Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: vale6277    24/09/2012    0 recensioni
Eccomi qui, mi chiamo Valentina,ho 25 anni e convivo insieme al mio ragazzo e sono la manager della band di cui fa parte. Tutto sembra andare per il meglio ...un giorno, però, in un solo istante tutto quello che fin ora avevo lo vedo infrangersi sotto i miei stessi occhi...
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Johnny Christ, Matthew Shadows, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ci stringiamo forte, anche lui è leggermente bagnato per la pioggia, ma sento il suo calore che mi conforta, sento di poter contare su di lui.

Ad occhi chiusi quella terribile scena mi ripassa per la mente: Brian per terra, il suo sangue sulle mie mani, la sirena dell’ambulanza … Sobbalzo, sento di nuovo i brividi di paura; mi stacco leggermente da Zacky ma lui continua a tenere le mani sulle mie braccia.
Lo guardo negli occhi, rimaniamo lì per qualche secondo senza dire niente.
Quegli occhi verdi che solo qualche ora prima erano luccicanti di gioia, ora sono opachi, spenti dalla preoccupazione e dal dolore.
Abbasso lo sguardo verso il pavimento, mi giro e accenno qualche passo verso la finestra ma quando capisco che Zacky mi sta seguendo con gli occhi ritorno da lui.
Tutto ciò che sento è il ticchettio dell’orologio sulla parete e lo scroscio dell’acqua… nessun altro rumore, nessuna voce.
Mi rimetto di fronte a lui, sospiro, con quel respiro che sta per essere rotto di nuovo dal pianto; Zacky capisce e mi riavvicina a lui e mi abbraccia di nuovo, posa  una mano sui miei capelli, facendomi poggiare la testa sulla sua spalla.

“Grazie di essere qui” dico sussurrando leggermente, lui non dice nulla, mi stringe più forte e questo mi basta.
“Vedrai che tutto si sistemerà” aggiunge sussurrando poi a sua volta “sono qui, non ti lascio”
Oddio, proprio le stesse parole che ho detto io a Brian, o mi sono immaginata di sentirle?
Poco dopo realizzo che Zacky le ha pronunciate davvero, sono io che mi sento strana… forse confusa… forse persa… boh non lo so… ecco forse mi sento stanca… vabbhè ci rinuncio

Alzo la testa e accenno un sorriso, Zacky fa lo stesso e mi asciuga le lacrime.
Sentiamo delle voci che provengono dal fondo del corridoio, ci giriamo, con la speranza che sia qualche medico venuto a darci qualche notizia…

No, a voltare l’angolo è solo una famigliola tutta felice, con mazzi di fiori e un grande fiocco azzurro
 “Forza bambini andiamo” è la mamma che tutta agitata strilla, seguita dai due ragazzini che a stento riescono a tenere il passo e dal marito che prima di allontanarsi con gli altri, mi rivolge uno sguardo e poi prosegue per la sua strada richiamato dagli strilli della moglie.

Rimango voltata; i miei occhi si sono fermati su quel grande fiocco azzurro e pensare, che in fondo, ho anche adesso una piccola parte di Brian con me, mi strappa un sorriso.
Assorta nei pensieri, vengo riportata con i piedi per terra dalla voce di Zacky

“Heilà, tutto bene?”
Mi giro e vedo che Zacky mi guarda un po’ preoccupato e incuriosito
“Si… si… scusa stavo solo pensando” rispondo sedendomi su quelle sedie che ormai comincio ad odiare
Zacky si abbassa, mettendosi alla mia altezza “Ascolta facciamo così, dobbiamo avvisare gli altri, per forza non possiamo non dirgli niente”
“Si è vero hai ragione…” dico cercando di prendere il cellulare ma Zacky mi blocca
“No, tu stai qui tranquilla, ci penso io a chiamare, tu rimani seduta qui, va bene?” mi dice con una voce dolce e calma
“Va bene, va bene…grazie” inclino lievemente la testa e dopo avermi dato una piccola pacca sul ginocchio Zacky si alza, prende il cellulare dalla tasca e si allontana di qualche metro per chiamare.

