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Autore: xmariaria    25/09/2012    5 recensioni
Per la millesima volta mi ritrovai su quelle scale. Per la millesima volta bussai su quella porta.
« Cosa vuoi ancora,Elise? » « Voglio...te. »
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una settimana fa mi ritrovavo tra le sue braccia ed avevo la possibilità di potermi sentire sua.
Oggi sono una stupida ragazzina in fase ormonale ancora in prognosi riservata con una pizza in mano e una pepsi buttata davanti al divano in attesa di qualcosa di decente in tv.
Era tutto il giorno che stavo completamente immersa nei miei pensieri senza voler sentire e vedere nulla e nessuno. Clara passava la giornata dai nonni e pensava in tutti i modi un discorso decente da fare ai suoi genitori apparentemente comprensibili e di buon’animo.
Quel pomeriggio, però, successe qualcosa che mi lasciò col dubbio per tutto il resto della giornata: un insolito messaggio lasciato in segreteria nel cellulare di Lucas ed io –da brava sorellina quale ero- avevo deciso di risentirlo per volermi assicurare le condizioni di Chase…non che me ne importasse qualcosa! Era solo curiosità la mia, come sempre d’altronde.
‘Lucas, stasera organizziamo in discoteca al Vodka’s…ci sarà Jack e Clara! Sarà il momento adatto per Jack di rivelarsi probabilmente dopo che la farà ubriacare un po’. Richiamami bassotto.’
Per quanto sapessi che Clara sarebbe rimasta tutta la giornata dai nonni, conoscendola, se ne fosse venuta a conoscenza dell’invito di Jack –innamorata com’era- avrebbe sicuramente accettato e trovato un modo per rivelargli di essere incinta…ma ubriacarsi? Non potevo permettere che accadesse e sapevo quanto Clara ci fosse cascata.
Morale della favola del principe scassacazzo e la povera principessa ferita? Mi ero preparata per andare a controllare la presenza di Clara al locale e una volta accertata la sua sicurissima assenza me ne sarei fuggita senza che nessuno mi scoprirà. Nessuno tranne Lucas.
 
‘Sorellina, che ci fai qui?’ La musica ad alto volume mi permetteva di capire poco e niente, per cui mi limitai ad annuire senza aver capito un emerito tubo delle sue parole ed andare avanti.
Jack era seduto accanto ad un palo con un bicchiere di vodka in mano, mi avvicinai a lui che non appena mi vide mi fece cenno di avanzare.
‘Ciao Jack…hai visto Clara?’ La solita guastafeste.
‘No…non è venuta, ha preferito starsene a casa. Chi la capisce.’
Sospirai, era davvero cambiata in quelle poche settimana passate. Mi sentivo quasi fiera di lei.
‘Grazie. Ci sentiamo, Jack!’ Mi fece cenno di sì con la testa prima ancora di sparire tra la folla…
Non appena mi girai vidi ridere Chase a crepapelle con due troie con dei tacchi alti cento metri, quasi quasi erano persino più alte di lui, gli strusciavano contro col sedere e giocavano insieme con della panna…che schifo. Mi veniva quasi il voltastomaco: io a casa a deprimermi perché lo volevo da impazzire, e lui ad una festa a divertirsi con delle troie a pensare ai suoi progetti per stasera.
‘Vuoi ballare con me dolcezza?’ Mi voltai per cercare di capire chi fosse stato a parlare, quando mi ritrovai davanti un ragazzo che più di vent’anni non poteva avere, alto, magro e con dei capelli castani chiaro.
‘Oh…no…stavo per andare via.’
‘No, tu ballerai con me.’
Mi lasciai trasportare in pista anche se cercavo di oppormi ad un metro e ottanta di altezza. Mi arresi subito, in fin dei conti un ballo che costava? Quello stronzo stava per scoparsele in pubblico quelle due oche.
‘Sai ballare?’ Mi chiese con un sorriso a trentadue denti, avrebbe smesso di ridere con un bel pungo nello stomaco se non smetteva di palparmi le tette.
‘No.’ Ammisi.
