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Autore: Querthe    11/04/2007    8 recensioni
Usagi archeologa, Mamoru un essere che vive da millenni, forse solo la creazione di una civiltà non più esistente, Hotaru un'entità votata alla distruzione che ha deciso di usare la Terra come suo parco giochi. Vi ho stuzzicato la curiosità?
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hotaru/Ottavia, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessuna serie
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La porta a due battenti davanti a lui sembrava uscita da un incubo di Ricasso. La forma era perfetta, regolare, con le pareti incardinate verticali e la volta ad arco gotico, ma i disegni rappresentati a bassorilievo sulla superficie bronzea non potevano essere messi a fuoco. Per qualche strano motivo le figure, tutte allegoriche, grottesche o comunque iconografiche del caos, delle malattie e delle calamità umane, sembravano muoversi, cambiare di posizione, ballare una danza assurda al ritmo di una musica oscena. Mamoru distolse lo sguardo, reprimendo il senso di vomito e di vertigine che la porta gli aveva creato nello stomaco.
- Sembra che siamo arrivati all’ultimo atto di questa stupida commedia… - pensò tra sé e sé.
Appoggiò le mani alla porta, sentendola vibrare sommessamente, come ad avvertirlo che non era solo un semplice passaggio, e spinse le due parti, che si mossero lentamente, senza nessun rumore, permettendogli il passaggio, oltre alla visuale. La sala era enorme, facilmente identificabile come uno spazio dilatato oltre il tempo.
- Benvenuto. - disse una voce femminile, tranquilla.
- Hotaru. - sorrise mestamente lui facendo un asso in avanti. Le porte si richiusero da sole, e svanirono, mischiandosi al cielo che sembrava permeare tutto il locale. - Hai creato un piccolo paradiso qui. Ti sei forse ricreduta sul concetto di caos e di ordine?
La voce rise, riempiendo l’aria cristallina e facendo fremere gentilmente l’erba color smeraldo su cui stava camminando l’essere. Le narici di Mamoru poterono avvertire un lieve sentore di fieno tagliato e di fiori freschi portati da una brezza appena impercettibile. Nulla si vedeva all’orizzonte finto, solo una distesa uniforme di erba e poche nuvole biancastre.
- No di certo. L’ordine è solo un modo strano di indicare uno stato del caos. Avendo io accesso a ogni forma possibile di caos, ho accesso anche all’ordine. Tu sei quello che ha vedute ristrette. Ho scelto questo sfondo per metterti a tuo agio, e per mettere anche le nostre due ospiti…
Una piccola parte di aria a una ventina di metri di fronte a lui tremò, mostrando Usagi e Minako, entrambe svenute, adagiate tranquillamente sull’erba. Accanto a loro si formò la figura di Hotaru, vestita ocn un lungo abito nero senza maniche, in stile impero, la sottile cintura sotto il busto a enfatizzare la semplicità dell’abito e la grazia di ogni movimento dell’entità, che sembrava fluttuare sull’erba, non lasciando nessuna traccia.. Un filo di perle rosate, quasi scure le adornava il collo e due di esse formavano degli orecchini ad illuminare un viso pallido ma in qualche modo cadaverico, inespressivo.
- Sono certo che non le hai fatto del male. Tieni troppo alla tua Fonte e anche alla mia, sembrerebbe. Non ho avvertito nessun cambiamento nei miei poteri, per cui l’hai trattata bene. Ti ringrazio di questo. Posso sperare che questo tuo comportamento sia indice di una voglia a non combattere, ad arrenderti spontaneamente?
L’Annichilatrice rise a bocca aperta, coprendosela con la mano con fare elegante.
- Mamoru, Mamoru. Sei irresistibile. Non sapevo che gli Endimion della tua classe avessero il senso dell’umorismo. Certo che non ho intenzione di arrendermi. Anzi, stavo per farti la stessa domanda. Lascia perdere di combattere. Posso garantirti un angolino tranquillo nel mondo. Potrai rilassarti e non pensare a nulla.
- Mi stai tentando, Annichilatrice. Mi stai proponendo di chiudere gli occhi a tutto ciò per cui sono stato creato e in cui credo per un po’ di tranquillità. E in cambio cosa vorresti?
- Fare ciò che voglio. In pace. Dammi solo alcuni giorni senza nessuna ingerenza da parte tua, e sarò contenta.
