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Autore: suinogiallo    11/04/2007    2 recensioni
E' la notte di Natale quando la sonda a lunga distanza Hydrus invia dei dati che sono inequivocabili. I sopravvissuti del genere umano sono ormai a solo un'anno dalla loro nuova casa.
Ma sono necessari dei preparativi e qualcuno dovrà scendere sul pianeta molti mesi prima, in una missione altamente pericolosa.
Ma questo pianeta sarà davvero la Terra Promessa verso la quale abbiamo viaggiato per duemila anni?
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Mother



2. 2 : Kilia

- Non ti preoccupare per quello che ha detto quell’esaltata - le si avvicinò Risa, uno dei piloti che avrebbe preso parte alla missione, dandole una pacca sulla spalla e salutando invece Bobby con un buffetto sul braccio - odia tutto quello che non è di pura razza terrestre - poi si allontanò rapidamente salutandoli con un gesto della mano e raggiungendo, subito dopo, Stephen e Mike che stavano scambiandosi alcune opinioni sulla missione.
- Perché mi hai chiesto di non intervenire? - le domandò Bobby guardandola - Laura non può permettersi di dire simili cose su di te -
- Non voglio che tu e lei litighiate per causa mia - sussurrò guardando verso il pavimento. Da quando era arrivata a bordo della Mosè, Bobby non l’aveva mai sentita parlare con un tono di voce più alto di un sussurro, e, raramente l’aveva vista alzare lo sguardo e guardare qualcuno. Aveva quasi sempre lo sguardo puntato verso il basso e, solo se era costretta guardava qualcuno direttamente in faccia. Ma era raro che ciò accadesse, anche perché le volte che le capitava di stare con più persone erano davvero poche - tu e Laura vi conoscete da molto tempo, mentre io sono qui solo da un’anno -
- E con questo? - le domandò di nuovo Bobby.
- Io sono solo un’intrusa che si è andata ad infilare tra voi due - gli rispose continuando a camminare verso l’ascensore che li avrebbe portati in superficie.
- Per me Laura è sempre stata una cara amica - la seguì adeguando il suo passo a quello, più rapido, di lei - ci conosciamo da quando siamo nati, e le nostre due famiglie hanno sempre sperato che un giorno ci saremmo sposati ma, per me, è sempre stata solo una cara amica - poi, entrò con lei nell’ascensore che, ad un suo comando verbale, iniziò a salire verso la superficie - e questo, vuol dire che tu non ti sei infilata tra nessuno, perché, tra me e lei, c’è sempre stato uno spazio sufficiente a far passare la Mosè, a tutta larghezza, e con una certa comodità -
- Ed il fatto che io sia un’aliena, per di più di un pianeta dove la popolazione è composta di sole donne, non vuol dire nulla per te? - lo fissò improvvisamente negli occhi. Fino a quel momento l’unica altra volta che lo aveva guardato in quella maniera era stato a bordo della Nebulat, pochi attimi prima che lui la prendesse di peso e la portasse, recalcitrante ed urlante, nell’hangar dell’astronave dove il suo caccia l’attendeva.
- Solo una cosa - sorrise guardandola negli occhi - che forse, il cognome Dog potrebbe non essere più associato ad una famiglia composta solo ed esclusivamente da terrestri puri - poi la porta dell’ascensore si aprì inondandoli di luce e sommergendoli con le voci della popolazione della cupola che ancora parlavano dell’argomento del giorno, la missione della Mother.