Lo vidi alzare in alto le mani come per batterle a ritmo di musica.
‘Muoviti a caso, ti sto dietro!’ Mi disse mentre continuava ad agitarsi.
Sembravo un pinguino decisamente, i movimenti erano sempre più lenti e sempre più imbarazzata pensavo di scapparmene a gambe levate fino a quando non vidi i suoi occhi addosso: geloso, geloso marcio.
Iniziai a muovermi un po’ di più proprio in quel momento, non volevo fare una sceneggiata, volevo soltanto che sapesse che sto benissimo anche senza di lui.
Il tizio ancora nome sconosciuto, mi sollevò di poco una gamba per toccare la mia pelle candida e morbida. Mi pentii di aver addosso un tubino corto e decisamente troppo stretto in quel momento.
‘E menomale che non sapevi ballare.’ Mi disse il ragazzo facendomi comparire quasi un sorriso: in fin dei conti me la cavavo.
Non appena lo vidi entrare in pista con una ragazza quasi nuda se non per quel velo di filo mi salii in sangue nel cervello. No insomma, non era proprio nuda ma poco ci mancava! E poi non dovevo avere ragioni di essere gelosa di questo: poteva fare ciò che voleva.
Presi il tizio-nome-sconosciuto e gli morsi il labbro inferiore per poi giocare con la sua lingua.
Voleva giocare sporco? Lo avrei accontentato subito.
Toccò il ventre di quella troietta e vidi le sue mani scendere sempre più: panico.
Non potevo resistere ancora per molto a quella visione, non potevo essere così sapendo di essere FEDELMENTE fidanzata. Ecco, io ero fidanzata e di Chase non me ne dovevo fregare nulla.
Uscii dal locale, non so come quel tizio abbia preso la mia improvvisa reazione, so soltanto di averlo visto quasi sussurrare un ‘ma che…?’ beh, ad essere stronza lo ero e anche tanto.
Mi posai accanto ad un albero quasi priva di sensi, poi lo vidi uscire con una sigaretta in mano e senza nessuna troia stavolta.
Quando si avvicinò a me si limitò a gettarmi un bel po’ di fumo in faccia.
‘Ehi…!’ Mi lamentai quasi soffocando da quel terribile odore di fumo.
‘Che cazzo ci fai qui, Edwards?’
‘Ero venuta a controllare una cosa, e poi non sono cazzi che ti riguardano.’ Che stronza davvero che ero, eh.
‘Che c’è hai rimasto in bianco anche David?’
‘Che c’è le troiette ti hanno appeso o hanno il ciclo? Povero cuore di uno stronzo ninfomane infranto.’ Mi amavo, ero un vero genio!
‘Non immagini come quel tizio ti guardava, Edwards. Non immagini che pensieri aveva su di te per stanotte.’
‘Gli stessi che hai tu, non pensi?’ Stavo esagerando forse a ricordargli di quella proposta terribilmente irresistibile.
‘Non ti toccherei mai per farti del male.’
Solo allora capii il senso di quella frase precedente, voleva divertirsi o costringermi a farlo con lui. Quello stronzo.
‘Ah…comunque quelle troie erano semplicemente due amichette del tuo caro fratellone Lucas, una scommessa persa e dovevo starci per dieci miseri minuti. Non tocco una ragazza da una settimana in quel modo.
Una fitta partì da sotto, cazzo, cazzo, cazzo.
‘Smettila che queste cazzate non se le beve manco mia nonna.’
‘Sai cosa mi sta controllando adesso dal saltarti addosso?’
‘Cosa?’ Dissi con tutta la spavalderia esistente al mondo e con testa alta.
‘Mi stai stringendo le mani così forte che credo non riuscirò più a toccare qualcosa per un bel po’…’
Mollai immediatamente la presa, non me ne ero neppure accorta di quello stupido gesto. Che stupida che ero, stupida per davvero.
‘Stronzo.’
‘Che ho fatto stavolta?’ disse con la sua solita aria stufa.
‘Come fai a sapere tutto su di me o su ciò che mi circonda? Come fai a sapere i pensieri di quel tizio, chi mi dice che non è un preteso per spaventarmi?’
