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Autore: sleepingwithghosts    26/09/2012    1 recensioni
Solo parole: a tutti piace essere ascoltati.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Molti mi dicono “È inutile scrivere se poi non sai vivere”.

Mai pensato che una persona scrive proprio perché non sa vivere? Ma forse è sbagliato anche questo. Tutti non sanno vivere, eppure la maggior parte se la cava.

Credo forse di essere superiore, io, a non accontentarmi di quello che mi offre la vita attorno a me? No, non credo.

Più che altro sono seriamente convinta che la vita sia solo una cosa scientifica, per ora. La solita cosa che studi nel libro di biologia a scuola: nasci, cresci, bevi, mangi, muori.

Quando in mezzo a questa lista di preconcetti ci metti: ami, ridi, ami, ami, ami, leggi, baci, scappi, temi, allora è ancora peggio, perché è tutto ciò che in una vita degna di rispetto si fa.

Ma allora, è così semplice vivere? Amo il mio cane, rido perché guardo un film comico, leggo perché nonna mi ha regalato il suo libro preferito, bacio sulla guancia la mia vicina di banco, scappo in camera mia quando litigo con i miei genitori, temo l’ennesimo brutto voto preso a scuola.

Non è solo questo. Dicono che ci devo mettere qualcosa di mio. Quel qualcosa (carattere) che metto quando scrivo. Ma davvero, ti sembra facile questo? Nella mia testa sono un eroe, nella mia esistenza sono solo una delle tante formiche. Una piccola, anche.

Potrei cominciare a dire che non mi piace la politica che c’è nel mio paese, ma mi direbbero tutti che lo sanno già, e che non si può far nulla. Io ribatterei, dicendo che si potrebbe fare eccome se tutti lo volessero, e loro mi zittirebbero con un “sei solo una ragazzina”.

Potrei dire che vorrei amare con tutto il mio cuore una persona. Non una a caso. Potrei amarne tante a caso, ma amarne una in un modo diverso, migliore. Ma come faccio se non si fa trovare, non si fa amare?

Scrivere è il mio rifugio felice, in cui trovo le mie migliori amiche, le parole. Sono buone ascoltatrici, e si modellano a mio piacimento. Quei molti che non mi conoscono potrebbero partire da loro, per arrivare a me, quella me vera, non quella che sorride per nascondere la tempesta che ha dentro, o protesta debolmente per farsi sovrastare dalle idee altrui. È un comportamento da deboli, lo so, ma la forza che ostento con le parole (o credo di fare), fa solo parte del solito eroe che vedo in me.

Solo che non esiste agli occhi degli altri, e la vita è solo la sua assenza. La mia assenza continua, quindi.

Dunque mi ritrovo a rispondere che scrivo perché nel mio mondo sono ancora più sbagliata di quello che gli altri mi fanno credere, ma sono sola, e in un modo o nell’altro mi accetto. Scrivo perché se non trovo qualcuno che mi ami davvero, allora odio me stessa, ma nel mio mondo sono ancora una volta sola, e amarmi e odiarmi sono la stessa cosa, perché equivale a dire ignorarmi. Scrivo perché è l’unica cosa che so fare, in malo modo anche, ma almeno faccio qualcosa, e l’assenza viene riempita con qualcosa.

 

La mia vita, la mia assenza, il mio non essere speciale, il mio non essere davvero un eroe, io.

Credo forse a qualcosa? Nemmeno a me stessa, in realtà.

 

  
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