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Autore: Ashbear    11/04/2007    1 recensioni
Quando cadiamo, chi c'è a prenderci, nel buio? Rinoa perde la vista e Squall impara a vedere cosa dentro il 'suo' stesso cuore ... non possiamo credere negli altri, quando non crediamo in noi stessi.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 5: Mattina
~

Nel corso degli anni, il bar non era cambiato, come se almeno lì il tempo si fosse davvero fermato. Era cambiato poco dai tempi in cui Julia suonava lì il pianoforte, tranne la clientela. Era stato un punto di ritrovo per i soldati galbadiani in passato; ora era molto più comune trovare uomini 'di tutti i giorni' seduti tra la folla. I SeeD era tutti raccolti intorno a un tavolo, e non parlavano d'altro che di Rinoa dal momento in cui erano arrivati.

"Quindi se non c'era un altro ragazzo, perché se n'è andata secondo voi?" chiese Zell. Bevve un altro sorso di birra e guardò gli altri tre.

"Forse perché tu l'hai spaventata con la tua ossessione per gli hot dog," sbottò Selphie. "O forse era stanca che Irvine continuasse a provarci. Sappiamo tutti come ci si stufa alla svelta di questo."

In sua difesa Irvine replicò con noncuranza, "non flirtavo con lei più di tanto. Sapete che starei pulendo i bagni con uno spazzolino, se l'avessi fatto. Non avrei voluto far arrabbiare il nostro caro comandante. Squall poteva rendermi la vita un inferno e l'avrebbe fatto. Si arrabbiò persino una volta perché l'avevo chiamata tesoro e le avevo dato un bacio innocente sulla guancia."

"Davvero?" disse Selphie fingendo gelosia. "L'hai baciata?" Selphie non era arrabbiata. Le piaceva soltanto far penare Irvine per le sue vecchie abitudini. Sapeva che lui la amava, ma era divertente guardarlo cercare di difendersi.

"Sì, la prima e unica volta," spiegò il cowboy. "Avresti dovuto sentire la ramanzina che mi fece Squall sui codici di comportamento della SeeD. Era così arrabbiato. So che non gliene sarebbe potuto importare di meno, fosse stato qualcun altro... ad ogni modo, non era qualcuno a caso, era Rin. Ma farmi la ramanzina 'da comandante' era più facile che dirmi 'stai dannatamente lontano dalla mia ragazza, cowboy. O il tuo culo finirà a passarsela male nei deserti ghiacciati di Trabia.'"

"Hey, aspetta un attimo!" intervenne Selphie. "Questo mi offende!"

Irvine cominciò a ridere tra sé e sé, ignorando la protesta della sua compagna. "La parte divertente fu che Rin si voltò verso di me, si alzò sulle punte dei piedi, e mi baciò sulla guancia. Poi si voltò verso Squall, sorrise e disse, 'hey, io non sono un SeeD, tesoro'. Squall non aveva cambiato espressione agli occhi di chi non lo conosceva, ma io potevo vedere che era irritato. Si voltò, dicendo 'chi se ne frega' e se ne andò via furioso. Rin riusciva davvero a fargli mostrare emozioni come noi non siamo mai riusciti a fare, anche se non sempre erano positive."

Gli altri iniziarono a ridere piano immaginando Rinoa che baciava Irvine per ribellione. Quistis, che era stata relativamente tranquilla per tutta la sera, posò il suo vino sulla tavola facendo un commento che nessuno si sarebbe aspettato. "Squall è stato uno scemo a non dire a Rinoa che la ama."

Quando Rinoa si era trasferita al Garden, gli amici più vicini a Quistis si aspettavano che ne fosse infastidita. La cosa ironica era che lei non lo era mai stata. Il pettegolezzo per cui 'Quistis era innamorata di Squall' era stato ridicolmente gonfiato dai membri del suo fan club. Infatti, lei stessa incoraggiava Rinoa ad andare da Squall quando lui aveva bisogno di qualcuno, anche se quest'ultimo non avrebbe mai ammesso di 'aver bisogno' di qualcuno. Quistis voleva bene a Rinoa, per lei era come una sorella, e ora, due anni dopo, era più che determinata a vederla di nuovo insieme a Squall.

