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Autore: Alopix    24/09/2012    3 recensioni
Cato e Clove.
Due Favoriti, i tributi più odiati da quelli degli altri distretti, ma idolatrati e portati in gloria a casa, nel loro.
Ma com'è la vita di un Tributo Favorito, aldilà della gloria e dell'onore?
Enjoy :)
(Sì, le mie introduzioni sono sempre spettacolari, eh)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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THE RULER AND THE KILLER


"Prey to your God, open your heart,
Whatever you do don't be afraid of the Dark
Cover your eyes, the devil's inside
It's the night of the Hunter,
One day I will give revenge,
One night to remember,
One day it'll all just end"
[Night of the hunter- Thirty Seconds to mars] *[N.d.A.]


 


Capitolo 6

Cato’s POV

E’ passato quasi un mese da quando ho trovato la sorpresa di Clove dentro il mio zaino e, in qualche modo, le cose stanno migliorando fra noi, ora.
Il giorno dopo ho provato a giocare la carta della simpatia. Inutile dire che lei era assolutamente senza rimorsi. Anzi.
Alla fine della giornata ho cambiato metodo di attacco e, dopo l’allenamento, l’ho confrontata riguardo l’arma. Lei è rimasta impassibile e mi ha semplicemente ignorato, fino a che non ho ottenuto la sua attenzione sbattendola contro la parete.
Abbiamo passato l’ora e mezza successiva combattendo.
Il giorno seguente Clove non mi parlava, ma il suo era più un silenzio imbarazzato rispetto al precedente, ribollente di rabbia. Ho considerato l’ida di scusarmi con lei per fare in modo di ottenere la sua fiducia, ma ho rinunciato perché sospettavo che questo mi avrebbe dipinto come debole ai suoi occhi.
E probabilmente non avrebbe funzionato lo stesso.
Quindi ho mantenuto un comportamento distaccato fino a circa due settimane fa, quando Clove mi ha rivolto la parola per la prima volta dal nostro combattimento.
Hugo ci aveva preparato una struttura per farci arrampicare e lei mi ha chiesto – sputando fuori le parole come se fossero state velenose- di aiutarla a prendere una delle corde, che erano troppo in alto per la sua esile statura.
Mi avrebbe fatto quasi tenerezza, se non fosse stata Clove. E se non avessi saputo che era il suo modo di dirmi che, almeno per il momento, aveva smesso di combattermi.
Questo però ovviamente non significa che adesso andiamo tutti d’amore e d’accordo.  
Sia lei che Hugo continuano a farmi frustrare incredibilmente, Clove ci urla ancora contro e Hugo continua ad arrabbiarsi con noi per “la nostra mancanza di concentrazione”.
Ma, per lo meno, lei non ha provato ad accoltellarmi, recentemente.
Oggi è andato tutto piuttosto bene, in realtà. Abbiamo fatto pratica con i coltelli e passato il resto del tempo facendo prove di abilità.
Chiaramente, Clove era di buonissimo umore, anche se sempre nei suoi limiti. Non ha nemmeno ancora litigato con Hugo.
Ma ovviamente lui ha il bisogno di far terminare la sessione di allenamenti con una nota negativa.
Il sole sta calando, fuori dalla finestra mentre io cerco di asciugarmi almeno il sudore che mi bagna il collo. A poca distanza da me, Clove sta facendo lo stesso. Io prosciugo le ultime gocce d’acqua che mi rimangono quando Hugo inizia a parlare.
“Clove, hai un ego smisurato”, inizia, con tono tranquillo. “La tua arroganza diventerà la tua rovina, durante i Giochi. E sarebbe brutto, sul serio”. Intercetto lo sguardo di Clove, che mi lancia un’occhiata furente alla vista del mio ghigno. In realtà, so che quello che Hugo sta dicendo è totalmente ingiusto, dato che io sono molto più arrogante di lei, non importa quanto lei possa sembrare orgogliosa.
