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Autore: B_SomebodyToldMe    24/09/2012    2 recensioni
"Stasera tu, Stefan ed Elena venite a cena a casa mia! Non ti puoi rifiutare!" dico sorridente al vampiro di fronte a me.
"Anche loro? Avanti, io non ti basto? E poi sai com'è Stefan, ha una dieta un po' particolare e.."
"Non è un problema! La vicina è fuori per il weekend e mi ha affidato il suo barboncino toy, inoltre stamattina al parco sono riuscita a catturare due gatti veramente ciccioni. Può andare? Sono abbastanza carini e morbidosi? In alternativa posso sempre andare a rubare il coniglietto d'angora di Bonnie.."
La sua risata cristallina mi riempie le orecchie.
"No, può bastare. Però devi promettermi che se Stefan ed Elena vorranno proseguire la serata in modo romantico a casa mia tu mi ospiterai per l'intera nottata." Risponde sorridendo malizioso.
...
..-A,E,I,O,U... YPSILOOOON!- Ecco, li avete sentiti? Sono i miei ormoni che stanno facendo il trenino. -BRIGITTE BARDOT, BARDOT!-
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LET ME BE THE ONE THAT SHINES WITH YOU
 
 
 
 
 
“Oh, cazzo!” sussurro continuando a guardare, con occhi spalancati, Daniel che si sta stringendo i capelli tra le mani. “Ohcazzocazzocazzocazzo!”
 
Resto paralizzata, con la spiacevole sensazione che il sangue di tutto il corpo sia precipitato a livello delle caviglie.
Davanti a me Dan mantiene, come se fosse una statua di cera, la sua faccia sconvolta con tanto di bocca spalancata.
 
“E adesso?” riesco solo a sussurrare.
 
Beh, più che come un sussurro la mia voce esce come un gemito spezzato.
 
Come risposta ricevo solo un’occhiata piena di sgomento ed un sibilo “E’colpa tua!”
 
“Mia? Mia?!” sbotto indispettita mantenendo comunque un tono di voce appena udibile. “Tu dovevi controllare che non arrivasse nessuno!”
 
“Io?!” ribatte portandosi una mano al petto. “Non so se te ne sei accorta ma non sono un vampiro! Non ho un cazzo di superudito! E poi sei tu quella che doveva controllare l’ora!”
 
“Sì? Beh.. siamo in perfetto orario, ok?! E comunque ti avevo detto di-”
 
Il rumore della porta di ingresso che viene chiusa e dei tacchi della signora Loockwood che urtano il parquet interrompono le nostre reciproche accuse e, sfortunatamente, ci riportano alla nostra disastrosa situazione.
 
“Nascondiamoci!”sussurriamo in coro, prima di iniziare a spostarci in lungo ed in largo per la stanza.
 
Almeno su una cosa andiamo d’accordo.
 
 Con estremo silenzio ed estrema velocità –mai mi sarei attribuita una di queste due doti- mi fiondo dietro la prima mobilia che mi capita a tiro, che in questo caso si rivela essere la scrivania.
 
Mi accuccio contro una delle due grosse zampe, larghe più o meno quaranta centimetri e sbircio nella stanza, apparentemente vuota, alla ricerca di mio fratello.
 
Lo individuo dopo poco, accanto al letto, dietro una delle grosse tende color panna.
 
“Ti si vedono i piedi, idiota!” bisbiglio in fretta.
 
Con un gesto brusco scosta le tende e si guarda intorno.
 
“Ti si vede il culone, cicciona!” mi fa il verso.
 
Esco dal nascondiglio rivolgendogli un’occhiata offesa e alzo una mano con l’intento di spiaccicarla sulla sua testa, ma la voce della mamma di Tyler mi blocca il braccio a mezz’aria.
 
“Ty? Sei quassù?”
 
Lascio perdere i miei intenti violenti e mi guardo disperatamente intorno.
Individuo nell’armadio la mia ancora di salvezza.
 
Apro le ante e, facendomi spazio alla bell’e meglio tra i vestiti, entro accucciandomi accanto ad una montagnola di jeans buttati sul fondo.
“Sotto il letto” mimo con le labbra all’indirizzo di mio fratello, prima di accostare le ante ed avvicinandomi ad un buchino per sbirciare l’interno della stanza.
 
Con un sospiro di sollievo vedo mio fratello sparire sotto il grande letto ad una piazza e mezzo, coperto perfettamente dalle balze del copriletto.
 
