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Autore: MariD96    23/09/2012    2 recensioni
"Così tutti sapevano come mi comportavo ma nessuno sapeva il motivo per cui lo facevo, perché ero sempre triste e perché preferivo stare da sola.
Nessuno conosceva la mia vera storia, cosa era successo 8 anni fa."
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dopo qualche giorno io e Justin ci riabituammo alla nostra solita vita. Cercavamo di non pensare ai commenti dei compagni di scuola e ogni momento in cui potevamo stare insieme in santa pace era d'oro. Lui però sembrava sempre pensieroso come se avesse qualcosa per la testa che non voleva dirmi e ogni volta che gli chiedevo perché sembrava così lontano mi diceva che non era vero.

- Linz, quando è il tuo compleanno?
- perché questa strana domanda?
- Quando stiamo insieme o stiamo in silenzio o parliamo della tua famiglia e della mia vita ma da quando ci siamo incontrati non abbiamo mai fatto un discorso vero, vorrei conoscere molte cose di te. Quando è il tuo compleanno?


Non ci avevo mai pensato ma ripercorrendo tutte le nostre conversazioni non ne avevamo mai fatta una davvero "normale" come tutte le altre persone.

- Il 27 Maggio, il tuo?
- Il 1 marzo.
- vuol dire che tra poco farai 19 anni.
- già e tu 18.


Si perse di nuovo con lo sguardo, eravamo seduti sotto un albero al parco ci tenevamo per mano ed era già la sesta volta che dovevo richiamarlo all'attenzione.
Poggiai la testa sulla sua spalla e chiesi:

- quale è il tuo colore preferito.

Lui si girò di colpo verso di me come se lo avessi svegliato da un sonno profondo e disse:

- cosa?
- qual è il tuo colore preferito? -
ripetei la domanda seccata.
- perché questo tono?
- Justin non mi stai ascoltando.
- si ti ho ascoltato, mi hai chiesto il mio colore preferito.
- non adesso, in questi giorni sei sempre perso nei tuoi pensieri.
- non è vero.
- Si lo è.
- forse un po' scusa. Ho tante cose per la testa.
- ad esempio?-
dissi con tono offeso

Rimase in silenzio di nuovo con lo sguardo perso io rinunciai ad avere una normale conversazione con lui.
Dopo circa 2 minuti rispose:

- il viola, il mio colore preferito è il viola il tuo?
- il nero.
- non avevo dubbi.-
sorrise, il mio piano di fare l'offesa con lui non funzionò perché ricambiai.
- e i tuoi fiori preferiti quali sono?- chiese ancora Justin.

Non mi ero mai posta quella domanda perché non avevo mai pensato a guardare la natura così mi guardai in torno per vedere che fiori c'erano nel parco.
Tulipani, rose, margherite. Sorrisi guardando la natura e il bel paesaggio sul quali non mi ero mai soffermata.
Ma dopo poco il mio sorriso si spense e mi pietrificai, sgranai gli occhi.
Era lui, Jason.
La mia prima reazione fu quella di chiedere aiuto a Justin poi capii che sarebbe stata una pessima idea e visto che Jason era lontano con un po' di fortuna non ci avrebbe visti.

- Qual è il tuo fiore preferito? Chi è che è perso nei suoi pensieri adesso?

Posò gli occhi in lontananza cercando di capire cosa guardassi e io distolsi subito lo sguardo per non farglielo capire ma fu troppo tardi. Justin si irrigidì e mi mise un braccio attorno al fianco.
Jason ci vide e urlò:

- ciao carina.

Poi si incamminò verso di noi. Stavo morendo dalla paura e anche se non voleva farlo vedere anche Justin era molto preoccupato.
Fortunatamente in quel momento si piazzò davanti a noi Tyler e disse:

- ciao bellissima, come va?

E si sedette accanto a me.

- bene. - dissi con un filo di voce poi vidi Jason fare dietrofront e andò via a passo veloce, sia io che justin posammo gli occhi su Tyler sollevati.

- che fate di bello qui?
- ci riposiamo dalle cattiverie del mondo.
- rispose Justin.
- deve essere brutto, avere dietro tutte quelle voci a scuola.

