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Autore: Free_Soul    25/09/2012    4 recensioni
Avete presente tutte quelle belle storie a lieto fine, del tipo" E tutti vissero per sempre felici e contenti"?
Ecco, non è proprio questo il genere di storia.
Qual'è la sua parola chiave? La follia.
Può davvero un sogno portare alla follia? E' possibile che i nostri desideri più profondi, siano anche i nostri peggiori incubi?
****
Da precisare: ogni capitolo è una storia a se, ambientata tuttavia in uno scenario comune che porterà alla fine della storia.
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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-------> Power Of Song


-Kendal, sbrigati ad alzarti, ho appena cucinato le frittelle!-
Quanto adoravo mia madre.
Non era una di quelle classiche donne isteriche di mezza età che ti facevano cominciare la giornata con un “sbrigati o farai tardi a scuola”, lei era la dolce mamma che ti presentava a tavola un piattone di frittelle allo sciroppo d’acero con accanto un bel bicchiere di succo fresco.
Sarà perché ormai mi conosceva, dopo quasi sedici anni di “pacifica” convivenza, e sapeva benissimo che la mattina c’erano solo due modi per buttarmi giù dal letto: l’originalissima secchiata d’acqua gelida, oppure una colazione invitante che mi spingesse ad alzarmi da sola.
Mi alzai quasi volentieri, infilandomi le ciabatte rosa e dirigendomi in cucina con molta flemma.
La sera precedente, ero andata al letto molto tardi.
La mia insegnante di canto mi aveva trattenuto fino a notte inoltrata, dato che a breve avrei dovuto partecipare ad un concorso importante fuori città, a cui avrebbe assistito il dirigente di un importante casa discografica.
Forse questo concorso sarebbe stato il mio pass per lanciare finalmente un disco.
Che avrebbe fatto sicuramente un successo planetario, ne ero convinta.
Io avevo la musica nel sangue, la consideravo qualcosa di paragonabile al sacro.
E la mia voce, modestamente, era stata sempre motivo del mio orgoglio, sin da quando ero bambina.
Un giorno, grazie a lei, sarei diventata qualcuno, sarei brillata come una supernova in tutto il mondo, e le mie canzoni avrebbero raggiunto il cuore di tutti.
Dopo aver consumato in fretta la colazione, volai in bagno a dare un senso a miei boccoli rossi che non ne volevano sapere di stare in ordine. Misi al volo un paio di jeans e una felpa morbida azzurra e mi precipitai dritta fuori casa dove feci appena in tempo a salire sullo scuolabus.
Una volta arrivata a scuola, andai dritta verso il mio armadietto, dove mi accolse con un abbraccio soffocante quella peste della mia migliore amica.
-Ce l’hai fatta ad arrivare! Hai idea da quanto tempo ti stia aspettando?-
-Allenta la presa, mi stai soffocando!-
-Esagerata, per un abbraccio tutte queste storie! Comunque, ho una super-iper-stra-mega notizia!-
-Non ora Crystal, ho filosofia  e sono già in super-iper-stra-mega ritardo … -
-Eh no, questa la devi sentire! Allora, ricordi quello zio della mia vicina di cui ti ho parlato l’altro giorno? Beh, ha dato l’OK per usare il suo studio per incidere il tuo CD! –
-Davvero?! Non ci credo, è una notizia fantastica! Crystal sei fenomenale!-
-Lo so, senza di me saresti persa, modestamente, sono una specie di piccola fata turchina-
Si batté una mano al petto orgogliosa, e poi cominciammo a saltare come due idiote per tutto il corridoio, entusiaste per quella splendida notizia.
Lei aveva fatto la sua parte, ora toccava a me fare la mia.
Dovevo vincere quella maledetta gara, per tutte e due.
-Su, ora va in classe che anche io sono in ritardo per inglese, ci vediamo a ricreazione così ti racconto meglio!-
Mi salutò schioccandomi un bacio sulla guancia, per poi correre via in mezzo alla folla di studenti.
Per fortuna, riuscii ad arrivare in tempo poco prima del professore.
Mi accomodai al banco in ultima fila, quel giorno il mio compagno era assente.
Ma non ci feci molto caso, la mia testa in quel momento era altrove.
Era su un palcoscenico, davanti una folla in delirio che urlava il mio nome.
Mi pregava di continuare a cantare, i loro occhi puntati solo su di me.
 
 
-Signorina Kendal, inizieremo tra dieci minuti-
Perfetto, il tempo che bastava per darmi un ultimo sprint davanti lo specchio.
Era sempre così prima di iniziare un concerto.
Dovevo essere sicura che anche quella volta, sarei riuscita ad emozionare il pubblico, a farlo piangere dalla gioia, a farmi amare sempre di più.
E infine eccomi li, sul palcoscenico, l’adrenalina che saliva a mille.
 
Io naufrago d'amore
Disperso tra le onde
Di un mare
che non mi da pace
Legatemi al più presto
Non posso più aspettare
Sento il suo canto da lontano
"Vieni qui" tra le mie catene
"Seguimi" nell'aria Sirene
 
