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Autore: SleepingBeauty21    24/09/2012    0 recensioni
“Sogno e realtà?”, mi chiedevo. Ma cos’è la realtà? Vivere in balia di un sogno; o sognare aspettando una realtà sperata? Qualcuno parla di realtà parallele; io avevo donato me stessa ad una finzione. Una finzione così vera che, ero sicura, non ne sarei mai più uscita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sogno e realtà?”, mi chiedevo. Ma cos’è la realtà? Vivere in balia di un sogno; o sognare aspettando una realtà sperata? Qualcuno parla di realtà parallele; io avevo donato me stessa ad una finzione. Una finzione così vera che, ero sicura, non ne sarei mai più uscita.

Buio. Buio pesto. Un respiro, il mio. Ero affaticata, come se avessi corso ininterrottamente per chilometri senza mai fermarmi. Il buio incombeva su di me, era lì. Ero lì. Avvolta dall’eternità. Flash alternati mi davano una fioca idea del posto in cui mi trovavo. Un posto che avevo raggiunto in qualche modo. In un modo a me sconosciuto. Un posto che però sapevo essere mio. Mi apparteneva. Ad un tratto una luce flebile mi consentì di vedere ciò che mi attorniava. In un primo momento non capì da dove proveniva. Poi sentì che nasceva da me. Avevo appena aperto gli occhi. Un sentiero scuro, quasi inverosimile, di un colore che si muoveva tra le sfumature del verde fino ad affondare nel blu della notte. Ero ferma, ma continuavo a camminare.

Era un’allucinazione? Ero viva? Dove mi trovavo? Anche se non riuscivo a trovare delle risposte ai miei interrogativi, perché ero sicura di conoscere quel posto? Perché ero così a mio agio?

Finalmente iniziai a camminare, o forse ciò che avevo sotto i piedi iniziò a prendere vita. O era la vita che mi scorreva sotto i piedi. Proseguivo decisa, come se qualcosa in me già conoscesse la meta verso la quale ero diretta. Sembravano essere passate ore. Giorni. Settimane. Ma il sentiero era sempre lì e non dava cenno a scomparire o almeno a variare. Ero lì e cercavo qualcosa. Un qualcosa che mi avrebbe dato la felicità che tanto cercavo e desideravo. Improvvisamente mi trovai in quella che era una città addormentata, non abbandonata. Riuscivo a sentire il respiro pesante e lento delle persone che abitavano quelle case dormienti. Le finestre sbarrate facevano da scudo al bramare della luna di poter entrare in quelle dimore e nelle vite delle persone che lì vivevano. Sentì una goccia. Poi più gocce. Iniziò a piovere. Una pioggia sottile e impercettibile che sembrava oltrepassarmi senza bagnarmi. O forse non si era accorta della mia presenza.

Ero asciutta e tranquilla. Continuai a camminare. D’improvviso un tocco leggero mi sfiorò e un brivido mi percorse lungo la schiena. Un tocco celestiale. Non feci in tempo a girarmi che quella presenza che avevo sentito un attimo prima era già fuggita, dispersa nell’oscurità. Una presenza che sprigionava pace e terrore nello stesso istante. Nella mia mente si fece luogo l’immagine di un viso. La pelle vitrea, ero sicura essere di porcellana, di un bianco puro e ultraterreno. Lo sguardo, però, era triste. Mi guardava. Mi invadeva. Ma non c’era nessuno. Iniziai ad ansimare e mi persi di nuovo nell’oscurità. Il buio eterno era lì. Ero lì.
 

  
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