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Autore: Belle_    27/09/2012    11 recensioni
«Usagi...», ripeté con dolcezza.
Le stava accarezzando le guance piene di biancore, poi passò a toccarle i capelli dorati lasciati anonimi sulle spalle, ed infine sfiorò le sue labbra con entrambe le mani, con tutte e dieci le dita. La toccava come se fosse tutta roba sua, come se in qualche tempo tutta quella pelle, quelle palpitazioni e quelle ossa fossero state sue. Solo sue.
«Usagi...», sussurrò ancora.
Si chinò sul suo viso con gli occhi dischiusi, le labbra pronte ad improntarsi sulle sue, il respiro spezzato da un'emozione più grande.
Ma lei si scostò, spaventata, e iniziò a toccarsi le mani con morbosità.
Lui le fermò con la sua presa salda, sicura e spaventosa, consapevole di quel vizio immaturo, e la stava fissando con quegli occhi suoi, color cielo. Un cielo antico si stava stagliando su di lei, un cielo pieno di dolore. Ed era tremendo trovarsi sotto una volta così agghiacciante e morbida, meravigliosa e terribile.
* * *
...se perdessi la memoria, a chi crederesti?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inner Senshi, Mamoru/Marzio, Outer Senshi, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi, Seiya/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna serie
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- 4) Color Oro
       Un po' ruggine, un po' sole.



