Ecco… adesso vi parlerò della storia di Hilderiel
chiamata Speranza… figlia di Gilraen la Bella e di Arathorn.
I quali tuttavia non sono coloro che credete, i nomi con cui vengono
indicati sono fittizi, opportunamente scelti per nascondere la loro
vera identità.
La scrivo perché voglio bene (e ne vorrò sempre)
a queste mie amiche… hanno cambiato la mia vita. Sono
ricordi strani di una giovinezza ormai lontana, ma sono più
preziosi dell’oro per chi li ha vissuti.
Hilderiel è nata il 16esimo giorno di Yavannie del quarto
anno della Seconda Era.
Per capire da dove viene e dov’è ora questa bimba,
dovete conoscere la storia di sua madre, di suo padre, quella di Uineth
e la
mia.
Poco si sa tuttavia della vita di Gilraen la Bella, alcuni dicono che
sia figlia del Vento del Nord poiché con esso è
giunta, perché soffiava implacabile quando ella soffriva,
perché taceva al suono della sua risata e perché
con esso è andata. Non si sa se queste dicerie siano vere,
certo è che il Signore dei Venti non si era mai visto a
Minas Hithui prima del suo arrivo e che
l’abbandonò, per non ritornare, solo con la
partenza della bella fanciulla.
Io che narro questa favola, sentii il suo imminente arrivo in un bel
giorno di fine estate. Vidi la dolce brezza estiva spazzata via da un
potente e sconosciuto vento di settentrione che venne a parlarmi di una
nuova avventura e di un grosso cambiamento; allora non capii ma appena
tre settimane più tardi la vidi giungere a Minas Hithui
fiera e bellissima. Fu quella la prima volta che vidi la donna che
cambiò per sempre la mia vita.
Ancora oggi dopo 11 anni ricordo quel momento, stava là in
piedi sulle porte pareva quasi persa e spaesata
nell’immensità della scuola mi fece quasi
tenerezza, non so per quanto stetti lì ad osservarla, poi ad
un tratto altre persone mi passarono davanti e l’incantesimo
fu come spezzato tornai alla realtà, dovevo andare era il
primo giorno di scuola.
Oggi penso che forse il destino avesse già deciso che quella
ragazza avrebbe inciso profondamente la mia vita e io la sua e
perciò mi avesse preparato sin dal quel giorno di fine
estate al suo arrivo.
Così con mia somma sorpresa la rividi in classe, non me
l’aspettavo, forse avrei dovuto controllare meglio i
tabelloni che segnavano i membri della mia nuova classe.
Era bella, molto bella, e soprattutto era dotata di uno strano fascino
che colpiva chiunque le parlasse o guardasse. Notai questa sua
qualità da subito, non ne ero forse rimasta abbagliata io
stessa poco prima? E in qualche modo l’apprezzai, era
speciale.
Fu così che l’anno scolastico iniziò,
mi sforzai, e ci riuscii, a vivere la mia vita senza che la presenza di
questa nuova compagna di classe la potesse modificare in modo profondo.
Fu un anno tranquillo nessun evento particolare lo turbò, io
avevo le mie adorate amiche e con loro trascorrevo il mio tempo libero
mi era indifferente quello che facevano o non facevano i miei compagni
di classe. In particolare il mio rapporto con lei era anche piuttosto
freddo e distaccato, limitato al semplice mondo scolastico.
Le cose cominciarono a cambiare l’anno dopo, quando la nostra
classe fu smembrata, e neanche e a farlo a posta io, lei e altre due
finimmo in un’altra classe ma insieme.
Fu allora che conoscemmo Uineth (la Sempregiovane) conosciuta anche
come “iell tolthol i calad” (fanciulla che porta la
luce), entrò nella nostra classe quasi per errore.
Non lo so forse era destino anche quello. Legò subito con
Gilraen poiché le loro abitudini e i gusti erano abbastanza
simili, mentre io la conobbi bene e mi ci affezionai solo qualche mese
dopo l’inizio della scuola… per un caso, e adesso
lo dico, fortunato e abbastanza insperato. Dopo una mia richiesta di
cambiare posto, la professoressa di italiano mi ha spostato proprio
vicino a Uineth e da allora giorno per giorno l’amicizia
è cresciuta e maturata. Dovete sapere che Uineth
è un altro essere che definirei speciale proprio come la mia
cara Gilraen, ma in modo completamente diverso.
