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Autore: Blubba    28/09/2012    1 recensioni
Forse qualcuno spunterà da dietro il divano e urlerà “Sorpresa!”. Scherzi mentre giri la chiave che si inceppa nella serratura, e che dopo alcuni minuti di manipolazione si apre, mostrando l’atrio vuoto e buio.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Viandante
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Menti in subbuglio  
 

“Lavati, puzzi da fare schifo!”
Mi do una veloce annusata. Nah, stai esagerando.
“E questa barba? Stiamo malissimo con la barba!”
Corpo mio, regole mie.
“Sì, ma ci sono anche io qui!”
Sei una pallina tentacolosa, che ti importa della mia…nostra barba?
“Non è da me!”
Me ne frego, se permetti.
“Sospetteranno di noi! Dobbiamo andare a lavoro e poi dal Consolatore, credi che non si insospettiranno?”
Ce la caveremo.Percorro sonnolento il corridoio, butto i vestiti a terra e mi infilo nella doccia. Contento, ora?
“Certo” sbotta stizzito.
Mi ricordi mia madre.
Il giorno si presenta secco e afoso e io avevo tante cose da fare.
Beh…Noi.
 
 
Le strade così tranquille mi mettono a disagio, l’autostrada priva di incidenti mi fa sorridere. Ormai lavoro da quasi un anno come Guaritore a Chicago, anche se (come avrete capito) sono umano.
La mia storia non è lunga né tanto complicata.
Gli alieni presero per prima mia madre, ma l’inserzione andò male e lei si suicidò. Quando successe io ero ancora inconsapevole di tutto, compresi che c’era qualcosa di sbagliato al suo funerale. Mio padre non pianse. Era triste, distrutto, ma non piangeva. Io lo conoscevo bene, sapevo che avrebbe dovuto disperarsi, ma non versò una lacrima. All’inizio pensai che fosse troppo sconvolto per reagire in qualsiasi modo, ma osservandolo capii che lui si sforzava di soffrire per la sua morte.
Questo mi sconvolse.
Io e il mio fratellino Andrej eravamo spaventati da lui, a volte. La seconda domenica di settembre ci portò a fare una gita nei dintorni, cosa che facevamo spesso.
Io ero estremamente preoccupato. Mio padre non aveva assunto nessun comportamento strano, dopo la morte di mia madre. Si era rimesso in sesto e aveva tirato avanti, come un buon genitore.
Io però non riuscivo a tranquillizzarmi.
Andrej invece era felicissimo di essere ritornato alla normalità e quella mattina era molto allegro.
Mio padre cercò di sedarci di nascosto, mescolando dei sonniferi all’acqua.
Io me ne accorsi subito, e mezzo addormentato dissi ad Andrej di non bere né mangiare nulla. Gli sussurrai di scappare.
Poi chiusi gli occhi e da quel momento non vidi più mio fratello e mio padre.
Mi svegliai in ospedale con la testa in subbuglio e una voce che mi ordinava di andare via. Una voce che non mi apparteneva.
Così conobbi Ápeiron.
Dopo la nostra prima lite per la supremazia mi disse di chiamarsi Privo di Limite e io tradussi il suo nome con Ápeiron. Non diventammo subito amici, ma mi fece capire che lui non era come le altre anime.
Era una specie di anima latitante, fuggita dall’Origine, il suo pianeta natale, che in teoria non avrebbe potuto lasciare. Ancora adesso non intende spiegarmi il motivo della sua fuga. Io gli spiegai la mia situazione e decidemmo di allearci.
Non poteva tentare un’altra inserzione, quindi mi avrebbe aiutato a cercare Andrej a patto che io continuassi a vivere nella società delle anime.
E così fu. Da un anno a questa parte mi spaccio per il signor Privo di Limiti, single, Guaritore.
Passo il tempo a studiare le medicine delle anime, a curare e ad osservare inserzioni, anche se non ho ancora il permesso di praticarne. Non che mi interessi favorire l’invasione.
Insomma, siamo due rinnegati, credo.
Lui anima latitante e senza casa. Io umano reietto, che non ha voluto unirsi alla resistenza. Perché conduco la mia resistenza qui, osservandoli da vicino, per capire dove potrebbe trovarsi mio fratello.
Forse è ancora con mio padre, oppure si nasconde da qualche parte.
Non so cosa pensare.
Poi c’è il Cercatore. Quel tizio che ha iniziato a starmi alle calcagna da qualche tempo. Credo che sospetti qualcosa, ma non mi importa, io sono tutto sorrisi e affabilità. Prima o poi mi lascerà in pace.
Ed eccolo qui di fronte a me, oggi ha cambiato completamente abbigliamento, sembra stia andando a pesca.
Di nuovo mi saluta come se fossi suo cugino e di nuovo io cerco di non collassare per lo schifo.
-Buongiorno!- saluto sorridente, lui ricambia il mio saluto. Lo chiamo “lui” perché dopo un mese che mi perseguita non so ancora il suo nome.
Credo sia qualcosa tipo Arcobaleno di Stronzate.
“Sei volgare a volte”
Sono me stesso, a volte.
-Come stai?- chiedo, cercando di non soffermare lo sguardo sulla maglietta verde militare ultra aderente che mette in risalto il suo fisico scultoreo e la faccia da idiota che si ritrova.
Che invidia… per gli addominali, indento.
La faccia da idiota ce l’ho già.
“Concordo”
E’ anche la tua faccia da idiota, amico.
Il primo incontro della mattina è proprio col Cercatore, sapevo di trovarlo sotto casa, ormai è un’abitudine mattutina vederlo spuntare da dietro l’angolo.
Oltre l’intento di scoprire il motivo del suo attaccamento morboso, non disdegno la sua compagnia, in fin dei conti è divertente. Da quello che mi ha raccontato, è arrivato su questo pianeta da appena un mese e mezzo, e la Terra è il suo secondo pianeta.
Passiamo quasi tutte le mattine a parlare, e lui chiede sempre di più sul passato del “mio ospite”, e io gli rispondo con qualche piccola menzogna, naturalmente. Gli ho raccontato tutto, tranne il piccolo particolare che sono umano, e che l’anima con cui crede di parlare è solo una vocina nella mia testa.
“Certo che con i complimenti ti sprechi”
Fingo di ignorarlo e continuo a parlare.
“Ti odio”
-Come mai hai deciso di fare il Guaritore?- mi chiede mentre camminiamo verso l’ospedale. Mi chiedo quando lui vada a lavorare.
-Mi piace aiutare in genere, e poi mi sono sempre interessato dei meccanismi di guarigione- rispondo con completa sincerità, su questo non ho bisogno di mentire.
-Tu, invece? Fai da sempre il Cercatore?-
-No, ho deciso di farlo adesso. Adesso ci considerano tipi violenti ed incontrollabili, ma, sai, in fin dei conti facciamo tutto questo per stabilire ordine, a nessuno piace la violenza-
Stupefacente. Penso. Le anime sono stupefacenti.
A volte mi sento un traditore della razza umana se penso che mi sono infiltrato qui. Poi, però, penso ad Andrej, a quanto mi manca e al bisogno che go di rivederlo.
Compirà quindici anni tra un mese ed entro quella data lo troverò, sono già sulle tracce di un suo possibile nascondiglio. Continuo a sperare cecamente che mi abbia ascoltato e che sia fuggito.
Ecco perché devo allontanare da me il Cercatore Nonsocomediavolosichiama e condurre le mie ricerche in sacrosanta tranquillità.
Non sono un bravo investigatore, ma ho ancora la speranza.
Che forse è l’unica cosa che mi rimane.
“Ci sono io”
Tu ci sei sempre, a volte ti do per scontato. Rispondo con gratitudine.
 
