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Autore: DarkPenn    07/04/2007    4 recensioni
Nello scenario di Neo Tokyo-3, tra intrighi, sotterfugi, combattimenti e lacrime, potrà mai l'Amore sciogliere il ghiaccio del suo cuore? E forse anche pacificare l'animo tormentato di una donna? Oppure la soluzione sarà solo nel Progetto di Perfezionamento dell'uomo? [Attenzione: Prossimamente vi saranno delle scene contenenti spoiler per chi non ha visto il film 'The End Of Evangelion'.]
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 26

CAPITOLO 26

 

Dolore al tramonto

 

 

 

 

 “Qui è la Dottoressa Ritsuko Akagi, della base della Nerv di Neo Tokio-3,” compitò in inglese la donna alla radio. Dopo un attimo di silenzio in cui risuonarono solo scariche elettrostatiche, giunse la risposta, sempre in inglese.

“Qui è il Capitano Arthur McGilles, della divisione americana. Com’è il tempo lì da voi?”

“Splende il sole,” rispose la scienziata, riconoscendo le parole d’ordine che l’altro aveva recitato per rendere certa la propria identità. “Prego, continui, capitano.”

“Abbiamo un pacco per voi, Nerv-1! Vi do qualche indizio: è grosso, nero e ha due gambe.

Ritsuko cominciava già a trovare irritante quell’umorismo yankee. Era per evitare battute come quella che quasi sempre delegava ad altri le ispezioni alla Nerv-2. Ciononostante si costrinse ad accennare una risata. “Molto simpatico, davvero. Tra quanto tempo dovreste effettuare la consegna?”

“Il pacco è pronto, deve solo essere incartato ed imbarcato sull’aerojet. Diciamo… due giorni. Avete qualcosa da fare per allora?”

“Sì, Capitano McGilles, appena l’Evangelion 03 sarà qui dovremo cominciare i test di sincronia.

“Peccato… Era molto tempo che volevo visitare il Giappone, e speravo di poter usufruire di una guida come lei.”

 

Questa poi… Nessuno aveva mai cercato di abbordarmi al telefono…

 

“Sarà per un’altra volta.”

“Ci conto. Allora, se non ci saranno imprevisti, il nostro arrivo nella vostra base di Matsushiro sarà previsto per le ore 0500 di dopodomani mattina, giusto?”

“Esatto.”

“Allora arrivederci, Dottoressa.”

“Arrivederci.”

La donna premette il tasto che pose fine a quella conversazione snervante e si concesse un sospiro di sollievo. L’unico altro occupante della stanza, il Comandante Ikari, la fissò imperscrutabile da dietro le sue lenti scure.

“L’unità Evangelion 03 sta per essere trasferita presso la nostra base,” annunciò Ritsuko. Si sentiva stranamente a disagio in quella situazione.

 

Cosa c’è che non va? Perché sono così inquieta? Eppure non è la prima volta che mi trovo sola con Ikari a parlare di argomenti top secret. C’è qualcosa nel modo in cui è immobile, nascosto dietro le sue mani, che mi i brividi…

 

“Questo è ovvio,” rispose Gendo. “Piuttosto, parlami della tua gravidanza.

Quella richiesta colpì la donna come uno schiaffo in piena faccia.

 

Come diavolo fa a saperlo?? Non ne ho parlato a nessuno! Nessuno!!

 

Troppo sconvolta per elaborare una strategia complessa, la scienziata decise di bluffare. “Ma di che stai parlando? Io non sono affatto incinta!”

“Sai che non devi dirmi bugie,” la incalzò l’uomo, sempre imperturbato. “Sono io il padre?”

Ritsuko boccheggiava alla ricerca di aria.

 

In qualche modo l’ha saputo, non c’è dubbio, non ha senso chiedersi come abbia fatto. Devo solo escogitare un sistema per uscirne.

Dannato bastardo… Perché non riesco mai a dirti di no?

 

“… Sì,” rispose lei, rossa in volto per l’umiliazione e la vergogna di non potersi opporre alla sua volontà coercitiva.

“Me l’aspettavo,” fu l’unico commento da parte dell’uomo. La sua freddezza contribuì ad annichilire lo spirito di Ritsuko. Si sentì svuotata da quelle parole così inattese, al punto che, se fosse stata qualsiasi altra donna, sarebbe scoppiata a piangere dalla disperazione. Ma lei non era una qualsiasi altra donna, era Ritsuko Akagi. Dopo appena un attimo di esitazione, cacciò in gola le lacrime che le stavano salendo e si costrinse ad assumere un’espressione parimenti impassibile a quella del suo superiore.

“Ha delle disposizioni in merito, Comandante?” chiese, tornando formale. L’uomo sembrò pensarci su a lungo, poi scosse impercettibilmente il capo.

“No, Dottoressa, finché il suo stato non influenzerà il lavoro, non avrò obiezioni di sorta. Ovviamente però questa deve restare un’informazione top secret, almeno per il momento.

“Difficile, dato che tra poco inizierà a vedersi,” rispose lei acida. Voleva fargliela pagare, per essere così privo di anima, così disgustoso. Voleva umiliarlo contraddicendo i suoi stessi ordini. Se fosse servito, sarebbe anche andata a raccontare subito tutto quanto alla commissione per il Perfezionamento dell’Uomo, e non solo della gravidanza, ma anche di ciò che Gendo Ikari aveva in serbo per loro…

Infatti ho specificato: almeno per il momento deve restare top secret, quando invece sarà visibile troveremo una scusa plausibile che ci eviti situazioni imbarazzanti.”

 

Sei l’essere più disgustoso che io conosca. Mi chiedo se anche con Yui hai reagito in questo modo, quando hai saputo di Shinji… E se avresti reagito così anche con mia madre… Ma io ora non mi farò manipolare come loro due, e come hai manipolato me in passato. Non mi piegherai questa volta, mostro.

 

Nonostante avesse la morte nel cuore, Ritsuko raddrizzò la schiena e trasse un profondo respiro per darsi coraggio. No, non se la sarebbe cavata così facilmente. “Sia chiara una cosa, Comandante,” disse. “Qualunque ordine tu possa dare, io non rinuncerò mai a mio figlio.”

Gendo restò impassibile alle sue parole, ma subito dopo si lasciò andare contro lo schienale della propria poltroncina. Solo un sottile velo di sudore sulla fronte rivelava che lui era ancora umano. “Capisco,” disse. “In tal caso, faremo in modo di trovare una sostituta per lei, Dottoressa.

