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Autore: sorrisoraggiante    29/09/2012    6 recensioni
Mi accarezza il viso lentamente, asciugando la traccia salata sulla guancia.
“Ci ho provato, Bella. Ho provato a starti lontano, perché era quella che credevo la soluzione migliore, ma... Scusami, ma non credo di riuscire a vivere senza di te” sussurra con un sorriso, ripetendo le mie stesse parole con gli occhi che brillano ricolmi di emozioni diverse.
Gli sfioro i capelli attorno alla fronte, con tutta la dolcezza che provo per lui. Quando lo vedo chiudere gli occhi, come ogni volta a quel contatto, non riesco a trattenere un sorriso.
Non importa quanta lontananza abbia cercato di mettere fra me e lui. Non importa quanto tempo sia passato. Edward continua ad attirare il mio cuore, come il canto di una sirena.
Non riuscirei più a separarmi da lui, nemmeno se lo volessi. Siamo talmente fusi, uniti, che distinguere ciò che appartiene a me, da ciò che appartiene a lui, sarebbe impossibile.
E, non mi importa delle conseguenze di questa scelta. Come ha detto anche lui prima..
Non cambierei nulla di ciò che è successo fra di noi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Okay. Dire che sono terrorizzata è ancora un eufemismo, ve lo assicuro! AIUTO! Sono un fascio di nervi!!

Forse è meglio cominciare dalle presentazioni. Si, direi che è una buona idea O_o

Mi chiamo Sam, sto per compiere 23 anni tra qualche giorno (Yeee! Tanti auguri a me! - dirselo da soli fa' un po' patetica, ma mi voglio troppo bene per ignorarmi ù.ù Vi abituerete ai miei scleri. Oppure mi sparerete, quindi, detto fra noi, preferirei di gran lunga la prima! xD).

Ho scritto questa storia nel lontano periodo Mesozoico. Già, già. C'erano i dinosauri, gli uomini delle caverne, e poi io con il mio portatile di pietra! U_U Quindi se lo stile non è granché, perdonatemi, vi prego. Se la mia vita qui su EFP sarà lunga abbastanza per dimostrarvelo, vi assicuro che nel corso del tempo sono un tantinello migliorata (Come sono modesta, vero? Si, lo so! Tratto genetico ù.ù).

Leggo FF da una vita, e quindi è strano per me postare qualcosa di mio, ma... Ho deciso di buttarmi. Sperando che non si riveli un disastro totale ç_____ç 

Okay, okay, la smetto con le paranoie e vi lascio al primo capitolo. ANSIANSIANSIANSIANSIANSIA!!!! >_<

Respiro profondo, e... VIA!




CAPITOLO 1

“Hello world.. this is me!”

 
 
POV BELLA
 
“E mi raccomando, tesoro, cerca di mangiare di più. L’ultima volta che ti ho visto, quasi non ti riconoscevo”.
 
Oh no. Sono anni e anni che lo cerco. Il pulsante off, intendo. E invece.. Niente. Ma non demordo. Sono sicura che la mia costanza, prima o poi, sarà premiata.
 
“Magari potrei venire a portarti qualcosa fatta in casa…”
 
Meglio prima che poi - aggiungo mentre un brivido mi percorre la schiena pensando al suo ultimo ‘capolavoro’ culinario.
 
Se c’è qualcuno da cui NON ho ereditato il talento in cucina, quella è proprio Renée.
 
“Ehm.. No, no, tranquilla”. Apro la porta di casa cercando di fare più rumore possibile. Spero che capisca, almeno una volta.  “Ehm.. de-devo andare, mamma. Un’emergenza”.
 
No, cavolo! Mi mordo la lingua.
 
“Emergenza??? Bella, ma cosa…”
 
Accidenti! Perché non so mentire?
 
Ok. Pro-memoria : trovare FINALMENTE un corso di recitazione decente prima della prossima telefonata.
 
Che sarà al più tardi domani -  aggiunge la vocina che scaccio infastidita.
 
Lo so già da me, strana vocina che parla nel mio cervello, non c’è bisogno che tu infierisca!
 
“Isabella Marie Swan! Se non mi rispondi entro i prossimi 3 secondi, giuro che salto sul primo volo disponibile, e..”
 
