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Autore: SweetyAndy    26/09/2012    1 recensioni
Un gladiatore pensa alla donna irraggiungibile che ama più di se stesso.
Vi avviso subito. I capitoli saranno brevi, se non brevissimi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Non mi sono ancora abituato a questo posto. Ancora apro gli occhi all’alba, svegliato dalla voce rude di quello scorbutico di Gaellus, credendo di trovarmi ancora in Tracia. La caserma si anima velocemente mentre io ancora mi rigiro nella branda tentando di ritrovare un poco di pace.

Allora mi alzo, strisciando i piedi, e vado alla finestra.

Osservo i servi correre per la corte attaccando il nuovo fantoccio al palus. Vedo l’arena di legno popolarsi stancamente fra gli sbadigli e gli scongiuri in tutte le lingue conosciute dell’Impero.

Sbadiglio anche io, cercandoti con gli occhi.

Ti vedo attraversare il cortile a grandi passi, le vesti sempre troppo sgualcite per una signora come te.

Ignori i gladiatori che si inchinano al tuo passaggio. Sei di fretta, come sempre. Non hai tempo da perdere.

Mandare avanti una scuola di gladiatori non deve essere un lavoro semplice.

Sento che mi chiamano, mi cercano.

Sono già pronto.

Pronto per allenarmi, pronto per combattere, pronto per vivere e pronto per morire.

Sono pronto ed aspetto di sentire mgliaia di voci invocare il mio nome. Di sentire i loro fiati sospesi aspettando il verdetto del Senatore di turno. E, se mi sarà concesso, oggi non ucciderò nessuno.

So che il tuo viso non mi scruta, in quei momenti, troppo indaffarato a far andare l’esibizione per il meglio.

Perché non ti prendi una pausa dalla tua vita frenetica?

Perché non ti siedi e respiri?

Perché non vieni qui, nel rifugio delle mie braccia?

Perché non ti curi della mia esistenza?

Lo so, siamo in tanti in questa scuola, e tu sei da sola da quando il tuo grande padre è morto. Gladiatore in vita, lo sarà anche dopo la morte.

Ma tu cosa sei?

Una donna, una bambina o semplicemente una femmina. Una femmina capace di gestire tutti questi assassini merita rispetto. Ti rispettiamo, donna di ferro. Donna di ferro che mi hai rubato il cuore.

Hai preso il cuore di un’umile gladiatore.

Un’umile Hoplomachus che nulla a da che spartire con te. Trova un Senatore, donna, con lui avrai ciò che meriti.

Ma che dico?

Nemmeno l’imperatore è degno di te. Forse Marte, dio della guerra potrebbe affiancarti.

Perché sei così, donna?

Così forte, così bella.

Io ti amo, femmina autoritaria. Femmina capace di piegare il più forte di noi senza sforzo.

Perché tu, donna, sei unica.

Nulla a che vedere con le Gladiatrix che vidi, tempo addietro, a Roma. Tu non combatti. Tu non ti macchi di sangue le vesti.

Bastano i tuoi occhi verdi a far tacere il cielo che minaccia tempesta, e la terra che gorgoglia di lava. Tu sei unica, donna, e io ti amo.

Ma non ti merito.

Così mi limito a guardarti andare via, giù nel cortile.

Dirigendoti a passo svelto verso la sala comune alzi il viso al cielo beandoti del volo degli aironi.

  
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