La porta si chiuse di botto e Milo ricevette uno schiaffo tale che pensò di
sentire l'osso della mascella rompersi.
Sconvolto, si tenne la guancia
pulsante a bocca aperta.
- Ma sei diventata matta??- allibì, fissando Gala
allucinato - Che t'è preso zia?!-
Gala Leoninus lo fissò letteralmente
disgustata, con una smorfia di disprezzo sul volto.
- Non credevo che avrei
mai potuto dirti una cosa simile ma tu non sei diverso da tuo padre e dai miei
fratelli!- ringhiò furibonda, con l'affilata dentatura che riluceva alla luce
dei candelabri nella stanza del nipote.
- Cosa? Ma di cosa parli?- balbettò
Milo, continuando a tenersi il viso.
- Schifoso ipocrita!- continuò la
vampira, sovrastandolo con la sua regale persona - Sei uguale a tutti gli altri!
E tu dovresti avere un'anima? L'unica cosa di cui sei pieno è vigliaccheria e
incapacità di difendere ciò che tu stesso hai creato!-
- Insomma ma si può
sapere cos'è successo?- sbottò a quel punto Morrigan, furente quanto lei - Non
sono disposto a stare qua a farmi insultare da una come te, chiaro?-
-
Chiarissimo! Considerando però che fra me e te non c'è più differenza, visto
come hai dato in pasto la donna che ami a quegli animali dei tuoi parenti, posso
assicurarti che non ti conviene rizzare tanto le penne nipote!-
- Dato in
pasto? Di che cosa parli dannazione Gala?!-
L'espressione del tutto innocente
di Milo riuscì a farle montare ancora di più un'ira vorticosa e
travolgente.
Gli avrebbe rifilato un altro ceffone e stavolta gli avrebbe
davvero rotto qualcosa se non fosse stato per il ricordo della bambina
spaventata che aveva riportato in quel luogo sicuro.
La bambina che un tempo
era stata anche lei.
Eppure era stata trasformata in una schiava, in un
giocattolo, in una serva...e infine in una barbara assassina.
- Allora?-
sussurrò Milo, ora preoccupato veramente - Gala cos'è successo?-
- Hai
paura?- gli arrivò a un passo dal viso, ghignando amaramente - Hai paura Milos?
Fai bene ad averne.-
- Maledizione smettila!- urlò allora il Diurno - Gala
dimmi cos'è successo! Hanno fatto qualcosa a Trix?! Dimmelo, avanti!- alzò la
voce ancora di più, afferrandola per le braccia gelide - Zia dimmi cosa le è
successo! Perché l'hanno chiamata alla Corte? I suoi le hanno fatto qualcosa? E
perché sei venuta con lei?-
La donna si scostò, emettendo un gemito
divertito.
Scosse il capo, fissandolo.
- Dio...quanto sei debole
Milos.-
Gli rovesciò addosso un disprezzo antico, melenso, appiccicoso.
E
Milo si sentì morire. Era successo qualcosa.
- Cosa le hanno fatto?-
-
Trema.- sussurrò Gala - Kronos ha cercato d'iniziare un vincolo.-
Ah, il
terrore.
La principessa dei Leoninus rise malignamente, vedendo suo nipote
vibrare come una corda di violino. Un attimo dopo si era accasciato su una
poltrona, le gambe piegate dall'orrore.
Ora Milo aveva gli occhi sbarrati e
il cuore cominciò a cavalcargli nel petto.
La sua Trix...la sua piccola
Beatrix...
Con Kronos.
- Avrai sentito che deve sposarsi entro la fine del
prossimo anno.- continuò Gala, implacabile, senza pietà - E Andros Artemas copre
i pasti di tuo zio e di tuo padre per tutta Londra e per tutto il Devon. Per
farlo tacere e fargli continuare la sua opera, Askart gli ha proposto un patto.
Sua figlia, in cambio dei suoi servigi.-
Lentamente, si piegò fino ad
appoggiarsi ai braccioli della poltrona dov'era scivolato Milo.
China su di
lui, lo fissò fino a trapassargli l'anima.
- Sai cosa significa?- mormorò
gelida - Lei ha il tuo sangue dentro di sé. Se Kronos l'avesse morsa, avrebbe
significato dannazione eterna per lei. Nel caso migliore sarebbe bruciata
all'istante. Nel peggiore avrebbe perso l'anima, diventando un mostro che si
nutre solo di cadaveri. E tuo zio Kronos l'avrà prima o poi. Tu questo lo sai. E
non hai fatto nulla...non hai fatto nulla per difenderla. L'hai servita a Kronos
su un piatto d'argento...come se per te fosse stata solo un oggetto. Ma forse lo
è...- aggiunse in un soffio - Non è così nipote? È una schiava? Un oggetto? Una
divertimento a letto che puoi passare a tuo zio con semplicità, vero?-
-
Perché mi fai questo?- Milo abbassò il capo, tenendosi la testa fra le mani -
Perché non taci?-
- Perché sei come loro!- ringhiò allora la vampira con
violenza - Sei uguale a loro!-
- No!- urlò Milo, alzandosi in piedi - Che
diavolo ti è preso Gala? Cosa ti è successo?!-
- Niente. A me non è successo
più niente e da molto tempo.- replicò, girandosi con stizza - Ma Beatrix è
finita nelle mie stanze e non ti dico in che stato l'ho trovata! Kronos è quasi
riuscito a iniziare il vincolo e non passerà molto prima che le gli finisca di
nuovo fra le grinfie! E tu cos'hai intenzione di fare? Eh? Dimmi, avanti!
