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Autore: Dark Magician    09/04/2007    3 recensioni
non è detto che sia destino, alla fine, sparire fra le ombre... magari questo dissolversi è interpretabile come qualcosa di diverso... che so, una sorta di rinascita... un modo per ritrovare il nostro cuore. //fic dedicata ai XIII. perchè ognuno merita una seconda possibilità. SPOILER SU KH2!
Genere: Malinconico, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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NOTA MOLTO IMPORTANTE: a partire da questo capitolo incorrerete in qualche spoiler riguardo al finale segreto o alcune delle scene nuove del final mix 2. Io vi ho avvertito XD

 

 

CAPITOLO 7- LOOKING FOR SOMETHING

 

Un portale scuro si aprì nella vecchia sala del computer di Ansem, e la testa di Xehanort ne fece capolino. Prima di uscire completamente dal varco il giovane lanciò un’occhiata indietro all’uomo che glielo aveva aperto, ma non lo vide più, e quindi proseguì.

Chissà chi era quel tizio. Aveva un volto familiare, ma nonostante si fosse spremuto le meningi con tutta la forza di volontà che possedeva non riusciva proprio a riconoscerlo.

Sospirando si cacciò una mano in tasca e tirò fuori un cd-rom biancastro.

Se l’era ritrovato addosso quando era ricomparso, pochi mesi prima, insieme ai suoi compagni nella periferia della Hollow Bastion, ma senza ricordi com’era ovviamente non aveva saputo spiegarsi a cosa servisse.

Cid aveva inutilmente provato ad accedervi più volte, ma nonostante la sua bravura con gli aggeggi elettronici era riuscito ad aprirlo solo nel computer di ansem- e comunque non era andato più avanti della schermata in cui gli si chiedeva la password.

Ma ora il tipo strano dell’oltretomba aveva rivelato a Xehanort le chiavi per utilizzare quel misterioso dischetto, e doveva farlo il prima possibile.

Sospirando nuovamente e maledicendo la sua amnesia, Xehanort inserì il cd nell’apertura e attese titubante che il computer gli chiedesse la password.

Il tizio misterioso gli aveva detto che la prima password era un anagramma del suo nome.

Dopo aver riflettuto per qualche secondo, Xehanort poggiò le mani sulla tastiera.

Le possibilità erano due.

Digitò per primo “NO HEART”, ma una scritta rossa gli comunicò che la parola non era quella corretta.

Allora provò con la seconda alternativa. “ANOTHER”.

Come predetto dalla persona dell’oltretomba, comparve una schermata azzurrina e subito dopo sei spazi da riempire con altrettante password.

“Coloro che hanno osato troppo per colpa di un pazzo”, aveva detto l’uomo con un sorriso amaro.

Xehanort incrociò le braccia, richiamando alla mente ciò che aveva letto nei veri diari di Ansem e che gli era stato raccontato dai suoi cinque compagni- i cui ricordi comunque non andavano molto più in là dell’inizio degli esperimenti sui cuori della gente, e non ci mise molto a capire che probabilmente le sei password corrispondevano ai loro sei nomi.

In che ordine, però?

-Forse come nell’Organizzazione XIII…-, mormorò tornando a posare le dita sulla tastiera.

Secondo ciò che gli aveva raccontato Leon, il capo dei nobody era lui.

Quindi “XEHANORT”. Poi “BRAIG”, “DILAN”, “EVEN”, “ELAEUS” e infine “IENZO”.

Premette invio, e il computer gli annunciò con un trillo che le password erano corrette.

Il cd fuoriuscì dall’apertura, e Xehanort lo raccolse e lo ripose nuovamente in una tasca.

L’ultima indicazione che gli aveva dato il tizio sconosciuto prima di aprirgli il varco era di andare nel locale attiguo, la fabbrica degli heartless, e poi seguire “il cammino che ti verrà mostrato”.

Mentre usciva dalla sala del computer, non potè evitare di cominciare a fantasticare su cosa avrebbe trovato una volta alla fine del “cammino”.

Magari documenti misteriosi, esperimenti disumani, heartless… o anche qualcosa che gli rivelasse qualche dettaglio in più sul suo passato.

