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Autore: IosonoOmbra    25/09/2012    3 recensioni
Vi siete mai chiesti come possa essere stata l'infanzia dell'infido e traditore dio dell'inganno? Avete mai desiderato sbirciare nel passato del potente e superbo dio dei fulmini? E magari, fatemi indovinare, non dispiacerebbe anche sapere cosa sia accaduto a Thor e Loki, una volta tornati ad Asgard dopo il tradimento di Laufeyson. Beh, io so questo e molto altro perciò... non vi resta che leggere...
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Mischievous kid


“La detesto, la detesto, LA DETESTO!”
Loki buttò per terra la piccola sfera che stava facendo levitare da quasi due ore e mezzo.
Quella non appena toccò il suolo si disintegrò in miliardi di pezzetti, quasi che fosse stata d’acqua e non di cristallo.
“Loki, calmati... non c’è bisogno di arrabbiarsi...”
Il ragazzo prese a camminare in lungo e in largo in cima all’obelisco di pietra sul quale ci trovavamo.
“Non mi dovrei arrabbiare secondo te?! Non credo che l’avrei mai detto ma Freya è davvero la peggiore insegnante che io abbia mai incontrato! È proprio vero che non si deve giudicare un guerriero dall’armatura... la prima impressione che mi ero fatto su di lei era completamente sbagliata!” emise un verso frustrato, e continuò a borbottare fra sé.
Io lo guardavo, disperata, senza riuscire a trovare le parole giuste per calmarlo. Del resto è davvero difficile per me anche solo rivolgergli la parola.
Come può la mia timidezza reggere il confronto di quella sua tagliente lingua argentina?
Credevo che sarebbe stato tutto molto più semplice, ma a quanto pare le profezie del Fato tralasciano molti dettagli importanti.
“Loki, cerca di vedere il lato positivo... non è tanto male quassù...”
Mi guardai intorno indicandogli il cielo che esplodeva di stelle, e in cui si animavano esseri evanescenti dalle non ben precisate fattezze.
Quando riabbassai lo sguardo quello di Loki era puntato su di me, sul suo viso un’espressione di paziente ira. Si sedette di fronte a me senza perdere il contatto visivo e io non riuscii a trattenermi dal sobbalzare, a causa di quella vicinanza.
Oggi giorno di più mi sorprendeva la naturalezza con cui si comportava Loki, come se sapesse sempre cosa fare, dire, e quali fossero i giusti tasti da toccare in chiunque. Mi ritrovai a chiedermi se questo innato approccio diretto fosse proprio solo di Loki, o in generale di tutti i figli di Odino.
Sta di fatto che Loki fissò il suo sguardo nel mio, rimase in silenzio per un attimo e poi alzò un sopracciglio dicendo:
“Siamo bloccati sopra un obelisco alto centinaia di metri, nessuno sa che siamo qui oltre a Freya, sono passate quasi tre ore, e non abbiamo nulla da fare... ora dimmi per quale ragionevole motivo tu dici che ci sono lati positivi in questa faccenda.”
La sua espressione seria e indagatrice mi impedì qualsiasi possibilità di risposta.
Allora, consapevole che il mio viso stava andando a fuoco già da vari minuti, e che sicuramente Loki se ne era accorto, dato che a lui non sfuggiva mai niente, mi coprii il viso con le mani e mi appallottolai a guscio, e gli chiesi scusa, dicendo che aveva ragione lui su tutto.
Quando sbirciai di nuovo attraverso il mio scudo di dita, l’espressione sul viso di Loki era cambiata, ora sembrava sorpreso, ma non quel genere di sorpreso che un attimo dopo si trasforma in rabbia ferina. Era piuttosto quel genere di reazione che ti prende in contropiede, ecco.
Loki quindi mi scompigliò i capelli, e con un sorriso disse:
“Sei sempre troppo buona, Sigyn.”
Detto questo si alzò in piedi e sospirò.
Ripensai ai mesi trascorsi insieme, da quando Loki aveva chiesto a Freya di diventare suo discepolo, e mi accorsi che in effetti aveva tutti i motivi di questo mondo per essere in collera con la dea. Le lezioni del nostro precettore infatti potevano apparire ad un primo sguardo non solo inutili, ma anche tremendamente noiose. Quando la dea non ci relegava in qualche angolo sperduto dell’universo, ad esercitarci per un tempo infinito, allora si dilungava in lunghi e spossanti lezioni in cui non faceva altro che parlare e parlare soltanto. Loki cercava di mantenere il più possibile il controllo, ma ormai riuscivo a cogliere segni di impazienza in qualsiasi suo gesto o espressione: da come corrugava leggermente la fronte, o da come il suo sguardo si faceva sempre più... nero. O ancora come quando si portava una delle ciocche dei suoi capelli corvini d’avanti al viso, e ci giocherellava, distogliendo lo sguardo.
Loki ogni volta protestava, cercava qualsiasi mezzo di dialogo per convincere la dea ad insegnargli quella che lui diceva essere la “vera” magia. Ma nulla sembrava smuovere gli intenti di Freya, che invece sembrava avere tutta una sua concezione dei tempi di insegnamento.