Uineth la Sempregiovane è una persona felice. Ma
così felice che, riesce a dare gioia a chiunque incontri e a
conservarne ancora abbastanza per se.
L’ho chiamata Sempregiovane perché penso che lo
sia, infatti il suo animo non riuscirà mai ad invecchiare
finché sarà pervaso di luce e gioia. Dovreste
conoscerla, è una bambina! Il suo carattere le permette di
comportarsi come una ragazzina dai modi bruschi e infantili pur
restando una persona effettivamente matura e intelligente e a nessuno
viene in mente (ve lo posso assicurare io) il contrario.
Ero decisamente entusiasta della mia nuova classe mi ci trovavo bene, e
questo lo dovevo soprattutto a Uineth.
Allora il mio rapporto di amicizia con Gilraen era ancora freddo e
limitato, entrambe però eravamo ormai legate a Uineth, e
questo col passare del tempo ci avrebbe avvicinato. Vista anche la
natura della nostra comune amica.
Ma adesso subentra nella storia un altro personaggio molto importante,
Arathorn.
Arathorn era secondo figlio del sedicesimo Conte della Città
Alberata e quindi terzo in linea di successione per il titolo di conte
di detta città. A quel tempo Arathorn era un giovane
particolarmente avvenente e forte, conosciuto in tutta la regione per
il suo coraggio e sfrontatezza. Tutto nella vita presente e futura di
questo ragazzo dalle nobili e ricche origini era apparentemente
perfetto e delineato. Questo l’aveva purtroppo reso
prepotente e arrogante. Esso non desiderava altro che vivere le gioie
che la sua fortunata giovinezza poteva offrirgli prima di essere
chiamato a prendere il posto che gli spettava nella vita politica e
sociale della sua importante famiglia.
Purtroppo nessuno si era mai curato di frenarlo e di sfruttare
l’enorme talento intellettuale di cui era dotato, cresceva
quindi furbo e brillante ma privo di senso del dovere e di
responsabilità.
La sua felice e spensierata vita non era mai stata turbata da
alcunché e niente, o è quello che credeva lui,
l’avrebbe mai domato o affrontato.
Quindi ricapitolando, io Tar-Miriel, Uineth la Sempregiovane, Gilraen
la Bella e Arathorn ci siamo trovati riuniti sullo stesso cammino, ma
per quanto ancora non potevamo immaginarlo.
A questo punto il tempo passava e come potrebbe essere facilmente
immaginato una sempre più profonda amicizia nacque e si
sviluppò tra Gilraen a Arathorn. Lui per la
verità desiderò Gilraen molto prima che qualcosa
di più forte di un’amicizia nascesse tra loro. Il
ragazzo ribelle e prepotente era rimasto soggiogato dalla bellezza e
dal fascino di lei, che riusciva ormai a fargli fare tutto quello che
desiderava; tuttavia non c’era cattiveria in questo
poiché lei lo amava teneramente, ma come si ama un vero
amico. L’amore vinse la ragione in lei solo alla fine
dell’anno scolastico, il fascino del giovane era ormai
culmine e non appena lui le confessò il suo amore per
l’ennesima volta, Gilraen si arrese abbandonandosi ad un suo
tenero bacio che sanciva il loro amore.
Io seppi di questo solo due mesi dopo, anche se non era stato difficile
intuirlo già da prima; intanto il Vento del Nord soffiava
tranquillo sapendo la sua Gilraen felice.
L’anno era ormai finito ed un altro stava iniziando, ed erano
già 2 anni che io conoscevo Gilraen la Bella.
Così l’amore era nato e risplendeva vivo
tutt’attorno a loro, e noi che li osservavamo potevamo
sentire la loro gioia e ne eravamo felici. Tuttavia
c’è una cosa da dire, Arathorn non si era
guadagnato il diritto di passare l’anno e così era
dovuto rimanere con un’altra classe a ripeterlo.