Purtroppo il mio sollievo dura appena cinque secondi.
Giusto il tempo di accorgermi del walkie talkie di Dan che è rimasto sul pavimento; probabilmente si è sfilato dalla cintura quando lui si è infilato sotto il letto.
 
Devo avvertirlo! Devo assolutamente avvertirlo!
 
Ma come?!
 
I passi di Carol sono così vicini!
Non c’è dubbio che stia venendo a controllare se suo figlio è rintanato in camera.
 
Siamo spacciati!
 
Ok, Lo’. Rilassati.
 
Di certo non ti ucciderà, no?
 
Al massimo finirai in prigione per … divieto di proprietà privata?
No, non era così.
 
Violazione di proprietà privata!
Ecco!

Si, finirò in prigione. In un carcere femminile, senza l’ombra di un ragazzo nel raggio di cinquecento metri!
Verrò presa di mira dalle gang e mi farò un tatuaggio da prigione sul collo!
 Andrew sarà costretto a venire a farmi visita e portarmi una torta con dentro una lima, per permettermi di evadere.
Insieme poi dovremo liberare Dan e saremo costretti a scappare dalla legge. Magari ci rifugeremo in Canada, oppure a Cuba.
 
Che vita disgraziata! Me misera!
 
Con un sospiro mi riaccosto al buchetto, rallegrandomi un poco nel pensare che l’arancione delle divise carcerarie dona particolarmente alla mia carnagione.
 
Riesco a vedere chiaramente la maniglia della porta abbassarsi e contemporaneamente la mano di mio fratello che sbuca velocemente da sotto il letto, afferra il walkie talkie e lo porta al sicuro nel nascondiglio giusto un attimo prima che la porta venga aperta.
 
Per poco non mi lascio sfuggire un gridolino di ammirazione.
 
Chi ha bisogno di vampiri quando ha un fratello così?
 
Con i nervi leggermente più distesi torno a guardare in direzione della porta, dalla quale spuntano i perfetti boccoli castani di Carol.
 
“Ty?” chiede un’ultima volta, prima di muovere un passo all’interno della stanza e di guardarsi intorno.
Sospira fermandosi al centro della stanza, poi tira fuori il cellulare e digita velocemente qualcosa prima di rimetterlo nella tasca della giacca nera.
Giacca nera che mi sa tanto di Armani.
 
Beata lei.
 
Muove qualche passo verso la porta e sono già pronta ad esultare per il pericolo scampato quando, invece, si ferma affianco al letto con sguardo sospetto.
 
Ecco.
Lo sapevo.
 
Ci hafiutato.
D’altra parte è parente di un lupo mannaro, dovevo aspettarmelo.
 
Eppure, invece di sollevare il copriletto e procurarci un biglietto di sola andata per Alkatraz, si limita a fissare con aria confusa in prossimità dell’angolo.
 
In prossimità dell’angolo, chissà cosa c’è….
 
Oh, cavolo!
 
Le riviste porno!
 
Mi sfugge un gemito nel pensare al povero Tyler.
Sembra che per ogni azione che compio lo spinga sempre più nella merda.
 
Dovrò farmi perdonare in qualche modo. Magari posso comprargli dei cioccolatini.
 
Fortunatamente la vecchia sembra non avermi sentito. Effettivamente è troppo intenta a raccattare con aria furente e disgustata ‘l’edizione limitata’ e gli altri fascicoli.
Una volta messi tutti sotto braccio esce –finalmente- dalla stanza a passo di marcia.
 
Resto immobile e silenziosa, rifugiata nel mio nascondiglio mentre sento i passi allontanarsi giù per le scale e lo sbatacchiare della porta di ingresso.
Grazie al completo silenzio e alla massiva dose di adrenalina che ancora circola nel mio corpo, potrei giurare di aver sentito persino il motore della macchina che si allontana lungo il vialetto.
 
Nonostante ciò, resto per un minuto buono accucciata sul fondo dell’armadio; l’orecchio teso cercando di percepire ogni minimo rumore.
 
Dopo, lentamente, accosto l’anta ed esco venendo investita dalla luce del sole che filtra dalle finestre.
 
Faccio un respiro profondo, mentre un sorriso involontario mi si allarga sul viso.
E’ strano, ma è come se avessi vissuto gli ultimi minuti in completa apnea.
 
Senza cambiare espressione raggiungo il letto e mi ci tuffo sopra.
 
“Ouch!” sento mugolare dai piani bassi, prima che la chioma bionda di Dan faccia capolino da sotto il letto. “Volevi per caso spiaccicarmi?”
 