Nessuno di noi rispose poi lui aggiunse a bassa voce:

- mi dispiace tanto, sto cercando di aiutarvi. Ho saputo della lite con Jason e sono venuto qui per allontanarlo. Ha funzionato?

Guardai in lontananza e non vidi più Jason così annuii.

-sono felice, voglio essere tuo amico Linz ti voglio aiutare con i problemi a scuola. - sorrise.
- grazie. - rispondemmo io e Justin all'unisono. Era il minimo che potessimo fare.
- questo e altro per una bellissima ragazza come te.

Io arrossii e abbassai la testa invece Justin disse:

- non esagerare ok?
- sei geloso? Io credo che lei non ti lascerebbe mai per me, non ti devi preoccupare.


Strizzò l'occhio. Poi si alzò e aggiunse:

-state attenti a Jason, sa essere pericoloso.

Si allontanò, Justin mi strinse ancora più forte e disse a bassa voce:

- ti vuole ingannare con i suoi giochetti.
- non fare così è stato gentile.
- non tiene davvero a te, l'ha fatto solo per sembrare gentile e conquistarti. Sai cosa vuole da te, ciò che vogliono tutti.


Mi sentivo sfruttata al massimo, perché gli altri si comportavano bene con me solo per il secondo fine, nessuno teneva davvero a me.

- Tutti credono che io sia una ragazza facile, odio questa cosa.
- anche io. -
disse sconsolato Justin.

Poi mi prese con una mano il viso e posò le sue labbra sulle mie mentre con l'altra mano mi accarezzava la schiena, fu un bacio lungo ed intenso. Ogni volta che lo faceva dimenticavo tutto. Esistevamo solo io e Justin.
 
**
 
- mi descrivi sempre Ronnie come una persona che ti ha fatto soffrire ma perché adesso vuole aiutarti?
- ho ingannato Lea per salvare il suo rapporto con Ronnie ecco perché mia zia mi ha picchiata e avevo un nuovo occhio nero.
- se lei ti trattava così male perché l'hai aiutata? -
sembrava confuso.
- non lo so neanche io, sentivo che era la cosa giusta da fare.
- io non capisco una cosa, perché non mi hai raccontato prima la tua storia? Io continuavo a credere che Lea fosse tua madre. Ti facevo soffrire e non lo sapevo.
- non lo so, avevo paura che dicendoti la verità mi avresti vista con occhi diversi.


Rimase in silenzio per circa una mezz'oretta, stare vicino a lui senza dire niente non mi disturbava affatto anzi, avrei passato tutta la mia vita così se avessi potuto, bastava la sua presenza a rendermi felice. Poi lui disse:

-deve essere terribile.
- cosa?
- a 9 anni vedere i propri genitori e una sorella morire. Deve essere già brutto perderli, figuriamo vedere proprio il momento in cui mu
oiono.

Rimasi in silenzio a testa bassa, Justin comtinuò:

- la polizia cosa ha detto?
-niente, l'hanno archiviato come un semplice incidente stradale.
-ma non lo è stato..
-come fai a saperlo?-
solo io conoscevo la verità, tutti credevano che la macchina fosse andata a sbattere contro un albero a causa di un guasto ai freni.
-continui a dire che dopo l'impatto con l'albero tua madre ti ha chiesto di stare ferma e che hai sentito tuo padre parlare con qualcuno. Questo vuol dire che erano ancora vivi anche dopo l'incidente. Li hanno uccisi dopo.

Mi scesero delle lacrime sulle guance.

- scusa, non volevo farti soffrire mi dispiace. Sono un idiota.

Mi asciugai le lacrime con le mani, lui mi strinse ancora di più e mi diede un bacio leggero sulla guancia.
Io mi allontanai dalla sua stretta e mi alzai velocemente dal letto.

-Dove vai? È ora di dormire. -disse lui.
- un secondo in bagno.

