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Autore: Out of this world    07/04/2007    28 recensioni
- Perché mi fai soffrire così? – mi mormora con furia, tuttavia così piano in modo che lo senta solo io.
- Perché ti amo. – replico alzando lo sguardo verso il suo fiero e maestoso come un re.
E se Bella cerca di far perdere il controllo al nostro caro Cullen, a che piano strategico ricorrerà?
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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GIOCHI DI SEDUZIONE AMICHEVOLE

Capitolo unico.



 

 

 

 

Ti guardo accecato dalla gelosia mentre parlo con Mike. E se una parte di me vorrebbe correre fra le tue braccia facendomi cullare dalle tue mani grandi e fredde, tremendamente fredde, me ne sto incollata a questa scomoda sedia in mensa a parlare con il biondo che mi fissa entusiasta. Brividi ed eccesso di tentazione mi provoca il tuo sguardo intenso mentre mi perfora il viso in cerca di un minimo di attenzione. Mi dispiace caro mio, a questo punto basta. Credevi che non avrei mai fatto niente per convincerti a cambiarmi? E qui ti sbagli di grosso Cullen. Ti sbagli davvero di grosso. E anche se so che questa sera mi verrà voglia di buttarmi giù da un dirupo per quello che sto facendo, non mi importa. Continuo a fissare in volto Mike, il quale non fa che blaterare su un gruppo rock che sinceramente non conosco. Ma annuisco cercando di sembrare affascinata, tanto per fargli credere per davvero che m’interessa. In realtà, l’unica cosa che voglio è far esasperare quel testone del mio fidanzato, rigorosamente arrabbiato, rigorosamente infastidito e rigorosamente assetato di sangue. Nel vero senso della parola. Che ingenuo quando questa mattina gli ho detto che avrei fatto di tutto per farlo cedere. Non ci credeva, ma io, con mia grande sorpresa, ho avuto il coraggio di stargli lontana tutto il giorno facendolo contorcere dalla gelosia per tutta la mattinata. Inutili sono state le sue occhiate di fuoco verso chiunque mi si avvicinasse. Io in men che non si dica gli ricambiavo un sorrisetto maligno. Non mi riconosco neanche più io. Ma in fondo lo faccio per noi, cederà alla fine, no?

