Fanfic su artisti musicali > SHINee
Segui la storia  |       
Autore: ChiaKairi    27/09/2012    4 recensioni
Salve a tutti, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima in assoluto che decido di postare.
Non voglio sprecare troppe parole, ma potrebbe esservi utile sapere che ogni luogo descritto è reale, infatti mi sono ispirata alla mia città di villeggiatura (le foto di mare che inserirò sono state scattate quasi tutte da me e vi aiuteranno ad entrare nella giusta atmosfera).
Questa è una storia di mare, di mistero, di amore e di libertà. E' una storia dove gli Occhi, sono i veri protagonisti.
"Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione-uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa."
Buona lettura e spero di conoscere tante nuove, belle persone qui. :)
Enjoy!
Chiara
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
_____________________________________________________________________________

14. Il Primo Fratello
 

“Allora, ci sono tante cose che vorrei fare con te. Facciamo un elenco, così non me le dimentico, ok?
Prima di tutto voglio insegnarti a nuotare. Ovviamente faremo una cosa molto graduale, in modo che tu possa perdere la tua paura del mare, poi inizieremo le lezioni. Magari all’inizio ti sentirai insicuro, ma vedrai, ci sarò io a sostenerti e alla fine ci faremo tante di quelle nuotate insieme che perderemo il conto e sarà divertentissimo. Poi so che esiste un acquario molto grande, poco lontano dalla città. Potremmo prendere il pullman ed andare a vederlo un giorno, so che è bellissimo e ci sono tantissime specie di animali acquatici, vedrai, ci sarà da ridere. Chissà, magari potremmo scattare qualche foto insieme. Non ho nemmeno una tua foto…
Poi voglio andare all’annuale festa sulla spiaggia, quella dove si accendono i lumini e li si mettono in mare. È uno spettacolo da vedere, sono sicuro che ti piacerebbe. Potremmo invitare anche Jonghyun e Kibum, così ognuno avrebbe un lumino. Ogni lumino è un desiderio, sai? Se non si spegne a causa delle onde, quel desiderio si avvera. Tu cosa vorresti?
Io lo so bene, cosa desiderare.
E poi… beh, e poi ci sarebbero tante altre cose da fare. Ti va se comprassimo un cane? Un cucciolo magari, ti piacerebbe? Sarebbe divertente portarlo in giro. Oppure un gatto? Non so che genere di animali preferisci, ma anche il gatto non sarebbe male. Certo, l’importante è stare insieme noi due, ma vedo che vai così d’accordo con gli animali e coi bambini, ho pensato ti farebbe piacere. Per quando siamo soli invece… beh, una sera torniamo a correre, solo io e te. Così ci rilassiamo e parliamo di quello che vuoi. Parliamo ancora di amore e del nostro futuro. Non c’è più bisogno che tu pensi ad un’altra casa, puoi stare con me quanto ti pare. Se mi licenziassero, potrei fare il giardiniere, che ne dici? Così ti potrei portare a casa un fiore ogni giorno.
Di notte non c’è più bisogno che dormi sul divano, mi dispiace non averci pensato prima. Puoi dormire con me, tanto nel mio letto c’è spazio e mi fa piacere se mi resti vicino. Scusa, se sei stato scomodo tutto questo tempo. Non ti sei mai lamentato quindi non ci ho proprio pensato.
Un’ultima cosa, avevo in mente. Solo se ti va, ovvio. Vorrei provare a baciarti ancora. Solo un’altra volta, non pretendo troppo, è solo per curiosità, per vedere cosa provo. Certo, non dobbiamo farlo subito, posso aspettare tutto il tempo che ti serve, e quando ci saremo conosciuti per bene vorrei baciarti. In fondo anche tu mi hai detto che desideravi farlo, eppure hai aspettato perché io non ero pronto, non davo segni di essere interessato a te. Ti sei trattenuto tu tutto quel tempo, ora lo farò io per te. Non è un problema, davvero.
Solo… Taemin. Per favore, quei tuoi occhi nocciola…
Li rivoglio.”
 