NO! Tutto, ma non questo.
 
“E’ che.. Io.. Ehm…”
 
Accidenti! Pensa, Swan, pensa…
 
“Non è n-niente, mamma”. Sento dei passi leggeri scendere le scale. Ma certo! “Tranquilla, è solo Alice che ha.. Ha bruciato il pranzo!”
 
Ok, il trucco dello ‘scarica barile’ non è molto corretto, lo ammetto, ma.. Il fine giustifica i mezzi, no?
E se il fine è chiudere questa telefonata dalla lunghezza temporale da guinness dei primati… Beh, mi dispiace, ma non lascerò niente di intentato.
 
“Lo sapevo! Ecco perché non volevo che sub-affittassi la casa con lei dopo il diploma”.
 
No, in realtà non volevi proprio che me ne andassi, mamma-chioccia! – la correggo mentalmente cercando di trattenere la lingua stavolta.
 
“Ma no, mammina”.
 
“Stai messa proprio male, se ricorri alle moine!” La voce divertita di Alice mi colpisce da dietro le spalle. Mi giro e con un mezzo sorriso le faccio cenno di rimanere in silenzio.
 
Per certe cose, mia madre ha un udito superbionico. Per altre (come il fatto di volermi trasferire per essere finalmente indipendente), chissà perché, ha improvvisamente bisogno del più sofisticato apparecchio acustico.
 
“Era Alice, vero? Che cosa ha detto?”
 
Ecco, appunto.
 
Pesto il piede della mia migliore amica, godendo per un attimo della sua smorfia di dolore. Mi ha messo nei casini, quindi è giusto che paghi anche lei, no?
 
“Ma no, mamy, sta solo delirando. Deve essere il fumo che le ha annebbiato il cervello”.
 
“FUMO???”
 
Oh beh, Bella, ma allora sei proprio deficiente!
 
“Mamma, era.. Era un modo di dire..” cerco di spiegare prima di trovarmi una schiera di pompieri di Forks inviati per via direttissima da quella psico-apprensiva di mia madre.  “Ora devo proprio andare. Me lo hai detto anche tu che devo mangiare di più, no?”
 
C’è una sola parola per definire quegli assurdi tentativi di fuga…
 
“PA -TE -TI - CA” sussurra Alice scuotendo la testa.
 
Ecco, appunto.
 
Copro il telefono con una mano cercando di abbassare il volume dei miei sussurri al minimo. “ Vuoi forse che te la passi, così poi vediamo chi è più patetica?”
 
Si riscuote improvvisamente. Giurerei di aver visto passare sulla sua schiena un brivido di terrore. Mi sorride. “Vai così, sorella, che sei forte! La spunterai di sicuro”.
 
Alzo gli occhi al cielo davanti al suo tifo.
 
“Si, tesoro della mamma. Hai ragione”.
 
Solo le ultime due parole mi trattengono dal senso di nausea per quell’odioso epiteto.
 
Uffa!
 
Quando mi sono trasferita pensavo di essermi finalmente lasciata tutto alle spalle, e invece, mia madre trova sempre il modo di far crollare tutte le mie certezze.
 
“Mi raccomando, non ti stancare troppo”.
 
“Si, mamma”.
 
“E non lavorare troppo”.
 
“Si, mamma”.
 
Non mi ricordo più… A chi è che si dà sempre ragione?
 
Ah si, ai pazzi.
 
Beh, nessun problema, allora.
 
“E mangia di più”.
 
“Si, m-mamma”.
 
Cerco con tutte le mie forze di calmare la rabbia che sento crescere ad ogni raccomandazione. E che cavolo! Ho di nuovo due anni, e nessuno ha pensato di informarmi?
 
“E..”
 
“Mamma, devo andare” le ricordo trattenendo uno sbuffo.
 
“E va bene, amorino della mamma”.
 
Oh, finalmente. Evvai! Ho vinto anche stavolta!
 
Isabella 1 – Madre rompipalle 0
 
Ma chi sono?! Chi sono?!
 
“Ci sentiamo domani”.
 
Un’emerita illusa! Ecco, chi sono.
 
Chiudo la chiamata e mi lascio andare ad un sospiro liberatorio.
 