L’attenzione di Hugo ora si rivolge a me. “E, Cato, cosa diavolo c’è che non va in te? Abbiamo lavorato con i coltelli per queste due ultime settimane, e tu non sei ancora in grado di centrare il bersaglio da sette metri. Continua a lavorare così, e il Distretto Tredici sarà in grado di batterti”. Ora è il turno di Clove di guardarmi ghignando e il mio di lanciarle occhiatacce.
“E, ragazzi, domani non ci sarò. Lavorerete per conto vostro”. Esce, non dando ulteriori spiegazioni.
Cosa? Per conto nostro?
Ma abbiamo anche solo il permesso di entrare in palestra senza un istruttore?
Sto quasi per rincorrere Hugo fuori dalla porta per capirci qualcosa di più, quando mi viene l’idea.
Saremo da soli. Avrò più possibilità di lavorarmi come si deve Clove.
 E quello che ho in mente è assolutamente geniale.
E’ un’attività da Favorito, che persino io ho fatto poche volte -dato che mio padre non approva-, da fare di sera e solitamente in gruppo. Ed è per questo che sono sicuro che Clove non vi ha mai partecipato. Mi è quasi impossibile immaginarmela in un gruppo.
E’ assolutamente perfetto.
Guardo Clove di sottecchi. Sta preparando le sue cose per andarsene, così agisco subito.
“Quindi domani siamo da soli”, osservo casualmente.
“Però, sei un fulmine!”, mi rimbecca lei, mettendosi lo zaino in spalla e non degnandomi nemmeno di uno sguardo. Mi stupisce il tono della sua voce. Sono sicuro che lei sia esasperata e arrabbiata con Hugo almeno quanto lo sono io; dovrebbe sputarmi contro le sue parole come se fossero veleno, non guardarmi con quello sguardo distante, quasi annoiato.
Ma probabilmente è solo stanca per l’allenamento.
“Perché non proviamo a sfruttare quest’occasione al meglio?”, dico distrattamente.
Mi lancia uno sguardo indagatore.
“Ho scelta?”, risponde sarcastica lei.
Alzo le spalle. Da qualche parte, dentro di me, sto sorridendo. E’ così ingenua, sta cadendo lentamente nell’intricata trappola che sto preparando per lei.
“Certo che sì”, replico.
Clove fa un cenno col capo e si dirige verso la porta, segno che io interpreto come un “si”.
“Incontriamoci qui alle diciotto”, ordino. Lei smette di camminare.
“Perché così tardi?”, chiede un tono insolente che si fa strada nella sua voce.
“Più divertimento”, rispondo semplicemente, e addento la mela che ho portato con me.
Si volta per guardarmi, così nota il frutto che ho in mano. Chissà quand’è stata l’ultima volta che ha mangiato della frutta fresca. La sua famiglia è così povera. Mordo di nuovo la mela, staccandone un grosso pezzo, facendone gocciolare il succo.
Giusto per farla innervosire.
Sembra così fiera quando mi fulmina con lo sguardo. Lo trovo abbastanza attraente, a dire la verità.
E’ un peccato che debba lasciarla morire, o addirittura ucciderla io stesso nel giro di un anno.
Il suo sguardo in cagnesco arriva come previsto ed io ghigno soddisfatto.
“Ci sarò”, sbotta, prima di uscire.
Mentre afferro il mio zaino, mi viene in mente che probabilmente Clove non abbia capito veramente cosa intendessi per “divertimento”. Sono praticamente certo che non abbia mai partecipato ad una Caccia Notturna, ma deve per forza almeno averne sentito parlare.
Che razza di Favorito è uno che non sa cosa sia?
Rido sommessamente all’idea di vedere Clove compiere il suo primo omicidio.
 
