A causa della lunghezza del capitolo, ho
diviso il testo in diversi paragrafi. Quando c’è questo simbolo
-------**********--- col colore rosso vuol dire che c’è solo un cambio di scena
tra i personaggi. Quando c’è col colore azzurro allora vuol dire che è passatempo
un po’ di tempo dalla scena precedente. Buona lettura!
Ci tengo inoltre a ringraziare tantissimo
le persone che mi dimostrano di amare la mia storia e che mi sostengono sempre
con le loro belle parole. Spero che la mia storia vi piacerà fino alla fine e
di non deludervi! Ringrazio Ariel Winchester, Buffy46, Briony96, Debby_88, Sere
le Fay, Polo, Alessialala, verocry, Esmeralda91,jess chan, fior di loto, alice sartori, beth petrova, cielonavarra, Anna Veronica, Cate96.. E TUTTI gli altri che
leggono la mia storia. Vi ringrazierò tutti alla fine del mio poema ;)
19 capitolo
Non c'era rimasto quasi nulla. Solo fumo e macerie.
Ylenia stava osservando il motel andato
totalmente in fiamme. La sua stanza, chissà perché, era quella messa peggio di
tutte: il tetto se non crollava era un miracolo, tutti gli oggetti si erano
consumati per colpa del fuoco, e la porta d'ingresso non esisteva quasi più.
Non era l'alloggio né le cose materiali che la
rendevano triste. Sapeva che il ritratto che ritraeva lei e la sorella era
svanito e distrutto, insieme a tutto il resto. Non aveva più nulla adesso, era
il solo ricordo del passato che possedeva e che aveva sempre
custodito gelosamente.
Un lampo le attraversò all'improvviso la mente: il
ritratto non era l'unica cosa importante. Con sgomento e terrore se ne accorse
troppo tardi.
Il Libro Bianco.
Se fosse andato distrutto le avrebbe recato un danno
enorme, le sembrava sul punto di perdere una parte di sé e di essere
vulnerabile. Senza contare i rischi, Ylenia entrò
a passi malfermi dentro la sua camera. Incespicò sui piedi a causa degli
oggetti sparpagliati e bruciati per terra, teneva la testa bassa per il tetto
traballante. Ma i suoi occhi erano tutti puntati sul comodino e cercò di
raggiungerlo in fretta. Praticamente il mobile era tutto annerito a causa del
fumo, e il secondo cassetto quasi le si sbriciolò tra le mani.
Ma l’unica cosa che era intatta in quella camera
devastata era proprio il Libro. Era in perfette condizioni proprio come lo
aveva lasciato, privo di bruciature, e Ylenia lo
toccò come se fosse un tesoro appena scoperto.
Senza perdere tempo uscì dalla camera prima che
crollasse del tutto. Appena uscita mise il libro nella borsa che portava a
tracolla per nasconderlo con cura fino a quando non gli avrebbe trovato un
altro posto in cui nasconderlo per bene. Fece un sospiro di sollievo, quando
una voce terrificante alle spalle la fece trasalire.
“Tutte le torture che ho imparato in 1000 anni non
sarebbero abbastanza per ciò che ho in mente per te.”
Ylenia sapeva a chi apparteneva quella voce
spaventosa. E per la prima volta ne ebbe paura. Davvero paura. Non riuscì a
trovare nessuna risposta sarcastica mentre si voltava lentamente verso il suo
carnefice. Il viso della donna era totalmente pallido.
“Klaus.”
L’ibrido era così fuori di sé che quasi i suoi
lineamenti si erano sfigurati. Sembrava non ci fosse nessuna umanità in lui, se
mai c’era stata. Assomigliava a una bestia inferocita pronta ad attaccare.
“Io non mi faccio prendere in giro da una sgualdrina
come te. Pagherai caro l’affronto che mi hai fatto.” sibilò lentamente, mentre
gli occhi erano percorsi da lampi furiosi.
Ylenia rimaneva immobile, completamente in
preda alla paura. Nel cortile purtroppo non c'era anima viva.
Klaus serrò duramente i pugni e mostrò il suo vero
volto terrificante.
“Se tu e la tua amica volevate farmela da sotto il
naso avete fatto male i vostri conti. Mi hai completamente preso in giro
tacendomi che Briony era quel mostro
schifoso e alleandoti poi con lei contro di me!” Klaus gridò talmente forte da
far tremare il terreno e Ylenia sussultò,
osando a malapena indietreggiare. Lui però le fu davanti.
“Sciagurata imbrogliona! Lascia che ti metta le mani
addosso”
Dopo quella minaccia ad effetto, Klaus saltò addosso
a Ylenia. Lei fu troppo lenta a deviare il
colpo, le braccia cercarono solamente a spingere via Klaus, che comunque
la spinse contro un albero con velocità feroce. Con la stessa ferocia, i denti
già sfoderati di Klaus affondarono sulla sua spalla destra, penetrando in profondità
e lacerandole la carne in un sol colpo.
Ylenia gridò in preda a un dolore immenso
mentre il sangue scivolava sulla bocca di Klaus. La donna raccolse però le
ultime energie per racimolare la magia e questa esplose contro Klaus come una
cannonata; l'ibrido serrò duramente i denti per sopportare il colpo ma fu
costretto a spostarsi dalla pelle lacerata della strega.
Incespicò poi di due passi all'indietro ma non diede
tempo alla strega di sferrare un altro colpo. Tutt'altro, un suo braccio la
afferrò per il collo e Ylenia all'improvviso non
sentì più la terra sotto i piedi. Il suo collo si contorse dal dolore mentre
dall'alto vide Klaus lanciarle lampi gelidi.
"Preparati a una fine dolorosa, Ylenia Lefevre." sibilò
lui lentamente serrando di più la presa fino a conficcarle le unghie nella
pelle.
La strega boccheggiò in cerca d'aria e strinse gli
occhi per non mollare. La mente sussurrò ad un tratto parole sconosciute ma che
sprigionarono un’enorme energia: le gambe di Klaus furono all'improvviso
attraversate da radici spesse e profonde che sbucarono dal terreno come se
nulla fosse.
Klaus abbassò gli occhi per guardarsi le gambe
attraversate da una lunga serie di radici. Sghignazzò divertito:
"Che cosa credi di fare?" domandò
alzando il viso verso di lei ma non ce la fece del tutto perché venne
interrotto dal proprio grido di dolore e stupore.
Quelle radici sembravano lanciargli scosse e acido
lungo tutte le vene e fargli esplodere i muscoli delle gambe. Queste caddero
non riuscendo più a reggere, e finalmente Ylenia si
liberò della presa di Klaus e cercò di dileguarsi. Ma nel cadere lui riuscì a
trascinarla a terra con sé e con la forza delle mani cercò di attirarla a sé,
affondando con ferocia le unghie dentro la sua pelle. Lo sguardo e gli occhi di
Klaus sembravano irriconoscibili.
Ylenia gridava con la voce rimastale e con
calci e pugni riuscì a divincolarsi. Gattonò stremata, mentre questa volta
l'attenzione di Klaus era rivolta a se stesso e con le mani e i denti cercava
di strappare via le radici pulsanti dalle gambe.
Ylenia intanto perdeva sangue e a fatica si
reggeva in piedi a causa dei colpi inferti da Klaus. Si accucciò vicino
all’albero quando le venne all’improvviso un’idea che poteva salvarle la vita
dalla furia impazzita di Klaus. Chiuse gli occhi concentrandosi.
L’ibrido intanto tra grida e imprecazioni era riuscito
a levarsi di torno le radici e con fatica si rialzò, pronto ad attaccarla di
nuovo. Ma quando i suoi occhi sfocarono bene, notò che non c’era più nessuno
nel cortile. Sgranò gli occhi, guardandosi attorno con un ringhio furibondo.