"Non glielo ha mai detto, sapete. Sono sicura che dentro di sé Rinoa sapeva quello che provava Squall. A volte sentirselo dire significa più di quello che si crede. Non si riferiva a lei nemmeno come alla sua 'ragazza', solo come a una delle sue migliori amiche. Sapevo che aveva problemi ad ammettere i suoi sentimenti, anche a se stesso. Eppure, credo che stavolta sarà diverso. Penso che finalmente ammetterà i suoi sentimenti con lei, e cosa più importante a se stesso. Non perché è cieca, ma perché la ama, a qualsiasi condizione. Il tempo ha uno strano modo di trattare le emozioni... solo quando lei è mancata lui si è reso conto di cosa ha perso. Di chi ha perso."

Tutti annuirono, mentre l'istruttrice finiva di parlare. Fin dalla sconfitta di Artemisia, Squall era stato più aperto e onesto coi suoi sentimenti. Non era successo da un giorno all'altro, né era stato un processo completo. Ma comunque, continuava a migliorare. Stava con il resto del gruppo, chiacchierava perfino, ma non come quando c'era ancora Rinoa con loro. Squall era felice allora, e anche se non gli era chiaro, le persone intorno a lui potevano capirlo. Dopo l'improvvisa partenza di Rinoa, era stato quasi impossibile trattarlo per i primi mesi. Con il tempo, il comandante era migliorato, ma nessuno si azzardava a fare il nome di Rinoa davanti a lui. Solo i suoi più intimi amici sapevano quanto stesse soffrendo, anche a un anno di distanza.

Selphie notò Squall che scendeva le scale e ne fece cenno agli altri intorno alla tavola con fare indifferente. Gli altri capirono e cambiarono velocemente argomento. Zell annunciò, "hey, il mio compleanno si avvicina. Mi servirebbe davvero un tritatutto, di quelli che ricavano roselline dai ravanelli." Sfortunatamente, a questa affermazione, Irvine cominciò a ridere così così forte che quasi si strozzò con la birra. Non c'é nulla di così spaventoso quanto un cowboy, con la birra che gli esce dal naso... non una bella cosa da vedere.

"Hey, Squall," disse Quistis salutando il comandante. Selphie stava dando rapidi colpi sulla schiena di Irvine, mentre lui cercava ancora di riprendere fiato. "Stavamo parlando di... tritatutto." A questo punto, nemmeno lei poteva trattenere le risate. "Davvero, eh."

Squall guardò semplicemente l'eterogeneo gruppo seduto intorno al tavolo e in una maniera molto 'da Squall' replicò, "certo, chi se ne frega." Si sedette al tavolo. "Be', le ho parlato, all'incirca. Non è andata molto bene, ma le ho detto che non rinuncerò, e dico davvero. Credo..." Gli sembrava strano dire quelle parole. Non era un fanatico del chiedere aiuto a qualcuno, specialmente su qualcosa di così personale. "Non so cosa fare, adesso."

A questo punto, Irvine era riuscito a ricomporsi, con il naso che ancora gli faceva male per tutta la faccenda. "Beh, penso che dovresti essere contento di aver qui con te il più grande esperto al mondo in fatto di donne."

Squall guardò Irvine negli occhi. "Sì, ne sono davvero contento... Zell, cosa suggerisci?" Con quel commento che veniva dal comandante di solito serio, tutti cominciarono a ridere di nuovo. Anche Squall sorrideva appena.

Quistis era così felice di vederlo comportarsi così. Non ricordava di averlo sentito prendere in giro qualcuno da quando Rinoa se ne era andata; era felice anche che lui stesse chiedendo aiuto ai suoi amici. Era un passo davvero grande per lui. Rinoa era tornata nella sua vita da tre giorni e già si poteva notare un cambiamento.

"Che ne dici dei fiori, Squall? So che li amava moltissimo. Potrebbe ancora sentirne il profumo, e non ricordo che tu le abbia mai regalato fiori."

"No, Quistis, non l'ho fatto, ma avrei dovuto. E' un primo passo no? Ma non sorprendetevi se finiranno nella spazzatura."

I cinque passarono le due ore successive a ricordare Rinoa, pianificando inoltre vari modi per farla aprire di nuovo. E' sorprendente, pensò Squall. Dev'essere quello che hanno fatto tutti due anni fa, farmi aprire a Rinoa a Fisherman's Horizon, e ora tocca a noi far la stessa cosa con lei.

