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Autore: mockingjay182    27/09/2012    5 recensioni
Cosa succede quando due anime fin troppo diverse si scontrano? Cosa succede quando due vite, con un passato molto differente ma complicato allo stesso modo, si legano inevitabilmente?
Cosa succede quando il destino decide di giocare con le nostre vite quasi come se noi fossimo degli stupidi e innocenti burattini?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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NOTE DELL'AUTRICE:

-Eccomi qui. Probabilmente avrete pensato che io sia morta o sparita nel nulla o rapita dagli alieni. Insomma, sono a conoscenza del fatto che non aggiornavo da un bel po', ma tra l'inizio della scuola e un po' di crisi d'autore non riuscivo mai a trovare il tempo di mettermi a scrivere.
Ritornando alla storia però non voglio anticiparvi nulla su quanto state per leggere ma nelle vite di Silvia e Gabriele stanno avvenendo e avverranno tanti cambiamenti.
Spero che vi piaccia la piega che la storia sta prendendo!
Mi raccomando che la storia vi piaccia oppure no, fatemi sapere tramite una recensione o anche un piccolo tweet su twitter (sono @mockingjay182 ). E sopratutto fatemi pubblicità! Ahahahah :D
Comunque nelle recensioni scrivetemi il vostro nome di twitter almeno vi scrivo appena aggiorno ok?
Ok basta sto scrivendo un po' troppo, vi lascio alla storia! :)
Con amore,
Vostra Elisa.

 

Non so cosa fare. Mi sento così impacciata. Non posso credere di averlo fatto davvero.
Mi trovo davanti ad una porta completamente bianca con la maniglia e la serratura color oro. Il mio sguardo è fisso su questo campanello e continuo a guardarlo quasi come se fosse proprio lui a dovermi rendere delle spiegazione per la scelta che ho fatto, quasi come se aspettassi da lui la risposta alle domande, ai pensieri e ai dubbi che continuano a premermi nella mente.
Non sono sicura della mia scelta, ma ormai sono qui, ad un passo dalla porta di quest’ appartamento. La decisione finale, che io adesso lo voglia o meno, ormai l’avevo presa ed era avvenuta nel momento esatto  in cui avevo suonato il numero di citofono di quell’appartamento in cui Gabriele mi aveva chiesto di incontrarci.
La mia paura è irrazionale. Sì, è vero che non sono mai stata a casa di nessun ragazzo prima d’ora, ed è anche vero che mi sono ripromessa di non compiere scelte sbagliate e che mi potessero distrarre dalla scuola. Ma siamo in vacanza, in pieno giugno. E io sono qui per aiutarlo a studiare fisica e chimica, due delle mie materie preferite. Questo pensiero riesce a tranquillizzarmi e finalmente mi decido: il mio dito indice della mano destra va a posizionarsi esattamente su quel bottone bianco e un “din-don” mi risuona nella testa.

Trovo di fronte a me gli occhi più belli di sempre e ciò che li rende ancora più magnifici è la felicità che vi si scorge all’interno. Mi rivolge uno sguardo che riesce a scaldarmi dentro, che mi trasmette tranquillità e pace interiore. Senza nemmeno accorgermene, gli angoli della mia bocca si piegano in una smorfia. E’ un sorriso. Ma è diverso da tutti gli altri sorrisi degli ultimi mesi, è qualcosa che mi parte dal profondo.
Sono così strane e insensate le sensazioni che questo ragazzo è in grado di suscitare in me.
Non riesco a capirle. Non riesco a capire me stessa e, talvolta non riesco nemmeno a capire lui.
Solo che ora non c’è nulla di più chiaro e semplice e naturale. Lui si sporge verso di me e baciarlo mi sembra la cosa più normale di sempre. Non è chissà che bacio passionale, è solo un saluto.
Poi si scosta, mi guarda e le sue dita, nello scostare una ciocca dei miei capelli e posizionarla dietro il mio orecchio sinistro, si fermano sulla mia guancia. Mi accarezza e poi mi dice: “Silvia lo so che passeresti l’intera giornata solo a baciarmi perché sono a conoscenza dell’effetto che ho sulle ragazze. Però ora è arrivato il momento di studiare!”
Scoppio a ridere e mi dirigo, con la mia borsa piena di libri e appunti, verso l’unico tavolo presente in quella stanza.
Ero stata presa a tal punto da Gabriele da non rendermi nemmeno conto che mi trovavo in un loft, una delle mie tipologie di casa preferita. All’estrema destra c’era una piccola cucina, il centro della stanza era occupato dal tavolo di fronte al quale mi trovavo. Alla mia sinistra invece c’era un divano con una piccola tv dietro alla quale si trovava un materasso ad una piazza e mezza con ancora le lenzuola in disordine.
“Hai almeno una vaga idea di cosa sia un protone?” gli chiedo con fare sarcastico.
Il suo sguardo si fa più serio e mi risponde: “Sarò completamente sincero con te. Non lo so. Non so nulla e se ti vuoi tirare indietro lo capisco perché so che non sarà così semplice provare ad aiutarmi. A dire il vero non ho nemmeno capito perché lo stai facendo”
“Non c’è bisogno che tu lo capisca.” E parto in quarta, diretta e senza nemmeno prendere fiato.
Non volevo altre domande.