Per la scienziata fu come essere di nuovo colpita al volto da uno schiaffo. Aveva sempre pensato a se stessa come ad un elemento importante, insostituibile della Nerv, in virtù del suo rapporto con il Magi System; ed ora, il Comandante diceva che non avrebbe esitato a sacrificarla, ed a sacrificare il figlio che portava in grembo, per proseguire con il suo progetto. D’un tratto, le parve che con lei in quella stanza non ci fosse un uomo, ma un demonio.

“D’accordo,” rispose stringata. Dopodiché si voltò, e dal momento che non veniva richiamata, si diresse quasi di corsa verso la porta d’uscita dell’ufficio di Gendo. Non appena fu fuori cominciò a piangere ininterrottamente.

 

 

“Ehi, la nostra scienziata!” esordì Misato quando vide la Dottoressa Akagi entrare in sala comando. “Come va il lavoro?”

L’altra donna fece un cenno vago della mano, che però non riuscì a mascherare il suo fastidio. “Procede, piuttosto, vi informo che nel giro di tre giorni l’unità Evangelion 03 verrà portata in questa base.”

“Oh, no,” gemette Maya mettendosi le mani fra i capelli. “Bisognerà reimpostare tutti i dati nel Magi System e programmare la sua gabbia…”

“Non preoccuparti,” fece Shigeru, sorridendole, “ti aiuterò io.”

La ragazza gli sorrise a sua volta ed annuì, consolata. “Ti ringrazio, tesoro.”

Mentre i due si scambiavano quel genere di effusioni, Makoto, forse spinto da invidia o forse da noia, cominciò ad imitarli esagerando le proprie smorfie. Misato rise sotto i baffi, ma Ritsuko intervenne subito. “Hyuga, con quattro Evangelion non avremo più piloti di riserva, quindi assicurati che i dati del Dummy System vengano impostati correttamente: voglio che sia tutto pronto per l’arrivo dello 03.”

Sorpreso di essere stato richiamato all’ordine, Makoto biascicò una conferma e si mise a lavorare. Misato invece guardò l’amica, inquisitoria. “Ri chan, sei sicura di star bene?”

“Sicurissima,” fu la risposta, ma la bionda non l’aveva guardata negli occhi. “Vado in infermeria. Misato, tu occupati di informare il Fourth Children, io cercherò di darmi da fare con gli ultimi ritocchi al nucleo del Dummy System.

Il Maggiore la fissò allontanarsi fino ad uscire dalla sala comando, quasi di corsa, e decise che veramente c’era qualcosa che non andava. Purtroppo in quel momento c’era molto lavoro da svolgere, non ultimo ascoltare i reclami del comune per i danni provocati dalla lotta con l’ultimo Angelo, ma si ripromise che avrebbe indagato al più presto.

“Accidenti, che stress che fa venire a volte quella donna,” commentò, scacciando la propria inquietudine e cercando di metterla sul ridere. “Qualcuno sa dirmi dove si trova il Fourth Children?”

Shigeru pose la domanda al Magi System e rispose subito dopo. “Non è alla base per i suoi test, quindi probabilmente si trova a scuola.

La donna annuì. “Allora gli comunicherò la cosa quando andrò a prendere i ragazzi.

“Maggiore,” chiamò Maya, che in quel momento ripose la cornetta del telefono interno della base. “C’è un certo signor Kono che vorrebbe parlare con lei, dice di essere l’Assessore comunale per l’edilizia…”

Misato sospirò, afflitta.

 

 

 

 

“Gabriel, vorrei parlarti un attimo in privato,” disse Misato quando lei ed i tre Children rimasti furono sul pianerottolo che condividevano. Rei aveva dovuto andare alla base dietro esplicita richiesta di Ritsuko, per cui non avevano fatto deviazioni per accompagnarla a casa. Il Fourth Children era un po’ intristito dall’idea di passare un altro pomeriggio lontano dalla propria ragazza, perciò Misato aveva pensato che la notizia di avere un Evangelion tutto suo l’avrebbe tirato su di morale. Gabriel la guardò sorpreso alla sua richiesta, come d’altronde anche gli altri due.

“Che c’è, Misato,” iniziò Asuka. “Gli vuoi comunicare che Ayanami deve lasciare il Giappone per sempre?”

“Ah, dai, Asuka,” la rimproverò Shinji, che però rise con lei alla battuta. “Sei crudele!”

“Appunto,” commentò l’interessato, socchiudendo gli occhi con espressione minacciosa. Anche lui stava scherzando, ma la sola idea lo rendeva inquieto, per cui preferiva finire al più presto quel gioco. “Mi dica, Maggiore,” aggiunse, aprendo la porta dell’appartamento che divideva con Satoshi e facendole cenno di entrare. L’Agente era ancora in ospedale poiché Ritsuko, dopo aver saputo della sua bravata durante l’attacco dell’ultimo Angelo, aveva deciso di trattenerlo in osservazione per evitare che le fossero sfuggiti danni neurali, per cui la casa era vuota. La donna attese che la porta si fosse chiusa alle sue spalle, lasciando fuori i due ragazzi rosi dalla curiosità, prima di cominciare il suo discorso.

“La prego, mi dica subito se la cosa coinvolge Rei,” la anticipò Gabriel, serio. Misato rise, fraintendendolo. “No, non preoccuparti, Gabriel chan, Rei non deve partire, resterà in Giappone alla Nerv.

Il ragazzo sospirò di sollievo, sebbene la donna avesse creduto che stesse solamente proseguendo lo scherzo di Asuka.

“In realtà dovresti essere felice,” continuò, “perché tra pochi giorni arriverà in Giappone il tuo Evangelion!”

Gabriel strabuzzò gli occhi e sbatté più volte le palpebre, incredulo. Misato, dal canto suo, annuì con fare orgoglioso. “Ebbene sì, una volta effettuato il test di attivazione non sarai più una semplice riserva, ma sarai ufficialmente il Pilota dell’unità Evangelion 03. Come ti senti?”

 

… Un po’ frastornato… Non mi aspettavo di certo che me lo dicesse così a bruciapelo…

Ma non posso negare che non aspettavo altro. Ora sarà più facile reggere il peso che grava sulle mie spalle: il peso della salvezza dell’umanità, dei miei amici, di Rei.

E’ tempo di diventare grandi. Alla Nerv potranno anche dire che siamo dei ragazzini, ma essere Piloti di Eva significa essere adulti a quattordici anni.

Se dovesse accadere di nuovo… quell’incidente, ora potrò provvedere personalmente, senza coinvolgere nessuno.

Solo io e l’essere di turno.