L’allarme suonò improvvisamente alcuni minuti dopo che Kail si era sdraiato sul lettino sistemato nella saletta tattica insieme a Koichi che, invece, stava già dormendo da un paio d’ore. La notte stava trascorrendo tranquilla e quasi tutti, tranne Bobby, in casi del genere ne approfittavano per riposare alcune ore.
Come faceva di solito si era seduto sul pavimento davanti alla gigantesca uscita dell'hangar ad osservare le stelle.
- A tutti i piloti di guardia - urlò pochi attimi dopo lo speaker dell’hangar - astronave da combattimento nell’area di avvistamento della Mosè, dati in trasmissione nei computer dei caccia, partenza tra T meno centoventi secondi -
- Merda! -sbraitò Bobby scattando in piedi ed iniziano a correre verso la saletta tattica urlando a Kail e a Koichi di alzarsi, poi afferrò il suo casco e deviò bruscamente verso il suo caccia che, intanto, controllato dal computer stava iniziando a rendersi operativo e ad iniziare i test pre partenza che, anche in condizioni di emergenza, sebbene ridotti all'essenziale erano obbligatori.
- Si tratta di un’astronave da combattimento della flotta del pianeta Gall - informò i suoi compagni mentre il computer del caccia terminava i controlli pre lancio - sembra sia danneggiata, i sensori non rilevano attività energetica riportabile ad attivazione di armi o di schermi di difesa, sta andando alla deriva - poi, non appena il sistema di bordo gli diede il via libera, decollò, subito seguito dagli altri due caccia.
- Rimani indietro - sentì urlargli nelle cuffie Kail - mi hai sentito Bobby lascia andare avanti noi! -
La procedura di contatto con astronavi aliene prevedeva che il primo caccia ad avvicinarsi all’oggetto fosse un caccia da combattimento in assetto da guerra, con tutte le armi pronte a far fuoco, subito seguito da un secondo caccia, sempre da combattimento, ed infine, il caccia intercettore che, se l’astronave non avesse avuto intenzioni ostili, avrebbe stabilito il contatto.
- Non ci sono pericoli - accelerò la velocità avvicinandosi ancora di più all’astronave che, inerme, fluttuava ad alcune centinaia di chilometri di distanza dalla Mosè.
- Rispetta la procedura di contatto Bobby! - sbraitò nuovamente Kail cercando di raggiungerlo. Sebbene il suo caccia fosse più veloce di quello di Bobby non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungerlo prima che giungesse nei pressi dell’astronave e, magari, a farsi distruggere.
- I sistemi di sostentamento della astronave sono spenti, Kail! - l’informò cercando con i sensori a media distanza l’ingresso del loro hangar. Se non avevano notevolmente modificato la loro tecnologia l’accesso dell’hangar doveva essere chiuso da una barriera gravitazionale come quella che usavano loro, che era derivata proprio dalla tecnologia del pianeta Gall - Stanno morendo! Non c’è tempo per rispettare le procedure standard! - e, non appena sullo schermo gli comparve la corsia olografica dell’hangar, vi si tuffò a tutta velocità atterrandovi quasi disastrosamente.
- E’ entrato dentro! - urlò Koichi vedendo il segnale di ritorno del caccia di Bobby scomparire dal suo schermo tattico - Cosa facciamo Kail? -
- Dalla Mosè dicono che l’astronave sta per esplodere, i sensori registrano un’accumulo di energia disordinata nella sezione motori - gli rispose leggendo i dati che il ponte di comando della Mosè inviava al computer di bordo del suo caccia - se non esce tra cinque minuti è fottuto! -
- Avanti, muoviti! - sbraitò Bobby attendendo che il computer di bordo del suo caccia si interfacciasse con quello dell'astronave aliena. Non era la prima volta che la Mosè incontrava un'astronave del pianeta Gall e ogni volta c'era sempre stato uno scambio proficuo di informazioni e tecnologie e, per questo, i sistemi delle due navi erano abbastanza compatibili. Il blip di connessione effettuata venne salutato da un grugnito di approvazione del pilota che, rapidamente inserì alcuni comandi per ottenere l'accesso al sistema di sostentamento e di rilevazione delle forme di vita presenti a bordo.
- Le uniche forme di vita a bordo di questa astronave sono ammassate sul ponte di comando - mormorò poi dando un'occhiata al monitor. Sapeva benissimo di avere pochi minuti di tempo per tentare quella missione di soccorso. Aveva visto anche lui i dati che la Mosè aveva inviato e, in quel momento stava poi osservando quelli che gli giungevano direttamente dalla nave aliena. Qualcosa non doveva aver funzionato e i giganteschi motori stavano producendo più energia di quella che serviva, energia che si stava accumulando e che prima o poi avrebbe fatto esplodere tutto. Rapidamente diede il comando di backup dei dati ed iniziò a scaricare il log della nave sul computer del suo caccia. Se fosse riuscito a riportare il culo a bordo della Mosè sarebbero stati dati davvero importanti.
Dandosi, poi, mentalmente dell'idiota almeno una mezza dozzina di volte fece un respirone profondo ed aprì il cupolino del suo caccia schizzando, in meno di un secondo fuori e dirigendosi senza esitazioni verso il ponte di comando usando uno dei condotti interni per la manutenzione che, secondo la planimetria che aveva scaricato al volo lo avrebbe portato a destinazione in pochi minuti.