Serrò i pugni: “Dove diavolo ti sei nascosta?” sibilò
a bassa voce facendo il giro dell’isolato. Si guardava attorno, i sensi
all’erta, ma non avvertiva più la presenza della donna. Come se si fosse
volatilizzata nel nulla.
Preso dalla rabbia, Klaus sfondò la staccionata del
motel in un colpo solo e gridò in preda all’ira.
“Gioca pure a nascondino, tanto ti troverò prima o
poi!”
Ringhiò nuovamente prima di andarsene di lì, e si
avviò sulla strada continuando a cercarla. Invano.
Passò una mezz’ora prima che Ylenia ricomparve.
Il suo corpo fuoriuscì dall’albero in cui si era rifugiata al suo interno.
Ricorreva un potere molto forte per unirsi in un tutt'uno con la natura,
ma Ylenia aveva quel potere. Anche se le
era costato caro...
Un rivolo di sangue le fuoriuscì dal naso a causa
dello sforzo e se lo ripulì malamente con la manica del braccio. Senza perdere
altro tempo, andò in cerca della sua borsa caduta prima durante lo scontro e
corse via.
Il respiro era affannato ma i pensieri erano decisi e
furibondi.
"Maledetto te Klaus. Sei tu che mi hai rovinato
la vita. Maledico il giorno in cui ti ho incontrato. Maledetto, maledetto,
maledetto" Pensò ripetutamente mentre correva. Il sangue sgorgava
dalla spalla ferita ma non le importò.
I ricordi all'improvviso vennero a galla come un'onda
implacabile.
Orleans, 1769
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. E Ylenia in quel periodo non si fidava di nessuno, e
fidarsi di un tipo come Niklaus Mikaelson avrebbe portato solo allo scavarsi la fossa
con le proprie mani. Sapeva che lui era pericoloso, e il fatto che
c’era un accordo che li legava non le incuteva una gran gioia. Soprattutto per
i rischi che correvano tutti.
Ma col tempo aveva imparato a non giudicare le azioni
feroci dell’ibrido, a non storcere il naso non appena lo vedeva comparire, o a
pensare al metodo migliore per levarselo di torno.
Anzi, aveva imparato a non snobbare il suo modo di
vedere la vita, a condividerne gli aspetti sotto ogni sfumatura come se l’attrasse
suo malgrado, e a non farsi guidare da un moralismo spiccato che sinceramente
non le era mai appartenuto.
Sfortunatamente Klaus fin da subito aveva toccato un
suo tasto molto dolente: la voglia di potere e ambizione. Lui poteva
offrirgliene quanto ne voleva, bastava che lei allungasse la mano. Ma la sua
mano era così strapiena di doni che non riusciva più a contenerli e questi si
spargevano per terra, in modo disordinato e confuso.
La presenza di Klaus finì per avvelenare la sua vita,
la sua mente, e lei non se ne accorse neppure. Lo lasciò semplicemente fare,
perché per prima cosa lei non poteva contrastarlo. Seconda cosa, perché non
volendolo ammettere interiormente le piaceva. Le piaceva come lui si prendeva
ciò che voleva, quando e come voleva. Che non avesse paura di niente, che tutti
sottostavano al suo volere.
Lei avrebbe voluto possedere quelle doti, così non
sarebbe mai stata più umiliata o sottovalutata come era già successo troppe
volte. A non incontrare la paura ogni qual volta ripensava alle violenze di un
padre ignobile.
Arrivò persino a condividere i pensieri oscuri di
Klaus, e a non farsi scrupoli nel prendere ciò che lui offriva. Ormai il patto
che li legava era stato sottoscritto col sangue, non poteva essere negato per
nessuna cosa al mondo. Ciò le facilitava anche un po’ le cose, i rimpianti in
fondo fanno solo male e sono degli inutili rompicapi. Così come i sensi di
colpa. Li fece scivolare via come una brava allieva.
Accadde una volta che Klaus apparve in casa sua mentre
lei preparava qualche incantesimo.
“Ti stai dando da fare su ciò che ti ho chiesto vero?
Devi trovarmi quei mostri schifosi, Ylenia.”
ordinò lui avvicinandosi.
Lei alzò gli occhi al cielo: “Sì ho recepito benissimo
il tuo messaggio, Niklaus. Ma vedi non posso
sapere nulla di quegli esseri se non divento forte. Sempre più forte, mi
capisci no?” Gli lanciò un’occhiata non poco equivoca ma lo sguardo di lui era
indecifrabile.
“Non ti sto già dando delle belle dritte? Non
dimostrarti troppo avida, ma cherie.” Affermò lui suadente.
“Oh insediarti nei miei sogni è il massimo che uno
come te può fare? Non ti credevo così biblico.” lo prese in giro lei.
“Ciò non spreca gli insegnamenti o mente su ciò che
potrai avere, gustarti. L’hai detto tu che in questo mondo di insidiosi rompiscatole
non possiamo dare nell’occhio per far scoprire questo piano, o sbaglio?”
affermò lui inclinando la testa.
In effetti era così, ad Orleans c’erano altre streghe
e potevano ben accorgersi di quello che stavano facendo loro due; per cui un
altro mondo parallelo, più buio e ambiguo in cui i loro intenti erano soltanto
i loro facevano comodo.
Ed era comunque reale, a vedersi di un piccolo segno
che Klaus aveva rimasto alla base del collo.
“Certo certo, magari la prossima volta cambia scenografia
se non vogliamo dedicarci esclusivamente a ben altre volontà.” gli mormorò lei
con un sorrisetto meschino, nato quasi solo per lui, e gli sfiorò
deliberatamente quel segno rimasto.
Klaus le distolse via la mano con una smorfia annoiata
come per cambiare discorso.
Ylenia finì il suo lavoro e girò
completamente il busto verso di lui. “Tu dici tanto che sai cavartela da solo,
ma come vedi hai bisogno anche del mio aiuto per i tuoi piani. Però è curioso...
cosa le faresti a una strega in un ambito normale, senza sotterfugi o piani?”
Gli rivolse un’occhiata attenta e ben ponderata, aspettando una sua risposta.
Klaus inarcò il sopracciglio. “Cosa farei a una
strega?” ripetè la sua domanda, ma la voce
dell’Originario aggiunse come al solito un accento più fascinoso.
Si avvicinò a Ylenia molto
lentamente, tenendo gli occhi fissi sui suoi. “Andrei a letto con lei.” mormorò
con voce deliberatamente carezzevole. Lei non diede cenni di tentennamenti
mentre Klaus abbassò il viso verso il suo orecchio. Gli soffiò sopra col suo
respiro glaciale “Poi le strapperei il cuore” bisbigliò con mezza voce, ma il
suono arrivò in modo tale da farle venire forti brividi lungo la schiena.
Comunque lei non espose il benché minimo turbamento
mentre Klaus scostò il viso per guardarla bene in faccia in cerca di una sua
reazione. A dispetto delle aspettative, Ylenia gli
rivolse un sorriso malizioso.
“Non credo di correre rischi allora. Non ho paura di
perdere il cuore.” sussurrò con medesimo tono avvicinandosi senza paura al viso
dell’Originario. Il viso di Klaus rimaneva fermo a scrutarla, ma in qualche
modo era divertito.
Credeva che le streghe fossero tutte delle rompi
scatole moraliste, tutte ligie al dovere, ma scoprire quest’eccezione era stata
una piacevole scoperta. D’altronde l’immortalità è noiosa se non ci si concede
qualche svago di piacere.
