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Autore: Zomi    28/09/2012    3 recensioni
Lo guardava con orgoglio paterno, un orgoglio che sfiorava l’infinito della felicità, nell’essere riuscito a ritrovare l’amato figlio, e poterlo finalmente riportare a casa sano e salvo. Aveva adempiuto con onore al suo compito di padre.
Lo spadaccino distolse lo sguardo da loro, annegandolo nell’oscurità del mare che circondava la Sunny, mentre beveva un sorso di Sakè.
Padre
Era un concetto astratto, lontano anni luce da lui e da ciò che era, o almeno così aveva creduto fino a quella mattina…
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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GOOD FATHER

 


 
Lo scoppiettare del falò rumoreggiava festaiolo nella notte, illuminando con piccole scintille rosse il cielo stellato di Punk Hazard, finalmente sgombro da nuvole di polvere da sparo e grida di lotta.
Dopo una dura battaglia, i Mugiwara erano riusciti a sconfiggere C.C. e i suoi, e a sgominare i loschi piani di DoFlamingo, riuscendo a far tornare alla normalità tutti i bambini da lui rapiti e liberare i compagni di Barbabruna.
Di mala voglia, Smoker e i suoi marine avevano abbandonato l’isola e i pirati, sbrigandosi a riportare i bambini rapiti dai loro genitori, e consegnando alla giustizia violenta e imparziale di Impel Down Caesar Clow. e i suoi sottoposti.
-Ci rivedremo, Monkey…- aveva sbuffato una nuvola grigia di fumo il Vice Ammiraglio, ghignando in direzione di Cappello di Paglia, che lo aveva salutato con uno sbracciarsi infinto e sorridente sulle sponde dell’isola ghiaccio-fuoco.
Alla fine di tutta quell’avventura, non restava che la solida alleanza tra Law e Rufy, i resti del fortino di C.C., raso ormai al suolo dall’irruente energia del ragazzo di gomma, la ciurma riunita di centauri, sbronzi di gioia sulla spiaggia e sul ponte della Sunny, e Kinemon, stretto al figlio ritrovato Momonosuke, che festeggiava brillo di gioia insieme ai pirati.
Zoro fissò nella sua mente quell’immagine.
Il burbero samurai, lacrime agli occhi, stringeva al petto l’adorato figlio, tornato normale dopo giorni di vita da drago, baciandolo sul capo e controllando ogni suo millimetro affinché fosse sano.
Lo guardava con orgoglio paterno, un orgoglio che sfiorava l’infinito della felicità, nell’essere riuscito a ritrovare l’amato figlio, e poterlo finalmente riportare a casa sano e salvo. Aveva adempiuto con onore al suo compito di padre.
Lo spadaccino distolse lo sguardo da loro, annegandolo nell’oscurità del mare che circondava la Sunny, mentre beveva un sorso di Sakè.
 
Padre
 
Era un concetto astratto, lontano anni luce da lui e da ciò che era, o almeno così aveva creduto fino a quella mattina…
Scosse il capo, cancellando quel pensiero, rimandando a un dopo, non troppo lontano, quella riflessione.
Con occhio pigro, osservò ancora la coppia padre-figlio. Si somigliavano molto i due: con quei grandi occhi neri, il taglio di capelli da samurai, la spada al fianco…
Ma c’era anche dell’altro che li univa, qualcosa di più profondo, di mistico ma tangibile, un legame che aveva costretto Kinemon ad abbandonare la sicurezza del suo villaggio per andare in cerca del figlio, che attendeva, sicuro e per niente impaurito, l’arrivo del padre. Un legame profondo e inscindibile che li avrebbe uniti per sempre.
Un legame paterno, l’amore incondizionato di un padre verso il figlio.
 