 

Gabriel drizzò le spalle e la guardò con serietà. “Maggiore, per me sarà un onore pilotare lo 03. E’ giusto che il peso che portano gli altri tre piloti sia distribuito equamente per quattro.”

Misato dapprima rimase interdetta alle parole del ragazzo: fino ad un attimo prima aveva creduto che stesse tranquillamente scherzando assieme ai suoi coetanei, ma all’improvviso era diventato serio, come se fosse pienamente consapevole del proprio compito. A differenza di lei,che molto spesso si trovava a prendere sottogamba il proprio lavoro, con il risultato di ritrovarsi con tonnellate di proteste ufficiali da parte del Comune di Neo Tokio-3.

Reprimendo il proprio senso di vergogna, la donna annuì. “E’ questo lo spirito giusto, Gabriel!” disse. “Domani mattina verrai con me e Ritsuko a Matsushiro, dove faremo il test di attivazione del tuo Evangelion e diventerai pilota a tutti gli effetti.”

Gabriel a quelle parole sollevò un sopracciglio, perplesso. “Perché a Matsushiro? Non sarebbe più comodo farlo direttamente al Geo-Front?”

Il sorriso di Misato le morì lentamente sulle labbra, mentre cercava di fornire una spiegazione che non suonasse fredda come la constatazione di un decesso. “Beh, si tratta di una misura precauzionale, ma non che ce ne sia realmente bisogno, anzi, diciamo che è una fissa di Ritsuko…”

Il Fourth Children si rabbuiò, dimostrando di non essersi lasciato ingannare. “In pratica, se qualcosa dovesse andare storto, il quartier generale della Nerv non correrebbe rischi, giusto? Molto previdente, devo ammetterlo.”

“… Dai, non essere così tragico,” lo rimbrottò Misato, mettendogli una mano sulla spalla e sorridendo tranquillizzante. In realtà il vero motivo era proprio quello enunciato da Gabriel, ma lei non voleva affatto che passasse i giorni successivi in uno stato d’animo tanto negativo. Soprattutto perché…

 

Perché potrebbero essere i suoi ultimi giorni di vita.

 

“Gabriel, perché non vieni di là con noi?” propose la donna, anche per cacciare il pensiero che le era balenato nella mente per un attimo. “Ora che Satoshi non c’è ti sentirai solo qui a casa sua.

L’espressione di Gabriel si addolcì un po’. Forse, anche lui stava cercando di non pensare all’eventualità peggiore in cui il test di attivazione si sarebbe potuto evolvere: anche lui, come gli altri membri della Nerv, aveva saputo degli effetti del primo test di attivazione dell’Evangelion 00 su Rei. “E’ sicura che non disturbo?”

Ma figurati! I ragazzi saranno felici di passare la serata con te, ed oltretutto vorranno assolutamente sapere la notizia dalla tua bocca, piuttosto che dalla mia.

 

 

“Pronto?” rispose Rei al telefono, con tono stanco. Era tornata da meno di mezz’ora dopo un pomeriggio estenuante fatto di test e concentrazione, per cui quella sera voleva solo riposare un po’, scambiare due parole con il suo ragazzo e fare una lunga dormita.

“Rei? Ti disturbo?” chiamò la voce di Gabriel dall’altra parte dell’apparecchio telefonico. Subito la ragazza balzò a sedere, perfettamente sveglia e felice. “Ciao, Gabriel! Scusa per il tono, è che sono rientrata solo adesso dalla Nerv.

“Solo adesso?? Ma è l’una di notte!”

“Lo so, ma la Dottoressa Akagi ha insistito per continuare i test ad oltranza. Sapessi quanto sono stanca…”

“… Forse allora avrei fatto bene a non telefonarti.

Ma no, cosa dici. Sai bene che tu puoi telefonarmi ad ogni ora. Allora, cosa mi racconti?”

“Rei…” Dall’altra parte del telefono ci fu una lunga pausa, tanto che la First Children cominciò a preoccuparsi, ma prima che potesse intervenire Gabriel riprese a parlare. “Io… domani dovrò andare a Matsushiro, perché tra pochi giorni arriverà l’Evangelion 03 e dovremo fare il test di attivazione.”

Rei dapprima credette di aver capito male e rimase a fissare a bocca aperta il muro spoglio della propria stanza, poi si decise a chiedere conferma. “Il… Il test di attivazione dello 03…?”

“Esatto. Il Maggiore Katsuragi mi ha informato che dovremo partire domattina per Matsushiro, e non saremo di ritorno se non dopo il test.

“Vengo anch’io.”

Il ragazzo rimase in silenzio, ma Rei non faticò ad immaginarselo che scuoteva la testa. “Mi dispiace, ma è meglio che tu rimanga a Neo Tokio-3, al sicuro,” disse infine, confermando la sua supposizione.

Ma…” provò ad opporsi la ragazza, con scarsa convinzione. Già sapeva infatti che le parole di lui erano l’unica scelta possibile.

“Nessunma’, Rei,” rispose Gabriel, deciso anche se triste. “Credimi, anch’io vorrei averti vicino, ma… è più sicuro così. Non si sa cosa potrebbe succedere se il test andasse male.

“Io lo so,” intervenne Rei, questa volta con maggior risolutezza. Dall’altra parte, Gabriel rimase un po’ interdetto, ma si riprese prontamente. “Proprio perché lo sai dovresti capire perché voglio che tu rimanga al sicuro.

“Sì, lo capisco…” La First Children si interruppe per non far capire al proprio ragazzo che stava trattenendo le lacrime. Quando si sentì sufficientemente calma riprese a parlare. “Gabriel, posso chiederti un favore?”

“Sì.”

Ritorna da me tutto intero, va bene?”

Gabriel rimase in silenzio per un attimo, ma quasi subito emise una lieve risata. “Certo, tesoro, e quando tornerò, non mi importa cosa diranno a scuola o alla Nerv, passeremo un’intera giornata insieme.”

La ragazza si costrinse a ridere a sua volta. “D’accordo. Allora… ti aspetto…”

“Sì. Vedrai che tornerò in men che non si dica.

“Appena sarà tutto finito promettimi che mi chiamerai.”

“Sì, te lo prometto.”

Quelle parole ebbero l’effetto di calmarla un po’. “Grazie… Ti amo, Gabriel.”

Anch’io ti amo, Rei.”

Prima di scoppiare a piangere, la ragazza capì che doveva chiudere al più presto la comunicazione: non voleva che si sentisse preoccupato per lei a ridosso del test di attivazione. In quel momento ogni minima variazione anche se solo psicologica poteva avere effetti catastrofici; lei lo sapeva molto bene.