Cos'hai intenzione di fare nipote? Dopo anni in cui non ti sei neanche premurato
di spiegarle cosa fosse un vincolo!-
- Lei non deve saperlo!-
- Ma se mai
si legherà a qualcun altro brucerà viva!- esplose Gala, diventando la
personificazione del diavolo in persona - Maledetto bastardo! Tu l'hai resa
quello che è e adesso farai qualcosa! L'hai condannata all'inferno!-
- Eh
già, vero?- sussurrò lui, disgustato - Già, io l'ho condannata
all'inferno...peccato che l'inferno siate voi schifosi! In quell'orrido palazzo
non sapete fare altro che vivere sui cadaveri degli altri!-
- Non osare fare
la predica a me.- replicò sua zia, velenosa - Io non ho anima! Questa è la mia
natura, è la mia indole! E la tua qual è nipote? Eh? Tu l'anima ce l'hai! Tu hai
un cuore che prova emozioni...e adesso cosa provi? Avanti, spiegamelo.- lo
sfidò, incrociando le braccia al petto - Dimmi cosa provi ora che sai che tuo
zio le metterà le mani addosso entro breve! Un anno Milos! Un anno soltanto! Hai
un anno per salvarla! Un anno solo, cosa credi di poter fare? O forse la domanda
vera è...vuoi fare qualcosa?-
Il Diurno tacque.
Ricadde seduto, disperato
come mai lo era stato nel suo intero secolo.
Beatrix.
La sua
Beatrix.
Gala scosse di nuovo il capo, andando alla scrivania e afferrando il
bauletto che si era portata dalla Corte.
- Io me ne vado ora.- disse,
infilandosi il mantello - Fa come ti pare.-
- Zia...-
- No.- replicò,
voltandosi con rabbia - Tu non sai cosa significa essere vendute e usate! Essere
considerate meno di niente, meno di un essere che striscia a terra. Tu non lo
saprai mai. Fa come vuoi ora, Milos. Sai cosa ti aspetta. Arrivederci. E non
cercarmi alla Corte. Non mi troverai.-
- Cosa?- Morrigan levò appena la testa
- Dove vai?-
- Dove sarei dovuta essere da molto tempo. Arrivederci
Milos.-
E finalmente rimase solo.
A Serpeverde la festa era vicina
al suo apice, passata mezzanotte.
Le vipere di tutti gli anni affollavano la
sala comune, con calici alla mano ed ebbri di incoscienza.
Il festeggiato
invece non si vedeva.
Tom era ormai alla porta del dormitorio, ben sapendo
che Damon non sarebbe più uscito dalla sua camera.
C'era ben poco che potesse
più dirgli, ormai.
- Niente?- sussurrò Cloe, appoggiata alla porta, quando
Riddle uscì da Serpeverde.
- Niente per ora.- ammise mesto.
- Sei stato
con lui a parlare per due ore e mezza.- la King sorrise, carezzandogli la mano a
malincuore - Non puoi fare di più in così poco tempo. Riuscirà a sopportare
anche questa, fidati.-
- Si.-
Cloe gli strinse le dita con più forza - Lo
sai. Il nostro lord è più testardo di quanto sembri.-
- Già e i suoi parenti
delle schifose carogne!- sibilò Tom, assumendo di nuovo quell'espressione di
rabbia e freddezza che da qualche tempo compariva così spesso sul suo bel viso -
Mi chiedo perché certa gente non s'infili un maledetto preservativo quando
deve!-
La biondina si bloccò, stranita, proprio sotto le arcate del
giardino.
- Come sarebbe?- borbottò curiosa, chiudendosi nel cappotto azzurro
di lana cotta - Vuoi dire che è meglio non metterli al mondo i figli?-
-
Voglio dire solo che se più gente pensasse prima di prendere anche solo in
considerazione l'idea di mettere incita la propria donna, forse al mondo non ci
sarebbero così tante famiglie sfasciate, orfani e tutto il resto. Purtroppo la
penso così.- ringhiò acido - C'è chi può fare il genitore e chi no, fine della
storia. Chi non può che si compri un cane!-
- Quindi i genitori di Damon non
avrebbero dovuto farlo nascere perché sono degli insensibili snob?- riassunse
Cloe serafica - E' questo che intendi? Si, avrebbe potuto essere una soluzione
ma ora Howthorne non sarebbe qua. Purtroppo non possiamo scegliere i nostri
genitori Tom. Loro ci mettono al mondo ma...-
- Ma nel contratto non è
implicato che si prendano decentemente cura di noi?- concluse
violentemente.
- Si. E ti sarei grata se non alzassi la voce con me.- replicò
la King pacatamente.
Rimasero a fissarsi e Riddle per la prima volta non si
sentì indifeso davanti ai suoi occhi.
Erano finalmente pari.
Comunque
abbassò lo sguardo, passandosi una mano fra i capelli corvini e la sua
gentilezza riprese il sopravvento.
- Scusa, non volevo essere
scortese.-
Cloe sorrise - Sei buono anche quando sei cattivo.-
- Cattivo.-
bofonchiò, sedendosi su una panca di roccia del giardino, quasi immerso nella
nebbia più totale - Il mondo è in mano a genitori indifferenti e macellai e io
sarei cattivo.-
- Bhè...Lucilla non è una macellaia.- replicò la biondina,
sedendosi accanto a lui e soffiandosi sulle mani fredde - E Tristan come padre
non è male. Non credi?-
- No, direi di no.- ammise il grifone dolcemente,
lasciandosi andare contro il duro schienale della panca. Guardò il cielo nero e
fumoso, senza una stella. Si prospettava un fine autunno secco e un inverno
veramente gelido.