Lo guardo di sottecchi: non mi sono neanche seduto con lui a mensa. E lui in tutta riposta se ne è restato lontano da tutti in un tavolo vuoto, non facendo altro che guardarmi furioso. Ma io so che questo è ancora poco.
Mi giro verso Mike, il quale continua a ciarlare.
- Mike, mi pare che ti stia chiamando qualcuno. – dico facendo la finta tonta, facendolo girare verso l’ingresso della mensa, dove c’è Jessica che lo guarda sulle spine. Forse posso sgattaiolare via.
- Ah, è Jess. Va bè, ci vediamo Bella. – mi dice alzandosi di malavoglia. Lo saluto con la mano. Ora devo escogitare altre maniere per far uscire di testa Edward. E poi mi viene l’idea. Mi alzo lentamente, il vassoio ancora pieno di cibo per avanzare a passo spedito verso di lui. Penso di non averlo mai visto così arrabbiato ma anche così sorpreso di questo mio gesto. Ma io non batto ciglio. Appoggio il vassoio sul tavolo, prendo la sedia e mi sistemo di fronte a lui, che per altro non ha ancora smesso di fissarli ansioso. Prendo con lentezza misurata la forchetta e mi porto alla bocca una patata, non staccando gli occhi dal suo viso contratto. Naturalmente non ho intenzione di aprir bocca. Voglio solo vederlo in crisi. So di comportarmi male, anzi, da vera arpia: ma con lui non posso fare altro. E se il mio cuore mi dice di buttarmi fra le sue braccia baciandolo con foga, il mio autocontrollo mi replica che se voglio farlo cedere devo ignorarlo, brutalmente, malignamente. E sembra funzioni. Vedo i suoi muscoli guizzare attraverso la stoffa azzurra della sua maglia di cotone; il viso è contratto in una smorfia tanto stupita quanto nervosa; gli occhi ambrati sono grandi, pieni di amarezza assopita; i capelli spettinati come non mai di quel color rosso-castano che adoro da morire. La mia mano mi prude: vorrei passargliela sul viso, sulla bocca, su quei capelli così belli quanto strani. Ma mi trattengo. Il suo viso ormai è tutto una smorfia. Sorrido.
- Credi di farmi innervosire?
Non rispondo, mentre lui deglutisce a fatica tanto è sulle spine.
- Andiamo Bella, parlami! – sbuffa, distogliendo lo sguardo, posandolo oltre le mie spalle. Non intendo demordere.
- Vuoi davvero la guerra? – mi chiede poi, la bocca sottile, gli occhi irresistibili. Accenno un sorriso. Tanto stavolta vinco io. Lui lo prende come un sì.
- E va bene! Voglio vedere per quanto intendi non rivolgermi ne la parola ne attenzione! – sbotta passandosi una mano fra i capelli rossi. Quasi gli scoppio a ridere in faccia. Ma la campanella mi distoglie dal mio intento. Veloce mi alzo andando a buttare il resto da mio pranzo. Poi mi incammino da sola verso Biologia. In un lampo lo vedo comparire al mio fianco, e quasi rimango delusa quando lo vedo sorridente. Che il mio piano sia già fallito? Oh vuole farmelo credere?
Rimango impassibile, entrando nel laboratorio. A passo spedito mi dirigo verso il mio banco, con lui subito a fianco. E proprio in questa momento entra il professore. E con mio sommo orrore tiene in mano una videocassetta. Tortura doppia.
- Oggi filmato. – annuncia annoiato perfino lui. Sospiro e mi appoggio alla seggiola. Di fianco a me non sento Edward, quasi si fosse allontanato dalla sedia. E infatti quando lo guardo per confermare le mie ipotesi, lo vedo lontano da me. Resisti Bella, resisti!
Prima che potessi pensare ad altro le luci si spengono, facendo comparire sullo schermo delle immagini. E come un fulmine a ciel sereno, improvviso quanto potente, sento arrivarmi alle narici il profumo squisito del mio fidanzato, accorgendomi che mi si è avvicinato fin troppo. E’ quasi appiccicato a me: posso sentire il suo braccio premere contro il mio e il suo piede toccare impercettibilmente la mia scarpa. Mi mordo un labbro: vuole farmi impazzire. In fondo nessuno pare essersi accorto di noi, troppo addormentati per notare il nostro gioco letale a suon di malignità. Ragiona Bella, cosa potresti fare? Lui cosa non si aspetterebbe mai che tu facessi? Sorrido fra me: di certo non si aspetterebbe che io…
Interrompo i miei pensieri. E mi illumino. Mi volto verso di lui, illuminato solo dalla luce fioca del filmato. Di sicuro sta già pregustando un successo che, mi dispiace, non arriverà mai. Probabilmente pensa che due cose: la prima è che mi allontani da lui e la seconda che rimanga impalata come una mummia per il resto dell’ora. Ed è qui che si sbaglia.
Stando al suo gioco seduttore mi avvicino di più a lui anch’io, appoggiando la mia testa alla sua spalla. Lo sento irrigidirsi. Ecco, avevo ragione io. Non se lo aspettava.
Ma non mi fermo: a mali estremi, estremi rimedi. Inizio a toccargli alcuni ciuffi dei capelli ramati con un tocco leggerlo, spettinandolo appena. Come se non lo fosse già.  
Lo vedo respirare con rabbia, incrociando le braccia sul petto. Sorrido e gli poso un bacio sulla spalla.
- Perché mi fai soffrire così? – mi mormora con furia, tuttavia così piano in modo che lo senta solo io.
- Perché ti amo. – replico alzando lo sguardo verso il suo fiero e maestoso come un re.
- Hai deciso di parlarmi?
- Solo per farti impazzire di più.
- Ti amo anch’io… ma in questi momenti non ti sopporto.
- Neanche io.
- Bè, allora vuol dire che ci odiamo.
- Probabile.
- Già, probabile.
Entrambi ci fissiamo arrabbiati, ma incapaci di non scambiarci sguardi fulminei. Questo gioco inconsciamente mi fa venire voglia ancora di più di abbracciarlo, appoggiare la testa sul suo petto dimenticandomi di tutto e di tutti. E penso lo immagini pure lui.
- Sono pericolosi questi giochi. – mi mormora con voce roca. Continuo a spettinarlo.
- Non sai quanto.
Mi stacco da lui e la mancanza di contatto fra di noi mi pesa. Ma resisto e finisco di vedere questo stramaledetto filmato. Non mi si avvicina più. Uff, che delusione.
Poi all’improvviso suona la campanella e il filmato s’interrompe, mentre il professore riaccende i lampadari. Mi stropiccio gli occhi gemendo per il contatto così accecante con la luce e mi volto a fissare Edward. Non l’ho mai visto così sofferente e rigido.
Mi alzo e raccolgo i libri, uscendo dalla classe con lui alle calcagna.
- Adesso mi insegui? – gli chiedo mentre mi raggiunge soprapensiero.
- Adesso mi parli?
Sbuffo e distolgo lo sguardo. Dovrei andare in palestra, ma non ne ho voglia. E mi sa che lo ha capito pure lui.
- Non dovresti andare a fare ginnastica? – mi chiede gongolante. Alzo le spalle irritata.
- Non mi dirai che non vuoi andarci… in fondo non ne avresti mai il coraggio di ballartela. – mi dice avvicinando il viso al mio, incurante del fatto che siamo in un corridoio pieno di studenti curiosi. Stringo i denti, e poi vedo Mike. In men che non si dica fisso negli occhi Edward, il quale pensa di avere la vittoria in pugno. Lo guardo sorridente per poi correre verso Mike.
- Ehi Mike, andiamo insieme verso la palestra? – gli chiedo prendendolo a braccetto. Ringrazio tutti gli Dei che Jessica non è qui.
- M-ma certo! – mi dice entusiasta Mike. Restituisco il sorriso e mi giro a voltare Edward, il quale è diventato un pezzo di ghiaccio. E io in tutta risposta lo saluto con la mano prendendolo in giro.
Mi dispiace, davvero. Ma è l’unico modo amore mio…