Minho continuava a parlargli, muovendo piano le labbra ma sapeva che lui era in ascolto, perché lo fissava. Il dolore alla testa, il sudore, le grida e le imprecazioni degli altri erano solo un fastidio lontano, relegati in un angolo della sua mente. Non erano fonte di distrazione per lui. Quando cadde su un ginocchio per la troppa pressione, quando la vista iniziò ad appannarsi, allora strinse i denti e continuò a parlargli, a tentare di raggiungerlo. Gli sembrava di rivolgersi ad una statua. Sperava, con le sue parole, di poter ritrovare quella scintilla familiare che era la coscienza di Taemin. Non poteva credere che fosse andata perduta per sempre, non poteva.
Il piano che avevano stabilito era il seguente: Jonghyun e Kibum si sarebbero occupati del Maestro e Onew, trattenendoli il più possibile. Minho aveva il compito di sostenerli e di portare via Taemin. Il problema, era che non si aspettavano di dover combattere anche contro il ragazzino, che ora era irrimediabilmente dalla parte del Maestro. Ancora non sembrava volerli attaccare, ma Minho sentiva la sua coscienza metallica guizzare, per controllare la situazione, pronta all’attacco.
Non sapeva se sarebbe riuscito a combattere contro di lui… In fondo, quel viso dolce era pur sempre quello di Taemin e non si sarebbe lasciato ingannare da due artificiosi occhi di ghiaccio.
“Maestro!” gridò Onew, una voce lontana, ai margini della coscienza di Minho.
Che c’è, forse stavano avendo il sopravvento? Cos’erano tutte quelle rughe e quella smorfia di dolore sul volto dell’uomo?
“No, Taemin…” il ragazzino era corso verso l’uomo dai capelli lunghi, spaventato, gli si era inginocchiato al fianco.
“Maestro, Maestro!” una nuova scarica di ferro si abbatté sulle menti di Kibum, Jonghyun e Minho, devastandoli.
Era diversa, eppure… eppure quella fiammella lontana, come se lui fosse a miglia e miglia di distanza…
Ora gli occhi del ragazzino erano furenti. Minho si sforzò di non gridare e di respingere la nuova scarica di pugnalate nella testa.
“Taemin! Ti prego non così forte… ti prego…” gemette Kibum, e la sua mente si ritrasse, ferita.
“Maestro, non lascerò che ti facciano del male.”
Minho sentì i muscoli bruciargli terribilmente, ma si costrinse a rimanere in piedi. Lo chiamò ancora, gentilmente. Il ragazzino si voltò verso di lui, come punto da uno spillo. Doveva distrarlo…
 
“La prima volta che ti ho visto sono rimasto spiazzato. Non sapevo cosa pensare di te, ero sulla difensiva, come sempre. Poi ho notato i tuoi occhi, che per un istante furono esattamente come lo sono adesso, e mi sono spaventato. Ti rendi conto, un ragazzino dolce e meraviglioso come te… eppure ho avuto paura. E tu mi hai scoperto fin dall’inizio, incredibile ma è così… tu mi hai capito fin da subito, mentre io ancora non mi conoscevo. Adesso so di essere debole, ma so anche che questa volta non fallirò.
La prima volta che mi hai parlato invece, è stato bellissimo. Mi sembrava di aver vinto alla lotteria. Volevo scoprire chi eri e tornare alla mia vecchia vita, che stupido… invece ero già così legato a te, e nemmeno me ne rendevo conto. È normale, secondo te, che mi manchi così tanto mangiare insieme? Voglio dire, alla fine mangiavamo poco e quasi sempre schifezze, eppure vederti mangiare era uno spasso. Hai sempre una gran fame, ma dove la metti tutta quella roba? E poi a tavola non smettevi mai di parlare, a volte mi tiravi scemo proprio, con le tue chiacchiere. Sembrava che ti sentissi in dovere di raccontarmi la tua giornata per filo e per segno. E poi ci sono stati quei momenti, in cui mi stupivi con le tue parole. Ogni piccola cosa per te è importante, è incredibile. Davvero, sentirti parlare è qualcosa di speciale. Hai così tanta forza…”
 