Ylenia accorciò sempre di più la distanza
fra le loro labbra, quando con un sorrisetto si scostò all’improvviso, come se
fosse solo un gioco. Gli accarezzò il petto con un dito mentre si muoveva leggiadra
verso la propria camera da letto. Prima di addentrarsi al suo interno, Ylenia girò metà viso per rivolgere a Klaus
un’occhiata tra il divertito e malizioso.
L’Originario rimase a fissare la donna con sguardo
impenetrabile senza esporre alcuna emozione, quando all’improvviso un
sorrisetto curvò anche le sue labbra rosse. Si avviò verso la camera da letto
di Ylenia senza dire nulla.
Ormai i giochi erano fatti.
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Agnes faceva parte del piano di Klaus a livello
marginale. Era un mezzo per arrivare ai suoi scopi, la vita umana stessa era
solo un mezzo, per lui. Non gli importava usarla a suo vantaggio senza alcuno
scrupolo. E più lo faceva, più si divertiva. E più si sentiva potente e
invincibile. Non avrebbe mai sostituito quella sensazione con nulla di diverso.
E ancor più divertente era celare i propri piani e
aspettare che la vittima di sua spontanea volontà cadesse nella
trappola a cuore aperto e senza accorgersi di nulla.
La ragazza vedeva spesso Klaus, e sapeva che lui era
un vampiro. Ylenia non poteva tacerglielo.
Sapeva anche che era fratello di Finn e che
aveva dei piani loschi in mente.
Era noto a tutti e due gli interessati che lei era
turbata dalla presenza del vampiro perché sapeva che fosse terribilmente
pericoloso e che bisognava stare attenti. Sebbene volesse a tutti i costi
nasconderlo. Una regola precisa era mai mostrare paura di fronte a un nemico.
Quando infatti Agnes vedeva Klaus parlare con Ylenia cercava sempre di ignorarlo o di non farsi
notare. Ma il sorriso inquietante che lui le rivolgeva quando la guardava, lo
notava eccome. La biondina nascondeva nel miglior modo possibile il
tremolio del suo corpo.
Un giorno Agnes si trovò Klaus in casa, e Ylenia stranamente non c’era. La ragazza trasportava
un cesto di panni puliti quando all'improvviso si trovò davanti Klaus, vestito
e pettinato in modo impeccabile. Per poco non sobbalzò.
Era ovvio che fosse bello, ma anche pericoloso. Se lo
ricordava in ogni momento.
“Ylenia non c’è, se la
cercavate...”
“Lo so che lei non c’è.” Rispose lui velocemente
lanciandole un’occhiata ironica, come se la cosa lo divertisse.
Agnes invece aggrottò la fronte non sapendo proprio
cosa avesse in mente, ma cercò di non recargli fastidio perché aveva intuito
che il vampiro aveva un carattere troppo istintivo e per nulla calmo.
“Avete bisogno di qualcosa?” domandò deponendo la
cesta sopra il tavolo della sala principale. Klaus la seguì sempre con un
ghigno stampato in faccia, quando raccolse alcuni dipinti sparsi sopra il
tavolo.
“Ragazzina, non ti avevo già detto che devi smetterla
con gli angioletti? Non è ora che diventi grande?” domandò in tono insolente,
gettando con indifferenza i disegni sul tavolo.
Agnes non riuscì a non lanciargli un’occhiataccia:
“Posso capire che non vi garbino gli angeli o le
persone buone dato la vostra natura. Ma io disegno questo perché è una mia
passione. Sulle vostre io non voglio mettere bocca.”
Klaus fu sorpreso dalla risposta decisa e per nulla
impaurita della ragazza. Inarcò un sopracciglio:
"Temo che i miei rapporti con Finn siano così tesi che i tuoi giudizi morali non
potranno perorare la causa di mio fratello“ sogghignò in segno di sfida.
Vide Agnes incupirsi e le sue labbra tremare, e questo
lo deliziò.
“Credi che io sia così senza cuore da uccidere
veramente mio fratello?” domandò con un ghigno spietato come a farle capire che
davvero era senza cuore.
Agnes lo guardò negli occhi, ma sviò subito lo sguardo
mordendosi il labbro. Ovviamente il viso parlava per lei. Klaus allargò sempre
di più il sorriso gelido come se fosse stato appena incoronato con un titolo
onorifico.
La ragazza abbassò lo sguardo per poi alzarlo in un
punto sospeso tra loro. Aveva lo sguardo vacuo: "Mia sorella non mi
farebbe mai del male" mormorò con voce malinconica come se stesse
ricordando alcuni aneddoti del passato.
"Ah i rapporti tra fratelli e sorelle"
mormorò Klaus con un gesto teatrale, sedendosi. "Sono il legame più puro e
nobile che esista" rivolse ad Agnes un'occhiata attenta e la bocca si
distese in un sorriso che però non possedeva bontà.
"Ma certe volte i rimedi estremi sono
necessari affinché questo rapporto non diventi un'arma a doppio taglio"
Agnes si agitò nella sua posizione come se non sapesse
bene dove mettere i piedi:
"Voi la
pensate così.. Io la penso in maniera differente" sussurrò timorosamente
abbassando lo sguardo. Klaus le sorrise in maniera glaciale. Quanto avrebbe
voluto sporcare quella purezza d'animo che scorgeva nel suo viso; era così
rivoltante da risultare pericolosa.
Non le erano mai piaciute le bionde. Rebekah era sua sorella e quindi era un caso a parte,
ma a meno che non ci fosse carestia di more o rosse, evitava la compagnia delle
bionde.
I loro capelli emanavano troppa luce che si
contrapponeva all'ombra in cui la sua anima era ricaduta. Da 700 anni cercava
l'oscurità e la sola vista della luce gli sembrava rivoltante, come se fosse in
sintonia con le debolezze umane che lui tanto detestava.
Mettendoci anche dei perfetti occhi azzurri allora
veniva fuori un bel quadretto angelico. Ma visto che doveva rimanere per
un bel po’ di tempo, poteva anche permettersi di provare ad oscurare l'anima di
quella ragazzina che emanava troppa luce per lui. Sarebbe stata una gioia
spietata sporcarglierla.
"Dovresti prendere tua sorella come
esempio. Lei sa come va al mondo. Tu sei ancora ingenua, ragazzina.” mormorò
canzonatorio.
Agnes deglutì sentendosi offesa, ma non voleva
rispondere perché aveva terrore di far infuriare il vampiro che aveva davanti
se avrebbe osato. Non riuscì però a non frenare la rabbia delle sue mani mentre
prendeva e raccoglieva i disegni. La risatina di Klaus non fece altro che
innervosirla.
“Suvvia, non ti sarai offesa. Visto che ho un rapporto
come dire stretto con tua sorella, capirai che di conseguenza non voglio fare
del male nemmeno a te. Anche perché non credo che una piccoletta come te possa
procurarmi problemi improvvisi, quindi non hai nulla da temere”
Il sorriso che le rivolse però era terrificante. Come
se l’avvisasse che tutto ciò che quel vampiro diceva erano menzogne,
manipolazioni, o visioni distorte della verità. Agnes tremò inconsapevolmente.
Chinò la testa e fece per andarsene via da quel
sorriso inquietante, quando la voce di Klaus la bloccò: “Una volta voglio che
tu faccia un disegno... ma su di me”
Agnes si girò completamente sorpresa. Klaus sogghignò:
“Dubito che verrebbe peggiore degli altri constatando chi è la fonte
ispiratrice”
La ragazza non riuscì a non arrossire violentemente e
cercò di andarsene per davvero questa volta.