- Claire. Devo chiederti una cosa.- mormorò, continuando a
tenere il naso all'insù.
- Dimmi.- rispose distrattamente la King, troppo
intenta a scaldarsi le mani.
- Al cimitero...oggi...e tutti gli anni da
quando ti conosco...- sussurrò Tom - Tu piangi sempre davanti a una tomba che
non sta nella vostra cappella di famiglia. Però il cognome di quell'uomo è King.
Chi è?-
Cloe smise all'istante di alitarsi sulle mani e la condensa del suo
fiato sparì, risalendo in alto.
Si irrigidì così tanto che Tom si preoccupò,
voltandosi verso di lei, attento a qualsiasi sbalzo d'umore.
- Chi è?- le
richiese, a bassa voce.
Cloe guardò altrove, come per prendere tempo.
Si
rannicchiò sulla panca, stringendosi un ginocchio al petto.
- Si chiamava
Vincent King. Era mio zio, il fratello minore di mio padre.-
- Com'è
morto?-
- Attacco di cuore.- la voce della biondina si faceva sempre più
bassa - Aveva appena trent'anni.-
Sentire quel tono spezzato gli fece
immaginare di aver toccato un tasto sbagliato e infatti gli occhi di Cloe
divennero lucidi. Fece per dirle di smetterla, che si era spinto troppo in là,
ma la Grifondoro scosse il capo.
- Lo adoravo. È morto che avevo nove anni.-
tirò su col naso, accettando il fazzoletto di Tom - Era una specie di eterno
ragazzino. Mi ha insegnato ad arrampicarmi sugli alberi, la sera quando papà
doveva uscire per forza stava con me e mi raccontava le favole, mi spingeva
sull'altalena, mi portava in giro per fiere e mi copriva di regali. Era un
viaggiatore...mi ha sempre portato cose da tutti i suoi viaggi, mostrandomi il
mondo attraverso i suoi occhi.-
- Dev'essere stata una persona eccezionale.-
le disse Tom, carezzandole la mano.
Lei annuì, singhiozzando - Lo era. Ma
nascere figlio secondogenito di un duca non è una gran fortuna. Il nonno l'aveva
spedito in giro per il mondo, dopo aver lasciato i titoli a papà. Lui avrebbe
volentieri spaccato il patrimonio ma il nonno non ha voluto e ha fatto in modo
che mio zio Vincent se ne andasse, rendendo l'atmosfera in casa irrespirabile.
Lo zio dopo qualche tempo ha smesso di venire a trovarmi, poi ho cominciato a
sentire pettegolezzi in casa e fuori sul fatto che avesse cominciato a
frequentare certi cattivi ambienti...e infine all'età di 29 anni è stato
accusato di essere un Mangiamorte.-
Riddle rimase basito, senza parole.
-
Ma come...-
- Come hanno potuto pensare una cosa simile?- rise amaramente
Cloe - Non lo so. Sta di fatto che a quel tempo l'opinione popolare contava
moltissimo, proprio come ora la caccia alle streghe sta di nuovo disseminando
paura. A nulla valsero gli avvocati di mio padre e quelli della grande famiglia
di mia madre. Lo zio venne scagionato per mancanza di prove ma da quel giorno fu
un rinnegato per la gente. Un anno dopo morì solo come un cane, nel suo
letto...- una lacrima le rigò il viso, scivolandole lungo la gota - ...e da me
non era più tornato.-
- Vieni qui.-
Tom le passò un braccio al collo,
stringendosela addosso.
- Shhh...-
Cloe serrò la mano sulla sua schiena,
rabbiosa e disperata.
- Sono stati quei maledetti pettegolezzi a ucciderlo!-
singhiozzò - Se la gente l'avesse lasciato in pace lui ora sarebbe ancora vivo!
E invece l'hanno subito giudicato senza ascoltare repliche, senza diritto di
appello! Volevano qualcuno da incolpare e alla fine l'hanno ucciso!-
- Perché
non parli mai di lui?- le chiese, con la bocca affondata nei suoi capelli.
-
Perché tanto è inutile.- rispose, staccandosi debolmente e pulendosi le lacrime
dal viso - Per mio zio non c'è più niente da fare ormai.-
Tom sorrise - E per
me invece qualcosa puoi ancora farla, vero?-
- Adesso non darti tante arie.-
replicò, facendolo ridere.
- Quindi vuoi proteggermi?- gli occhi blu del
grifone si accesero - Mi proteggi dai pettegoli Claire?-
- Andrebbero messi
alla gogna.-
- Esagerata.-
- Quanto te per le tue teorie sull'incremento
delle nascite.-
Rise di nuovo, sporgendosi e baciandola sulla fronte.
-
Andiamo a letto.-
- C-Cosa?-
Tom si alzò - A dormire.- replicò - E' tardi,
andiamo a dormire.-
Chissà perché l'invito precedente, così equivoco, le
aveva fatto balzare il cuore in gola.
Ma tanto perché sperare?, si chiese
afferrandogli la mano e seguendolo docilmente.
In fondo Tom Riddle non
sarebbe mai stato tipo da far proposte del genere.
A Tom bastavano gli occhi
per farle sentire un brivido.
Probabilmente quella sicurezza non sarebbe mai
cambiata.
Sarebbe bastato l'amore a fargliela provare per sempre.
Il
pendolo della sala comune di Serpeverde batteva le tre di notte.