“Fai silenzio adesso, non ti sopporto!” gridò il Maestro. La sua mente toccò quella di Taemin, e il ragazzo scattò. Il legame che si era stabilito fra di lui e Minho, mentre il ragazzo più grande parlava, venne bruscamente reciso. Come se stesse eseguendo un ordine, Taemin corse oltre il letto scarlatto, fino ad una porta praticamente invisibile nella parete. La aprì, e si voltò indietro.
“Vai.” Fu l’unico, secco comando del Maestro, e gli occhi di Taemin tornarono vacui mentre si allontanava. Nessuno poté fare niente per fermarlo con la mente.
“Minho, corri!” gli gridò Jonghyun, e il ragazzo scattò. Gli faceva male il cuore ad abbandonarli, ma non aspettava altro che il loro consenso. La pressione sulla sua mente si acuì, fino a che fece fatica a muovere un passo, ma per accanirsi su di lui il Maestro stava perdendo la concentrazione. La sua difesa cedette e venne colpito da Kibum. Gridò, poi riprese il controllo e attaccò a sua volta.
“E’ dannatamente forte, dannazione!” gridò Jonghyun, frustrato. Minho si rifugiò dietro le sue difese mentali e si rimise in piedi, correndo verso la porta bianca.
“Ce la farete?” chiese, esitante.
“Per l’amor del cielo, vai da lui! Ti copriamo, vai!”
“Resistete.”
Vi prego.
 