I due innamorati si trovarono divisi e grande fu il loro dispiacere,
tuttavia l’amore non fu spezzato ne si indebolì.
Continuarono a frequentarsi ancora e ancora e… molte volte
un piccolo elanor rischiò di essere impiantato.
Tuttavia non potevano mancare liti e incomprensioni, Arathorn era
quello che era, il suo spirito ribelle non poteva venire domato
completamente e talvolta scoppiava chiedendo libertà, e lo
stesso accadeva a Gilraen era una persona indipendente e abituata a
fare ciò che voleva, un legame del genere era molto
vincolante per un uccel di bosco.
In ogni caso tutte le volte gravi o no che fossero, le liti si
risolvevano sempre. L’evento più grave avvenne
circa a metà estate, la volontà di restare
insieme venne meno e si lasciarono. Io so di quest’evento
solo perché Gilraen me ne ha parlato, comunque i motivi di
questa separazione non sono importanti ai fini della storia, quello che
voglio dire è che alla fine nessuno dei due ha resistito e
la coppia è rinata.
Penso e non sono l’unica a pensarlo, che siano fatti per
stare insieme, entrambi hanno vissuto il loro tempo di
libertà e spensieratezza. Ora sono abbastanza maturi da
poter dare qualcosa all’altro senza che il desiderio di stare
insieme collassi. Nessun evento potrà mai dividerli
definitivamente, hanno provato la dolcezza dello stare insieme e niente
potrà portarglielo via.
La stessa Gilraen, così indipendente, così
orgogliosa e fiera, si ritrovava spesso a sacrificare volentieri la sua
preziosa libertà per l’uomo che amava.
La situazione è proseguita altalenante per circa un anno,
finché, o almeno io sono venuta a saperlo solo allora, un
piccolo elanor fu impiantato e questa volta per davvero.
La mia reazione fu piuttosto contenuta, anche perché era una
cosa da tenersi segreta il più a lungo possibile. Era
comunque una bella notizia almeno per me, l’unica cosa che mi
preoccupava riguardava la questione pratica e cioè:
“come, dove e con cosa l’avrebbero
cresciuto?”.
Venni a sapere alcune settimane dopo che l’unico modo per
evitare l’inevitabile era intervenire chirurgicamente, e
questo rappresentava un problema non da poco sia pratico che etico.
La mia povera Gilraen passò le settimane seguenti in modo
spaventoso, era in evidente crisi, e non riusciva più a fare
nient’altro che non fosse pensare a come risolvere la
situazione.
Il punto di non ritorno arrivò, e se posso dirlo ero felice
che fosse finalmente giunto, era diventato impossibile stare
tranquille, scherzare e studiare accanto a lei, forse è solo
perché le volevamo bene ma il fatto è che passava
anche a noi la sua ansia e le sue preoccupazioni. Mi sentivo sfinita,
ormai c’ero troppo dentro e sentivo che il problema
riguardava anche me, non potevo lasciarla sola.
Gilraen decise finalmente di non rinunciare, io e Uineth non ci eravamo
mai permesse di dire la nostra su questo e secondo me era molto meglio,
sono scelte particolari che possono cambiare la vita delle persone che
si ritrovano a doverle affrontare, nessuno poteva decidere se non
Arathorn e Gilraen.
Avevo e ho ancora una bella considerazione di Arathorn come persona, ma
devo dire che a volte era un po’immaturo, forse era
spaventato… non posso negarglielo, ma non ha pensato che
forse la sua fidanzata poteva esserlo ancora di più? Beh!
Forse non l’ha pensato, perché per circa tre
settimane dopo la scelta di tenere il loro fiore adorato, si
è come isolato da lei, non so se capite, non la voleva
più vedere ne parlare e non riusciva più a
toccarla. Questo non fece che far arrabbiare e preoccupare la mia
amica, non so per quanto sarebbe stato capace di andare avanti se
Uineth non fosse andata a parlargli. Così, poco a poco nei
giorni seguenti il loro rapporto tornò ad essere dolce e
affettuoso come era sempre stato.
Fu un sollievo per tutte vederli di nuovo felici e tranquilli, o meglio
almeno un po’ più di prima.
