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Autore: Lilla_Linville    24/09/2012    2 recensioni
“Questo è quello che succede nelle persone, questo è quello che i manuali ci insegnano. Allora perchè? Perchè Brian non ha mai messo in atto nessuna di queste difese? Perchè non ha fatto nessun tentativo di riprendere a vivere?”
Non si costruisce un castello di carte su un tavolo traballante.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '.Passive Aggressive.'
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Al 3° anno.




Sembri piccola e fragile, ma non lo sei. E' tutta apparenza, tu sei tutta apparenza. Sei fatta per essere guardata, tutto quello che fai lo fai a questo scopo, te lo hanno insegnato è la tua vita ed il tuo futuro e sei anche molto brava, dannatamente brava.
Ti guardo ballare seduto per terra sul parquet freddo, l'ho sempre trovato estremamente rilassante. La la cadenza dei tuoi movimenti ricalca da vicino il mio modo di pensare: passi leggeri e a tratti aggressivi apparentemente confusi ma con una logica di fondo che li cuce insieme per tessere qualcosa di armonico e perfetto. Ti muovi sempre in bilico sulle punte, sempre in bilico su ricordi pericolosi. E' una catarsi a cui non rinuncerei tanto facilmente...
Ripenso alla prima volta che ti ho vista in quella piazza.Ti ho raccolta per strada come un cagnolino o forse dovrei dire che sei stata tu ad adottarmi perchè sei arrivata in un momento in cui ero sull'orlo del precipizio, pronto a fare un passo in avanti. Quando non avevo più più fiducia in nessuno ed ero convinto che il mondo non mi avrebbe mai più regalato niente di bello sei arrivata e mia dato la spinta giusta che mi ha riportato con i piedi per terra, fuori da quella prigione fatta di pensieri che si rincorrono in un vortice indistinto. La musica finisce e tu ti congeli in quel movimento che fino ad un momento fa era così fluido e vitale, sostenuto dalle note che ancora una volta sono le mie.
-E' venuta bene?- domandi scendendo dalle punte per voltarti a guardarmi in aspettativa, ci tieni così tanto al mio parere, anche se sai che nulla di quello che fai ai miei occhi non è splendido.
-Brian!- abbai incrociando le braccia sul petto perchè non ti ho risposto. Hai ragione, perdo sempre troppi minuti per guardarti. Alla fine mi riscuoto -Sei stata bravissima-.
-Non ti credo, avevi la testa da un altra parte, l'ho capito- puntualizzi scontenta, sei in ansia per la giornata di domani, un giorno molto importante per i Placebo e soprattutto importante per me. La verità è che ti ho praticamente costretta, non riuscirei mai a risalire sul palco senza potermi nascondere dietro di te, protetto dal mio talismano magico contro la paura attanagliante di cui ero schiavo solo pochi mesi fa. Per farcela ho bisogno di averti sotto gli occhi perchè sei la prova tangibile che sono riuscito ad uscire dal quella spirale in cui ero rimasto intrappolato.
Sorrido, penso a come reagirà il pubblico vedendo che i Palcebo si fanno accompagnare in concerto da una mocciosa bionda che mi piroetta davanti, sento già l'urlo mediatico che accusa la mia band di evitare il naufragio con una così patetica trovata pubblicitaria, oppure nel peggiore dei casi accusa me di pedofilia spinta visto che la mocciosa in questione non è neanche lontanamente maggiorenne ed anche se lo fosse non cambierebbe molto. Penso a tutto questo ma non mi importa nulla, non è per loro che lo faccio, è per me, è una rivincita personale che intendo prendermi, voglio