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Autore: Kysa    08/04/2007    5 recensioni
Terza parte della saga, signori e signore. La battaglia fra Harry Potter e i Mangiamorte subisce nuove mutazioni con l'entrata in scena di personaggi ambigui che minacciano la nuova vita del bambino sopravvissuto, mentre il giovane Tom Riddle, ormai al suo ultimo anno a Hogwarts, rischia di rovinare la sua esistenza per colpa del suo passato. Ancora Harry Potter e i suoi compagni nell'ennesima guerra, in uno sfondo di amori e tragici avvenimenti. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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figli23

 

 

La porta si chiuse di botto e Milo ricevette uno schiaffo tale che pensò di sentire l'osso della mascella rompersi.
Sconvolto, si tenne la guancia pulsante a bocca aperta.
- Ma sei diventata matta??- allibì, fissando Gala allucinato - Che t'è preso zia?!-
Gala Leoninus lo fissò letteralmente disgustata, con una smorfia di disprezzo sul volto.
- Non credevo che avrei mai potuto dirti una cosa simile ma tu non sei diverso da tuo padre e dai miei fratelli!- ringhiò furibonda, con l'affilata dentatura che riluceva alla luce dei candelabri nella stanza del nipote.
- Cosa? Ma di cosa parli?- balbettò Milo, continuando a tenersi il viso.
- Schifoso ipocrita!- continuò la vampira, sovrastandolo con la sua regale persona - Sei uguale a tutti gli altri! E tu dovresti avere un'anima? L'unica cosa di cui sei pieno è vigliaccheria e incapacità di difendere ciò che tu stesso hai creato!-
- Insomma ma si può sapere cos'è successo?- sbottò a quel punto Morrigan, furente quanto lei - Non sono disposto a stare qua a farmi insultare da una come te, chiaro?-
- Chiarissimo! Considerando però che fra me e te non c'è più differenza, visto come hai dato in pasto la donna che ami a quegli animali dei tuoi parenti, posso assicurarti che non ti conviene rizzare tanto le penne nipote!-
- Dato in pasto? Di che cosa parli dannazione Gala?!-
L'espressione del tutto innocente di Milo riuscì a farle montare ancora di più un'ira vorticosa e travolgente.
Gli avrebbe rifilato un altro ceffone e stavolta gli avrebbe davvero rotto qualcosa se non fosse stato per il ricordo della bambina spaventata che aveva riportato in quel luogo sicuro.
La bambina che un tempo era stata anche lei.
Eppure era stata trasformata in una schiava, in un giocattolo, in una serva...e infine in una barbara assassina.
- Allora?- sussurrò Milo, ora preoccupato veramente - Gala cos'è successo?-
- Hai paura?- gli arrivò a un passo dal viso, ghignando amaramente - Hai paura Milos? Fai bene ad averne.-
- Maledizione smettila!- urlò allora il Diurno - Gala dimmi cos'è successo! Hanno fatto qualcosa a Trix?! Dimmelo, avanti!- alzò la voce ancora di più, afferrandola per le braccia gelide - Zia dimmi cosa le è successo! Perché l'hanno chiamata alla Corte? I suoi le hanno fatto qualcosa? E perché sei venuta con lei?-
La donna si scostò, emettendo un gemito divertito.
Scosse il capo, fissandolo.
- Dio...quanto sei debole Milos.-
Gli rovesciò addosso un disprezzo antico, melenso, appiccicoso.
E Milo si sentì morire. Era successo qualcosa.
- Cosa le hanno fatto?-
- Trema.- sussurrò Gala - Kronos ha cercato d'iniziare un vincolo.-
Ah, il terrore.
La principessa dei Leoninus rise malignamente, vedendo suo nipote vibrare come una corda di violino. Un attimo dopo si era accasciato su una poltrona, le gambe piegate dall'orrore.
Ora Milo aveva gli occhi sbarrati e il cuore cominciò a cavalcargli nel petto.
La sua Trix...la sua piccola Beatrix...
Con Kronos.
- Avrai sentito che deve sposarsi entro la fine del prossimo anno.- continuò Gala, implacabile, senza pietà - E Andros Artemas copre i pasti di tuo zio e di tuo padre per tutta Londra e per tutto il Devon. Per farlo tacere e fargli continuare la sua opera, Askart gli ha proposto un patto. Sua figlia, in cambio dei suoi servigi.-
Lentamente, si piegò fino ad appoggiarsi ai braccioli della poltrona dov'era scivolato Milo.
China su di lui, lo fissò fino a trapassargli l'anima.