“Mi domando perché voglia ricevere dei ritratti se li
dispregia così tanto” borbottò tra sé e sé, ma Klaus la sentì comunque.
Il sorriso scomparve nel suo volto perché si rese
conto che la sua era una debolezza, il desiderio di dipingere. Anche se era un
vampiro quella passione umana non se ne era andata. Talvolta se ne vergognava
perché poteva apparire uno smidollato.
Ma il ghigno ricomparve quando ripensò alla paura che
la ragazzina cercava in tutti i modi di nascondere, al tremolio dei suoi occhi
mentre lo guardava in viso.
Era eccitante stare vicino a lei e pensare
continuamente che poteva ucciderla... solo non adesso.
E non per l'accordo con Ylenia,
di quello non gli importava. Era inebriante far cuocere quella ragazzina nella
trappola che preparava per le vittime a lui speciali, tenerla in vita quanto
bastava per farle credere che lui non voleva farle alcun male, e poi alla fine
concederle un inebriante tocco di morte che la stordiva quanto stordiva lui.
Di nuovo l'eccitazione apparve in lui. << La
uccido o non la uccido? >> domandò con un sorriso malefico e perverso
seguendo la scia agrodolce che Agnes aveva lasciato.
Possedere una vita nelle proprie mani e sapere
di poterla spremere fino all’ultima goccia di sangue, era la
sensazione più esaltante che aveva mai conosciuto.
Constatando il rischio che correva nel prendere tra le
mani quel piccolo delicato collo e succhiarne ogni goccia dalla vena pulsante,
lo rendeva ancora più inebriato.
All’improvviso una voce assordante lo distorse dai
suoi pensieri. Proveniva dal di fuori. Era un ragazzo.
Agnes corse subito verso la porta senza degnare Klaus
di uno sguardo, e uscì in giardino per accogliere il giovane con una
risata e un caloroso benvenuto.
Klaus subito aggrottò la fronte cercando di capirci
qualcosa. A quanto udiva, quel giovane era un amico, loro vicino di casa, ed
era passato per salutare Agnes e la sorella.
La ragazzina sembrava molto accondiscendente verso di
lui, non aveva alcuna paura questa volta, ma quando Klaus sentì una frase di
troppo “Agnes, avete pensato alla mia proposta?” che senza rendersene conto lo
spinse a uscire di casa per partecipare alla conversazione. O forse conosceva
la ragione. Non gli andava a genio che qualcuno gli rubasse da sotto il naso
uno dei suoi giocattoli preferiti, una persona la cui vita apparteneva a lui e
solo lui poteva deciderne il corso. Né tanto meno si sarebbe fatto scavalcare
da un tizio come quello.
Appena fu in giardino per poco non sghignazzò senza
alcuna gentilezza. Il giovanotto davanti a lui era un povero microbo e
addirittura storpio a giudicare da come muoveva la gamba destra. Di certo non
provava gelosia verso un poveretto come quello lì.
Lo guardò dall’alto in basso senza alcun riguardo.
Il giovane invece si mostrò educato e fece un leggero
inchino mormorando un “monsieur” essendosi accorto del rango elevato di Klaus.
Agnes quando avvertì la presenza dell’Originario sobbalzò impaurita, ma questa
volta non per se stessa, ma per il suo amico microbo.
“Philippe, potremmo parlare un’altra volta..?” Non
riuscì a finire la frase che Klaus si intromise.
“Io direi subito di chiudere qui la questione e bando
le congetture. La signorina non penso prenderà in considerazione l’interesse di
uno che sembra un piccolo demone deforme che veste di stracci. Per cui buona
giornata amico, è stato bello finchè è
durato” mormorò lui in tono altezzoso e arrogante.
E per tutta risposta lo storpio serrò duramente il
viso pallido e balbettò un “ci vediamo presto” ad Agnes senza voltarsi indietro
e cercando di camminare il più in fretta possibile, anche se poteva costargli
un’ennesima storpiatura.
A Klaus non era piaciuta la risposta dello storpio
perché se non recepiva bene il messaggio poteva benissimo renderlo un eunuco.
Quando si girò verso Agnes, rimase sbigottito dalla sua
espressione. Fu presto in contropiede, cosa che non accadeva da molto tempo. La
faccia della ragazza era piena di ribrezzo e disgusto. Ma non verso lo storpio
come pensava Klaus.
“Come vi siete permesso di intromettervi? Non vi
riguardava. Per di più offenderlo in quel modo..! Voi non lo conoscete neppure,
che diritto avete..” sbraitò agitata guardandolo con uno sguardo pieno di tutto
l'odio di cui era capace.
Ma Klaus la fermò subito, lanciandole fulmini. “Io mi
prendo ogni diritto che mi pare. Andiamo non dirmi che ti piace quell’essere
deforme”
Per poco scoppiò a ridere di fronte alla prospettiva e
questo non fece che indurire l’espressione di Agnes: “E se anche fosse? A voi
che importa? Philippe è sempre stato un buon amico e una persona gentile. Ma tanto
che parlo a fare, che bontà ci può essere in una creatura che vuole uccidere il
proprio fratello?” replicò lei non riuscendo più a tacere.
Klaus non la prese affatto bene infatti indurì la
mascella e gli occhi sprizzarono furia.
“State attenta, o non potrei essere così indulgente
con voi in futuro”
Agnes questa volta si allarmò per l’espressione
inferocita del vampiro, ma comunque aveva ancora un po’ d’orgoglio in corpo e
quindi non voleva uscire sconfitta da quella conversazione in cui lei sapeva di
aver ragione.
“Se pensate di collaudare delle relazioni con la paura
allora sbagliate davvero tattica, Klaus. Non funziona così e non vorrei che vi
pentiste di rimanere da solo una volta finiti i vostri feroci piani.” Lo
liquidò con un’occhiata dura, non la classica dolce e timida che di solito
scorgeva in lei.
Questo infatti lo fece rimanere basito e non riuscì a
rispondere né la bloccò quando si avviò dentro casa. Il suo istinto di
predatore lo incitava a entrare e strappare il cuore a quella saputella, ma
sentiva qualcosa serrarlo dentro il petto.
La solitudine... era quella la sua più grande paura.
Il suo più angoscioso terrore. Non l’aveva mai ammesso e non l’avrebbe mai
fatto, costasse anche la sua vita. Era una debolezza umana, e lui non aveva
debolezze.
E poi la solitudine non era un problema, lui aveva i
suoi fratelli. E se loro avessero tentato di abbandonarlo li avrebbe fatti
ragionare col mezzo della paura.
Sorrise maligno ritornando a essere se stesso, per
impedire che quelle parole che gli aveva detto quella ragazzina ripercuotessero
sulla sua vera natura.
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Il piano andò avanti per molto tempo, più di
quanto Ylenia si aspettasse. Non
vedeva Finn da molto perché quest'ultimo si
era accorto della presenza pericolosa di Klaus in città e aveva deciso di
andarsene finchè non si sarebbero calmate
le acque. Ylenia non era riuscita a
fermarlo, e forse non voleva neppure. Forse era meglio così, non desiderava in
fondo al cuore la morte di Finn. Se poteva bastare,
lui poteva anche fuoriuscire dalla sua vita, e non ne vedeva la ragione perché
Klaus lo volesse morto.
Ma appena ne parlava con lui questo scattava come una
furia e subito la strega cambiava discorso. Non che nutrisse speranze in una
possibile storia con Finn, ormai era tardi e
pressoché impossibile visto come si stava comportando alle sue spalle e come
aveva accettato l’alleanza di Klaus.
In fin dei conti quest'ultimo le offriva quello che
lei aveva sempre voluto: potere, niente più debolezze, essere migliore di tutti
gli altri senza essere calpestata da nessuno. E oltretutto impedire che alla
sorella venisse fatto alcun male.
