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Autore: MariD96    25/09/2012    7 recensioni
"Così tutti sapevano come mi comportavo ma nessuno sapeva il motivo per cui lo facevo, perché ero sempre triste e perché preferivo stare da sola.
Nessuno conosceva la mia vera storia, cosa era successo 8 anni fa."
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Durante i giorni seguenti riuscimmo a vivere in pace ma non sapevo ancora che quella sarebbe stata solo la preparazione al mio inferno.

I compagni ci trattavano sempre come se avessimo la lebbra ma non successe nulla di particolare con loro, riuscimmo a non incontrare Jason neanche una volta mentre Tyler si mostrava sempre più gentile ma io credevo che, come aveva detto Justin, non lo faceva perché ci teneva davvero a me ma solo per convincermi ad andare a letto con lui così cercavo di allontanarlo ogni volta finché un giorno mi disse:

- so che credi che io non ci tenga a te ma non è vero, vorrei aiutarti davvero, ti sei chiesta perché non vedi Jason da quasi una settimana? Gli ho parlato e credo che non tornerà più.
- grazie Tyler- risposi. -
se c'è qualcosa che posso fare per te dimmelo.

Mi sentivo davvero sollevata del fatto di non dovere più preoccuparmi di lui e una seccatura non c'era più.

- una cosa ci sarebbe, non è che potresti mettere una buona parola su di me con tua cugina? Credo che sia molto sexy. - tossì e arrossì- molto bella, volevo dire bella.
- certo credo che ne sarà felice. -
mi misi a ridere, ma ero contenta per lei perché sapevo che gli piaceva già da tempo. Quando glielo raccontai a casa iniziò a saltellare per la casa canticchiando, non l'avevo mai vista così.

Justin intanto aveva deciso con i suoi genitori che si sarebbe potuto vestire come voleva e che da grande avrebbe scelto il lavoro dei suoi sogni ma in cambio avrebbe comunque dovuto studiare tanto e dopo aver scelto un lavoro sarebbe dovuto diventare un uomo di successo in quel campo. Tutto era tornato perfetto in quella famiglia, l'unica cosa sulla quale ancora sia la madre sia il padre avevano da ridire erano i pantaloni di Justin a vita troppo bassa che mostravano tutte le mutande, veramente quelli non riuscivo a sopportarli neanche io e ogni volta mi avvicinavo dietro a lui e glieli alzavo, lui rideva e dopo qualche passo gli tornavano come prima ed eravamo di nuovo punto e daccapo.
Inoltre era tornato a dormire a casa e mi mancava terribilmente così passavamo spesso le notte a inviarci messaggi o a chiamarci, io avevo paura di poter ricominciare con i soliti incubi ma sapevo che ormai la mia vita era cambiata e nei pochi sogni che facevo c'eravamo solo io e Justin.

Da quando avevo detto al signor Collins che avevo riaperto il caso della morte dei miei genitori e di mia sorella era diventato ancora più strano e irrequieto e spesso si metteva le mani sulla faccia come se fosse disperato quando ne parlavamo.
E l'altra cosa che rovinò la settimana era l'agognata attesa della risposta da parte della polizia riguardo al caso dei miei genitori.
 
**
 
- Quanto è?
- 500 dollari.


Gli diedi i soldi, il commesso mi porse la custodia e uscii dal negozio.

- per chi è quella?

Un ragazzo mi toccò la spalla, riconobbi subito la sua presa forte e la sua voce. Sbiancai e mi mancò il respiro decisi di ignorarlo e mi incamminai verso casa, ma come immaginavo, lui mi seguì.

- allora? È tua?

Continuai a camminare e non risposi, speravo che Jason se ne andasse ma non sembrava voler ricevere un altro due di picche.

- ti posso parlare privato?
-no, devo posare questa a casa.-
indicai il mio ultimo acquisto.
- dai un secondo, seguimi.

Mi prese per un braccio e mi tirò fortemente avrei voluto protestare ma come al solito non riuscivo ad allontanarmi da lui.
In quel momento l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che Justin mi avrebbe potuto salvare e io avevo paura.
Camminammo a passo svelto per circa 10 minuti poi si fermò davanti un vicolo piccolo, nascosto e buio e disse:

- prego madame, prima lei. - sorrise con il suo solito ghigno sulle labbra.

Credevo che contestando si sarebbe potuto arrabbiare di più così entrai senza protestare ma prima di farlo lasciai cadere dal mio polso un braccialetto nero che portavo sempre con me così per lasciare una traccia se magari fosse arrivato Justin in mio soccorso.