Beatrix si
chiuse una porta alle spalle, per restarvi appoggiata.
Fiamme verdi e blu
ardevano in un caminetto e Damon Howthorne stava seduto sul tappeto, contro il
bordo di legno del suo letto, a osservare vacuamente quel falò.
C'era poca
luce e la penombra regnava sovrana.
Una musica lenta e dannatamente lamentosa
regnava nella stanza singola.
- Ti fa male ascoltare i Cure.- disse Beatrix,
avvicinandosi a passo felpato.
Damon non staccò gli occhi dalle fiamme,
neanche quando la Diurna si sedette al suo fianco.
- Cosa ti è successo?- le
chiese invece, restando immobile.
- Niente.-
La voce di Beatrix era uscita
in un soffio appena percettibile.
La strega sorrise, chinandosi e
stringendosi al suo braccio.
- Non è successo niente.-
Lo strinse forte,
nascondendo il viso nella sua spalla.
- Damon?-
Il Legimors alzò il
braccio prigioniero, per carezzandole il viso con le dita.
- Si?-
- Ho
ucciso una persona questa notte.-
Le iridi gialle di Trix incontrarono le
fiamme - Un ragazzino più piccolo di noi. Ho ucciso un bambino.-
Si
rannicchiò di più contro di lui, non sentendolo parlare - Aiutami.- mormorò -
Per favore aiutami.-
Un braccio dietro alla schiena, l'altro sotto le
ginocchia, Howthorne la prese in braccio e la portò a letto, sempre in un
rigoroso silenzio. Lo scoppiettio delle fiamme era ormai l'unico sottofondo in
quella stanza, la musica era finita.
Avvolta nelle lenzuola e poi sotto il
pesante piumone, Trix era allacciata a Damon, sdraiato accanto a lei.
Passò
un'ora, forse due.
Nessuno parlò, mentre la notte passava.
- Tu lo
sapevi?- gli chiese, ormai vicini all'alba.
Il mago non aveva chiuso occhio,
esattamente come la Diurna.
Col capo affondato nel guanciale, mosse appena il
collo.
- Ho sognato qualcosa di simile...ma non sembrava un sogno di morte.
Quel ragazzino sorrideva.-
- Quindi dovrei essere contenta di ciò che ho
fatto?-
- Hai fatto una gentilezza Beatrix.- mormorò il Legimors,
socchiudendo le palpebre - Si chiama pietà.-
Lei emise un gemito,
stringendosi ancora di più a quel corpo caldo che cominciava a inebriarla.
-
Ho ucciso una persona...un ragazzino...-
- Io ne lascio morire a
centinaia.-
Lei serrò i denti - Smettila. Devi finirla. Non è colpa tua.
Cos'avresti mai potuto fare per Wizloon?-
- E tu? Cosa potevi fare per quel
bambino?- ribatté, tenendo il viso rivolto al tetto del baldacchino verde
petrolio - Hai usato il cuore e l'hai salvato da una vita di tormenti. È morto
sorridendo per te, Trix.-
- E a te?- si sollevò su un gomito, carezzandogli
il torace - Cosa ti è successo?-
Howthorne sogghignò, poi si girò su un
fianco e si sporse dalla sua sponda. Raccolse un pezzo di carta strazzonato dal
tappeto, dopo di che si rimise comodo.
- E' dei miei.- disse, passandole la
missiva - Come ho fatto chiedere dai legali di Draco ora i miei titoli sono a
mio nome e sono ufficiosamente Lord ma i fratelli di mia madre e mia nonna
paterna hanno convinto i miei a tenermi fuori dall'eredità se non Sopprimo il
mio dono seduta stante. Ho un mese per decidere, dopo di che potrei anche venire
diseredato.-
- E tua madre lo permetterebbe?- la Diurna scosse il capo - Li
conosco poco i tuoi ma tuo padre non è uomo da prendere ordini e...tua madre ti
vuole bene, anche se non sa come prenderti.-
- Non mi servono più.- fu la
strabiliante e gelida risposta, dopo che il documento fu di nuovo accartocciato
e gettato via - Ho una rendita che mi permetterà di vivere comodo per il resto
della mia vita. Ma per il momento non ho intenzione di attuare la Soppressione.
Non dopo quello che sta passando Tom. Ha rischiato di morire venerdì...ma anche
se non ci fosse lui, piuttosto che dargli questa soddisfazione preferirei finire
ad Azkaban.-
- Volevano solo un erede.- mormorò Trix, come per scusare i suoi
genitori.
- No, volevano un essere perfetto.- replicò duro - E io non lo
sono. Quindi visto che non servo a niente, che li metto solo in imbarazzo e che
il mio dono di Legimors è ancora ritenuto scandaloso e di malaugurio, possono
anche prendere i loro titoli e metterseli in un posto preciso.-
- Perciò non
li vedrai più? Davvero lo vuoi?-
- Sai cosa vorrei?- sibilò di rimando -
Vorrei un mondo di gente tutta uguale, dove tutti abbiano le stesse cose, la
pensino allo stesso modo, si vestano gli uni uguali agli altri e che credano
tutti negli stessi valori.-
- Che orrore.- bofonchiò la Diurna.
- Si, hai
ragione. Fa schifo.- replicò Damon serafico - Ma se non altro sarebbero tutti
d'accordo.-
- D'accordo sul fatto che sei speciale?- sussurrò lei.
- Sei
della mia stessa categoria allora, yankee.-
Riuscì a farla sorridere, ma durò
poco.