convincermi che il Brian Molko che conoscevo esiste ancora da qualche parte e che sono ancora capace di averne cura. Tirare fuori un altro disco alla fine non è stato complicato: tutte le paginate di ansie e preoccupazioni che avevo accumulato nel tempo in quella che il Doc chiama “scrittura terapeutica” sono state trasformate in testi, mentre le melodie sono esplose come un nido di vespe non appena ho ripreso la chitarra in mano....In definitiva quello che ne è uscito fuori è un' evoluzione di Meds, resa più tragica dal fatto che per un po' il mio sole c'è stato davvero e questo rende la perdita ancora più amara. Il disco è stato definito dai media tormentato a tratti onirico, comunque più armonico, decisamente meno indie con una punta di classico...Ovviamente è stata subito una caccia alle allusioni autobiografiche della mia storia con Matt, sono fioccate spiegazioni più o meno plausibili sul perchè sia finita e sulle motivazioni che hanno portato i Placebo a ritirarsi dalla scena per così tanto tempo, ed ovviamente nessuno si è lontanamente avvicinato alla verità. Alex è stata brava a tenere tutto nascosto, per la stampa Brian Molko aveva bisogno di “un periodo di pausa”.
Ti penso molto sai Matt...Il mio psicologo dice che dimenticare o per meglio dire accettare è un processo attivo non passivo ma io non riesco a dimenticarti del tutto, non ce la faccio a staccarmi dal ricordo di noi due, da quel sentimento che è la prova del fatto che nella mia vita sono stato sinceramente amato almeno una volta. Vorrei essere capace di resettarmi come si cancellerebbe la memoria artificiale di un computer, è un pensiero sciocco lo ammetto, ed ammetto anche che avvolte mi ci grogiolo più del dovuto provocando il rimprovero di quella povera anima che mi ha in cura. Non posso farci niente Matt, credo di averti amato abbastanza da renderti indelebile. Adesso non ti odio più...Voglio solo stare bene, riappropriarmi della mia vita e del mio lavoro, ricostruire un angolino di gioia a partire da quel pomeriggio in piazza...
-Andrà benissimo vedrai se si concentrano su di te ed evitano di guardare me sarà un successo- ammetto, perchè in realtà ho voglia di confidarle le mie paure.
Lei mi guarda attenta -Non dovresti parlare cosi, non te lo meriti- dice semplicemente accucciandosi sul parquet, mettendosi alla mia altezza.
-Non si accorgeranno neanche di me su quel palco domani- mi sorride arrossendo, consapevole di avermi fatto un complimento davvero troppo esplicito, ed il problema è che lei lo crede veramente perchè alla fine quelli che mi guardano sono gli occhi di una fan. C'è stato un tempo in cui riuscivo a vedermi attraverso i loro occhi e in qualche modo mi convincevo di meritarmeli pure tutti quelli sguardi ammiranti che mi piovevano addosso dalla platea, poi lentamente mi sono assuefatto ed in fine, Matt, ho cominciato a cercare solo i tuoi tra tutti quegli occhi.
Decido di mettere a tacere per un po' tutto questo rincorresi di pensieri: “rompi la catena quando ti accorgi di starla seguendo”...Non ce n'è bisogno che mi impegni più di tanto perchè ci pensa lei: -Stai tranquillo andrà tutto benissimo, Stefan ha dato precise direttive di placcarti se tenti la fuga prima dello spettacolo- ridacchia divertita con una spontaneità che non mi ricordo di aver mai avuto alla sua età, -Ti faccio vedere ancora l'ultimo pezzo e poi andiamo a casa, che ho fame!-
A conti fatti “raccoglierla” da quella strada è stata la cosa migliore che abbia fatto negli ultimi 2 anni.

