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Autore: Giuls Koshka    25/09/2012    2 recensioni
Roderich Eldenstein e Gilbert Beilschmidt. Apparentemente agli antipodi, ma con una cosa in comune: entrambi innamorati di Elizabeta, la bella e dolce Ungheria.
Lei chi sceglierà? Ascolterà ciò che vuole la mente, oppure deciderà di seguire ciò che le dice il cuore?
Dal secondo capitolo:
“Per favore non piangere” Italia era sulla porta e mi guardava con gli occhioni sgranati, anche lei con le lacrime agli occhi. “Se piangi tu, piango anche io, Eliza-chan”.
“Tesoro, no, non farlo! Io sono solo un po’ triste perché, ecco, mi manca un mio amico”.
“Anche a me manca tanto Sacro Romano Impero” nuove lacrime le rigarono il volto. “Ungheria, io non posso rivedere il mio amico, ma forse tu puoi. E, se puoi, fallo. Fallo, perché non c’è niente di più triste di perdere qualcuno a cui tieni. Io lo so.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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6.Quando ti rivedrò?


 
Prussia giaceva a terra, in una pozza di sangue. Sulle sue labbra non c’ era più il consueto sorriso di onnipotenza, ma una smorfia di dolore. Gli occhi erano spalancati, come in una muta richiesta di aiuto.
“Gilbert” sussurrai. “Gilbert, sono qui. Sono qui, guardami. Ti prego, non lasciarmi”. Era inutile, per quanto mi illudessi, non avrebbe voltato gli occhi verso di me. Lui… lui non c’ era più.
Mi svegliai con un urlo da quel terribile sogno. Le lacrime cominciarono a rigarmi il volto mentre tentavo invano di regolarizzare il respiro.
 Roderich, che dormiva di fianco a me, si alzò e mi cinse una spalla con il braccio. Mi aggrappai a lui, cercando di allontanare il terrore che mi aveva invasa.
“E’ stato soltanto un sogno, stai tranquilla” mormorò stringendomi ancora più forte e accarezzandomi i capelli.
Ma sapevo che non era così. Questo non era un sogno, era ciò che stava accadendo. Su un campo di battaglia,lui, stava rischiando la vita.
Un improvviso dolore al petto mi mozzò il fiato.
Era passato un mese dalla sua partenza. Un mese in cui il mio cuore, anziché guarire, si era riempito di tante minuscole ferite. Una per ogni giorno, una per ogni ora, una per ogni istante senza di lui. Senza Gilbert.
In quel momento realizzai che, per quanto scontroso, spavaldo, presuntuoso ed egocentrico, io gli volevo bene. Perciò non potevo più aspettare. Dovevo vederlo, parlargli. Dovevo stringerlo. Sentirlo.
Il dolore che mi attanagliava le viscere si intensificò.
Mancanza, ecco cosa ne era la causa.
Mi mancava. Mancava come l’ aria quando si è in apnea, come il cibo quando si è a digiuno. Solo che aria e cibo non potevano colmare il mio vuoto. I vuoti nel cuore li colmano solo le persone.
Le lacrime ripresero a scorrere silenziose sulle mie guance. I ricordi ricominciarono a fluire nella mia mente. La sua immagine si impresse di nuovo nel mio cuore.


Quando ti rivedrò?
  
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