Padre
 
Ancora quella parola lo turbò, costringendolo a riflettere sugli avvenimenti di quella mattina. Abbandonò l’occhio sano sul ponte della sua nave, dove i suoi Nakama festeggiavano la fine di quell’avventura, non fingendo nemmeno di non cercarla.
Franky, Usop e Chopper ballavano sul basso tavolino ai piedi dell’albero maestro, al ritmo della chitarra di Brook. Al fianco dei tre ballerini, Rufy divorava piatti stracolmi di carne, rubandone qualche volta a Law, che rideva divertito del suo appetito, mentre Sanji puniva l’indomabile fame del moro a suon di calci, servendo a Robin della birra. Nami, semplicemente, mangiucchiava pigramente, quasi con timore delle pietanze del biondo casanova.
Zoro, addossato alla balaustra della nave, la fissava studioso, non osando avvicinarsi.
Sapeva che attendeva una sua risposta, o anche semplicemente una frase. Perfino un sospiro le sarebbe bastato, ma il ragazzo non sapeva trovare le parole.
La situazione non era semplice.
Era accaduto tutto così in fretta.
Quello che li aveva travolti era stata una tempesta d’emozioni, e ora, ritrovatosi nell’occhio del ciclone, lui non sapeva bene che fare. Se da una parte era entusiasta del nuovo legame che lo univa alla navigatrice, dall’altra ne aveva un gran terrore.
Sapeva che quel nuovo legame non gli avrebbe portato solo gioia e felicità, ma anche grandi pensieri e responsabilità.
Con un sospiro tornò a fissare Kinemon e Momonosuke, la sua di gioia e responsabilità.
Bevve intontito dal suo boccale, notando, con la coda dell’occhio, la fuga di Nami sotto coperta.
Sapeva bene dove stava andando e a fare cosa, ma rimase comunque sul ponte a concentrarsi sul fare nulla, piuttosto che imporsi di seguirla per chiarire.
Tuttavia, inevitabilmente, la sua memoria invece seguì la rossa nel buio delle stanze interne della nave, retrocedendo a quella mattina e a quell’esile conversazione che aveva avuto proprio con la cartografa prima di approdare su Punk Hazard con Usop, Rufy e Robin.
Sentì, rimbombati e forti, di nuovo quelle tre semplici parole che la melodiosa voce della ragazza aveva fatto risuonare verso di lui, quei tre bassi vocaboli che lo avevano lasciato spiazzato e senza parole nella cucina, a fissare lo sguardo abbassato della ragazza fissare il vuoto.
Tre piccole, semplici e insignificanti parole, che gli avrebbero cambiato la vita.
 
-… aspetto un bambino…-
 
Glielo aveva detto così, senza grandi giri di parole.
Diretta e con un sorriso di felicità mal contenuto, aveva stretto le braccia attorno alla vita, abbracciando piano il ventre caldo che cresceva in lei, non osando nemmeno alzare lo sguardo su Zoro.
Lo spadaccino era riuscito solamente a deglutire a vuoto, sottolineando il suo stupore.
Avevano fatto l’amore, una verità inconfutabile e che mai avrebbe negato, e non una sola volta. Si erano rincontrati prima di tutti gli altri Nakama sull’Arcipelago Sabaudy, e non erano stati in grado di trattenere ulteriormente i sentimenti che provavano l’un l’altro, amandosi come non avevano fatto mai.
Nami non aveva taciuto il suo amore, e glielo aveva confessato pochi istanti prima di diventare sua, prima che i loro corpi si unissero in uno solo, prima che le loro anime si sfiorassero con delicatezza e forza. Zoro era geloso e orgoglioso di quelle sue parole, le sue parole d’amore, parole che non era riuscito a ricambiare a voce, ma solo con i fatti, con i baci, le carezze che solo a lei aveva donato.
Azioni, che però non avevano lo stesso peso delle dolci parole che suonano come il “Ti amo” della navigatrice, ma che di certo avrebbero avuto un effetto migliore di quella sua unica frase pronunciata con impaccio e paura.
 