Sento Alice sorridere divertita dal mio sfogo. “Quella donna deve essere fatta d’acciaio, non demorde mai!”
 
Scuoto la testa. “Magari, Alice. Almeno, se fosse un robot, ci sarebbe la speranza di riuscire a spegnerla prima o poi”.
 
Ridacchia per poi voltarsi verso di me improvvisamente. E’ umanamente possibile che due occhi abbiano la capacità di incenerire qualcuno?
Non credo. Ma tanto Alice di umano, ha poco e niente.
 
“Mi spieghi perché ogni volta, devi mettere me in mezzo? Tua madre finirà col pensare che voglia ucciderti o avvelenarti!”
 
Credo lo pensi già da tempo, ma forse questo è meglio non dirglielo.
 
“Scusami, Al. Ma tanto lo sappiamo tutte e due che: punto primo, tu sei un caso disperato ai fornelli…”
 
“Ehi” esclama risentita incrociando le braccia sotto il seno.
 
Sorrido mettendole un braccio attorno al collo. “Inutile negare la realtà dei fatti, Alice. E poi, ti sei sacrificata per una giusta causa! Un secondo in più con mia madre, e la prossima volta che mi avresti rivisto, sarebbe stata dietro le sbarre per omicidio colposo, e…”
 
E tu sei troppo carina per la prigione” aggiunge lei recitando le battute che ci scambiamo ogni volta.
 
“Esattamente!” Sorrido e poggio la mia fronte fra i suoi capelli. “E ora andiamo, peperoncino. Se non mi do una mossa invece di pranzo, facciamo direttamente merenda”.
 
“Uhm….. Stai pensando quello che penso io?” dice voltandosi verso di me.
 
“NUTELLA!” esclamiamo insieme, dandoci poi il cinque e avviandoci in cucina con un sorriso estasiato.
 
 
E’ stata proprio la cioccolata a farci incontrare qualche anno fa......
 
Io sono nata e cresciuta nella piccola e umida cittadina di Forks. Mio padre, Charlie, è il burbero capo della polizia, mentre mia madre, Renée, dopo aver divorziato da lui quando avevo solo 4 anni, si è risposata con Phil, un massiccio quanto noioso giocatore di football, e ha cominciato a dedicarsi alla sua.. ‘anima artistica’, come ama definirla lei.  In pratica, passa quasi tutto il suo tempo fra quadri confusi, sculture deformi e strane composizioni con il fil di ferro.
 
Diciamo che per me, il periodo dell’adolescenza non è mai stato niente di spettacolare. Sono stati davvero pochi gli amici su cui ho potuto davvero contare.
 
Prima tra tutte, Angela Weber, figlia del vice di mio padre, una ragazza dolcissima dai lunghi capelli castani e dagli azzurri occhi sinceri. E’ stata lei la prima a rivolgermi la parola il primo giorno d’asilo, e da allora siamo diventate inseparabili.
 
Sono una ragazza cronicamente timida, ma il problema più grande, è che faccio più facilmente amicizia con gli uomini che con le rappresentanti del mio stesso sesso.
 
Così finisco inevitabilmente con l’attirarmi : le ire delle ragazze, che mi considerano una sorta di mostro mangia-uomini, e le attenzioni (insistenti e fastidiose, a volte. Vedi Mike Newton, visci-verme, nonché capitano della squadra di Football della scuola, che a quanto pare sembra provenire da uno strano paese in cui, durante le presentazioni, la mano invece di stringerla all’altro, la si stringe al suo sedere!) di ragazzi che non mi interessano nemmeno lontanamente e che, dopo essere stati gentilmente rifiutati, mi ripagavano con il mutismo totale e l’indifferenza improvvisa o (vedi sempre il visci-verme) mettendo in giro delle malignità sul mio conto. Che, peraltro, alimentavano le invidie e i pettegolezzi delle ragazze. Insomma, uno stupidissimo circolo senza fine.
 
Solo con una persona era stato tutto diverso… Jacob Black.
 
Nemmeno Angela riusciva a mettermi così a mio agio!
 
La mia prima vera amicizia. La mia prima vera cotta. La mia prima vera delusione.
 

Avevo appena litigato proprio con lui quando ho incontrato per la prima volta Alice.