Restava ancora il problema, come facciamo adesso? Era sì
deciso che sarebbe vissuto, ma nessuna delle famiglie lo sapeva ancora
e senza il loro aiuto certo non si poteva andare avanti.
Successe circa una settimana più tardi, la famiglia di
Gilraen lo venne a sapere, e dire che successe il finimondo in quella
casa è poco. Non venne a scuola per 3 giorni, penso che
dovessero riflettere con lei su come fare.
A scuola nel frattempo nessuno o quasi sospettava niente, Gilraen era
stanca, distratta e un po’ ingrassata ma niente poteva far
pensare ad una cosa così complicata.
Solo 2 mesi dopo, la cosa cominciò a diffondersi. Lei stessa
non lo smentiva più, si limitava a cambiare discorso o a
rispondere male. Di certo anche se la notizia le cominciava a procurare
non pochi problemi davanti agli altri Gilraen era più
tranquilla, adesso aveva l’appoggio della sua famiglia e in
qualche modo ne sarebbe venuta fuori.
I mesi trascorsero, e arrivò ancora una volta la fine
dell’anno Gilraen era ormai la persona più
chiacchierata e famosa della scuola, non fu facile per lei vivere
così, essere osservata di continuo da tutti.
Fortunatamente Arathorn non cadde più in crisi come quella
di pochi mesi prima era più forte e sicuro, e doveva esserlo
per Gilraen, l’amava sempre di più anche se le
cose si facevano serie.
Io e Uineth sapevamo che le cose sarebbero cambiate, il bimbo che
sarebbe nato ci avrebbe diviso, non avremmo più avuto con
noi Gilraen, niente più gite ne viaggi, non sarebbe
più venuta a scuola, di certo non ce l’avrebbe
fatta a tenere il ritmo. Passammo con lei l’ultima estate di
libertà, fu divertente e memorabile. Di certo fra 40 anni
quando sarò più vecchia e farò il
punto della mia vita, ricorderò quei momenti tra i
più belli della mia vita.
Venne Yavannie, gli alberi si fecero d’oro e poi spogli, il
tempo cambiò Laer era finita, adesso iniziava Lasbelin, la
stagione degli alberi d’oro. Anche per noi era finita una
stagione, e in particolare per Gilraen e Arathorn, era finita la
giovinezza, iniziava l’età adulta tutto sarebbe
cambiato, entravamo in un nuovo mondo non più ragazze e
ragazzi ma donne e uomini.
Il piccolo stella-sole vide la luce della vita nel bosco
d’oro di Lothlorìen, ricorderò sempre
quel momento… io, alcuni amici e Uineth andammo per vedere
il piccolo principe, entrammo
nell’ enorme giardino delle Case di Guarigione sembrava un
luogo incantato, gli alberi altissimi erano gialli, rossi e
d’orati, non c’era anima viva tranne noi e il
vento, e mentre guardavo in alto mi accadde una cosa strana fu come
perdersi nell’immensità di quel luogo, fu
meraviglioso, non udivo più nulla nessuna voce nessun suono
tranne quello del vento che mi passava tra i capelli ridendo, era il
vento di Gilraen che ci salutava felice perché adesso aveva
un altro erede da amare. Io pensai a Lothlorìen
perché fu proprio lì che mi sembrò di
essere, e poco prima di tornare alla realtà mi
sembrò di scorgere e di sentire Luthien Tinùviel
che passeggiava cantando parole benedette tra gli alberi. Uno splendido
sogno ad occhi aperti, e fu quello che sentii e non potrò
mai scordarlo.
Gilraen era stanca ma felice, lo stringeva e lo guardava con immensa
dolcezza. Le chiesi come avesse deciso di chiamare su figlio, allora mi
guardò sorridendo e mi disse che quel esserino che stringeva
tra le braccia non era un bimbo ma una bimba. Una bellissima bimba.
Gilraen scelse un nome molto bello, anzi penso che l’avesse
scelto Arathorn, comunque non lo dirò vi dirò
solo come la battezzai io: Hilderiel. Scelsi questo nomignolo
perché era l’erede di una nobile dinastia e
perché era una femmina.