Senza contare che il rapporto con Klaus stava
prendendo una piega che lei non aveva previsto e si era fatta letteralmente
travolgere dagli eventi. La vecchia Ylenia avrebbe
sicuramente aborrito ciò che stava facendo, ma sentiva di essere
cambiata. Che tutto quel potere la stava conducendo in un altro luogo,
sconosciuto e pieno d’ombre.
Klaus oltre modo le piaceva. Come poteva non essere?
Sembrava stessero sulla lunghezza d’onda in molte cose riguardanti la visione
del mondo, erano molto affini caratterialmente, e soprattutto era un uomo molto
affascinante a cui era impossibile resistere. Soprattutto quando lui
sembrava entrarle nella testa, nell’insediarsi nei suoi sogni per insegnarle a
farle capire quello che poteva imparare, sembrava far apposta a stuzzicarne i
lati perversi per metterla alla prova, e lei non riusciva a resistere. Erano
pienamente in due a giocare, e lei ormai c’era dentro fino in fondo, non solo
per una questione di ricatto ma per una parte di sé che stava fuoriuscendo come
acqua da una fontana che la esaltava e al tempo stesso amava da morire esaltare
il suo istruttore e demone tentatore.
Ma questo non lo aveva mai ammesso con nessuno,
neppure con la sorella, e meno male che Finn ora
era lontano. Se gli sarebbe stata accanto come se nulla
fosse, si sarebbe sentita sporca più di quanto non lo fosse già.
Klaus si era poi guadagnato un buon pezzo di fiducia
quando le aveva presentato la testa di quel bifolco di suo padre su un piatto
d’argento.
“Perché l’hai fatto?” aveva domandato Ylenia non facendo trasparire la benché minima
emozione nel vedere la testa putrida del padre.
Klaus con noncuranza aveva alzato le spalle: “Mi hai
detto che con lui in vita non ti senti al sicuro e temi per te e la tua
sorellina. Oltretutto ho sempre detestato i padri come lui, chiamala una
giustizia personale” gli occhi di Klaus si erano fatti all’improvviso duri e
gelidi.
Solo in certi momenti l’Originario appariva serio, per
il resto sembrava accomodante come se gli gustasse la vita lì in Francia.
All’inizio le aveva dato fastidio che lui si fosse insediato in casa sua senza
neanche essere invitato, ma aveva imparato che difficilmente Klaus cambiava
idea. Lui non aveva alcuna fretta di uccidere Finn,
ma ce l’aveva per quanto riguardava quelle creature e quando Ylenia gli diceva che non aveva ancora scoperto nulla,
lui sbottava in preda all’ira. Per fortuna lei sapeva come farlo calmare, ma
Klaus non avrebbe retto per molto.
Quando non si faceva trovare, di solito era perché era
in giro a cibarsi di qualche ignaro passante o a infondere altro terrore, come
se già in Francia non ce ne fosse abbastanza.
Quelli erano tempi duri per tutti, ormai il paese era
allo sfacelo, ma l’unico che prendeva la vita con una terrificante filosofia
era Klaus, quasi non avesse alcun problema al mondo o se lo aveva lo
eliminava con noncuranza.
“Ti sei poi liberata di quello storpio imbecille?”
Le gambe di Klaus erano riposte elegantemente sopra il
tavolo, un braccio dietro la nuca. Le labbra stirate nel solito sorriso.
Agnes pensò che quel vampiro aveva preso casa sua per
una locanda dove poteva andare e venire quando gli pareva.
La inquietava stare da sola con lui... Con quel
vampiro.
"Non credo vi riguardi" rispose lei
meccanicamente intenta ad asciugare i piatti.
Sentì Klaus sghignazzare leggermente e
così le guance si tinsero di rosso.
"Ehi piccoletta, prendimi una bottiglia di vino
che sta lì vicino a te" ordinò lui ad un tratto.
Agnes stava per dirgli di prendersi da solo la sua
dannata bottiglia, ma lui come al solito la scavalcò:
"Puoi unirti a me se ti compiace" mormorò
l’Originario con voce vellutata che le fece scorrere un brivido gelido lungo la
schiena.
Agnes guardò Klaus titubante e lui continuò: "In
mancanza di sangue dovrò accontentarmi. O l'angioletto qui presente si vuole
per caso offrire?" domandò con un sorrisetto che non faceva presagire
nulla di buono.
Agnes non indugiò per sincerarsi che il vampiro fosse
davvero assetato o che prendesse il suo rossore come un incitamento a bere il
suo sangue, e così prese in fretta la bottiglia dirigendosi a sguardo basso
verso Klaus.
Lui intanto si mise comodo sulla sedia e
continuava a sorridere come se la stesse prendendo in giro. "Grazie"
rispose afferrando la bottiglia.
Agnes non fece in tempo ad allontanarsi che la mano di
Klaus si spostò sul suo polso e la tirò velocemente verso di lui. La bottiglia
rotolò sopra il tavolo e finì a terra con uno schianto. Il rumore fece
sobbalzare Agnes che era già terrorizzata per la situazione.
La mano fredda di Klaus le tratteneva un polso, le sue
ginocchia per poco non si erano ritrovate sopra le gambe del vampiro. Lui
continuava a sorridere come se tutto facesse parte di un gioco cui solo lui
sapeva le regole. Agnes deglutì più volte e per la paura non osava muoversi. Il
respiro gelido del vampiro si schiantava contro il suo viso come se lo
sfracellasse, e tremò leggermente.
Un guizzo attraversò gli occhi del vampiro:
"Se non vuoi sporcarti le tue delicate
manine posso sistemare io quello storpio senza che nessuno faccia chiasso.
Basta che tu lo chieda" il respiro soffiò sulla pelle del viso di lei, e
gli occhi sembravano talmente ammalianti da indurla a fare qualsiasi cosa lui
volesse. Le ci volle molto sforzo per opporsi.
"No non lo fare" mormorò con poca voce. Il
cuore perse qualche battito.
Klaus digrugnì come
se quella risposta non gli piacesse affatto. La lasciò andare con uno scossone,
lo sguardo pieno di indifferenza.
Agnes indietreggiò a passi malfermi e si portò
indietro i capelli, respirando a fatica:
"Ti da gioia terrorizzare la gente?" Ormai
lasciò da parte le congetture, dandogli del tu.
"No mi dà gioia uccidere la gente." rispose
lui gelido alzandosi per venire verso di lei.
"Fa pure tutte le smorfie che vuoi ma risparmiati
il falso moralismo. Non dirmi che la tua cara sorella non ha mai ucciso
nessuno, nemmeno un vampiro?"
Agnes si strinse nelle spalle sfuggendo allo sguardo
terribile del vampiro:
"Era un suo dovere, non le dava gioia."
"Così ti ha detto? Ti ha mentito. Uccidere é la
cosa più piacevole che esista." mormorò con voce affascinante, alzando il
mento.
Agnes si ritrasse nervosa:
"Perché sei sempre così pieno d'odio?"
Klaus sbatté le palpebre nella sua perfetta maschera
di freddezza: "Perché sono così."
Questa volta Agnes decise di guardarlo negli occhi.
"Perché hai ucciso mio padre? Né io
né Ylenia te lo avevamo chiesto ma lo hai
fatto comunque"
Klaus sembrò innervosirsi come punto da una spina che
incideva su di lui:
"L'ho fatto perché mi andava. Volevo vedere che
faccia avreste fatto, la tua soprattutto sempre così compassionevole, di fronte
a un macabro spettacolo. Un vero spasso" fece un ghigno che però non
arrivò gli occhi.