 
Da qualche giorno la scuola era in fermento per l’arrivo di una nuova famiglia in città.
 
“I Cullen” mi aveva subito informato Jessica Stanley, la capo cheerleader più pettegola che abbia mai conosciuto. “Sono così strani! Sembrano tutti dei modelli.
Ma la cosa più strana” aveva aggiunto abbassando improvvisamente il tono della voce “E’ che stanno tutti insieme. Intendo… Insieme, insieme. Insieme!” aggiunge muovendo le sopracciglia sollevate.
 
Ho capito, ci vuoi fare il disegnino?!
 
“Jess, io non ci vedo niente di male. In fondo, non sono proprio parenti. Il Dott. Cullen e sua moglie li hanno adottati” aveva risposto Angela sorprendendomi.
 
Di solito non spiccicava mai più di due parole di seguito. Figuriamoci poi un’arringa difensiva su degli sconosciuti con Jessica Stanley!
 
La famiglia Cullen conta 7 membri :
 
Il dottor Carslile Cullen. Uomo adorabile e di una generosità unica. Da quando era arrivato a Forks, appurate le scarse finanze della sanità pubblica cittadina, aveva rinunciato al suo stipendio lavorando pro-bono, con tanto di straordinari.
 
Sua moglie, Esme, è una donna dolcissima. La personificazione della mamma perfetta. Si dedica cuore e spirito alla Chiesa, ad ogni opera di volontariato ed è sempre stata pronta ad offrire il suo aiuto alla comunità cittadina.
 
Da quando li ho conosciuti, Esme e Carslile sono stati per me dei veri e propri genitori.. Ho parlato con loro di cose che non mi sarei mai sognata di dire a Charlie, e soprattutto a Renée.
 
Il figlio più grande è Emmett. Un ragazzone alto e talmente muscoloso che mi chiedo ancora come faccia a incrociare le braccia sul petto senza esplodere.
Lo adoro. È il fratello maggiore che non ho mai avuto e che tanto avrei voluto avere al mio fianco. Mi ha coperto con i miei per ogni “uscita clandestina” con sua sorella, per poi venirci puntualmente a riprendere ogni volta che riceveva il nostro segnale di ‘pronto soccorso’. Il nostro Bat-orso personale!
 
La sua ragazza è Rosalie. Non credo di aver mai visto una ragazza più bella di lei.
Ogni volta che posa lo sguardo di me non riesco a non sentirmi in soggezione.
Ma ogni volta che ho avuto bisogno di un consiglio adulto femminile, lei c’è sempre stata. E’ diventata uno dei miei punti di riferimento più importanti.
Senza di lei, mi sentirei persa, e anche se tende più a lamentarsi delle sue prediche e dei suoi consigli ogni volta che la vede, sono sicura che è quello che pensa anche Alice.
 
Proprio quel piccolo peperoncino dai grandi occhi azzurri e i capelli corvini, le cui punte sapientemente acconciate, sparano verso ogni direzione, è fidanzata con Jasper, il terzo uomo di casa. E’ biondo, alto, ed è dotato di un’empatia straordinaria. Incredibile come a volte, riesca a capirti solo con uno sguardo!
 
Non sono un tipo che lascia cadere le sue difese. Sono piuttosto il tipo: ‘Soffro in silenzio’. Quindi il fatto che alcune volte Jaz riesca a capire cosa stia pensando semplicemente osservandomi, mi lascia sempre spiazzata.
 
E ultimo, ma non meno importante, Benjamin.
Alto, spiritoso, di una dolcezza e una generosità disarmanti.
 
E in quale altra persona avrebbe potuto trovare una compagna perfetta, se non in Angela Weber?
Quei due insieme sono dinamite.. Sono davvero perfetti l’uno per l’altro.
 
 
Come stavo dicendo, il giorno che ho parlato con Alice, avevo appena litigato con Jacob. Stavamo insieme da poco, ma.. Lo sentivo che non eravamo fatti per stare insieme. L’attrazione iniziale non era bastata a farci tenere insieme quel rapporto improvvisato per più di un mese e mezzo.
 
Quando la campana della prima ora era suonata, approfittando del silenzio dei corridoi, mi ero accasciata vicino agli armadietti e, tirando le ginocchia al petto, avevo lasciato scorrere tutte le lacrime di frustrazione e dolore per via della violenta litigata telefonica di quella mattina.
 