‘Sei fidanzata, Elise…’ Mi ricattava anche con le stesse parole che usai io quella notte…
‘…Non vedo il motivo per cui tu vorresti portarti a letto un semplice incontro, e poi quello è George Black, sai quante ragazze ha toccato violentemente con forza? Non ne hai idea.’
Mi sentivo così protetta con lui, mi sentivo così bene che avrei voluto restarmene lì con lui per sempre.
‘Grazie…’ Ammisi sotto tortura in qualche modo di esserne grata per avermi avvertito, perché so che con il mio orgoglio probabilmente sarei ritornata lì dentro e mi sarei lasciata andare –anche se solo per ballare- con quel tizio.
‘Grey, è normale che io desideri ciò che non è mio?’ Cosa stavo dicendo? Le parole con lui mi uscivano completamente di bocca, perdevo il controllo di me stessa.
Sorrise. Sperai con tutto il mio cuore che non avesse capito che il soggetto in questione era lui…
‘Credo di sì. Posso dirti una cosa?’
Qualsiasicosa, Chase. Qualsiasi
‘Dimmi.’
‘Ho fame.’
Era serio? No perché aveva rovinato l’unico momento di pace in quel momento tra noi, entrambi sapevamo che il giorno dopo sarei stata la solita vipera con lui.
‘Sei un povero scemo.’
‘E tu sei una stronza. Sta’ attenta Edwards. Torna a casa.’
‘Altrimenti?’
‘David sarà geloso, non pensi?’ Colpita e affondata. Se solo sapesse che in realtà chi desidero è lui, nessun’altro…
Mi alzai di botto, stavo quasi per traballare…sembrava quasi di essere tornata alla prima volta in cui lo vidi. Io una povera ubriaca senza speranze e lui un giovane salvatore di anime impure.
‘Ah…un’ultima cosa…’ Mi girai, le sue parole mi facevano sentire così bene.
‘Ti sai muovere davvero benissimo.’
‘Grazie.’ Dissi d’un botto, mi sembrava naturale anche ringraziarlo per quel complimento che mi fece arrossire. Al solo pensiero che mi avesse vista mentre magari ballavo mi faceva impazzire.
 
Il rientro a casa fu doloroso e frustante, sarei voluta rimanere lì con lui per sempre, magari avrei dovuto baciarlo perché mi mancava da impazzire.
L’unica cosa che mi distrasse in quel momento fu la chiamata di Chase, sembrava quasi piangere dal tono della voce che aveva con me in quel momento.
‘Elise…Chase…’ respirai a fondo, cosa aveva da dirmi su Chase? Perché quell’aria così triste?
‘Si?’ Lo spronai pur di cercare di capire cosa c’entrasse Chase in quella che sarebbe dovuta essere una nostra conversazione.
‘…Ha avuto un incidente…ma non guidava lui…guidava…’ Attaccai prima ancora di sentire altro, CHASE. HA. AVUTO. UN. INCIDENTE? Mi strinsi a forza i pugni, le lacrime sembravano uscire così velocemente, sentivo una perdita così forte. Non riuscivo a controllarmi, dovevo vederlo. Dovevo assicurarmi che stia bene, dovevo essere lì adesso. Non mi spogliai neppure e mi precipitai a correre verso un taxi disponibile in piena notte a Brooklyn, un vero e proprio dramma.
Il mio Chase. Per quanto io potessi odiarlo, io avevo bisogno di lui. Sì, lo avevo ammesso: ho bisogno di quello stronzo. Ho bisogno di lui adesso, domani, per sempre. Al solo pensiero che potesse star male, mi sentivo morire. Non poteva esser vero, non a lui. Non al mio Chase.
Scesi con una fretta probabilmente soprannaturale dal taxi e mi diressi verso la prima entrata di quell’enorme edificio. Avevo sempre odiato quei muri grigi e quella struttura pezzente, chissà quante lacrime, quante perdite nascondeva.
