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Autore: LadyMaria    28/09/2012    0 recensioni
La nostra storia si apre alla corte di Enrico VIII,
dopo la morte dell'adorata moglie Jane.
Le vicende personali del re e quelle della di lui figlia, Lady Mary, si intrecceranno al punto che....
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Mary sedeva in salotto mentre fissava con impazienza la finestra. Aspettava il suo ritorno da un momento all’altro, la casa era sempre così vuota quando lui non c’era. Nell’udire un rumore di passi nel corridoio voltò di scatto la testa e non fece in tempo a realizzare che Eustace era tornato perché il piccolo Carlos le sfrecciò davanti, correndo come un pazzo, per arrivare sulla soglia della stanza e attaccarsi alle gambe paterne. -Papà!- esclamò il piccolino mentre Eustace sgranava gli occhi, perché non s’aspettava un benvenuto tanto amorevole, e lasciava cadere una mano in direzione della capigliatura riccioluta del bambino. -Carlos. Non dirmi che ne hai combinata una delle tue!- fissò la moglie sperando di non trovare una conferma alle parole appena pronunciate, ma la vide sorridere e sentì il figlio rispondergli che: -Giuro che non ho fatto niente…- e per rafforzare il proprio giuramento intrecciò gli indici sulle labbra e li baciò. -Bravo il mio ragazzo…- mormorò il padre scompigliandogli i capelli per poi fissarlo andarsene in un’altra stanza. Adesso muoveva lentamente le gambe,aiutandosi di tanto in tanto col bastone, per avvicinarsi alla moglie. Le lasciò un bacio sulla guancia e lei socchiuse gli occhi mal celando un sorriso. -Ero preoccupata….-sussurrò abbracciandolo all’altezza della vita. -Di cosa?- chiese ingenuamente Eustace beandosi del dolce profumo che la moglie emanava. Dopo una lunga giornata passata a corte quello era il miglior posto nel quale tornare: tra le braccia di Mary. -Che ti fossi stancato troppo…- rispose distaccandosi appena per scrutarlo negli occhi scuri costringendolo ad osservare i propri occhi verdi, così pieni di tanta preoccupazione. -Marìa… por favor. Hemos hablado de eso demasiado y no …- si allontanò da lei per sprofondare sulla poltrona, perché purtroppo stanco lo era e non poco –quiero discutir contigo! (Per favore. Abbiamo già parlato di questo per troppo tempo e non voglio discutere con te). Quando litigavano, quelle rarissime volte, lo facevano sempre parlando nella loro lingua madre. Mary, che non aveva certo voglia di mettersi a discutere con lui, lo raggiunse e si mise seduta sulle sue ginocchia. Lasciò scivolare la mano in direzione del volto del marito per accarezzargli dolcemente le guance velate dalla ispida barba. -Eustace… sei troppo… - lui non le diede il tempo di terminare la frase che aggiunse un sussurrato: -Vuoi dire vecchio?- -No!- esclamò lei sospirando -, ma non sei nemmeno più giovane come un tempo. Il Re dovrebbe lasciarti in pace. Io ti voglio a casa nostra, insieme ai nostri figli, a discutere delle più piccole cose… non posso saperti lontano per dei mesi……..hai già fatto molto per la Spagna, hai servito il tuo re con la massima devozione e nessuno potrebbe sostituirti egregiamente, questo lo so, ma… hai una famiglia. E tutti noi vorremo stare insieme a te più spesso.- disse il tutto velocemente, quei tre mesi di lontananza le avevano dato modo di farsi coraggio e palesargli tutto ciò che le era sempre passato per la mente, ma che non era mai, per un motivo o per un altro, riuscita a dirgli. Eustace rimase in silenzio e la lasciò parlare, sollevò lo sguardo per fissarla con un’espressione estremamente seria dipinta sul volto, ma poi non ce la fece più e sorrise apertamente. -Perché la cosa ti fa sorridere, Eustace?- domandò quasi irritata. -Perché…- lui prese un profondo respiro e continuò a dirle –ho parlato col re stamani mattina. Appena sono rientrato dalla Francia. Ho lasciato il mio posto da ambasciatore, Marìa.. adesso sono solo il povero Eustace Chapuys.- sì perché il re spagnolo, non accettando la decisione presa da Eustace, lo aveva spedito a casa senza danaro in più rispetto a quello già ricevuto durante tutti quegli anni di servizio. Mary lo fissò stupita e quando lui ebbe terminato il proprio discorso gli afferrò le guance con le mani –Vuoi dire che…. che….