Mi volto verso di lui, lo vedo passarsi le mani fra i capelli, si appoggia al muro, cammina avanti e indietro, parla… parla…parla, riattacca una chiamata e ne fa un'altra…
Meno male che ci pensa lui, lui è un vero amico, io non so se avrei avuto la forza …
Bhè insomma, normalmente l’avrei trovata, avrei cercato di risolvere la situazione, ma oggi no… c’è qualcosa di diverso…

Mentre è al telefono la sala d’attesa comincia a riempirsi, ogni tanto passa qualche infermiere e cerco di fermarlo, ma senza risultato.
Tutti che corrono, tutti di fretta. Basta. Basta. Non ce la faccio più. Non posso rimanere lì un secondo di più senza sapere niente di Brian. Basta.

Mi alzo, vedo che Zacky è ancora al telefono. Mi  allontano e comincio a vagare per i corridoi, senza sapere bene dove andare, ma sento che devo fare qualcosa.
Mentre passo tutti si voltano a fissarmi… sarò pure un po’ bagnata, avrò un po’ di sangue sui vestiti ma non mi sembra un motivo valido per fissarmi in quel modo…

Passo dopo passo, mi perdo sempre di più in quei fitti corridoi… Solo io penso che gli ospedali siano una specie di labirinto? Tutti quei cartelli, frecce, porte…

Mentre cammino, il pensiero così vivo e soffocante di quel tremendo boato, di quegli spari mi ruba del tutto la mente; tanto che accidentalmente vado a sbattere contro a un dottore.
Non avrà più di 40 anni, è più alto di me, è magro e porta un paio di occhiali abbastanza buffi.
“Ops, mi scusi… non volevo, davvero” dico dispiaciuta
“Oh suvvia non è successo niente … anzi già che ci sono… posso fare qualcosa per te?” me lo chiede molto gentilmente appoggiando per qualche secondo una mano sulla mia spalla
“Eh…” rimango un po’, come dire sorpresa da quel gesto “no… bhè si, sa dove vengono operati d’urgenza i pazienti?”
“Certo, dopo quella porta sulla sinistra, va fino in fondo e lì c’è un cartello dove ti dice che sei arrivata”
“La ringrazio, davvero, grazie mille” gli sorrido, solo perché forse finalmente è quel qualcuno che mi ha dato un’informazione che cercavo
“Di niente, se vuoi ti accompagno, anche perché mi sembri un po’ pallida, vuoi che ti visiti?”
“No, sto bene, arrivederci” lo dico molto velocemente, non ho tempo da perdere, mi allontano e seguo le indicazioni, senza neanche sentire la sua risposta.

Bene, questa è la porta sulla sinistra…
E il cartello dovrebbe essere quello là in fondo…
Questo corridoio è vuoto, triste, ma ha grandi finestre sulla destra che danno sul parcheggio esterno  e sull’entrata dell’ospedale. Sono arrivata al terzo piano e non me ne sono neanche accorta. Bene.

Prima di arrivare in fondo, però, mi fermo un attimo.
Una luce particolare entra da fuori.
Mi avvicino a uno di quei grandi finestroni.
Adesso non piove più, le nuvole se ne stanno andando.
La luce è proprio quella della luna, che adesso è lassù in cielo, piena che splende.
La fisso per qualche secondo; ho sempre amato guardare il cielo, mi trasmette un senso di calma e di pace.
La luna e le stelle che se ne stanno lì per conto loro, senza dar fastidio a nessuno. Lì immerse in quell’oceano di tranquillità. Lassù senza avere i problemi della vita, senza avere qualcosa  a cui pensare.

Anche Brian si sarebbe fermato come me. Quante volte ci siamo sdraiati sul prato, uno da parte all’altro, a guardare il cielo.

Vorrei averlo qui adesso da parte a me.

Tutto è successo da poche ore, ma mi sembra di essere qui da un’eternità.



“Non ci resta che dirlo alla fidanzata, dovrebbe essere al primo piano”
“D’accordo, d'altronde non c’è che questo da fare”

Blackout.


  
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: vale6277