Usagi si trovava sotto gli occhi blu di Seiya e li osservava come si osserva la caduta di una stella luminosa nel cielo nero. Proprio come si guardava in faccia un miracolo, ed era sciocco, si disse, ma per lei era così adesso. Era senza una famiglia, senza una radice sulla quale sedere, senza un passato sul quale affacciare. Era così: povera di ricordi e poter guardare il volto a disagio di Seiya per lei voleva dire avere tra le mani un oggetto dorato. Un tesoro ambito, conquistato.
<< Ti ricordi di lui, Usagi? >>.
La voce di Mamoru la riportò alla realtà, lo strisciare delle parole la inondò nuovamente di sensazioni contrastanti e tristi. Odiava sentirsi così, odiava essere sempre in difficoltà nel dover spiegare cose di cui non conosceva l'origine, di arrancare ad essere sé stessa. E c'era una cosa che nessuno cercava di ricordare o semplicemente capire: Usagi non sapeva essere sé stessa, non si ricordava com'era essere sé stessi. Si sentiva una sconosciuta, dentro una pelle che non le apparteneva, a gestire una vita che non apprezzava.
Guardò attentamente Mamoru e non poteva fare a meno di sentire dentro tutto l'amore sepolto dai ricordi che sapevano di ruggine; lo sentiva dentro, forte e ruggiva, era un amore arrabbiato, un amore con troppa passione mai svelata. Lo sentiva palpitare dentro con quella pulsazione potente come se volesse uscire dal suo corpo, come se avesse voluto arrivare alle guance di quel Mamoru preoccupato che aveva davanti e avesse voluto perforargli la pelle, come se avesse voluto bucargli un lembo di pelle, o un occhio, o ancora perforargli il cuore per fargli sentire quante sensazioni, quanti sentimenti erano per lui. Perché lei apprezzava ed amava qualsiasi cosa di lui, le piccole imperfezioni e i pregi che l'affascinavano, ma ciò che la conquistava era il suo lato peggiore.
A Usagi piacevano le cose con i difetti.
<< Sì, l'ho ricordato mentre osservavo le fotografie del mio diciottesimo compleanno. >>.
<< E di me proprio non ti ricordi? >>, chiese con fatica, con gli occhi blu che luccicavano e speravano. Attendevano lei e la sua illuminazione, il suo ricordo. Gli occhi color cielo sembravano schiantarsi contro di lei con tutta la loro irruenza e intensità, e la portavano ad odiare il nuovo miracolo della sua vita invece di amarlo. Si odiava per non essersi ricordata di Mamoru, si sentiva sempre peggio.
<< No... >>, scosse la testa con lentezza.
Seiya fece un passo avanti e Usagi sentì la brezza serena che aleggiava attorno al suo viso, la luce che si appiccicava alle sue labbra e che induceva a sorridere anche lei. << Non forzarla, Mamoru: ricorderà. Questo è già un passo avanti, sapevamo benissimo che Usagi aveva una mente instancabile e attenta. >>.
Mamoru fissò Usagi e poi Seiya con un'espressione così atroce che bucò il cuore di Usagi un'altra volta, quella violenza che sentiva cucita addosso per via di quello sguardo che oscurava il suo cielo e lo faceva tuonare di lampi dorati, quella malinconia raccontata solo da uno sguardo. Si soffermò su Seiya che cercava di sorridere e Usagi ebbe la sensazione che Mamoru lo stesse avvelenando con il suo sguardo pieno di acido, come se avesse potuto ossidare la luce di Seiya.
<< Sì, piano piano ricorderò anche di te! >>, cercò di sorridere anche Usagi e seppe che il coraggio le venne solo grazie a Seiya che le allungava la luce positiva che sapeva di sole e di stelle.
<< Ma vaffanculo! >>, furono le parole uscite dalla bocca di Mamoru. Gettò a terra la sua sigaretta ancora accesa, girò i tacchi e lanciò uno sguardo a Usagi e Seiya, andandosene via. Usagi rimase interdetta, lo osservava mentre si incamminava per la sua strada, mentre riascoltava quella parola poco elegante diretta solo a lei. Forse avrebbe dovuto andargli dietro e rassicurarlo e forse era la cosa giusta da fare, ma quella era la vita che abitava Usagi e nulla era giusto. Quella era la realtà che abitava. Non lo raggiunse, rimase immobile accanto al suo miracolo, immersa nel suo dispiacere e nel suo dolore nitido e profondo che ancora portava il nome di Mamoru. Sapeva che un 'vaffanculo' di Mamoru era una richiesta di aiuto da parte sua, era un 'seguimi e abbracciami'. Ma non gli andò dietro, offesa, scavata dentro da tutto quei perché nascosti.
Ci sfuggiremo sempre.