 
 
Alzo la testa, in ascolto. Sono sicuro di aver sentito dei passi, fuori dal centro di addestramento. Guardo il mio orologio. Segna le 17:59. E’ in perfetto orario.
Riprendo a fare pratica con le lance appena prima che la porta si apra. Prendo lo slancio e tiro l’arma con tutta la mia forza. Il mio tiro è pulito ed efficace e la lancia va dritta al centro del bersaglio.
“ Spero che questa non sia il tuo programma per lavorare insieme”. Sono sorpreso dalla prossimità della voce di Clove, non l’ho sentita avvicinarsi.
“E se lo fosse?”, la sfido, torreggiando su di lei.
“Allora lavoreremo separatamente”, ribatte secca, incrociando le braccia.
“Sai che potrei esserti d’aiuto”, replico io. Lei risponde alzando gli occhi al cielo. “Ne avresti bisogno”, aggiungo.
Ricevo un’occhiata velenosa in risposta.  Ghigno automaticamente.
“Ma, a dire il vero, non era esattamente quello che avevo in mente”, ammetto. Lei smette di guardarmi in cagnesco, ma non si rilassa. Non dice niente, aspettando che io continui.
“Penso che potremmo incominciare con le spade”.
Tecnicamente, combattere senza supervisione potrebbe farci perdere il nostro trainer, ma, se nessuno si fa male, che pericolo c’è? E, d’altra parte, questo è solo un modo per far passare il tempo.
Il vero divertimento arriverà solo quando il Sole sarà ben nascosto oltre l’orizzonte.
“Spade?”, chiede scetticamente. E’ vero, le nostre esperienze con la scherma non sono state delle migliori, ma forse senza nessun Hugo in giro a far innervosire Clove le cose andranno meglio.
Annuisco.  Lei mi scruta attentamente, cercando di decidere se le sto nascondendo un qualche secondo fine, ma evidentemente decide che si può fidare di me per il momento, perché si dirige verso la bacheca delle armi alla ricerca di due spade.
Ci affrontiamo per due ore e va incredibilmente bene. Lei prova a farmi male seriamente solo una volta –da ritenersi un record- ed io, da parte mia, le insegno delle mosse che Hugo crede al di fuori della sua portata. Non potrebbe avere più torto di così. Impara così velocemente che quasi non faccio in tempo a mostrarle una tecnica che l’ha già acquisita. Combattiamo aggressivamente, fermandoci solo quel tanto che mi serve per permettermi di spiegarle qualunque cosa faccia che non le sia familiare.
Ci adattiamo continuamente ai movimenti e alle strategie dell’altro, così lo scontro rimane vivo e divertente per tutto il tempo in cui facciamo pratica.
Quando finiamo, fuori è il crepuscolo. Perfetto.
Guardo Clove, tutta disordinata ma soddisfatta, e cerco di immaginarmi la sua reazione ai miei programmi per la serata.
Lei nota il mio sguardo. “Che c’è?”, sbotta.
“Pronta?”, chiedo.
“Per cosa?”
“Per la prossima fase dell’allenamento”, rispondo, ghignando malizioso. Lei inarca le sopracciglia, non capendo.
Il mio ghigno si allarga. “Uccidere”, spiego.
Il suo viso s’illumina mentre capisce il senso della mia frase. “Facciamo una Caccia Notturna?”. E’ eccitata come un bambino che entra per la prima volta in un negozio di caramelle.
Annuisco, celando a malapena la mia soddisfazione.
Lei sembra infastidita dal fatto di aver mostrato così apertamente le sue emozioni, così il suo viso torna nella sua solita espressione fredda e calcolatrice.
“Tu vuoi portare me a un Caccia Notturna?”.
“Quello era il piano”, rispondo semplicemente. Lei ci riflette su un attimo, ma poi alza le spalle in segno di assenso.
“Benissimo”, dico con un sorriso.
Ci prepariamo per uscire.
Clove può anche non essere mai stata a una Caccia Notturna, ma ne conosce i meccanismi. Arma la propria cintura di una serie impressionante di coltelli e aggiunge una spada per buona misura. Noto che sostituisce i suoi stivali con un paio più leggero che tira fuori dalla sua borsa. Forse non era così ignara come pensavo.
Quando è pronta, mi guarda, con attesa.
Ora dobbiamo solo scegliere dove andare. Per una Caccia Notturna è meglio trovare un posto buio dove possono essere trovate persone solitarie.
“Che ne dici delle cave?”, propongo. In realtà sarebbe meglio andare vicino ai vecchi magazzini, dove ci sono le prede più facili, ma le cave sono più misteriose e aggiungono eccitazione. Clove probabilmente tutto questo lo sa, ma non mi contraddice.
Tecnicamente quello che facciamo è illegale dato che si tratta di omicidio. E, ufficialmente, questo porta alla pena capitale. In pratica, invece, se la vittima è qualcuno d’insignificante, senza famiglia e senza amici, i Pacificatori chiudono un occhio sulle malefatte dei Favoriti. Ma essere furtivi è comunque necessario.  Se ci colgono in flagrante non avranno nessuna scelta se non  punirci.
Quindi, quando lasciamo la struttura, ci inoltriamo nell’ombra senza un rumore.
 