- Ho perso ogni contatto! - riferì Koichi al ponte di comando della Mosè dopo aver tentato inutilmente di mettersi in contatto con Bobby - Si trova a bordo dell'astronave aliena , chiedo il permesso di contattare la nave per iniziare una ricerca! -
- Permesso negato - gli ordinò la voce secca dell'ufficiale al comando in quel momento dopo alcuni secondi di silenzio - la missione è annullata, rientrate alla base! -
- Al diavolo! - urlò Kail aprendo lo stesso un canale.
- Kail, non c'è più tempo! - urlò Koichi iniziando la manovra di rientro con una brusca virata ed una poderosa accelerata per portarsi il più lontano possibile nel minor tempo. Aveva intravisto un lampo di energia uscire dallo scafo della nave aliena, segno che ormai l'esplosione era quasi imminente.
- Al diavolo anche tu Koichi! - latrò poi Kail arretrando fino ad arrivare al limite di portata della radio.
- Kail, sei troppo vicino, rimarrai coinvolto nell'esplosione! - lo avvertì Koichi spingendo al massimo i motori del suo caccia. Non avevano mai visto dal vivo l'esplosione di una nave di quelle dimensioni, ma durante il corso gli erano stati mostrati vari video di astronavi che esplodevano raccolti durante il viaggio e, soprattutto durante le due guerre tra pianeti nelle quali la Mosè era stata, solo marginalmente per fortuna, coinvolta. L'onda d'urto di pura energia che si sarebbe irradiata avrebbe disintegrato qualsiasi cosa nel raggio di migliaia di chilometri e, se la Mosè avrebbe potuto sopportarla, lo stesso non si poteva dire dei due piccoli gusci di noce sui quali si trovavano.
- Merda! - si arrese alla fine anche Kail virando e mettendosi anche a lui a correre per portarsi ad una distanza di relativa sicurezza.

- Eccolo! - ansimò Bobby giungendo finalmente di fronte alla porta del ponte di comando - Spero di essere ancora in tempo! -
Dal condotto di manutenzione era sbucato proprio di fronte alla porta e, senza attendere neanche un secondo per riprendere fiato colpì con il palmo della mano un pannello che si aprì con un leggero scatto metallico scoprendo una leva al suo interno. Come avevano scoperto in passato, tutte le flotte che volavano nello spazio usavano delle convenzioni per varie cose che andavano dai comunicati radio ai sistemi di emergenza e, la leva per l'apertura rapida delle porte era tra queste. Una specie di codice che quasi tutti rispettavano per far si che, in casi come quelli anche il soccorritore più incapace potesse fare qualcosa. Se tutte le porte di tutte le astronavi di tutto l'universo avevano lo stesso meccanismo di apertura d'emergenza era tutto più semplice.
- C'è qualcuno? - urlò non appena la porta si aprì con uno schiocco secco - Cè qualcuno?1 - ripeté subito dopo nella lingua del pianeta Gall.
La visibilità era quasi nulla a causa del denso e acre fumo che aveva invaso il ponte. Una consolle esplose improvvisamente inondandolo di scintille e di schegge di metallo incandescente che lo ferirono superficialmente lacerando il tessuto della tuta.
- Se c'è qualcuno mi risponda!2 - domandò di nuovo. Non riusciva a vedere altro che qualche forma indistinta che si muoveva nel fumo. Rapidamente fece alcuni passi in avanti continuando ad urlare nella lingua del pianeta Gall - Vengo dalla Mosè, sono qui per salvarvi!3 -
Improvvisamente urtò qualcosa con il piede e, chinandosi avvertì chiaramente un corpo rannicchiato in posizione quasi fetale sul pavimento. Cercando di parlarle più tranquillamente possibile l'afferrò per costringerla a mettersi in piedi, ricevendo però un netto rifiuto.
- Dobbiamo andare via da qui!4 - le disse chinandosi su di lei e riuscendo finalmente a vederla. Era una ragazza, mentalmente sorrise pensando bella scoperta, il pianeta Gall è abitato solo da donne, e sembrava che non avesse nessuna intenzione di seguirlo.
- Mi dispiace, ma non sono venuto fin qui per lasciarti morire!5 - le disse infine prendendola di peso, stupendosi di quanto fosse leggera, per poi iniziare a correre verso il condotto che li avrebbe portati all'hangar. Come fece ad orientarsi per ritrovare l'uscita del ponte di comando fu un vero mistero, ma, la fortuna quel giorno evidentemente si era sbendata e si era data decisamente da fare, e, al primo tentativo imboccò la direzione corretta e, in pochi secondi fu di fronte al condotto. Una vibrazione violenta gli fece capire che non c'era più molto tempo.