- Non vuoi dirmi tutta la verità?- le chiese, sentendola di nuovo
irrigidirsi.
- No.- rispose lapidaria - No.-
- Come vuoi.- Howthorne si
stiracchiò - Però cosa sono queste fusa da gatta?-
- Ho sete.- ammise,
continuando a stargli incollata.
- Cloe mi ha detto che hai finito le scorte
da settembre.-
- Maledetta King.- ringhiò l'altra stizzita - Da quanto lo
sai?-
- Non importa. Come ti nutri scusa? Nessuno si è lamentato di buchi
strani sul collo...-
- Rubo dallo sgabuzzino di Piton. Due settimane fa ho
mandato giù del sangue di drago, ho sputato fuoco per un'ora dentro al bagno. Il
prof pensa che sia Pix a fregargli le scorte, per i suoi scherzi.-
- Trix,
Trix...- Damon si passò le mani sulla faccia, mettendosi a pancia in sotto -
Perché non ti fai mandare delle scorte di plasma? Ci sono posti a Londra dove
comprare le sacche, sai? Potresti chiedere al preside per fartele mandare in
segreto.-
- Hn, forse.-
- Forse un corno. E adesso come fai?- berciò
infastidito - Ti basta un dito o vuoi tutto il braccio?-
- Grazie, non ho
fame.- rispose, nascondendo lo stupore visto che Damon non si era mai offerto di
fare una cosa simile.
- Trix...vediamo di non fare lo sciopero della fame per
quel ragazzino, ok?- le disse duro e crudo - Capisco che stai male ma morire a
tua volta non servirà a ridargli la vita che i vampiri gli hanno rovinato.-
-
E che io gli ho tolto.-
- Rispondimi chiaramente.- le disse, alzandosi sui
gomiti - Sarebbe stato meglio lasciarlo in vita?-
- Chi sono io per
deciderlo?-
- Hai già risposto.- replicò con un ghigno - Inutile che neghi.
Il tuo è stato un gesto di compassione e non è stato inutile. L'hai salvato ma
salvare non significa unicamente tenere in vita una persona. Ci sono tanti modi
di aiutare la gente.-
- E spezzare loro il collo non rientra fra
questi.-
- Oddio che tormento!- sbottò - Quando hai fame sei intrattabile.
Forza, o bevi o te ne vai dal mio letto!-
- Senti ma stai scherzando?- allibì
la strega - Mi stai davvero dicendo che...-
- Posso camminare con qualche
goccia di sangue in meno, no? Sai controllarti?-
- Il tuo è sangue umano.-
Beatrix scosse il capo - Non mi va, non sei un pasto. Ti farei diventare come
quel ragazzino.-
- E allora continua a mandare giù sangue di drago o di
chissà che altra porcheria! Se mi svieni davanti però sappi che filerò dritto da
Morrigan.-
- Cosa?! Non oseresti!-
- Hn, mettimi alla
prova!-
Era mattina ormai ma un paio di bambini a caso avevano fatto
i capricci tutta la notte.
E questa volta non si trattava di Harry e
Draco.
Bensì dei loro pargoli.
Glory e Lucas erano stati irrequieti per
tutta la notte, senza far chiudere occhio alle loro tate e ai loro genitori
quando perfino Alexander, ormai un po' più grandicello, aveva tenuto sveglio
Jess per ore, evidentemente molto nervoso.
Si, decisamente i piccoli avevano
qualcosa.
Ma non erano gli unici "cuccioli" a provare un certo
fastidio.
Degona Mckay era appena uscita dalla serra n°7 quando si ritrovò ad
alzare il viso verso la Torre Oscura.
Aveva avuto una brutta nottata e la
presenza di quel piccolo rombo bianco non la faceva sentire tranquilla.
Non
sapeva nemmeno lei come spiegarlo ma...quel minuscolo oggetto dall'apparenza
così pacifica per lei era come una dannata calamita. Sembrava richiamarla. E non
le piaceva per niente.
Le sembrava un richiamo macabro e imperioso.
Temeva
che toccandolo sarebbe successo qualcosa di spiacevole.
- Dena vieni?-
l'apostrofò Julian Larabee, sorridente e cavalleresco, com'era sempre con lei e
Isabella - E' ora di pranzo, muoviti!-
- Nick dov'è?- chiese, senza vedere
l'ultima parte del loro quartetto.
- E' in infermeria. Le calendule gli hanno
soffiato in faccia del polline.- rise Larabee, vedendo altri poveretti del primo
anno uscire dalla serra di vetro con la faccia tutta sporca di polline giallo e
arancione, soffiato da calendule giganti e molto poco amichevoli - Isabella,
Tilde e Geffrey sono già andati. Nick arriverà, tranquilla.-
In effetti era
ormai l'una e il suo stomaco brontolava ma Degona si accorse che non era l'unica
a osservare la Torre Oscura, con la testa per aria.
Dalla serra n° 4 erano
appena usciti Serpeverde e Tassorosso del secondo anno.
Fra loro c'era
William Crenshaw, immobile in mezzo al passaggio piastrellato di granito.
-
Julian...tu vai, io ti raggiungo dopo.- disse, rivolgendosi al suo compagno - La
mia mamma dovrebbe essere su con Harry Potter e il preside, vorrei andare a
trovarla.-
- Davvero c'è tua madre?- fece il ragazzino curioso - Grande! Se
fate un giro fammi un fischio, mio fratello maggiore schiatterà d'invidia quando
gli dirò che ho visto Lady Lancaster! Ci vediamo dopo!- e se ne andò,
lasciandola a sospirare con pazienza.