Rido, lanciandomi su di lui che è riuscito a tornare in piedi e tra una risata e l’altra riesco solo a dire:
“Non ci credo!”
 
“Abbiamo più culo che anima, lo so.” Risponde sollevandomi da terra e facendomi girare.
 
“Ma sarà il caso di scappare adesso? Che dici?” chiede  appena mi riappoggia atterra, con uno sguardo eloquente.
 
“Sì. Tutta questa faccenda delle spie mi ha messo fame.” Concordo uscendo dalla stanza e controllando comunque il corridoio.
 
Pochi minuti e siamo già in macchina, la chiave riposta accuratamente sotto il vaso di gerani  appena fuori dalla porta di ingresso ed ogni segno del nostro passaggio accuratamente cancellato.
 
“Tutta questa fatica per una stupida pietra.” Commenta Dan, girando il volante con solo il palmo di una mano.
 
“Già. Colpa delle streghe.” Rispondo fermando lo stereo su una canzone degli Strokes. “Però, in fondo, è stato divertente, no? Dov’è che l’hai messa?” chiedo.
 
“Cosa?”
 
“La mortadella.” Rispondo ironica ridendo. “La pietra! Cosa secondo te?”
 
Scatto leggermente in avanti, presa in contropiede dall’improvvisa frenata di Dan.
 
Mi giro e lo trovo intento a guardarmi, le sopracciglia leggermente corrugate e lo sguardo concentrato.
 
Di solito quando ha quell’espressione sta per dire una colossale stupidaggine, perciò mi preparo alla sparata.
 
Tuttavia si limita a scoppiare a ridere e a far ripartire la macchina.
 
“Ci avevo quasi creduto! Hahaha!”  esclama scalando marcia.
 
“A cosa?” chiedo confusa.
 
“La pietra, per un momento ho creduto davvero che non l’avessi presa.” Continua sempre sorridendo.
 
Cosa?
 
I-io..
 
Io pensavo l’avesse presa lui!
E’ stato l’ultimo a uscire dalla stanza!
 
Evidentemente devo avere un’espressione da paura perché non appena Dan si volta nella mia direzione inchioda di nuovo.
 
“No.. Dimmi che non è vero.” Mugola perdendo tutta la sua allegria.
 
“I-io… forse… me ne sono dimenticata. Pensavo l’avessi te..” pigolo mordendomi un labbro.
 
PEEEEEEEEEEEEEE!
 
Sì.
Quella era la testata che Dan ha dato al clacson.
E non sembra avere intensione di rialzarsi.
 
“No. Non di nuovo!” si lamenta con la schiena scossa da una risata isterica.
 
“Mi… dispiace?” tento rivolgendogli il più smagliante dei sorrisi.
 
Con un grugnito, inverte la marcia e in pochi secondi ci ritroviamo di nuovo di fronte a Villa Loockwood.
 
“La pietra.” Sibila mentre esco dall’auto. “Vedi di non dimenticarla o i vampiri saranno gli ultimi dei tuoi problemi!”
 
 

                   *                      *                       *                         *                       *

 
 
“Questo no.”  Borbotto lanciando un vestito giallo sul letto.
 
“No.” E un altro raggiunge il precedente sulla montagnetta di vestiario che ricopre il mio letto.
 
“Mmh, questi sono carini.” Valuto  i pantaloni color salmone, tenendomi una mano sul mento. “Naaah!” decido infine lanciando anch’essi.
 
“Dan!” urlo quindi affacciandomi sul corridoio da camera mia. “Che ti metti?”
 
“Il costume!”  mi sento rispondere. Logico. E’ una festa alle cascate dopotutto.
 
“Ok, grazie” rispondo tornando dentro.
 
Aspetta un attimo.
 
Costume?
 
A novembre inoltrato?
 
“Dai, seriamente!” torno ad urlare.
 
“Ma che ne so?! La prima cosa che trovo!”
 
“Uffaaaa!” borbotto.
 
Apro il cassetto in fondo all’armadio e ne tiro fuori un paio di shorts neri.
 
Nonostante sia novembre fa ancora molto caldo, probabilmente è a causa della latitudine o forse sono io che sono piuttosto atermica.
 
Chiudo il mobile passando al cassettone e tiro fuori una maglietta bianca con la stampa in nero della bandiera americana ed una camicia di jeans con inserti di borchie solo sulle spalle.
 
Poi, raccatto da sotto il letto i bikers e trascino tutto quanto in bagno con me.
 
Dieci minuti dopo sono vestita, truccata e profumata.
 