Un terrazzino. Il vento che soffiava forte, il mare in lontananza e il bosco tutto attorno. Dovevano essere in alto.
Taemin guardava oltre l’inferriata di ferro decorato, il busto sporto verso il vuoto, poi si voltò di scatto, come un animale in gabbia. La sua sottile camicia bianca aveva gli ultimi bottoni aperti e sventolava, in balia della brezza, scoprendo un lembo di pelle vicino all’ombelico.
Era da un po’ che lo inseguiva, sgusciando di corridoio in corridoio. Il ragazzino doveva aver commesso un errore qualche rampa di scale prima, quando si era sentito braccato. Aveva il fiatone e guardò Minho con un’espressione di pure terrore negli occhi chiari.
Minho abbassò il capo.
“Mi dispiace… non voglio spaventarti.” Era tremenda, quella sensazione.
Si sentiva come se gli stesse facendo del male, e quello sguardo accusatorio lo faceva sentire ancora più colpevole. Gli si avvicinò a passi lenti, mentre lui si guardava intorno in cerca di una via di fuga.
“Stai lontano. Perché state facendo questo al Maestro?” Minho sospirò. Taemin era sempre pronto a combattere per ciò che amava.
“Perdonami, per quello che sto per fare. Ma credimi, lo faccio solo per te.” Prima che potesse sgusciare via, lo afferrò per un braccio, tirandolo verso di sé e abbracciandolo stretto, da dietro. Gli allacciò le braccia attorno al petto e non gli consentì di muoversi. Sentiva il cuore di Taemin impazzire, mentre lottava per divincolarsi, ma le braccia di Minho erano più forti.
Dopo qualche istante, si arrese. Minho affondò il viso nei suoi capelli e aspirò.
Il ragazzino, iniziò a singhiozzare e il cuore di Minho fece davvero male.
“Scusa… scusami, io…”
“Lasciami!” sentì una scarica elettrica e per un pelo non si lasciò sorprendere. Lo stava attaccando con la mente. Si nascose dietro le sue difese mentali e si rifiutò di contrattaccare. Le sue braccia rimasero dov’erano. Aspettò che l’attacco cessasse, fino a che il ragazzino non si ritirò nuovamente dentro di sé, il fiato grosso.
“Attacca… attacca se hai il coraggio! Vigliacco…” Minho riaprì gli occhi e sorrise. L’emicrania era insopportabile ora, ma non poteva farci niente…
“Taeminnie… sei sempre tu, non ci sono dubbi.” Gli sussurrò in un orecchio, mentre quello tentava di allontanare il capo il più possibile.
“Ti odio! Cosa vuoi da me?”
“Tutto.” Sentì le mani del ragazzino che gli arpionavano gli avambracci, tentando disperatamente di liberarsi. Lo strinse più forte e gli appoggiò il mento su una spalla.
“Smettila… smettila adesso. Ma non capisci? Come fai a non capire.” Taemin si fermò, il suo petto che si alzava ed abbassava in continuazione.
“Taemin… davvero non mi senti? Prova, per un solo istante a toccare la mia mente…”
“No! Mi renderai schiavo, lo so!” Minho si morse un labbro, sentendo gli occhi bruciargli.
Davvero sto facendo la cosa giusta? Sembri così lontano…
Sentì dei passi alle sue spalle e lasciò andare Taemin, poi rudemente lo prese per un polso.
Si voltò, e la coscienza del Maestro lo precedette, scagliandosi come una spada a doppio taglio nella sua testa, con una violenza devastante. Gli ci volle tutto il suo autocontrollo per non gridare e per non lasciare la presa su Taemin che si divincolava.
“Questa volta non ti lascio.” Ringhiò, sbattendo le palpebre per rimanere lucido, e contrattaccò, con tutta la forza che aveva. Il Maestro, sudato e coi capelli che gli volteggiavano attorno come serpenti, gli si scagliò contro fisicamente, stringendogli il collo con le mani e portandolo a piegarsi oltre il balcone. Minho senti il vuoto sotto di sé e combatté per respirare. Con una mano tentava di staccarsi di dosso l’uomo, mentre stringeva il polso di Taemin nell’altra. Il naso affilato e gli occhi ghiacciati del Maestro erano ad un passo dal suo viso, furenti.
“Ora mi state davvero facendo arrabbiare, tutti voi. Hai osato toccare di nuovo ciò che è mio, quindi adesso muori.
Minho gridò, perché le mani dell’uomo gli si chiusero attorno al collo e non riusciva più a respirare. Tentò di tossire ma non gli fu possibile e la sua forza venne meno. Si piegò maggiormente verso l’esterno, mentre la schiena gli bruciava. Serrò gli occhi e tentò di spingerlo via con la mente.
Ci riuscì, perché la coscienza di quell’uomo ormai era frantumata e calda, in fiamme, a causa dei ripetuti attacchi e della rabbia. Vi si gettò dentro, mentre la coltre oscura che la ricopriva era sempre più frammentata, colpendo in profondità.
Improvvisamente, un’altra coscienza si frappose fra le due, e Minho temette davvero che sarebbe stata la fine.
Era Onew.