La mattina passa veloce, il lavoro è un po’ noioso ma non posso lamentarmi, in fin dei conti sono felice che nessuno si faccia male, anche se sono ancora schiavo dei soliti cliché da fiction. Mi manca il sangue da film horror, ma credo che di fronte ad una semplice analisi del sangue sverrei e mi rialzerei dopo settimane.
Il pomeriggio arriva troppo velocemente per i miei gusti ed è ora di andare dal fantomatico Consolatore, un uomo poco più vecchio di me, che sembra uscito da un coupon di un ospedale psichiatrico.  E’ un uomo affabile e riesce a capire tutti i miei… Nostri stati d’animo. Inoltre è estremamente gentile, non come tutte le anime, è come se gli partisse dal profondo del cuore… Credo che anche il precedente padrone di quel corpo possedesse quella stessa gentilezza innata.
Questo dettaglio mi ha sempre fatto sorridere, perché ho spesso immaginato una persona come lui in una situazione normale, di tutti i giorni.
Non posso fare a meno di ridere al pensiero del Consolatore bloccato in mezzo al traffico soffocante di una città.
 
-Buonasera- saluto mentre attraverso la soglia della porta, lui mi guarda e sorride cordiale, io sorrido di rimando.
 
Cominciamo a parlare.
A fingere.
Il momento che odio di più, ecco perché ho evitato di frequentare questo posto per tanto tempo, non sopporto di inventare storie, è troppo difficile e anche Apeiron ne soffre molto.
Questa è la cosa che mi fa più male, la sua sofferenza è la mia e sono abbastanza egoista da voler evitare di soffrire inutilmente.
Il Consolatore parte in quarta e io permetto ad Ápeiron di prendere il mio posto nella conversazione.
La giornata finisce con monotonia, non abbiamo sonno e restiamo in piedi tutta la notte a pensare. Guardiamo le stelle fuori dalla finestra e Ápeiron mi racconta le sue storie, non è tanto bravo a raccontarle e mentre parla incespica sulle parole, ma mi fa piacere ascoltarlo. Ogni volta che parla sento amore, amore che scivola nella mia coscienza e mi fa comprendere cosa significa sperimentare così tante esperienze diverse.
Così mi abbandono sul divano e penso che essere un’anima sarebbe bello.
Provare amore sarebbe bello.

   
 
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