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Autore: Futeki    23/09/2012    4 recensioni
«Ti prego», disse allora Sakura, «non andare.»
«Io devo andare. Questa missione è stata progettata nei minimi dettagli includendo la mia presenza. È mio dovere. È la resa dei conti.» [...]
«Ti prego», lo implorò ancora, «Naruto, fallo per me, non andare!»
«Di cosa ti preoccupi, Sakura-chan? Tutto questo mi offende. Credi forse che io potrei perdere contro Sasuke?»
Sakura non rispose.
Gli angoli della bocca di Naruto si sollevarono in un sorriso. «Non ti preoccupare, tornerò presto!»
«Quanto?»
«Come?»
Sakura aveva parlato senza riflettere. «Quanto presto?» [...]
Le premette due dita sulle labbra per impedirle di proseguire oltre. «Non dirlo!», esclamò. «Puoi farlo al mio ritorno. Io posso aspettare.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Please, come back.

Autore (su EFP e sul forum): Futeki (su EFP), fefe.7 (sul Forum)
Fandom: Naruto
Titolo: “Please, come back.”
Personaggi/pairing: Naruto/Sakura; presenza marginale di Kakashi, Yamato e Shizune; accenni a Sasuke.
Citazione scelta: 2. "In my place": Yeah, how long must you wait for him? Yeah, how long must you pay for him? [Sì, per quanto ancora devi aspettarlo? Sì, per quanto ancora devi pagare per lui?]
Prompt scelto:  “Scelta”.
Genere: Introspettivo, sentimentale.
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Introduzione: La Quarta Grande Guerra si è conclusa, i villaggi vivono in pace. Null’altro può frapporsi tra Naruto e Sasuke: siamo alla resa dei conti. Sakura è ben consapevole che potrebbero morire entrambi nello scontro, ma non sopporta l’idea di perdere qualcuno a cui tiene.
Note dell'autore (se ce ne sono): Il titolo è tratto dalla stessa canzone (In my place dei Coldplay), e nel testo stesso ho inserito questa frase come ulteriore citazione proveniente dalla canzone.

 

 

 

 

 

 

Please, come back.

 

Correva a perdifiato verso il confine del villaggio. Il vento le scompigliava i capelli e le impediva di vedere bene in lontananza. Sapeva, però, che se avesse corso abbastanza in fretta avrebbe potuto raggiungerlo.

Infatti, quando giunse al limite di Konoha, i quattro ninja procedevano lentamente in direzione opposta al villaggio. Il primo a fermarsi fu il maestro Kakashi. Naturalmente, l’aveva sentita arrivare, quindi si voltò a guardarla e piegò leggermente di lato la testa.

«Cosa ci fai qui, Sakura?», domandò.

Sakura si poggiò le mani sulle ginocchia e tentò di riprendere fiato; poi si sistemò una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio e con sguardo serio e voce ferma si rivolse al suo maestro.

«Voglio venire con voi», dichiarò.

«Abbiamo già un ninja medico nella nostra squadra», intervenne Yamato con voce gentile. Fu in quel momento che Sakura si accorse di Shizune. In effetti, era da lei che era partito tutto.

Quella mattina, Sakura stava sbrigando alcune commissioni per conto del Quinto Hokage, quando si accorse dell’assenza della sua assistente.

«Dov’è Shizune?», chiese Sakura al Quinto Hokage.

Tsunade sembrò sul punto di dire qualcosa, ma poi richiuse la bocca senza rispondere alla domanda. Non era solita mentirle: di solito preferiva non parlare piuttosto che raccontare una menzogna. Ma Sakura si era incuriosita. Cosa c’era che Tsunade non voleva rivelarle?

«È in missione?», chiese e Tsunade-sama rispose con un cenno affermativo.

A quel punto, un dubbio si insinuò come un lampo nella mente di Sakura. Erano giorni che sentiva parlare dei dettagli di quella missione, ma non si era mai impegnata a metterne insieme i pezzi. Ma ora era tutto chiaro. «Tsunade-sama, Naruto è con lei?»

Il Quinto Hokage non rispose e Sakura interpretò il suo silenzio come una conferma. Senza dire nient’altro, uscì lentamente dall’ufficio di Tsunade, si chiuse la porta alle spalle e poi prese a correre. Corse fino a raggiungerli. Non sapeva cosa avrebbe detto loro, ma non poteva lasciarli andare senza averli almeno salutati.

«Voglio venire anch’io. La prego, maestro», insisté Sakura, stavolta rivolta a Yamato.

«Se fossimo troppi rischieremmo di dare nell’occhio», intervenne Kakashi. «Non preoccuparti. Torneremo presto.»

«Ma io…»

«Niente ma», replicò Shizune. «Hai tempo per un saluto veloce», aggiunse facendole l’occhiolino. Poi si voltò e si allontanò insieme a Kakashi e Yamato.

«Cosa ci fai qui, Sakura-chan?»

Era la seconda volta che le veniva posta quella domanda. Ma stavolta, era stato Naruto a pronunciarla, in un tono che non ammetteva menzogne.