- sorrise dolcemente in quel modo che spezzava, come sempre, ogni difesa del povero Eustace -Oh, Eustace!- lo abbracciò con foga stringendolo a sé come se non volesse più lasciarlo andare via. Distaccandosi leggermente e mantenendo i propri occhi puntati in quelli di lui aggiunse solo che –ma tu sarai sempre il mio ambasciatore…- -Ma solo tuo…-disse carezzandole la schiena ricambiando il suo dolce sguardo fino a quando… un pianto disperato li allarmò entrambi. Notando la figura di Carlos rientrare in salotto ed esclamare un: -Non è stata colpa mia! Io non ho fatto niente!- Mary si alzò di scatto per raggiungere una stanza poco distante, seguita passo, passo dal marito. Aperta di scatto la porta si avvicinò alla culla e afferrò la bambina che stava piangendo per portarsela al petto. _Shtt… Caterina non piangere…- sussurrò carezzandole la testina, non del tutto ricoperta dai capelli, mentre Eustace si avvicinava e affiancava la moglie per accertarsi che la loro Caterina non si fosse fatta seriamente male. -Non è successo niente per fortuna…-lo rassicurò Mary continuando a cullare la figlia. -No, ma Carlos riceverà una bella sgridata….-disse lui irrigidendo la mascella a causa dell’ira. Per il momento, però, non desiderava lasciare quella stanza e rimase vicino a Mary e Caterina fino a quando quest’ultima non si calmò e tornò a dormire beatamente. Fu allora che Mary l’adagiò nuovamente nella culla ed afferrò la mano del marito. Eustace rimase a contemplare i lineamenti della moglie per diversi istanti, la strinse alla vita e adagiò la propria guancia su quella di lei -Adesso sono finalmente a casa…non ci saranno più viaggi.- -I viaggi possiamo farli, ma quando Caterina sarà un po’ più grande…- aggiunse Mary baciandogli il lato destro del collo -, ma soprattutto li faremo insieme.- nel dirlo tornò a cercare lo sguardo di lui. -Insieme…-ripeté lui lasciando scivolare la mano destra sulla morbida guancia della moglie per avvicinare il proprio volto a quello di lui e baciarla lentamente e passionalmente. Erano sposati da sei anni, si conoscevano da… praticamente una vita! Vivevano in Spagna da quasi sette anni e avevano due meravigliosi bambini, come lchiamavano entrambi “le loro piccole gioie”, eppure ogni volta che si trovavano l’uno tra le braccia dell’altra provavano la stessa emozione di un tempo, come se le loro mani, le loro labbra si sfiorassero per la prima volta. Eustace e Mary Chapuys erano la coppia più felice dell’intera Spagna, ogni giorno si nutrivano del loro amore e da esso traevano la forza di affrontare tutto ciò che li aspettava, fossero gioie o dolori, perché nessuno dei due sapeva più vivere senza l’altro. Il re Enrico non ricevette più nessuna notizia della figlia, per quanto ne sapeva poteva anche essere morta e Mary non scrisse mai una sola riga al padre, nemmeno per informarlo che era diventato “nonno”, nemmeno Eustace mise più piede in Inghilterra nonostante il suo re cercò di spronarlo più volte nel portare a termine una missione di pace nei confronti di Enrico. Solo più tardi, Mary ed Eustace, furono informati della morte del sovrano. Quella notte sua moglie pianse silenziosamente lacrime amare e altrettanto silenziosamente Eustace la consolò abbracciandola fino a che le prime luci dell’alba non spuntarono e Mary riuscì ad addormentarsi. Non si staccò da quell’abbraccio nemmeno quando la luce era ormai già filtrata all’interno della stanza. Rimase a fissare la moglie dormire per delle ore senza mai stancarsi. Solo quando lei si voltò lentamente e aprì gli occhi, incontrando quelli di Eustace, sollevò le mani e le portò sul collo di lui. Nascose il volto sul suo petto e mormorò un soffocato: -Stringimi, Eustace… Ti prego….- continuò a piangere soffocando i singhiozzi mentre le lacrime scivolano dalle guance di Mary al petto di Eustace. Lui la strinse a sé più che mai carezzandole con dolcezza i capelli –Mi princesa… mi pobrecita princesa.. (La mia principessa, la mia povera principessa). Perché per Eustace, Mary, seppur ripudiata e privata del proprio titolo, rimaneva sempre la sua principessa. E lo sarebbe stata per sempre.
  
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