“Loki Odinson, devi essere paziente. Solo grazie a ciò che io ti insegnerò potrai raggiungere gradualmente e nel giusto modo la conoscenza dell’Antica Arte.” Disse un giorno ad un Loki più innervosito del solito.
“Non voglio essere paziente! Voglio imparare! E so di poterlo fare... l’unico problema sei tu. Anzi tutti coloro che mi ostacolano!”
Di conseguenza il piccolo principe aveva cominciato sempre di più a detestare Freya, e cercava in ogni modo di disubbidirgli o di farla innervosire. Una delle cose che infatti più lo aveva meravigliato della sua nuova insegnante era il fatto che la dea dell’amore fosse imperturbabile.
Vedevo Loki escogitare trucchi, con la poca magia che aveva imparato, per far inciampare la dea, rovinarle le vesti, o anche solo spettinarla, il vero obiettivo di quei dispetti era in realtà farle perdere quell’atteggiamento da sfinge egizia, che lui proprio non sopportava.
Proprio come se la dea avesse sentito i miei pensieri, comparve improvvisamente in cima all’obelisco.
“Avete terminato l’allenamento?”
Loki non gli diede neppure il tempo di dire altro che le si avventò addosso, rimanendo comunque a distanza di sicurezza.
“Si sta prendendo gioco di noi, per caso?! Perché io non mi sto divertendo.”
“Chi è succube degli scherzi altrui di solito non si diverte mai...”
A quell’affermazione mi sembrò di vedere Loki ribollire, e pregai gli dei di tutto il Valhalla che per una volta frenasse la sua lingua aguzza.
“Non c’è bisogno di perdere il controllo, Odinson. So perfettamente cosa stai pensando adesso. Credi che i miei insegnamenti non servano a nulla, ho ragione?”
In risposta Loki si limitò a guardarla intensamente e con astio.
La dea sospirò.
“Voi figli del grande padre non avete pazienza, credo che sia uno dei vostri peggiori difetti. Anche Thor è come te...”
“Io voglio solo imparare la magia... e se tu non vorrai insegnarmela allora la imparerò da solo!”
Fece per andarsene, anche se io mi chiesi dove mai sarebbe potuto andare, dato che ci trovavamo ancora in cima all’obelisco.
“La magia, come la chiami tu, è qualcosa che necessita di infinita pazienza... Il tuo spirito dev’essere pronto a piegarsi ad essa, senza spezzarsi. Il tuo cuore deve sopportare, irrobustirsi poco alla volta, altrimenti si strapperà, e la follia invaderà la tua mente prima dei tempi. I tuoi sensi devo crescere assieme alla forza della tua ragione.”
Odinson si girò e gli saettò uno sguardo simile ad un serpente velenoso.
“Belle parole, sibilline, affascinanti, ma tu non mi hai mai insegnato nulla di tutto questo!”
Freya sorrise, con una nota di ironia, e quell’espressione gioiosa mise ancora più in agitazione Loki, che però questa volta parve controllarsi.
“Stai già imparando... e forse lo hai capito anche tu, Loki, a causa del dolore...” disse la dea, in un sussurro appena percettibile.
Poi parve riscuotersi e con un leggero cenno della mano disse:
“Questa lezione è finita, tornate a casa.”
Detto questo l’obelisco scomparve, come spazzato da un vento impetuoso, e ci ritrovammo entrambi alla radura.
Loki mi dava le spalle, e non riuscivo bene a distinguere la sua espressione, tuttavia vedevo fin troppo bene i muscoli della sua schiena irrigiditi, i pugni chiusi e quasi esangui, e compresi che non gli era piaciuto per niente l’atteggiamento di poco prima con la dea.
Poi successe qualcosa che mi meravigliò non poco: Loki sospirò, e si rilassò; si voltò verso di me, e con uno sguardo leggermente velato dalla rabbia di poco prima accennò un sorriso.
“Andiamo?”
Arrossii, non riuscii a trattenermi dal farlo, e risposi:
“S-Sì!”
 
Corremmo fino in città, senza una meta precisa; era evidente che Loki volesse semplicemente allontanarsi dal bosco e distrarsi un po’.
Attraversammo perciò le mura della città e ci inoltrammo tra vicoli e strade, che per me erano ancora sconosciute. Era vero che ormai frequentavo Loki da quasi due anni e mezzo, ma non riuscivo mai ad orientarmi attraverso quell’intrico di vie come invece sapeva fare Loki, la sua memoria fotografia era straordinaria, così come la sua intelligenza. Stavo riflettendo sulle ultime parole della dea, ossia perché avesse detto che Loki stava già imparando, anche se a caro prezzo, quando il giovane figlio di Odino si voltò verso di me.
Il suo sguardo si tinse di un silenzioso divertimento, come se si stesse pregustando qualcosa di davvero eccitante.
“Loki?”
Lui aspettò un attimo, come un grande oratore, riempiendomi il cuore di curiosità, poi sul suo viso si aprì un ghigno degno del più elegante demone degli inferi e sussurrò:
“Vieni, Sigyn, andiamo a fare qualche cattiveria...”
Per un attimo soltanto pensai che le Norne si fossero rimbambite del tutto, come potevo stare al fianco di quel concentrato malefico e affascinante di dio per tutta la vita? Anzi, fino al compimento del Ragnarock?! Sospirai, buttando fuori parte dell’imbarazzo.