- Sai cosa significa?- mormorò gelida - Lei ha il tuo sangue dentro di sé. Se Kronos l'avesse morsa, avrebbe significato dannazione eterna per lei. Nel caso migliore sarebbe bruciata all'istante. Nel peggiore avrebbe perso l'anima, diventando un mostro che si nutre solo di cadaveri. E tuo zio Kronos l'avrà prima o poi. Tu questo lo sai. E non hai fatto nulla...non hai fatto nulla per difenderla. L'hai servita a Kronos su un piatto d'argento...come se per te fosse stata solo un oggetto. Ma forse lo è...- aggiunse in un soffio - Non è così nipote? È una schiava? Un oggetto? Una divertimento a letto che puoi passare a tuo zio con semplicità, vero?-
- Perché mi fai questo?- Milo abbassò il capo, tenendosi la testa fra le mani - Perché non taci?-
- Perché sei come loro!- ringhiò allora la vampira con violenza - Sei uguale a loro!-
- No!- urlò Milo, alzandosi in piedi - Che diavolo ti è preso Gala? Cosa ti è successo?!-
- Niente. A me non è successo più niente e da molto tempo.- replicò, girandosi con stizza - Ma Beatrix è finita nelle mie stanze e non ti dico in che stato l'ho trovata! Kronos è quasi riuscito a iniziare il vincolo e non passerà molto prima che le gli finisca di nuovo fra le grinfie! E tu cos'hai intenzione di fare? Eh? Dimmi, avanti! Cos'hai intenzione di fare nipote? Dopo anni in cui non ti sei neanche premurato di spiegarle cosa fosse un vincolo!-
- Lei non deve saperlo!-
- Ma se mai si legherà a qualcun altro brucerà viva!- esplose Gala, diventando la personificazione del diavolo in persona - Maledetto bastardo! Tu l'hai resa quello che è e adesso farai qualcosa! L'hai condannata all'inferno!-
- Eh già, vero?- sussurrò lui, disgustato - Già, io l'ho condannata all'inferno...peccato che l'inferno siate voi schifosi! In quell'orrido palazzo non sapete fare altro che vivere sui cadaveri degli altri!-
- Non osare fare la predica a me.- replicò sua zia, velenosa - Io non ho anima! Questa è la mia natura, è la mia indole! E la tua qual è nipote? Eh? Tu l'anima ce l'hai! Tu hai un cuore che prova emozioni...e adesso cosa provi? Avanti, spiegamelo.- lo sfidò, incrociando le braccia al petto - Dimmi cosa provi ora che sai che tuo zio le metterà le mani addosso entro breve! Un anno Milos! Un anno soltanto! Hai un anno per salvarla! Un anno solo, cosa credi di poter fare? O forse la domanda vera è...vuoi fare qualcosa?-
Il Diurno tacque.
Ricadde seduto, disperato come mai lo era stato nel suo intero secolo.
Beatrix.
La sua Beatrix.
Gala scosse di nuovo il capo, andando alla scrivania e afferrando il bauletto che si era portata dalla Corte.
- Io me ne vado ora.- disse, infilandosi il mantello - Fa come ti pare.-
- Zia...-
- No.- replicò, voltandosi con rabbia - Tu non sai cosa significa essere vendute e usate! Essere considerate meno di niente, meno di un essere che striscia a terra. Tu non lo saprai mai. Fa come vuoi ora, Milos. Sai cosa ti aspetta. Arrivederci. E non cercarmi alla Corte. Non mi troverai.-
- Cosa?- Morrigan levò appena la testa - Dove vai?-
- Dove sarei dovuta essere da molto tempo. Arrivederci Milos.-
E finalmente rimase solo.


A Serpeverde la festa era vicina al suo apice, passata mezzanotte.
Le vipere di tutti gli anni affollavano la sala comune, con calici alla mano ed ebbri di incoscienza.
Il festeggiato invece non si vedeva.
Tom era ormai alla porta del dormitorio, ben sapendo che Damon non sarebbe più uscito dalla sua camera.
C'era ben poco che potesse più dirgli, ormai.
- Niente?- sussurrò Cloe, appoggiata alla porta, quando Riddle uscì da Serpeverde.
- Niente per ora.- ammise mesto.
- Sei stato con lui a parlare per due ore e mezza.- la King sorrise, carezzandogli la mano a malincuore - Non puoi fare di più in così poco tempo. Riuscirà a sopportare anche questa, fidati.-
- Si.-
Cloe gli strinse le dita con più forza - Lo sai. Il nostro lord è più testardo di quanto sembri.-
- Già e i suoi parenti delle schifose carogne!- sibilò Tom, assumendo di nuovo quell'espressione di rabbia e freddezza che da qualche tempo compariva così spesso sul suo bel viso - Mi chiedo perché certa gente non s'infili un maledetto preservativo quando deve!-
La biondina si bloccò, stranita, proprio sotto le arcate del giardino.
- Come sarebbe?- borbottò curiosa, chiudendosi nel cappotto azzurro di lana cotta - Vuoi dire che è meglio non metterli al mondo i figli?-
- Voglio dire solo che se più gente pensasse prima di prendere anche solo in considerazione l'idea di mettere incita la propria donna, forse al mondo non ci sarebbero così tante famiglie sfasciate, orfani e tutto il resto. Purtroppo la penso così.- ringhiò acido - C'è chi può fare il genitore e chi no, fine della storia. Chi non può che si compri un cane!-
- Quindi i genitori di Damon non avrebbero dovuto farlo nascere perché sono degli insensibili snob?- riassunse Cloe serafica - E' questo che intendi? Si, avrebbe potuto essere una soluzione ma ora Howthorne non sarebbe qua. Purtroppo non possiamo scegliere i nostri genitori Tom. Loro ci mettono al mondo ma...-
- Ma nel contratto non è implicato che si prendano decentemente cura di noi?- concluse violentemente.
- Si. E ti sarei grata se non alzassi la voce con me.- replicò la King pacatamente.
Rimasero a fissarsi e Riddle per la prima volta non si sentì indifeso davanti ai suoi occhi.
Erano finalmente pari.
Comunque abbassò lo sguardo, passandosi una mano fra i capelli corvini e la sua gentilezza riprese il sopravvento.