*~*~*~*~*

L'ho abbracciata... per pochissimi secondi, è stata tra le mie braccia. Ora sorge il sole su un nuovo giorno. So che non vorrebbe che mi dispiacessi per lei, ma i colori là all'orizzonte sono così vividi... vorrei solo che anche lei potesse vederli. Rinoa ha detto di poterli vedere. Può vederli, può davvero vederli?

Squall sedeva sulla spiaggia sabbiosa, di fronte all'oceano. Si era alzato presto, ed era andato alla spiaggia tranquilla che distava parecchi chilometri da Deling, a piedi. Era ancora buio quando era uscito dall'hotel, ma il tempo che passava da solo gli faceva bene, come aveva sempre fatto. Si era portato il gunblade, nel caso avesse avuto problemi lungo il tragitto. Quando aveva raggiunto la spiaggia isolata, si era seduto sulla sabbia. Il sole aveva appena iniziato ad apparire all'orizzonte quando era arrivato. Ora stava apertamente salutando il nuovo giorno. Le tonalità rossastre e vinaccia si mescolavano con i toni bui del cielo notturno.

L'acqua rifletteva semplicemente la bellezza dei colori, rendendoli dieci volte più vividi. Alcuni gabbiani volavano sul mare per raccogliere gli ultimi rimasugli di quello che la marea aveva trascinato con sé. Onde schiumose incontravano gentilmente la riva, mentre Squall cercava di ricordare ogni minuscolo dettaglio. Non aveva mai notato la bellezza di un'alba, o di un tramonto. Era sempre sembrato qualcosa di frivolo, quando c'erano cose molto più importanti a cui pensare.

"Sentire sulla pelle, ascoltare con le orecchie, vedere con il cuore."

Erano state la parole pronunciate da Rinoa il giorno prima. Squall inalò profondamente, assaporando ogni respiro di aria salata, e chiuse gli occhi. All'inizio, la sensazione fu molto snervante. L'incertezza derivante dal non vedere ciò che stava intorno era quasi opprimente. Non essere in grado di vedere se si avvicinava un nemico lo faceva sentire debole e vulnerabile. Aveva passato molti giorni al Garden ad imparare a superare questa sensazione. Dopo un momento, la sensazione di insicurezza diminuì. Quando smise di pensare così tanto e iniziò soltanto a sentire, ci fu uno straordinario, nuovo fenomeno.

Le onde, le onde delicate, furono il primo suono che notò. Ognuna incontrava la terra con un leggero scroscio. Con gli occhi della mente, poteva vedere le onde color zaffiro e smeraldo che si infrangevano a riva con un suono confortante. Notò qualcosa di quasi ritmico in quell'unione di terra e acqua. Approssimativamente, suonava come una forma di musica forzata.

Poi Squall concentrò l'udito sui più rumorosi abitanti della spiaggia, i gabbiani. Ascoltando attentamente, si poteva quasi sentirli parlarsi l'un l'altro, in una lingua conosciuta solo a chi apparteneva alla loro razza. Uno di loro emetteva un verso, poi gli altri rispondevano con altri toni vocali... stavano comunicando. A volte, quando uno gli volava sopra la testa, Squall poteva percepire lo sbattere delle ali... e il vento che cambiava direzione. Vento? Sì, c'era una brezza pacifica che soffiava quasi tenera da... nord? Sì, era definitivamente un vento da nord. Poteva sentirlo che giocava coi suoi capelli lunghi, e ogni tanto una ciocca gli faceva solletico al naso.

Il sapore salmastro dell'oceano gli danzava nei sensi. Non solo poteva annusare l'oceano, poteva letteralmente sentirne l'amarezza. Squall sentì il caldo del sole che aumentava sul suo viso stanco. Il sole saliva velocemente adesso. Sentendone l'intensità, avrebbe potuto indicare, solo con le sensazioni, dove si trovava nel cielo del mattino. La sensazione poteva essere paragonata solo ad un nirvana. Perché non ho mai notato queste piccole cose prima?

Non poteva più trattenere il sorriso che ora si formava liberamente sul suo viso, ma prima di rendersene conto, Squall Leonhart rideva tra sé e sé. Stava ridendo. "Perché non ho mai visto prima questa bellezza?" Lo scroscio delle onde, il soffiare del vento, la voce dei gabbiani... tutto quello che lo circondava creava la ninna nanna più meravigliosa.

