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Autore: EnricoZapping    28/09/2012    1 recensioni
Si prospettava una normalissima gita.
Inutile dire che non lo sarebbe stata.
Questa è la storia di una nuova avventura semidivina in America, con protagonisti interamente nuovi. Sono passati 8 anni da quando Percy Jackson ha fatto sancire il patto degli déi, e ora un altro evento farà vacillare la pace nel mondo degli déi e degli uomini.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi avvicinai alla porta della casa di Chirone. “Come potevano un disegno e delle parole mettermi così in agitazione?”, pensai, e prendendo coraggio bussai alla porta. Una voce dall'interno mi chiese: "Chi è?" "Nathan O’Neil", risposi. Chirone non rispose subito. Aspettò qualche secondo di riflessiva attesa, poi disse: "Entra pure". Aprì la porta ed entrai, piantandomi in una posa quasi militare davanti a Chirone.
"Dimmi, Nathan. L'ultima volta che ti ho visto così turbato è stato quando gli Iron Maiden hanno minacciato di sciogliersi …", mi disse ridendo.
"Sono preoccupato per la profezia e...", mi arrestai.
"E?" incalzò Chirone.
"Per il disegno … Non capisco come uno stupido pezzo di carta mi metta così tanto timore."
“Vorrei ricordarti che quel pezzo di carta è un disegno profetico della Pizia", disse Chirone riprendendomi.
"Vero", dissi abbassando la testa. Chirone mi mise una mano sulla spalla e mi rincuorò: “Non ti preoccupare, è normale avere paura del futuro; il futuro è sempre ignoto proprio perché sarebbe terrificante conoscerlo."
"Appunto! Come si fa ad affrontare con leggerezza la profezia di un morto e di un maledetto?!"
"Calma! Rilassati...", mi tranquillizzò il centauro. "Ricorda che, se cerchi di districarti dalle trame del futuro, ci finirai ancora più aggrovigliato. Potresti morire tu cercando di non far morire qualcun altro e quindi non far avverare la profezia... Che quindi si avvererebbe comunque..."
"Ma non portare sfiga!", gli risposi un po’ alterato (e toccandomi).
"Era per dire...", rispose Chirone con un sorrisetto gentile, onesto.
"Quindi, scusami...", analizzai io, "Mi stai dicendo che dovrei affrontare il destino per quello che è e sperare di non venire maledetto o ucciso?"
"... Non volevo metterla su questi toni, ma, sostanzialmente... Beh, sì.", rispose lui come se gli dolesse molto dirlo.
"Fantastico", dissi io, e volsi gli occhi al cielo. Avevo una mezza idea di sacrificare qualcosa di importante a Tyke; di fortuna ne sarebbe servita.



Nell'antro buio della Pizia, che sono io, ammiravo i miei disegni. Sembravano fatti da una bambina particolarmente turbata. Erano schizzi di matita e colori a cera, pastrocchi difficilmente comprensibili.
Tutto era sembrato prendere una piega non esattamente felice due anni prima, quando per la prima volta avevo pronunciato quella profezia davanti a Chirone e mi ero messa a disegnare. Avevo disegnato un ragazzo, un ragazzo robusto con un'ascia. Sotto avevo scritto in calligrafia illeggibile qualcosa... "Nathan O'Neil". Era stato annoverato fra i nove predestinati semidei. Ed era il primo di una lista, una lista quasi sfortunata. Non era la profezia peggiore del mondo, il Campo Mezzosangue ne aveva viste di peggio, inclusa una che diceva che il primo mezzosangue figlio dei Tre Pezzi Grossi (Ade, Poseidone, Zeus) che avrebbe raggiunto i 16 anni avrebbe ottenuto il potere di distruggere gli déi, in seguito alla quale i tre dei in questione promisero di non fare più figli - accordo che comunque non mantennero troppo fedelmente. Tuttavia, questa profezia era stata subito marcata come araldo di catastrofe quando, sul disegno di Nathan, come su tutti i disegni che vennero dopo riguardanti i predestinati, avevo... pianto una lacrima rossa di sangue. Brutto, brutto segno.
Una voce risuonò dall'ingresso della grotta. "E' permesso?"
Risposi a mia volta con un rimbombante "Avanti".
Nell'oscurità della grotta, reggendo una torcia, si addentrò una mezzosangue.
Quando fu abbastanza vicina a me, riuscii a distinguerne il volto nelle tenebre a malapena sondate dalla luce della torcia. Jasmine Proofsteel, della casa di Ebe. Nonché l'ultima aggiunta alla lista, la numero nove.
"Oh, sei tu.", la accolsi.
"Salve.", rispose lei. "Sai perché sono qua, vero?"
"Sì, lo so bene. Guarda pure il tuo foglio.", dissi, e le porsi il suo disegno.
Lei lo guardò bene. Si rese conto che era senza dubbio lei, e nessun altro, e sbiancò. Emise un sospiro triste, riprese un po’ di colore, e lasciò cadere il foglio.
"Non puoi assolutamente esserti sbagliata, vero?"
"Assolutamente no.", risposi concisa.
"Oh... Bene.", rispose lei. Sembrava non essere realmente - affatto! - dell'opinione che fosse un bene, che ciò che profetizzavo fosse praticamente una verità scritta.
"Vuoi sapere chi sono gli altri eletti?", le dissi.
"Sì.", rispose lei, curiosa.
"Beh, uno di loro è..."