- che c'è? Mi sembri preoccupata.

Disse Jason mettendosi proprio davanti a me io posai la custodia su un muro del vicolo e mi allontanai poi lui continuò:

- Mi dispiace per come ti ho trattato l'ultima volta, quel ragazzo Paul ha fatto bene a tirarmi il libro in testa.

Non sembrava affatto sincero.

- sai è brutto amare una ragazza e non potere averla.

Mi mise un braccio attorno alla vita, avrei voluto spostarmi ma avevo paura di farlo innervosire così rimasi li pietrificata.

- io non capisco, piaccio a tutte le ragazze della scuola. Perché preferisci quello stecchino ambulante a me?

L'aspetto fisico nella vita non è tutto. Justin aveva un cuore d'oro questo bastava per me.

-Linz, dimmi perché non ti piaccio, guardami. Come fai a dire di no a questo?

Si tolse la maglia e rimase a petto nudo. Qualsiasi ragazza avrebbe pensato che fosse sexy, perché oggettivamente lo era ma a me i suoi muscoli facevano soltanto tanta paura.
Mi prese un braccio e poggiò la mia mano sul suo petto, un brivido mi percorse la schiena avevo ancora più paura di prima sentendo la sua forza.

- e non hai ancora visto tutto.
- Non ti toglierai i pantaloni spero.


Dissi ritraendo la mano cercando di trovare un po' di coraggio per parlare.

- ti piacerebbe vero?

Con uno strattone mi avvicinò a lui e mi ritrovai per la seconda volta attaccata sl suo petto nudo.

- ti ricordi? Ho detto che avevo fatto una promessa a me stesso e oggi è il giorno in cui la vorrei mantenere, ma ci tengo a te e non ti farò del male. Ti dò giusto un'ultima occasione.

Che promessa? Che occasione? Mi veniva da piangere e non sapevo come salvarmi.

- Ti va di diventare la mia ragazza?

Si avvicinò al mio volto come per baciarmi e cercai di prendere tempo.

- che promessa?

Mi bloccò con le braccia tra il suo corpo e il muro e disse:

- dai, fa la brava non voglio farti male.

Iniziò a baciarmi ma io non risposi al bacio e come la prima volta mi sentivo soffocare solo che adesso non c'era nessuno che mi poteva salvare perché eravamo solo io e lui.
Mi infilò le mani nella maglietta cercai di allontanarle ma ovviamente non ci riuscii e lui mi sfilò la maglietta e con i piedi riuscì a togliermi anche le ballerine nere.
Io feci l'unica cosa che mi venne in mente in quel momento gli conficcai le unghie nella schiena lui si scansò di colpo poi disse:

- che fai? Ti piace fare la dura eh?

Si riavvicinò a me e ricominciò a baciarmi, mi mise una mano nei pantaloni e me li calò senza alcuno sforzo mentre io cercavo con tutta me stessa di allontanarlo, volevo urlare ma non ci riuscivo, era un incubo. Improvvisamente fece qualche passo indietro lasciandomi e disse:

- sei davvero molto bella in biancheria intima lo sai?

Cercai di riafferrare i miei vestiti ma lui mi bloccò di nuovo le mani.

- che vuoi fare? Quindi dopo tutto questo ancora non ti ho convinto?

Ero bloccata dalla paura e non riuscivo a parlare.

- la mia promessa era quella di andare a letto con te ma a quanto pare sarà più complicato del previsto.

Ricominciò a baciarmi appassionatamente mi mise una mano sul sedere e l'altra sul seno, mi faceva tanto male così raccolsi tanta saliva nella bocca e gli sputai in faccia, si allontanò schifato.

- ma che schifo! Non hai ancora capito chi hai di fronte.

Si riavvicinò a me mi strinse un braccio e con l'altra mano mi tirò uno schiaffo forte dopo poco mi accorsi che il mio naso sanguivanava. 

- beh? Non hai nulla da dire?
- ti prego lasciami andare via.-
lo supplicai singhiozzando.
- io non ti volevo fare male ma sai non ti sopporto proprio.

Mi tirò un pugno nello stomaco e mi piegai in due per il dolore tossendo.

- questo è per il frappé in testa.

Poi mi diede una gomitata sulla schiena e caddi a terra scorticandomi la faccia e le mani con l'asfalto.

- questo per il libro.

Infine mi diede una serie di calci alle gambe.