 

*****************

-Questo è meglio di qualunque antidepressivo ammettilo- mi dice Stefan scrutando con me il pubblico sotto al palco protetti dall'ombra del retroscena, mi sta tenendo una mano sulla spalla quasi avesse paura che mi fiondi in mezzo alla folla o che me la dia a gambe, non lo biasimo affatto, è esattamente così che mi sento: in bilico tra due sentimenti troppo forti e troppo diversi. Io non gli rispondo.
-Come stai?- mi chiede poi guardandomi in tralice, per nulla soddisfatto del mio silenzio contemplativo.
-Benissimo- mento -Non ci si scorda di come andare in bicicletta no, non c'è nessun problema- Stefan mi guarda, tanto lo so che ha capito esattamente che in realtà sto morendo di paura, ormai riesce a decifrarmi con una semplicità disarmante e ciò mi lascia la libertà di mentire a questo genere di domane.
Sposto l'attenzione di nuovo sul pubblico che da qui sembra una macchia nera indistinta che oscilla e fluttua in attesa di veder comparire qualcuno di noi...Questo pensiero mi diverte e mi ritrovo ad immaginarmi tutte quelle persone in fila fuori dai cancelli che ridono e si scambiano pareri su come sarà il concerto, felicemente in attesa di cantare con me le mie canzoni ed appropriarsene del tutto anche se per poco tempo. Agli esordi della nostra carriera passavo ore ad osservare il pubblico, adoravo farlo finchè Alex o Stefan non mi trascinavano via e riprovare oggi esattamente le stesse emozioni a distanza di anni mi fa stare inaspettatamente bene.
-Posso lasciarti quì da solo o appena mi volto te la dai a gambe- Mi domanda Stefan mascherando la sua preoccupazione dietro una battuta di cattivo gusto. Io lo guardo malevolo sibilando uno -sparisci- a denti stretti, lui ottiene la reazione che si aspettava, si tranquillizza e se ne va informandomi prima che il mio psicologo è lì per vederci suonare.
Adesso che non ho più la sua mano sulla spalla a trattenermi alla realtà ho paura che la mia mante cominci a divagare troppo e non posso permettermi di rimanere impigliato nei miei soliti pensieri in un momento simile, devo tenermi occupato con qualcosa che sia all'esterno, così decido di andare a cercarla sperando di trovarla sola e tutta per me.
Girovago per un po' dietro le quinte ma di lei nessuna traccia, sembra essersi nascosta, sorrido perchè probabilmente è proprio così. Alla fine la trovo nella stanza adibita a magazzino appollaiata come una colomba su una grossa cassa, le gambe raccolte e gli auricolari nelle orecchie, tanto concentrata che non si accorge che sono sulla soglia della porta.
E' vestita e truccata per lo spettacolo e come tutti gli artisti si concede un momento di raccoglimento per chiudere tutto il resto fuori e abbandonarsi a pensieri privati e intimi per poi potersi concedere interamente al suo pubblico: sono attimi preziosi che il più delle volte determinano la buona riuscita dello spettacolo. Anche io ne avevo bisogno, in genere 20 minuti prima del' inizio del concerto mi rendevo introvabile e tutti conoscono le mie proverbiali scenate a chi aveva la bella idea di disturbarmi.
La guardo, cerco di immaginarmela insieme ai Placebo sul palco e mi riesce straordinariamente facile come se fosse stata nostra da sempre, è un pensiero che mi rilassa, se tengo gli occhi fissi su di lei posso farcela.
-Se vuoi ti lascio la stanza libera, così posso andare a rosolarmi nell'ansia da qualche altra parte- mi fa notare spiccia togliendosi un auricolare, facendomi sospettare che si era accorta di me fin da subito.
Sorrido, -ei, sono io quello disturbato ricordatelo!....Sei agitata?- indago anche se ci pensa la sua espressione a dermi la risposta. -Io, agitata? Brian mi sottovaluti, ci sono solo più di mille persone lì fuori cosa vuoi che sia in confronto alle piazze di Londra. Sono il ritratto della calma!- gesticola mentre il suo tono di voce si alza sensibilmente.
-Stefan è venuto a cercare anche te?- domando non tanto perchè mi interessa ma solo per il fatto che voglio continuare a parlarle.
-Si, e mi ha trovata e mi ha ripetuto quanto sarei stata carina con il vestito che aveva scelto lui. Sei fortunato Brian, se non mi opponevo potevi avere una bomboniera rosa a gale sul palco, o ancora peggio una palla di carta stagnola metallizzata....- rabbrividisce e io scoppio a ridere.
Penso che questa maledetta mocciosa che sarà la causa della derisione dei Placebo rispecchi il mio gruppo in maniera perfetta: piccola, nervosa e con una passione per il nero.

 