Piccolo cuore mio, ti prego, resisti.
 Ero ancora piccola, e sprovveduta, ma se devo essere onesta Loki si era già appropriato del mio cuore, e anche con una certa prepotenza devo dire. A quei tempi naturalmente non lo sapevo, e lo compresi solo quando mi trovai nella possibilità di scegliere... ma questa è un’altra storia.
Quel giorno Loki mi trascinò con sé in una dei suoi soliti vagabondaggi vendicativi; era il suo modo per sfogare i nervi e le frustrazioni, di cui tuttavia ancora non avevo trovato l’esatta origine.
Ci posizionammo addossati al muro di un palazzo, nascosti in uno stretto vicolo, poco trafficato. A Loki brillavano gli occhi, e ridacchiava incessantemente, senza riuscire a trattenersi dal farlo.
“Stai a vedere!” mi bisbigliò, eccitato.
Io lo osservai senza parole salire con un agilità disumana su per il muro, arrampicandosi su qualsiasi sporgenza, terrazzo, vaso di fiori, infilando le dita nelle crepe del muro.
“Quando hai imparato a...”
Loki mi rivolse uno sguardo superbo, mentre continuava a salire indisturbato, con la stessa naturalezza che avrebbe un asgardiano a sfoderare l’arma, o alzare il boccale di idromele.
“Thor ha il cervello e il senso pratico di una gallina, ma è forte, molto forte... io ancora sono troppo piccolo ma in compenso ho qualcos’altro, sono agile...”
E come per confermare la sua affermazione saltò come un gatto sull’ultima terrazza in cima, senza fare il minimo rumore.
Era quasi a quindici metri di altezza, e al solo pensiero di trovarmi lassù fui colta da improvvisi capogiri, ma Loki continuava a sorridere divertito.
Quindi si calò sul terrazzo di quell’appartamento e si accostò al muro dell’edificio.
Mi sembrò di vederlo sussurrare alcune parole magiche, forse lette da qualche libro di magia incautamente lasciato alle grinfie del giovane Odinson.
La finestra scattò e si aprì, e mi sembrò di sentire delle voci, e dei rumori sommessi.
Loki prese a sussurrare qualcosa, ma ero troppo lontana per capire cosa stesse dicendo, così scelsi di utilizzare un piccolo incantesimo per aumentare il mio udito, era un gioco da bambini che però tornava spesso e volentieri utile.
Dopo un momento di stabilizzazione sentii Loki bisbigliare:
“...la debolezza del cuore. La moglie tradita rivelerà la vera natura porcina dell’uomo cui è stata legata dal sacro legame. Tu, infido, che hai ceduto alla debolezza del cuore. Rivela i tuoi peccati.”
In quel momento dovetti interrompere il collegamento perché per poco non mi sfondò i timpani la voce di una donna che gridava isterica.
Vidi un’ascia spaccare la finestra e per un momento temetti che Loki venisse travolto da tanta furia, ma il piccolo dio rideva ormai senza controllo.
L’ascia si conficcò a terra e la voce della donna esplose:
“Maledetto! Sei un porco! Traditore, trova il coraggio di ripetermelo! Chi è la meretrice che ti sei trovato come mia sostituta?!”
Altri rumori di piatti andati in frantumi, e di urla. Poi qualcuno che si precipitava giù dalle scale, imprecando tra i denti, ed infine un uomo dall’aria sconvolta, e spaurita aprire di scatto l’ingresso e fuggire in strada.
La donna si affacciò al terrazzo e continuò ad urlargli dietro, tirandogli addosso armi, e pezzi di quella che sembrava essere un’armatura; infine dalla finestra volò anche lo scudo, che sfiorò la testa dell’uomo e lo mancò per un soffio.
Loki intanto era sceso un terrazzo più in basso, e la sua incredibile agilità ora era divenuta molto più goffa e impacciata a causa delle risa incontenibili che gli facevano mancare il fiato.
Quando finalmente tornò con i piedi per terra tirai un sospiro di sollievo.
Mi guardò con occhi inondati dalle lacrime, e poi sorridendo mi afferrò la mano e disse:
“Sbrigati, Sif, dobbiamo andarcene di qui! O potremmo passare dei guai!”
Ci scaraventammo in strada, in mezzo alla gente, come se dietro le nostre spalle avessimo dei Pentapalmi affamati.
“Loki! Ma cosa hai combinato?!”
“Io? Cosa ti fa pensare che io abbia fatto qualcosa?”
“Ti ho visto sussurrare una specie di incantesimo, dove hai imparato queste cose?”
Odinson mi lanciò uno sguardo fugace.
“Non importa dove le abbia imparate... ma non ho fatto nulla di male. Era da tempo che quell’uomo voleva rivelare a sua moglie il suo atto di tradimento. La rispettava abbastanza da ammettere che le doveva la verità, ma era un vigliacco... io ho solo accorciato i tempi.”
Abbassai lo sguardo, e poi sussurrai:
“Mi fido di te...”
Ed era vero.
Oggi come allora, mi sono sempre fidata del dio delle malefatte, anche se dicevo di non farlo.
