My daughter.

Prologo.

 

Non potevo stare in quella casa ancora a lungo, con un ventenne che veniva ubriaco tutte le sere, con l'intenzione di picchiare me e mia figlia, sua figlia.

Quel bastardo non capiva che le poteva far del male.

Dopo l'ennesimo schiaffi non ce la feci più, Ellen era nel suo passeggino che dormiva beata.

«Picchierò anche quella piccola bastarda» disse con sorriso maligno avvicinandosi al passeggino.

Lo presi per la maglia, e lo tirai forte.

«No» urlai, ma non sentì ragione.

Si avvicinò ancora di più, prese la bambina in braccio, quando iniziò a piangere.

«Zitta mocciosa» fece segno di tirarle un ceffone, ma io fui più svelta di lui.

Gli sfilai la bambina dalle mani e corsi fuori casa.

«Non potrai scappare lontano, puttana» mi urlò dall'uscio della porta.

Mentre le mie lacrime scendevano, e mia figlia piangeva, correvo.

Lontano da quel mostro, lontano da tutto.

Dopo venti minuti di corsa, le mie gambe non reggevano più.

Andai al parco che era a pochi passi, e mi sdraiai sulla panchina.

Ellen tramava, ed io insieme a lei. Faceva freddo, ed avevamo solamente un maglione di lana io, ed una tutina lei.

«Va tutto bene amore, va tutto bene» continuavo a dirle.

Aveva solo un anno, ed era piccola, fragile ed indifisa.

Mi feci spazio accanto a lei, e con quel poco calore che avevo in corpo, la coprii.

Mi addormentai, con i denti che battevano per il freddo.

 

Mi svegliai.

Allungai la mano, per sentire se mia figlia era ancora accanto a me, ma tutto ciò che sentii fu una coperta.

Che fosse stato solo un brutto sogno? 

Quando mi alzai scossa, e preoccupata, mi trovai in un'altra stanza, e mia figlia non c'era.

Corsi in piedi, e uscii dalla porta urlando disperatamente il nome di mia figlia.

«Ellen, Ellen» nessuno traccia.

Mi affacciai su un lungo corridoio, e tutto mi parve strano.

Non avevo mai visto quella casa.

Qualcuno uscì da una porta.

«Ehi che succede qui?» era un riccio alto, con i capelli scompigliati, ed un espressione abbastanza addormentata.

«Dove hai messo mia figlia? Dov'è?» gli urlai contro, dandogli pugni sul petto.

«Calma, ci pensa Liam» mi disse.

«Chi? Cosa?» chiesi.

Il riccio urlò il suo amico, Liam, che subito salì le scale.

Quando arrivò sul piano, mi parve di vedere un angelo. Un meraviglioso ragazzo, occhi nocciola, ma profondi. Capelli col ciuffo alzato, ma spettinati. Fisico scolpito, era bellissimo, e quella barbetta lo rendeva anche molto adulto.

«Sai qualcosa di mia figlia? E inanzitutto chi siete? Perché mi avete portata qui? Come vi siete permessi di toccarmi?» cominciai a domandare.

«Tua figlia è in camera che dorme tranquilla sul suo lettone, ti abbiamo presa perché stavi morendo di freddo, e non credo che tu preferivi morire» in effetti aveva ragione.

«Portatemi da mia figlia» Liam mi accompagnò in una camera non troppo lontana, la aprì e la mia piccola biondina dormiva.

«Sei una giovane mamma. Posso chiederti quanti anni hai?» mi chiese.

«Diciannove, ed ho già una figlia» risi.

«Posso sapere il tuo nome?» annuii. «Kimberly» dissi, sorridendogli. 

«Comunque piacere, io sono Liam. Il mio amico di prima è Harry, se vuoi una tazza di latte scendi» mi disse, prima di aprire la porta.

«Liam» si voltò «grazie dell'aiuto» rise e scese le scale, lasciandomi da sola con la mia musa.

 

 

 

Hello!

Ciaaaao a tutti.

Insomma, ho caricato questo prologo.

Che ne pensate?

Il protagonista, come avete ben potuto vedere, è Liam. lol

Eh, vi lascio alle recensioni buona giornata.

 

ps: non so ancora a chi dare il volto di Kimberly. Voi come ve la immaginate?