Gabriele era concentrato e attento a quello che dicevo. Si vedeva che si stava dando una possibilità ed io non potevo che esserne entusiasta.

 

“Non capisco” mi dice ad un certo punto.
Com’è possibile? Il problema è abbastanza semplice e ne aveva appena risolti anche di più difficili.
“Ti chiede di calcolare il numero di elettroni se la carica è negativa e..”  ma lui mi interrompe,
“L’esercizio l’ho capito e ho anche capito che la chimica può diventare divertente se la si capisce. Ma non capisco che razza di idee ti hanno innestato i tuoi in testa. Che lavaggio del cervello ti hanno dovuto fare. Chissà cosa ti hanno detto per farti passare la vita sui libri. Voglio dire.. Durante l’anno non ti ho quasi mai vista in giro e.. Ho paura che ti abbiano riempito la testa di stronzate. E io non voglio che tu guardi la vita solo dal loro punto di vista. Sei chiusa nel loro recinto.. sei bloccata in una sorta di stanza murata che loro hanno costruito per te e che riempiranno con i loro sogni e..” Lo guardo e, senza nemmeno sapere perché, mi viene in mente la scena di lui e sua sorella e improvvisamente mi rendo conto di avere avuto un’opinione sbagliata di lui per tutto questo tempo.
Forse per lui lo sballo è solo un rifugio. Forse ha davvero bisogno di essere salvato e forse io davvero potrei essere la sua ancora di salvezza.
Le sue stesse parole gli hanno fatto male, ma più che le parole lo hanno ferito i pensieri che c’erano dietro queste. Il suo sguardo e quegli occhi che mi piacciono tanto, sono fissi sul tavolo mentre con le mani giocherella con l’accendino, accendendolo e spegnendolo.
La mia mano va a toccare il suo viso e finisce nell’accarezzarlo e incastrare le dita nei suoi capelli.
Non so come e non so perché ma sento che è quello il momento giusto. Sento che in quel momento c’è nell’aria qualcosa che mi permette di lasciarmi andare.
Gli racconto la storia che non ho mai raccontato a nessuno. Gli racconto di me. Di mio padre, di mia madre, di quanto è stata difficile la mia vita, dell’ospedale, della scuola. Gli dico tutto.
E mentre parlo lui mi ascolta veramente. Con viva attenzione.
Io gli sto aprendo il mio cuore e lui lo sta tenendo in mano con una delicatezza straordinaria.
E parlo e mi sfogo e mi accorgo che forse non è solo lui il naufrago, ma lo siamo entrambi.
Due anime dannate, perse e che trovandosi sono in grado di salvarsi a vicenda.

Quando finisco di parlare non ho idea di quanto tempo sia passato ma so che alcune lacrime mi stanno rigando il viso. E lui mi guarda. E il suo sguardo è talmente diverso da quello “strafottente e menefreghista” che mostra a scuola, davanti al resto del mondo.
Si avvicina a me e le sue mani mi bloccano il viso, mentre le dita mi asciugano le lacrime.
Mi guarda fisso negli occhi, non sono mai stata così vulnerabile di fronte a qualcuno. Quel grigio sfumato tendente al verde che si mischia con il mio marronverde. Due tinte che si fondono e si sciolgono l’una nell’altra. Non ci sono parole ma non servono, perché sono gli sguardi a parlare.
Non ho bisogno di inutili parole che spieghino ciò che comunque riesco a comprendere: quanto sia dispiaciuto per aver giudicato male l’intera situazione. E quel momento, già di per sé fantastico, diventa perfetto.
I nostri sguardi si trasformano in un vortice di passione e il dialogo ora avviene solo tra le nostre labbra. Si parlano, si chiedono scusa e si cercano per poi affondare le une nelle altre, cercandosi e dandosi conforto a vicenda.

 

Sono stesa sul letto e guardo fisso il muro bianco della mia camera. Non riesco ad addormentarmi perché non riesco a fare a meno di pensare alla giornata che ho passato. E non riesco a smettere di riflettere su quanto l’intera situazione si sia ribaltata. E a quanto anche la mia vita sia cambiata.
Cos’altro potrebbe ancora accadere?

 

  
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