- AHIO!           
Cado all’indietro quando una palla mia arriva in testa.
- Swan, devi prenderla la palla, ma non in testa! – mi urla il professore. Ma che vuole? Non l’ha ancora capito che sono una frana a pallavolo? (e nella pallacanestro, nella corsa, nel lancio dei pesi, nei… basta!)
- Dai alzati! Stai bene? – mi chiede Mike porgendomi la mano. E io non mi lascio sfuggire questa occasione. L’afferro e alzandomi mi avvicino a lui, facendolo arrossire. Ah ah! Se Edward sta leggendo nei pensieri di Mike (ed è praticamente sicuro) si starà contorcendo dalla gelosia!
- In realtà mi fa un po’ male la testa. Vado a sedermi. – gli dico. Fa che venga con me, ti prego…
- Vengo con te.
Sì! Evviva!
Sorrido come una stupida mentre mi segue come un cagnolino. Due a zero Cullen.
- Senti… potrei chiederti una cosa? – mi dice ad un certo punto Mike. Io annuisco.
- Ma tu e Cullen avete litigato?
Mi si spezza il cuore. Rimango impala a fissarlo, mentre la verità si fa strada nella mia mente… non avevo inteso tutta quella messa in scena come un litigio…
- Ehm… perché? – chiedo.
- Bè, è tutta la mattinata che gli stai lontano, e lui non fa niente per avvicinarti se non qualche gesto freddo. – dice alzando le spalle. Di sicuro sarà contento di tutto ciò.
- T-tu dici che… che abbiamo litigato? – chiedo sconvolta. Io non volevo litigare, volevo solo fargli capire che… oddio: e se lui pensa che non voglio più? Se pensa che stamattina quella di volergli far perdere il controllo era una scusa per lasciarlo? Non sarà così imbecille da pensarlo, no? Insomma, lui è Edward Cullen, quello intelligente, mica penserà tutto ciò? Vero?
Però… quell’espressione triste non poteva essere solo per questo stupido gioco. Improvvisamente mi alzo in mente e inizio a correre fuori dalla palestra. E poco m’importa del professore che mi urla dietro di tornare indietro. Rischio di cadere tipo venti volte, ma rimango sempre in piedi a fatica anche quando non mi ritrovo col sedere per terra. Con questo freddo la tuta di ginnastica mi fa raggelare il sangue. Ma non mi importa e quando vedo la sua Volvo parcheggiata con lui fuori che mi guarda stralunato non posso che sorridere e correre più veloce. Lui, accorgendosi delle mie intenzioni mi prende al volo quando gli salto in braccio come una bambina di tre anni. Sconvolta mi nascondo la testa nella spalla, mentre tutti ci fissano curiosi. Ma poco mi importa. In men che non si dica gli prendo il viso fra le mani e lo guardo con la lacrime agli occhi.
- Dimmi cosa pensi! – dico supplicandolo. Lui in tutta risposta mi fa scendere e mi posa le mani sulle spalle.
- Cosa penso di cosa? – chiede stupito da questo mio comportamento.
- Senti, io non ti voglio lasciare! Non pensare questo, ti scongiuro! – dico strattonandolo per il maglione. Lui è sempre più sorpreso.
- Lasciarmi?
Annuisco battendo i denti dal freddo. Lui pare non capire.
- Lasciarmi? – ripete non capendo. Io sbuffo spazientita.
- Io stamattina volevo farti perdere il controllo!
- Lo so. Me lo hai detto stamani nel letto quando ti sei svegliata.
Mi irrigidisco, e all’istante arrossisco quando le persone intorno a noi iniziano a parlare sottovoce.
- Ma dormono insieme?
- Non lo so!
Li sento mormorare frasi del genere, mentre Edward per non poco scoppia a ridere.
- Posso sapere il perché di tutta questa scena? – chiede poi.
- I-io… pensavo che pensavi – scusa il gioco di parole - che era tutta una messa in scena per farti lasciare da me… - gli dico imbarazzata. Lui scoppia finalmente in una fragorosa risata.
- E tu credi a quell’imbecille di Mike? Senza offesa. – dice poi indicando una persona dietro di me, che presumo essere proprio il diretto interessato.
- Non fa niente. – dice una voce digrignando i denti. Soffoco un risolino anche io.
- Potreste farvi gli affari vostri, per cortesia? – chiede poi in tono formale di un altro secolo il mio fidanzato a tutti coloro che si sono fermati a curiosare. E in men che non si dica non rimane più nessuno, se non Mike.
- Senti, potresti dire al professore che Bella si è sentita male e che la porto a casa? – chiede poi gentile – falsamente gentile – Edward.
- Certo.
Si volta furioso imprecando a mezza voce e io mi volto verso il mio fidanzato.
- Perciò è tutto finito? Intendo tutti quei modi per “farmi perdere il controllo” – chiede alzando gli occhi al cielo. Sbuffo rassegnata.
- Tanto non cambi idea. E poi mi da fastidio comportarmi in quella maniera. Non sono io. – ammetto fissandolo negli occhi mentre sorride.
- Finalmente! – esclama. – Dai, vai a cambiarti che ti riporto a casa. – mi dice salendo sulla Volvo.