- Scusa, non volevo essere scortese.-
Cloe sorrise - Sei buono anche quando sei cattivo.-
- Cattivo.- bofonchiò, sedendosi su una panca di roccia del giardino, quasi immerso nella nebbia più totale - Il mondo è in mano a genitori indifferenti e macellai e io sarei cattivo.-
- Bhè...Lucilla non è una macellaia.- replicò la biondina, sedendosi accanto a lui e soffiandosi sulle mani fredde - E Tristan come padre non è male. Non credi?-
- No, direi di no.- ammise il grifone dolcemente, lasciandosi andare contro il duro schienale della panca. Guardò il cielo nero e fumoso, senza una stella. Si prospettava un fine autunno secco e un inverno veramente gelido.
- Claire. Devo chiederti una cosa.- mormorò, continuando a tenere il naso all'insù.
- Dimmi.- rispose distrattamente la King, troppo intenta a scaldarsi le mani.
- Al cimitero...oggi...e tutti gli anni da quando ti conosco...- sussurrò Tom - Tu piangi sempre davanti a una tomba che non sta nella vostra cappella di famiglia. Però il cognome di quell'uomo è King. Chi è?-
Cloe smise all'istante di alitarsi sulle mani e la condensa del suo fiato sparì, risalendo in alto.
Si irrigidì così tanto che Tom si preoccupò, voltandosi verso di lei, attento a qualsiasi sbalzo d'umore.
- Chi è?- le richiese, a bassa voce.
Cloe guardò altrove, come per prendere tempo.
Si rannicchiò sulla panca, stringendosi un ginocchio al petto.
- Si chiamava Vincent King. Era mio zio, il fratello minore di mio padre.-
- Com'è morto?-
- Attacco di cuore.- la voce della biondina si faceva sempre più bassa - Aveva appena trent'anni.-
Sentire quel tono spezzato gli fece immaginare di aver toccato un tasto sbagliato e infatti gli occhi di Cloe divennero lucidi. Fece per dirle di smetterla, che si era spinto troppo in là, ma la Grifondoro scosse il capo.
- Lo adoravo. È morto che avevo nove anni.- tirò su col naso, accettando il fazzoletto di Tom - Era una specie di eterno ragazzino. Mi ha insegnato ad arrampicarmi sugli alberi, la sera quando papà doveva uscire per forza stava con me e mi raccontava le favole, mi spingeva sull'altalena, mi portava in giro per fiere e mi copriva di regali. Era un viaggiatore...mi ha sempre portato cose da tutti i suoi viaggi, mostrandomi il mondo attraverso i suoi occhi.-
- Dev'essere stata una persona eccezionale.- le disse Tom, carezzandole la mano.
Lei annuì, singhiozzando - Lo era. Ma nascere figlio secondogenito di un duca non è una gran fortuna. Il nonno l'aveva spedito in giro per il mondo, dopo aver lasciato i titoli a papà. Lui avrebbe volentieri spaccato il patrimonio ma il nonno non ha voluto e ha fatto in modo che mio zio Vincent se ne andasse, rendendo l'atmosfera in casa irrespirabile. Lo zio dopo qualche tempo ha smesso di venire a trovarmi, poi ho cominciato a sentire pettegolezzi in casa e fuori sul fatto che avesse cominciato a frequentare certi cattivi ambienti...e infine all'età di 29 anni è stato accusato di essere un Mangiamorte.-
Riddle rimase basito, senza parole.
- Ma come...-
- Come hanno potuto pensare una cosa simile?- rise amaramente Cloe - Non lo so. Sta di fatto che a quel tempo l'opinione popolare contava moltissimo, proprio come ora la caccia alle streghe sta di nuovo disseminando paura. A nulla valsero gli avvocati di mio padre e quelli della grande famiglia di mia madre. Lo zio venne scagionato per mancanza di prove ma da quel giorno fu un rinnegato per la gente. Un anno dopo morì solo come un cane, nel suo letto...- una lacrima le rigò il viso, scivolandole lungo la gota - ...e da me non era più tornato.-
- Vieni qui.-
Tom le passò un braccio al collo, stringendosela addosso.
- Shhh...-
Cloe serrò la mano sulla sua schiena, rabbiosa e disperata.
- Sono stati quei maledetti pettegolezzi a ucciderlo!- singhiozzò - Se la gente l'avesse lasciato in pace lui ora sarebbe ancora vivo! E invece l'hanno subito giudicato senza ascoltare repliche, senza diritto di appello! Volevano qualcuno da incolpare e alla fine l'hanno ucciso!-
- Perché non parli mai di lui?- le chiese, con la bocca affondata nei suoi capelli.
- Perché tanto è inutile.- rispose, staccandosi debolmente e pulendosi le lacrime dal viso - Per mio zio non c'è più niente da fare ormai.-
Tom sorrise - E per me invece qualcosa puoi ancora farla, vero?-
- Adesso non darti tante arie.- replicò, facendolo ridere.
- Quindi vuoi proteggermi?- gli occhi blu del grifone si accesero - Mi proteggi dai pettegoli Claire?-
- Andrebbero messi alla gogna.-
- Esagerata.-
- Quanto te per le tue teorie sull'incremento delle nascite.-
Rise di nuovo, sporgendosi e baciandola sulla fronte.
- Andiamo a letto.-
- C-Cosa?-
Tom si alzò - A dormire.- replicò - E' tardi, andiamo a dormire.-
Chissà perché l'invito precedente, così equivoco, le aveva fatto balzare il cuore in gola.
Ma tanto perché sperare?, si chiese afferrandogli la mano e seguendolo docilmente.