Scendo le scale e prima di andare in salotto mi soffermo un attimo allo specchio dell’atrio.
Mi lego velocemente i capelli in una morbida coda laterale, dopo di che mi butto a peso morto sul divano; ad aspettare che Tyler suoni al campanello.
 
Sì.
 
Andrò alla festa alle cascate con Tyler.
 
Sinceramente, più che per la promessa fattagli, ho acconsentito per l’enorme senso di colpa che provo nei suoi confronti.
 
Prima Mason, poi le riviste…
 
Ci manca solo che lo investa erroneamente.
 
O che gli appiccichi una gomma da masticare nei capelli.
 
I passi da elefante di Andrew mi risvegliano dai miei pensieri e in poco tempo mi ritrovo i due fratelli in piedi davanti a me.
 
“Io vado al Grill, mi ritrovo lì con gli altri prima di andare alla festa.” Inizia Andrew.
 
“Ed io passo a prendere Bonnie.” Continua Daniel.
 
Sollevo un sopracciglio, stupita. “Dura?”
 
“Per ora.” Risponde sollevando le spalle.
 
Porto la mia attenzione al cellulare che si è illuminato. “Tyler è fuori.” Li informo.
 
“Sì, ehm… a proposito di questo…” balbetta Andrew lanciando una gomitata al compare.
 
“Potresti.. ecco, non litigare pesantemente con nessun vampiro?” continua lui.
 
“Beh, se ti uccidono poi ci toccherebbe vendicarti e.. non è proprio quella che si dice una lotta alla pari…”
 
Guardo per un attimo le loro espressioni da cane bastonato prima di scoppiare a ridere “Che scemi!” li prendo in giro. “Mi sono già rovinata una festa e mezzo, questa volta non permetterò a niente di soprannaturale di interferire!”  concludo con un sorriso.
 
 

                       *                      *                        *                       *                        *

 
Let me be the one that shines with you
In the morning when you don’t know what to do.
 
Two of a kind,
we’ll find a way
to do what we’ve done.

 
 
 “Wow!” esclamo rimanendo a bocca aperta. “Voglio dire… wooow!”
 
“Ti piace?” chiede Tyler affiancandomi sul bordo della radura.
 
“Cavolo, sì!”
 
Sapevo di dover nascere in America; qui è tutto.. tutto così…. Più!
 
Non ho idea di chi sia l’organizzatore della festa ma dovrebbero fargli una statua al merito.
 
Sulle pietre, tutto intorno al laghetto nel quale si riversano le cascate, sono sparsi vari falò che emanano calore e una luce che fa sembrare il tutto quasi surreale.
Intorno ad essi sono raggruppati vari gruppi di ragazzi con i più disparati armamentari: griglie per il barbecue, borse frigorifere con dentro ogni tipo di carne, valanghe di sacchetti di marshmallows, asciugamani, spray anti-zanzare, chitarre e persino una teiera per fare il thè.
 
Per non parlare poi dei tavolini che hanno messo più esternamente, ricoperti diligentemente da tovegliette blu scuro e straripanti di bevande, alcoliche e non, patatine, dolci, tartine e panini…
Quanto cibo… credo di essere finita in paradiso.
 
Infine se si sposta lo sguardo sul limitare della radura si resta incantati dalle centinaia di lucine che hanno intrecciato ai rami degli alberi e da quattro casse da impianto audio a dir poco enormi.
 
“E quelle come fanno a funzionare?” chiedo a Tyler, continuando ad osservare ammirata la scena.
 
“Sono collegate a quelle macchine, guarda.” Mi risponde indicandomi un punto poco dietro ad esse.
 
In effetti ci sono due pick-up dalle notevoli dimensioni con il cofano aperto e vari fili colorati che escono e vanno a collegarsi alle casse ed alle luci.
 
“L’ho proposto io.” Gongola, fiero della sua idea.
 
“Chi l’avrebbe mai detto?” lo prendo in giro.
 
Sorride per poi appoggiarmi un braccio sulle spalle e trascinarmi verso il centro della radura, al falò dove sono seduti i nostri amici.
 
 
 
Quaranta minuti dopo avevo mangiato per cinque persone.
 
So di avere poco controllo e per questo ringrazio il mio metabolismo che sembra non essere ancora passato dalla fase “bambina che mangia tutto e non ingrassa” a quella “adolescente che solo annusando un muffin prende cinque chili”.
Grazie.  Grazie davvero.
 
“Credi di riuscire a lasciare qualcosa anche per noi?”
 
