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Autore: clakis    25/09/2012    1 recensioni
Sapevo di esserci caduta di nuovo. Perchè nonostante cadevo spesso l'ascesa al suolo sembrava sempre più leggera e indolore. L'amore a volte può far male ma amare e non fermarsi è il miglior modo per rendere il mondo un posto sempre migliore. Così scelsi l'opzione migliore forse non feci nemmeno in tempo, il mio cuore aveva già scelto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ho sempre pensato che se lascio aperta la finestra prima o poi entrerà tutto il cielo.

Secondo capitolo- Fatto sta che, chi ti ama rimane. 
 

Parcheggiai il mio liberty bianco lucido accanto una vespa. La scuola sembrava essere deserta. . Era muta come il mio cuore,come la mia mente. Il vento mi scompigliava i capelli che volavano sopra i miei occhi dandomi un fastidio tremendo. Eppure ricordavo che il vento mi piaceva.. pochi mesi prima.
  . . .
«Kristen smettila di correre così veloce ,non riesco a stare al tuo passo!»


«Vedi? E tu che dicevi che ero una frana in bici

«Okay mi stai sfidando. Chi arriva ultimo paga la cena!»


Mi ricordo che avevo corso così tanto che il sudore gocciolava da ogni parte.Lui era davanti a me, il ramato dei suoi capelli che si perdevano in aria e i suoi occhi azzurri si confondevano con le immense distese di campi celesti. Ricordo che alla fine vinsi io perchè mi fece vincere. Dopo 10 minuti di pura corsa ci fermammo stremati. Mi ritrovai il suo volto davanti al mio e il suo profumo che dava di mente mi fece entrare in iperventilazione. Non ricordavo nemmeno il mio nome.

«Ti amo Kristen
Mi
 aveva sussurrato all'orecchio.
Eppure se fosse stato veramente così..




...
Risalii da quel flashback improvviso, mi mancava l'aria e sentivo la bocca asciutta. Ero seduta ancora sul mio motorino e proprio in quel momento mi accorsi dei goccioloni che fuoriuscivano e rigavano il mio volto. Ero tornata con la mente a 4 mesi prima, poco prima che Riccardo mi lasciasse. La mia vita in quei mesi era PERFETTA. Lui era perfetta, NOI eravamo perfetti. Quel Noi che lui aveva buttato da un giorno all'altro. Quel Noi che sapeva di infinito, di qualcosa di impossibile. Eppure lo sapevo,sapevo che le cose belle non durano mai PER SEMPRE. Che il per sempre è solo una grande presa per il CULO. Eppure mi ero lasciata andare, per la prima volta avevo aperto il mio cuore a qualcuno e ne ero uscita disintegrata. Già erano tre mesi che non sentivo nè vedevo il suo volto. Lo amavo ancora? NO. Amavo il suo ricordo, indelebile proprio dentro di me.
Gettai lo sguardo alla massa di ragazzi che entravano dal cancello e fra la folla notai i suoi ricchi biondi. Marco lo riconoscevo tra la folla. Asciugai le lacrime con la felpa, non mi andava  di dare spiegazioni e far preoccupare il mio migliore amico. Quando Marco mi vide mi corse incontro e mi strinse forte. Adesso il mondo aveva preso colori migliori.

«Buongiorno Scema, studiato

«Certo.. che no. Che razza di domande fai?»

«Si come sempre che poi ci prendi 8. Ah brutta raccomandata!»

Accompagnò l'ultima parola con una smorfia teatrale poi il suo viso s'illuminò. Sicuramente si era ricordato qualcosa di importante.


«Sabato dormi a casa mia e anche domenica!Mio padre è fuori città e ho chiesto a mia madre se posso organizzare una festa. Ci sta cazzo ci sta! Portati tutto il necessario e lo zaino per la scuola così lunedì ci andiamo direttamente.»

Il suo viso era di una gioia incontrollabile,per nessun motivo al mondo avrei potuto dire di no.
Amavo i suoi sorrisi e la gioia che emanavano i suoi occhi. Era davvero molto contento.E anche io.

 «
Cavolo certo che ci sto! Ci spariamo fuori!»

Finalmente avevo trovato un motivo in più per sorridere. Il fine settimana era vicino e avrei potuto divertirmi di nuovo, come un tempo..
I miei pensieri furono scossi dal rumore assordante della campanella.


« Dai andiamo in classe, ma dov'è Lorena? SOLITA RITARDATARIA!»

Passai la prime due ore assorta nei miei pensieri. Come facevo a dirgli alla prof che di Renzo non me ne fregava proprio un bel niente! Lui era fortunato, nonostante tutto il caos aveva ancora la sua Lucia.Anche se combatteva per sposarla lei era lì con lui. Aveva una ragione per continuare a sorridere. Io sì, nonostante tutto avevo le mie ragioni. Avevo i miei amici che davano un senso alle mie giornate ma nonostante questo mi sentivo come un vuoto dentro, incolmabile. Come se mi mancasse sempre qualcosa.
Lorena mi faceva segno per farmi rivenire sulla terra, le sorrisi debolmente.La testa mi scoppiava.. e vaffanculo a Riccardo, alla pioggia e soprattutto a te ALESSSANDRO MANZONI!

Alla terza ora venne  il professore di economia aziendale,un uomo alto giovane e bello che passò l'intera ora a scrivere cose sul registro e sulla sua agenda. Così presi le cuffie e la diedi una a Marco, il mio miglior-amico-compagno di banco. Così l'ora volò fra le note di Nesli, Fedez e Marracash.
Così anche la ricrezione suonò. Pioveva ancora e quindi iniziai a girovagare con i miei due amici più fidati. I minuti passavano e così si concluse anche il tempo di svago.
Mi aspettavano due ore di matematica,cercai di non far notare il mio viso sconvolto.

«
Lorena quindi sabato ci sei pure tu?»

Marco era speranzoso, vedevo dai suoi occhi quanto ci teneva alla sua presenza. Aveva uno sguardo da cucciolo.. INNAMORATO. No no, mi sbagliavo. Sicuramente mi stavo facendo un film mentale. Dovevo allontare subito il pensiero. Eppure era fisso lì, sembrava non volermi lasciare.

«  
Posso mancare io  ?»

Lorena gli sorrise e il volto di Marco si illuminò. Mi trovai davanti alla classe e corsi verso il banco con la professoressa di mate che mi guardava con sguardo di rimprovero.Dopo di me entrarono Marco e Lore e il volto di Clara,l'insegnante, fu rosso di rabbia.

« 
La campanella è suonata da un pezzo.» Il suo tono di voce salì di due ottave.
 
«
Prof è colpa mia se ho bisogno di Amplifon?»

Marco voleva mettersi nei guai, menomale che era il suo giorno fortunato. La Clara, come eravamo solito chiamarla tra noi,gli gettò uno sguardo di odio e iniziò a spiegare qualcosa che non capì nemmeno il nome. So solo che mi persi nei miei pensieri contando ogni singola goccia nella finestra. Una dopo l'altra.. fin quando le ore finirono e io sobbalzai dalla sedia. Finalmente quella lunga mattinata era FINITA.

—————————————————————————————————————————————————— Fine secondo capitolo.


  m  





































 

   
 
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