Ho sempre saputo che ogni sua scelta era giusta.
Questo naturalmente non proprio nel senso del termine, non “giusta” in senso assoluto, non giusta di fronte ad una corte asgardiana piena di sguardi accusatori, ma “giusta” per lui e per quel suo cuore che non ha mai rinnegato.
Questa è una delle sue più grandi virtù, il fatto di aver sempre seguito il suo cuore; di voler essere se stesso a tutti i costi.
 
Corremmo a perdi fiato attraverso Asgard, e ci nascondemmo tra la gente del mercato.
Quello dopotutto era il parco giochi di Loki.
Ingannare i negozianti era fin troppo facile, dotati com’erano della famosa scarsa memoria degli asgardiani spesso e volentieri si dimenticavano che Loki si presentava ad intervalli regolari presso i loro chioschi per ingannarli e “giocare” con loro.
Un'altra delle vittime predilette del giovane dio delle malefatte erano le fanciulle asgardiane, bellissime creature dai capelli morbidi che profumano di latte.
Le giovani Aesir portavano sempre delle vesti lunghe e drappeggiate, ad indicare il loro stato di libertà sentimentale. Gli uomini le guardavano come se fossero succulenti banchetti, ma non osavano mai fare commenti sconci, né tantomeno allungare la mano, se volevano ancora mantenere il proprio onore e dignità di fronte a tutta Asgard.
Loki invece non si faceva tutti questi problemi, e con disinvoltura intrufolava le mani tra le vesti delle Aesir, e senza che queste si accorgessero di nulla, legava un pezzo di stoffa alla cintura del guerriero che le stava accanto.
Appena questi si allontanavano, magari in direzioni opposte, la veste della poveretta si sfilava con una facilità disarmante, lasciandola mezza nuda tra la folla.
Allora quasi sempre la giovane Aesir gridava, e poi tirava fuori il pugnale dal suo nascondiglio, per saltare addosso al suo presunto aggressore.
Le donne di Asgard potranno anche sembrare docili e mansuete padrone di casa, ma sono allenate all’arte della guerra tanto quanto gli uomini. L’unica differenza è che di solito queste prediligono armi bianche, sottili e affilate, che facilmente possono essere nascoste sotto la veste.
Quel giorno Loki sembrava più dispettoso del solito, legò in serie le vesti di cinque donne, ad altrettanti uomini, poi ci arrampicammo di corsa su di un muricciolo di pietra poco distante, per goderci la scena.
Le vesti si sciolsero o si strapparono quasi in contemporanea.
Una delle giovani Aesir scelte portava anche una cesta piena di mele rosse, che rotolò al suolo in una cascata di rossi pomi maturi.
Fu immediatamente il caos. Le giovani urlarono, e arrossirono come le più pudiche sacerdotesse di un tempio. Poi sul viso di alcune di loro si infiammò una rabbia degna di Hel. Altre si avventarono senza preavviso, con le armi sguainate sui loro assalitori, tagliando cotte e maglie di pelle, e graffiando i loro visi stupefatti.
Ogni asgardiano sa che una donna non dev’essere sfiorata neppure da un onda del mare, di conseguenza sguainare l’arma e rispondere all’attacco era impensabile.
Gli asgardiani non facevano che indietreggiare, e scambiarsi sguardi spauriti.
Loki se la rideva come un matto, sghignazzando fino alle lacrime, guardando i volti paonazzi di rabbia delle giovani, e quelli ugualmente rossi, ma per l’imbarazzo, dei guerrieri coinvolti.
Ad un certo punto Loki decise che ne aveva abbastanza, lo scontro tra donne e uomini poteva durare veramente a lungo, almeno fino a quando le incomprensioni non venivano spiegate, perciò scese dal muretto e si diresse in mezzo alla battaglia. Odinson schivava con abilità guerrieri che cadevano al suolo come orsi di molti quintali, e i pericolosi fendenti delle Aesir. Quindi raggiunse il centro della piazza, e rubò due delle mele che la donna aveva fatto precedentemente cadere.
Io feci un giro più lungo, per evitare di finire in mezzo allo scontro, e infine lo raggiunsi.
Loki lucidò una mela, strofinandola sulle vesti, e me la porse.
“Non è stato magnifico?”
La sua espressione serena mi sciolse il cuore, e non ebbi la forza di rimproverarlo di nulla.
Restituii il sorriso, ed evitai di rispondere dando un bel morso al succoso frutto che tenevo tra le mani.
 
“Loki, cosa...?”
Il principe mi fece cenno di fare silenzio.
Mi ammutolii all’istante.
Stavamo camminando attraverso uno stretto passaggio, una galleria di pietra abbastanza larga da poter restare fianco a fianco, piegati nel tentativo di non sbattere la testa contro il soffitto fin troppo basso.
Era una via segreta quella che mi stava mostrando Loki, almeno secondo le sue parole, ma oltre a questo non aveva voluto dirmi nulla sulla nostra direzione.
La galleria era completamente buia, ed era rischiarata solo da delle strette lame di luce che filtravano attraverso crepe sul soffitto, non avevo la minima idea di dove stessimo andando.