Cominciai a cantare, le note che prendevano forma nell’aria, raggiungendo la folla in delirio che non aspettava altro.
Tutto quello, tutto quelle urla erano per me.
Urla che mi incitavano, urla che mi imploravano di cantare.
Cos’altro potevo desiderare di più?
Mi muovevo sul quel palco, che ormai conoscevo meglio delle mie tasche, assaporando ogni attimo, ogni secondo di quella magnifica sensazione che sapevo sarebbe durata sempre troppo poco.
Avrei voluto dare sempre di più a quella gente, regalargli sempre più canzoni, sempre più qualcosa di me stessa.
E invece, anche quella magnifica serata volse al termine.
Per uscire, fui accompagnata da dei bodyguard, che spinsero via ogni fan adorante che provava ad avvicinarsi, rudemente, senza neanche permettermi di rivolgergli la parola.
Com’era possibile? Tutto ciò che volevo, era dare loro ogni fibra del mio essere, come potevo realizzare tale obiettivo se non permettevo loro di avvicinarsi?
L’occasione buona, si presentò la sera dopo, quando andai per conto mio nel mio club preferito, a scaricare la tensione accumulata in quella settima stressante di lavoro.
I presenti nel locale, mi riconobbero immediatamente.
Come non potevano?
Mi si avvicinarono in folla, strattonandosi e spingendosi per poter incrociare il mio sguardo.
Che magnifica sensazione.
Restai per qualche ora, poi decisi di congedarmi dato che l’indomani mi sarei dovuta alzare presto.
Però … Loro non volevano lasciarmi andare.
 
Non cercare di resistere
Ho già distrutto
Gente come te
Io non ti lascerò
Non ti lascerò
andare via
Io non ti lascerò
Non ti lascerò andare via
(io non ti lascerò)
 
Sentii le loro mani addosso, che mi costringevano a sedermi, e mi pregavano di non abbandonarli.
Quella notte, notai per la prima una cosa a cui non avevo mai fatto caso.
I miei fan erano strani.
Non volevano sapere qualcosa su di me, non volevano conoscermi, volevano solo sentirmi cantare.
Non volevano che parlassi.
Provai a convincerli che quella sera non era molto in vena, ma neanche finii la frase che cominciarono ad alterarsi.
Le loro dita mi strinsero forte la carne, e mi scuotevano forte.
Cominciarono a raccontarmi di aver ucciso per avere dei biglietti per il mio concerto.
Racconti raccapriccianti.
E che, quella sera, molti avrebbero fatto lo stesso per entrare in quel locale.
Ma solo per sentirmi cantare. Non volevano altro.
Solo per la mia voce.
Il tempo e lo spazio non esistevano più, intorno a me c’era solo un incredibile puzza di sudore, e più avanti dell’odore pungente e metallico del sangue.
Sangue ovunque.
Cominciai a cantare per calmarmi, ma non volevano smettere di agitarsi.
Ovunque, destra, sinistra, sopra, sotto, erano da ogni parte.
I loro sorrisi folli, le pupille dilaniate che mi fissavano, e vedevano solo me.
Le loro mani ovunque sul mio corpo.
Dov’ero? Non capivo più niente.
Provavo solo un dolore lancinante.
Dolore? Da dove veniva?
I miei fan … Mi stavano procurando vari tagli e lesioni ogni volta che smettevo di cantare.
O tra una pausa e l’altra.
Cosa stava succedendo?
Come ci ero finita in quella situazione?
I fan … No, la musica si era rivoltata contro di me?
Stava forse provando a ribellarsi?
Mi fissavano occhi impregnati di sangue, di follia, incontrollabili.
Cielo, terra, non esistevano più.
Sentii strapparmi via i vestiti, i lividi cominciavano a farsi sentire, e non solo quelli.
E poi, uno specchio, lì davanti a me.
Come ci era arrivato lì quello specchio?
Dentro c’era una bellissima donna, che era riuscita a realizzare dopo enormi sacrifici il suo più grande sogno.
Però … C’era qualcosa di sbagliato in quella donna.
Perché mi guardava con quell’aria assatanata?
Perché somigliava più ad un demone con le mie sembianze?
-Hai voluto che la tua voce inebriasse i cuori delle persone .. Bene, hai avuto ciò che volevi mia piccola sirena… Però … Ogni cosa ha un suo prezzo mia cara. Le anime dei tuoi amatissimi fan, ora appartengono a me, anzi … A noi!-
Noi?
Io e lei eravamo la stessa cosa?
Forse.
Ed ora lo specchio non c’era più.
Tra le mani, sentii scorrere le anime dei fan che mi circondavo.
Erano … Viscide?
 
 
-Signorina Thomps! Si svegli, signorina Thomps!-
Cosa … ?
Dov’ero …?
La testa poggiata su qualcosa di duro, un banco scolastico forse?
Mi senti osservata.
No, cos’avete da fissare?
Perché mi guardate così?
Io non vi ho fatto niente!
Lasciatemi in pace!
Non ho rubato io le vostre anime, è stato lui!
Non pensavo che andasse a finire così!
Cos’ho fatto di così sbagliato ?!
Io volevo solo raggiungere i vostri cuori con le mie canzoni!
Solo questo!
LO GIURO, SOLO QUESTO!
 
 
29 Giugno, ore 09:43, liceo superiore S.T.Johns: Kendal Thomps, dopo essere stata rimproverata dal professore di Storia e Filosofia Michael Brown, comincia ad urlare cosa prive di senso e logica al resto della classe, strappandosi i capelli e tirando calci a muri e banchi scolastici.
Si butta dalla finestra della classe dopo aver urlato la frase “ Io, io ho dato tutto quello POTEVO!“
Muore sul colpo.
 
Il mio primo esperimento non ha funzionato …
Forse la prima volta ci sarei dovuto andare più leggero …
Però … E’ stato così divertente!


 
 
N/A
Allora? Che ve ne pare?
E’ la mia prima storia di questo genere, quindi chiedo la clemenza della corte.
Accetto qualunque critica costruttiva senza problemi, non mordo mica :P
Vorrei ringraziare in particolare lispeth_, che ha messo la storia tra le preferite e ovviamente per la recensione.
Incito a seguire il suo esempio xD
 
Free_Soul
 
Ps: La canzone è “Sirene” dei Finley.
  
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