La scuola era appena iniziata, Gilraen non tornò con noi e
questo l’avevamo previsto non poteva lasciare Hilderiel alle
cure della nonna, l’aveva voluta e ora doveva farle da madre.
Anche Arathorn decise di non tornare a scuola, io non capii
perché… dopotutto non avevano certo problemi
finanziari, avrebbe potuto fare ancora un anno e poi ricominciare con
Gilraen, la bambina sarebbe stata abbastanza grande da poter essere
affidata alle cure di altri per il tempo che i genitori erano assenti.
Io e Uineth andammo avanti per la nostra strada, non abbandonammo mai
la nostra amica, appena possibile eravamo da lei a raccontarle tutte le
novità, a riportarla con noi nel mondo
dell’adolescenza. Poi con Hilderiel ci sentivamo un
po’come della zie. Devo dire però che sebbene
Gilraen fosse una persona matura e responsabile non doveva aver messo
in conto le difficoltà di crescere un figlio, ora so che ci
sono dolori aldilà delle gioie, significa rinunciare alla
propria individualità, significa dare tutte le proprie
energie, insomma è un lavoro a tempo pieno. Per una
selvaggia e spensierata Gilraen non fu solo duro, fu durissimo, non
poté più uscire con gli amici ne fare
ciò che voleva quando voleva.
Per quanto riguarda Arathorn non lo vidi più molto spesso,
sapevo di lui solo attraverso Gilraen. Non aveva cominciato a lavorare,
i suoi genitori non volevano, forse speravano che un giorno tornasse a
scuola. Lui di sicuro non mostrava questa intenzione. Almeno
però era un padre abbastanza premuroso, ma questo non certo
in pubblico, solo nei momenti di vera intimità e con gli
esseri che più amava era dolce e gentile. In pubblico
arrivava al punto di ignorare questo fatto, non voleva che questo
evento limitasse la sua libertà ne che uccidesse la sua
giovinezza.
Gilraen si sentì più volte abbandonata da
quest’uomo che non voleva crescere, e prendersi le sue
responsabilità. Arathorn era veramente un lunatico
incostante si arrabbiava per un non nulla dando senza accorgersene la
colpa a Gilraen che persa com’era per lui si sentiva in
dovere di rimediare. Ma non poteva andare avanti così,
Arathorn c’era e non c’era e Gilraen era sempre
più sfinita.
Noi stavamo a guardare, dando di tanto in tanto quel poco aiuto morale
e pratico che potevamo.
Passarono i mesi, la scuola finì, finalmente io e Uineth
avevamo concluso la scuola superiore. Era ora di iscriversi
all’università io scelsi matematica, Uineth
psicologia, e Gilraen era già dell’idea di finire
la scuola superiore. La sua bimba aveva ormai un anno poteva restare
senza di lei senza problemi. Ammirai molto la sua scelta non
è da tutti rimettersi a studiare dopo un anno
così faticoso, doveva desiderarlo molto. Uineth finalmente
dimostrò di aver trovato la sua strada, non era portata per
le materie scientifiche ma per quelle umanistiche, era più
felice di quanto non fosse mai stata prima, adesso aveva la
possibilità di esprimere tutte le sue capacità.
I corsi erano impegnativi e poi cominciai anche a lavorare, credo che
anche Uineth avesse fatto una scelta del genere, poiché non
la vidi più molto spesso, anzi una volta passarono
addirittura 3 mesi senza che sapessimo nulla l’una
dell’altra. Per quanto riguardava Gilraen sapevo che stava
recuperando il tempo perduto, e più di una telefonata ogni
tanto non ebbi più alcun contatto con la mia fata
incantatrice di un tempo.
Passarono così 2 anni, il piccolo fiore di Lorìen
ne aveva quindi già tre.