Pronto soccorso, seconda svolta a sinistra. Il viso era completamente bagnato e il mascara iniziò a colare senza controllo. ‘Signorina! Si fermi!’ Evitai le parole completamente inutili in quel momento dell’infermiera e mi precipitai al pronto soccorso. Dov’era? Dove lo avevano portato?
‘Edwards…’ Mi girai di scatto quasi colma di felicità dopo aver sentito le sue parole, la sua voce. Stava bene.
‘Grey?’ Mi asciugai al meglio le lacrime, il mio cuore piangeva di gioia dopo averlo visto in gran forma. Che stupida ero stata.
‘Come mai col fiatone?’
Pensavo stessi morendo, stronzo.
 ‘Ho fatto le scale di corsa, ho saputo dell’incidente ed ero venuta per vedere…’
‘Per vedere Jack? Era alla guida lui e ci ha portato fuori strada. E’ ancora sotto shock.’
‘Sì, per vedere Jack.’ Non avevo ascoltato come erano andati i fatti da Lucas, quindi ringraziai mentalmente Chase per avermi dato una scusa bella e buona.
‘Ah, quindi sei venuta qui solo per lui?’ Annuii e pregai Dio che non si fosse accorto di quell’enorme cazzata.
‘Beh, sì. Ho saputo anche di te, ma vedo che stai bene. Vado da Jack.’
‘Elise…’ Mi girai, cosa voleva ancora?
‘Sai vero che Jack si trova al primo piano almeno?’ Ero completamente rossa come un peperoncino, bella figura davvero.
‘Cos’hai fatto…’ Dissi quasi spaventata quando mi avvicinai a lui e vidi il sopracciglio rotto e il labbro completamente insanguinato.
‘Nulla di grave.’ Disse, seduto su una barella del tutto insanguinato in viso.
Cercai un po’ di stoffa e un detergente che si trovavano proprio all’entrata del pronto soccorso e iniziai a tamponargli lentamente e cautamente le ferite.
 ‘Non c’è ne è bisogno.’ Disse sussultando, gli avevo fatto male con la ferita aperta.
‘Scusa…’ Sentivo i suoi occhi addosso, gli bendai il sopracciglio con una farfallina. Presi un altro pezzo di stoffa e mi avvicinai al labbro: morbido come lo ricordavo, insanguinato e estremamente sexy.
‘Perché fai tutto questo, Elise?’
‘Perché mi va.’ Dissi con tutta la sincerità, con lui mi sembrava tutto così semplice.
‘Grazie.’ Mi disse sorridendomi. Sembrava un vero sorriso, mi si riempì il cuore d’amore per un attimo.
‘Sai cosa mi farebbe guarire adesso?’
‘Cosa?’ Dissi concentrata a tamponare il labbro superiore, non riuscivo a controllare tutto quel sangue…
‘Un tuo bacio.’
Mi prese saldamente per la vita, la cinse in un secondo con le sue mani. Mi era mancato…
‘Baciami adesso.’ Dissi con tutta onestà, non aspettavo altro: un suo bacio. Solo quello e me lo sarei fatta bastare per sempre.
Mi baciò, quel bacio sapeva tanto di sangue, cercavo di baciarlo dolcemente per non fargli del male ma non riuscivo mai a controllarmi per davvero con lui.
‘Puoi baciarmi come si deve? Non mi fai mica del male così…’ Un sorriso a trentadue denti si sporse davanti a me, presi a baciarlo come si deve…mi era mancato per davvero.

 
 
Spazio d’autrice!
Ciao bellezze! Sono ritornata prima del previsto, avete visto? Ve lo avevo promesso, quindi eccomi qui.
Innanzitutto voglio ringraziare tutti per i commenti dello scorso capitolo, grazie a voi ho sempre ispirazione per scrivere!
Scrivere è davvero ciò che amo fare di più, anche se magari non lo faccio in maniera perfetta…abbiate pietà che è la mia prima storia che scrivo!
Beh, vi lascio per adesso mie care lettrici!
Ricordate che vi voglio davvero bene, e non dimenticatevi di me.
Un bacione.
Maria.
   
 
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