CORRISPONDENZA
Cara Emme,
la casa sembra
pulita e la mia stanza è
luminosa. Le città non le sopporto, mi abbattono
l’umore. Non devi preoccuparti
per me, sto bene. Mi ci abituerò.
Cara Emme,
all’incontro
c’era un sacco di gente, tutti
eleganti: cravatte, camicette e tacchi. Ho conosciuto una ragazza,
aveva una
maglietta bianca e scarpe da tennis a bande nere e rosse. Le ho chiesto
se le
andava di accompagnarmi a fumare. Ha detto di sì.
Cara Emme,
oggi danno una
festa. Non so se ci
vado, non è che mi va tanto. So che ci va la ragazza che ho
incontrato, quella
in gamba. Dovrei fidarmi, non sembra male; ha gli occhi sinceri.
Cara Emme,
certe volte
faccio una cosa giusta.
Ieri, andando a mensa, ho incontrato quella ragazza e quando mi sono
accorta
che piangeva era troppo tardi per tornare indietro. Non so
cos’avesse, qualcosa
in famiglia, un esame; forse era solo un po’ stanca.
Mi sono seduta
vicino a lei e me ne
sono subito pentita; continuava a piangere e non sapevo che dire,
così sono
stata zitta. Poi ho fatto una cosa un po’ scema: le ho preso
una mano. A poco a
poco si è calmata.
Cara Emme,
è
iniziata la stagione delle piogge;
più va avanti e più piove e più
l’aria si fa pesante. Credo di avere una specie
di inconscia ripugnanza per gli ombrelli: lo dimentico sempre e in due
giorni
ho dovuto cambiare i calzini per tre volte. Oggi no: una ragazza al
capolinea
del 446 mi ha dato un passaggio. Sembrava tutta allegra per qualcosa,
beata
lei.
Cara Emme,
ti prego di non
usare più la parola
fidanzata, lo sai che non è il caso. Ho solo detto alla
ragazza del bus che
possiamo frequentarci. Invece la ragazza con cui ho fatto amicizia dice
che non
dovrei illuderla, se non le voglio bene; io dico che a volte ho bisogno
di non
pormi tante domande. Tu che ne pensi?
Cara Emme,
scusa se ho
fatto passare troppo tempo.
Sono successe tante di quelle cose… Te l’avevo
detto che mi vedevo con quella
del bus, no? Però stamattina lei mi ha dato un bacio. Lei,
la ragazza di cui ti
parlo sempre.
Non lo so se mi
piace. Non so mai
niente.
Cara Emme,
volevi i
dettagli? Temo che resterai
delusa. Ecco com’è andata.
Sono entrata in
camera sua e mi sono
seduta in fondo al letto; stavamo ai bordi opposti, ci guardavamo
terrorizzate;
io ho riso, la risatina finta, nervosa. Ce la facevamo sotto. Poi lei
mi ha
preso le mani e mi ha fatta sdraiare; ci siamo abbracciate. Non ho
avuto
difficoltà ad addormentarmi.
Cara Emme,
ti
farà piacere sapere che fumo di
meno. Qui il tempo migliora, pare che il cielo sia meno cupo. Anche il
mio
umore va meglio, non ho più cadute. Ho seguito il tuo
consiglio: dormiamo
insieme nel divano; stiamo un po’ strette, ma ci arrangiamo.
Ci vediamo
presto.
P.s.: ti saluta
Enne.