 

Clove’s POV

 
Sto all’erta, ispezionando l’area con gli occhi. Tutti i miei sensi sono in allerta, ma l’unico suono che sento è il lieve respiro di Cato, che mi sta praticamente addosso per quanto è vicino.
Sto incominciando a scocciarmi, quando scorgo qualcosa. Movimento.  Che ovviamente non è sfuggito agli occhi attenti di Cato.
Mi mette una mano sulla spalla e mi sussurra “Non ti muovere”nell’orecchio.
Questo piccolo contatto m’infastidisce, ma scelgo di ignorarlo. Quello che mi da veramente fastidio invece è il fatto che, anche se toccherebbe a me fare vittime, Cato si sta dirigendo verso l’unico segno di vita che abbiamo incontrato fin’ora. Ovviamente lui vuole la prima vittima della serata. Tipico.
Lo guardo mentre si muove, incredibilmente furtivo, per uno della sua stazza.  La guardia non lo vedrà mai arrivare. Di sicuro non ci sarà nessun divertimento nell’uccidere un uomo disarmato che ti da anche le spalle. E se Cato è veramente così bravo, perché dovrebbe avere una serata così deludente?
In un momento d’impulsività, lancio un sasso nella direzione in cui penso si trovi. Funziona.
“Chi è là?”, grida una voce maschile.  Si gira e vede Cato, con la spada in mano, a soli cinque metri da lui. Anche con questa luce fioca, riesco a vedere la paura nascere sul viso dell’uomo prima che si volti e incominci a correre.
Ma anche Cato ha sentito il rumore provocato dal sasso ed era preparato ad una fuga, quindi lo raggiunge nel giro di qualche secondo. Lo immobilizza a terra puntagli la spada contro la gola.
Sono così contenta di aver lanciato quella pietra. Adesso è tutto molto più divertente.
L’uomo inizia a implorare Cato. Ma altrettanto ovviamente le sue suppliche non hanno alcun effetto. Cato ride e l’urlo dell’uomo squarcia il silenzio notturno. Ecco l’ultimo suono che emetterà.
Un brivido mi corre lungo la schiena mentre guardo la scena di Cato che gli taglia la gola, incapace di distogliere lo sguardo.
Lui viene verso di me, abbandonando il cadavere.
“Perché diavolo l’hai fatto?”, mi soffia contro quando mi raggiunge.
Ghigno.  “Più divertimento”.
Infondo lui è quello che si va lamentando in giro del fatto che l’arena sarà quasi noiosa perché non ci sarà della concorrenza al suo stesso livello.
Lui ride, una vena folle nella sua voce.
“Vuoi divertimento, Clover? Bene, te lo darò io”. Sto per protestare sull’uso di questo soprannome, ma lui mi ferma mettendomi un dito sulle labbra. Questo nuovo contatto mi manda in bestia.
 Lo mordo. Forte. Lui ritira velocemente la mano, scuotendola.
“Maledizione, Clove! Ti vuoi calmare?”, protesta, suonando ridicolamente infastidito. Non dico niente, ma lo fulmino con lo sguardo. Se terrà le mani al loro posto, non ci sarà nessun problema.
Lui continua a guardarmi, aspettando qualche segno di cedimento. Che però non mostro. Lui sbuffa esasperato e mi fa segno di seguirlo. Bene. Perché iola mia vittima.
Mi conduce a una parte più vecchia e abbandonata delle cave. Mi sto chiedendo cosa ci facciamo qui quando vedo una colonna di fumo. E allora capisco.
“Oh, no”, dico involontariamente.
“Cosa c’è, Clover?”, mi chiede Cato ghignando.
“Niente”, replico, non volendo apparire debole. Ma persino io so che tutto questo sta diventando folle.