Agnes lo guardava con calma. Chissà perché per qualche
strano potere intuiva che non era quella la verità. Che lo aveva fatto per
qualcosa riguardo al suo passato che lo feriva ancora dopo tutto quel tempo.
Klaus serrò duramente la mascella perché non
sopportava lo sguardo rammaricato di lei, come se lui avesse bisogno di essere
confortato. Non ne aveva affatto bisogno.
"Ragazzina non sono un cavaliere con l'armatura
d'argento. Sono un vampiro e i vampiri uccidono perché é la loro natura e ne
ricavano piacere" mormorò crudele avvicinandosi sempre di più.
Agnes scosse la testa: “E non hai paura di tuo
fratello? Di come potrebbe reagire nonostante tutto?”
Klaus le rivolse un sorriso di sfida: “Non c’è uomo
sulla terra di cui io abbia paura”
“Eccetto tuo padre” Agnes se lo lasciò sfuggire contro
la sua volontà. Non avrebbe dovuto dirlo e dall’espressione di Klaus capì che
aveva proprio ragione.
Sapeva che era un tasto dolente, Ylenia glielo aveva accennato. Lei stessa sapeva cosa
volesse dire avere paura di un padre, il terrore continuo di quando si
avvicinava e sapevi che non era per una semplice carezza. Persino un vampiro
poteva averne perché una volta era stato umano, questo era impossibile
scordarlo. Ma davanti non aveva un normale vampiro, che evidentemente era di
tutt’altro avviso riguardo alle debolezze umane.
Klaus serrò duramente le mascelle, gli occhi si
strinsero in due fessure, le dita scavarono nei palmi come a prepararsi a
staccarle il collo.
“Di nessuno ragazzina. Di nessuno. Ti conviene
ricordarlo se vuoi che la tua testolina bionda rimanga attaccata al collo”
mormorò in tono spregevole.
Agnes trasalì. “Mi dispiace..”
“E perché dovresti dispiacerti?” sibilò lui
inchiodandola con uno sguardo più feroce del normale.
Agnes tremò in preda alla paura e non ebbe più il
coraggio di guardare quella bestia negli occhi.
“Io non..” balbettò attorcigliandosi le mani. Non
sapeva cosa dire, se avrebbe risposto che era dispiaciuta per lui probabilmente
lo avrebbe fatto arrabbiare ancora di più.
Klaus non restò a sentire la sua risposta e fece dei
passi nervosi per la cucina. Prese un’altra bottiglia ma notò con
sommo rammarico che era vuota. In un lampo d’ira scaraventò la bottiglia contro
la parete, riducendola in pezzi. Agnes lo guardò come se fosse pazzo.
“Il vino è finito. E anche la mia pazienza” sibilò lui
ad alta voce.
La ragazza serrò allora duramente le
labbra, non sopportando quel tono. Si costrinse a non avere paura:
“E io cosa dovrei farci? Non sono la tua cameriera. Se
sei così cattivo come dici, và a nutrirti allora”
Klaus fulmineamente fece dei passi nella sua
direzione:
“Ci sto pensando” mormorò diabolico con uno sguardo
che non tralasciava dubbi sulle sue intenzioni.
Agnes deglutì, ma si oppose un’altra volta a non
mostrare paura né ad indietreggiare di fronte a quello sguardo feroce. La sua
debole magia non avrebbe potuto fare nulla contro di lui, l’unica arma che
poteva servirle in quel momento era la calma. Cercò di respirare in maniera
regolare, mentre anche Klaus cominciò a rilassarsi sebbene il viso fosse ancora
tirato e duro. Forse per lui non era divertente confrontarsi con qualcuno che
non aveva paura di lui.
Si avvicinò un’altra volta che quasi i loro vestiti si
toccarono. Agnes restò comunque ferma, senza mostrare terrore. Gli occhi
azzurri non lasciarono mai quelli del vampiro, fino a quando rimasero
incollati.
"Stupida." Pensò lui e lo disse apertamente
con un ghigno. Chiunque con un po’ di sale in zucca sarebbe scappato a gambe
levate.
Alzò all’improvviso la mano e le puntò un indice
contro. Gli occhi della ragazza traballarono verso la sua mano poi verso il suo
volto determinato.
“Voglio darti una lezione ragazzina: non esistono il
bene e nemmeno gli eroi. Se non sei in grado di proteggerti da solo con i
giusti mezzi allora muori e cedi il passo a quelli che ci riescono. L’odio e la
paura, ecco ciò che domina il mondo. E farai meglio a non credere a nulla di
diverso” sussurrò alla fine abbassando la mano.
Agnes questa volta non riuscì a controllare il proprio
corpo e si tirò indietro. “Sei crudele”
“E’ il mondo a essere crudele” sibilò lui con un
sorriso glaciale. Agnes guardò quel sorriso, intristendosi.
Klaus lunatico com’era ridivenne duro: “Ora basta, mi
sono stancato dei tuoi sguardi” disse freddamente andandosene via a falcate da
quella casa, senza più degnarla di uno sguardo.
Agnes finalmente tornò a respirare. Ma sapeva che
comunque non era finita. Forse aveva sbagliato a giudicare quel vampiro fin
dall’inizio, intuiva che dietro a quelle frasi crudeli e spietate ci fosse
sotto qualcos’altro. Non solo quello. Ma sapeva anche che doveva stare attenta,
per se stessa e la sorella.
Klaus era un tipo di persona che azzannava chiunque lo
toccasse o cercasse di accarezzarlo.
Sospirando sconfitta, Agnes si mise per terra a pulire
il vino versato a terra. Unica vittima della giornata, fortunatamente.
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Non bastano secoli e millenni per conoscere veramente
una persona perversa e problematica come Niklaus Mikaelson. Ylenia credeva
di averlo conosciuto un po’ ma si sbagliava. Quel vampiro era così lunatico che
cambiava come il giorno e la notte in un secondo. Poteva staccarti la testa
quando un minuto prima ti sorrideva gentilmente.
Nei giorni a venire lui cambiò di nuovo atteggiamento,
sembrò un nobile galante che si divertiva a essere gentile e lanciare battute.
Ma come al solito si era dimenticato di essere invitato quando Ylenia se lo ritrovò alla propria tavola per pranzo.
Non che la disturbasse ma non le piacevano quel tipo
di sorprese, senza contare che voleva evitare che Klaus incontrasse la sorella.
A vederli insieme sembravano il lupo e l’agnello, solo che il lupo era stato
invitato a entrare.
La cosa che più voleva al mondo era che la sorella
fosse al sicuro, con un tipo come Klaus in giro non lo sarebbe mai stata.
L’accordo che avevano fatto non prevedeva coinvolgimenti così extra e questo la
faceva imbestialire.
Non toccò nemmeno cibo mentre Klaus si concedette
anche il bis continuando a parlare e parlare; Agnes quando poteva evitava di
rispondere e sorrideva nervosamente. Mentre Ylenia lo
guardava con uno sguardo infuocato.
Fuori turbinava il caos, come al solito i prezzi erano
saliti alle stelle per colpa dei capricci del re e dei suoi ministri incapaci,
e la gente si ammassava in strada per protestare. In casa Lefèvre invece turbinava un silenzio inquietante.
“Ylenia hai idea di
dove sia finito il tuo fidanzatino? La Francia mi piace molto ma…” Klaus si girò e rivolse un sorriso da rabbrividire ad
Agnes. “Non posso stare qui in eterno”
Ylenia lo guardò storto. Klaus era di
fronte a lei, seduto vicino a Agnes, la quale si stringeva sulla sedia come in
una perenne agitazione.
“Non so dove sia.” tagliò corto la mora.