                                                                                                                  ********************

-Coraggio si muova ho un' altra dozzina di cose da fare prima che il concerto cominci- mi rimprovera la manager di Brian mentre saldamente arpionata alla manica della mia felpa mi trascina velocemente in giro per il retroscena indecisa su dove piazzarmi per farmi assistere allo spettacolo e allo stesso tempo non “ingombrare spazio”.
Alla fine Alex si ferma davanti a una tenda nera pesante e gli sbuffi di aria fredda che passano da sotto mi lasciano intuire che è l'unica cosa che ci separa il palco. -Ecco, lei può stare qui, quando il concerto inizia questa si apre e lei potrà vedere tutto senza essere visto- spiega picchettando l'indice sul tendone. E' visibilmente nervosa e iperattiva come tutti gli altri membri dello staff che sono abbastanza vicini a Brian da essere preoccupati; questa per lui è la prima esibizione dal vivo dopo “l'incidente”, una specie di prova del fuoco che tutti sperano riesca a superare, ne va del futuro del gruppo e quindi anche del loro lavoro. Io invece sono tranquillo, non succederà nulla di spiacevole, tanto meno una fuga inaspettata dal palco come alcuni credono, Brian è pronto per questo, nelle nostre ultime sedute parlava del concerto e del disco con pragmatica sicurezza, quasi con economico distacco. No, quello che Brian deve superare, la sua prova finale, se così possiamo chiamarla, è rivedere lui, riallacciarci un contatto e smettere di idealizzarne la figura: Matt non è nulla che non possa essere affrontato con raziocinio.
-Se non ha domande e non le serve altro io la lascerei anche da solo, mi prometta solo di non muoversi che se poi si perde per la location tocca a me venire a cercala- Le sorrido e faccio segno di si con la testa. Provo una sincera ammirazione per questa donna così piccola e determinata, non è stato semplice per me gestire Brian, figuriamoci per lei, deve essere una persona molto forte e con qualche cicatrice nascosta per aver passato buona parte della sua vita a correre appresso a una persona come il mio paziente. -Bene! Si goda lo spettacolo- trilla, si volta e fa qualche passo ma solo per tornare a guardarmi, -Lo sa, prima quì ci nascondevo Helena, certe volte persino con Cody, poi ci ho nascosto Matt...Adesso invece il suo psicologo. E' incredibile come le cose siano cambiate in solo 2 anni- spiega, gli occhi adesso persi nei ricordi. Improvvisamente mi sento quasi colpevole di essere lì, vorrei dirle qualcosa di appropriato ma non me ne lascia il tempo: si stringe al petto la scaletta del concerto come uno scudo, mi sorride per l'ultima volta e scompare dietro un' altra tenda nera.
Non faccio in tempo a rilassarmi e mettermi a mio agio che vengo preso alle spalle da una voce e mi volto di scatto.
-Vedo che il posto è già occupato. Forse sono di troppo.- Fisso il nuovo arrivato senza riuscire a mascherare la mia sorpresa. Devo avere un' espressione molto buffa in questo momento. Matt Bellamy in piedi davanti a me più che sorpreso sembra infastidito, mi fissa senza sforzarsi di mascherare che mi sta squadrando dalla testa ai piedi, e posso immaginarmi il flusso di informazioni che sta cognitivamente cercando di organizzare per dare un senso a tutto questo, per dare un senso a me. Mi riscuoto e, intenzionato a riprendere in mano la situazione, gli tendo la mano cordialmente -Piacere di conoscerla, lei è Matthew Bellamy non è vero?- Lui mi strige la mano abbozzando un sorriso di circostanza -Si, peccato che non posso ricambiare il favore, io non penso di conoscerla- ritorce furbamente.

-Non si preoccupi. Lei non fa il mio stesso lavoro e la psicologia non può competere con la musica in fatto di notorietà- rispondo blando e visto che il mio interlocutore non accenna nessuna reazione aggiungo -Sono lo psicologo di Brian....-.
Ancora nessuna reazione, la sua espressione non lascia trapelare assolutamente nulla- Il suo psicologo e la sua nuova fiamma?-
Sospiro, mi aspettavo una domanda del genere -No. Solo il suo psicologo.-
Ecco invece una reazione che non mi aspettavo: lo vedo sgonfiarsi sotto i miei occhi, farsi più piccolo, rilassare i muscoli e abbandonarsi ad un sospiro triste e lungo -Speravo stesse meglio- ammette, e non mi serve una laurea per capire che è drammaticamente sincero.



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Ok: adesso comincio seriamente a sentire l'adrenalina che mi scorre dentro, è un tuffo al cuore dietro l'altro causato un mix di rumori troppo forti e amplificati che abbracciano una fastidiosa sensazione di dejavou a cui si mescola l'emozione del pubblico che comincia a gridare il nostro nome. Tutto si riassume in un battito di mani incessante che mi trapana il cervello e anche lo desiderio di volerne ancora e ancora.
-tra 1 minuto siete in scena- annuncia Alex per poi sparire. Io mi volto verso i miei compagni tutti stretti intorno a me, in attesa, e ne ottengo uno sguardo di intesa, un silenzioso “in bocca al lupo” che mi fa provare una bruciante sensazione di appartenenza.