Mi volto, con in mano l’ultimo boccone di quel buonissimo hot dog, e mi ritrovo davanti Bonnie a braccetto con mio fratello.
 Non me ne ero accorta, ma effettivamente erano gli unici a mancare.
 
No.
 
Non voglio sapere cosa hanno fatto per essere in ritardo.
Ne faccio a meno, grazie.
 
“Daniel, che piacere! Sedetevi con noi.”  Indovinate? Poteva essere solo il diplomatico e antiquato Stefan.
 
Passano dal centro e si dividono: Bonnie finisce accanto a Jeremy ed Elena mentre mio fratello tra Matt e Stefan.
Ovviamente io sono di fianco a Caroline, con la quale mi trovo sempre magnificamente d’accordo.
 
Continuiamo a parlare e spilluzzicare cibo per un po’, prima che le grandi casse entrino in funzione e inizino a spargere musica ad un volume notevole.
 
“Andiamo a ballare?” propone subito Caroline con entusiasmo.
 
“Io passo.” Risponde Stefan. Non sia mai che tu possa fare qualcosa per divertirti.
 
“Steeefan!” Piagnucolo cercando di convincerlo.
 
Penso che il suo sia un problema di sensi di colpa; seriamente, prima o poi devo trovare un modo per farlo sciogliere.
 
Magari potrei farlo ubriacare!
Naah, lo vedo come un tipo da sbronza triste.
 
“Non ci penso nemmeno.” Risponde lui sorridendo ed intrecciando le dita con quelle di Elena.
 
“Resto anch’io.” Dice Bonnie accoccolandosi addosso a mio fratello.
 
Lancio un occhiata a Daniel come per dirgli ‘ti fai mettere i piedi in testa da quella lì?!’ ma lui si limita a sollevare gli occhi al cielo e scuotere le spalle.
 
“Lascia perdere.” Mi bisbiglia Car all’orecchio. “E’ una battaglia persa in partenza.”
 
“Non mi arrendo.” Le rispondo sorridendo, poi mi rivolgo a Stef. “Preparati. Torneremo a prender.. vi..”
 
Finisco la frase senza sentire veramente quello che sto dicendo, troppo impegnata a osservare il portatore di una giacca di pelle e due occhi cerulei che si attarda al tavolo degli alcolici.
 
Evidentemente Stefan  segue il mio sguardo , scorgendo al limitare della radura la sagoma di suo fratello perché torna ad osservarmi con uno sguardo preoccupato per quelle che potrebbero essere le mie prossime azioni.
 
 Lo ignoro bellamente, voltandomi verso Caroline e dicendole un semplice : “Avviati,  io vi raggiungo subito.”
Poi sorpasso gli altri ragazzi che si erano alzati per venire a ballare con noi e scavalco il tronco su cui sono seduti Stefan, Elena e Bonnie, pronta ad affrontare il mio vampiro preferito.
 
Purtroppo una mano ancorata al mio braccio mi impedisce di proseguire
 
Mi volto per liberarmi ed incontro i gentili  -e perennemente preoccupati-  occhioni verdi di Stefan.
 
“Lo’…” inizia con tono apprensivo.
 
“Ho tutto sotto controllo.” Lo interrompo istantaneamente. “Davvero!”
E così dicendo mi libero dalla sua delicata stretta e mi preparo per quella che al momento mi sembra un impresa pressoché titanica.
 
Onestamente, poi, non ho tutto sotto controllo.
 
Sì, so cosa gli voglio dire.
So il concetto, quello lo ho ben chiaro in testa.
 
La parte che mi frega sono le parole.
Io odio le parole.
 
Sarebbe fantastico se potessi semplicemente condividere i miei pensieri senza aprire bocca.
 
Ecco, pensando a queste stupidaggini non mi sono nemmeno accorta di essere arrivata a meno di due metri da lui senza uno straccio di idea su come iniziare la conversazione.
 
Pensa Lo’, usa il cervellino!
 
So che per te è difficile ma sforzati!
 
Di certo non posso arrivargli dietro, picchiettare l’indice sulla sua spalla ed esordire con un banale:
“Ehi, ciao! Come va?”
 
Fortunatamente è lui a sollevarmi da questo gravoso onere.
 
Quando ormai sono arrivata alle sue spalle, si gira con lentezza appoggiando i gomiti al tavolo dietro di lui e prendendo un sorso dal bicchiere di plastica che tiene in mano puntando bene i suoi occhi nei miei.
 