“Un vero peccato” rispose lui, e il sorriso scomparve nel
suo volto.
Delle urla fuori dalla strada sembravano rimbombare
anche dentro casa.
“Quanto vorrei andare in strada e tagliare la gola a
tutti. Fanno un baccano continuo” mormorò il vampiro
innervosendosi. Poi si girò verso Agnes col suo solito sorrisetto:
“Penso che non potrai più andare in strada di notte a
dipingere, oppure ti troverai con la gola sgozzata” Dal ghigno che le rivolse,
Agnes pensò che quell’immagine nella sua mente lo divertiva. La sensazione che
lui volesse bere il suo sangue la inquietò e i battiti del cuore accelerarono
all’inverosimile.
“Lo so questo” rispose rigida tornando a guardare il
piatto ancora integro.
Ylenia continuava a lanciare delle occhiate
di fuoco al vampiro e per un po’ nessuno disse niente. Poi la mora sospirò e
mise le mani sotto il mento, guardando la sorella:
“Brutto periodo per festeggiare il tuo compleanno”
Agnes assentì con la testa, e Klaus le lanciò
un’occhiata interrogativa e curiosa:
“Oh davvero?”
“E’ ancora presto, tra un mese” rispose lei
semplicemente mentre Ylenia si stava
mordendo il labbro per quell’informazione che le era sfuggita.
Klaus all'improvviso allungò il braccio
oltre le sedie per prendere una bottiglia, e si protese verso la biondina.
Così facendo le dita raccolsero dei ciuffi biondi
della ragazza e ci giocherellarono. Solo per due secondi; le dita di Klaus
erano così leggere che forse non se ne sarebbe neanche accorta, ma invece Agnes
lo fece eccome. La ragazza si irrigidì sulla schiena con le guance
arrossate; il respiro gelido di Klaus sembrò pizzicarle la pelle.
“Peccato, forse per allora non sarò più qui.” mormorò
lui quasi gli dispiacesse, lasciando i capelli di Agnes per prendere
la bottiglia.
Agnes deglutì nervosamente cercando di far finta di
niente, mentre Ylenia si domandava cosa
diavolo avesse in mente Klaus.
Stessa cosa pensava Agnes mentre le mani erano rigide
sul tavolo e guardava di sottecchi il vampiro. Sembrava cambiato dall’ultima
volta che avevano parlato, non più duro e spietato. Eppure quei gesti e quei
sorrisi facevano ancor più rabbrividire e non ne sapeva il
motivo. Forse era tutto basato su una nuova tattica del vampiro, su
un nuovo gioco in cui solo lui dettava le regole.
“Sentiremo la tua mancanza” lo canzonò Ylenia bevendo un ultimo sorso.
“Beh non sia mai detto che non ti possa fare un regalo
come si deve..” continuò lui fissando Agnes con sguardo attento. “Ti piacciono
i fiori?”
La domanda la prese letteralmente in contropiede che
credeva di aver capito male. La bionda lo guardò con occhi sgranati, credendo
che la stesse solamente prendendo in giro e fingesse di fare il gentile per
qualche suo losco scopo.
Cercò comunque di rispondere:
“La magnolia, è il mio preferito.” Rispose titubante,
portando un capello dietro l’orecchio.
“Ottima scelta” mormorò lui tornando a mangiare,
noncurante.
“Perfetta per stare sopra una tomba, non mi è mai
piaciuto quel fiore” ribattè Ylenia continuando a sorvegliare le mosse di Klaus.
Agnes allora guardò la sorella e parlò senza freni:
“E perché no? Li porto sempre quando vado a trovare
nostra madre. Un modo per farle capire che non ci scorderemo di lei, per me è
un bellissimo gesto” mormorò come se ci fossero a tavola solo lei e la sorella,
ma Klaus c’era eccome a giudicare dalla risposta ironica:
“Magari potrei farlo anche io sulla tomba di Finn”
Poi si mise a ridere portando la mano sopra la fronte.
Agnes lo guardò seria mentre Ylenia per
poco non gli lanciava un bicchiere.
“E’ così divertente?” gli chiese la biondina in un
tono stranamente duro.
“Te l’ho già detto, sì” rispose lui ricomponendosi in
un attimo.
Le sorelle si guardarono mentre Klaus prese un’altra
bottiglia:
“Su avanti non roviniamoci la giornata, altro vino?”
fece un cenno ad Agnes la quale rifiutò. Di nuovo i loro bracci si scontrarono,
una strana vampata di calore le salì nel petto così rigidamente si
scansò. Klaus sembrò non accorgersene e versò il vino nel bicchiere
di Ylenia senza chiedere.
“Tieni, la tua faccia dimostra che ne hai bisogno”
sghignazzò lui mentre la mora lo incendiava con gli occhi. Lei finì il bicchiere
in un sorso mentre Agnes all’improvviso si girò a guardare al di fuori della
finestra. Mise il tovagliolo nel tavolo.
“Scusate devo andare” disse semplicemente andando
fuori.
Klaus con la coda dell’occhio vide quell’imbecille
storpio fuori dal giardino di casa. Si rabbuiò pensando che non era stato
abbastanza minaccioso:
“Davvero permetti a tua sorella di andare con quello
lì? Io non lo permetterei alla mia” disse indicando fuori dalla finestra.
Ylenia sbattè con
forza il tovagliolo sopra il tavolo: “A che gioco stai giocando?”
Klaus la guardò come se non capisse:
“Mi sto solo divertendo. Non lo avrei mai detto ma
comportarsi bene, rispettare le regole, è ancor più divertente che infrangerle”
“Le stai infrangendo invece. Il patto non richiedeva
questo” rispose lei dura riferendosi ai suoi continui sbalzi d’umore e che
gironzolasse in casa sua come se fosse il padrone.
Klaus allora le rivolse un sorriso malizioso: “Non mi
sembravi così contrariata quando ti sei concessa a me, cherie”
Ylenia sbottò e si alzò velocemente,
facendo roteare la sedia. Lo fissava come se volesse schiaffeggiarlo
per due volte. Aveva le guance arrossate e sembrò piena d’orrore.
Anche Klaus si alzò. L’espressione si era indurita:
“Nutro un profondo rispetto verso di te e verso il senso di protezione che hai
per tua sorella. E mi piaci.” finì la frase con un sorrisetto che però si
dissolse in un attimo “Ma non tollero chi si mette contro di me e chi osa
contraddirmi. Quindi fai come ti dico, streghetta.
E tutto andrà per il meglio”
“Se osi farle qualcosa ti spezzo in due” sibilò lei
duramente riferendosi alla sorella minore. Tutte le sue certezze sembrarono
crollare, credeva che Klaus volesse mantenere i termini del patto ma a
giudicare da come si comportava e dai suoi sguardi perversi, sospettava che lui
volesse fare del male alla sorella solo per il gusto di farlo... o chissà
cos’altro. Non l’avrebbe sopportato.
A chi diavolo aveva riposto la sua lealtà? A un
demonio? E lei cosa stava diventando?
Klaus non disse nulla. Forse lui dal modo in cui
guardava Ylenia e Agnes quando erano
assieme, le invidiava per l’amore che le legava. Ma era sempre così rigido e
chiuso che era pressoché impossibile sapere cosa si celasse veramente nel suo
animo pieno di tenebra.
Klaus si avvicinò a Ylenia: “Mi
sono stancato di tergiversare. Voglio quelle informazioni che ti ho chiesto e
in breve tempo, non fra cent’anni. Voglio anche che Finn torni
qui, vedi di trovare il modo” ordinò lui.
La strega gli sorrise in segno di sfida: “E se non lo
faccio?”