Io odio litigare. Se poi succede la mattina presto si trasforma in un evento epocale, disastroso e devastante.
 
Avevo sentito dei passetti leggeri e affrettati. Ricordo che mi ero chiusa ancora di più sperando di diventare quasi invisibile ma, come da allora avrei imparato a mie spese, ad Alice Mary Cullen non la si fa!
 
Si era persa vagando fra le aule, con gli orari per i nuovi studenti tra le mani, e quando mi ha visto si è subito avvicinata inginocchiandosi davanti a me.
 
Ho alzato il capo, e i nostri sguardi si sono incatenati. Per la prima volta in vita mia mi sono sentita priva di ogni difesa. Ho lasciato che tutto il dolore, l’amarezza, la frustrazione, mi scorressero davanti agli occhi. Per la prima volta ho sentito quasi la necessità di aprirmi con quella strana ragazza sconosciuta.
 
Non una parola. Con un sorriso estrasse dalla tasca posteriore dei suoi jeans una tavoletta di cioccolato al latte con i 5 cereali.. La mia preferita in assoluto.
 
“Senti. Lo so, che è strano, probabilmente patetico..” mi aveva detto con la sua voce argentina “E sicuramente un suicidio per la linea, ma ogni volta che mi sento uno schifo, mi pappo una di queste e.. Puff, affogo il dispiacere nel cioccolato. Sono sicura che se lo adottassero anche i politici come metodo di mediazione, non ci sarebbero più guerre nel mondo!”
 
Ricambiando il suo sorriso mi voltai e dopo aver aperto la tasca del mio bomber marrone avevo estratto una tavoletta uguale alla sua.
 
“Sarà pure strano, probabilmente patetico, sicuramente un suicidio per la linea…” avevo risposto ripetendo le sue parole “Ma non saprei proprio come fare senza!”
 
E così, era bastato un piccolo passo, un avvicinamento probabilmente stupido, ma che aveva dato il via all’amicizia più importante della mia vita.
 
Io ed Alice siamo l’esatta dimostrazione che i poli opposti si attraggono.
 
Lei è solare, aperta, io invece sono di una timidezza quasi imbarazzante, e le mie guance si colorano di un rosso acceso ogni volta che mi sento al centro dell’attenzione.
 
Alice vive di shopping, di gossip, di divertimenti sfrenati. La mia serata tipo è sul divano, avvolta in un pigiamone con gli orsetti, davanti ad un film strappalacrime.
La mia idea di shopping è: “visto che in un incendio improvviso tutti i vestiti che avevo sono andati bruciati, esco, mi compro una felpa nel negozio all’angolo e torno subito a casa!”
E l’ultima volta che ho fatto del gossip.. credo risalga al periodo dei 9 mesi nel pancione di Renée, probabilmente influenzata dalla sua inguaribile vena pettegola.
 
Ma Alice è la mia roccia, ed io sono la sua. Non potrei lasciarla, anche se lo volessi.
 
 
 
“Mmmmm…. Perdonata. Si, si. Perdonata di sicuro” la voce estasiata di Alice all’ennesimo boccone di crépes alla nutella mi strappa da quei dolci ricordi lontani.
 
“Certo che è praticamente impossibile comprarti, eh Alice?” rispondo sarcastica mentre affondo con gusto le labbra nell’ennesimo cucchiaino di nutella.
 
Ok, tecnicamente il bue sta dando del cornuto all’asino, ma.. Provate voi a mettervi nei miei panni!
 
Stiamo parlano di nutella, ragazzi… Questo dovrebbe bastare, no?






Mmmmmmm... A quante di voi è venuta voglia di correre al barattolo di Nutella più vicino, alzi la mano! Lo so, lo so. Ne vado matta anche io, accidenti ç___ç Altro che prova costume! Ma davanti a certe prelibatezze non si può proprio dire di no ù.ù

Curiosità? Domande? Primo capitolo decente? Orrendo? Meglio che vado a coltivare Peperoni in Patagonia?

Siate sincere, non mi offendo. U_______U 

Appuntamento al prossimo capitolo (che emozione poterlo dire *_______*)!
   
 
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