“Ora è meglio che tu vada a dormire,” si risolse a dire la First Children, mordendosi il labbro inferiore. “Domani sarà una lunga giornata.”

“D’accordo. A presto, Rei.”

“A presto, amore mio.”

La voce di Gabriel fu sostituita dal monotono segnale acustico che segnava la fine della chiamata, e Rei non seppe resistere ulteriormente. Gettò il telefono sul comodino e si accasciò sul letto, stringendo a sé il cuscino e piangendo finché non si addormentò, sfinita.

 

 

 

 

Ma si può sapere dove sono finiti quei dannati americani?” sbottò Misato, guardando esasperata il proprio orologio da polso. “Sono in ritardo già di due ore, e non hanno inviato nessuna trasmissione!”

“Stai calma,” le disse Ritsuko, seduta ad una delle consolle della stretta sala di comando. Sebbene la base di Matsushiro dovesse essere in teoria la vicaria di quella di Neo Tokio-3, era almeno dieci volte più piccola: le funzionalità erano tutte riprodotte, ma in scala molto minore. Normalmente tutto ciò bastava per le scarse operazioni che vi venivano svolte, ma in quel momento la base straripava di tecnici, operatori, medici ed agenti di sicurezza, in vista dell’imminente arrivo dell’Unità 03. Arrivo che, tuttavia, era in ritardo sulla tabella di marcia.

La Dottoressa Akagi spostò la propria tazza di caffè dallo schermo del radar, anticipando la domanda successiva dell’amica. “Sono ancora in volo,” lesse, “e dovrebbero essere quasi usciti dalla zona di perturbazione. Non è colpa loro se non hanno potuto avvertirci del ritardo, le comunicazioni si sono interrotte a causa del campo magnetico del temporale.

Misato sbuffò, irritata. “Avrebbero potuto aggirarlo senza difficoltà, anche loro hanno un radar.

“Sì, ma così facendo sarebbero arrivati nel pomeriggio, se non in serata.”

Il Maggiore lasciò perdere. In fondo non era di sua competenza decidere il tragitto migliore tra gli Stati Uniti e il Giappone. “Piuttosto, come sta il nostro Pilota?”

Ritsuko premette prontamente un tasto e su uno schermo comparve l’immagine del Fourth Children, già con indosso la plug suite, che stava leggendo qualcosa, seduto negli spogliatoi.

“Sembra tranquillo,” decretò la scienziata dopo una rapida occhiata. “Credo che stia leggendo il fascicolo sull’Evangelion 03.”
Misato annuì. “E’ sempre stato più maturo della sua età, ma io ho sempre visto in lui il ragazzino che forse avrebbe voluto essere.

Che cosa intendi?” le chiese Ritsuko.

“Sai com’è la sua vita; prima di venire qui era professore al Conservatorio, ora è un Pilota di Evangelion ed è visto un po’ da tutti come un ragazzino prodigio. Non mi stupirei se in cuor suo bramasse di essere un semplice quattordicenne come i suoi compagni di classe.

L’altra donna scosse il capo. “Secondo me ti sbagli. Per stare insieme a Rei è necessaria una sensibilità profonda; non credo che l’avrebbe se desiderasse davvero essere come gli altri. Dopo una breve pausa per sorbire del caffè, riprese. “Lui accetta ciò che è non per stoicismo o perché non ha nient’altro, come faceva Rei quando ancora non lo conosceva, ma perché… perché è fatto così.

Misato rimase in silenzio, ponderando le parole dell’amica.

 

In effetti ha ragione… Si meriterebbe decisamente un premio per il suo impegno. Quando torneremo gli garantirò una settimana di riposo sotto la mia personale responsabilità. Ed anche a Rei, così potranno stare finalmente un po’ insieme.

 

“Base di Matsushiro, qui è Tango-16, mi ricevete?” gracchiò l’altoparlante. Soffocando un esclamazione di sollievo, Misato prese le cuffie dotate di microfono e premette il pulsante per rispondere. “Qui base di Matsushiro, parla il Maggiore Katsuragi. Ce ne avete messo di tempo, eh? Passo.”

Dall’altra parte della radio giunse il suono di alcune risate soffocate. “Le chiediamo scusa, Maggiore, ma abbiamo incontrato un po’ di maretta. Dovremmo arrivare con il nostro pacco da voi tra circa venti minuti. Passo.”

Misato chiese conferma con lo sguardo a Ritsuko e questa, dopo aver letto dei dati sul proprio monitor, annuì. “Confermo la vostra stima. Vi aspettiamo. Passo e chiudo.”

Preparate una bella torta per festeggiare il nostro arrivo, mi raccomando! Chiudo.”

Il Maggiore chiuse la comunicazione e rivolse uno sguardo interdetto alla scienziata, che ricambiò. “Yankees,” ribatté quest’ultima, dopodiché aprì la comunicazione dell’interfono. “A tutta la base, parla la Dottoressa Akagi. Prepararsi per l’arrivo dell’unità Evangelion 03. Tempo previsto, venti minuti.”

Nello schermo dello spogliatoio Gabriel alzò gli occhi verso la telecamera e chiuse il fascicolo che aveva tra le mani. Per un attimo Misato credette di vedere nel suo sguardo una punta di disperazione, ma dovette essere solo una sua impressione, perché subito dopo vi lesse solamente determinazione ed una punta di nervosismo, peraltro perfettamente giustificabile. Premette il tasto che la mise in comunicazione solamente con lo spogliatoio e parlò nel microfono. “Gabriel, sei pronto?”

Il ragazzo raddrizzò la schiena e annuì vigorosamente alla telecamera. Misato sorrise, teneramente.

 

Sì, una bella vacanza se la merita.

 

 

 

Il liquido speciale gli entrò nei polmoni con la consueta sensazione di oppressione al petto, che scomparve in pochi secondi. L’entry plug assunse il caratteristico colore giallognolo provocato dalla rifrazione della luce artificiale e Gabriel chiuse gli occhi. Non avvertiva ancora nulla attorno a sé, segno che la connessione neurale con l’Evangelion non era stata ancora attivata.

“Tutto bene, Gabriel?” chiese Misato attraverso l’altoparlante. “Nessuna anomalia,” fu la risposta.

Nella sala comando della piccola base di Matsushiro, dove erano stipate più di dieci persone intente a tenere sotto controllo numerosi indicatori, il Maggiore sbuffò. “Sembra che alla fine ce l’abbiamo fatta,” commentò.