-Ne sei sicura?-
 
Tutto lì.
Era riuscito a dirle solamente quella stupida domanda, come se vi fosse la speranza che fosse tutto uno scherzo, un sogno che scompare al mattino, quando si riaprono gli occhi dopo la notte.
Nami l’aveva fissato delusa, stringendo maggiormente l’abbraccio attorno al suo grembo.
-Credevo fosse un’influenza, e ho chiesto a Chopper di visitarmi…- prese un profondo respiro, non riuscendo a trattenere un sorriso di letizia -… ha detto che ha poche settimane, ma che il suo cuore batte già come un piccolo martello pneumatico…-
Nuovamente Zoro aveva deglutito cercando parole migliori delle precedenti, tentando di esprimere il caos d’emozioni e stupore che vorticava nel suo stomaco, fallendo purtroppo.
Il silenzio più pesante e doloroso si allargò tra loro, smorzando ogni tentativo di conversazione, finché Nami, mogia e delusa dal mutismo del verde, non aveva lasciato la cucina andandosene sul ponte.
Zoro non sapeva come avesse interpretato il suo silenzio la navigatrice, sapeva solo che non gli aveva più accennato nulla della sua gravidanza, non interpellandolo più su ciò che pensasse al riguardo. Non che vi fosse stato comunque il tempo per farlo, in tutto quel bordello d’isola laboratorio.
Lo spadaccino guardò il suo boccale mezzo vuoto di birra.
Si vide riflesso nel liquido ambrato, fermo e serio nell’osservarsi.
Lui amava Nami, l’amava da sempre, e sapeva di volere quella creatura nata dal loro amarsi. Si, lui voleva quel figlio.
Ma che padre avrebbe mai potuto essere, lui che di padre non ne aveva mai avuto uno?
Non sapeva niente di come si educasse un figlio, di come crescerlo, istruirlo, renderlo uomo o donna maturo. Lui sapeva combattere, menar le mani, bere a volontà e cacciarsi nei guai, e di certo quello non era l’ABC del buon genitore.
Si stropicciò gli occhi sbuffando, mentre cercava una giusta via da seguire.
Di certo, con il suo mutismo scioccato, aveva fatto credere alla sua mocciosa di non volerlo quel frugoletto, cosa assolutamente falsa, dato che di già amava quell’ammasso striminzito di cellule in crescita, ma se anche fosse riuscito a sistemare le cose con la navigatrice, come sarebbe poi riuscito a diventare un buon padre in soli 9 mesi?!?
Si morse un labbro, perso nei suoi pensieri, non accorgendosi nemmeno che Kinemon gli si avvicinava, lasciando il figlio addormentato accanto al falò.
-Pensieri, spadaccino?- si addossò accanto a lui sulla balaustra.
Zoro lo guardò di striscio, incrociando le braccia al petto.
-Si…- ammise, grattandosi il capo.
Lo vide fissare sorridente il figlio dormiente, felice di quel suo sonno profondo e tranquillo.
Quel suo sguardo fiero e sicuro, certo del suo buon operato di padre, orgoglioso del coraggio dimostrato dal figlio in quell’avventura, felice di aver cresciuto un vero uomo.
Zoro squadrò serio il samurai, studiandolo con attenzione.
-Samurai…- lo interpellò roco -… come si diventa un buon padre?-
Il guerriero non distolse lo sguardo dal figlio, sorridendo sull’orlo di una risata.
-Non lo so proprio…- ridacchiò -… so solo che fare il padre è il peggior lavoro al mondo: per i primi 24 mesi i figli piangono, strillano, sputano, sporcano, fanno chiasso e piangono ancora, poi quando iniziano a parlare dicono sempre e solo “mamma” e mai papà, se li rimproveri piangono ancora e ti fanno prendere degli spaventi pazzeschi, cacciandosi in mille pericoli…-
Zoro lo fissò senza parole, ancor più spaventato di prima.
Se era quello che lo aspettava da lì a 9 mesi, allora non avrebbe dovuto essere solo un buon padre, ma anche un dottore, un body gard formato baby sitter, uno psicologo…
