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Autore: Nereisi    29/09/2012    2 recensioni
Un passato condiviso, un segreto inconfessabile, due vite che finalmente torneranno a incrociarsi.
Riuscirà l'amore tra Misa e Usui a vincere, o il passato di lui getterà un'ulteriore ombra sulla loro storia? Chi ordisce in segreto contro i due?
Riusciranno a stare insieme?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misaki Ayuzawa, Nuovo personaggio, Takumi Usui
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Matematica non è un’opinione
 
 
Sbattei più volte le palpebre, mettendo a fuoco la stanza.
Avevo dormito molto bene quella notte, nonostante la posizione scomoda in cui ero costretta.
Mi strinsi più forte al corpo a cui ero abbracciata.
Eh, sì.
Perché se da una parte il buon senso mi diceva che non era normale aver dormito abbracciata ad un ragazzo che conoscevo a malapena, dall’altra ero pienamente consapevole della sua calda presenza e il mio istinto mi spingeva a fare totale affidamento su di lui.
Il mio naturale astio per gli uomini era svanito. O forse era meglio dire che con lui non funzionava.
Era speciale. Me lo sentivo dentro.
Sistemai meglio la coperta  che aveva lasciato le spalle di Usui esposte al freddo e appoggia la testa sul suo petto. Potevo sentire distintamente il battito del suo cuore.
Sentii che la presa delle sue braccia intorno alla mia schiena si rafforzò.
Non riuscivo a capire se era un riflesso condizionato nel sonno o se stava solo facendo finta di dormire.
Sta di fatto, che a dispetto dello spazio esiguo del divano, quella notte non mi ero mai svegliata per la paura di cadere.
Passai le dita tra i fili d’oro che erano i suoi capelli. Erano setosi e profumati. Avvicinai il viso per sentirne l’odore, e sentivo chiaramente il suo fiato sul collo e le labbra che mi sfioravano leggermente la pelle.
Realizzai in un solo istante che in quel momento gli appartenevo. E mi apparteneva.
Non mi ero mai sentita così vicina a qualcuno. I nostri cuore erano battito a battito, i respiri che si scontravano. Cercai di godermi quegli attimi e lo strinsi ancora di più, come se potesse scomparire da un momento all’altro.
 
Forse perché mi sentivo protetta, forse perché era ancora prestissimo e avevo ancora molto sonno; sta di fatto che mi addormentai di nuovo.
 
                                                               * * * * *
 
 
I sui capelli mi solleticavano il naso.
La sentii muoversi all’interno del mio abbraccio, ma senza volerne uscire.
Rafforzai la presa dietro la sua schiena, non si sa mai, sarebbe stata benissimo in grado di capitombolare per terra.
Si appoggiò al mio petto. Cercai di stare più fermo possibile, visto che un movimento brusco avrebbe potuto spezzare l’atmosfera magica venutasi a creare. Sorrisi, e le mie labbra quasi le toccarono la pelle.
 
È un po’ come provare ad avvicinare un gattino spaurito: piano e con dolcezza.
 
Mi beai del suo tocco sui capelli, così delicato e leggero.
Conoscendola, aveva paura di svegliarmi.
Dopo un po’ smise, e mi abbracciò ancora più forte.
E poi si addormentò. Come un sasso.
 
Leggermente shockato dalla sua capacità soporifera, trattenei a stento una risata. Quella ragazza era proprio imprevedibile! Riusciva sempre a stupirmi!
La cullai per un po’, mettendo al loro posto i vari pezzi del puzzle che avevo in mente.
Dopo varie elucubrazioni, presi una decisione.
Era arrivato il momento di fare luce su questa faccenda.
 
 
                                               * * * * *
 
Il profumo intenso del caffé mi solleticò le narici. Ed era strano.
A casa mia non si preparava il caffé da otto anni.
Mi alzai, e non trovando Usui al mio fianco cominciai a preoccuparmi.
Poi, nell’aria si diffuse, misto a quello del caffé, l’aroma speziato della camomilla e Usui apparve all’entrata della camera reggendo due tazze.
Sorrise.
 
<< ohayo, ojou-sama. >> (NDA per coloro che non conoscono il giapponese: “ buongiorno principessa ” ) 
mi disse in quello che doveva essere l’imitazione di un inchino.
<< eddai, smettila! >> gli risposi mentre afferravo la  camomilla.
<< hai fatto una promessa e adesso la mantieni. >> ghignò lui.
<< uffa >> sbuffai.
<< parliamo d’altro. >> continuò lui << oggi è Domenica. >>
Lo fissai di sottecchi << e allora? >>
<< niente scuola. >>
<< non ti seguo. >>
Alzò gli occhi al cielo << ti ricordi la mia proposta di ieri? Il posto segreto? Ti va di andarci oggi? >>
 