Ma comunque sorrise, felice che sua
madre fosse finalmente stata accettata da tutti e girò sui tacchi.
William
però sentiva la sua presenza da ancora prima che lei decidesse di raggiungerlo e
non fu stupito quando gli si mise a fianco, senza una parola. Con gli occhi
verdi e verdeacqua puntati in alto, i due maghetti rimasero vicini a lungo.
-
Mi piace tuo padre, è simpatico. È uno dei pochi prof che non rompe, anche se
purtroppo non fa lezione al nostro anno.- borbottò il Serpeverde di punto in
bianco, annodandosi meglio la sciarpa nera al collo.
- Davvero?- Degona
sorrise, col vento freddo che le scompigliava i boccoli - A me invece piace il
tuo.-
William fece una smorfia.
- L'avevo capito che sei strana.-
Dena
sollevò le sopracciglia - Strana? Perché mi piace Jeager? Assomiglia allo zio
Milo!-
- E tu stravedi anche per lui immagino.-
- Perché, a te non piace
Trix?-
- Figurati.- bofonchiò, un po' distaccato com'era nel suo carattere -
Ma hai gusti veramente strani.-
Tornò il vento e stavolta scompose anche i
corti capelli dorati del figlio di Jeager.
I suoi occhi verdeacqua
continuarono a vagare sulla Torre, ma non il suo cuore.
- Come ti trovi
vicino a me?- le chiese.
- Ti sembra una domanda normale?- rispose
pensosa.
- Intendevo per...il mio sangue. Perché sono metà a metà. Tu invece
non lo sei.-
- La mia mamma è un demone.- gli ricordò.
- Ma ti ha tolto
tutta la malignità. No?- le richiese, serio - Non sei del tutto umana?-
-
Bhè...direi di si...- ammise - Cosa vuoi dire?-
- Niente. Mi chiedevo solo se
non fosse per lei che ti piacciono le persone diverse.-
- Diverse?-
- I
mezzosangue non hanno vita facile.- William la guardò attento, sfidandola a
replicare - O credi ancora alle favole?-
- Tu parli dei mezzosangue e di chi
è diverso come se fosse strano.- Degona abbassò il capo - Chi ti ha insegnato
queste cose?-
- Ci vivo dentro. Non me le hanno insegnate.-
- Sarà. Però
per me Beatrix, lo zio Milo e tuo padre sono fantastici. Non guardare le persone
diverse come se fossero strane. Non pensare di essere strano. Quando ti guardo
non penso che sei diverso e strano.-
- A no?- William assottigliò gli occhi,
poco rassomiglianti a quelli di un bambino innocente - E a cosa pensi quando mi
guardi?-
- Che sei diverso e speciale.- Degona gli sorrise,
vendendolo sgranare leggermente le iridi per la sorpresa - Vieni con me alla
Torre? Voglio dare una mano alla mamma. Te la presento, vedrai ti piacerà.-
-
...Ok...-
Dopo un lungo silenzio la seguì docilmente, senza una parola.
Almeno fino a quando non cominciarono a salire le scale per il rifugio degli
Auror.
- Tua madre non ha corna e coda, vero? Cioè...è normale come mio
padre.-
- Sai che non le ho mai chiesto bene a che razza...cioè...a che
stirpe appartenga?- bofonchiò la piccola Mckay - Comunque è come Jeager, si. Non
le ho mai visto né corna né coda...ha solo gli occhi bianchi.-
- Ha gli occhi
bianchi?-
- Si, ma prima che nascessi io li aveva azzurri!- tubò la
Grifondoro - Ci siamo quasi.-
- Un'ultima cosa.-
- Cosa?-
William si
fermò sul penultimo gradino, afferrandola per il mantello - Quel rombo...non
piace neanche a te, vero?-
Degona deglutì, annuendo.
- Anche a te sembra
che...ti chiami?-
Il Serpeverde annuì a sua volta - Cosa vuol dire? Perché ce
l'ha solo con noi?-
- Forse dipende dall'età.- gli rispose la giovane erede
dei Mckay - Anche Lucas e Glory hanno fatto disperare, ho sentito.-
- Tu non
sei una di quei maghi che sentono le cose e i sentimenti? Non dovresti capire
cosa succede?-
- Per capirlo dovrei toccare quel rombo. E non voglio.-
-
Già.- ammise il piccolo Crenshaw - Quel coso va bruciato prima che capiti
qualcos'altro.-
Messo piede nella sala riunioni però, dovettero tapparsi le
orecchie a causa degli strilli abominevoli di Jeremy, Alex, Glory e Lucas. Le
quattro tate follette non sapevano più come mettere tranquilli i pulcini e
Pansy, arrivata sull'orlo di una crisi isterica, aveva praticamente chiesto a
Draco di mettere dei sedativi nel latte.
Il deficiente l'aveva fatto davvero
e tempo cinque minuti i bambini si erano addormentati senza neanche tanta
difficoltà, visto che nessuno di loro aveva chiuso occhio la notte prima.
-
Cavolo. Voi si che siete genitori da premiare.- li apostrofò William.
- Thò,
la palla al piede.- Jeager si sporse dal divano, dove se ne stava sdraiato - Che
c'è?-
- Niente, siamo venuti a cercare la mamma.- gorgogliò Degona - Tutto
bene qui?-
- No, uno schifo!- urlò Malfoy, con la testa infilata nel frigo -
I bambini hanno dato i numeri! Potter compreso.-
- Vaffanculo.- gridò con
voce annoiata l'interessato, al piano superiore.