“Robert Shane!”, mi chiamò a gran voce Chirone. (Troll! ndXariod)
Interruppi un'interessante chiacchierata con una ragazza della casa di Atena (che ci rimase male, ahimè) e mi affrettai a raggiungerlo.
“Sì, Chirone?”
"C'è qualcuno che dovrebbe parlarti.", disse lui.
"Uhm, chi?"
Senza rispondere, Chirone mi prese per un braccio, e con l'altra mano mi fece segno di venire con lui. Mi portò all'infermeria. Sull'uscio, mi sussurrò un "Vai" all'orecchio, mollò la presa sul mio braccio e se ne andò, mentre io entravo nella tenda piena di letti disinfettati.
“Ehm, salve …”, dissi io.
“Entra, entra …”, mi rispose una voce alla quale mi ero a malapena abituato: la voce gentilissima, leggermente roca, profonda d’affetto, di Esculapio, dio della medicina. Capii che era importante.
“… Cosa mi devi dire?”, chiesi in tono serio, mentre raggiunsi il dio che stava riordinando alcune fiale in una grossa borsa.
“Dritto al punto, vedo. E allora, così sia … Bene, Robert, credo che sia l’ora che tu ti faccia la domanda che praticamente il novanta per cento del Campo Mezzosangue si sta facendo, per adesso.”
“Che domanda?”, chiesi.
“ ‘Sono o non sono tra i nove semidei della profezia?’ “
“…”
“Esatto. Tu sei fra questi nove. Sì, lo so, non è una prospettiva allegrissima.”
“Non credevo che avrei mai incontrato un semidio strafatto di erba panacea”, pensai, ma non glielo dissi.
“Ehi, ci sono dei che ti avrebbero ridotto in un mucchietto di cenere per molto meno, sai?”
Aspetta.. “Scusa, leggi … nel pensiero?”, gli chiesi, strabuzzando gli occhi.
“Non è una vera e propria lettura del pensiero, è più empatia. Riesco ad avere uno schema sommario di ciò che pensano o provano le persone che mi circondano. Quindi, non ho capito molto bene cosa mi hai detto, ma sono sicuro che era un insulto.”
“Oh, ehm, scusa.”, chiesi, un po’ vergognandomi.
“Non c’è bisogno di scusarti … Comunque, a parte per darti la lieta novella di essere nel numero fortunato –sì, è sarcasmo – dei predestinati, ti ho fatto venire qua per darti anche qualcosa che ti potrebbe tornare utile.”
“Cosa?”, chiesi, e pensai che stavo diventando abbastanza laconico. Doveva essere quel pizzico di shock che provavo.
Esculapio iniziò a frugare nella borsa che stava riordinando, e prese alcune ampolle e qualche fagottino.
“Ambrosia e nettare, infuso di panacea diluito al 15%, antidoto ai veleni mitologici (quelli curabili, si intende), distillato cicatrizzante, garza sterile incantata da me in persona, e infine.. una goccia di sangue di Gorgone.”
Nominando quest’ultima, tirò fuori dalla borsa una provetta sul cui fondo c’era una goccia di liquido verde smeraldo scuro, un po’ come il sangue dei granchi, se l’avete mai visto.
“Il sangue di Gorgone ha doti curative prodigiose se preso dalla loro metà destra, è un veleno mortale se preso dalla sinistra. Questa è una goccia di sangue di Gorgone preso dalla destra, sì. Ho pensato di darti questa preziosa goccia poiché si dice che il sangue di Gorgone – e io ne so qualcosa – sia in grado di resuscitare i morti, e spero quindi di evitare a qualcuno di voi di morire … permanentemente. Tuttavia, non so se una singola, misera goccia basti.”
Io strabuzzai (ancora!) gli occhi. “Magnifico! Con questa quella profezia non fa più molta paura.”, dissi, e sorrisi. Esculapio allargò le braccia. Non ci pensai due volte, e lo abbracciai.
“Non c’è di che.”, mi rispose, rivolgendomi un sorriso che avrebbe scaldato un cuore di ghiaccio.