Ci siamo dunque, questa è la resa dei conti, un nuovo inizio oppure la fine di tutto... Ho solo un' occasione per dimostrare a me stesso che sono ancora in grado di sopportare una folla, non ci saranno seconde possibilità, chi cade da cavallo deve rimontare subito in sella perchè la paura ha un talento proverbiale per annidarsi nel cuore delle persone e rimanervi ancorata e io non ho la forza di lottare anche per questo, o la musica mi viene incontro o dovrò dire addio per sempre a questo mondo fatto di luci, suoni e palchi vuoti da animare. Faccio un respiro profondo, vorrei stringermi al braccio di Stefan ma non posso farmi vedere debole, sono pur sempre il leader del gruppo, dei Placebo, di questa cosa splendida e vibrante a cui ho dato vita insieme ai miei amici. Ho dedicato la mia vita a questo gruppo, le mie forze e la mia passione, è stato la mia salvezza e allo stesso tempo il mio tormento, mi ha dato tantissimo ma si è anche preso molto. Dream brother my Kkiler, my lover...
Devo essere forte quindi, non solo per me ma anche per i miei compagni, che non hanno colpe, che mi hanno sorretto in momenti in cui ero prossimo a spezzarmi, che sono la mia famiglia e tutto ciò che mi rimane.
Se non riesco a farlo per me almeno posso farlo per loro...Posso farlo per Steve che ha riposto i suoi sogni di ragazzo nel mio sogno già avverato, per Alex che ha passato una vita a prendersi cura di noi, per Stefan senza il quale non sarei quì, e anche per questa ragazzina che sa ancora poco o nulla di questo mondo in cui l'ho trascinata...Se le cose vanno bene non ci sarà più il “mio gruppo”, se le cose vanno bene Matt troverò la forza di affrontarti.
-Si, questo è decisamente meglio di qualunque antidepressivo-
Dall'altra parte del palco nascosta dai tendoni Alex fa il conto alla rovescia 5...4...



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3...

Il copione vuole che sia lei a entrare in scena per prima per tre ragioni: la prima è dare al pubblico il tempo di metabolizzare la sua presenza, la seconda annunciare il nostro ingesso sul palco, mentre la terza ragione non ufficiale è che non ho intenzione di mettere un piede fuori di qui senza di lei.

2...

Non la invidio per questo, vorrei dirle qualcosa per darle coraggio ma non mi azzardo a rivolgerle la parola, fisso la sua esile figura di spalle che impettita guarda come congelata Alex dall'altra parte del palco. Stefan si china su di lei e le sussurra all'orecchio qualcosa che non capisco e le bacia la guancia.

1...

Ci siamo, la vedo tendersi come come una corda di violino, allargare le braccia e mettersi in posizione dritta come un fuso, si stampa in faccia un sorriso radioso che sembra di gesso. La riconosco, è la maschera da palcoscenico, quella delle grandi occasioni, perfetta, un muro di sicurezza per proteggere la paura che si nasconde dietro, lei è bellissima, sembra una bambola sorretta da fili invisibili. La vedo trasformarsi sotto i miei occhi e non posso fare a meno di pensare che ci assomigliamo molto anche in questo, tutti e due abbiamo 2 facce, 2 modi di esprimersi diversi ma complementari che separano la vita sul palco dedicata all'arte da tutto il resto. Spero solo che lei sia così brava da riuscire a non rimanere intrappolata in questa dimensione scomoda, stupenda ma così faticosa da sopportare.
START...
Alex fa un gesto brusco con la mano, tutto succede così in fretta che ho il tempo di metabolizzare dove sono solo quando siamo già tutti in posizione sul palco: la penombra che protegge me Stefan e Steve, lei al limite della passerella illuminata da un cono di luce, le voci del pubblico che sono scomparse, un delicato inchino della prima ballerina che poi si volta verso di me emi sorride, una scossa mi trapassa e finalmente è musica....Ed io splendidamente gli vado dietro.