-Ma quello che so…- continuò il samurai -… è che il giorno in cui tuo figlio riesce a disarmarti della tua katana di bambù con un fendente, battendoti per la prima volta in assoluto, un orgoglio indescrivibile di lui ti invade, facendoti piangere di felicità per aver perso contro il tuo bambino, rendendoti contro che ormai non lo è più, e che sta già diventando uomo, grazie a te, grazie a ciò che gli hai insegnato…-
Kinemon prese un profondo respiro.
-…allora, tutte le notti di pianto, le strilla capricciose, le linguacce e le arrabbiature, svaniscono nel dimenticatoio, e resta soltanto il sorriso di tuo figlio che ride nel averti sconfitto per la prima volta… no, spadaccino, non so come si diventa un buon padre, so solo che per crescere un figlio si deve fare la stessa identica cosa che si è fatto per crearlo…-
-Cioè?- si alzò dal parapetto Zoro.
-Amarlo…-
Il verde ghignò compiaciuto.
-Mi sa che hai ragione…- si avviò verso sotto coperta -… è una cosa così ovvia, che non mi ero nemmeno reso conto della sua importanza…-
-Succede spadaccino… ma dimmi, diventerai padre?-
Il ragazzo si fermò sulla soglia dell’entrata al piano sottostante.
-Presto…- sussurrò prima di oltrepassare la soglia.
Con decisione, raggiunse il bagno comune, dove sentiva gli sforzi di nausea di Nami.
Si affacciò appena sulla porta, vedendola ricurva sul water a dar di stomaco. Era inginocchiata a terra, i capelli sugli occhi e le braccia strette attorno alla tazza del water, ma manteneva sempre quel suo lato femminile e suadente di sempre.
Con il suo solito ghigno sul viso, Zoro le andò vicino, sollevandole i capelli rossi dal viso, facendole alzare gli occhi su di lui.
-Buzzurro… che fai qui?- si asciugò la bocca la navigatrice, fissandolo stupita.
-Mi prendo cura di te, no? Mi pare che tu ne abbia bisogno…- ghignò quello, alzandola da terra e aiutandola a sciacquarsi al lavandino.
-Che vuoi dire? Sono incinta io!!! Mica sono malata!!!- sbuffò bagnandosi la bocca.
-Lo so… e non sai quanto ne sia felice…-
L’abbracciò da dietro, stringendola per la vita e infossando il viso sul suo collo profumato, aspirandone avido il dolce aroma di mandarino.
-Questa mattina non sembrava…- borbottò Nami, portandosi istintivamente le mani al ventre.
Zoro coprì le piccole diafane manine femminili con le sue grandi e calde, accarezzandole l’addome piatto.
-Hai ragione, non ho saputo darti l’appoggio giusto…- le soffiò sul collo -… non sapevo che dire, ho avuto paura di non essere un buon padre… ma ora ho capito che per crescere nostro figlio mi basterà amarlo e insegnarli ciò che so, niente di più… e credimi, ne sono felice… davvero… lo sai che non ti mentirei mai… io ti amo…-
Nami s voltò verso di lui, sgranando gli occhi e fissandolo senza fiato.
-Non… non... non me lo avevi mai detto…- balbettò rossa in viso.
-Ho sbagliato…- la baciò a fior di labbra -… avrei dovuto dirtelo tanti anni fa…-
La baciò ancora, e ancora, fino a riempirle le labbra del suo sapore, succhiandole un labbro affamato di lei, mentre l‘alzava da terra prendendola in braccio. La rossa si staccò appena da lui, mal volentieri, ma bisognosa d’aria.
-Ma allora… lo vuoi davvero?- si portò nuovamente le mani al grembo -… cioè, lui, lo vuoi…?-
-Certo che lo voglio!!!!- sganasciò Zoro, posando una mano sul viso di lei, e l’altra su loro figlio -… anzi, vi voglio: sia lui che te… sempre… e te lo prometto: sarò un buon padre…-
Nami gli sorrise gioiosa, baciandolo.
-Lo sei già…- lo baciò ancora -… lo sei già buzzurro mio…-
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Tutta colpa dello Spoiler del Capitolo 682: tra bambini giganti, bambini draghi e figli scomparsi, era ovvio che la mia mente malata ne venisse fuori con una One Shot su quel filone. Vabbè, perdonate l’obbrobrio, e commentate se riuscite a smettere di vomitare…

Zomi

   
 
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