- Già… - sorrise. – Sono certo che ti divertiresti moltissimo. L’unico dubbio che mi viene è che cosa rimarrebbe di questo piano di esistenza dopo alcuni giorni di tue scorribande… Nulla?
- No. Solo molte cose divertente, il caos più totale, l’anarchia che permette la libertà assoluta.
- Libertà per chi? Per tutti i morti che le tue azioni provocherebbero? – avanzò di un passo, mentre alcuni spiriti a lui sottoposti iniziavano ad interagire con lo spazio dilatato, variandolo come lui aveva richiesto. Il cielo e l’erba scomparvero, lasciando posto ad una distesa brulla e mangiata da fiamme che ancora ardevano, cocendo e bruciando corpi di animali e persone, mentre rovine di edifici sullo sfondo venivano scosse da tremori causati da potentissimi terremoti. Il cielo livido era illuminato da lampi violacei, a gettare una strana luce che rendeva il tutto irreale. - E’ questo che intendi quando dici di voler fare quello che vuoi? Vuoi portare il Piano infernale Terra, Hotaru. E io dovrei stare fermo, godermi il mio angolo di paradiso mentre il resto non esiste più? E poi?
- Come siamo melodrammatici… - mormorò lei tentando di mostrarsi impassibile. - Eppure direi che non hai mancato di tanto la mia idea di divertimento. Tutto tornerebbe alle origini, tutto sarebbe di nuovo puro, incontaminato… Niente umani, niente animali, niente civiltà e ordine…
- E poi? Ti ripeto. E poi?
- Beh… - sembrò pensarci un secondo. - Beh, poi mi cercherei un altro piano da sistemare.
Stavolta fu Mamoru a permettersi una risata.
- Sistemare. Uno strano modo per dire distruggere, annullare, annichilire.
- Ognuno fa quello che vuole… - lei rispose, poi sorrise malvagia. - Ah, scusa, chi può. Tu puoi solo obbedire a ciò che i tuoi creatori hanno inserito in te, piccolo essere artificiale…
- Bero, io ho un compito, ma sono io che ho deciso di continuare a portarlo avanti. Sai, il tradimento di Yaten, Taiki e Seiya mi hanno dimostrato che non siamo obbligati a fare ciò che facciamo, ma che è una nostra scelta, altrimenti loro non si sarebbero mai ribellati. Quindi io non sto obbedendo agli ordini dei miei creatori, io voglio combatterti con tutte le mie forze!
- Bene. - esclamò dura lei, un lampo di luce violacea negli occhi, mentre con un ampio e lento gesto delle mani faceva scomparire la visione e richiamava i suoi spiriti, come Mamoru fece con i suoi. La stanza si presentò per come era realmente, un ampio spazio quasi cubico con un’apertura da cui era entrato l’Endimion e una sorta di trono sul lato opposto, a cui erano appoggiate le due ragazze, svenute. - Vedo che non vuoi cedere. Vorrà dire che ti spezzerò, divertendomi a far soffrire dopo che te ne sarai andato la tua Fonte finchè non ti maledirà per non aver accettato la mia proposta.
Il primo colpo proveniente da Hotaru fu un potente ammasso di esseri demoniaci che si formarono davanti a lei e si gettarono a fauci spalancate contro Mamoru, che si gettò a lato, rotolando a terra e fermandosi poco dopo, appena in tempo per vedere una lunga e affusolata falce d’argento formarsi nelle mani della donna che gliela puntò contro.
- La Silent Grave. Sei davvero spaventata per evocarla solo per me… - la schernì, spostandosi dalla traiettoria della sfera di luce nera che scaturì dall’arma. Nelle sue mani comparve una sciabola, mentre la sua armatura psichica prendeva forma come una sorta di costume bianco da paese mediorientale, lasciandogli solo il volto scoperto.
- Galaxia ti ha abbandonato, vedo… Vorrà dire che serberò il piacere di distruggerla per una prossima volta, quando la troverò tra i piani. Certo colpirti quando non hai che una misera protezione mi toglie un po’ del gusto che proverei nell’uccidere te e lei assieme, ma mi accontenterò. Non si può avere tutto dalla vita…
- Se le parole potessero uccidere, saresti davvero come la Morte. Per adesso non mi hai nemmeno sfiorato, Annichilatrice. - disse lui, correndo verso di lei a velocità quasi transonica
- Sei lento, Endimion. Sei troppo lento…
Un colpo di piatto della lama e Mamoru finì a terra, travolto quasi dalla sua stessa spinta, del sangue a colare dalla bocca chiusa e tirata in un’espressione di odio e di dolore.