Mi prese in contropiede
<< oddio…non so…. Oggi dovrei lavorare… >>
<< al maid latte? >>
<< sì… a proposito, non dirlo a nessuno! >>
<< mi pareva ovvio….comunque, perché non provi a chiedere un giorno di riposo? Scommetto che non sei mai andata in ferie. >>
Punta sul vivo, dovetti comunque ammettere che l’idea era buona; e ormai la curiosità mi stava divorando, perciò mi feci coraggio e composi sul telefono il numero del capo.
Sorpresa per la mia richiesta, all’inizio mi tempestò di domande, preoccupatissima; poi probabilmente capì qualcosa perché si affrettò a darmi il consenso mentre dalla cornetta usciva un fiume di fiorellini moe.
Appesi il ricevitore e feci l’ok a Usui.
<< tutto a posto! Sono libera come l’aria! >> dissi con un sorriso
<< allora cambiati e andiamo >> fece lui alzandosi
<< ancora nessun indizio sulla destinazione? >>
Si spazzò un poco i vestiti spiegazzati << se-gre-to! Lo scoprirai una volta arrivati >>
<< adesso fai anche  il misterioso? >>
<< e sbrigati! >>
<< arrivo, arrivo! >>
 
 
Poco dopo stavamo camminando fianco a fianco, diretti di nuovo verso l’area sud della città, il luogo dove ieri mi ero persa e dal quale Usui mi aveva salvato.
Durante il tragitto mi aprii ancora di più, semplicemente parlando del più e del meno in una maniera talmente naturale che persino io mi stupii. Sembrò apprezzare la mia parlantina. Ma non ci fu bisogno di risposte articolate da parte sua per farmi sentire a mio agio.
Mi bastava il suo sorriso e il modo in cui mi guardava per essere felice.
Il tempo scivolò via in fretta come sabbia dalle mani e ancora prima di accorgermene eravamo nel quartiere dove qualche ora prima Usui mi aveva salvato la vita.
Girammo l’angolo e ci infilammo in una stradina stretta stretta che sbucava su un campo incolto e spoglio. Al centro si alzava in una collinetta, sulla quale sommità c’era un capannone abbandonato.
Dal modo in cui accelerò il passo, capii che era la nostra destinazione.
Ci arrampicammo entrambi con agilità sul pendio e quando raggiungemmo la cima venimmo accolti da dei miagolii festanti.
Due gatti, ormai adulti ma nel pieno delle energie, trotterellavano verso di noi; uno bianco e l’altro nero e presero a strusciarsi sulla gambe di Usui, che li prese in braccio. Si voltò verso di me.
 
<< ti presento Shira e Kuro. >>
<< che carini! >> io adoravo i gatti. Anzi, per essere più precisi adoravo ogni forma di vita felina.
<< ma…. Hanno gli occhi di colore diverso! >>
 
Non mi ero sbagliata.
Infatti Shira aveva l’occhio destro verde e il sinistro giallo, mentre Kuro aveva l’occhio sinistro verde e il destro giallo.
 
<< sono fratelli. Comunque, questo posto non ti dice niente? >>
 
Mi voltai a squadralo, ma lui non aggiunse altro, quindi mi girai.
E trattenei il fiato.
 
Davanti ai miei occhi si spiegava il panorama della città vista dall’alto.
Magari d’inverno non sarebbe stato un granché, ma adesso era primavera e tutti i ciliegi sparsi qua e là facevano turbinare i loro petali fino al cielo, facendo di quel paesaggio ordinario uno spettacolo mozzafiato.
Balbettando siccome quel panorama mi aveva letteralmente mozzato il fiato, dissi
 
<< è… è bellissimo… >> il vento giocò con i miei capelli e mi gonfiò i vestiti.
Qualcosa affiorò alla mia memoria.
 
<< sai… ora che mi ci fai pensare… >> mi girai lentamente verso Usi, che mi fissava con un’espressione indecifrabile sul volto << io lo conosco questo posto… stavo cercando di arrivare qui ieri, ma mi sono persa… >>
 
Lo fronteggiai apertamente, sempre più confusa.
 
<< ci venivo con quel ragazzino… avevamo una gatta trovatella bianca e nera, che aveva gli occhi di colore diverso proprio come questi due gatti… >>
 
<< infatti Shira e Kuro sono i figli di Panda. >>
 
Silenzio.
 
 
<< ma io non ti ho detto il nome della gatta. >>
 
Lui non rispose.
 
<< come fai a conoscere il suo nome? E soprattutto: come fai a conoscere questo posto? >>
 
Pausa.
 
Incrociò le braccia al petto e si appoggiò con la schiena ad un albero. Un ghigno gli si dipinse sul volto.
<< me l’ha detto un uccellino. >>
 
E fu un flash.
 
 
<< scendi, vado prima io! >>
<< vediamo chi arriva prima! >>
<< no, io sono una bambina! >>
<< e allora? >>
<< in un castello, il galateo dice che i cavalieri nobili e coraggiosi debbano sempre far passare per prime le principesse e salvarle sempre. Quindi, se tu sei il mio cavaliere, io sono la tua principessa. >>

<< Agli ordini, principessa! >>
 
 
Spalancai gli occhi.
 