Una bella mattina di Nìnui mentre ritiravo i risultati di
alcuni esami medici nelle Casa di Guarigione di Minas Hithui, mi trovai
a vivere un strana sensazione già provata anni prima. Restai
immobile in mezzo alla sala ad osservare persa un’esile
figura che varcava le porte d’entrata, teneva in braccio una
bambina bellissima, rosea e allegra. Le mie gambe si mossero
automaticamente verso di loro, come se fosse una cosa già
fatta molte altre volte. Mano a mano che mi avvicinavo rividi in un
flash-back un giorno di molti anni prima, Gilraen era tornata nella mia
vita e l’aveva fatto come la prima volta, incantandomi. La
guardai negli occhi e rividi tutti i momenti passati insieme ai tempi
in cui eravamo unite e felici. Il suo viso era bello come sempre,
guardava la figlia con la stessa dolcezza del primo giorno, ma era
rimasta segnata dalle fatiche e preoccupazioni di una
maternità troppo precoce, sul suo volto vedevo la dolce
tristezza di chi è costretto a sacrificarsi per amore.
Ma fu una gioia per entrambe rivederci e parlammo molto, appresi che si
era trasferita in un’altra casa e che conviveva con Arathorn,
e che quella bimba era Hilderiel, la mia dolce Hilderiel di
Lothlorìen. Aveva finito la scuola superiore, ma aveva
rinunciato all’università, almeno per il momento.
Lei di me seppe che stavo studiando sodo per ottenere la laurea e per
costruirmi una vita, avevo trovato l’amore, insomma andava
tutto bene.
Fu come ricominciare tutto di nuovo, la magia della nostra amicizia non
era morta, chiamammo Uineth e tornammo ad essere il mitico trio.
Tuttavia dopo la calma c’è sempre la tempesta e
infatti solo dopo un mese che eravamo tornate a frequentarci
assiduamente, Gilraen in un momento di sconforto ci confessò
di non stare bene. Aveva un tumore che la stava divorando ogni giorno
di più. Restai sconvolta da quelle parole, soffrii molto ma
non lo feci vedere.
Passarono i mesi e poi gli anni, tre lunghi anni di agonia, ma non era
sola oltre alla sua famiglia c’eravamo anche noi. Tornammo a
vederci quasi tutti i giorni eravamo state insieme nel bene e adesso lo
eravamo nel male. Divenimmo delle vere sorelle.
Nonostante tutto riuscimmo sia io che Uineth a concludere
l’università, era passato tanto tempo le cose
sembravano esseri stabilizzate e figuratevi che io parlavo
già di matrimonio con il mio dolce amore. Ormai conosceva
anche lui le mie sorelle, mi era accanto in tutto e nonostante a volte
mi dedicassi più a Hilderiel e a Gilraen che a lui non smise
mai di assecondarmi.
Uineth invece non sembrava intenzionata a sposarsi con nessuno, libera
di amare e di essere amata, ma mai intrappolata in una rapporto
duraturo, almeno è ciò che diceva lei.
Ma ora vi chiederete e il fantomatico Arathorn che fine a fatto? Non si
può dire che abbia messo la testa a posto del tutto,
rimaneva giovane e ribelle nonostante 3 anni di agonia e
responsabilità l’avessero sfinito. Ora lo vedevo
molto più spesso, si occupava molto di Gilraen, era in
ospedale più di tutti noi per confortarla, a volte affidava
a noi due o alla sua famiglia Hilderiel e si chiudeva in un mondo a se
in cui viveva gli ultimi atti della sua tragedia d’amore;
dava tutto se stesso alla sua principessa morente, desiderando solo di
andarsene con lei, e ci stava riuscendo.
Fu in quel periodo che Hilderiel divenne la mia bimba, io e Uineth
passavamo con lei molto tempo dandole tutto l’amore che i
suoi genitori non erano più in grado di darle, le due
famiglie si preoccuparono sempre meno della piccola la vedevano un
po’ come la causa, non aveva fatto altro che uccidere poco a
poco di fatica i loro figli.
Il tempo passava noi soffrivamo, Hilderiel cresceva, loro morivano.
Venne il Rhîw del terzo anno portò freddo, pioggia
e… morte. Sì, la mia dolce Gilraen
morì così tra le braccia di Arathorn che la
stringeva piangendo nel tentativo di non lasciarla andare. Morimmo con
lei, il dolore fu grande e inaspettato sebbene fossero tre anni che ci
preparavamo a doverlo affrontare.