- Allegri e amichevoli come
sempre.- chiarì il mezzo demone - E voi mocciosi che avete? Siete in paranoia
anche voi?-
- Quella porcheria è ancora in giro?- gli chiese William.
-
Parli del bombo cattivo?- bofonchiò Draco, andando a sdraiarsi sul divano.
-
Bombo cosa?-
- Glory lo chiama così.- ghignò il biondo - Il bombo cattivo.
Non lo regge neanche lei. Secondo me è una questione di età...o forse centra la
profezia. Parlava di bambini no?-
- Grazie per il bambino.- sibilò William -
Sul serio non sentite niente da quel maledetto pezzo di roccia?-
- Sentire
cosa?- mugugnò Jeager.
- Lascia perdere. Voi grandi siete vuoti dalla testa
ai piedi.- replicò suo figlio, seccato.
- Ah si? Credo andrò a riempirmi di
whisky allora.- ironizzò il mezzo demone - Qualcuno mi segue?-
- Doppio per
me.- Harry scese di volata le scale - Avete visto i gufi stamattina? Dio,
arrivano in sciame! Sembra che si siano raddoppiati!-
- E' arrivata posta per
te.- Jeager gli lanciò due buste, una bianca e una assurdamente nera - Le ha
portate uno sparviero. Una è di Orloff. L'altra non saprei, non c'è
mittente.-
Harry liquidò subito la lettera bianca del Ministro della Magia,
ma quando ebbe sotto gli occhi la busta nera rimase a fissarla, impietrito.
Quella scrittura. Aprì il sigillo rosso di cera e trovò solo poche
righe.
- Bastardo.- sibilò con un sorriso sarcastico, bruciando la lettera
all'istante sul palmo della mano.
- Chi era? Un creditore?- frecciò
Malfoy.
- Più o meno.- il bambino sopravvissuto scosse il capo,
sedendosi.
Incredibile.
Chi osava fargli la predica...come si permetteva
Lui di fargli la paternale...
- Ehi, scansafatiche. Allora, dov'è questo
rombo?-
Lucilla varcò all'improvviso la soglia della Torre Oscura, gettando
sul divano addosso a Draco uno scialle di pizzo.
- Oh, grazie per la
coperta.- borbottò il biondo - Molto calda. Di cos'è, carta velina?-
- Ciao
mamma!- Degona andò ad abbracciarla, sorridente - Come stai?-
- Bene.- la
Lancaster le carezzò la testa - Tu come ti senti? Quell'aggetto infastidisce
anche te?-
- Ahah. E anche William.- la piccola le indicò il figlio di
Crenshaw.
William osservò Lucilla, incantato. Dio, allora era proprio come
sembrava.
I demoni erano veramente magnifici.
- Molto piacere.- disse,
stringendole la mano.
Lei ricambiò la stretta, studiandolo. Un piccolo mezzo
demone molto potente...si sentiva.
- Qualcuno di voi l'ha toccato?- chiese
poco più tardi, seduta a tavola davanti al drappo di velluto su cui era adagiato
il rombo bianco.
- No, Hermione ci ha impedito di farlo.- le disse Edward,
arrivato dalla ronda con Ron e Clay.
- L'abbiamo fatto solo coi guanti.-
continuò Weasley - Perché?-
La demone fissava l'oggetto, silenziosa. Degona e
William le stavano alle spalle, con aria contrita.
Dopo un attimo, Lucilla lo
prese fra le dita.
Se lo girò sul palmo, lentamente. Sfiorò le forme
arrotondate, gli spigoli smussati.
- Sai cos'è?- mormorò Harry, seduto di
fronte a lei.
Lucilla rise, finalmente. Ma la sua espressione era priva di
reale divertimento.
- Avete fatto bene a non toccarlo.- disse, sollevando gli
occhi bianchi - Non ho idea di cosa sia ma è un concentrato di perfidia pura. Se
l'aveste toccato, sareste impazziti.-
- Un attimo.- Draco si sporse dal
divano, senza crederci - E' un Polo Negativo?-
- Si, qualcosa del genere.-
annuì la Lancaster - E' un oggetto impregnato di malvagità. Chi lo sfiora, ne
assorbe gli effetti. Impazzisce, diventa un assassino. I bambini non sopportano
le sue vibrazioni, perché sono innocenti.-
- Un attimo.- Harry sgranò gli
occhi - Tom l'ha toccato a mani nude quella notte. Perché non...-
- Tom?-
- Si. L'ha srotolato dalle bende, a mani nude.- continuò Potter - Non può
essere stato contagiato?-
- Dipende. Si è comportato in modo strano?- chiese
la demone.
- Non mi pare. Non più del solito.- ponderò Edward.
- Forse su
di lui non ha funzionato.- l'interruppe Draco, attirando l'attenzione del gruppo
- 1588. Durante una spedizione in Africa, i funzionari dell'Impero usarono il
Distillato di Aggressività sugli eretici, per farli ammazzare fra di loro. Uno
ne rimase immune.-
- Chi?- gli chiese Ron.
- Lo so io.- rise Jeager,
annuendo - Francis di Damascus, un cavaliere. Divenne santo per gli eretici. Il
suo cuore era tanto puro che nemmeno il Distillato ebbe effetti su di lui.-
-
Un santo?- Ron allibì - E Tom sarebbe un santo?-
- No, idiota. Intende che
alcuni esseri umani hanno un cuore incorruttibile.- sentenziò Malfoy.