Quella mattina Squall Leonhart vide l'alba, per la prima volta nella sua vita.

Ed era bellissima.

*~*~*~*~*

Il giorno precedente era stato difficile per lei. Quello era un fatto assodato. I sentimenti che le correvano in testa erano quasi troppo da accettare. Lui l'aveva tenuta stretta. Per quanto Rinoa lo detestasse per averla tradita, non poteva scrollarsi di dosso la sensazione di sicurezza che sentiva con lui, solo con lui. Non si poteva negare che esistesse ancora un legame tra loro; un legame che avrebbe tentato di superare per sempre.

Davvero non rinuncerà a me? Perché combatte così tanto ora, dopo un anno? E' perché sono cieca, o perché ha davvero bisogno di me? E' ridicolo... perché dovrebbe volermi? Potrebbe avere tutte le donne che vuole... io non sarei mai nulla più che un fardello per lui... il Comandante della Seed che deve prendersi cura di me come se fossi una bambina.

Posò delicatamente la spazzola sul comodino, decidendo di non analizzare troppo quel che era successo, per il momento. Era ora di colazione, e lei era affamatissima. La sera prima non se l'era sentita di cenare, con lo stomaco ancora contratto per l'incontro di poco prima. Tornata a casa, nella sua stanza, Rinoa si era seduta sul balcone, sentendo il vento che le soffiava intorno. C'era una pace e una tranquillità nell'oscurità, che gli altri non avrebbero mai potuto comprendere. Aveva ascoltato tutti i suoni caratteristici della notte, una melodia con tutti i crismi.

Le mancava davvero Angelo in quel momento. La sua fedele compagna era stata portata a Dollet per essere educata con un addestramento speciale. Caraway le aveva offerto di regalarle un cane per non vedenti, ma Rinoa aveva insistito che Angelo era giovane e abbastanza intelligente da concludere il duro addestramento. Angelo sarebbe stata via per alcuni mesi, e poi gli addestratori le avrebbero riportato il cane oramai esperto perché lavorasse con lei. Tutto questo era stato fatto in segreto, per non destare sospetti. Nessuno a Deling avrebbe trovato strano vederla passeggiare con il suo cane. Angelo era stata una grande amica durante qualsiasi cosa, un'amica che si poteva accucciare accanto a lei e darle un bacio quando ne aveva bisogno. Le mancava quel dannato cane.

Scendendo le scale, Rinoa poté sentire suo padre che parlava nello studio. E' tornato? Era andato ad Esthar per motivi strettamente politici. Lei non faceva molte domande a suo padre sul suo lavoro, e lui non faceva troppe domande sulla sua vita. Era un accordo reciproco, di cui nessuno dei due aveva mai parlato. Quando arrivò all'ultimo scalino, lo udì riagganciare il telefono.

"Rinoa, per favore, vieni nel mio studio per qualche minuto."

Durante l'intero incubo, era stato più che disposto a pagare per i più raffinati trattamenti medici che il denaro potesse permettere di avere. I migliori medici, oculisti specializzati, e terapisti erano tutti a sua disposizione. Sfortunatamente, l'aiuto era stato soltanto economico. Aveva passato poco tempo con lei durante il ricovero ospedaliero, e ne passava ancor meno ora. Il colonnello entrava ogni tanto, le faceva un bel discorso 'sono qui se hai bisogno di me', e se ne andava altrettanto bruscamente.

Riuscire a muoversi per casa era stato qualcosa di ottenuto con ore di esercizio. Entrò facilmente nello studio e si sedette sul piccolo divano, il più vicino alla porta. Era davvero una delle cose più scomode su cui si era mai seduta. Rinoa immaginava che fosse costato un occhio della testa, e che fosse fatto solo per sembrare bello. Questo, ovviamente, non significava niente per lei.

"Sono arrivate queste per te poco fa." Mentre il colonnello parlava, lei poteva sentire un potente aroma di fiori che riempiva l'aria.

"Rose," replicò quasi dispiaciuta. "Di che colore sono?"

"Color pesca, non c'è nessun biglietto. Sai da chi possono arrivare?"