Mi torturo le mani, mentre il mio ragazzo canticchia una canzone che stanno trasmettendo alla radio.
- Edward? – chiedo poi.
- Sì?
- Posso farti due domande? – chiedo voltandomi verso di lui. Lo vedo spegnere il motore, notando che siamo già di fronte a casa mia.
- Allora, alla prima, che presumo essere “Edward, mordimi” – inizia cinguettando il mio modo di parlare – Ti rispondo di no.
Sbuffo incrociando le braccia al petto.
- Mentre la seconda l’aspetto. – mi dice spegnendo la radio. Recupero un po’ di forze e lo fisso maliziosa.
- Un po’ il mio piano ha funzionato? – chiedo con voce languida. Tanto sa che fingo.
- Prego? – mi replica formale. Sbuffo.
- Ma sì! Tutti quei modi per farti perdere il controllo… a me sembra funzionassero… - dico avvicinandomi a lui. Lo vedo in imbarazzo.
- Fingevo.
Bugiardo.
- O sì, certamente. – replico io, mentre fa per posarmi un bacio sulle labbra. Ma io mi ritraggo a occhi chiusi. Lo sento grugnire in disaccordo con la mia scelta di non farmi baciare.
- Ho un altro piano.
- E sarebbe?!
- Non ti bacerò più finche non mi mordi. – gli dico aprendo la portiera e uscendo fuori dall’abitacolo caldo.
Lo vedo innervosito, per poi scendere dall’auto afferrandomi per un braccio.
- Se ci provi io vado a dire a mezza scuola che è vero, dormiamo insieme. In fondo lo pensano già una trentina di persone, per cui non faccio che propagare quella che è una notizia già detta e saputa.
Tremo al solo pensiero.
- Ti odio. – dico.
- Anch’io. – replica.
E mi lascio andare prima di farmi baciare dalle sue grandi labbra fredde. Gli circondo il collo con le braccia, avvicinandomi un poco. Poi si stacca e mi fissa intensamente. Reggo il suo sguardo.
- Mi ami o mi odi? – chiede.
- La seconda possibilità. – replico facendogli la linguaccia, allontanandomi dal suo abbraccio per avvicinarmi alla porta di casa. Lo sento ridacchiare.
- Peccato. Se mi dicevi che mi amavi potevo anche ripensarci… ma dato che non è così…
Mi irrigidisco con le chiavi a mezz’asta per voltarmi pietrificata verso di lui, che mi guarda ammiccante con le mani in tasca.
- Potevi ripensare a cosa? – chiedo piano. Ma lui mi sente.
- Eh, mi dispiace, hai detto che mi odi. – replica voltandosi verso la Volvo. Allora inizio a correre e lui si volta appena in tempo per prendermi di slancio fra le braccia.
- Ti amo, ti amo, ti amo! Ti prego, ora dimmelo.
Sono sconvolta, deve dirmelo! Forse voleva ripersaci? Avevo qualche possibilità di farmi mordermi?
Lui mi fissa intensamente e alla fine mi posa un bacio sul collo.
- Anch’io ti amo. Per l’eternità.
Eternità? Eternità?
Lo fisso illuminandomi, regalandogli un sorriso smagliante. E lui me lo restituisce con uno un po’ piccolo, quasi incerto.
- Però è in forse. – mi dice.
- Per me è come un sì! – dico posando le labbra sulle sue di pietra fredda. Sento le sue braccia accarezzarmi la schiena.

Ti amo, vampiro dei miei sogni.

 

++

 

Ok, la trama è a dir poco stupida, però mi è venuta così! Chiedo umilmente perdono!

Vi saluto, ciao!


Lore-Minako
 

 

 

  
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