Alzò nuove barriere, corse via, mentre Onew lo inseguiva con la mente, sempre più vicino, pressante… non poteva vederlo, ma doveva essere giunto anche lui sul terrazzino. Sentì la sua coscienza premere, come se volesse entrare e pervaderlo. Ricordò quel giorno sulla spiaggia, quando aveva preso il controllo di lui... non riusciva a concentrarsi, non respirava.
Lasciami entrare!
Delle parole chiare e decise nella sua testa.
Una speranza gli si aprì nel cuore, un dubbio, un folle, meraviglioso dubbio…
Onew.
Abbassò ogni difesa e si lasciò pervadere.
La coscienza di Onew fluì in lui come un fiume in piena, irruenta, vivace. Incredibilmente però, non lo sommerse, non lo soffocò. Non tentò nemmeno di pugnalarlo, anzi. Minho sentì una nuova lucidità, una nuova forza, come se fossero diventati un tutt’uno. Si rese conto di avere ancora le mani del Maestro attorno al collo, ritrovò la sua coscienza e contrattaccò. Incredibilmente, la mente dell’uomo cedette sotto la nuova forza dell’attacco di Minho.
Finalmente, il Maestro fu sbalzato all’indietro dal dolore dell’impatto e Minho potè nuovamente respirare. Le sue gambe cedettero, mentre tossiva e riapriva gli occhi. Taemin era ancora accanto a lui, gli occhi spalancati in un’espressione incredula.
Si rialzò, e si resse al bordo di ferro dietro a lui per non cadere. Gli girava la testa… ma non era solo quello, il pavimento gli tremava, sotto ai piedi.
Davanti a lui, Onew, con una maschera di puro odio dipinta sul volto gentile, inchiodava il Maestro con lo sguardo, mentre questo era rannicchiato sul pavimento, il viso rigato di lacrime.
“Finalmente… finalmente…” continuava a ripetere Onew.
“Che fai? Che fai!” gridò il Maestro.
In quel momento Kibum e Jonghyun irruppero sul terrazzino ma Onew li tenne lontani con un gesto della mano.
“No, lasciate che lo finisca io. Se vi immergete troppo nella sua mente, potreste non uscirne più. E poi, ho tutto il diritto di farlo.” Kibum annuì, ed esclamò: “Fai ciò che devi. Fratello.”
L’uomo si tirò i capelli e lanciò un altro urlo, poi toccò a Taemin. Minho lo resse per le spalle mentre il ragazzino cadeva in ginocchio, tenendosi la testa tra le mani.
“Onew, lui no!” esclamò vedendo il suo viso contorto dal dolore.
“Mi dispiace, è necessario. Mi sta attaccando.”
Minho gli prese il viso tra le mani.
“Taemin, lascialo... ti prego, vogliamo solo aiutarti.”
“No!”
Onew ringhiò e il ragazzino cadde svenuto al fianco di Minho, con un gemito. Il ragazzo si affrettò a prenderlo in braccio e corse da Kibum e Jonghyun. L’aria era fortissima e il palazzo stava tremando, come se qualcosa lo scuotesse dalle fondamenta. Una crepa nell’immacolato marmo bianco, si allungò sotto ai piedi di Minho.
“Che succede?” chiese Jonghyun.
“Se muore lui, anche questo posto cadrà, perché è la sua mente a tenerlo in piedi.” Rispose Kibum.
“Onew sta…” Kibum si voltò verso Jonghyun, uno scintillio d’acciaio negli occhi.
“Non era come credevo. Onew, è ancora Lee Jinki. Ci ha ingannati tutti, ed ora è così potente da poterlo sconfiggere. L’ha fatto perché sapeva. Sapeva che non ci saremmo riusciti, da soli. Ora lui è debole, e solo.”
E infatti il maestro gridava, e si contorceva, sotto lo sguardo di ferro del ragazzo.
“Non puoi farmi questo… io ti ho creato! Come è possibile… io! Fallo smettere! Io non sono così, non è vero!”
Ma Onew non smise, e una guglia appuntita cadde dall’alto del palazzo, portando con sé un pezzo del terrazzino.
La coscienza del Maestro esplose, provocando uno spostamento d’aria che li sbalzò tutti verso l’interno dell’edificio. Ci volle un momento perché si riprendessero.
Detriti sempre più grossi piovevano dalle pareti e il rumore era assordante.
Minho si rialzò, vide Taemin a pochi passi da lui, il volto sporco di polvere e di ciottoli e gli si mise sopra, prendendolo per un braccio e risollevandolo, mentre Jonghyun gli dava una mano e poi li ritrascinava tutti giù, per quelle scale che non erano più scale, verso l’uscita, in fretta o crolla tutto, attenti alla testa…!
Si voltò quando sentì un grido strozzato dietro si sé e corse indietro, per aiutare Onew a rialzarsi dopo che questo era inciampato in un pezzo di marmo caduto. Si guardarono negli occhi e Onew lo ringraziò con un gesto del capo, poi ripresero a correre, fuori, fuori, c’è troppa polvere, c’è bisogno d’aria.
E il palazzo crollò, mentre l’acqua del lago rotondo si increspava e i fiori venivano spazzati via dai detriti. Dagli alberi si alzò un nugolo di uccelli e pipistrelli che corsero via, verso la luna, mentre sotto di loro la notte tornava silenziosa e rimaneva solo un gran fumo e la terra smetteva di tremare.
 