"Sì, penso proprio di saperlo." Lentamente allungò la mano, prendendone una per il gambo. Era solo un caso che nessuna spina l'avesse punta, ma a dirla tutta, a lei non sarebbe interessato. Alcune cose valevano tutte le loro conseguenze. Aspirando profondamente la loro fragranza, chiuse gli occhi, anche se non ce n'era bisogno. Eppure le permetteva di rilassarsi, essere incantata da un semplice fiore. "Sono bellissime, vero?"

"Sì, credo di sì... se a uno piacciono quelle cose," replicò Caraway. Avvicinandosi, si sedette sul tavolino da caffè di fronte a lei. Rinoa sapeva che c'era qualcosa che non andava, perché lui non le aveva mai parlato in quel modo. Mai. C'era qualcosa che non andava... o qualcosa di cui aveva bisogno. Lo conosceva bene.

"Rinoa, devo parlarti di una cosa. Dopo le elezioni di qualche mese fa, il presidente Mitchell ha deciso di creare un nuovo Consiglio Mondiale. Ho ricevuto una chiamata da lui in persona, vorrebbe che mi candidassi come rappresentate del congresso, terzo distretto, città di Deling. La ragione per cui sono andato ad Esthar era controllare i nuovi trattati di pace che abbiamo proposto. Se riesco a farli firmare, ho grandi possibilità di vincere le elezioni, sarò virtualmente senza avversari. Ristabilire un solido accordo commerciale con loro e vari loro alleati garantirebbe la vittoria. Sia Balamb che Trabia hanno già accordi commerciali con loro... e con i nuovi pozzi petroliferi trovati a Trabia, sarebbe una fortuna inaspettata per Deling."

"Grandioso! Accordi commerciali aiuterebbero davvero tutta l'economia, specialmente quella di Timber. Qualcosa di simile sarebbe fantastico per loro."

"Sì, lo sarebbe davvero, ne avrebbero anche un guadagno finanziario molto importante. Qui entri in gioco tu, Rinoa. Secondo i sondaggi, il colonnello Alexster ed io siamo testa a testa. Il presidente pensa che io abbia bisogno di qualcosa che mi metta in buona luce agli occhi degli elettori. Vorrei che tu rendessi pubblica la tua cecità sulla televisione nazionale. Sarei lì, accanto a te, in ogni momento. Quando gli ufficiali di Esthar ti vedranno, saranno felici di firmare i trattati... e ancora di più, dato che sarai dalla parte di Timber."

Rinoa non poteva credere a quello che udiva. "Tu cosa? Vuoi usare il fatto che ho perso la vista per far sì che il pubblico sia dispiaciuto per te? Per Timber? In televisione con il mio caro vecchio paparino accanto a me, che si candida per il padre dell'anno, vero? Sarò dannata se ti aiuterò mai a vincere un'elezione sulla base di simpatia. L'unica che avrà compassione di te sarò io!"

"Non parlarmi in quel tono signorina. Questa è ancora casa mia, e devi rispettare la mia autorità."

"Sì, signore! Qualunque cosa per lei, signore!" replicò in tono malevolo.

Rinoa si alzò dal divanetto, il più velocemente possibile. Dirigendosi direttamente alla porta del patio, sbatté le porte di vetro il più duramente possibile. Seguendo il sentiero di pietra, si diresse immediatamente al giardino fiorito. Aveva sempre amato i fiori, fin da bambina. Era un posto in cui si sentiva al sicuro, un posto a cui sentiva di appartenere. Sempre che ci fosse ancora un posto simile. Rinoa continuò a camminare verso il gazebo, sedendosi su un vecchio dondolo di legno. Da bambina ingenua, aveva trascorso molte ore seduta lì a fantasticare: la vita perfetta, il marito perfetto, e una famiglia che la amasse. Non avrebbe permesso a nessuno di farla piangere, ma ora nulla nulla sua vita sarebbe più stato perfetto.

*~*~*~*~*

Rinoa poté sentire qualcuno che si avvicinava. Vattene Caraway. Eppure non voleva parlargli, non ora. Poi realizzò che non era suo padre, mentre la persona si sedeva accanto a lei.

"Ti ho detto di lasciarmi in pace, Squall."

Ignorando la sua affermazione lui rispose con noncuranza, "passavi molto tempo qui da bambina?"

Senza il desiderio di lottare o litigare ancora, Rinoa rispose timidamente alla sua domanda. "Sì, soprattutto dopo che mia madre morì."

"E' davvero bello. Capisco il perché."