Mi chiusi dentro a piangere perché non volevo che lui mi vedesse.
Ero scossa ancora dall'incontro con Jason e da come Tyler si approfittava di me, inoltre ripensare ai miei genitori mi aveva sfinito. Ma questa volta non avevo intenzione di tagliarmi o di farmi male perché sentivo che Justin aveva bisogno di me e io di lui. Stetti seduta per terra in bagno per almeno 10 minuti con le mani incrociate per evitare di cadere in tentazione e farmi del male. Ogni volta che pensavo a come sarebbe stato soddisfacente prendere una forbicina per le unghie e tagliarmi mi mordevo un labbro e facevo respiri profondi.
Alla fine mi alzai mi sciacquai la faccia e facendomi tanto coraggio aprii la porta.
Vidi Justin seduto sul bordo del letto con un cofanetto aperto in mano e nell'altra teneva stretto qualcosa di metallo che luccicava a causa della lampadina sul comò, lo osservava e lo girava sulla mano. Quando capii cosa fosse corsi davanti a lui presi entrambi e misi il proiettile nel cofanetto poi urlai arrabbiata con lui più che mai:

- Justin come ti permetti? Sono cose mie e nessuno ti ha detto di ficcare il naso dove non devi.

Andai a posarli entrambi in un cassetto e lui mi seguì e rispose:

- scusa, mi dispiace non volevo. Cosa.. Cosa sono?
- affari miei.


Risposi seccata poi mi sedetti sul letto. Nessuno li aveva mai visti oltre a me e Justin si era permesso di frugare tra le mie cose.

- ehi, ragiona. Quello è un proiettile vero? Se hai il proiettile la polizia risale alla pistola e al proprietario. È perfetto. Potrai scoprire chi ha ucciso i tuoi e magari starai un po' meglio non ti va? - sembrava molto eccitato e io invece non avevo intenzione di riaprite questo caso perché sapevo che non ci avrebbe portato a niente o forse mi faceva soffrire troppo e sapevo di non avere abbastanza forze per sopportarlo.

- no.
- perché no? Ma lo dici perché sei arrabbiata?


Non risposi.

- Dai Linz, sei arrabbiata? Mi dispiace.- sorrise questa volta non ricambiai per l'aveva fatta grossa.
- Perdonami per favore.

Si accorse che non volevo rispondere così si mise davanti a me e mi iniziò a baciare ma io non risposi al bacio e mi stesi sul letto in silenzio. Lui si mise accanto a me e mi sussurrò all'orecchio:

- scusa non volevo frugare tra le tue cose.

Poi mi accarezzò tutta la schiena e mi diede un bacio sul collo ma io rimasi impassibile.
Alla fine mi abbracciò sconsolato, spense la luce e sussurrò:

- buonanotte prociona mia.

Mi diede un bacio sulla guancia e chiuse gli occhi per dormire.
 
**
 
- Quindi lei non ha visto il volto del presunto assassino?

Scossi la testa mentre il commissario teneva in mano con dei guanti il proiettile e lo esaminava con attenzione.
La notte precedente non ero riuscita a dormire e avevo ragionato quasi tutto il tempo sulle parole di justin;" ragiona. Quello è un proiettile vero? Se hai il proiettile la polizia risale alla pistola e al proprietario. È perfetto. Potrai scoprire chi ha ucciso i tuoi e magari starai un po' meglio non ti va? " a pensarci scoprire l'assassino sarebbe stata una cosa buona per rendere loro giustizia ma per affrontare tutto questo avevo bisogno di trovare tanta forza e Justin mi avrebbe dovuto aiutare.
La mattina seguente avevo deciso di chiedere scusa a Justin per essermi arrabbiata così tanto e andare il prima possibile con lui dalla polizia.

- mi può dire come è venuta in possesso di questo proiettile?
- ricordo di averlo raccolto da terra vicino la macchina.
- ma potrebbe anche non essere del suo delitto.
- si lo è, perché era in una pozza di sangue fresco, i medici l'avevano appena estratto da un corpo per cercare di salvarlo.


Mi salirono i brividi a pensarci, chissà di chi era quel sangue, mio padre, mia madre, mia sorella?

- perché ha deciso adesso di riaprire il caso è passato troppo tempo non garantisco niente.

Effettivamente non lo sapevo neanche io poi ci arrivai e risposi:

- perché ho trovato qualcuno al mio fianco che mi da abbastanza forza per sopportare tutto questo.