- questo perché Paul mi ha fatto svenire.

Speravo che avesse finito perché facevo fatica a resistere a tutto ciò mi raggomitolai per "proteggermi" ma lui continuò a tirami pugni e calci quando alla fine persi conoscenza.
 
Com tutte le mie forze riuscii ad aprire gli occhi e vidi steso accanto a me Justin in una pozza di sangue, avrei voluto chiamarlo per chiederglieli se stava bene ma prima di riuscire ad aprire bocca richiusi gli occhi.

**

Mi risvegliai completamente nuda in un letto freddo sotto un lenzuolo ogni singola parte del corpo mi faceva male. Mi guardai in torno e vidi Justin seduto sul suo letto accanto a me che sorrideva con i genitori che gli parlavano, poi guardai di fronte il mio letto ovviamente non c'era nessuno mi misi a piangere, mi sentivo sola e avrei solo voluto avere un abbraccio da parte di mia madre. Chiusi gli occhi per richiamare alla memoria almeno il suo volto ma invece rividi Jason che mi picchiava li riaprii spaventata.

- Linz, sei sveglia. Come stai?

Ero ancora scossa e non riuscii a rispondere a Justin.
Lui si alzò dal letto era in pigiama e si avvicinò a me aveva dei tagli e delle bende in testa, un occhio nero e un labbro tagliato ma per me era bellissimo lo stesso. Mentre si chinò su di me per baciarmi probabilmente ricordai il modo in cui lo aveva fatto Jason e mi girai dall'altra parte tenendomi la testa.

- Justin lasciala stare, è ancora traumatizzata. - disse Rose.

Justin si tirò su e iniziò ad accarezzarmi un braccio io lo allontanai violentemente perché qualunque cosa facesse mi ricordava Jason e avevo paura.
Così tornò nel suo letto deluso.

- se hai bisogno di qualcosa chiedi pure a me.

Disse gentilmente la madre e mi sorrise.
In quel momento si spalancò la porta e correndo entrarono Ronnie e Lea tutte allarmate.

- siamo arrivate appena abbiamo saputo.

Allora ci tenevano almeno un po' a me.

- grazie.

Sussurrai.

- Linz, davvero scusa se ti ho trattato male tutto questo tempo ma quando mi hanno detto cosa ti era successo ho capito che senza di te la nostra vita sarebbe diversa, tu sei tutto ciò che ci rimane di tuo padre, mio fratello. Ho sempre creduto che abbiano avuto l'incidente per colpa tua, perché tu e tua sorella lo avete distratto ma eravate solo delle bambine e..

Lea stava quasi per mettersi a piangere ma io le sorrisi, non mi aveva mai detto una cosa così dolce e finalmente capivo perché mi trattava così finché non avrei trovato il colpevole non mi andava di dirle come erano andati i fatti così dissi:

- voi due siete tutto ciò che mi rimane di una famiglia e ho sempre provato a volervi bene.
- lo sappiamo.


Disse Ronnie e mi prese per una mano ma io la ritrassi subito.

- c'è qualcosa che posso fare per te?
- dimmi dove siamo. in ospedale?


Ronnie annuì.

- è sera?
- si e tra poco l'orario di ricevimento finisce.
- Domani mi potresti portare dei vestiti?
- certamente. -
sorrise.

In quel momento entrò un'infermiera dicendo:

- dovete uscire, potete tornare domani mattina a fare visita ai vostri cari.

Justin abbracciò prima la madre e poi il padre e i due se ne andarono Lea si avvicinò per abbracciarmi ma io la allontanai e rassegnata uscì dalla stanza con Ronnie l'infermiera si chiuse la porta alle spalle dicendo:

- vado a dire al medico che ti sei svegliata.

Rimanemmo soli io e Justin mi feci coraggio e chiesi:

- perché sono nuda? Avevo la biancheria intima quando ho perso i sensi.
- Linz, quando sono arrivato io ero per terra già nuda e non ho visto i tuoi vestiti da nessuna parte, forse non ci ho fatto caso.


Rabbrividì al pensiero.

- quanto tempo sono stata con Jason incosciente?
- i medici credono circa 1 ora.
- come ci hanno trovato?
- sono andata a cercarti a casa per darti una cosa ma non ti ho trovata, mi sono spaventato perché non rispondevi al telefono e ho pensato subito a Jason. Sapevo che ti avrebbe portato in quel posto perché non è la prima volta che ci porta qualcuno e... quando ho visto quel braccialetto io... 
- chi ha già portato?-
lo interruppi.
- tante ragazze credo, e anche mia cugina.. Per questo poi si è trasferita e non è più tornata, aveva paura.