«Ti prego», disse allora Sakura, «non andare.»

«Io devo andare. Questa missione è stata progettata nei minimi dettagli includendo la mia presenza. È mio dovere. È la resa dei conti.»

C’era anche un altro motivo per cui Naruto doveva per forza partecipare a quella missione: aveva promesso a se stesso che sarebbe stato lui a occuparsi di Sasuke.

Il momento tanto atteso era arrivato. Adesso che la guerra era finita e Madara non era più una minaccia, bisognava occuparsi Sasuke. Tempo prima, Sakura avrebbe atteso con ansia quella missione, ma ora che era cresciuta e maturata, la vedeva come era in realtà: morte certa.

Non aveva mai dimenticato quello che Naruto aveva detto a Sasuke tempo prima. Pur di ucciderlo, Naruto sarebbe morto con lui. E questo la spaventava più di ogni altra cosa; lei, che era passata attraverso la guerra, che aveva visto molti dei suoi amici morire e altri piangere i propri cari, non riusciva a immaginare di perdere Naruto. Né Sasuke, che ovunque fosse, qualunque cosa fosse diventato, restava comunque Sasuke.

«Ti prego», lo implorò ancora, «Naruto, fallo per me, non andare!»

«Di cosa ti preoccupi, Sakura-chan? Tutto questo mi offende. Credi forse che io potrei perdere contro Sasuke?»

Sakura non rispose.

Gli angoli della bocca di Naruto si sollevarono in un sorriso. «Non ti preoccupare, tornerò presto!»

«Quanto?»

«Come?»

Sakura aveva parlato senza riflettere. «Quanto presto?»

«Il prima possibile.»

«Naruto c’è una cosa che devo dirti. Non m’importa cosa penserai, voglio che tu lo sappia prima di partire.»

Naruto la osservò confuso.

«Forse non te l’ho mai dimostrato, né sono mai stata sincera con te», gli occhi di Naruto si illuminarono quando capì dove voleva andare a parare. «Naruto, io…»

Le premette due dita sulle labbra per impedirle di proseguire oltre. «Non dirlo!», esclamò. «Puoi farlo al mio ritorno. Io posso aspettare.»

«E quanto dovrai aspettare? Quanto ancora dovrai pagare per lui?»

Yeah, how long must you wait for him? Yeah, how long must you pay for him?

Fu come uno schiaffo in pieno volto per Naruto. Ma in fondo capiva bene quello che Sakura intendeva. Per tanto tempo, non aveva fatto altro che preoccuparsi per Sasuke, aveva pensato solo a come fermarlo, a come neutralizzare quella minaccia che incombeva sul villaggio. Questa era stata la sua scelta. Ed era stato lui stesso a pagarne il prezzo più alto. Sasuke era suo amico, questo era vero, ma non poteva smettere di vivere la propria vita a causa sua. Fu in quel momento che si rese conto che non poteva morire quel giorno. Lui non voleva morire. Aveva tante cose ancora da fare, tante persone da riabbracciare. Avrebbe fermato Sasuke, poi sarebbe tornato a casa.

«Sarà l’ultima volta, Sakura-chan. L’ultima volta che pagherò per lui. Dopo oggi, il mio debito sarà saldato.»

«Naruto…»

Please, please, please, come back.

Sakura non aveva compreso fino in fondo ciò che lui le stava dicendo, ma fu rincuorata dalle parole che lui aggiunse qualche istante dopo.

«Ti prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per tornare da te, Sakura-chan. E io mantengo le promesse, lo sai. Questo è il mio modo di essere un ninja.»

Sakura si sentì sollevata nel sentirgli dire quelle cose. Avrebbe fatto il possibile per tornare a casa vivo, lei lo sapeva. E questa era la cosa migliore in cui poteva sperare. Nessuno avrebbe potuto impedire a Naruto di partecipare a quello scontro, ma almeno lei aveva la certezza che lui non avrebbe fatto mosse avventate.

«Promettimi che starai attento», chiese come ulteriore conferma; e quasi si aspettava la risposta che arrivò poco dopo: ormai lo conosceva bene. Naruto era un gran testardo e avrebbe mantenuto ogni tipo di promessa fatta, a qualsiasi costo.

Lui sorrise e Sakura osservò bene quel sorriso, lo impresse a fuoco nella sua memoria e seppe che sarebbe stato l’unica cosa a cui aggrapparsi nelle ore successive. Anche l’eco delle sue parole rimase nella sua mente, come un’altra promessa da mantenere, un altro motivo per tornare a casa da lei.

«Non posso morire oggi, Sakura-chan. Non morirò prima di diventare Hokage.»

 

 

 

 
 

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Angolo autrice 

Grazie per aver letto questa breve fanfiction! ^^

Alla storia originale sono state apportate alcune modifiche suggerite dalla giudiciA del contest "Di ninja, guerrieri & pirati - Love contest", a cui questa storia ha partecipato classificandosi undicesima. Quindi un caloroso ringraziamento va a Soly Dea per le correzioni e per il magnifico banner!
   
 
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