- E se
su Tom non ha fatto presa, significa che lui è uno di questi.- mormorò
Edward.
- Però. Abbiamo gente refrattaria all'Avada Kedavra, ai rombi...al
whisky.- frecciò Clay, scoccando un'occhiata eloquente a Malfoy - Siamo a
cavallo. Comunque quel rombo da dove arriva e perché io e Cloe non abbiamo
percepito niente di questo Polo Negativo?-
- Non so ma su oggetti mistici di
tale intensità i Sensimaghi non devono avere particolare effetto. Ti
accorgeresti di cos'è Clay, solo toccandolo temo.- Lucilla si volse allora verso
la figlia - Te la senti di "leggerlo" tu Dena? Starò con te. Altrimenti andrò da
Caesar.-
- Ecco io...- Degona si fece indietro, avvicinandosi senza
accorgersene a William - Mamma non mi piace, davvero.-
- Tranquilla, non
preoccuparti.- la rassicurò la Lancaster, carezzandole la mano - Su di me non ha
effetto ma so che i bambini sono troppo delicati di fronte a questa cosa. Caesar
senza dubbio non si farà venire il mal di testa.-
- Senz'altro.- sibilò Draco
in sottofondo - Quando mai Cameron si fa problemi per qualcosa.-
- Bene.
Allora Caesar ci sarà le risposte che cerchiamo.-
L'emicrania
aumentava.
Damon sbadigliò, immergendo la faccia sotto il rubinetto
dell'acqua fredda.
Dannazione, doveva smetterla di passarsi le notti in
bianco...
Uscì dal bagno degli uomini, inseguito dalla scia dei commenti
maligni dei Serpeverde, riguardo la scorsa partita di quidditch aveva li aveva
visti vincere contro i Corvonero.
Una volta fuori dal bagno però, sentì
un'occhiata su di sé che aveva imparato a riconoscere.
Sorrise con aria
serafica, girando su se stesso.
- Ma tu guarda.- borbottò pigramente,
infilandosi il maglione sulla camicia - Occhi di Fuoco. A cosa devo
l'onore?-
Neely fece una smorfia sarcastica.
- Ti sei dato alla pazza
gioia vedo.-
- Se parli della mia faccia cadaverica dovresti sapere che è
data da ben altro che un festino.- frecciò il Serpeverde, sistemandosi la
cravatta verde e argentea - Cosa posso fare per te?-
- Tieni.-
La bionda
Caposcuola di Corvonero gli lanciò un sacchettino di velluto blu.
Damon lo
prese al volo, stranito. Guardò dentro e sbatté gli occhioni stanchi.
- Un
Sognid'Oro.- disse strabiliato, tirando fuori dal sacchetto un oggetto di vetro
violaceo, grande e dalla forma simile a una trottola, con una punta di platino
dalla sagoma smussata. Dentro al vetro colorato vi vorticava della polverina e
della magia fosforescente, che sprizzava scintille luminosissime.
- Dove
l'hai preso?- le chiese confuso - Ne ho cercato uno per tanti anni!-
- La mia
bisnonna ha maledetto il bisnonno, perché la tradiva. Ha tramutato i suoi sogni
in orribili incubi dove andava a letto con donne cadavere.- sibilò Neely
disgustata - La bisnonna era un po' troppo vendicativa...comunque il bisnonno
dopo anni di tortura notturna ha trovato quel Sognid'Oro in Norvegia e ha
ricominciato a dormire tranquillo. Certo, faceva lo stesso degli incubi ma verso
la mattina faceva anche sogni piacevoli, tutto grazie a quella trottola. Dalle
un paio di giri prima di andare a dormire.- gli consigliò - Forse riuscirai a
svegliarti di buon umore.-
Ma tu guarda. Howthorne rimise il Sognid'Oro nel
sacchetto, incrociando le braccia.
- Grazie.-
- Prego.- rispose la
Montgomery - Nessuno a casa mia lo usava più e poi ieri era il tuo compleanno,
giusto?-
- Si, è vero.- e lentamente le sorrise. Un attimo dopo si era
piegato su Neely, che a sua volta si era come bloccata.
- Grazie sul serio.-
sussurrò, baciandole la guancia appena leggermente.
La bionda rimase ferma,
poi sollevò il viso.
- Di niente.- e dandogli le spalle, se ne andò. Ma
sorrideva di nascosto...e lo stesso faceva Damon.
Era notte fonda quando una carrozza nera attraversò il Golden
Fields.
Le ruote scivolavano sui campi di margherite nere, dopo di che si
fermarono senza stridii davanti a un castello dall'aria diroccata e
disabitata.
Lord Demetrius era seduto sulla scalina dell'ingresso, dove si
accomodava sempre a leggere perché non c'era posto più assurdo dove svaccarsi a
leggere.
Una sigaretta gli penzolava dalle labbra, un lecca-lecca ancora
incartato dietro all'orecchio.
Era immerso nella lettura quando il portone
d'ingresso si aprì leggermente.
Un solo battente, un leggero
spiraglio.
Sollevò il viso e non staccò più lo sguardo da chi era
entrato.
Gala Leoninus era davanti a lui.
Richiuse la porta, restando in
fondo allo scalone col suo bauletto quadrato fra le mani.
Demetrius scese, a
passo lento. Una volta davanti a lei, sorrise e abbassò il capo.
- Credevo
non saresti mai più venuta.-
- Scusa se ti ho fatto aspettare.- sussurrò la
vampira.
- Ben tornata a casa.-
E senza un'altra parola, l'abbracciò
forte.
Per non lasciarla andare più.
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