- E’ molto forte, lo devo ammettere, e senza Galaxia ho ben poche speranze di poterla battere. E non posso certo evocare gli elementi in questo momento. Il tempo di evocazione sarebbe troppo elevato, e lei avrebbe pieno agio di uccidermi prima che io possa finire. Ho un problema…
Scattò via per evitare l’ennesima palla di luce nera, quindi ritentò un altro attacco, creando un copione di sé stesso con uno spirito mutaforma.
- Patetico… - sogghignò lei, puntando la lama direttamente sul vero Mamoru, come se potesse discernere perfettamente l’originale dalla perfetta copia. L’ennesimo colpo di piatto prese in pieno il volto di Mamoru, che cadde di nuovo a terra. - Puoi fare di meglio…
- Maledizione. Sta giocando come il gatto con il topo…
- Miao… Miao… - lo derise avvicinandosi a lui. - Sei un topolino facile facile, e prevedibile. Non leggo nel pensiero, è troppo facile intuire cosa stai pensando. Ma speravo di divertirmi di più. Ora non mi diverto, quindi direi di finire qui il nostro incontro. Mamoru, è stato un dispiacere finchè è durato.
La lama si sollevò, diretta al collo dell’avversario, che rotolò via all’ultimo momento, sentendo alcune delle scintille che scaturirono dall’impatto tra il metallo e la pietra rimbalzare sulla sua schiena. Saltò via, ma Hotaru aveva già capito cosa voleva fare l’uomo, e diresse il colpo vicino al trono, sicura che l’unica speranza rimastagli fosse quella di uccidere la Fonte del suo potere.
- No! - gridò una voce femminile mentre il colpo si infrangeva sul petto di Usagi, risvegliatasi e frappostasi tra la sfera di buio e l’Endimion. - Me lo hai promesso…
- Usagi! - gridò Mamoru, una lacrima a cadere dagli occhi spalancati, le mani già attorno al collo di Minako.
Il volto di Hotaru si allargò in un sorriso, per poi deformarsi in una maschera di rabbia, notando la strana figura che aveva bloccato e apparentemente dissolto il colpo che avrebbe dovuto porre fine alla vita dell’essere che da eoni la combatteva. Il corpo di Usagi era ricoperto come da una sorta di futuristica e aderente armatura completa lucida, le singole parti a incastonarsi perfettamente una sull’altra per offrire un perfetto grado di protezione. Stivali, facenti parte della protezione, dal tacco alto quasi sette centimetri e a punta le davano un’aria aggressiva, aumentata dalla veste nera e lunga aperta ai lati che le copriva il busto ma non le braccia, libere di mostrare il colore bianco con inserti rosa dell’armatura. Anche il volto era coperto con una maschera dalle fattezze femminili, serafica nella sua compostezza, due gemme azzurre al posto degli occhi e una protezione a scaglie rosa finissime e sovrapposte a coprire interamente i lunghi codini, riflettendo la luce debole che permeava la stanza.
- Cosa? - Gridò Hotaru.
- Cosa? - ripetè la voce di Usagi, leggermente coperta dal riverbero della maschera.
- Maledetto Mamoru. Sapevi che avrei utilizzato come estrema risorsa quella di uccidere la tua Fonte, e così l’hai dotata di un innesto psichico di difesa. Come hai fatto a tenermelo nascosto. Sono in grado di cogliere perfettamente tutte le alterazioni spirituali nei paraggi, non mi sarebbe mai scappato un innesto del genere. Un classe Chibiusa, secondo la classificazione dei tuoi creatori. Un passo sotto la tua armatura Galaxia.
- Matrice passiva ad attivazione condizionata. Un giochino che ho creato negli ultimi mesi. Reagisce solo se il colpo è tale da mettere a repentaglio la vita della proprietaria. L’avevo nascosta nel braccialetto che le avevo regalato tempo addietro. - rispose l’uomo lasciando andare il corpo ancora svenuto della donna e avvicinandosi alla sua Fonte, frapponendosi tra lei e Hotaru. - Ti ringrazio, Usagi. Mi hai salvato la vita, te ne sarò debitore finchè vivrò e oltre.
- Mamoru… ti prego, andiamo via. Prendiamo Minako e andiamocene…
- Non possiamo, cara. - le disse dolce, stupendosi lui stesso di quello che stava dicendo. - Ho l’obbligo di uccidere l’Annichilatrice, o di morire nel tentativo. Non ho più i miei pieni poteri, ma credo che qualche cosa potrò fare… Ora vattene, ti prego, fuggi finchè puoi… Chibiusa ti proteggerà, sebbene per breve periodo.