Avevano impiegato un’ora per installare lo 03 nell’unica gabbia disponibile in quella base, ed un’altra mezzora per effettuare tutti i collegamenti tra il suo sistema di controllo ed il Little Magi, la copia infinitamente meno complessa del Magi System che operava laggiù. Oltre a tutto questo, Misato e Ritsuko avevano impiegato quasi quindici minuti per congedare gli ufficiali americani, che si erano impuntati per avere una fotografia con loro due e per pranzare insieme. La seconda richiesta fu glissata con la scusa di dover effettuare il test di attivazione al più presto possibile, ma per la prima non ci fu niente da fare: le due donne si costrinsero a non apparire troppo scocciate mentre i piloti effettuavano un’interminabile serie di fotografie.

Come se non bastasse, si era fatto ormai pomeriggio inoltrato e nella migliore delle ipotesi non avrebbero finito test e analisi prima di mezzanotte.

Ritsuko annuì alle parole dell’amica, asciugandosi un sottile velo di sudore dalla fronte; sebbene l’aria condizionata fosse attiva, la tensione e la presenza concentrata di così tante persone avevano l’effetto di renderla praticamente inesistente.

“Dallo 03 non rilevo reazioni anomale,” rispose la bionda.

“Bene,” decretò Misato, tornando a guardare il volto minaccioso dell’Evangelion attraverso lo schermo. “Diamo inizio al test.”

Come gli era stato detto, Gabriel si concentrò sulle proprie percezioni, attendendo che ad esse si sovrapponessero quelle della macchina a mano a mano che la connessione neurale aumentava il proprio tasso di sincronia.

Nell’entry plug intanto risuonavano interminabili i rapporti degli operatori, che sciorinavano una mole impressionante di dati sulle complesse reazioni che venivano registrate dallo 03. Ma nella mente di Gabriel, ancora nulla aveva affiancato la preoccupazione che la sua Rei fosse in pensiero per lui.

Ritsuko esaminò con occhio critico le onde sinusoidali dei grafici che si andavano sovrapponendo, senza rilevarvi problemi. Se tutto fosse proseguito a quel modo, la Nerv avrebbe potuto contare su un’arma in più nella sua lotta contro gli Angeli.

“Va ancora tutto bene, Gabriel?” chiese attraverso il microfono.

Roger, niente da riferire,” rispose il Fourth Children. “Avverto solo la consueta tensione muscolare che prelude alla connessione.

“Tutto perfettamente normale, allora,” commentò la scienziata. Stando a quanto riportato dagli altri Children durante i loro test di attivazione, quella tensione preannunciava l’instaurarsi di una connessione promettente. Sorrise, decisamente tranquillizzata man mano che gli indicatori si avvicinavano al livello critico.

“Siamo in procinto di raggiungere la linea di demarcazione assoluta,” dichiarò un operatore, mentre le spie verdi arrancavano con apparente difficoltà verso il loro limite, per poi superarlo d’un soffio. In quel momento, gli occhi dell’Evangelion si accesero di una luce bianca abbacinante.

“Aumento anomalo del livello energetico!” sbottò un’altra operatrice, e presto le fecero eco i suoi colleghi, riportando valori del tutto inaspettati e fuori scala. Qualcosa stava andando storto.

“Gabriel, Gabriel, mi senti??” chiamò Ritsuko, ora decisamente allarmata. Misato strinse le mani sullo schienale di una delle sedie, fissando con ansia il volto disumano dello 03 che aveva cominciato ad oscillare, come se l’immenso robot fosse intontito. Dall’interno dell’entry plug, però, non giunse nessuna risposta.

“Frequenza cardiaca del Pilota in aumento! Anche la pressione sanguigna! Onde cerebrali… mio Dio!”

Ritsuko si voltò verso lo schermo con i dati sulle funzioni vitali di Gabriel ma non riuscì a commentare l’affermazione dell’operatore che li stava leggendo poco prima. Il tracciato neurale del Fourth Children aveva assunto una conformazione mai vista, fatta di picchi ed affossamenti impossibili in un essere umano.

Senza attendere oltre, Misato fece per ordinare l’espulsione dell’entry plug, ma fu anticipata da una reazione dello 03 che la lasciò senza fiato. Una delle sezioni dorsali dell’armatura si sollevò, mostrando sotto di essa un tessuto biancastro e fibroso, del tutto diverso dalla struttura biologica di un Evangelion. Il Maggiore Katsuragi non riuscì a finire la frase e Ritsuko ebbe a mala pena le forze per pronunciare le parole che tutti i presenti stavano pensando. “E’… un Angelo!”

Quella che fu l’unità Evangelion 03 spalancò le fauci spezzando la corazza facciale, ed un attimo dopo la base di Matsushiro sparì in una sfera di luce accecante.

 

 

 

 

“Accidenti, proprio adesso doveva attaccare??” sbottò Asuka, ansimante, quando i tre Children ebbero raggiunto gli spogliatoi.

“Sbrighiamoci a farla finita,” rispose Shinji, risoluto, mentre imboccava la porta della sezione maschile. “Comunque, se la tireremo per le lunghe, potremo contare anche sull’appoggio di Gabriel, suppongo.”

Quando il ragazzo fu sparito, anche Asuka e Rei si recarono nel rispettivo spogliatoio.

“Che tempismo perfetto,” commentò la Second Children cominciando a svestirsi. “Se questo tredicesimo Angelo avesse aspettato un paio di giorni ad attaccare avremmo potuto prendercela molto più comoda.”

Non ottenendo risposta, la ragazza si sporse dall’altra parte del telo divisorio che garantiva a loro due un sufficiente grado di privacy anche in quella situazione. Rei era seduta su una panca, già spogliata, ma la plug suite le giaceva in grembo, mentre lei si teneva le braccia strette attorno al busto. Tremava.

“Ehi, che ti prende, Ayanami!” le si rivolse Asuka, raggiungendola e sedendosi accanto a lei. Da quell’angolazione poté notare che stava piangendo; non l’aveva mai vista piangere, e più di una volta aveva creduto che non ne fosse capace.

Soryu…” singhiozzò la First Children. Ho… paura. Ho un brutto presentimento…”

Sebbene un tempo non si sarebbe mai sognata di fare un gesto simile, Asuka le posò delicatamente una mano su un avambraccio, scuotendola leggermente e sorridendo. “Non dovresti crucciarti. Gli Angeli attaccano quasi sempre Neo Tokio-3, non so per quale motivo, ma Matsushiro dovrebbe essere abbastanza sicura.”

Nonostante la buona volontà, si rese conto che le sue parole non erano suonate molto rassicuranti, ma ciò era proprio quello che credeva; a parte il sesto Angelo, che l’aveva attaccata in mare, e l’ottavo, che era stato stanato dalla Nerv, tutti gli altri erano stati attirati per qualche motivo ignoto a Neo Tokio-3.