"Sì," sussurrò lei.

Dopo pochi secondi in cui non seppe come reagire alla presenza di Squall, Rinoa distolse lo sguardo. La curiosità iniziava ad aver la meglio su di lei, e voleva sapere come stavano tutti al Garden di Balamb. In quel momento, la rabbia per suo padre eclissava quella per Squall. Rinoa si sorprese per quanto facilmente potesse aprirsi all'uomo accanto a lei, lo stesso a cui non voleva parlare mai più.

"Vuole usare la mia cecità per vincere le prossime elezioni."

Squall era sbalordito. Per prima cosa, lei gli stava davvero parlando... non gridando contro, ma proprio parlando. E seconda cosa, era qualcosa che riguardava la sua vita privata. Il pensiero che il colonnello Caraway usasse Rinoa disturbava anche lui. Come può un padre usare l'inabilità di sua figlia per accattivarsi il favore del pubblico? Rispondere a quel che lei aveva detto si dimostrò estremamente complicato, perché una sola parola sbagliata l'avrebbe fatta infuriare di nuovo.

"E' imperdonabile, Rinoa, che un padre usi sua figlia per un tornaconto politico. E' una decisione tua e tua soltanto. Lo dirai alla gente quando sarà il momento."

"E se non fosse mai il momento? Non penso che ci sarà mai il momento perfetto. Hey tutti quanti, guardatemi perché io non posso dannatamente guardare voi." No, aveva promesso a se stessa che non avrebbe più pianto, ma perché era così difficile tenere a bada le lacrime? Lui non rispose al suo ultimo sfogo, lei poteva sentire soltanto il suo respiro ritmico, un suono che non avrebbe mai dimenticato. "Squall, perché sei qui?"

"Perché... ho promesso."

"Grandioso," rispose lei sarcasticamente. "Mantieni proprio quella promessa. Per favore... vai via e basta. Non posso affrontare anche questo adesso. Non capisci. Non ti voglio nella mia vita... né oggi, né domani, né mai."

"Non ci credo."

"Che c'é da credere Squall? E' semplice... lasciami in pace."

"Se non mi vuoi nella tua vita, perché mi hai chiamato?"

"Non ti ho mai chiamato! Ti sei presentato alla mia porta, come un cucciolo perso."

"No, non ieri Rinoa... all'ospedale, dopo l'incidente?"

"Ma di che cosa stai parlando, per amore di Diablos?"

"All'ospedale, l'infermiera ha detto a Quistis che chiamavi il mio nome. Rinoa, chiamavi me. Avevi bisogno di me... avrei dovuto esser là, accanto a te."

Il suo istinto le diceva di alzarsi e urlargli contro, "sì, avresti dovuto! Ma sono sicura che la puttana nel tuo letto non sarebbe stata molto felice se tu fossi uscito nel bel mezzo di... qualsiasi dannata cosa facciate voi due a letto." Decidendo che non glielo avrebbe mai fatto sapere, rimase zitta su qualsiasi cosa riguardasse il suo tradimento. Avrebbe dovuto esser lui a dirle la verità, se era forte abbastanza. Dubitava che lui lo sarebbe mai stato. Se è davvero questo leone che dice di essere, ammetterà facilmente che è un traditore figlio di pu... davvero... davvero ho chiamato lui? Era tutto così nebuloso, l'ospedale, le persone... forse l'aveva fatto.

Così, scelse di essere vaga. "Ho sopravvissuto benissimo senza di te."

"Siamo... sono felice che tu l'abbia fatto, dico davvero. Sono davvero contenta che tu non sia mo... che tu non ci abbia lasciato. Sono felice anche che ci fosse Robert con te."

"Be', mio padre di sicuro non c'é stato. La forza di Robert mi ha salvata." Una lunga, imbarazzante pausa seguì. Alla fine, Rinoa disse con una voce molto melodiosa, "come stanno?"

Squall sapeva esattamente di cosa lei stesse parlando, felice di avere una possibilità di parlarle senza essere schiaffeggiato. Non voleva dire troppo, quello sembrava cacciarlo sempre nei guai con lei... allora come adesso.