In fondo Tom Riddle non sarebbe mai stato tipo da far proposte del genere.
A Tom bastavano gli occhi per farle sentire un brivido.
Probabilmente quella sicurezza non sarebbe mai cambiata.
Sarebbe bastato l'amore a fargliela provare per sempre.

Il pendolo della sala comune di Serpeverde batteva le tre di notte.
Beatrix si chiuse una porta alle spalle, per restarvi appoggiata.
Fiamme verdi e blu ardevano in un caminetto e Damon Howthorne stava seduto sul tappeto, contro il bordo di legno del suo letto, a osservare vacuamente quel falò.
C'era poca luce e la penombra regnava sovrana.
Una musica lenta e dannatamente lamentosa regnava nella stanza singola.
- Ti fa male ascoltare i Cure.- disse Beatrix, avvicinandosi a passo felpato.
Damon non staccò gli occhi dalle fiamme, neanche quando la Diurna si sedette al suo fianco.
- Cosa ti è successo?- le chiese invece, restando immobile.
- Niente.-
La voce di Beatrix era uscita in un soffio appena percettibile.
La strega sorrise, chinandosi e stringendosi al suo braccio.
- Non è successo niente.-
Lo strinse forte, nascondendo il viso nella sua spalla.
- Damon?-
Il Legimors alzò il braccio prigioniero, per carezzandole il viso con le dita.
- Si?-
- Ho ucciso una persona questa notte.-
Le iridi gialle di Trix incontrarono le fiamme - Un ragazzino più piccolo di noi. Ho ucciso un bambino.-
Si rannicchiò di più contro di lui, non sentendolo parlare - Aiutami.- mormorò - Per favore aiutami.-
Un braccio dietro alla schiena, l'altro sotto le ginocchia, Howthorne la prese in braccio e la portò a letto, sempre in un rigoroso silenzio. Lo scoppiettio delle fiamme era ormai l'unico sottofondo in quella stanza, la musica era finita.
Avvolta nelle lenzuola e poi sotto il pesante piumone, Trix era allacciata a Damon, sdraiato accanto a lei.
Passò un'ora, forse due.
Nessuno parlò, mentre la notte passava.
- Tu lo sapevi?- gli chiese, ormai vicini all'alba.
Il mago non aveva chiuso occhio, esattamente come la Diurna.
Col capo affondato nel guanciale, mosse appena il collo.
- Ho sognato qualcosa di simile...ma non sembrava un sogno di morte. Quel ragazzino sorrideva.-
- Quindi dovrei essere contenta di ciò che ho fatto?-
- Hai fatto una gentilezza Beatrix.- mormorò il Legimors, socchiudendo le palpebre - Si chiama pietà.-
Lei emise un gemito, stringendosi ancora di più a quel corpo caldo che cominciava a inebriarla.
- Ho ucciso una persona...un ragazzino...-
- Io ne lascio morire a centinaia.-
Lei serrò i denti - Smettila. Devi finirla. Non è colpa tua. Cos'avresti mai potuto fare per Wizloon?-
- E tu? Cosa potevi fare per quel bambino?- ribatté, tenendo il viso rivolto al tetto del baldacchino verde petrolio - Hai usato il cuore e l'hai salvato da una vita di tormenti. È morto sorridendo per te, Trix.-
- E a te?- si sollevò su un gomito, carezzandogli il torace - Cosa ti è successo?-
Howthorne sogghignò, poi si girò su un fianco e si sporse dalla sua sponda. Raccolse un pezzo di carta strazzonato dal tappeto, dopo di che si rimise comodo.
- E' dei miei.- disse, passandole la missiva - Come ho fatto chiedere dai legali di Draco ora i miei titoli sono a mio nome e sono ufficiosamente Lord ma i fratelli di mia madre e mia nonna paterna hanno convinto i miei a tenermi fuori dall'eredità se non Sopprimo il mio dono seduta stante. Ho un mese per decidere, dopo di che potrei anche venire diseredato.-
- E tua madre lo permetterebbe?- la Diurna scosse il capo - Li conosco poco i tuoi ma tuo padre non è uomo da prendere ordini e...tua madre ti vuole bene, anche se non sa come prenderti.-
- Non mi servono più.- fu la strabiliante e gelida risposta, dopo che il documento fu di nuovo accartocciato e gettato via - Ho una rendita che mi permetterà di vivere comodo per il resto della mia vita. Ma per il momento non ho intenzione di attuare la Soppressione. Non dopo quello che sta passando Tom. Ha rischiato di morire venerdì...ma anche se non ci fosse lui, piuttosto che dargli questa soddisfazione preferirei finire ad Azkaban.-
- Volevano solo un erede.- mormorò Trix, come per scusare i suoi genitori.
- No, volevano un essere perfetto.- replicò duro - E io non lo sono. Quindi visto che non servo a niente, che li metto solo in imbarazzo e che il mio dono di Legimors è ancora ritenuto scandaloso e di malaugurio, possono anche prendere i loro titoli e metterseli in un posto preciso.-
- Perciò non li vedrai più? Davvero lo vuoi?-
- Sai cosa vorrei?- sibilò di rimando - Vorrei un mondo di gente tutta uguale, dove tutti abbiano le stesse cose, la pensino allo stesso modo, si vestano gli uni uguali agli altri e che credano tutti negli stessi valori.-
- Che orrore.- bofonchiò la Diurna.