Presi la mano di Justin e lui sussurrò:

- questo e altro.

Finalmente sembrava il solito vecchio Justin quello che si mostrava sempre sorridente e disponibile e non quello che era lontano chilometri e chilometri da me con i pensieri.

- aspettate un momento, vado a fare una telefonata.

Il commissario si alzò e uscì dalla stanza.

- sono molto fiero di te. - Disse Justin.

Sorrisi, per una volta ero sicura di fare la cosa giusta e non avevo paura di sbagliare anzi mi sentivo soddisfatta. Certo raccontare la mia storia a un perfetto estraneo era stato complicato e doloroso ma dopo mi ero sentita subito meglio sperando che si potesse fare giustizia.
Il commissario tornò e si sedette davanti a noi poi ci comunicò le notizie.

- visto che il delitto non è avvenuto in questa città ma in periferia dovrò inviare tutti i dati lì e poi aspetterò una risposta, il luogo è a due ore da
qui quindi ci vorrà circa una settimana. Abbiamo trovato una squadra che si occuperà del caso, riusciremo a trovare facilmente il possessore della pistola ma potrebbe anche non essere il colpevole. Non vi prometto niente inoltre ho i vostri numeri e se ci saranno novità chiamerò va bene?

- si, grazie. - rispose justin.
- spero bene. - disse il commissario e incrociò le dita.
 
**
 
- Linz, mi aiuti?
- a fare cosa? - eravamo in macchina mentre tornavamo a casa dal commissariato quando Justin imboccò una strada che non avevo mai fatto o meglio non avevo ancora riconosciuto.
Lui ignorò la domanda e chiese a sua volta:

- credi che io sia un cretino senza cuore?
- senza cuore no, un cretino qualche volta.
- risposi ironicamente e mi misi a ridere ma lui sembrava serio infatti aggiunse:
- tu pagheresti per rivedere tua madre e io tratto la mia così male. Ho decido di parlarle, mi hai fatto riflettere le devo dare un'occasione. Non sai quanto mi stai aiutando a capire in cosa sbaglio ogni volta.
- sono felice di averti fatto cambiare idea, pensavo di essere inutile invece magari servo davvero a qualcosa.


Sorrisi perché credevo di causare solo problemi invece a quanto pare riuscivo anche a dare una mano e se io avevo bisogno di Justin perché mi aiutava lui ne aveva altrettanto di me, per la prima volta mi sentivo davvero utile per qualcosa.
Arrivammo a casa sua dopo un po' di minuti. Appena entrammo riconobbi gli odori che mi avevano colpito la prima volta e ne rimasi di nuovo affascinata poi si sentì la solita voce di una donna.

- chi è alla porta?

Arrivò correndo all'ingresso e appena vide Justin si buttò tra le sue braccia e iniziò a piangere a singhiozzi.

- un grande abbraccio è quello che serve se stai male, Ha-ai idea di quanto tu.. Tu mi sia manca- cato? - riuscì a balbettare.

Anche a Justin uscirono delle lacrime e io mi commossi vedendo la scena perché anche io avrei voluto riabbracciare mia madre almeno una sola volta in vita mia per dirle addio ed ero felice del fatto che dopo tanta sofferenza anche justin e sua madre erano riusciti a ritrovarsi e non si sarebbero mai più dovuti dire addio.

- mamma, ti posso parlare?

Lei si asciugò le lacrime con le mani e disse:

- Justin ti perdono per tutto, ti amo sei il mio dolce figlio e ciò che farai che a me andrà bene o no sarà giusto perché sei una persona razionale e matura e sai quello che fai. Mi è arrivata la noti zia che la tua ragazza aspetta un bambino e io non ci ho creduto, perché non saresti tanto stupido da metterla incinta. Se dici che lei è la ragazza giusta per te per me va bene perché ho capito di non dovere fidarmi delle dicerie. - poi si voltò verso di me- scusami per come ti ho trattata.

Scoppiò di nuovo in lacrime Justin la abbracciò e disse:

- grazie per aver capito, cercherò di fare sempre le scelte giuste. Mamma non puoi sapere quanto mi sei mancata. In questi giorni ero sempre lontano perché pensavo alle parole che avrei potuto dirti per farmi perdonare. Linz può confermare.