"Quistis ha riavuto la licenza per insegnare, ma penso che stesse lavorando per riottenerla quando tu vivevi ancora là. Insegna una classe avanzata di Progresso della Civilizzazione. Non provare a chiedermi che cosa sia... sono solo contento che non sia nulla che sono stato costretto a fare. Personalmente, credo sia una bella parola per 'storia', ma fa più scena su un curriculum." Rinoa ridacchiò al suo commento, anche se era sicura che lui non stesse cercando di fare umorismo in quel momento.

"Selphie ed Irvine sono ancora... beh, Selphie e Irvine. Tante litigate, ma alla fine fan sempre pace. Solo che qualche volta, qualche graffio finisce per essere una ferita di guerra. Fidati, la rabbia di Selphie non è bella da vedere, ma penso che lo sappia anche tu." Rinoa annuì, aveva visto coi propri occhi molti conflitti tra i due. Alla fine, Irvine aveva imparato che aveva sempre torto... anche se non era vero.

"Ellione sta tornando a scuola per laurearsi in medicina, vuole aiutare più persone possibile. Laguna, Kiros e Ward sono ancora i tre comici. Parlo a Laguna solo quando è necessario, per le vacanze, il lavoro, e la strega comprimi-tempo... queste cose qui. Zell è ancora la persona più felice che io conosca... beati gli ignoranti, credo. Edea sta bene. Cid... Cid mi ha mandato al balletto."

"Cid ti ha mandato?" domandò scuotendo la testa all'allarmante rivelazione. "Mi chiedevo perché diavolo al mondo tu fossi lì. E' solo una cosa 'non da te'."

La sua risposta fu sbalorditivamente seria. "Forse era una cosa 'da me', non lo sapevo ancora però. Non sapevo che andare ad un balletto potesse essere così meraviglioso, in così tanti modi." Lui si fermò ancora prima di rispondere alla sua prima domanda. "Sì Rinoa, il balletto è stata un'idea di Cid."

Con voce sarcastica, lei replicò, "ricorda di ringraziare Cid da parte mia." Lasciando correre le dita sulle catene che reggevano il dondolo, poteva rendersi conto di sentirsi troppo a suo agio. Doveva fermarsi; lui doveva andarsene. "Per favore Squall, voglio solo restare sola, adesso. Ti chiedo... di andare via e basta."

Squall poté sentire il tono supplichevole nella sua voce roca, ma qualcosa sul suo viso gli disse che voleva che rimanesse. Non volendo rovinare la conversazione civile che avevano appena avuto, lui si alzò, e iniziò a camminare lungo il sentiero bianco che lo portava fuori dal giardino. Poco prima di raggiungere l'angolo della casa, si fermò di colpo.

"Rinoa, ho 'guardato' l'alba oggi." Poi Squall si voltò, e andò via silenziosamente senza salutare.

Rinoa non avrebbe saputo dire esattamente cosa lui intendesse con l'ultimo commento. Ad ogni modo, non poté evitare un sorriso leggero, "anche io Squall... anche io."

*~*~*~*~*

Ancora una volta, si trovarono al piccolo caffè di due mattine prima. Questa volta tutti e quattro erano strizzati in un piccolo séparé. Conversazioni profonde, accese, e molto imperiose avevano luogo.

"Tutto quello che ti sto dicendo Zell è: vai in una drogheria! Compra un pacco di wurstel, e poi compra un pacco di panini. Cuoci i suddetti wurstel, infilali nei suddetti panini... problema risolto." ragionò Selphie, dando a Zell un'occhiata detestabile. "Davvero non difficile, prendi una padella, fai bollire l'acqua, metti dentro i wurstel. Facile."

Quistis e Irvine già facevano fatica a mantenere un'espressione seria. Fino a che Irvine aggiunse, "sai, se è la parte del 'bollire l'acqua' che ti confonde. Puoi sempre usare il nostro caro amico 'Signor Microonde'. Metti dentro, schiacci bottone, aspetti trenta secondi. Wow, hot dog istantaneo! E' una piccola scatola magica!"

Zell diventava più livido ad ogni parola. "Ragazzi, ho detto solo che il Garden dovrebbe fare più panini. Mi piacciono e basta. Fate sembrare che il mio mondo giri intorno ai panini, ma non è così. Io sono migliore di un hot dog!"

Quistis sbottò, "no, l'hot dog è andato leggermente meglio. Ho i risultati dei test proprio qui che lo dimostrano." A questo punto, tutti risero, anche Zell dovette sorridere della stupidità del suo sfogo.