Infine giungemmo ad una specie di rampa di scale. Proseguimmo silenziosi, mano nella mano per non perderci, o molto più probabilmente per non farmi perdere.
Dopo molti svincoli e stradine tortuose arrivammo a quello che sembrava essere un vicolo cieco.
Un pipistrello si staccò dal soffitto e ci svolazzò attorno, pericolosamente vicino ai miei capelli, io urlai, o almeno quella era l’intenzione; in realtà Loki fu previdente e mi tappò la bocca con una mano, soffocandomi la voce in gola.
“Sigyn, ti ho detto di non fare rumore.”
“Scusa... ma dove stiamo andando?”
Loki si guardò attorno, come se si accertasse che nessuno lo stesse spiando.
Poi sorrise e si avvicinò alla parete della galleria.
Toccò il muro e spostò quello che si rivelò essere un pannello sapientemente nascosto.
Appena l’apertura fu scoperta, e io mi avvinai, nonostante fossi accecata dalla luce, sentii subito delle voci.
Ci avvicinammo all’apertura e insieme vi guardammo attraverso.
“Ma siamo... siamo...!”
“Nell’arena da battaglia, proprio quella, sì.”
Attraverso la fenditura riuscivo a vedere abbastanza distintamente l’ambiente che si apriva fuori di quel passaggio segreto. Era una grande arena polverosa, dalla terra rossa e friabile. Un ricco spalto di seggi abbracciava quello che sarebbe stato il campo da battaglia. Era bellissimo, monumentale, grazie ai preziosi fregi di cui era adornato, ed emanava quella grezza bellezza che trasmette un coraggioso guerriero asgardiano.
Lanciai uno sguardo a Loki e mi accorsi che aveva un’aria persa, assente.
“Siamo troppo lontani, da quaggiù non riusciremo mai a vederlo.”
Si rialzò e mi fece segno di seguirlo.
“Vedere chi?”
“Mio fratello, naturalmente... a quest’ora si allena sempre qui all’arena. Sarà uno spettacolo divertente.”
Svicolammo attraverso altre gallerie fino a quando compresi che ci trovavamo sotto li spalti dell’arena. In fine giungemmo ad una piccola scalinata.
La percorremmo di corsa, e aprimmo una piccola botola.
Ci ritrovammo all’istante su uno degli spalti più bassi dell’arena. Molto vicini ad un gruppo di persone di cui notai la presenza solo allora.
Erano un gruppo non ben precisato di ragazzi, forse una quindicina, e un insegnante muscoloso e pieno di cicatrici, che si allenavano sull’arena.
Non era permesso entrare nell’arena ai ragazzi che non avessero compiuto almeno dieci anni, e di conseguenza era una grande emozione trovarsi lì, senza che tuttavia ci fosse permesso. Ma non era solo per osservare i ragazzi più grandi allenarsi con spade, archi, e asce da guerra il motivo per cui Loki mi aveva portato in quel posto, era evidente da come il suo sguardo analitico correva sui presenti, come quello di un falco predatore.
“Eccolo! Lo vedi?!”
Mi indicò un angolo dell’arena, dove si trovano un gruppo di ragazzi.
“Chi dovrei vedere?”
Ma non ottenni nessuna risposta dal piccolo principe, essendo già tutta la sua attenzione stata rapita da quel misterioso qualcuno in questione.
“Combatterà! Assisteremo ad un combattimento, Sigyn!”
Cercai di capire a chi si stesse riferendo, e alla fine lo vidi: suo fratello.
Sembrerà incredibile ma io non avevo mai incontrato Thor, nonostante io trascorressi quasi tutti i giorni assieme a Loki.
Di solito ci incontravamo per le lezioni con Freya, oppure per vagabondare in giro per la città per fare qualche scherzo, ma conoscevo il primogenito di Odino solo per fama.
Si trovava nel mezzo dell’arena, con un cotta di maglia addosso, i capelli biondi sciolti al vento, e la spada in mano. La prima cosa che mi venne in mente, guardandolo, fu che aveva un’aria davvero presuntuosa. Mentre la seconda cosa che pensai era che i due fratelli non si somigliavano per niente. Entrambi dotati di una bellezza fuori del comune, Thor ricordava i classici canoni di un guerriero Aesir. Nonostante la giovane età era molto alto, abbastanza muscoloso, e il suo sguardo ricordava quello di un vichingo trepidante prima di affrontare uno scontro mortale.
La pelle abbronzata, la folta chioma, la piega della mascella, tutto di lui gridava a gran voce di essere un Asgardiano.
Guardai Loki e mi resi conto che sembravano essere il sole e la luna.
Quest’ultimo infatti aveva i capelli corvini, più neri dell’antro di Hel, sottili e morbidi, quasi fossero fatti di seta pregiata.
Alcuni ciuffi bizzosi gli ricadevano davanti al viso, risaltando ancora di più su quella pelle il cui candore risaltava anche in mezzo alla neve.
Il taglio degli occhi era deciso, e leggermente triste, incorniciati da una corona di ciglia nere, che facevano brillare quel paio di occhi smeraldini.
Mi sfuggii un sospiro quando mi concessi di seguire con gli occhi la piega morbida del viso, e quindi il collo esile ma resistente.