- Si, hai ragione. Fa schifo.- replicò Damon serafico - Ma se non altro sarebbero tutti d'accordo.-
- D'accordo sul fatto che sei speciale?- sussurrò lei.
- Sei della mia stessa categoria allora, yankee.-
Riuscì a farla sorridere, ma durò poco.
- Non vuoi dirmi tutta la verità?- le chiese, sentendola di nuovo irrigidirsi.
- No.- rispose lapidaria - No.-
- Come vuoi.- Howthorne si stiracchiò - Però cosa sono queste fusa da gatta?-
- Ho sete.- ammise, continuando a stargli incollata.
- Cloe mi ha detto che hai finito le scorte da settembre.-
- Maledetta King.- ringhiò l'altra stizzita - Da quanto lo sai?-
- Non importa. Come ti nutri scusa? Nessuno si è lamentato di buchi strani sul collo...-
- Rubo dallo sgabuzzino di Piton. Due settimane fa ho mandato giù del sangue di drago, ho sputato fuoco per un'ora dentro al bagno. Il prof pensa che sia Pix a fregargli le scorte, per i suoi scherzi.-
- Trix, Trix...- Damon si passò le mani sulla faccia, mettendosi a pancia in sotto - Perché non ti fai mandare delle scorte di plasma? Ci sono posti a Londra dove comprare le sacche, sai? Potresti chiedere al preside per fartele mandare in segreto.-
- Hn, forse.-
- Forse un corno. E adesso come fai?- berciò infastidito - Ti basta un dito o vuoi tutto il braccio?-
- Grazie, non ho fame.- rispose, nascondendo lo stupore visto che Damon non si era mai offerto di fare una cosa simile.
- Trix...vediamo di non fare lo sciopero della fame per quel ragazzino, ok?- le disse duro e crudo - Capisco che stai male ma morire a tua volta non servirà a ridargli la vita che i vampiri gli hanno rovinato.-
- E che io gli ho tolto.-
- Rispondimi chiaramente.- le disse, alzandosi sui gomiti - Sarebbe stato meglio lasciarlo in vita?-
- Chi sono io per deciderlo?-
- Hai già risposto.- replicò con un ghigno - Inutile che neghi. Il tuo è stato un gesto di compassione e non è stato inutile. L'hai salvato ma salvare non significa unicamente tenere in vita una persona. Ci sono tanti modi di aiutare la gente.-
- E spezzare loro il collo non rientra fra questi.-
- Oddio che tormento!- sbottò - Quando hai fame sei intrattabile. Forza, o bevi o te ne vai dal mio letto!-
- Senti ma stai scherzando?- allibì la strega - Mi stai davvero dicendo che...-
- Posso camminare con qualche goccia di sangue in meno, no? Sai controllarti?-
- Il tuo è sangue umano.- Beatrix scosse il capo - Non mi va, non sei un pasto. Ti farei diventare come quel ragazzino.-
- E allora continua a mandare giù sangue di drago o di chissà che altra porcheria! Se mi svieni davanti però sappi che filerò dritto da Morrigan.-
- Cosa?! Non oseresti!-
- Hn, mettimi alla prova!-


Era mattina ormai ma un paio di bambini a caso avevano fatto i capricci tutta la notte.
E questa volta non si trattava di Harry e Draco.
Bensì dei loro pargoli.
Glory e Lucas erano stati irrequieti per tutta la notte, senza far chiudere occhio alle loro tate e ai loro genitori quando perfino Alexander, ormai un po' più grandicello, aveva tenuto sveglio Jess per ore, evidentemente molto nervoso.
Si, decisamente i piccoli avevano qualcosa.
Ma non erano gli unici "cuccioli" a provare un certo fastidio.
Degona Mckay era appena uscita dalla serra n°7 quando si ritrovò ad alzare il viso verso la Torre Oscura.
Aveva avuto una brutta nottata e la presenza di quel piccolo rombo bianco non la faceva sentire tranquilla.
Non sapeva nemmeno lei come spiegarlo ma...quel minuscolo oggetto dall'apparenza così pacifica per lei era come una dannata calamita. Sembrava richiamarla. E non le piaceva per niente.
Le sembrava un richiamo macabro e imperioso.
Temeva che toccandolo sarebbe successo qualcosa di spiacevole.
- Dena vieni?- l'apostrofò Julian Larabee, sorridente e cavalleresco, com'era sempre con lei e Isabella - E' ora di pranzo, muoviti!-
- Nick dov'è?- chiese, senza vedere l'ultima parte del loro quartetto.
- E' in infermeria. Le calendule gli hanno soffiato in faccia del polline.- rise Larabee, vedendo altri poveretti del primo anno uscire dalla serra di vetro con la faccia tutta sporca di polline giallo e arancione, soffiato da calendule giganti e molto poco amichevoli - Isabella, Tilde e Geffrey sono già andati. Nick arriverà, tranquilla.-
In effetti era ormai l'una e il suo stomaco brontolava ma Degona si accorse che non era l'unica a osservare la Torre Oscura, con la testa per aria.
Dalla serra n° 4 erano appena usciti Serpeverde e Tassorosso del secondo anno.
Fra loro c'era William Crenshaw, immobile in mezzo al passaggio piastrellato di granito.
- Julian...tu vai, io ti raggiungo dopo.- disse, rivolgendosi al suo compagno - La mia mamma dovrebbe essere su con Harry Potter e il preside, vorrei andare a trovarla.-
- Davvero c'è tua madre?- fece il ragazzino curioso - Grande! Se fate un giro fammi un fischio, mio fratello maggiore schiatterà d'invidia quando gli dirò che ho visto Lady Lancaster! Ci vediamo dopo!- e se ne andò, lasciandola a sospirare con pazienza.