La persona dell’Oltretomba aveva accennato qualcosa sul fatto che il posto dove doveva andare, sotto al vecchio laboratorio dove una volta i sei discepoli di Ansem compivano quegli esperimenti che li avevano portati poi a perdere il loro cuore, era stato creato dal suo nobody con una qualche funzione particolare che gli era sconosciuta. Ma probabilmente vi era nascosto qualcosa di estremamente importante.

Che fosse questa “the Room of Sleep” che Braig aveva trovato citata in uno dei documenti scribacchiati dal suo nobody?

Ma c’era un’altra cosa che lo incuriosiva molto. Perché tutti e cinque i suoi compagni si erano dimenticati dell’esistenza del loro laboratorio sotto la fabbrica degli heartless?

-Magari è stata una punizione divina…-, mormorò, ed emise un basso risolino.

Poi si ricompose, e si incamminò lungo il passaggio che gli era appena aperto nel pavimento.

 

*

 

-Tu cosa fai nella vita?-, chiese Maurial voltando leggermente la testa verso Rudol.

Doveva assolutamente fare un po’ di conversazione, altrimenti l’angoscia che gli attanagliava lo stomaco si sarebbe fatta soffocante.

Gli sembrava impossibile, ma nonostante camminassero ormai da più di dieci minuti e quella zona della città fosse piuttosto frequentata, non c’era traccia degli abitanti. Gli edifici, le strade, i muri… erano tutti in ottimo stato. Rudol si avvicinò ad un’automobile ancora in moto e vi guardò dentro accuratamente, ma non trovò nessuno. Dal sedile posteriore un cagnolino gli ringhiò contro, e l’uomo tornò di fianco a Maurial.

-Al momento insegno qua e là-, rispose riprendendo a camminare –Sto scrivendo un saggio sulla psicologia infantile-

Maurial si illuminò –Aspetta aspetta! Ora che mi ricordo, mi sembra di averti visto in tv una volta! Stavi… presentando un tuo libro, credo-

-Esatto-, annuì orgogliosamente Rudol –Era un trattato sulla psicologia legata al gioco d’azzardo. Modestamente sono un ottimo giocatore di poker-

-Io invece sono negato-

Con un sospiro, Maurial si portò le braccia dietro la testa, poi sorrise.

-La mia ragazza invece è piuttosto brava. Mi annienta, letteralmente-

-Che cosa insolita!-, ridacchiò l’uomo.

-Quella è veramente una tipa strana, sai? Non è la tipica ragazza da orsacchiotti e coccole. La prima volta che siamo andati al cinema mi ha portato a vedere un thriller! Anche il modo in cui l’ho conosciuta è davvero particolare. Degno di lei, a ben pensarci-

Rudol si fece incuriosito –Ah sì? E perché?-

-Mi si è infilata nella vetrina con la moto-

Rimasero in silenzio qualche secondo, poi scoppiarono entrambi a ridere.

-Comunque-, riprese Maurial asciugandosi gli occhi –Sotto la scorza da dura è una brava ragazza. Molto sotto forse, ma lo è. Credo che sia l’unica persona al mondo a non darmi del frocio per il fatto che amo fiori-

Anche tu sei un ragazzo strano, pensò Rudol. Esteriormente aveva un’aria indifesa e aggraziata, ma la freddezza con cui aveva piantato le forbici nell’occhio di quel motociclista era stata impressionante.

Però non disse niente di questo, e decise di chiedergli qualcos’altro.

-Come mai lavori in quel negozio? Non sei in età da università?-

Maurial sospirò –Non mi è mai piaciuto troppo studiare, e dopo la morte di mio padre a mia madre serviva qualcuno che le desse una mano con le piante. Generalmente io sbrigo commissioni o mi occupo solo di un paio di serre, ma ora che lei è in viaggio di nozze col suo secondo marito devo badare a tutto io. Fortunatamente ho un innato pollice verde! Comunque mentirei nel dire che non diverto- fece una piccola pausa, poi notò la fede che l’uomo portava al dito ed aggiunse –Quindi sei sposato, vedo. E lei sta bene?-

Rudol assunse un’espressione preoccupata –Credo di sì. Ora dovrebbe essere nell’ospedale dall’altra parte della città per una di quelle visite di controllo della gravidanza. Non credo che questo fenomeno di sparizioni si sia esteso a tutta la città… o almeno lo spero. Tutto questo mi ricorda tanto…-

Si bloccò, mentre qualcosa dentro di lui esultava.