Thor cresceva forte e vigoroso? Il fisico di Loki invece si tendeva come un nervo. Era alto quasi quanto suo fratello, ma era evidente che doveva crescere ancora.
La sua corporatura si rivelava essere flessuosa, e armoniosa; le gambe sottili erano lunghe ed eleganti, le mani affusolate erano grandi e raffinate. L’unica cosa che in entrambi i fratelli sembrava rilucere era quella scintilla. Quel guizzo di luce che brillava nei loro sguardi.
Thor era un promettente guerriero, forte nel cuore e nel corpo, pronto a dare tutto per gli amici, la famiglia e per Asgard; Loki invece era dotato di una mente brillante e geniale, di una bellezza magnetica, e di innate capacità magiche.
Questi sono i figli di Odino... mi ritrovai a pensare, trattenendo il respiro, emozionata di fronte a due futuri giganti.
 
Lo scontro cui faceva riferimento le parole pronunciate da Loki neppure un attimo fa riguardava proprio suo fratello, e un’altra ragazza che era stata sfidata proprio dal piccolo dio del tuono.
“Forza, Sif! Fammi vedere quello che sai fare!” gridò Thor, con aria arrogante.
La ragazza mostrò un sorriso storto, e fece roteare la spada dicendo:
“Odinson! Sei sempre troppo sicuro di te stesso. Sarà la tua rovina...”
“Speri di battermi, Sif?”
“Non lo spero. So che ti batterò, principessina!”
Detto questo Thor si avventò sulla bionda guerriera, forse offeso per quella affermazione.
Il primo fendente fu sferrato con una foga animalesca, che in un primo momento lasciò Sif spiazzata, ma che tuttavia schivò con prontezza.
Io mi coprii gli occhi con le mani, sbirciando di tanto in tanto tra le dita, spaventata da tantaviolenza.
Loki invece riusciva a mala pena a trattenersi dall’esclamare meravigliato di fronte ad affondi e parate.
Sif si riprese velocemente dall’attacco del suo avversario, e con un fendente fulmineo graffiò la guancia del principe.
Thor allora allontanò il colpo di spada con lo scudo, che a dir la verità mi sembrava molto più pesante di quanto potesse sostenerlo, e si allontanò ansimante dal centro della battaglia.
“Già stanco? Figlio di Odino?”
“Ho appena cominciato...”
“Allora mostrami quello che sai fare, arrogante!”
Questa volta il principe non si fece lasciare impressionare, e avanzò con più cautela, occhieggiando i passi e le finte di Sif.
La bella guerriera attaccò per prima, e Thor schivandolo all’ultimo momento colpì con il dorso della spada la spalla di Sif.
“Questo non è il posto per una fanciulla delicata come te!”
“Senti chi parla, razza di arrogante narcisista! Scommetto che tieni più ai tuoi capelli che al filo della tua lama!”
“Per gli dei, questo non è vero! Ritira subito quello che hai detto se ti è cara la vita!”
“Non lo farò fino a quando sarò viva!”
“Allora ti trapasserò da parte a parte con la mia spada!”
E continuarono a lungo a battibeccare, alternando ad ogni affondo una battuta.
“Maledetta... come si permette di parlare in questo modo al grande figlio di Odino?! Thor, ti prego... sconfiggila!” sussurrò il giovane Odinson.
Vedevo chiaramente quanto Loki fremesse dal suo nascondiglio, con gli occhi una luce che può avere soltanto un fratello innamorato.
“Loki calmati, altrimenti ci farai scoprire...!”
“Lo so, lo so... ma non sai quanto darei per poter uscire fuori di qui e gridargli di mettercela tutta. Mio fratello non può essere sconfitto, è il più forte di tutti gli Asgardiani! Forse anche più forte di nostro padre!”
Ripensai alla profezia, ed il mio cuore si colmò di tristezza.
Sapevo bene in che condizioni si sarebbe ridotto quel rapporto idilliaco tra i due fratelli, ma non potevo non sperare che Norne si fossero sbagliate.
“Loki... tu vuoi molto bene a Thor, non è vero?”
“Cosa? A quel testone, ottuso e tronfio di fratello che mi ritrovo?”
Mi lanciò un’occhiataccia, e per un momento pensai che avessi sbagliato a chiederglielo, ma il suo volto si rasserenò in un istante, e il suo sguardo si sciolse di affetto.
“Come non potrei volergli bene?! Dopotutto è... è... è Thor!”
Già... e questo ti bastava una volta.
Lo amavi solo perché era tuo fratello, perché era Thor.
Ma... Loki, se solo ora ti ripetessi la stessa domanda, probabilmente mi risponderesti, con quello sguardo crudele ricolmo di follia, che tanto mi spaventa, che non c’è possibilità che tu possa ancora provare qualcosa nei suoi confronti. Mi urleresti in faccia, completamente fuori di te, che se anche provassi ancora un briciolo di affetto nei confronti di quello che credeva essere suo fratello, lui non lo meriterebbe.
E poi continueresti ad imprecare contro il cielo, maledicendo tutti gli dei, perché il Fato è crudele, e ha voluto che la tua vita fosse un atroce danza ricolma di ingiustizie.