Il Signore dei Venti pianse furioso la morte della sua erede adorata,
soffiò disperato per giorni e giorni. Finché un
giorno rassegnato si calmò e sfinito abbandonò
Minas Hithui, abbandonò anche il fiore di
Lothlorìen poiché in lei non viveva la fierezza
della madre, non era più suo il compito di custodire quella
piccola principessa. Hilderiel era protetta dagli spiriti del Bosco,
era figlia di suo padre.
Io e Uineth tuttavia non smettemmo mai di stare accanto ad Hilderiel e
a suo padre che sembrava non riuscire più a vivere nemmeno
per se stesso figuriamoci per la figlia. Io penso che Arathorn amasse
sua figlia e l’amasse molto, ma purtroppo anche lui era stato
strappato alla giovinezza troppo in fretta, e poi era sfinito da tre
anni di agonia, non credo fosse più in grado di sopportare
nulla. Doveva solo lasciar passare il tempo e poco a poco capire che
poteva trovare in sua figlia una ragione di vita. Ma il fatto che
avrebbe dovuto farlo non significa che lo fece veramente.
Un giorno, circa 6 mesi dopo la morte di Gilraen ci disse che voleva
andarsene, voleva partire e cercare un motivo per vivere ancora ora che
non aveva più la sua amata.
Spero che pensiate come lo pensai io, che era una cosa ridicola!
E’ una cosa stupida e immatura lasciare tutto
così, lei era morta ma la vita continua. Non ci fu nulla da
fare, neanche la sua famiglia poté fargli cambiare idea.
Ma cosa fare della bambina? La cosa devo dire mi lasciò del
tutto sorpresa, anche se io Uineth e il mio consorte eravamo stati
accanto a quella sfortunata famiglia per anni, li avevamo amati e
avevamo sofferto con loro, non mi aspettavo certo che Arathorn
affidasse a noi tre la cura di sua figlia. Fu questa la sua singolare
richiesta: “Io parto e non so se ritornerò voglio
che teniate voi mia figlia crescetela e fatene una donna simile a sua
madre, io ormai non ho più la forza per farlo”.
Io e mio marito, poiché ormai posso chiamarlo
così, ci offrimmo di prenderla con noi, Uineth non voleva
sposarsi e una bambina va data ad una famiglia.
Non credevo assolutamente che Arathorn non sarebbe più
tornato, ma a quanto pare lui ne era così convinto che
avviò le pratiche per l’adozione. Mi opposi e
così tutta la sua famiglia e quella di Gilraen, io
perché volevo che fosse lui stesso a rimanere con sua figlia
e loro… beh! Non so se è perché
volessero la mia stessa cosa o se è perché non
potevano permettere che noi degli estranei avessimo la loro erede per
sempre e legalmente.
Io non voglio sapere perché e non andrò mai a
porre la domanda alla mia stella-sole adorata.
Così lui se ne andò in un giorno
d’estate ignorando tutte le nostre preghiere di rimanere,
lasciando il suo passato e sua figlia per sempre.
Oggi sono 2 anni che lui è partito, Hilderiel ha 9 anni, io
ne ho 27, Uineth 29 e sono passati 11 anni dal quel giorno di fine
estate in cui vidi la figlia del Vento del Nord per la prima volta.
Non so dove ora sia il giovane ribelle che stregò Gilraen la
Bella, spero solo che stia bene, io prego ogni giorno per vederlo
tornare, ma purtroppo nonostante tutte le ricerche sono appunto 2 anni
che di lui non si sa nulla.
Finisce qui la mia storia. Il piccolo fiore, Hilderiel chiamata
Speranza come sua madre che venne e portò speranza a tutti
noi, oggi vive con me, mio marito e l’altro mio bambino, in
un piccolo paesino del nord Italia… siamo felici…
siamo una famiglia. Un giorno le racconterò questa storia e
potrà decidere lei cosa fare, è certo comunque
che Gilraen e Arathorn l’hanno amata più della
loro stessa vita, hanno colpa solo di non poter esserle stati
accanto… ma dopotutto a questo c’abbiamo pensato
noi.