La voce di Mamoru tuonava nella sua testa insieme alla sigaretta che bruciava in fretta sul pavimento grezzo e bagnato, Usagi concentrava la sua attenzione proprio a quella scia grigia di cenere e segreti che la sigaretta lasciava sul terreno, guardava la sua vita cambiare bruscamente sotto i suoi piedi e lei non muoveva in dito. Tutto si concentrava in quel cappotto grigio chiaro che andava via dopo un vaffanculo urlato, tutto attorno perdeva il suono e tutto si allontanava proprio come quei capelli corvini svoltavano l'angolo e andavano per conto loro. Tutto girava intorno alla ruggine del suo cervello, a quei pezzi grezzi che non ingranavano più, a quei ricordi rimasti impigliati tra le ruote dentate che non si muovevano più, a quella sua luce che era rimasta chiusa ermeticamente nei ricordi persi. Tutto ruotava intorno al ricordo perso di Mamoru.
<< Non gli vai dietro? >>.
Usagi guardò Seiya con l'aria scoraggiata, << No. >>.
Seiya la osservò, pensando alla luce spenta che c'era nel cuore di Usagi, ai sorrisi rimasti dietro a quello stridio di un'auto e lo schianto di Usagi, al coraggio di lei perso nei ricordi e tra le note incerte della sua voce. Sorrise a malincuore, << Sei piuttosto noiosa. >>.
Usagi sgranò gli occhi, incredula. << Perché? >>.
<< Dico, ma conosci Usagi Tsukino? >>.
<< Sono io! >>, si accigliò.
<< No, non sei tu. >>, insistette Seiya.
<< L'anagrafe dice così. >>, fece spallucce e fece per andare dentro il locale.
Seiya la fermò, afferrandole il braccio. << Vieni con me! >>.
Usagi si voltò, percependo i brividi lungo la schiena. << E dove? >>.
<< Ma da quando chiedi dove andare? Tu vai e basta, Usagichan. >>, inarcò un sopracciglio nero e abbozzò un sorriso furbo e divertito.
Usagi pensò a cosa potesse divertire tanto Seiya, a quale ricordo si fosse intrufolato nei suoi pensieri, a quale emozione conservava con tanta gelosia. << Oh, va bene. >>, disse.
Seiya sorrise, illuminandola. << Ehi, Chibiusachan, porto Usagi a fare un giro! >>.
<< Ehm, forse non è il caso, Seiya. >>, disse la ragazzina con gli occhioni rubini.
<< Io, invece, credo il contrario. >>, sorriso beffardo, afferrando Usagi e trascinandola. << Ciao, Chibiusa. A più tardi. >>.
<< Ehi, aspetta, Seiya! >>, disse Usagi, fermandosi.
<< Cosa c'è adesso? >>, sbuffò.
<< Chibiusa non crede che io... >>.
Seiya la interruppe con una risata sardonica, fissandola negli occhi. << Oh, adesso Chibiusa è la sorella maggiore? >>.
<< Smettila di sfidarmi, Seiya! >>.
<< Ah, non vuoi? Prima che dormissi come la bella addormentata ti piaceva che io ti sfidassi, anzi eri tu che sfidavi me. >> La fissò di sbieco, << Anche se devo correggermi su qualcosa... >>.
<< Su cosa? >>. Usagi continuava a fissare la sua espressione beffarda che la punzecchiava, sentendo un pezzo alla volta della sua vecchia vita riattaccarsi alla sua pelle.
<< Mi correggo sulla bella addormentata, perché non sei bella, e mentre dormivi russavi e avevi pose orribili. >>, e prese a ridere fragorosamente.
Usagi lo spinse e arrossì tutta. << Io non dormivo e non russo! >>.
<< Hai ragione solo su una cosa: non dormivi. >>, le disse, tornando serio.
Quindi, Seiya era davvero una persona speciale. Era l'unico che si fosse dimostrato suo amico, l'unico che non la sforzava a ricordare troppo e la divertiva, regalandole un pezzo alla volta dei vecchi tempi. Mamoru, invece, spingeva sempre la sua testa a ricordare con giochetti furbi, con frasi, con baci improvvisi, ma era da capire, si disse. Non avere la memoria di qualcuno spezza inevitabilmente qualcosa e a loro mancava qualcosa che non riusciva a ricordare. Mamoru e Usagi erano uniti e non era solo attrazione reciproca e un sentimento forte che li schiacciava, c'era anche una quotidianità che li univa, un sorriso dimenticato del tutto futile, un luogo inutile, un litigio, ma comunque un dettaglio che li incollava e li univa così fortemente.
Usagi sorrise dolcemente, cancellando ogni rancore. << Conosci mia sorella? >>.
<< Tutti conoscono Chibiusa e Usagi Tsukino dopo l'incidente che ti ha messa praticamente KO. >>, disse mentre entrava nella sua auto e faceva cenno a Usagi di entrare.
<< Tu... >>, si sedette con timidezza. << Sai qualcosa sul mio incidente? >>.
Seiya la guardò sconcertato, come a volerle dire quanto la stava odiando in quel momento per la domanda del tutto sciocca. << Non puoi farmi questa domanda, Usagi. >>, disse, abbassando la testa sul volante dell'auto, rimanendo fermo per un istante carico di dolore.
<< Scusami... >>, bofonchiò arresa.
Come avrebbe fatto mai a ricordare la sua vita precedente se tutti tacevano? Come poteva sapere come affrontare la vita se non sapeva cosa era accaduto in quell'incidente che le aveva cambiato la vita per sempre? Non sapere cosa aveva fatto la annientava. Guidava troppo veloce e si era schiantata? O era caduta da un piano alto? O cosa? Accidenti!