“Ma tu sai fare crescere anche gli alberi?”, chiese Anthea.
“No, so fare crescere solo le piante da frutto. E tu sai fare impazzire la gente?”
“Certo che no, quella è una dote da figlia di Dioniso!”
“Tu hai talento nella musica?”
“E tu sai cucinare?”
“Tu sei sempre una chioccia con tutti!”
“Tu bevi in continuazione!”
“Mamma chioccia!”
“Alcolizzata!”
Mi ero scocciato. Decisamente.
“E basta!”, urlai esasperato. “E’ un quarto d’ora che litigate! Fatela finita e rendetevi conto che siete figlie di divinità diverse ed è normale che abbiate doti diverse!”
“Ma tu sei figlio di Boreas o di Nemesi, scusa?! Guardalo tu, questo qua!”
“Perché tu, invece sei una pacifica figlia di Iride?
“Ha parlato!”, rispose Anthea a tono.
Fortunatamente, la lite venne sedata dall’arrivo di una semidea trafelata, che camminava con passo incerto, bianca in volto come uno spettro. Jasmine.
“Ehi, Jasmine … Cos’hai? Sei tutta pallida …”, disse Airyn, improvvisamente molto meno litigiosa.
“… Ho delle … Brutte notizie.”, disse Jasmine, col tono di chi ti deve informare che è morta tua madre e non sa come rendere più lieve il colpo.
“Che genere di brutte notizie?”, chiesi.
“Praticamente le peggiori. Io, Nathan, Robert e tutti voi siamo fra i prescelti della profezia.”, e lo disse come per dare le condoglianze, come se fosse la cosa più spiacevole del mondo.
“S-scusa?”, disse Anthea. “Devo avere problemi d’udito!”
“Abbiamo sentito benissimo!”, dissi invece io. “Quindi, io, Anthea, Airyn, Robert, tu e Nathan siamo fra i prescelti, eh?”
“… Sì.”, disse Jasmine, un po’ straniata dal tono in cui lo dissi.
“… Come mai stai sorridendo?”, mi chiese poi Airyn.
Non lo avrei confessato neanche sotto tortura (forse sotto minaccia di togliermi la coca-cola sì), ma l’azione era qualcosa che assolutamente cercavo e desideravo.
Poi, feci un altro pensiero.
“Ehi … Siamo a sei … Chi sono gli altri tre?”
“Oh, giusto … Beh, tanto per cominciare c’è …”



“Austin!”, mi chiamò Ailani. “Sei venuto a vederci?”
“O quantomeno, a vedere come le infilo un pugnale nello stomaco?”, rispose Louise.
Io non ero là per vedere il loro allenamento, mi duole dire. Avevo altro da fare.
“Mi dispiace, ragazze, no. Devo dirvi una cosa.”
“Mh, parla, avanti.”, fece Ailani, sedendosi sopra una roccia a bordo campo.
“Allora … Beh, come dire … Siamo tutti nella profezia. Io, tu e Ailani.”
Vedere Ailani sbiancare, che di solito è l’icona della spavalderia, è un evento più unico che raro. E non è esattamente un buon segno.
“E’ uno scherzo, vero? Di cattivo gusto, aggiungerei.”, disse Ailani.
“Nessuno scherzo. Me l’ha detto Nathan, anche lui è nel gruppo, e a lui l’ha detto Chirone. Sì, non sono esattamente felice della cosa.”
“Di quale cosa? Della profezia?”
“No, del fatto che Nathan è con noi!”
“Ma non te ne frega nulla del fatto che uno di noi morirà?”
“Posso solo sperare che sia qualcun altro.”, dissi onestamente.
“Cinico.”, disse Louise, storcendo il naso.