Eppure mentre urleresti, scoccandomi occhiate assassine, vedrei i tuoi occhi luccicare, e la tua gola sforzarsi per ingoiare lacrime più amare della terra.
Perché il cuore ti fa male, non è vero?
Ti fa male come se qualcuno te lo stesse bruciando dall’interno.
Sai Loki, forse non lo sai, ma non è l’odio a farti soffrire così tanto... e non è neppure la rabbia.
È l’amore... l’amore brucia più di qualsiasi altro tormento.
Ma a quei tempi vivevi spensierato, o quasi, e i tuoi sentimenti per Thor erano puri ed incontaminati.
Loki squittì ed io riportai l’attenzione sull’arena.
In quel momento Sif stava per sferrare un fendente che avrebbe inevitabilmente colpito il principe, non c’era modo che potesse evitarlo.
Loki serrò gli occhi e strinse i pugni.
“NO!”
Fu questione di un attimo, la giovane guerriera perse l’equilibrio e cadde all’indietro, sbilanciando il colpo che per fortuna non colpì Thor.
“Cosa diavolo è stato?!”
La ragazza sembrava spaventata, e io compresi immediatamente che Loki era intervenuto per proteggere il fratello.
“Se non riesci neppure a tenerti in piedi, come pensi di sconfiggermi, Sif?”
“Ma... ma... non sono stata io! Qualcuno... qualcosa... mi ha fatto cadere!”
“È una scusa piuttosto misera, non ti sembra Sif? Beh, dai, è impossibile sconfiggere il figlio di Odino in combattimento... ma potrai sempre riprovare.”
Sif continuava a scrutare tra gli spalti, ma noi ce la stavamo già defilando a grande velocità. Loki aveva gridato, e sembrava che nessuno se ne fosse accorto, tranne proprio Sif.
“Loki... ho un orribile presentimento...!”
“Zitta, e cammina!”
 
Ci fermammo in riva al canale dell’acqua che attraversava Asgard, una specie di fiume il cui letto era formato da mosaici di raffinata bellezza.
Ci stendemmo ansimanti, sia per la paura di essere scoperti, sia per l’affanno creato dalla nostra fuga rocambolesca.
“Dici che ci ha visti?” gemetti.
“No, non lo ha fatto... ho almeno credo...”
“Quella Sif... è davvero forte... per poco non colpiva tuo fratello.”
Loki fissò il cielo, e vi perse dentro il suo sguardo allarmato.
“È una persona orribile...”
“Chi?”
“Sif! Finge di essere un’amica preziosa, ma cerca in ogni modo di allontanare Thor da me, e io non posso fare nulla per impedirglielo. Mi detesta, e non solo lei...”
“Loki... che vuoi dire?”
Quegli occhi smeraldini si voltarono verso di me, piegò leggermente il viso e alcune ciocche corvine gli caddero morbide sulla fronte.
“Non te ne sei mai accorta? Sigyn...”
I suo sguardo sembrava cercare di cogliere attraverso la mia espressione confusa se ero veramente ignara di tutto.
Poi un sorriso amaro si allargò sul suo viso di bambino.
“già... troppo buona...” disse a fior di labbra, con gli occhi persi, parlando più a se stesso che a me. Quindi si alzò in piedi e mi fece cenno di seguirlo.
Attraversammo Asgard a piedi, camminando fianco a fianco, lentamente, come se facessimo una tranquilla passeggiata.
“Ora che mi ci fai pensare... quando andiamo in giro guardi solo me, come se tutta la tua attenzione si focalizzasse sul mio viso. Ecco come si spiega il fatto che tu non te ne sia mai accorta. Ora, fa’ attenzione...”
“A cosa devo fare attenzione, Loki?”
“Alla gente...” allungò il passo e mi precedette.
Non capivo a cosa si stesse riferendo, ma feci come voleva.
La gente in un primo momento sembrava quasi non notare la nostra presenza, tanto erano affollate quelle strade.
Percorremmo la via principale, con passo leggero, come di chi passeggia senza avere una meta ben precisa in mente, ma lo fa semplicemente per ascoltare i raggi del sole riscaldargli la pelle, e il vento spettinargli amorevolmente i capelli.
Arrivammo ad una piccola piazza, al cui centro troneggiava una fontana slanciata, di un metallo bronzeo, che si arrotolava su se stessa come un serpente in agonia.
Alcune donne parlavano con un gruppo di uomini, rivolgendo loro sorrisi amichevoli e gentili.
Accadde in un istante.
Un mutamento talmente drastico ed innaturale da lasciarmi sconvolta.
Il gruppo di Aesir si accorse di noi, il loro sguardo cadde su Loki, e il loro sorriso scomparve subitaneo come la luce di una candela in una tormenta di neve.
Cercarono di ritrovare il buon umore, tornando alle precedenti conversazioni, ma la loro attenzione era ormai catturata dal piccolo principe, e le loro espressioni cominciarono a diventare sempre più fredde, intolleranti... rabbiose.
Pensai di essermelo sognato, così distolsi lo sguardo e puntai la mia attenzione altrove.