“Santo Stefan non bastava? Sei venuta anche tu a farmi la ramanzina?”  chiede con il solito ghigno strafottente ed il tono ironico. “Basta che sia veloce, devo ancora cenare.” Conclude spostando lo sguardo su  Maggie-nave-scuola del quarto anno che ci è appena passata accanto per prendere una bottiglia di Baileys.
 
Resto per un attimo imbambolata a guardarlo mentre prende un altro sorso di quello che è sicuramente rum ad alta gradazione, e mi rendo conto di quanto effettivamente mi è mancato in questi giorni.
 
Di quanto mi sono mancati tutti i suoi dettagli, il suo anello di lapislazzuli, il look total black, l’incredibile contrasto tra lo scuro dei suoi capelli ed il chiaro dei suoi occhi, i denti così dritti e bianchi... persino le piccole rughe che gli si formano all’angolo della bocca quando ghigna.
 
“No.” Rispondo ancora sconvolta dai miei pensieri. “Io… non –cioè!”
 
Prevedibile.
 
Tutto ciò che riesco a far uscire dalla mia bocca sono monosillabi e parole spezzate.
 
Se continuo così non vado da nessuna parte.
 
Chiudo gli occhi, faccio un bel respiro e quando li riapro decido di giocarmela come viene.
 
“Ti volevo solo dire che non mi interessa.” Dico incollando lo sguardo al suo.
 
“Cosa?” chiede con fare annoiato.
 
“Non mi interessa se cerchi di uccidermi o di farmi male. Se mi consideri una bambina viziata, ficcanaso e noiosa. Se rimpiangi di avermi salvata da Mason o anche solo di avermi salutato quella prima sera al bar.” Butto fuori d’un fiato, gesticolando appena per il nervosismo. “Non mi interessa.”
 
Non so cosa di quello che ho detto possa aver attirato la sua attenzione, fatto sta che adesso mi guarda non più annoiato ma con interesse.
 
Tuttavia, quando inarca il sopracciglio incitandomi silenziosamente a continuare, trovo il suo sguardo insostenibilmente duro e freddo.
 
Non capisco!
 
E’ come… come se si aspettasse che adesso dicessi qualcosa di maledettamente stronzo!
 
Non so.. del tipo ‘non mi interessa perché sei un bastardo, sei solo e nessuno se ne accorgerebbe se tu morissi. Anzi! Avremmo un problema in meno.’
 
Avanti! Davvero crede che potrei dire una cosa simile?!
 
“Non mi interessa perché… ho deciso che voglio essere tua amica e niente mi farà cambiare idea.” Affermo invece, decisa anche se posso sentire distintamente il cuore rimbombarmi nelle orecchie ed il sangue affluirmi alle guance. “Sei la prima persona che ho conosciuto in questa città, il primo che mi ha fatta ridere e con cui sono stata bene qui.  Sei il primo che ha cercato di uccidermi ma anche il rpimo che mi ha salvato la vita. Sei persino il mio primo complice di un omicidio!”
 
Mi fermo per osservarlo un attimo ma lo trovo congelato sul posto con uno sguardo che non riesco assolutamente a decifrare.
 
“E non me ne frega se per te con conto niente perche per me invece conti. Ti offrirò la mia amicizia, ti aiuterò nei tuoi piani mal progettati e alquanto pericolosi e ti tirerò fuori da tutte quelle situazioni scomode in cui ti immischi quotidianamente e qualsiasi cosa tu dica o faccia non cambierò idea. Sarò sempre dalla tua parte. Il re ha parlato.” Concludo tornando finalmente a respirare.
 
Solo adesso mi rendo conto di quello che ho detto.
 
Sento un’improvvisa ondata di imbarazzo avvolgermi e distolgo prontamente lo sguardo.
 
“No.” Rettifico. “Volevo dire, non proprio sempre sempre! Gran parte della volte, diciamo! La maggioranza! Anzi, cinquanta e cinquanta!” balbetto istericamente  sventolando una mando davanti al viso.
 
“Non-” inizia a rispondere ma lo interrompo subito.
 
“Aspetta.” Dico notando Caroline che sta venendo a prendermi a passo di marcia. “ Ti chiedo solo… se devi salvarmi o starmi dietro solo perché te lo chiede Elena… evita. Posso cavarmela anche da sola.”
 
Finisco appena in tempo.
Appena chiusa bocca la mano smaltata di Car mi afferra il braccio girandomi verso di lei.
 
“Avevi detto subito, sono passati già cinque minuti!” mi rimprovera fingendosi arrabbiata. “Scusa Salvatore, ma questa festa ha bisogno di noi.”
 