 
 
Volavano via, il più velocemente possibile, mentre dall’isola di Eden si alzava una nube scura. Il motoscafo aveva subito parecchi danni, ma per fortuna funzionava ancora. Minho era al comando, aveva come unico obiettivo quello di portarli via, lontano. Nessuno parlava, c’erano solo il rumore delle onde, lo sferragliare del motore e i loro respiri affannati, che stentavano a calmarsi. Sentiva che tutti avevano lo sguardo fisso sull’isola, ancora increduli del fatto di essere riusciti a fuggire. Jonghyun emise un lungo gemito e si sdraiò, le mani sul viso.
“Dio! Credevo che saremmo morti tutti.” Ora c’era silenzio attorno a loro. Minho tentò disperatamente di respirare e riprendere il controllo di sé. Aveva le mani strette così forte attorno al timone che gli tremavano. Si voltò, per controllare i suoi compagni. Kibum aveva il capo di Taemin appoggiato sulle ginocchia, mentre gli scostava i capelli dal viso addormentato. Onew era seduto vicino a Jonghyun e guardava Minho. Si alzò e andò da lui, posandogli una mano su una spalla.
“Sei stato bravo.”
“Tu… come…”
Onew sorrise.
“Esatto, come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Sei completamente pazzo, Lee Jinki!” esclamò Kibum, irritato. Il ragazzo dai capelli color miele sorrise ancora.
“Mi dispiace. Non è stato facile fingere di essere ancora ciò che non ero più… ma era necessario, o lui non mi avrebbe mai lasciato scoprire così tanti suoi segreti. Si fidava ciecamente.”
“Questo fa di te un impostore.” Disse Jonghyun, ancora comodamente sdraiato. Poi si alzò coi gomiti e gli rivolse un meraviglioso sorriso sghembo. “Ma ti adoro!” Onew scoppiò in una melodiosa risata.
“Grazie. Alla fine siamo sempre stati dalla stessa parte.” Si voltò di nuovo verso Minho. “Mi dispiace.” Il ragazzo scosse la testa, riprendendo a guardare davanti a sé. Averlo vicino lo rendeva ancora un po’ inquieto.
“Non fa niente. L’importante è che ora ci hai aiutati.”
“Ci siamo aiutati a vicenda. Anche io avevo bisogno di voi, per riuscirci. Siete stati il mio diversivo, la mia copertura. Grazie.”
Minho annuì e si voltò di nuovo, per gettare una rapida occhiata a Taemin. Onew se ne accorse e affiancò le sue mani a quelle del ragazzo, sul timone.
“Vai. Guido io.” Minhò deglutì a fatica e gli lasciò il comando, mentre i loro sguardi si incrociavano di nuovo, seri.
______________________________________________________________________________________________________________

Salve ragazzi!
Stiamo davvero giungendo alla fine manca poco. In realtà sto pensando di scrivere anche una sorta di capitolo 'bonus', ma  vedremo come si concluderà questa storia e quale sarà la vostra reazione.
Per ora, grazie mille a chi mi ha seguita fino ad ora!
Vi adoro <3

Mi permetto di fare un po' di pubblicità ai miei video anche, questi sono gli ultimi che ho fatto:

Jonghyun: http://youtu.be/kSL8bxkdO40
Jongtae: http://youtu.be/h-2Icv7Xe8A
Enjoy! <3

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: ChiaKairi