Dopo qualche altro momento Rei riuscì a calmarsi abbastanza da controllare il proprio pianto: le parole dell’amica non l’avevano tranquillizzata più di tanto, ma sapeva che non avrebbe fatto nessuna differenza se fosse rimasta lì a piangersi addosso; se voleva veramente proteggere Gabriel doveva indossare la sua plug suite e salire sullo 00. Ritornata presente a se stessa, la ragazza sorrise debolmente ad Asuka ed annuì. “Ora va meglio, grazie.”

Le due si alzarono in piedi e la First Children indossò la propria tuta, mentre l’altra rimaneva in disparte, pensierosa.

 

Rei… Tu e i tuoi brutti presentimenti! Ora li hai attaccati anche a me!

 

“Sei pronta?” le chiese la rossa, incoraggiante. Rei annuì e terminò di indossare il diadema di connessione prima di uscire dallo spogliatoio femminile.

Nel giro dell’ora successiva i tre ragazzi entrarono nei rispettivi Evangelion e si disposero in uno schema d’attacco che il Comandante Ikari ed il suo Vice Fuyutsuki avevano elaborato con attenzione, in modo da limitare al minimo i possibili danni provocati alla città. L’obiettivo si avvicinava proprio dalla direzione di Matsushiro, cosa che gettò Rei nuovamente nell’inquietudine, ma Gendo fu sollecito nello specificare che esso era comparso sugli schermi radar della Nerv molto lontano dalla base secondaria, e che quindi non era affatto scontato che fosse passato in quella zona. Contrariamente a quanto era accaduto con Asuka, Rei non si sentì affatto rassicurata da quelle parole, ed il suo tasso di sincronia fu sensibilmente inferiore al solito quando si mosse per raggiungere la posizione che le era stata assegnata.

Costantemente informati dai dati letti ad alta voce da Makoto, i tre Children rimasero in attesa per un tempo che parve loro infinito, pronti a tutto. Poi lo videro, e seppero che non erano pronti abbastanza.

Uscì da dietro una bassa collina, stagliandosi contro il sole al tramonto: aveva lunghe braccia e camminava dinoccolato, ingobbito, come una belva minacciosa pronta a scattare ma anche come una creatura schiacciata da un pesante fardello. La visione che i tre ebbero era talmente assurda che per un attimo cedettero che si trattasse di un difetto nel sistema visivo della propria macchina.

 

Non può essere…

 

E’ assurdo…

 

Gabriel…

 

 

 

 

 

Gabriel sentì un dolore lancinante alla nuca, ma durò solo un attimo. Subito dopo aprì gli occhi e non era più nell’entry plug. La sua ragione gli urlava di restare allerta, che era ancora in pericolo, sebbene non ne capisse il motivo, ma una piacevole sensazione di pace gli ottundeva i sensi.

Ricordava vagamente un test, una cosa chiamata Evangelion, ma, tutto sommato, sentiva che quei ricordi non avevano molta importanza per lui. Tranne un volto, circondato da corti capelli azzurri…

Si alzò a sedere sull’erba ed inspirò con piacere la fresca aria di quel mattino di primavera, così diverso dall’estate torrida che aveva conosciuto negli ultimi mesi della sua vita.

Non si preoccupò nemmeno di non avere più indosso la plug suite o il diadema di connessione, ma di essere completamente nudo. Si drizzò in piedi e si stiracchiò, e finalmente la voce della sua ragione si zittì. Si sentiva del tutto a suo agio, in quello splendido giardino circondato di alberi di dattero.

Una figura si mosse al limite del suo campo visivo. Incuriosito, Gabriel le si avvicinò. “Cosa sei?” chiese.

L’essere si voltò a guardarlo, o almeno quella fu l’impressione del ragazzo, perché non avrebbe saputo dire se avesse avuto un volto. Il suo corpo aveva una forma indistinta, vagamente umanoide, che emanava un’abbagliante luce bianca.

 

Gabriel.

 

Quel nome gli risuonò nella mente priva di un’intonazione, come se fosse un mero concetto trasmesso senza bisogno di passare per le parole. Il ragazzo fu alquanto stupito di sentire che l’essere luminoso lo aveva chiamato per nome, anziché rispondere alla sua domanda. “No, quello è il mio nome” riprese, più incuriosito che intimorito. “Come fai a conoscerlo? Chi sei?”

 

Sono il fratello a te più vicino per splendore.

 

Gabriel continuava ad essere confuso. “Ma io non ho fratelli.”

 

Ne hai più di quante siano le stelle del cielo, o i granelli di sabbia nel deserto.[1]

 

Una lieve forma di consapevolezza si fece strada nella mente ingenua di Gabriel. Sapeva che quella figura luminosa aveva ragione, ma non riusciva a comprenderne il motivo. “Non riesco a capirti, Bardiel,” le disse, senza nemmeno interrogarsi su come facesse a conoscere il suo nome.

 

Non siamo fatti per capire.

Noi, figli di Adam, abbiamo un solo scopo.

 

 

 

 

 

Kernberg era febbricitante, ma continuava a scrivere furiosamente sui propri fogli, una pagina dopo l’altra di possibili traduzioni, di note, di cancellature. “E’ la Profezia,” mormorò fra sé, mentre stracciò un’altra pagina e alzava gli occhi sulla stele, i cui segreti era finalmente giunto a svelare. “Questa è la vera Rivelazione[2], la Parola di Dio…”

Tremando, ricominciò a scrivere l’ultima strofa di quello che, ormai lo aveva capito bene, era l’ultimo segreto che Dio aveva per gli uomini. E lui stesso lo stava svelando.

“‘Sorse una nuova Lilith,” recitò febbrilmente.

Sorse un nuovo Adam.

E lui giudicò i peccati degli uomini.

Lui che è l’Eroe di Dio.”

Colto da una vertigine improvvisa, Kernberg rantolò e si abbatté sulle proprie carte, svenuto.

 

 

 

 

“Comandante Ikari…” mormorò Shinji, incredulo. “Cosa sta succedendo?”

“Quello è il vostro obiettivo,” rispose freddamente Gendo.

Ma, Comandante!” si sentì obiettare Makoto. “E’ il tredicesimo Angelo, non vi sono dubbi a riguardo,” proseguì imperterrito il Comandante. “Sbaglio forse, Tenente Hyuga?”