                                                                                                                *******************

-Lei penserà che sono un mostro vero?- il suo tono è incolore e senza intonazione come le frasi troppo a lungo formulate nella propria testa prima di essere dette. Questa domanda a brucia pelo senza nessun nesso logico con quello di cui abbiamo parlato fino ad ora mi da l'esatta misura del suo atteggiamento verso l'intera questione e sul perchè si trovi lì. Matt è venuto a cercare una qualche forma di perdono, qualcosa che gli permetta di acquietare il rimorso che evidentemente lo sta divorando. -Eppure anche io sono stato così male- continua, in quello che ho capito sarà per lo più un monologo, -continuo a immaginare i suoi occhi mentre gli dico che non possiamo continuare a stare insieme e la consapevolezza di essere io la causa di quello che è venuto dopo mi ha tolto il sonno per mesi- ammette e io mi concentro sulla sua espressione. Vorrei avere carta e penna.
-Continuo a pensare che è tutta colpa mia, avrei preferito che urlasse contro di me invece di rimanere in silenzio, mi ha dato la punizione che meritavo, non ci siamo più parlati...Voglio ancora bene a Brian.- aggiunge. Adesso il ritmo del suo parlare si è fatto più concitato e il tono della sua voce non riesce a mascherare tanta tristezza. I Placebo intanto splendono sul palco.
-Avrei voluto mantenere un contatto con lui, dopo l'incidente ho provato a vederlo di nuovo. Oddio, io, io sono quasi morto quando me lo hanno detto, l'ho saputo da Tom, nessuno dei Placebo si era degnato di avvertirmi. Volevo...Sono corso in ospedale ma non ho avuto il coraggio di avvicinarmi a nessuno. Ho fatto il gesto più codardo che potessi fare, sono andato via. Non avevo le palle di affrontare nessuno di loro. Poi Stefan mi ha chiamato e mi ha urlato quello che Brian non aveva voluto dirmi.- un' altra pausa, sul palco si suona un' altra canzone.
-mi ha chiesto di sparire dalla sua vita, per il suo bene, ed è quello che ho fatto...-
-L'ultimo gesto di amore verso una persona a cui hai tenuto così tanto...- aggiungo, mettendo ordine a quella confessione, riassumendo il tutto in un resoconto empatico che ha l'unico scopo di mettermi in contatto con lui. Se voglio che continui a parlarmi devo ottenere la sua fiducia, deve capire di essere capito.
Matt sospira pesantemente, senza staccare gli occhi dalla figura scura che si muove sul palco, -Complimenti, ha trovato un modo poetico per dirlo-.
Bingo.
-Un amore che finisce è poetico tanto quanto uno nuovo che inizia...- Questo potrebbe essere considerato un azzardo, ma Matt è una persona pratica e sufficientemente trasparente e ho capito di potermi permettere un uscita del genere con lui. -Ho dovuto spezzare la vita di una persona a cui tengo per realizzare la storia d'amore della mia vita...-
-Cosa ne pensi?-
-Penso che non me la merito tutta questa felicità, con Brian ero sereno, stavo bene, ma con Dom...Non voglio snocciolare frasi fatte sull'anima gemella e cazzate simili, ma mi sento diverso da quando stiamo insieme è stato come ritrovare una parte di me che avevo perduto o che forse non c'era neanche mai stata e l'ho scoperto solo ora...E' come avere accanto un mix tra il mio migliore amico, la mia famiglia e l'amore della mia vita...E' banale eppure è così. Ho seriamente amato Brian e, cazzo, non lo sa nessuno quanto male sono stato prima di prendere una decisione, ma tutto è andato per il verso sbagliato e questo non me lo posso perdonare...- Un' altra pausa questa volta così lunga e sofferta che ho paura che non seguiranno altre parole -Lo capisce vero che l'ho quasi ammazzato?-
Non posso rispondere e non posso neanche dire nulla, qualsiasi cosa adesso sarebbe assolutamente fuori luogo, non ci sono tentativi di conforto da aggiungere solo tanta comprensione da esprimere in silenzio.
Lascio vagare la mia mia attenzione per la prima volta sulla musica, lasciando a Matt qualche minuto per pensare.

You are one of God's mistakes
You crying, tragic waste of skin
I'm well aware of how it aches
And you still won't let me in
Now I'm breaking down your door.

