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Autore: Harial    28/09/2012    1 recensioni
Ho vissuto così poco, eppure mi sembra un’eternità. Volevo parlare dei miei quindici anni. Dei miei lunghissimi quindici anni.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita è strana. È lunga, lunghissima, si direbbe quasi infinita, fino a quando non ci si rende conto da soli dell’esistenza della morte. Probabilmente per capirlo però, bisogna viverla personalmente. Ma chissà, si pensa in quel momento? Cosa si sente? Forse nulla. Non lo so. Nessuno potrà mai provarlo.
In ogni caso ai miei occhi è infinita, almeno attualmente. In fondo ho solo quindici anni, immagino sia giusto così. Ho vissuto così poco, eppure mi sembra un’eternità.
Mi sono dilungata troppo sulla morte. E sulla vita. Veramente volevo parlare dei miei quindici anni. Dei miei lunghissimi quindici anni.

 
Piacere, sono Harial e vivo in un piccolo paesino vicino a una grande città. Per mia grande fortuna sono bilingue dato che mia madre è tedesca. Mio padre invece viene dal sud.
“Posso giocare con voi?” Era la solita domanda che facevo ai gruppetti di bambini felici che scorrazzavano felici per il cortile della scuola. Felici. Loro erano felici, io no.
Ogni tanto avevo fortuna. Acconsentivano, senza nascondere però i volti annoiati e scocciati. Spesso mi andava male, venivo offesa e cacciata via. Adoravano prendermi in giro e sapevo il perché. Era perché ero brutta, molto brutta. Me lo dicevano continuamente.
C’era uno che mi piaceva. Ovviamente lo sapeva. C’era una bambina che credevo diversa. Appena lo seppe e mi promise con la croce sul petto che sarebbe stato il nostro segreto. Un attimo dopo corse da lui e gli riferì la notizia in tutte le sue sfumature. Fantastico.
Tutte le sere a letto piangevo e raccontavo i tristi accaduti della giornata al mio delfino di peluche. Delfi. Solo lui mi capiva.
Durante l’intervallo mi sedevo da sola a un tavolino nell’angolo e disegnavo. Spesso animali, oppure paesaggi, ma il mio tema preferito erano i vestiti. Convinta al cento per cento di diventare stilista. Oppure cantante. Magari tutt’e due. Adoravo i vestiti, e cantare. Desideravo sempre così tanto prendere lezioni di canto. Purtroppo i miei non potevano permetterselo. Quindi mi esercitavo per conto mio, senza regole precise.
E queste sono state in breve le mie adorabili elementari.

  
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