E così dicendo mi trascina via.
 
Oh, quanto amo Caroline.
Sempre con un tempismo perfetto!
Non avrei resistito un altro secondo, e soprattutto non ce l’avrei fatta ad ascoltare la sua risposta!
 
Sarà comunque arrabbiato? Mi avrà trovato ridicola e infantile?
 
Oh, ma chi se ne frega!
Ho detto che nessuno mi rovinerà questa serata e sarà così!
Chiuso il discorso.
 

                        *                          *                          *                          *                            *

 
Nessuno, eh?
 
Nessuno avevo detto?
 
E allora perché mi ritrovo trascinata nella boscaglia da un’Elena che si è rivelata non essere Elena?
 
Perché ovviamente questa volta la stronza si è vestita come lei, e ovviamente non ho sospettato nulla quando ci ha raggiunto  e mi ha chiesto di accompagnarla a prendere da bere.
 
E quando le ho innocentemente chiesto cosa prendeva da bere lei, con un ghigno malvagio, ha risposto “Te.” Trascinandomi per un braccio in una zona d’ombra e poi nel fitto della boscaglia.
 
Ho cercato di liberarmi ma la sua presa è così stretta da farmi male e non c’è di certo paragona tra la nostra forza!
 
Quello che è strano, però è che non mi ha morso.
Non ancora, almeno.
 
Mi sta solo trascinando verso… 
 
“Un parcheggio?” chiedo scettica ritrovandomi davanti le auto di tutti i ragazzi presenti alla festa.
 
“Sali.” Mi ordina aprendo la portiera di una Audi nera.
 
“Ma neanche morta.” Rispondo serafica strattonando il braccio.
 
 Mossa sbagliata.
 
Senza lasciare la presa neanche per un attimo mi sbatte con violenza contro la portiera della macchina, stringendomi contemporaneamente una mano al collo.
 
“Tu adesso sali in macchina senza fare storia, mi porti dalla pietra di luna -perché sì, so che l’avete presa te e i tuoi cari fratellini- e soprattutto non provi a fuggire. Intesi?” chiede mostrando i canini e lasciando la presa sul mio collo.
 
“Altrimenti?” chiedo spavalda.
 
“Le solite cose.” Risponde facendo spallucce. “Spezzo qualche osso a uno dei tuoi fratelli e se ancora non ti dai per vinta li faccio fuori.”
 
Procedura standard, insomma.
 
“Adesso sali.” Mi intima indicando il sedile del passeggero.
 
Sollevo gli occhi al cielo, valutando le possibilità.
 
“E’ in macchina di Daniel, ma non ho le chiavi.” Confesso infine.
 
Infatti dal giorno in cui l’abbiamoprelevata è sempre rimasta nel  vano portaoggetti della macchina di Dan.
 
“Qual’ è?” mi chiede osservandomi scaltra  attraverso le lunghe ciglia.
 
“Quella nera.” Rispondo indicando una macchina cinque posti a destra dell’Audi.
 
“Prego.” Mi invita con un cenno del braccio. “Vai avanti te.”
 
“Ti ho detto che non ho le chiavi.”  Rispondo arrivata davanti alla macchina. “E, se posso aggiungere, i medici consigliano un periodico controllo dell’udito dopo una certa età.”
 
Non so cosa la trattenga dall’uccidermi visto che si limita a rivolgermi un’occhiata raggelante e a rompere con una gomitata il finestrino.
 
Mi sporgo dentro l’abitacolo afferrando la pietra e cercando qualsiasi cosa utilizzabile come arma contro Katherine, ma purtroppo non trovo nulla.
 
Scoraggiata le consegno la pietra e mi faccio ritrascinare nella sua macchina.
 
Chiude le portiere con la sicura, anche se non ne trovo il motivo  vista la sua superiorità, e parte con velocità allontanandosi non solo dalle cascate ma anche dalla città.
 
Entrate in superstrada, appoggio i piedi al cruscotto e la osservo curiosa.
 
“Niente chiacchiere da ragazze?” chiedo. “Mi sto annoiando.”
 
“Tira giù quei piedi. Mi servi viva ma non necessariamente illesa.”  Ghigna.
 
“E perché ti servo viva?” continuo sollevata di saperlo  e riappoggiando i piedi sul tappetino.
 
“Mi servi come merce di scambio.”
 
“Ah, si? E con chi? E cosa otterresti?” insisto.
 
“I Salvatore non ti hanno insegnato a non fare troppe domande? Damon aveva molti metodi per zittire le ragazze, ma evidentemente non ti ha ritenuto degna di provarli.” Risponde maliziosa.
 