Mi fai tanta pena Matt, e anche se posso arrivare a capire che cosa privi non sono io che devo accettare cosa è successo. -Come pensa che reagirebbe Brian se dicessi a lui quello che hai appena detto a me?-
Momento di silenzio, lui si gira e mi guarda abbozzando un sorriso stanco appesantito da tutto ciò che ci siamo appena detti ma un po' complice di quel poco di intimità che si è creata. Io mi domando se queste cose le abbia mai dette a qualcuno.

Now I'm trying to wake you up
To pull you from the liquid sky
'Cause if I don't we'll both end up
With just your song to say goodbye.

-Questo caro Doc. deve dirmelo lei...- Poi torna con gli occhi al palco e ne deduco che la nostra seduta è finita, perchè tanto la sua decisione l'ha già presa.

 

                                                                                                              *****************

La ragazzina mi sfreccia davanti in una nuvola di stoffa nera e capelli biondi, non si accorge di me quando mi passa accanto ma il frusciare del suo vestito sembra essere più forte degli applausi sotto al palco. Mi chiedo dove Brian l'abbia pescata, in ogni caso Londra gli ha fatto un bel regalo. Mi avvicino un po' di più all'esterno per vedere i Placebo ancora intenti a salutare il pubblico, perfino Brian non risparmia le strette di mano e i sorrisi : “tutto questo deve essergli mancato terribilmente” penso, e il mio senso di colpa inevitabilmente cresce.
Brian fisicamente adesso sta bene, l'ultima volta che l'ho visto era l'ombra della persona che avevo amato, girava a piedi per Londra come chi spera di perdere la strada di casa, o meglio ancora perdere se stesso. Sembrava vivere in un mondo tutto suo.
Lo guardo con tenerezza...Quello che spero di ottenere adesso non è un suo perdono, non voglio un egoistico rimedio al mio senso di colpa, ho quasi distrutto la sua vita e mi merito ogni attimo di struggimento che provo. Voglio solo salutarlo per l'ultima volta, dirgli che per me è stato importante, voglio fargli capire che merita di trovare qualcuno più corretto di me che sappia tenerselo stretto, voglio spiegargli con calma come mi sono sentito quando ho fatto la mia scelta. Ma soprattutto voglio che smetta di vivere nel ricordo del nostro rapporto e che capisca che anche se sono io che l'ho lasciato non per questo lui deve lasciare se stesso. Voglio che adesso sia lui ad abbandonare me ma per farlo ha bisogno di affrontarmi faccia a faccia.
Mi allontano il più furtivo possibile da lì per raggiungere i camerini dove potrò parlare da solo con Brian senza gli occhi di tutti puntati addosso: un' esibizione in piazza è l'ultima cosa che posso augurarmi.
Arrivo al suo camerino così sollevato che mi ci fiondo dentro come se fosse la mia salvezza da quella situazione, peccato che come ogni volta ha fatto male i miei calcoli. La bambina, quella cosa, insomma la ragazzina che poco fa era sul palco insieme ai Placebo mi fissa occhi sgranati con ancora le scarpette in mano. Naturalmente per me è il panico. Non dico nulla, tanto so benissimo che non mi uscirebbe la voce, la fisso e lei fa altrettanto, forse aspettiamo tutti e due che l'altro faccia il primo passo. La conferma che esiste di peggio a questa situazione me la da la voce di Brian che si sta pericolosamente avvicinando insieme a quello che sembra essere Steve. Non ho tempo per battere in ritirata e questa consapevolezza mi inchioda dove sono impedendomi di pensare qualsiasi cosa. Io e la ragazza ci guardiamo per l'ultima volta poi dimostrandosi più furba di me sposta la sua attenzione all'uscita dove si dirige frettolosamente, ma senza prima avermi rivolto un “buona fortuna” che mi lascia senza parole e mi fa raggelare. Poi è solo questione di un attimo, il brivido gelido dietro la nuca mi annuncia che Brian è già entrato e i suoi occhi sono fissi su di me.