Ma comunque sorrise, felice che sua madre fosse finalmente stata accettata da tutti e girò sui tacchi.
William però sentiva la sua presenza da ancora prima che lei decidesse di raggiungerlo e non fu stupito quando gli si mise a fianco, senza una parola. Con gli occhi verdi e verdeacqua puntati in alto, i due maghetti rimasero vicini a lungo.
- Mi piace tuo padre, è simpatico. È uno dei pochi prof che non rompe, anche se purtroppo non fa lezione al nostro anno.- borbottò il Serpeverde di punto in bianco, annodandosi meglio la sciarpa nera al collo.
- Davvero?- Degona sorrise, col vento freddo che le scompigliava i boccoli - A me invece piace il tuo.-
William fece una smorfia.
- L'avevo capito che sei strana.-
Dena sollevò le sopracciglia - Strana? Perché mi piace Jeager? Assomiglia allo zio Milo!-
- E tu stravedi anche per lui immagino.-
- Perché, a te non piace Trix?-
- Figurati.- bofonchiò, un po' distaccato com'era nel suo carattere - Ma hai gusti veramente strani.-
Tornò il vento e stavolta scompose anche i corti capelli dorati del figlio di Jeager.
I suoi occhi verdeacqua continuarono a vagare sulla Torre, ma non il suo cuore.
- Come ti trovi vicino a me?- le chiese.
- Ti sembra una domanda normale?- rispose pensosa.
- Intendevo per...il mio sangue. Perché sono metà a metà. Tu invece non lo sei.-
- La mia mamma è un demone.- gli ricordò.
- Ma ti ha tolto tutta la malignità. No?- le richiese, serio - Non sei del tutto umana?-
- Bhè...direi di si...- ammise - Cosa vuoi dire?-
- Niente. Mi chiedevo solo se non fosse per lei che ti piacciono le persone diverse.-
- Diverse?-
- I mezzosangue non hanno vita facile.- William la guardò attento, sfidandola a replicare - O credi ancora alle favole?-
- Tu parli dei mezzosangue e di chi è diverso come se fosse strano.- Degona abbassò il capo - Chi ti ha insegnato queste cose?-
- Ci vivo dentro. Non me le hanno insegnate.-
- Sarà. Però per me Beatrix, lo zio Milo e tuo padre sono fantastici. Non guardare le persone diverse come se fossero strane. Non pensare di essere strano. Quando ti guardo non penso che sei diverso e strano.-
- A no?- William assottigliò gli occhi, poco rassomiglianti a quelli di un bambino innocente - E a cosa pensi quando mi guardi?-
- Che sei diverso e speciale.- Degona gli sorrise, vendendolo sgranare leggermente le iridi per la sorpresa - Vieni con me alla Torre? Voglio dare una mano alla mamma. Te la presento, vedrai ti piacerà.-
- ...Ok...-
Dopo un lungo silenzio la seguì docilmente, senza una parola. Almeno fino a quando non cominciarono a salire le scale per il rifugio degli Auror.
- Tua madre non ha corna e coda, vero? Cioè...è normale come mio padre.-
- Sai che non le ho mai chiesto bene a che razza...cioè...a che stirpe appartenga?- bofonchiò la piccola Mckay - Comunque è come Jeager, si. Non le ho mai visto né corna né coda...ha solo gli occhi bianchi.-
- Ha gli occhi bianchi?-
- Si, ma prima che nascessi io li aveva azzurri!- tubò la Grifondoro - Ci siamo quasi.-
- Un'ultima cosa.-
- Cosa?-
William si fermò sul penultimo gradino, afferrandola per il mantello - Quel rombo...non piace neanche a te, vero?-
Degona deglutì, annuendo.
- Anche a te sembra che...ti chiami?-
Il Serpeverde annuì a sua volta - Cosa vuol dire? Perché ce l'ha solo con noi?-
- Forse dipende dall'età.- gli rispose la giovane erede dei Mckay - Anche Lucas e Glory hanno fatto disperare, ho sentito.-
- Tu non sei una di quei maghi che sentono le cose e i sentimenti? Non dovresti capire cosa succede?-
- Per capirlo dovrei toccare quel rombo. E non voglio.-
- Già.- ammise il piccolo Crenshaw - Quel coso va bruciato prima che capiti qualcos'altro.-
Messo piede nella sala riunioni però, dovettero tapparsi le orecchie a causa degli strilli abominevoli di Jeremy, Alex, Glory e Lucas. Le quattro tate follette non sapevano più come mettere tranquilli i pulcini e Pansy, arrivata sull'orlo di una crisi isterica, aveva praticamente chiesto a Draco di mettere dei sedativi nel latte.
Il deficiente l'aveva fatto davvero e tempo cinque minuti i bambini si erano addormentati senza neanche tanta difficoltà, visto che nessuno di loro aveva chiuso occhio la notte prima.
- Cavolo. Voi si che siete genitori da premiare.- li apostrofò William.
- Thò, la palla al piede.- Jeager si sporse dal divano, dove se ne stava sdraiato - Che c'è?-
- Niente, siamo venuti a cercare la mamma.- gorgogliò Degona - Tutto bene qui?-
- No, uno schifo!- urlò Malfoy, con la testa infilata nel frigo - I bambini hanno dato i numeri! Potter compreso.-
- Vaffanculo.- gridò con voce annoiata l'interessato, al piano superiore.