C’è solo una persona nel Distretto Due che si può considerare più pericoloso dei Favoriti. E’ un vecchio ubriacone. Bé, è sulla cinquantina quanto minimo. Una volta si allenava per essere un Favorito, ma non ha mai preso parte ai Giochi. Ma non ha neanche mai perso la sua sete di sangue. Ufficialmente, non ha mai fatto male a una mosca. Non è stato mai colto sul fatto. Ma in realtà è un serial killer.
Di solito si possono riconoscere le sue vittime rispetto a quelle dei Favoriti perché sono più intenzionali. I Favoriti uccidono solo in luoghi abbandonati, dove si trovano persone solitarie senza nessuno cui tenere. Le vittime dell’ubriacone –penso si chiami Orsin- sono premeditate.  Non è stato condannato perché per farlo i Pacificatori avrebbero dovuto investigare riguardo ai vari omicidi, compresi quelli dei Favoriti, cosa che non vogliono fare.
Qualche anno fa, a causa dell’esposizione cui sottopone i Favoriti, un paio di loro ha provato a stanarlo.
Sono stati ritrovati morti il giorno dopo.
E’ questo l’uomo che secondo Cato dovrei uccidere.
Sopprimo un brivido, tenendo a mente la promessa che mi sono fatta riguardo alla vulnerabilità e l’apparire debole. Ma lui percepisce lo stesso la mia ansia.
“Spaventata?”, mi stuzzica sorridendo.
Scuoto la testa, ma la paura ha la meglio. “Solo un po’”, borbotto. Ma me ne pento subito.
Stupida! Perché diavolo ho detto qualcosa del genere? Penserà che io sia semplicemente patetica.
Maledizione.  Mi compatirà per sempre e non mi prenderà mai sul serio.
Arrivata a questo punto, non so se mi prenderò mai sul serio neanche io.
“Non dovresti. Ma se vuoi possiamo proseguire verso i magazzini”. Non so dire se sta parlando sul serio o no. Sembra sincero e, quando lo guardo, non c’è nessun segno di derisione nei suoi occhi. Ma c’è qualcosa che assomiglia alla pietà. Forse sta cercando di sembrare gentile.
Al diavolo.
Devo farlo. Anche se adesso lui pensa di no.
So che devo uccidere quell’uomo. E’ l’unico modo che ho di provargli – di provarmi-  che ne sono capace, che posso farlo. Non so perché ne sono così convinta, lo sono e basta.
Scuoto il capo in risposta.
 “Sentiti libero di raggiungermi quando vuoi”, dico, cercando di far sembrare quest’affermazione solo una frase di cortesia. In realtà sto sperando veramente che venga con me.
Ma inizio a muovermi in direzione del fuoco, senza aspettare una risposta.
Ho mosso solo qualche passo quando sento Cato muoversi per seguirmi.






N.d.A.
*"
Prega il tuo dio, apri il tuo cuore 
Qualunque cosa tu faccia , 
non aver paura dell' oscurità 
copri i tuoi occhi, il diavolo che hai dentro 
una notte da cacciatore 
un giorno avrò la mia vendetta 
una notte per ricordare 

un giorno tutto finirà "
Penso che il perché io abbia scelto questa strofa si spieghi da solo.
Dopodiché: scusaaaaaaate! Sono  in ritardo di secoli. Giuro che però non è colpa mia!
Aggiornerò il prima possibile.  Spero che questo capitolo vi piacerà anche se ho lasciato la storia a metà. Mi piace farvi soffrire, sì. (COME NO).
Fatemi sapere cosa ne pensate! :)
Un bacione,
Annalisa.
   
 
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