 

                                                                                                             ********************

 

La prima cosa che mi passa per la mente è che in fondo non c'è nulla di stano in questa scena e che quindi il respiro che mi si è appena strozzato in gola non è affatto giustificato. Io che entro nel camerino, lui che mi aspetta...Un anno fa sarebbe seguito un sorriso radioso e un bacio e la prepotente sensazione di calore allo stomaco che sento anche adesso sarebbe stata la normale conseguenza del sentimento che unisce due persone e non il preludio di un possibile malore. In fondo il problema sta proprio qui, non nel fatto che la sua presenza mi allarma, ma in quanto effettivamente poco lo faccia, nella naturalezza con cui lo guardo e lo immagino nel mio ambiente, nel fatto che capisco che Matt è esattamente dove dovrebbe essere. Accanto a me. Non l'ho dimenticato, capisco che non potrò mai farlo, e in fondo poi perchè dovrei? Se fossimo in grado di scordare tutto ciò che ci ha fatto soffrire a cosa si ridurrebbe la nostra vita? A cosa si ridurrebbe la mia se ti cancellassi Matt, se spazzassi via il tuo ricordo e le emozioni che ci hanno legato? Sarebbe come decidere volontariamente di morire più in fretta, di amputarsi un arto vitale senza il quale non siamo altro che qualcosa a metà. Se non siamo in grado di gestire le nostre emozioni e la nostra memoria come un computer decidendo di resettare tutto al momento giusto probabilmente c'è un motivo. E poi, pensandoci bene, non è forse più grave la mancanza di esperienza in sé piuttosto che cercare di rimediare al danno che ne deriva? Provare è un segno di incoscienza o la ricetta per una vita ben vissuta? Sicuramente se non ti avessi mai amato, se avessi rifiutato di impegnarmi in una cosa che inizialmente mi spaventava a morte sarei sicuramente più povero. Questo mi riporta alla domanda iniziale, perchè impegnare anima e corpo per dimenticarti? Perchè dovrei spendere più energie del dovuto nel leccare una ferita aperta nella speranza che si rimargini più in fretta? La matematica delle relazioni dice che si impiega a superare la perdita un tempo che è direttamente proporzionale all'amore ricevuto, io purtroppo Matt non so dare una misura all'amore che mi hai dato quando stavamo insieme ma sono fiducioso nel fatto che un giorno mi sarò liberato da questo peso, e il mio cuore sarà di nuovo pronto ad amare.
-Brian...Io.-
Lo interrompo prima che finisca -non parliamo qui. Ho bisogno di sedermi e di un caffè- spiego tranquillo gustandomi il suo sguardo piacevolmente sorpreso che ricambio con un sorriso. Il primo dopo troppo tempo che gli rivolgo


fine.








2 Paroline in più
Eccoci qui, alla fine di questa cosa che potrebbe essere definita una serie, ma che per decenza chiamerò solo “cosa”. Si le mie storie sono tutte “cose” !
Ma veniamo adesso al dunque! Alla fine è venuto fuori pure un minuscolo accenno di Beldom! Giuro che questa è la prima e ultima volta! Ho deciso di scrivere il seguito perchè mi dispiaceva lasciare Brian così impanicato e poi voglio bene al mio personaggio originale e si meritava un po' più di spazio.
Il fatto che abbia così poche cose da dire dimostra quanto poco sicura sia di questa storia...
Ma veniamo alle 2 paroline tecniche: quando il Doc parla di “resoconto empatico” non sta svarionando ma è il termine corretto usato nel campo della psicopatologia per definire il processo di avvicinamento e costruzione della fiducia tra paziente e analista. Ogni volta che il paziente ha finito di raccontare qualcosa si fa un breve riassunto di quello che ha cercato di esprimere (usando sempre le sue parole ma rielaborate) con lo scopo di “far capire che si è capito” e allo stesso tempo dimostrarsi empatici e quindi degni di fiducia ( ma quanto è bella questa cosa *_____*).
Svarioni miei a parte spero di essere riuscita a rendere bene il cambiamento di prospettiva di Brian e il suo insight sulla sua situazione. Non ve ne frega nulla ma l'ultimo pezzo l'ho scritto il giorno dopo essere stata al loro concerto, adesso posso dire di averli vistiiiiiiiiii çOç.
Detto ciò si tappa il buco chiacchierifero e sbacia tutti!

:*****


Ps: Quelle cacchio di stelline non si vogliono allineare centralmente!

  
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