Ci fu un attimo di esitazione, poi Makoto sussurrò con un filo di voce, esterrefatto. “Presenza di A. T. Field confermata. Diagramma d’onda blu. Ha ragione, Comandante, quello è un Angelo.

“NO! NON PUO’ ESSERE VERO!” sbottò Rei frastornando coloro che erano in ascolto. Le lacrime le offuscarono gli occhi e si disciolsero nell’LCL, rendendolo salato al gusto. Tutto attorno a lei la visuale dell’esterno vacillò e per un attimo fu come se andasse in frantumi.

“Il tasso di sincronia del First Children è in picchiata!” annunciò allarmata Maya, che continuò a leggere i dati sul proprio monitor. “Sessanta percento! Quaranta! Venti percento!! Il valore è sceso sotto la soglia critica, l’Eva 00 non può più muoversi!”

Rei, dannazione, calmati!” sbottò Gendo, cogliendo di sorpresa Fuyutsuki alle sue spalle, il quale non si sarebbe mai aspettato una tale dimostrazione di emotività da quell’uomo.

“Là sopra c’è Gabriel! Il mio Gabriel!” continuò Rei, imperterrita. “Tiratelo fuori da lì!”

“Espulsione forzata dell’entry plug!” ordinò Fuyutsuki, decidendo di sua spontanea iniziativa di scavalcare il suo capo.

Makoto eseguì l’ordine, e la copertura dell’entry plug dello 03 saltò via dalla sua sede. Uscì anche uno sbuffo di vapore quando i razzi della capsula si accesero, ma essa rimase saldamente inserita nella macchina-Angelo.

“Qualcosa la trattiene, è impossibile mettere in salvo il Pilota,” fece rapporto Makoto. Dalla propria scrivania, sovrastante il resto della sala comando, Gendo socchiuse gli occhi, come se fosse pensieroso. Dopo un attimo però li riaprì, e la sua espressione era più decisa che mai. “La nostra priorità è la distruzione dell’Angelo: procedere come previsto.

“NO!” si oppose nuovamente Rei, ma nonostante i suoi sforzi sulle manopole di comando, lo 00 restava immobile.

Scheisse,” imprecò Asuka, che uscì dalla propria postazione e puntò il fucile contro l’Angelo. “Cercherò di renderlo innocuo!”

Lo 02 premette il grilletto, ma i proiettili potenziati rimbalzarono sull’A. T. Field generando delle onde esagonali arancione chiaro. L’attacco però ebbe l’effetto di far conoscere al nemico la posizione di Asuka. Lo 03 si inarcò in avanti e spiccò un balzo impossibile, roteando in aria ed atterrando proprio di fronte allo 02. Sorpresa dalla rapidità di quel movimento, Asuka non ebbe nemmeno il tempo di reagire. Con la destra la creatura afferrò il fucile per la canna e la stritolo, mentre con il pugno sinistro trapassò il petto dell’Eva 02, spuntandogli dalla schiena grondante sangue.

“Espulsione dell’entry plug!” ordinò concitatamente Gendo. “Le condizioni del Pilota??”

Poco sopra il punto da cui usciva il braccio dell’Angelo, la capsula dello 02 schizzò via ed atterrò a distanza di sicurezza, emettendo unicamente il segnale radio di soccorso.

“Espulsione effettuata,” confermò Shigeru, affannato.

“Il Pilota è sofferente ma cosciente,” proseguì Maya.

“Hai sentito, Shinji?” chiese il Comandante, tornato freddo ma teso. “Asuka è al sicuro e Rei non è stata rilevata perché immobile. Ora solo tu puoi affrontare l’Angelo.”

Shinji esitò. Era rimasto immobile per tutti gli interminabili secondi che si erano succeduti dalla comparsa dello 03, ed ora continuava a non volersi muovere. “Io… IO NON POSSO!! Là dentro c’è il mio migliore amico! Non voglio rischiare di ucciderlo!”

Se non entrerai in azione moriremo tutti, lo capisci??” lo incalzò Gendo, ma fu interrotto da un grido di suo figlio. L’Angelo infatti non aveva perso tempo ed era già arrivato vicino allo 01. Questi, in un movimento dettato dall’istinto di conservazione del suo Pilota, si scostò, ma quel movimento fu sufficiente a rendere il nemico consapevole della sua presenza. Le braccia dell’Angelo si allungarono a dismisura e le sue mani si chiusero sul collo dello 01, stringendolo in una morsa mortale. All’interno dell’entry plug, Shinji sentì una fitta terribile al collo, le sue vie respiratorie si chiusero e cominciò a soffocare.

“Dannazione, reagisci!” sbottò Gendo alzandosi violentemente in piedi, ma Shinji non riusciva a fare nulla.

Le mani dello 01 si chiusero sui polsi del nemico, ma la loro forza era troppo scarsa per contrastarlo.

“I valori del Pilota oscillano pericolosamente!” annunciò Maya gridando. “Integrità strutturale al venti percento! Se non lo disconnettiamo subito il Pilota morirà per lo shock neurale!”

Per alcuni infiniti secondi gli unici rumori che si udirono furono lo strusciare delle mani dello 03 sul collo dello 01 ed i gemiti di agonia di Shinji.

“Comandante, dannazione!” si infervorò Fuyutsuki, incapace di trattenersi di fronte al silenzio ostinato del suo superiore. “E’ suo figlio, accidenti a lei!”

“Il Pilota dello 01 è inservibile,” rispose finalmente Gendo, freddo come se stesse ordinando una semplice operazione di routine. “Disinserire la connessione neurale. Ora.”

“Pilota disinserito!” rispose subito Makoto. L’entry plug dello 01 divenne all’improvviso scura e Shinji si lasciò cadere in avanti, boccheggiando ed inondandosi i polmoni di LCL carico di ossigeno. Intanto, le mani dello 01 caddero ed il suo corpo si afflosciò nella presa spietata dell’Angelo.

Reinizializzare l’Eva 01 e porlo sotto il controllo del Dummy System,” comandò Gendo, che tornò infine a sedersi.

“Ma, signore,” protestò Maya. “Non è ancora stato collaudato!”

“E’ l’unica soluzione possibile. Se non funzionerà, allora siamo già morti.

“Ricevuto,” mormorò Makoto e digitò i comandi che avrebbero messo l’Evangelion 01 sotto il controllo del Dummy System e, in definitiva, della Nerv.

“NO, NON POTETE!” sbraitò nuovamente Rei, brandendo le manopole della propria capsula fin quasi a staccarle, ma senza ottenere effetti. “COMANDANTE, NON PUO’ UTILIZZARE ME PER UCCIDERE GABRIEL!!”