Rimasi in silenzio magari anche io sarei dovuta scappare. Continuò:

- mi ha chiamato perché ha saputo che ero in ospedale e le ho raccontato tutto ha detto che verrà in estate qui in vacanza, così la potrai conoscere. Sono così felice.
- perché torna? Non ha paura di Jason?
- prima di affrontarlo ho chiamato la polizia e l'ambulanza, l'hanno portato in centrale e ora è in arresto per violenza su molte ragazza minorenni e stalking.


Mi sentii più sollevata, ma vivere quell'esperienza era stato orribile e avevo paura di non riuscire a riprendermi.

- ti ha fatto male Jason?
- con i pugni? No mi ha fatto più male vederti nuda mentre ti violentava e io non riuscivo ad aiutarti perché non avevo quasi più forze, poi è arrivata la polizia e ci ha salvati.


In quel momento entrò un medico:

- Ti sei svegliata, come stai ragazza bellissima?

Non risposi, si avvicinò a me e disse:

- devo controllare come stai mi devi dire esattamente dove ti fa male e vediamo se riesci a muoverti con facilità o se ti sei rotta qualcosa. Se ti vergogni perché sei nuda il giovanotto può uscire. - indicò Justin.

Ci pensai un po' su poi risposi:

- no, è il mio ragazzo.
- allora mi può aiutare. -
sorrise poi mi scoprì e per la prima volta vidi tutto il mio corpo pieno di graffi e lividi, mi aiutò a sedermi sul letto e io lo allontanai ma lui si riavvicinò e mi fece scendere con delicatezza a terra. Mi lasciò per vedere se riuscivo a camminare ma dopo qualche passo mi inginocchiai a terra.

- mi fa male anche la pianta dei piedi.

Il dottore mi tirò su e mi aiutò a sedermi sul letto poi mi prese le braccia e le mosse delicatamente mi fecero male anche quelle e lui se ne accorse.

- scusami tanto allora la buona notizia è che non c'è nulla di rotto e le ferite sono solo superficiali la cattiva è che dovrai restare qui per qualche giorno e che non sappiamo quanto sono profondi e irreversibili i danni psicologici.

Da quando mi ero svegliata avevo paura che altra gente al di fuori del medico mi toccasse quindi a mio parere i danni psicologici erano tanti.

- ti dò una crema giusto per i lividi, ti chiamo un'infermiera per metterla.

Infilò una mano in tasca e me la porse.

- non si preoccupi dell'infermiera, la aiuto io. - disse Justin.

Il medico sorrise e uscì dalla stanza.
Justin prese un po' di crema sulle mani e iniziò a spalmarla sulle braccia, sulle gambe, sulla pancia e su quasi tutto il corpo con delicatezza come se avesse paura di spaventarmi.

- non sei imbarazzato come la scorsa volta. - osservai.
- quella volta non stavamo ancora insieme.

Nonostante i suoi sforzi le sue mani addosso mi facevano ricordare quelle di Jason così dopo qualche minuto mi venne da piangere.

- Linz, che hai? Ti sto facendo male? Ho finito.

Scossi la testa e sussurrai:

- ti prego Justin non lasciarmi ho paura.

Allungai le braccia per abbracciarlo poi lui si tolse la maglietta e i pantaloni del pigiama e si stese sul mio letto sotto le lenzuola come avevamo sempre fatto con la differenza che io non avevo il pigiama. Avrei voluto baciarlo ma quando ci provavo mi veniva in mente Jason e mi bloccavo. Alla fine chiusi gli occhi ripetendomi nella testa "è justin è Justin" e lo baciai all'inizio sembrò sorpreso poi con delicatezza rispose al bacio come se avesse paura di farmi male. Misi le mie mani vicino alla sua vita e gli abbassai i boxer dopo un po' lui si allontanò e se li rialzò dicendo:

- per oggi basta, stai male e sei tutta dolorante.
-già. -dissi imbarazzata perché mi aveva rifiutata poi lui continuò:
-ma mi devi promettere che un giorno continueremo da dove abbiamo lasciato.

Mi abbracciò stretta a sé e nonostante io fossi nuda contro il suo corpo per la prima volta non tentai di allontanarmi perché non provavo disagio così chiusi gli occhi e mi addormentai. 
  
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