Zell parlò di nuovo, "ragazzi, vi rendete conto che non ci divertiamo così da secoli. E' come se, anche se lei non è ancora con noi, noi ci sentissimo di nuovo una famiglia. Anche 'Squall-il-Deprimente' sembra star meglio. Non avevo realizzato quanto Rin fosse parte di noi... quanto lo sia."

Era vero. Anche se avevano continuato le loro vite, sembrava sempre che qualcosa mancasse. Ora sapevano cosa, o chi, era mancato.

"Penso che dovremmo tornare al Garden domani", aggiunse Selphie. "Ho parlato con Lauren questa mattina e i nuovi cadetti arriveranno tra due giorni. Dovremmo essere là, credo. Penso che Squall abbia bisogno di affrontare il resto da solo. Possiamo solo fare poco, e il resto è in mano sua." Tutti concordarono, trovandosi assolutamente d'accordo. "Ma stasera, indovinate? Ho preso biglietti per il balletto per tutti!"

"Bene!", gridò Irvine, "un'altra occasione per vedere uomini in calzamaglia!"

"Non dobbiamo nemmeno andare al balletto, per questo," chiarì Zell. "Ci basta andare nella camera di Irvine una sera qualsiasi." Gli altri risero di nuovo, tranne Irvine.

*~*~*~*~*

"Tre scalini, ringhiera sulla destra, quattordici passi, mano sinistra in avanti, aggrappati al palco," disse Robert, istruendo la sua sfinita cugina.

Inciampando leggermente sull'ultimo scalino, lei sembrò agitarsi di più. "Afferrare il microfono, urlare, gridare e dire al pubblico che sono tutti idioti."

"No Rin, quello non è in programma stasera." Scosse la mano in cui teneva un foglio, lasciando che il suono della carte echeggiasse nella hall deserta.

"Sì, beh... segnalo per le otto."

Detestava questo lato, la sua vita era diventata poco più che contare e memorizzare. Imparare com'era fatta casa sua era stato abbastanza complesso, ma provare a imparare com'era fatto uno spazio temporaneo era certamente un'altra cosa.

"Chi ha detto che dovevo presentare il Presidente, comunque? Quale genio è arrivato a questa brillante idea?" Rinoa era davvero di cattivo umore.

"Credo che sia stata la sempre sfuggevole Maude McCay."

"Sai che sono ancora una strega... ricordarmi di pietrificarla più tardi."

"Pensavo che l'avessi già fatto? Quindi mi stai dicendo che... quella è pelle?" Entrambi risero, mentre Rinoa percorreva la breve distanza ancora una volta.

Facevano esercizio nella sala dei ricevimenti interamente decorata, con lo spazio solo per loro. Rinoa non aveva preso molto bene la notizia. Da una telefonata ricevuta quel pomeriggio, era stata informata che il presidente Mitchell sarebbe stato alla rappresentazione quella sera. Dopo lo spettacolo in programma, avrebbe pronunciato una sorta di illuminante discorso. Senza dubbio, tutto questo era fatto solo per dare una spinta alla carriera di suo padre. Non era una carriera, era la sua vita... lei era soltanto il lavoro che lui doveva svolgere quando ne trovava il tempo.

Sfortunatamente per Rinoa, era stata lei a rispondere al telefono e non era riuscita ad inventarsi una bugia abbastanza velocemente per liberarsi dal fare questa dannata cosa. Mentire non era uno dei suoi punti forti; avrebbe potuto finire per parlare di qualcosa che riguardava i tritatutto, un'altra volta. Ad ogni modo, c'erano buone probabilità che il consulente del presidente non se la sarebbe bevuta. Dov'era Zell quando c'era bisogno di lui? Lei e Robert erano ora nella hall a fare pratica nel camminare verso il palco per il discorso... aveva memorizzato gli scalini, i passi, e dove si trovava il microfono a partire dalla sua sedia. Come avrebbe fatto a cavarsela?

"Capito: tre scalini, quattordici passi, e afferrare il palchetto sulla sinistra. Sì!" esclamò con gioia. Era la prima volta che lo aveva fatto senza errori. "Voglio solo provarlo ancora... diciamo qualcosa come cinquanta volte."

*****
Nota della traduttrice: grazie a DefenderX per aver betato la traduzione. -Alessia Heartilly

   
 
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