Vorrei farti ascoltare una canzone.” Dice mentre la cerca nell’ipod. Lo guardo confusa, e poi mi infila le cuffie nelle orecchie, aspetto che se le mette pure lui e poi preme play. ( da ascoltare: http://www.youtube.com/watch?v=XkPGa4pA3Yo&feature=relmfu)
Per tutto il tempo mi fissa negli occhi, cercavo di fissarlo anch’io ma non reggevo a tanta bellezza. Poi, sento le sue dita sotto al mio mento, mi costringe a guardarlo negli occhi e con tanto sforzo lo guardo ma mi ci adatto e mi perdo dentro a quell’azzurro mare. Sorride, e strofina la sua guancia sulla mia faccia. Sono letteralmente immobile, col cuore in movimento, anzi troppo. Le sue dita raggiungono il mio collo e seguono il battito del mio cuore. Con la mano libera cattura la mia guancia ed avvicina il suo volto al mio. Mi sta venendo un infarto, questo è sicuro. Tocco il suo naso col mio e lui schiude le labbra per sorridere.
Penso che tu sia bellissimo, Rob.” Commento, guardandolo negli occhi.
Con un tocco lento e dolce, fa aderire le nostre labbra. A quel tocco sento un brivido che parte dal viso, poi alle braccia. Schiudiamo insieme le labbra e le sue mani si impossessano del mio viso. Il brivido continua per le gambe, per il busto e per tutta la schiena. Il mio cuore si intreccia al suo, lo sento perché il suo petto è appoggiato al mio. Il suo cuore batte tanto quanto il mio. Il bacio diventa più intenso, più sensuale. Le nostre lingue si cercano ed iniziano una danza d’amore. Sfiliamo lentamente le cuffie dalle orecchie e le sue mani raggiungono i miei fianchi. Le salda e mi stringe a se. Le mie dita giocano con i suoi capelli sulla nuca, e sembra piacergli. Ci stacchiamo per prendere fiato ed appoggia la sua fronte sulla mia. Sorridiamo insieme, ed rincominciamo quella danza e quello scambio di.. amore? Non lo so. So solo che mi sento finalmente viva, con lui.







Salve a tutte! Questa è la mia prima one shot che posto qui. Accetto sia critiche che consigli.
E' diversa dalle altre,perchè tratta un argomento che purtroppo è comune tra la gente, e anche la sottoscritta l'ha avuta. (ma è guarita e sta benissimo. yeah(?) ) Spero vi piaccia, davvero!
-Fede.
  
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