- Ah, certo… - sibilò compiaciuta la donna dai capelli neri. - La matrice è autoalimentata, ma ha un breve periodo di durata, poi ritorna in posizione di riposo. Quanto le hai dato? Dieci minuti? Trenta? Un’ora forse?
Lui non rispose, ma riprese la sciabola e si lanciò contro di lei, gridando come un pazzo, un urlo di rabbia primitivo e spaventoso, mentre dentro di sé dava l’ordine a Chibichibi di risvegliare gli ultimi due elementali che possedeva.
- Attenzione, Endimion Mamoru. L’utilizzo di due Elementi nello stesso tempo è pericoloso. Possibile sovraccarico degli innesti psichici collegati alla gestione degli Elementi stessi. Pericolo di danni irreversibili al…
- Chibichibi, so cosa comporta il tutto! Dammi i due Elementari ora! Sblocco dei lucchetti mentali da uno a settantasette, sistemi di sicurezza in shut down, programma Armageddon operativo in contemporanea agli elementi.
- Endimion Mamoru. Questo comporta…
- So benissimo cosa mi succederà, ma la voglio morta. Per sempre o quasi! Non mi interessa se questo vorrà dire lasciarci la pelle. Esegui, codice di attivazione per programma Armageddon: Iseneg.
Seguì un silenzio di mezzo secondo, quasi l’entità non volesse rispondere al comando.
- Codice accettato. Programma Armageddon operativo in tre, due, uno… Ora.
L’energia fluì nel corpo di Mamoru come un fiume di lava dopo aver rotto una diga che durava secoli. Ogni sua fibra era intrisa di energia, ogni sua cellula alterata in modo da poter rendere cento volte quello che rendeva prima dell’attivazione, ma con il difetto di finire in polvere dopo breve tempo. Gli innesti psichici si consumarono uno dopo l’altro, fornendo l’energia necessaria o distruggendosi per il sovraccarico. Le due entità elementali arrivarono accanto a lui come due fantasmi di fiamme e di pietra.
- Mamoru mi stupisci. Due assieme. Stai rischiando. Direi che hai fatto il passo più lungo della gamba…
- Lo vedremo. – sorrise lui, un sorriso tirato, mentre l’ennesimo innesto finiva in fumo, una supernova nel buio del suo cervello, un’esplosione di energia che lo alimentava e che lo portava un passo oltre il baratro in una dolce ma orribile discesa senza ritorno.
La prima a formarsi totalmente fu Rei, lo spirito del Fuoco. Una donna, una trentenne dai capelli lisci e lunghi, neri come il carbone migliore. Era vestita con un costume da sacerdotessa, rosso e bianco, i colori simili a quelli della pietra e dell’acciaio quando rovente. Aprì la bocca senza emettere nessun suono, l’interno una fornace ardente, il calore insopportabile per chiunque, anche per Hotaru, che si ritrasse, richiamando degli spiriti a proteggerla, spiriti che vennero bruciati ma che mantennero la loro padrona intatta.
Makoto, lo spirito della Terra fu meno irruente, ma altrettanto distruttiva. Si formò come una alta donna di pietra, di granito e di zolle di terra, gli occhi degli smeraldi lucenti, i capelli liane marroni intrecciate tra loro come una coda di cavallo, le mani pesanti valanghe che si abbatterono sugli spiriti di difesa dell’Annichilatrice stracciandoli, sventrandoli, facendoli sparire. La sciabola di Mamoru arrivò al volto di Hotaru, sfiorandole la guancia, una sottile striscia di sangue nero ad adornarle la pelle diafana. Lo sguardo di terrore nella donna fu la migliore ricompensa per l’Endimion.
- Me la pagherai, Mamoru. Me la pagherai per il tempo a venire da qui alla fine di questo Piano! – sibilò lei, colpendo con forza l’elementale della Terra, che incassò il colpo della Silent Grave senza muoversi, lo squarcio provocato nel petto a richiudersi immediatamente, un debole sorriso sul volto di alabastro e basalto della donna.
- Dubito. Rei, Makoto, unite le vostre forze, fondetevi per obbedire ai miei comandi e uccidete, distruggete l’Annichilatrice! – gridò.