Sospirò e guardò fuori il finestrino dell'auto, osservando la porta scorrevole della sala giochi e le persone che uscivano ed entravano. Tutte con il sorriso appeso al viso, tutte con gli occhi pieni, lucenti, colmi di ricordi. Non osservò il cielo, rimase a guardare la strada grigia e bagnata, perché sapeva che guardarlo, grigio e nebuloso, le avrebbe ricordato Mamoru che andava via. Mamoru e le sue parole offensive, Mamoru e i suoi dettagli.
Sentì che un calore sconosciuto si rannicchiava sulla sua mano, un pezzo di amore che non conosceva, e si voltò per trovare Seiya che la osservava con lo sguardo serio mentre le stringeva una mano. << Seiya... >>, mormorò.
<< Non mi va di pensare alle cose brutte, andiamo, ok? >>, sorrise forzatamente.
<< Okay. >>, annuì tremante. << Dove andiamo? >>.
<< Andiamo ad un Music Shop. >>, accese l'auto.
<< Devi comprare un CD? >>, chiese mentre l'auto schizzava sulla strada ad una velocità alta. << Piano, per favore! >>, urlò appena sentì salirle nella gola una sensazione forte.
<< Hai ragione, scusami. >>, decelerò con dolcezza. << E' che sono abituato a correre e non mi rendo mai conto di quanto veloce io vada. >>.
<< E' pericoloso correre, Seiya. >>.
<< Cosa ne sai, tu? >>.
<< Lo so. >>, disse a voce bassa.
Lo sapeva e basta, non poteva spiegarsi il perché, ma conosceva quel pericolo e ne era terrorizzata.
<< Sai, Usagichan, sei una rammollita. >>, le lanciò uno sguardo di sbieco e tornò alla strada che si parava davanti a lui. << Prima eri una pazza, una che raggiungeva i cento chilometri orari e non se ne curava, una che non chiedeva mai e prendeva, una che sbagliava sempre in tutto e cadeva sempre. Una che aveva la forza di rialzarsi sempre, una che credeva fortemente, una che amava e non si nascondeva, una che lottava con le unghie. Una che aveva il cuore puro, nonostante fosse un po' duro. >>.
<< Davvero ero così piena di vita? >>.
Seiya annuì e schioccò una risata amara. << Ora sei un po' come la luna, un riflesso di una profonda luce. Sei nel mezzo perfetto, tra la ruggine dei tuoi ricordi e il sole che eri un tempo. Eri una luce color oro splendente, Usagichan. >> Fermò l'auto e guardò alla sua destra: << Siamo arrivati, forza. >>.
Usagi ebbe nel cuore piccoli sensazioni che la ghermirono e non poté muoversi per un po', affranta e affascinata nello stesso momento della sua vecchia identità. Affascinata da Seiya, affascinata dal vaffanculo di Mamoru, affascinata per la prima volta dalla sua vita. Scese dall'auto e proseguì verso il Music Shop insieme al suo amico, entrò e venne sopraffatta dal profumo di quella vecchia boutique della musica. L'odore delle copertine, il calore della stanza, l'odore unico di ogni CD, la musica che proveniva dalle casse appese al muro. Chiuse gli occhi, vedendo nella sua mente formarsi un vecchio ricordo, sfumato e dorato che viaggiava lentamente verso la sua mente. Vedeva difficilmente sé stessa con la sua divisa scolastica dentro quel negozio con lo sguardo perso su qualcosa, intenta a cercare qualcosa. Cosa stava cercando?
Perse il respiro e divenne pallida, ma si riprese. << Seiya! >>, urlò.
Seiya passeggiava tra i scaffali di vecchi CD con lo sguardo attento a trovare un autore in particolare, la guardò di sbieco con lo sguardo annoiato e tornò a concentrarsi su i CD. << Mmm, cosa c'è? >>.
<< A me piace la musica? >>, chiese agitata, avvicinandosi a lui con passo felpato.
<< Molto. >>, disse distratto e afferrò un CD dalla copertina bianca con delle scritte rosse. << Trovato! >>, sorrise.
<< Seiya, sii serio. Che musica mi piace? >>.
<< Ehi, cos'è quest'agitazione adesso? Sembri quasi te stessa... >>. Il suo sorriso sornione apostrofò il suo viso che era una chiara espressione di vittoria.
<< Ho avuto un ricordo sfocato di me che sono qui dentro. >>, raccontò a voce bassa e a disagio. Si sentiva come se doveva correre dietro ad un treno in partenza, doveva affrettarsi a sapere cosa cercava perché voleva riavere un pezzo di quella Usagi fantastica che le era stata raccontata da questo suo amico bellissimo e furbo.
Seiya ebbe un sussulto violento e la scosse. << Davvero? >>, le chiese, fremente.
<< Sì! >>, si agitò ancora di più. << Ti prego, dimmi qualcosa. >>.
<< Sta' calma, Usachan. Adesso ascolta questo CD e, forse, qualcosa ti torna in mente. >>, le allungò il CD con un sorriso smagliante. Mise il CD dentro un lettore CD che era nel negozio e le mise le cuffie alle orecchie da dietro e le sussurrò: << Ora chiudi gli occhi e fatti trascinare dalle note di questa canzone, annulla tutto il resto e vivi i tuoi ricordi. >>.
Usagi annuì, schiacciò il pulsante ''Play'' e iniziò ad ascoltare quella voce profonda e piena di saggezza che le raggiunse subito il cuore. Il mondo attorno a sé iniziò a tremare...

