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Autore: _Dark Side    27/09/2012    5 recensioni
Ho trovato questa lettera stamattina, sul comodino, al mio risveglio. La leggo: è mia madre, che mi ha voluto raccontare la sua storia, la sua infanzia...e tra quelle righe, la visione della Vita per me è cambiata...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Caro amore della mamma, le parole di ieri sera mi hanno ferita, ma ho dovuto ammettere che hai proprio ragione. Non è colpa tua, è mia, perché hai vissuto la tua infanzia con una mamma grassa, brutta, goffa, che non poteva portarti al mare perché si vergognava, che non giocava con lei su un prato perché non avrebbe saputo come rialzarsi, che non giocava con lei a palla perché non riusciva a muoversi e bisognosa delle tue spalle di bimba per appoggiarmi e camminare. Ma voglio raccontarti un’altra storia, quella di una bimba nata quarant’anni fa in una famiglia di animali, picchiata nel corpo e nell’anima, presa in giro a scuola dai compagni che la chiamavano “orfana” non vedendo mai i suoi genitori alle recite o ai colloqui, vestita sempre allo stesso modo perché non aveva altro.
 
Nessuno giocava con lei perché gli stessi genitori non volevano che i loro figli le rivolgessero neppure la parola. E la bambina si inventava un mondo tutto suo, fatto di amici che non esistevano, di gite con la famiglia che non aveva mai fatto scritte sui temi di scuola e intanto riempiva il suo vuoto d’amore ingurgitando cibo e diventando la mamma grassa e brutta che hai conosciuto tu. Ma non è sempre stato così. Un giorno un amico mi disse che ero come un brutto anatroccolo che un giorno sarebbe diventato un cigno. Quelle parole mi colpirono molto e iniziai ad avere cura di me, a provare ad amarmi e persi 41 Kg in sei mesi. Ero diventata un cigno, carina e sicura di me, e per la prima volta andai al mare e non ero più ignorata da tutti.
 
Poi di nuovo il baratro con un matrimonio sbagliato, mi ritrovai a ventidue anni ad andare in fabbrica a lavorare e alle diciotto, quando uscivo, andare al reparto psichiatrico dove era ricoverato mio marito. Prova ad immaginare una giovane sposa che sistema la sua nuova casa con amore, che impara a cucinare, a stirare e che spera di essere felice, perché sognava il matrimonio come tutte le bimbe lo sognano. E invece guardala portare di peso a casa il maito che barcolla perché gli hanno appena somministrato in endovena gli psicofarmaci. Quando sei arrivata tu, ho trovato di nuovo la forza per combattere, andarmene e ricominciare tutto da capo. Ma era tardi…in sette anni di matrimonio l’unica consolazione, l’unico amico e l’unica famiglia per me era stato il cibo.
 
E’ passato tanto tempo e oggi sono come mi vedi. Non so ancora come mi sono scossa, come ho ricominciato a vivere, ma oggi posso correre in pineta con te, posso giocare a palla con te e ti prometto che l’estate prossima verrò se vorrai ancora, al mare con te. Non ti ho scritto questa lettera per giustificarmi, ma solo per chiederti scusa. Scusa se no sono stata capace di darti una famiglia, scusa se non ho avuto i soldi per comperarti e insegnarti ad andare in bici e scusa per tutto ciò che senti ti ho fatto mancare e forse l’unico gesto d’amore che nulla mi è costato è quello di averti dato la vita, ma forse è ancora troppo poco. Io ormai sono segnata, per me non c’è più speranza, ma tu guarda bene al tuo futuro e prenditi tutto ciò che io non sono riuscita a darti nella vita. Saperti felice sarà per me un riscatto da una vita che mi ha preso solo a bastonate. Ti amo.
Tua mamma”

  
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