- Allegri e amichevoli come sempre.- chiarì il mezzo demone - E voi mocciosi che avete? Siete in paranoia anche voi?-
- Quella porcheria è ancora in giro?- gli chiese William.
- Parli del bombo cattivo?- bofonchiò Draco, andando a sdraiarsi sul divano.
- Bombo cosa?-
- Glory lo chiama così.- ghignò il biondo - Il bombo cattivo. Non lo regge neanche lei. Secondo me è una questione di età...o forse centra la profezia. Parlava di bambini no?-
- Grazie per il bambino.- sibilò William - Sul serio non sentite niente da quel maledetto pezzo di roccia?-
- Sentire cosa?- mugugnò Jeager.
- Lascia perdere. Voi grandi siete vuoti dalla testa ai piedi.- replicò suo figlio, seccato.
- Ah si? Credo andrò a riempirmi di whisky allora.- ironizzò il mezzo demone - Qualcuno mi segue?-
- Doppio per me.- Harry scese di volata le scale - Avete visto i gufi stamattina? Dio, arrivano in sciame! Sembra che si siano raddoppiati!-
- E' arrivata posta per te.- Jeager gli lanciò due buste, una bianca e una assurdamente nera - Le ha portate uno sparviero. Una è di Orloff. L'altra non saprei, non c'è mittente.-
Harry liquidò subito la lettera bianca del Ministro della Magia, ma quando ebbe sotto gli occhi la busta nera rimase a fissarla, impietrito. Quella scrittura. Aprì il sigillo rosso di cera e trovò solo poche righe.
- Bastardo.- sibilò con un sorriso sarcastico, bruciando la lettera all'istante sul palmo della mano.
- Chi era? Un creditore?- frecciò Malfoy.
- Più o meno.- il bambino sopravvissuto scosse il capo, sedendosi.
Incredibile.
Chi osava fargli la predica...come si permetteva Lui di fargli la paternale...
- Ehi, scansafatiche. Allora, dov'è questo rombo?-
Lucilla varcò all'improvviso la soglia della Torre Oscura, gettando sul divano addosso a Draco uno scialle di pizzo.
- Oh, grazie per la coperta.- borbottò il biondo - Molto calda. Di cos'è, carta velina?-
- Ciao mamma!- Degona andò ad abbracciarla, sorridente - Come stai?-
- Bene.- la Lancaster le carezzò la testa - Tu come ti senti? Quell'aggetto infastidisce anche te?-
- Ahah. E anche William.- la piccola le indicò il figlio di Crenshaw.
William osservò Lucilla, incantato. Dio, allora era proprio come sembrava.
I demoni erano veramente magnifici.
- Molto piacere.- disse, stringendole la mano.
Lei ricambiò la stretta, studiandolo. Un piccolo mezzo demone molto potente...si sentiva.
- Qualcuno di voi l'ha toccato?- chiese poco più tardi, seduta a tavola davanti al drappo di velluto su cui era adagiato il rombo bianco.
- No, Hermione ci ha impedito di farlo.- le disse Edward, arrivato dalla ronda con Ron e Clay.
- L'abbiamo fatto solo coi guanti.- continuò Weasley - Perché?-
La demone fissava l'oggetto, silenziosa. Degona e William le stavano alle spalle, con aria contrita.
Dopo un attimo, Lucilla lo prese fra le dita.
Se lo girò sul palmo, lentamente. Sfiorò le forme arrotondate, gli spigoli smussati.
- Sai cos'è?- mormorò Harry, seduto di fronte a lei.
Lucilla rise, finalmente. Ma la sua espressione era priva di reale divertimento.
- Avete fatto bene a non toccarlo.- disse, sollevando gli occhi bianchi - Non ho idea di cosa sia ma è un concentrato di perfidia pura. Se l'aveste toccato, sareste impazziti.-
- Un attimo.- Draco si sporse dal divano, senza crederci - E' un Polo Negativo?-
- Si, qualcosa del genere.- annuì la Lancaster - E' un oggetto impregnato di malvagità. Chi lo sfiora, ne assorbe gli effetti. Impazzisce, diventa un assassino. I bambini non sopportano le sue vibrazioni, perché sono innocenti.-
- Un attimo.- Harry sgranò gli occhi - Tom l'ha toccato a mani nude quella notte. Perché non...-
- Tom?-
- Si. L'ha srotolato dalle bende, a mani nude.- continuò Potter - Non può essere stato contagiato?-
- Dipende. Si è comportato in modo strano?- chiese la demone.
- Non mi pare. Non più del solito.- ponderò Edward.
- Forse su di lui non ha funzionato.- l'interruppe Draco, attirando l'attenzione del gruppo - 1588. Durante una spedizione in Africa, i funzionari dell'Impero usarono il Distillato di Aggressività sugli eretici, per farli ammazzare fra di loro. Uno ne rimase immune.-
- Chi?- gli chiese Ron.
- Lo so io.- rise Jeager, annuendo - Francis di Damascus, un cavaliere. Divenne santo per gli eretici. Il suo cuore era tanto puro che nemmeno il Distillato ebbe effetti su di lui.-
- Un santo?- Ron allibì - E Tom sarebbe un santo?-
- No, idiota. Intende che alcuni esseri umani hanno un cuore incorruttibile.- sentenziò Malfoy.
