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Autore: fann1kaoriyuki    10/04/2007    14 recensioni
Un tavolino, una sedia, un cappuccino, un uomo biondo seduto a rigirare la tazza tra le dita, pensieroso, ed un cameriere moro con una curiosa cicatrice sulla fronte a forma di saetta, pronto a servirlo diligentemente. Così inizia questa storia…
Genere: Romantico, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tavolino, una sedia, un cappuccino, un uomo biondo seduto a rigirare la tazza tra le dita, pensieroso ed un cameriere moro con una curiosa cicatrice sulla fronte a forma di saetta, pronto a servirlo diligentemente

Un tavolino, una sedia, un cappuccino, un uomo biondo seduto a rigirare la tazza tra le dita, pensieroso, ed un cameriere moro con una curiosa cicatrice sulla fronte a forma di saetta, pronto a servirlo diligentemente.

Così inizia questa storia…

 

 

Gli occhi grigi dell’uomo seduto al tavolino studiarono attentamente il paesino dove era capitato.

C’erano alcuni anziani che discutevano di politica o della maleducazione giovanile animatamente, seduti all’ombra. Altri, invece, giocavano con delle carte di fattura antica, accompagnate da birre alla spina piuttosto scadenti per i criteri dell’osservatore.

Alcune donne gridavano stridule ai figli di tornare a casa, mentre giocavano a nascondino.

I bambini fingevano di non udire le madri e continuavano a giocare.

Il panorama….

Il panorama era tipicamente campagnolo: c’erano alti monti verdi la cui erba si lasciava trascinare dai capricci del vento. Alcune costruzioni antiche si ergevano nelle foreste fitte. Le nuvole circondavano le montagne più alte in uno spettacolo suggestivo.

Il tavolo a cui era seduto era leggermente logoro e la plastica, che lo ricopriva, era stata strappata via dal tempo o dalla maleducazione della gente.

Su questo tavolo, faceva sfoggio di se una tazza apparentemente nuova o poco utilizzata, all’interno vi era schiuma color panna che emanava vapore dato il calore della bevanda.

Le dita lunghe e diafane dell’uomo, giocherellavano con il manico, ricamando la forma riccioluta che possedeva.

Il vento leggero gli scompigliò leggermente i capelli, che gli cadevano dolcemente sul viso, con eleganza.

Il suo sguardo, una volta studiato il posto in sé, cadde nel vuoto, perso nei suoi pensieri.

Era un uomo tormentato. Questo pensava il barista che, lavando un bicchiere, lo guardava con attenzione.

Era raro avere in paese gente estranea, tutti si conoscevano e, quindi, un nuovo arrivo suscitava scalpore, un piccolo pettegolezzo da estendere a tutti, per rendere più interessante una giornata altrimenti uguale alle altre.

Ognuno, in quel piccolo paese, aveva la sua storia e suoi segreti che, puntualmente, sapevano perfino i bambini più sprovveduti e distratti, ma nessuno sapeva cosa ci facessequell’ uomo, dall’apparenza totalmente fuori posto, dato l’aspetto principesco e snob.

Era un mistero incarnato e l’interessamento era ovvio. La fantasia galoppava e le voci, del tutto infondate, iniziavano a diffondersi a macchia d’olio.

Tutti volevano sapere cosa ci facesse quello sconosciuto lì, in un posto sperduto, a bere un cappuccino, ma nessuno osava avvicinarsi.

Lo stesso cappuccino lo aveva servito la cameriera che, con noncuranza, aveva chiesto l’ordinazione, sempre dopo averlo radiografato con gli occhi, così da raccontare poi alle sue amiche i dettagli sull’aspetto di questo.

La cosa che più destava curiosità nella gente già fantasiosa di sé, era il fatto che quel cappuccino chiesto non era nemmeno stato toccato. Era tanto tempo che guardava il vuoto lasciandolo a se stessa e la bevanda, prima bollente, ora era tiepida, se non totalmente fredda.

Le dita iniziarono a tamburellare infastidite, nervose. Sembrava aspettare qualcuno.

Ma chi? Nessuno conosceva quel ragazzo. 

Il cameriere nuovo, giunto in sostituzione dell’altra, si accostò al suo tavolo e richiamò la sua attenzione, sorridendogli tranquillo.

- Vuole altro?– chiese indicando la tazza ormai fredda.

Gli occhi grigi dello sconosciuto si puntarono velocemente su di lui e le dita immediatamente fermarono il ticchettio, dato dall’impatto con il tavolino logoro.

Per un attimo l’aria fresca e l’atmosfera tranquilla svanirono nel nulla…

 

**

 

 

La giornata era meravigliosa, prettamente primaverile.

L’aria era fresca, ma non umida. Il sole dava allegria ai prati e alle distese d’erba incolta del paesaggio.