Finalmente mi fu tutto chiaro, ecco perché non mi ascoltava aveva qualcosa di più importante a cui pensare.
In quel momento si sentì una voce possente di un uomo urlare dal salone

- chi è cara?

Justin si sciolse dall'abbraccio e chiese:

- c'è anche papà come sta?
- lui è arrabbiato con te amore, forse ti conviene andartene.
- disse spaventata.
- ormai sono deciso ad affrontarlo.

Justin si incamminò verso il salone.

- davvero non mi sembra il caso...- cercò di avvertirlo la madre.

Lui la ignorò e noi lo seguimmo.
Il padre di Justin era un uomo alto, muscoloso e abbastanza giovane da giovane doveva essere stato un ragazzo molto affascinante adesso sembrava un uomo da rispettare e del quale potere avere paura. Quando si girò e vide Justin si catapultò verso di lui e urlò:

- allora ti sei fatto vivo, vediamo quale è la tua scusa ora.

Tutta la sicurezza di Justin era svanita riuscì a dire:

- sono tornato per farmi perdonare e per dirvi alcune cose. Vorrei che voi ascoltasse di più i miei sogni e i miei desideri. Non voglio continuare l'attività di famiglia, da grande vorrei fare il cantante o il cuoco, stare con la persona che mi piace veramente.- mi prese la mano.- Anche io ho dei sentimenti e vorrei ce voi li rispettasse, invece di trattarmi come se fossi una statua o un figlio perfetto.
- Justin non dire sciocchezze, io e tua madre facciamo ciò che è giusto per te e per il tuo futuro.
- no, fate quello che è giusto per voi. Se solo mi ascoltassi un momento papà.
- ho già sentito abbastanza, non uscirai di casa mai più, solo per andare a scuola e non vedrai mai più nessuna ragazza che potrebbe avere influenza su di te. Sono stato chiaro?
- no, allora scapperò perché io non voglio vivere questa stupida vita come la vostra e non lascerò Elisabeth, chiaro?


Il padre si avvicinò velocemente a Justin, il quale era ormai in lacrime, e dopo un momento di esitazione gli tirò un pugno in faccia. Justin cadde a terra sanguinante, cercò di rimettersi in piedi tenendosi la faccia con le mani intanto Rose si precipitò tra i due e urlò:

- basta! Possiamo trovare un compromesso senza usare la violenza.

Justin si portò in piedi e scansò la madre delicatamente poi urlò con tutta la forza che aveva contro il padre come per sfidarlo

- beh? È questo il massimo che riesci a fare per "domare" tuo figlio?

Il padre lo prese per le spalle e chiuse la mano a pugno per tiragliene un altro. Come era già successo quando mi ero presa la colpa per aiutare Ronnie sentivo di non poter rimanere ferma a guardare la scena senza fare nulla così feci un passo avanti e mi misi tra lui e il padre con le mani sulla faccia sperando che non colpisse anche me, sapevo che sarebbe stato pericoloso.

- Ragazza vattene.

Abbassai le mani e lo guardai perché avevo capito che non aveva intenzione di picchiarmi e dissi con tono fermo e deciso:

- no.
- Linz, vattene è una cosa che non ti riguarda.

Disse Justin io raccolsi il coraggio che avevo e risposi:

- si, mi riguarda. Le famiglie non si dovrebbero mai dividere perché parlando in modo razionale tutto si aggiusta. Le cose rovinate non si devono buttare si possono riparare. Voi avete deciso questa vita lussuosa perché vi rende felici ma a Justin non importa perché lui starebbe bene anche con una casa più piccola e meno soldi, se lo amare davvero ascoltate anche anche il suo cuore.

Il padre di Justin abbassò le mani, rilassò i muscoli e disse:

- credo che un compromesso possa andare bene.. Rose vai a prendere dei tovaglioli di carta in cucina per nostro figlio, sta sanguinando.

Angolo autrice.

Grazie perché state seguendo la mia storia, volevo dire che ne sto scrivendoun'altra abbastanza originale, quando la finisco la posto. Spero che la leggerete grazie :)
  
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