- E se su Tom non ha fatto presa, significa che lui è uno di questi.- mormorò Edward.
- Però. Abbiamo gente refrattaria all'Avada Kedavra, ai rombi...al whisky.- frecciò Clay, scoccando un'occhiata eloquente a Malfoy - Siamo a cavallo. Comunque quel rombo da dove arriva e perché io e Cloe non abbiamo percepito niente di questo Polo Negativo?-
- Non so ma su oggetti mistici di tale intensità i Sensimaghi non devono avere particolare effetto. Ti accorgeresti di cos'è Clay, solo toccandolo temo.- Lucilla si volse allora verso la figlia - Te la senti di "leggerlo" tu Dena? Starò con te. Altrimenti andrò da Caesar.-
- Ecco io...- Degona si fece indietro, avvicinandosi senza accorgersene a William - Mamma non mi piace, davvero.-
- Tranquilla, non preoccuparti.- la rassicurò la Lancaster, carezzandole la mano - Su di me non ha effetto ma so che i bambini sono troppo delicati di fronte a questa cosa. Caesar senza dubbio non si farà venire il mal di testa.-
- Senz'altro.- sibilò Draco in sottofondo - Quando mai Cameron si fa problemi per qualcosa.-
- Bene. Allora Caesar ci sarà le risposte che cerchiamo.-

L'emicrania aumentava.
Damon sbadigliò, immergendo la faccia sotto il rubinetto dell'acqua fredda.
Dannazione, doveva smetterla di passarsi le notti in bianco...
Uscì dal bagno degli uomini, inseguito dalla scia dei commenti maligni dei Serpeverde, riguardo la scorsa partita di quidditch aveva li aveva visti vincere contro i Corvonero.
Una volta fuori dal bagno però, sentì un'occhiata su di sé che aveva imparato a riconoscere.
Sorrise con aria serafica, girando su se stesso.
- Ma tu guarda.- borbottò pigramente, infilandosi il maglione sulla camicia - Occhi di Fuoco. A cosa devo l'onore?-
Neely fece una smorfia sarcastica.
- Ti sei dato alla pazza gioia vedo.-
- Se parli della mia faccia cadaverica dovresti sapere che è data da ben altro che un festino.- frecciò il Serpeverde, sistemandosi la cravatta verde e argentea - Cosa posso fare per te?-
- Tieni.-
La bionda Caposcuola di Corvonero gli lanciò un sacchettino di velluto blu.
Damon lo prese al volo, stranito. Guardò dentro e sbatté gli occhioni stanchi.
- Un Sognid'Oro.- disse strabiliato, tirando fuori dal sacchetto un oggetto di vetro violaceo, grande e dalla forma simile a una trottola, con una punta di platino dalla sagoma smussata. Dentro al vetro colorato vi vorticava della polverina e della magia fosforescente, che sprizzava scintille luminosissime.
- Dove l'hai preso?- le chiese confuso - Ne ho cercato uno per tanti anni!-
- La mia bisnonna ha maledetto il bisnonno, perché la tradiva. Ha tramutato i suoi sogni in orribili incubi dove andava a letto con donne cadavere.- sibilò Neely disgustata - La bisnonna era un po' troppo vendicativa...comunque il bisnonno dopo anni di tortura notturna ha trovato quel Sognid'Oro in Norvegia e ha ricominciato a dormire tranquillo. Certo, faceva lo stesso degli incubi ma verso la mattina faceva anche sogni piacevoli, tutto grazie a quella trottola. Dalle un paio di giri prima di andare a dormire.- gli consigliò - Forse riuscirai a svegliarti di buon umore.-
Ma tu guarda. Howthorne rimise il Sognid'Oro nel sacchetto, incrociando le braccia.
- Grazie.-
- Prego.- rispose la Montgomery - Nessuno a casa mia lo usava più e poi ieri era il tuo compleanno, giusto?-
- Si, è vero.- e lentamente le sorrise. Un attimo dopo si era piegato su Neely, che a sua volta si era come bloccata.
- Grazie sul serio.- sussurrò, baciandole la guancia appena leggermente.
La bionda rimase ferma, poi sollevò il viso.
- Di niente.- e dandogli le spalle, se ne andò. Ma sorrideva di nascosto...e lo stesso faceva Damon.


Era notte fonda quando una carrozza nera attraversò il Golden Fields.
Le ruote scivolavano sui campi di margherite nere, dopo di che si fermarono senza stridii davanti a un castello dall'aria diroccata e disabitata.
Lord Demetrius era seduto sulla scalina dell'ingresso, dove si accomodava sempre a leggere perché non c'era posto più assurdo dove svaccarsi a leggere.
Una sigaretta gli penzolava dalle labbra, un lecca-lecca ancora incartato dietro all'orecchio.
Era immerso nella lettura quando il portone d'ingresso si aprì leggermente.
Un solo battente, un leggero spiraglio.
Sollevò il viso e non staccò più lo sguardo da chi era entrato.
Gala Leoninus era davanti a lui.
Richiuse la porta, restando in fondo allo scalone col suo bauletto quadrato fra le mani.
Demetrius scese, a passo lento. Una volta davanti a lei, sorrise e abbassò il capo.
- Credevo non saresti mai più venuta.-
- Scusa se ti ho fatto aspettare.- sussurrò la vampira.
- Ben tornata a casa.-
E senza un'altra parola, l'abbracciò forte.
Per non lasciarla andare più.

 

 

 

 

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