Il fuoco era violaceo, ondeggiante, carico di inquietudine, freddo come se fosse spento.
Chirone, ritto sulle zampe equine, alzò le mani e parlò al Campo Mezzosangue riunito.
“Eroi! Oggi è finalmente arrivato il momento, per la profezia pronunciata da nostro oracolo, la Pizia, di avverarsi. Nove semidei sono stati scelti per recuperare un oggetto rubato agli déi circa due mesi fa: la faretra di Eros, contenente le frecce dell’amore. Come dice la profezia, senza di questa il mondo finirà per subire una grave perdita d’abitanti, poiché, senza amore, non vi sarà nessuna nuova generazione, e la vita finirebbe. Questi nove semidei hanno il compito, importantissimo, di riprendere la faretra di Eros e riportarla sull’Olimpo, al seicentesimo piano dell’Empire State Building, entro il solstizio d’estate, il 21 giugno, quando avverrà la prossima riunione del concilio degli déi, perché dopo questa data Afrodite ha dichiarato che riprenderà in mano le redini dell’amore, per quanto ci riesca. Ma comunque, rimane il fatto che, chiunque sia il ladro, non ha certamente rubato la faretra di Eros per collezionismo: intende usarla. Vi ricordo, infine, che è il 13 giugno, e che quindi, a partire da domani, i semidei selezionati per l’impresa avranno solo una settimana di tempo. E i semidei selezionati sono, vi comunico: Nathan O’Neil! Louise Westwood! Ailani Kamaka! Airyn Phantom! Anthea Elderoots! Austin Neword! Christian Derflinger! Robert Shane! Jasmine Proofsteel!”
In silenzio, ci alzammo, alcuni coi capi chini come penitenti, altri con la testa alzata come se fossero nati pronti per l’occasione.
“Buona fortuna, non posso fare altro che augurarvela.”, disse infine Chirone.
Poi ci congedò.

“Pss!”, mi chiamò qualcuno alle mie spalle.
“Oh, prof- ehm, signorina Whistle!”
“Salve … E’ da tempo che non ci si vede, eh, Robert?”, disse lei, con un sorrisetto.
“Oh, beh, sì. Forse una settimana e mezza …”
“Vabbé, comunque voglio dirti … Che temo per la salute tua e quella di Austin. Non posso farci niente se mi sono affezionata a voi due. Purtroppo Chirone dice che non posso partecipare anch’io all’impresa, perché la profezia parla di voi nove semidei e non sia mai che l’Oracolo venga contraddetto; il destino troverebbe solo un’altra via per avverarsi, e nella maggior parte dei casi non è gradevole. Ma ho pensato di poterti aiutare con un … piccolo regalo, tanto per iniziare.”, e mi porse un anello dorato – troppo leggero per essere vero oro.
“Oh, uhm, cos’è?”, le chiesi.
“Infilatelo …”, mi disse. Io obbedii. Non successe niente. “Ora dì: Sono Robert Shane, figlio di Apollo, e adesso mi appartieni.”
Io ripetei: “Sono Robert Shane, figlio di Apollo, e adesso mi appartieni.”
“Ora, prova a sfilartelo.”, mi disse, facendo un’espressione lievemente eccitata, come se stesse per succedere qualcosa di clamoroso ed emozionante.
Non appena sfilai l’anello, divenne un arco, un arco lungo, dalle capacità nettamente superiori al mio vecchio arco, senza dubbio, anche se tecnicamente più difficile da usare; peccato che i figli di Apollo siano perfettamente a loro agio e con mira infallibile con qualsiasi arco. Al contempo, sentii il peso della faretra sulle spalle.
“Oh, grazie. Un arco migliore.”
“Non sai quanto migliore! Devi sapere che quest’arco è incantato. Se lo perdi, o comunque se ti cade o altro, ti tornerà magicamente in mano come anello. E nella faretra ci sono dieci frecce con punta di bronzo celeste, anch’esse incantate: due minuti dopo averle scoccate, ritorneranno nella faretra.”
Mi resi improvvisamente conto che quell’arco avrebbe fatto invidia al 99,9% periodico della casa di Apollo. Non era un arco, era L’Arco, praticamente. Fantastico.
“.. Non so come ringraziare!”, scoppiai in un moto di gratitudine.
“Basta che ritorni vivo e sarò felice.”, mi rispose la Whistle. Dopodiché, mi prese una guancia fra le dita e me la tirò.
“Ahio!”



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Cari lettori, vi devo dare un avviso. Il gruppo di scrittura, che si riunisce su MSN, è alla ricerca di nuovi componenti. Se siete interessati a farne parte, speditemi un messaggi privato con il vostro indirizzo; non dovrebbe essere difficile riconoscere il mio invito. Le condizioni per farne parte sono due, semplici: entrare su MSN quotidianamente o quasi (va bene anche praticamente un giorno sì e uno no, ma non di più) e l'avere uno stile di scrittura abbastanza buono (parliamo soprattutto di buona sintassi; non dovrebbe essere un requisito difficile da avere).
Inoltre, vi comunico che questa fanfiction, a patto che riesca a sopravvivere e continuare senza rimanere a secco di partecipanti col sottoscritto che scrive in solitario, sarà parte di una serie formata da 4 fanfiction in sequenza. Bello, eh?
I membri che aderiscono al gruppo di scrittura, finita questa fanfiction, verranno chiamati a creare alcuni personaggi che compariranno nelle fanfiction seguenti (maggiori informazioni a tempo debito).

  
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