Tutto questo gli ricordava gli avvenimenti di poco tempo prima –un anno, forse due, non lo sapeva con certezza.

Allora come quel giorno le persone avevano cominciato a sparire, e allo stesso tempo comparivano centinaia di mostriciattoli che assalivano chiunque ostacolasse loro il cammino.

Un altro ricordo gli penetrò con prepotenza nel cervello.

Uno di quegli esseri strani… sì, uno di quegli esseri strani l’aveva… ucciso? No, ucciso no… però gli aveva tolto qualcosa, e quando si era ripreso si era ritrovato con un aspetto leggermente diverso e senza…

-Senza cuore…-, mormorò accarezzandosi la corta barbetta bionda.

-Come?-, gli chiese Maurial, spinto dalla familiarità di quelle parole. Rudol gli spiegò brevemente ciò gli era tornato in mente, e il ragazzo non potè fare a meno di condividere.

Anche a lui, ora che l’uomo gliel’aveva fatto ricordare, era successa una cosa molto simile…

Allungò un braccio davanti a sé e si osservò la mano.

-Ehi, mi è venuta in mente una cosa-

-Mh?-, mormorò Rudol incrociando le braccia –Cosa?-

-Avevo una falce verde e rosa piuttosto figa!-

Successe in un attimo. Barlumi d’ombra gli si addensarono intorno alla mano aperta, e pochi secondi dopo si ritrovò a stingere una falce identica a quella che aveva appena nominato.

Rudol sgranò gli occhi allibito, mentre il ragazzo lasciava cadere a terra l’arma per lo spavento. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma le parole gli morirono sulla punta della lingua.

Rimasero così, impalati e in silenzio, finchè il cellulare di Maurial non cominciò a trillare.

Il ragazzo lo prese fuori lentamente, e sempre lentamente scrutò il nome sul display illuminato.

-E’ la mia ragazza…-, borbottò accettando la chiamata. Mentre si chinava a raccogliere la falce si accostò il telefono all’orecchio.

-Sì, Arleen?-

 

*

  

Nella Room of Sleep, Xehanort rimase fermo a fissare l’armatura che giaceva disordinata per terra.

Allungò la mano e sfiorò con timore quasi reverenziale il keyblade che vi era piantato accanto.

Perché il suo nobody possedeva questi oggetti?

Dopo qualche secondo di riflessione, si decise ed afferrò il keyblade con entrambe le mani.

Questo non scomparve, gli rimase semplicemente in mano come un oggetto qualsiasi.

Ma in che rapporto era lui con quelle armi a forma di chiave che ricorrevano di tanto in tanto fra gli scritti del suo vecchio maestro?

Non avrebbe avuto risposte, questo era certo. A meno che non fosse riuscito a recuperare magicamente tutti i ricordi.

Ma ora il fatto che avesse o meno una memoria era così importante?

 

********************************************************************************

Nota dell’Autrice: e ancora non cominciano le botte. Ma perché, mi chiedo, perché rimando così tanto?

Semplice: perché i filmati che ho visto ieri sera mi hanno profondamente scioccata. La parte delle password, della Room of Sleep e dell’armatura col keyblade piantato vicino non sono inventate da me, sono quello che succede nelle due cutscenes che mi sono guardata ieri.

Nota sulle pass che ho fatto inserire a Xehanort: della parola “another” sono certa perché si vede chiaramente nel filmato, mentre le altre sei le ho dedotte io, dato che si vedono solo dei qudratini. In fondo quante combinazioni di nomi esistono che hanno lo stesso numero di lettere di quelli dei sei allievi di Ansem? Ho inventato solo l’ordine in cui le inserisce, dal momento che Xemnas le mette a casaccio.

Bene, per oggi finisco qui^^

Aspetto i vostri commenti!

 

   
 
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