- Come tu ordini. – esclamarono all’unisono, gettandosi una nell’altra, i capelli della sacerdotessa ad ondeggiare nell’aria bollente mentre fondeva il suo corpo con quello dell’altro essere, che la accolse come una madre accoglie una figlia, a braccia aperte.
Un debole chiarore iniziò a vedersi dal petto di Makoto, finchè l’intero suo corpo divenne lava fusa, mobile e ipnotizzante. I due Elementi erano spariti, per fare posto a Lava, un gigante dalle fattezze femminili che iniziò a colpire senza pietà Hotaru, i suoi spiriti e tutto ciò che gli stava attorno, attingendo alle illimitate energie di un Mamoru ormai allo stremo delle forze.
- Finalmente hai scoperto che qualcosa esiste che è in grado di farti del male… - sogghignò l’uomo, un piccolo filo di sangue ad uscire dalla bocca.
- Mamoru! – gridò in lacrime Usagi, vedendo quanto stava accadendo. – Non ne vale la pena. Non vale la pena uccidere Hotaru se anche tu muori.
- E’ il mio compito, Usagi… - le rispose, mentre lei si avvicinava. – E’ lo scopo della mia vita…
- No! Ti prego, sono la tua Fonte, ti ordino di non morire, di non obbedire ai tuoi creatori se questo ti porta alla morte. Devi rimanere con me, Mamoru… Ho bisogno di te.
- Non posso obbedirti, mio amore… - Sorrise, vedendo che Hotaru era crollata, la sua arma inutilizzabile, sotto i colpi dell’Elementale, che iniziava a sfaldarsi, le energie che lo alimentavano ormai esaurite. – Salva Minako, portala via e dimenticami…
Lei pianse, ma si mosse per sollevare la sua amica, ancora svenuta. Lacrime calde scendevano dalle sue guance mentre si chinava vicino a lei.
- Non… può finire così. Non deve… - borbottò Hotaru, rialzandosi, un grosso ematoma all’occhio destro e un braccio inerte, probabilmente rotto. – Non credere che basti sacrificarsi e morire per farmi fuori. Non siamo in uno di quei racconti fantasy melensi. – Afferrò la Silent Grave, la lama in parte spaccata, il manico ormai in frantumi.
Lanciò la lamina di metallo, che ruotando su se stessa si diresse precisa verso il busto di Usagi.
- No! – gridò Mamoru, lanciandosi allo stremo delle forze sulla traiettoria dell’arma, un piccolo sorriso sulle labbra.
L’impatto fu tremendo e abbastanza potente da spezzare il legame con Lava, che scomparve in fine polvere incandescente. Il corpo di Mamoru venne spinto all’indietro, finchè non colpì quello di Usagi, entrambi trafitti dalla ricurva lama. L’Annichilatrice sorrise, ma nello stesso momento il suo sorriso scomparve in uno sguardo di terrore.
- Bastardo. Mi hai usato, hai usato me per colpire lei. - sospirò cadendo in ginocchio. - Mi… hai… ingannata…
- Già. – tossì lui, mentre lo spirito che aveva scambiato le fattezze di Minako e di Usagi scompariva, mostrando che la Silent Grave aveva trapassato il cuore dell’Endimion e il petto della bionda svenuta, che era passata dal sonno alla morte senza nemmeno accorgersene. Lui si voltò verso la sua Fonte, inorridita e spaventata. – Usagi, perdonami. Non ho mantenuto la promessa. Non ho salvato Minako.
- E muori… - ridacchiò Hotaru iniziando a scomparire. – Ma io tornerò, mentre tu non sarai più qui, la prossima volta che io comparirò. Addio Mamoru, comunque ho vinto io…
La sua risata maligna aleggiò nell’aria fin dopo che scomparve, lasciando Usagi sola con il corpo morente dell’uomo che le aveva dichiarato il suo amore. Chibiusa era scomparsa.
- Vattene finchè puoi…
- No. Sto con te.
- Ma ti ho deluso. E tra un po’ tutto qui crollerà. I colpi di Lava hanno minato l’integrità strutturale del complesso. Ci sono già delle crepe…
- Non mi hai deluso. - Tirò su con il naso, vedendo che tutta la pelle di Mamoru stava raffreddandosi e diventando livida. - Era la mia richiesta che era assurda… In fondo al mio cuore sapevo che questa era la cosa giusta da fare… Ma non che tu dovessi… Io voglio che tu rimanga con me. Per sempre.