Tutto il resto venne poi avvolto da una specie di amnesia.
Il decollo dall'astronave aliena, la fuga disperata, l'onda d'urto che li colpì. La prima cosa che Bobby ricordò da quando si era infilato nel condotto fu lo sguardo fisso di Kilia che sembrava domandargli cosa stava facendo, perché l'aveva salvata.
Vennero soccorsi da Kail e Koichi che, nonostante gli ordini ricevuti non erano tornati a bordo della Mosè ma erano rimasti a distanza di sicurezza e che si erano precipitati tra i rottami dell'astronave aliena. E grande fu lo stupore quando videro il segnale di emergenza del caccia di Bobby spuntare sui loro monitor.
Erano certi che il comando non gliela avrebbe fatta passare liscia, ma in quel momento non pensarono ad altro che puntare dritti verso la provenienza di quel segnale mentre Bobby, rannicchiato nella capsula di sopravvivenza del caccia guardava gli occhi della ragazza aliena e, ma si dai, capendo che se ne era innamorato praticamente al primo sguardo.

Il giorno si apprestava a finire e le lampade che simulavano il sole nelle cupole stavano lentamente abbassando la loro intensità, portando nel contempo la luce ad una tonalità più rossastra che doveva simulare il tramonto. La temperatura si era notevolmente abbassata ed un leggero vento agitava le foglie degli alberi che circondavano le strade nella cupola residenziale Omega costringendo i passanti a stringersi nei loro cappotti e a tenersi stretti il cappello.
- Tra qualche giorno lasceremo la Mosè e partiremo per Terra Promessa -mormorò Bobby guardando la luce rossastra che colorava le acque limpide di un laghetto posto al centro di uno dei numerosi giardini che costituivano il polmone verde della cupola. Aveva chiuso la cerniera lampo del suo giubbotto di pelle e vi teneva le mani affondante nelle tasche mentre Kilia gli aveva passato un braccio sotto il suo e gli si teneva vicina.
- Ho paura, sai -gli sussurrò osservando divertita alcune grosse papere che sguazzavano nel laghetto - le nostre astronavi sfruttano spesso i Buchi Neri Artificiali per i grandi viaggi, ma tutti i calcoli sono fatti automaticamente dalla nave stessa senza che ci sia nessuna che inserisca dei dati riguardanti, ad esempio la massa della nave o la sua posizione al momento della apertura del Buco -poi si voltò a guardarlo - ho paura di commettere qualche errore, di inserire un dato sbagliato e di far distruggere la Mother dal campo gravitazionale del Buco -
- Se tu dovessi sbagliare, commetteresti sempre meno errori di qualsiasi altra persona a bordo della Mosè -cercò di tranquillizzarla come meglio poteva. Anche lui aveva paura. Come tutti d’altronde. Ma in quel momento doveva cercare di tranquillizzarla e, ammettere di avere paura anche lui non sarebbe stata una mossa sicuramente molto intelligente - porteremo a termine la missione nel migliore dei modi, e quando anche questa cupola sarà su Terra Promessa, io, te, Marylin e Cleò ce ne andremo da qualche parte per un tranquillo pic nic sull’erba -
- Io inizio ad avere fame -sorrise improvvisamente staccandoglisi dal braccio - torniamo a casa? -

Note:

1- Cè qualcuno

2- Se c'è qualcuno mi risponda

3- Vengo dalla Mosè, sono qui per salvarvi

4- Dobbiamo andare via da qui

5- Mi dispiace, ma non sono venuto fin qui per lasciarti morire

Copyright © 2003 - 2007 Suinogiallo

Quattro Chiacchiere Con L'Autore
Nuovo capitolo di Terra Promessa.
Un grazie, intanto a chi mi ha letto e a chi continuerà a farlo, poi, passiamo alle note di percorso di questa capitolo che ci rivela come si sono conosciuti Bobby e Kilia.
Per le citazioni e le ispirazioni, vale quanto detto nel precedente capitolo. Molto importante è stata la visione di Gall Force, sia per il pianeta Gall che viene citato varie volte, sia per il nome dell'astronave (Nebulat) sia per la stessa Kilia che, per molti versi appare ispirata a Cathy, una delle protagoniste dei tre film della saga.
Il linguaggio degli abitanti del pianeta Gall invece non è altro che il font Symbol. In un primo momento volevo utilizzare un font diverso e meno grecheggiante, ma alla fine ho optato per scegliere un font che probabilmente è su tutti i pc.

Ed anche per questa volta è tutto, a rileggerci al prossimo capitolo.

Hasta Luego

   
 
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