Gli occhi fanno quel che possono
niente meno, niente più tutto
quello che non vedono
è perché non vuoi vederlo tu.


Le mani strette alle grandi cuffie, il cuore che palpitava forte, quella voce che cantava nei suoi orecchi era familiare, era una storia sua che parlava di sé. Seiya era dietro di lei, premeva le mani contro le sue sulle cuffie, respirava con dolcezza e Usagi sentì il suo respiro insieme alla sua canzone. Sapeva che era attratta da lui, lo sentiva quel ricordo che pulsava oltre il labirinto della sua amnesia, lo percepiva ma non era del tutto sicura.

E' la vita in cui abiti
niente meno e niente più
sembra un posto in cui si scivola
ma queste cose le sai meglio tu
Cosa vuoi che sia
passa tutto quanto
solo un po' di tempo
e ci riderai su.


Le note si alzavano e la sua testa strideva mentre annegava dentro un mare di ricordi senza volti, solo frangenti veloci che scorrevano nella sua testa, immagini estranee e dorate che sbattevano contro il muro bianco e che le facevano molto male. Ma fu determinata e non cedette al mal di testa, rimase con gli occhi chiusi e vide i suoi ricordi lontani e senza un volto, senza un sentimento che li facesse sentire suoi, fino a che non captò un ricordo nel bianco accecante. Un vecchio ricordo che le portava in bocca il sapore rugginoso del sangue, del profumo di acquavite, un profumo intenso e maschile.
Era un ricordo di Mamoru...

Mamoru era dietro il bancone del Crown, vestito da cameriere e vestito del suo solito atteggiamento da arrogante, e stava preparando un bel gelato.
Usagi era seduta insieme a Minako di fronte al bancone e beveva un cappuccino con cacao con lentezza, mentre guardava Mamoru in silenzio.
<< Prima di cena, lo avrai mangiato per intero. >>, disse la voce squillante che le era accanto. Anche lei beveva un cappuccino e giocherellava con i suoi lunghi capelli.
Usagi osservò Minako non riuscendo a capire di cosa stesse parlando e scosse la testa, accigliandosi.
<< Parlo di Mamoru. Se continui a guardarlo, lo consumerai. >>.
<< Ah, già. >>, sorrise imbarazzata.
<< Be', credo che anche tu rimarrai consumata entro sera. >>, ammiccò.
<< E perché? >>.
<< Non ti stacca gli occhi di dosso! >>.
Usagi avvampò immediatamente, abbassando lo sguardo, ma ridendo sommessamente. Poi, le casse del bar iniziarono a produrre suoni che catturarono sin da subito Usagi, prima di poca recezione e poi ripresero a suonare con volume troppo alto. La canzone cantata fece sobbalzare Usagi che osservò il soffitto del bar che aveva appese le casse, sentendosi mozzare il fiato sotto quelle note che le cadevano addosso come una cascata d'acqua fredda.

Cosa vuoi che sia
passa tutto quanto.

<< Ligabue! >>, pronunciò entusiasta, accorgendosi presto che qualcun altro aveva ripetuto con lei il nome del suo cantante preferito. Abbassò lo sguardo e si ritrovò dentro gli occhi di Mamoru che la guardava incredulo e intensamente.
<< Cosa vuoi che sia! >>, fece spallucce, Mamoru.


Usagi sentì la stretta di Seiya sulle sue mani ed aprì gli occhi, disorientata e preoccupata. Si era domanda per un solo istante il perché Seiya avesse voluto farle ascoltare quella canzone, ma decise di non chiedere. Aveva avuto un piccolo ricordo della sua prima vita e non voleva rovinare tutto con i suoi dubbi, voleva gioire, ma l'ultima frase di Mamoru nel suo ricordo la lasciava pensierosa. Come sempre.
Sarà sempre così, Usako. Ci sfuggiremo sempre.
<< Ricordi il nome di questo cantante? >>, le chiese con quel sorriso che fece bene al cuore di Usagi sempre immerso nel dubbio.
Sembri quasi te stessa.
<< Ligabue. >>, mormorò con il sorriso.
Cosa vuoi che sia!
<<
Ligabue. >>, confermò il suo bellissimo amico.

   
 
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