La via era molto trafficata e qualcuno, abbassando lo sguardo, riusciva anche a notarci. Con crescente stato di inquietudine vidi qualcosa di strano sul viso di quella donna al banco del fabbro, così come nell’atteggiamento dell’uomo che stava valutando la pesantezza di una lama dalla pregevole fattura, e nei gesti di quella madre che accompagnava la sua prole a scuola; lo stesso nello sguardo del ragazzino che giocava a palla con sua sorella, e anche nella reazione delle giovani Aesir che civettavano allegramente tra di loro, e infine sul viso di tutti coloro che si accorsero di Loki.
Sul viso di tutti loro vidi la spensieratezza tramutarsi in paura o disagio, in odio, o profonda repulsione.
I loro sguardi si colmavano di nausea, paura, orrore istintivo, primordiale.
In un attimo sentii anche sulle mie spalle il peso di tutto quell’odio, e tremai al pensiero di come dovesse sentirsi Loki.
 “...cosa...”
“Ti stai chiedendo perché tutti mi guardino in quel modo, non è vero? Con quella rabbia ceca e furiosa, con quell’astio mal celatamente nascosto. Quale sarebbe la giusta definizione... fammi pensare... ah, sì: Come se fossi un mostro in sembianza di bambino che mangerà i cuori della loro prole.”
Le sue parole avevano risuonato vibranti come ghiaccio tintinnante.
La sua voce non tradì neppure un briciolo di emozione, ed anzi era asettica e monotona.
“In realtà non so neanche io il motivo. Ho cominciato a notarlo molto prima dei miei scherzi, e delle mie beffe. Molto prima che potessi anche solo pensare di essere io la causa di quella rabbia.”
“Stai già imparando... e forse lo hai capito anche tu, Loki, a causa del dolore...”
Da quanto tempo la gente lo guardava in quel modo? Ma soprattutto.... perché?!
In realtà con il senno di poi, è molto facile comprenderne il motivo.
Il sangue attaccabrighe degli Aesir ribolliva come un calderone sul fuoco alla vista di quello che sarebbe dovuto essere il loro nemico naturale, ossia di fronte ad uno Jotun.
Loki non poteva saperlo. In realtà... non avrebbe mai dovuto saperlo.
Questa fu la goccia che fece rovesciare il vaso della sua pazzia.
Tutte le cose che non era riuscito a capire della propria vita, si risolvevano in quell’unico tassello mancante. La sua esistenza era come un enorme puzzle in cui mancava soltanto il pezzo centrale, quello più importante, senza il quale non si poteva dare senso a tutto il resto. E quando la verità si è incastrata in quel modo così crudele e perfetto, come uno stiletto affilato in mezzo al cuore, le peggiori paure di Loki sono divenute realtà. Si è convinto del fatto che tutta la sua vita fosse una costruzione mostruosa, uno sbaglio, ma soprattutto che lui stesso lo fosse.
E cosa deve fare un mostro, se non ubbidire alla propria natura?
 
Aprii e chiusi la bocca più volte, come un pesce fuor d’acqua; mentre mi guardavo attorno sentivo il cuore rimpicciolirsi e accartocciarsi come cartapesta sul fuoco.
La crudele donna di nome Fato aveva già iniziato a costruire le fondamenta dell’odio di Loki.
Mi tolsi la sopravveste e gliela buttai addosso.
Gliela avvolsi velocemente davanti agli occhi, come un grande turbante e lo condussi via con me il più velocemente possibile.
“Sigyn! Ma cosa fai?! Lasciami andare...!”
Io mi mordevo le labbra, ed ingoiavo bicchieri di lacrime, mentre in testa la mia voce allarmata gridava:
“Non guardare, Loki! Non lasciarti ferire! Non guardare, ti prego... non guardare...”



l'autrice:
allora.. intanto mi scuso per il MONUMENTALE ritardo con la fanfiction.. è che siamo tornati tutti a scuola no? poi ho avuto un blocco dello scrittore proprio a metà capitolo.. e tra una scusa e l'altra.. sono riuscita ad aggiornare solo adesso.. (in realtà ha sperperato tutto il suo tempo libero a giocare con minecraft, ma non lo dite a nessuno, sarà il nostro piccolo segreto!)

cooomunque .. il pov di questo cap è quello di Sigyn.. spero si sia capito altrimenti mi vado a buttare sotto un autobus.. troviamo un Loki che se la spassa e un Thor che cresce sempre più bello, forte e... ottuso.. XD in realtà in questo cap succede davvero poco.. nonostante sia lungotto.. all'inizio volevo far succedere tutta una serie di cose...  come colpi di scena, momenti di suspance, e gesti coccolosi ma sono costretta a rimandarlo al prossimo.. come al solito cado sulla tragedia greca.. sì, come al solito Loki soffre.. soffre tanto.. soffre soffre e SOFFRE............................. che ci volete fare??? mi diverto con poco io... XD
spero che il cap.. sia piaciuto.. nonostante tutto.. e commentate...!!!!!!

p.s. una kikka per il titolo.. Mischievous kid significa "bambino dispettoso", no?.. e l'ho messo anche perchè ricorda il suo nome inglese.. the God of mischief... (beh,certo, hanno la stessa fottuta radice, che genio che sei.. -_-" ) già.... coooomunque.. torno nel mio antro a continuare la fanfic... bacioni...!!!! <3

Jack
   
 
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