Tranquillità, nient’altro che mera tranquillità, traspariva da quella vista così naturale e genuina.

Ogni giorno, James Evans, si affacciava alla finestra della sua stanza e osservava rapito i monti estendersi fino all’orizzonte, meravigliandosi ogni volta di quanto fosse spettacolare quel paesaggio, dolce e sereno.

Si stiracchiò ben bene prima di vestirsi e, così, uscire.

La vita di James era una vita semplice. Lavorava, tornava a casa, usciva a farsi due giri nella piazza del paese, poi tornava a casa sua a dormire, per poi risvegliarsi e rifare le stesse cose.

Stranamente la cosa, seppur monotona, non lo annoiava, anzi, ogni giorno ringraziava il cielo di quella fortuna e di tanta felicità insperata piovutagli dal cielo.

Quelle giornate semplici e monotone erano tutta la sua vita. Aveva vissuto solamente così, per quanto la sua memoria andasse a ritroso.

La verità, era che lui non rammentava nulla degli anni precedenti. Da due anni, infatti, aveva perso ogni ricordo di ciò che gli riguardava.

Ogni cosa: dov’era nato, dov’era cresciuto, il perché avesse una cicatrice sulla fronte a forma di saetta, il suo stesso nome…tutto per lui era un mistero.

Ma questo non gli impediva d’essere felice e godere di ciò che aveva.

Accettava. Semplicemente accettava la sua condizione attuale, comprendendo di non poter fare altrimenti.

Aveva provato a ricordare i primi tempi in un letto d’ospedale, però alla fine aveva concretizzato l’idea di non avere nemmeno il più vago sentore su chi fosse stato un tempo e, che forse, mai lo avrebbe avuto.

Forse, un giorno, avrebbe riacquistato tutti i suoi ricordi di colpo e tutto sarebbe riaffiorato nel bene e nel male…ma, in attesa di quel giorno, trascorreva quella esistenza, senza troppi problemi.

Non voleva restare intrappolato in un sogno che non ricordava.

Sorrise al nuovo giorno e continuò la sua giornata come sapeva sarebbe andata.

Ma qualcosa cambiò quel giorno.

Nel negozio dove lavorava c’era sempre la solita gente, il solito tram tram, i soliti sospetti…

James adorava quel locale: aveva quella tipica aria familiare e comica, con la gente che scherzava tra loro, conoscendosi tutta.

Appena arrivò a lavoro, dette il cambio alla collega. Il superiore gli sussurrò la nuova diceria della giornata: pare che fosse arrivato uno straniero in paese che destava la curiosità di tutti, soprattutto delle donne del paese dato che sembrava avere un personalino niente male.

James sorrise serenamente realizzando che anche quel piccolo mondo del pettegolezzo era parte della sua nuova vita che adorava sotto ogni aspetto.

- Ecco è lì… - indicò l’uomo – E’ più di un’ora che è lì e non ha bevuto il cappuccino, va da lui e chiedigli se ne vuole un altro. – gli ordinò.

James si voltò, osservò il tanto acclamato sconosciuto e lo squadrò per bene.

Era un ragazzo dell’aria piuttosto aristocratica, ad occhio e croce alto quanto lui, capelli biondi che risplendevano ai raggi del sole perfettamente puliti e curati, la pelle sembrava tanto chiara e delicata che pensò fosse la sua prima volta sotto il sole.

Ad osservare quella figura, seduta più o meno elegantemente sulla sedia logora di quel vecchio bar, James provò una sensazione nuova, strana. Era come se avesse già osservato quella persona, come se una parte di sé ricordasse d’averla già squadrata tanto attentamente, se non di più.

Ma era un tempo tanto lontano quanto illusorio e inafferrabile. La sensazione era vaga ed eterea come se fosse inconsistente nuvola.

Sposò la sua attenzione su ciò che si apprestava a fare e, con passo sicuro, si avvicinò a lui, richiamando la sua attenzione.

- Vuole altro? – chiese con voce tranquilla e pacata.

Lo sconosciuto alzò gli occhi e li incatenò ai suoi color verde speranza.

Anche per lui il mondo intero svanì per pochi, fatali, istanti.

 

 

Note:

Devo fare delle piccole, minuscole, considerazioni:

Sono consapevole che come trama principale e scontata trita e ritrita…

Sono consapevole che non si può giudicare da un cap tanto mini mignon

Sono consapevole che non è granché su tutti i fronti...

Ma ha dispetto di ciò…!

Io scrivo quello che mi pare, che piace a me, chi legge, legge, altrimenti sia pregato di non scocciare con commenti negativi attinenti a questi tre punti!>.>

Comunque credetemi sulla fiducia se vi dico che, nonostante le apparenze, sto cercando di elaborare una trama tutt’altro che scontata!

 

   
 
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