Lui sorrise, il cuore leggero.
- Grazie.
Lei lo guardò e lo baciò sulle labbra. Un bacio fugace, ma caldo e sincero.
- Dicevi sul serio?
- Quando?
- Chiamandomi “amore mio”? Intendo dire…
Lui annuì.
- Mai stato più sincero. E non perché sei la mia Fonte. Tu sei Usagi, e io Mamoru…
- No. Tu sei di più per me. Siamo legati, non solo dal patto che abbiamo stipulato all’inizio di questa avventura. Siamo legati da un vincolo più forte. Dall’amore. - Lui sorrise di nuovo e sospirò una volta, poi un’altra più lentamente, quindi inspirò per l’ultima volta. Non espirò, gli occhi persi nel vuoto, il suo ultimo pensiero rivolto al buon sapore delle labbra dell’amata. – Mamoru! Mamoru! Amore mio… - gridò piangendo, stringendo il corpo, ormai non più che un pupazzo di carne dai fili spezzati. – Non puoi abbandonarmi. Non puoi! Te lo ordino. Devi tornare da me! Mamoru!
Pianse fino a non avere più lacrime, pianse finché la sua vista non si annebbiò e davanti a lei non iniziò a formarsi la figura di una bambina dai capelli rosa che stringeva tra le mani un grande libro rilegato in pelle, le scritte sulla copertina in oro zecchino e lucente.
- Fonte dell’Endimion Mamoru, so che credi che io sia una allucinazione, ma non lo sono. Ho deciso di rendermi visibile grazie al collegamento che ancora esiste tra il mio defunto padrone e lei. Il corpo dell’Endimion è perso, ma non la sua mente.
- Cosa… cosa vorresti dire?
- Prima che il mio padrone mi ordinasse di attivare il programma Armageddon ho creato una copia di backup di tutto il suo sistema, innesti e ricordi, conservandoli in me come memoria labile. Potrò mantenerli per poco tempo ancora, se non adeguatamente conservati in un adatto substrato.
- Sub… strato?
La bimba sorrise, mostrandole il libro.
- Devo scaricarle in lei, nella sua mente e nel suo cuore, e con lui anche i piani, le gemme psichiche per creare tutti gli innesti che lo completavano. Qui c’è tutto il necessario. Io ero parte di lui, in tutto e per tutto, e quindi come lui io la amo e so che lei è la persona giusta.
- Lo accetto.
- Aspetti. Con i suoi ricordi e i suoi poteri lei prenderà in sè anche la sua responsabilità. Dovrà combattere Hotaru e gli altri nemici che si presenteranno a minare l’Ordine.
- Se con lui, sono pronta ad affrontare tutto… - sorrise mesta, toccando il libro.
Un lampo abbagliò la sua mente, facendola svenire.

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Erano passati due man da quel giorno, due man ricchi di sorprese, di battaglie e di notti di passione tra lei e Mamoru, notti consumate solo nella sua mente, un corpo che ospitava due menti e un solo cuore, una sola anima di innamorati. L’unione dei poteri di un Endimion, dei suoi innesti e delle sue capacità nella Fonte che ancora era legata a lui provocò qualcosa che anche gli stessi creatori degli Endimion non avevano considerato. Lei era il più potente essere del Piano, alimentata da se stessa, Fonte di se stessa, guidata da Mamoru per combattere contro gli attacchi sempre più frequenti di Hotaru.
- Miei padroni… - disse atona Chibichibi apparendo nella stanza da letto dei due, che erano sdraiati mollemente in un letto matrimoniale dalle lenzuola bianche come la neve e fresche come la brezza di primavera.
- Dimmi. – disse lei, senza togliere gli occhi dal volto sorridente del suo amato.
- E’ tornata.
- Immaginavo… - sospirò l’uomo. – Abbiamo avuto una pausa breve,questa volta.
- Breve, amore mio? – ironizzò la bionda. – Una notte di amore durata cinquecento anni è breve?
- Sempre, se tu sei con me. E troppo lunghi i momenti senza di te.
- Torno subito. – disse lei alzandosi e coprendosi con il lenzuolo. - Chibichibi, puoi darmi le coordinate della sua apparizione?
- Certamente. Ho già allertato gli Elementi e Chibiusa la sta aspettando per proteggerla. Come le altre volte.
Lei sorrise.
- Torno presto, Mamoru… - gli disse lasciando la stanza che esisteva nella sua mente e gettandosi nel mondo materiale.
   
 
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