<< sei tu… >> Mormorai sconvolta
 
Si spiegava tutto.
La sintonia tra di noi, il fatto che conoscesse l’ubicazione della mia casa, le chiavi, la tazza, la camomilla, le trappole schivate in corridoio, la pace che mi pervadeva quando stavo con lui…
E uno scivolo giallo e rosso…
 
<< watashi no… ouji-sama… >> *
 
Gli occhi mi si fecero umidi quando mise giù Shira e Kuro e si inginocchiò davanti a me.
Prese la mia mano e la baciò.
 
<< okaeri, ojou-sama >> ** soffiò sulla mia pelle.
 
Il mio cuore perse un battito.
Erano otto anni che aspettavo quella frase.
E ora era arrivata.
Mi portai una mano alla bocca cercando di trattenere i singhiozzi, mentre mi buttavo tra le sue braccia. Mi sollevò in aria. Lo abbracciai.
 
<< mi sei mancato.. >>
In quelle tre parole erano condensati tutti i sentimenti e le emozioni dimenticati in quegli otto anni, e poi risvegliati in quei tre giorni
 
<< anche tu. >> e  in quelle due parole c’era tutta la gioia che stavo provando in quel momento.
 
 
                                                                      § § § § §
 
 
Dopo poco mi mise giù.
Ci guardammo negli occhi.
Cominciò ad avvicinarsi…. Sempre più vicino.. sempre più vicino…
 
Le labbra si schiusero, le pupille si dilatarono, gli sguardi si cercavano
Ero pronta? Non ne ero sicura.
Sapevo solo che appartenevamo l’uno all’altra.
Non mi curavo dei gatti che si strusciavano sulle nostra gambe, non mi curavo del vento che probabilmente mi stava sollevando la gonna… ok, magari di quello sì.
 Sempre più vicino…                                   una lentezza esasperante…
In quel momento….                                    Sospirai
Sempre più vicino….
C’era solo….                                               Chiusi gli occhi
Sempre più vicino…
Lui.
 
 
Il tocco gentile si posò morbidamente.
Sulla mia fronte.
Aprii gli occhi di scatto, sollevando gli occhi, sorpresa.
Era stato davvero inaspettato.
 
Probabilmente dovevo avere un’espressione davvero sbigottita, perché si mise a ridere.
Sfilò le mani dai miei capelli, lasciandoli ricadere sulle mie spalle, mentre io mi portavo la mani dove aveva appena posato le labbra.
 
<< ma guarda un po’! Misa-chan, mi stupisci! Che ti aspettavi? >>

Arrossii.
 
Maledetto, mi ha preso in giro!
 
Molto probabilmente aveva captato i miei pensieri, perché si affrettò a precisare
 
<< tranquilla, non ti ho preso in giro. Solo >> e si contrappose al sole, facendo di nuovo apparire l’angelo << voglio che tu mi baci pensando al me di adesso, non al me di allora. In sostanza… >>
 
Mi diede le spalle, mentre un sorriso mefistofelico gli di disegnava sulla faccia
 
<< … ti bacerò quando sarai innamorata di me. >>
 
Mi spiò da sopra la spalla.
 
<< detto questo, andiamo! >>
 
E si incamminò, lasciandomi indietro, completamente senza parole.
 
Mi sta provocando! Sa già benissimo la risposta! Ma non posso dargliela vinta!
 
Un misto di emozioni sfrecciarono attraverso si me: disappunto, sorpresa, ironia, voglia di rivincita.
E voglia di rivincita fu.
 
Lo raggiunsi a grandi falcate, gli artigliai la camicia e mi sollevai sulle punte, raggiungendo il suo viso.
Tornai per terra, cominciando una leggera corsetta giù per il pendio della collinetta.
Mi voltai, i capelli che mi svolazzavano intorno alla testa.
 
<< allora sbrigati a farmi innamorare! >>   urlai ad un Usui completamente spiazzato, che si teneva la guancia dove avevo appena appoggiato le labbra.
 
Poi chiuse gli occhi sorridendo e cominciò a inseguirmi.
 
<< cos’è? vuoi che cominci subito? >>
 
Quel giorno era per noi.
Era stato creato appositamente per noi.
Non saremmo più stati soli.
Mai più.
 
 
 
                                                  * * * * *
 
 
Scarpe nere e lucide calpestarono il suolo scolastico. Lunghi capelli rossi svolazzarono nel vento facendo ricadere i loro boccoli sulle spalle di una bellissima ragazza.
Portò la mano alla tasca, estraendone una foto che la ritraeva insieme ad un ragazzo dai capelli dorati e gli occhi di smeraldo.
 
<< takumi-kun…. >> mormorò.
 
 
Due lacrime caddero nel silenzio.
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
*spunt*
 
Ciao.
*coff*
 
Non so cosa dire.
 
*fugg*
 
XD è natooooo! Finalmente!
Dopo un’attesa durata più di un anno animelover finalmente è riuscita a partorire il capitolo!
*anf anf*
 
ok devo andare, ciao! Lasciatemi un commentino!
 
*rotola via*
  
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