“DISINSERIRE IL COLLEGAMENTO CON L’UNITA’ 00!!” ordinò Gendo, ed i presenti rilevarono un’insolita animosità nelle sue parole. Tuttavia la situazione non permetteva esitazioni.

“COMANDANTE IKARI!! LEI E’ UN BASTARDO!! IO LA…”

“Collegamento disinserito,” commentò Makoto atono, mettendo da parte i propri dubbi riguardo le parole della First Children. “Dummy System inizializzato.”

Fu come se lo 01 riprendesse vita. I suoi occhi si accesero di una luce nuova, mentre la schiena si arcuava e le braccia si sollevavano, stringendosi sul collo del suo avversario con forza pari a quelle che lo stavano soffocando.

“Smettila, smettila, papà!” urlò Shinji, che a causa dell’agitazione ritornò a chiamare Gendo come aveva fatto in passato, molto tempo prima; la connessione parziale necessaria per l’inserimento del Dummy System gli permetteva infatti di vedere ciò che stava succedendo, anche se era del tutto impossibilitato ad agire. Si accanì invano contro le manopole di comando. “Dannazione, ferma questo robot!”

Ma Gendo non si degnò di rispondergli. Anzi, sorrise al di sotto delle sue mani incrociate: a quanto pareva, il Dummy System funzionava a meraviglia.

Lo 01 puntò i piedi a terra scavando due profondi solchi ed inarcò la schiena, contrastando la forza terribile dell’avversario. La sua stretta si fece sempre più potente, finché la resistenza opposta dalla superficie corazzata dello 03 cedette, e con essa i suoi muscoli, le sue vertebre, il suo sistema nervoso centrale. Le braccia assurdamente lunghe dell’Angelo si abbandonarono ai suoi fianchi, mentre nella sala comando risuonava l’urlo disperato di Shinji. Quello ben peggiore di Rei invece rimase all’interno della sua entry plug, colma di LCL e lacrime.

Makoto strinse i denti e si preparò a disinserire il Dummy System, ben consapevole che il sistema nervoso del Pilota dello 03 avrebbe dovuto avere un feedback devastante, probabilmente mortale. Ma l’ordine non arrivava.

“Signore!” protestò.

“L’obiettivo non è ancora stato definitivamente sconfitto,” rispose Gendo.

In effetti, sebbene drasticamente diminuita, era presente ancora una traccia energetica sui tracciati del Magi System. Sconsolato, Makoto si risolse ad attendere che l’inevitabile fosse compiuto.

Pezzo dopo pezzo, mentre Shinji continuava ad urlare la propria rabbia e la propria disperazione contro suo padre, lo 01 fece scempio di ciò che fu lo 03; come una belva infuriata, ne strappò la corazza e ne lacerò le carni, spargendo per tutta la vicina area cittadina brandelli di muscoli, sangue, arti, sistemi elettronici che un tempo erano integrati al resto della macchina umanoide. Maya non riuscì a reggere a quello spettacolo e vomitò nel proprio cestino, mentre Shigeru la sorreggeva.

In un crescendo di follia, Shinji credette di aver perso la ragione quando vide con i propri occhi la mano dello 01, sconvolta dai tremiti, sollevare l’entry plug insanguinata che aveva estratto dal corpo dell’Angelo.

 

Oh Dio… Lì c’è Gabriel… Lì dentro c’è Gabriel, e potrebbe essere ancora vivo, nonostante lo shock!!

 

“Papà, ti prego,” singhiozzò mentre la vista gli si offuscava per le lacrime, come era successo a Rei solo poco tempo prima. Ma il silenzio fu l’unica risposta che ottenne.

 

 

 

 

Signore e Dominatore delle Acque…

 

“Io…”

 

Amato fratello, compi ciò a cui siamo chiamati…

 

“Non ti capisco, Bardiel…” il giovane scosse il capo ora confuso continuando ad osservare la figura luminosa dinanzi a se.

 

Ricorda…

 

“Ricorda…?”

 

Ricorda, Eroe di Dio.

 

E Gabriel ricordò, ed il suo grido di angoscia scosse tutto il giardino, mentre l’immagine di Bardiel si dissolveva dinnanzi ai suoi occhi, lacerata, e due grandi ali candide si aprirono dietro la sua schiena.

 

 

 

 

Quando la capsula si frantumò fra le dita dello 01 con un orribile rumore secco, come di ossa spezzate, lasciando sgorgare un fiume ininterrotto di LCL e sangue, il suo urlo di dolore risuonò nelle menti di tutti coloro che lo udirono, restandovi per molto tempo dopo che si fu esaurito con un singhiozzo strozzato. Ma non fu nulla al confronto delle urla folli che lanciò Rei, che scardinò le manopole nel vano tentativo di far muovere l’ormai inutile 00 e si scagliò con tutte le proprie forze contro lo sportello della capsula. Riuscì solo a procurarsi delle ferite che insozzarono l’LCL di sangue. Incurante della propria sicurezza, continuò imperterrita ad urlare impazzita e a sbattere contro l’uscita, finché la spossatezza e lo shock non la fecero scivolare nell’oblio.

 

 

Rei aprì gli occhi e non comprese in che luogo si trovasse. Ci mise un po’ a capire che era in un letto d’ospedale. Le facevano male le mani come se le avesse passate ripetutamente e con forza su della carta vetrata. Non ricordava come ci era arrivata.

“Il test di attivazione dello 00…” disse tra sé e sé, passandosi una mano fasciata sulla fronte. Era particolarmente calda, come se avesse la febbre, eppure non si sentiva particolarmente male. C’era solo un vago senso di angoscia che le opprimeva il petto, ma al quale non era in grado di dare un nome. Nella stanza non c’era nessuno a parte lei, e la porta era chiusa.

“No… quello è già avvenuto,” si corresse, cominciando a rendersi conto del tempo passato da allora. “Allora cos’è successo…? Perché mi trovo qui?”

Si sforzò di ripercorrere con la memoria gli ultimi avvenimenti; ricordò il primo incontro con Shinji Ikari, quello con Asuka Soryu Langley, gli scontri con gli Angeli, la prima volta che sorrise pensando a lui

All’improvviso la realtà le tornò alla mente e fu come se qualcuno le avesse tolto tutta l’aria dai polmoni. Il grido di orrore che emise ghiacciò il sangue nelle vene a tutti coloro che riuscirono a sentirlo.

 

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Sono più o meno le parole con cui nella Bibbia Dio garantisce ad Abramo una discendenza immensa (Gn 15, 5).

 

[2]Traduzione italiana della parola “Apocalisse”.

  
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