“Evidentemente non ti ha ritenuta capace di instaurare una conversazione al minimo dell’ interessante.”  Ringhio.  “Di Stefan che mi sai dire, invece? Elena dice che è fantastico.”
 
In un secondo ritrovo la sua mano arpionata al collo e il suo viso a poca distanza dal mio.
Ma nonostante tutto continua a premere sull’accelleratore.
 
“Adesso stai osando troppo.” Sibila.
 
“Katherine…”  cerco di parlare ma la voce mi esce rauca e sofferta.
 
“Non una sola parola in più.” Continua.
 
“La … macchina..! “ cerco di avvertirla sulla vettura che viene verso di noi sentendo il panico crescere in me.
 
Mi lascia  e sterza violentemente per evitare la collisione ma la macchina sbanda paurosamente.
 
Afferro con forza il bracciolo e con l’altra mano stringo la pelle del sedile.
 
Pensavo succedesse solo nei film invece mi trovo veramente a percepire con chiarezza un’insieme di cose e dettagli che si susseguono velocemente, che in altre occasioni sicuramente non avrei notato.
 
Come il leggero balzo della macchina che durante la sbandata prende una buca.
 
O la terra che si capovolge davanti ai nostri occhi mentre ci cappottiamo. L’esplosione del vetro del parabrezza,  lo stridio del tettuccio sull’asfalto.
 
Lo schianto del guardrail contro la fiancata e l’auto che uscendo di strada si capovolge nuovamente riportando la scena nella giusta prospettiva.
 
La macchina deformata persino internamente, accanto a me la vampira che imprecando cerca di togliersi un pezzo di lamiera dal petto.
 
Quasi non ho il coraggio di guardare il mio corpo, troppa paura di ciò che potrei trovare.
 
Ma il fischio continuo che mi rimbomba nelle orecchie mi sta stordendo, o forse ho battuto la testa visto che del sangue mi sta colando in faccia e mi impedisce di vedere chiaramente.
 
Sbatto le palpebre impiegando la maggior parte delle mie forze, infastidita dal mondo che sembra non volersi mettere a fuoco dopodiché stremata lascio cadere la testa di lato posando finalmente lo sguardo sul mio corpo.
 
Provo sollievo nel vedere che sono ancora tutta intera e mi stupisco di non provare dolore nonostante abbia vari pezzi di vetro conficcati nelle braccia che portato davanti a me a protezione.
 
Sono stanca, mi sembra di non avere più nemmeno la forza di respirare. Non riesco a tenere gli occhi aperti, ne a fare nient’altro.
 
Mi sembra di non essere più padrona del mio corpo, non capisco più nulla e tutto si sta sfumando.
 
Spero che Katherine mi aiuti.
 
Non penso di star morendo, non diventerò un mazzo di fiori sul ciglio della strada.
 
Eppure mi sento così stanca. Ho sonno.
 
Appoggio la testa a quel che rimane della portiera e mi lascio andare completamente.
 
L’unica cosa che sento è un grande schiocco sulla destra e il sostegno della portiera che viene meno.
 
 
 
 
(…)
 
 
Ciao a tutti!
Sono tornata con un nuovo capitolo e stavolta a distanza di meno di un mese!
Yeeeeee! :D :D
Ok, qui c’è Damon.
Il problema è che non parla….   Ops!
 Come al solito spero che vi sia piaciuto e se così non è stato chiedo perdono in ginocchio! :’(
Nel prossimo capitolo Introdurrò due nuovi personaggi e chiarirò il ruolo di uno già visto nei capitoli passati.
 
Il fatto è che questa storia mi è venuta in mente prima che si svegliassero tutti gli originali e si rivelasse la storia di famiglia, quindi dal prossimo capitolo in poi cambierò un po’ gli avvenimenti ed i personaggi della serie.
Spero mi perdonerete.
 
Detto questo volevo chiedervi un’altra cosa.
Pensate che dovrei dare un volto a Lo’ and brothers? Considerando che la gente nuova andrà ad aumentare un po’…
Se sì voi con quali attori o personaggi famosi li assocereste? Io avrei già una mezza idea ma sono aperta a tutto! :D
 
Come sempre ringrazio quelle Sante donne di Suzy Lee, Ili91 e Martalapoffa_ che hanno recensito e tutti coloro che leggono e/o mettono nelle preferite, ricordate o seguite!
 
I LOVE YOU.
 
XOXO
               -B.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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