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Autore: Teal Eyes    26/09/2012    2 recensioni
"Il mio declino è iniziato la scorsa estate. Sembrava tutto perfetto: io, lui, il mare, il tramonto. Passavo pomeriggi interi, se non giornate, con la mia migliore amica a ridere e scherzare sui nostri fidanzati, sulla tempera finita sulla punta del mio naso mentre pitturavamo le pareti della sua camera di viola, sullo smalto fashion che andava di moda in quel periodo. Poi un giorno, un orribile giorno, lei si trasferisce dall’altra parte del mondo a causa del lavoro dei suoi genitori, lasciando un’enorme ferita nella mia vita da 16enne."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credo che essere andata al cinema mi abbia fatto bene. In quel periodo ero davvero a pezzi. Qualcuno rovinava i miei oggetti personali, li rompeva e ci scriveva frasi oscene sopra.
Il mio declino è iniziato la scorsa estate. Sembrava tutto perfetto: io, lui, il mare, il tramonto. Passavo pomeriggi interi, se non giornate, con la mia migliore amica a ridere e scherzare sui nostri fidanzati, sulla tempera finita sulla punta del mio naso mentre pitturavamo le pareti della sua camera di viola, sullo smalto fashion che andava di moda in quel periodo. Poi un giorno, un orribile giorno, lei si trasferisce dall’altra parte del mondo a causa del lavoro dei suoi genitori, lasciando un’enorme ferita nella mia vita da 16enne. Tutti i giorni ero attaccata al telefono con lei all’altro capo e per colpa del fuso mi dovevo svegliare alle 7 di mattina in estate, ma ne valeva la pena visto che era lei. Ovviamente la bolletta si faceva sentire e i miei mi avevano tagliato il budget: mezz’ora a settimana. Come poteva mezz’ora a settimana riempire il vuoto delle giornate insieme? Non poteva ed io ero sempre più triste. Non so ancora il perché ma il bel surfista mi ha lasciata e lì con me non c’era la mia migliore amica a consolarmi. Dopo poco ho conosciuto un ragazzo di un anno più grande con cui ho fatto subito amicizia, ma nemmeno lui è riuscito a colmare il vuoto anche per il fatto che era un amico di chat geograficamente lontano. Ecco il boom della discesa: mi trasferisco anch’io, in pieno centro cittadino. Addio verde campagna, addio altalena di legno fatta dal nonno attaccata ad un ramo dell’enorme quercia che faceva ombra al cortile. Ero finita fra lo smog, fra palazzi alti moltissimi piani, fra gente impaziente che guardava l’orologio ogni minuto e in un appartamento striminzito stile America moderna. Ho dovuto cambiare scuola. Ma come caspita si fa a cambiare scuola al terzo anno di liceo?! È stato un bene dal punto di vista del trasporto: per rimanere nella vecchia scuola avrei dovuto prendere quattro treni, un viaggio di circa cinque ore, altro che svegliarsi alle 7 di mattina in estate! Poi i nuovi compagni. Andare in una scuola dove ci sono persone che già hanno le loro amicizie scombussola me e loro. Dubito, però, che dopo tre mesi siano loro gli artefici di quelle famose frasi oscene. La mia tristezza diventava rabbia, la mia rabbia era incontrollabile ma io, ancora non mi spiego come, riuscivo a controllarla e a tenerla tutta dentro. Di certo non era la cosa migliore da fare, ma era l’unica che mi riusciva. Ci penso spesso a quei ricordi, brutti ma pur sempre ricordi, e credo che momenti del genere non debbano mai essere scordati perché sono quelli che ti fanno andare avanti.
È fantastico il sole che ti accarezza la pelle, starsene stesa sul lettino con vicino una limonata fresca su un tavolino, guardare il meraviglioso panorama di montagna. I miei hanno vinto una somma piuttosto eloquente al Lotto e hanno comprato una casa in montagna, una di quelle come una volta, fatta in legno che dà su un panorama mozzafiato. Sono felice. Sotto di me c’è un campo di margheritone bianche, potrei anche cadere dal lettino, finire in quel campo e non farmi un graffio. Sempre meglio di no. Sorrido. Sento lo sfogliare di pagine del libro che legge il mio amico di chat seduto per terra sotto l’albero alle mie spalle. È venuto a trovarmi per una settimana. Butto l’occhio nel campo: c’è la mia migliore amica che raccoglie le margheritone e parla, parla, parla. Devo stare attenta alle sue parole perché qualche volta mi chiede se ho capito. Rimarrà tutta l’estate! Si avvicina un ragazzo moro, occhi verdi come il versante di una montagna, denti bianchissimi. Nella mano sinistra ha una Polaroid e sotto il braccio destro ha un telo da mare che stende per terra a tre metri e mezzo da me. Mi siedo e viene a baciarmi poi chiama tutti. La mia migliore amica corre per la salita perdendo per la strada qualche fiore, l’amico di chat chiude il libro e a tempo record è già seduto sul telo pronto per la foto. Chiediamo ad un turista svizzero sulla settantina che passava per caso proprio in quel momento di farcela. Consiglio: non chiedete mai ad un turista svizzero sulla settantina di farvi una foto, perderete mezzo pomeriggio a spiegargli solo cos’è una foto! Lo ringraziamo, almeno sullo sfondo abbiamo un bel tramonto. Ecco che appare l’immagine sul pezzetto di carta e gli altri ridono per le facce buffe, ma io no. Io sorrido felice guardando quella foto e penso che sono davvero fortunata. Ho qui con me il mio amico di chat, la mia migliore amica, un fidanzato dolcissimo e tutta l’estate davanti…

   
 
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