“Non ti conviene. Ne ricaverai vantaggi quanto me, cherie. Lo sai già.” rispose lui con calma sedendosi a
capotavola.
Lei lo guardò freddamente. Era vero ciò che diceva,
era troppo tardi per tirarsi indietro. E in fondo lei voleva ciò che Klaus
poteva offrirle. Era da un po’ di tempo che non andava al Circolo e già
pregustava il momento in cui avrebbe dimostrato quanto valeva, quanto fosse
forte. Il potere che aveva sempre desiderato in un angolo remoto della sua
mente. E lui poteva darglielo su un piatto d’argento in molte maniere, ma
proveniva da un luogo oscuro e pericoloso dove era impossibile tornare
indietro.
Ylenia sospirò e fece per andare, ma Klaus
la prese per un polso. Senza rudezza, anzi fu quasi gentile. Ma il morso che
lei sentì all’altezza del polso la costrinse a serrare le labbra per diminuire
il dolore di quei denti affilati che penetravano in profondità, bevendo sempre
di più il suo sangue.
Restò inerme a guardare, d’altronde non era la prima
volta. Klaus all’inizio le aveva pure dato il suo sangue e lei non si era
tirata indietro, come se fossero una coppia diabolica capaci di sfidare il
mondo e distruggerlo.
Ma adesso non era più sicura di niente. Le labbra di
Klaus finirono di succhiare il sangue che fuoriusciva dalla ferita, e lei con
una tirata riuscì a liberarsi dalla presa. Si guardarono negli occhi: le labbra
di Klaus erano ancora intrise del suo sangue, lo sguardo di lei era vuoto.
“Fai come ti ho detto” disse lui semplicemente.
“E tu non fare scherzi.” ribatté la strega
dileguandosi.
Klaus rimase a guardarla fino a quando non scomparve.
Il viso poi si girò verso la finestra. Si pulì la bocca con un tovagliolo e
divenne improvvisamente cupo, assillato da pensieri contrastanti.
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Contro le sue preghiere, Finn tornò.
Ma all’improvviso, neppure lei se lo aspettava e quando se lo ritrovò davanti
le venne un colpo al cuore, che sembrò ritornare a battere. Lo aveva lasciato e
abbandonato in quel luogo oscuro dove Klaus l’aveva condotta, ma ora sembrava
ritornare indietro al posto giusto.
Ma solo per un attimo. La mente si accese e ricordò
che cosa stava facendo, come lo stava ingannando alle sue spalle e come
rinnegava se stessa.
Sciolse nervosamente l’abbraccio nel quale Finn l’aveva imprigionata e cominciarono a
parlare. Ylenia voleva assolutamente che se
ne andasse perché era in pericolo se restava lì, ma lui non voleva sentire
ragioni. Era stanco di scappare e se ci fosse riuscito, avrebbe affrontato
Klaus.
“Stai andando incontro a un suicidio!”
Si trovavano nei giardini di Orleans a notte fonda. Si
erano appartati tra gli alberi, e solo i rumori dei piccoli animali e
dell’acqua che fuoriusciva dalle fontane faceva da scenografia.
“La persona per cui mi preoccupo sei tu. Klaus può
arrivare a me magari attraverso te, e non voglio che ti accada nulla... o
magari a tua sorella. Vivete qui da sole e Klaus non si fa certo degli
scrupoli”
Ylenia voleva tanto dirgli che Klaus era
già arrivato a lei e che lo stava tradendo perfino adesso, nel peggiore dei
modi, ma non riuscì a dirglielo. Qualcosa la bloccava. Come al solito impedì al
suo cuore di parlare, e cercò di essere forte come una vera strega.
“Di me e Agnes non devi preoccuparti. Ma ora tu come
intendi muoverti?” gli chiese preoccupata.
Finn le rispose che per un po’ sarebbe stato all’erta
per non farsi trovare da Klaus così magari il fratello si sarebbe stancato, ma
ciò equivaleva a vedersi sempre meno. Non voleva correre rischi. E se Klaus lo
avesse trovato... lo avrebbe affrontato ma da solo. Non voleva che Ylenia ci andasse di mezzo.
“Tu sei pazzo. Dovresti andartene via di qui e
dimenticarti di tuo fratello.” Lo schernì lei mettendogli una mano sul braccio
“Ma dovrei anche dimenticarmi di te.” Finn la guardò intensamente e si chinò per
baciarla. Ylenia si irrigidì ma lasciò che
le sue labbra baciassero le sue come se queste si stessero incontrando dopo
lungo tempo.
Infatti era passato troppo tempo, si era quasi
scordata cos’era la normalità. La soavità di gesti amorevoli. La delicatezza di
un bacio.
Ma erano cose che non poteva più permettersi. Con
rammarico e tristezza se ne accorse quando Finn interruppe
il bacio, mentre fisicamente ricordava ben altri contatti che ne erano
praticamente l’opposto, e quella indubbia famelica bramosia della concessione a
piaceri più narcotizzanti ne diventava ora disgusto verso se stessa in quel
preciso istante.
“Sei sicura di stare bene? Ti vedo tesa.” disse lui
guardandola negli occhi.
Lei scosse la testa autoconvicendosi che
filasse tutto liscio, quando invece non lo era.
“Se per caso accade qualcosa... vieni subito da me.
Non voglio che a causa dei miei guai tu corra rischi.” Mormorò lui preoccupato.
Ylenia si sentì sprofondare a quelle
parole. Ormai i rischi andavano a braccetto con lei e la stavano conducendo
verso una strada sbagliata. Ne era consapevole. Ma era troppo tardi per
cambiare tragitto. Si disse che il sentimento, non sapeva neanche come
definirlo, che provava per Finn era troppo
debole verso ciò che stava ottenendo grazie a Klaus. Tutto ciò che aveva sempre
desiderato.
Lei non voleva l’amore, né un principe azzurro, né i
lieto fine da favola. Non era roba per lei.
Eppure si sentì sporca e meschina lo stesso.
Quella notte lasciò Finn con
la testa in preda ai dubbi, non sapendo cosa era giusto fare per se stessa.
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Corse il rischio. Un rischio giusto. Infatti non disse
a Klaus che Finn era tornato. Non era mai
stata pienamente d’accordo sulla morte dell’Originario e anche se aveva
accettato l’accordo con Klaus, questo non implicava che dovesse fargli rapporto
ogni 30 secondi.
Fece semplicemente finta di nulla, anche se Klaus
prima o poi sarebbe venuto a saperlo ma comunque non lo avrebbe scoperto da
lei. Almeno in quello si sentiva la coscienza a posto.
Per compensare i suoi doveri, cercò di rendersi più
forte con la magia così avrebbe scoperto qualcosa su quelle creature mostruose.
Ma quegli incantesimi non erano puri, le richiedevano di entrare in luoghi
oscuri, luoghi di tentazione, che un normale essere umano non poteva
affrontare.
Ylenia strinse forte i denti e andò avanti.
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La furia di Klaus non tardò ad arrivare. Una mattina
quasi sfondò la porta di casa sua, e i vicini accorsero spaventati dicendo
che Ylenia non stava bene e non poteva
ricevere visite. Klaus fece una smorfia quando all’improvviso comparve Ylenia in giardino. “Niklaus che
cosa vuoi?” domandò lei freddamente.
Il vampiro si voltò verso di lei e la indicò col
braccio.
“Ah l’ammalata!!” la schernì sarcastico.
“Cos’è quel tono? Ti devo ricordare che sei a casa
mia?”
“E io devo ricordarti che sono giorni che ti neghi con
delle scuse idiote” ruggì lui avvicinandosi. Ylenia sospirò
e lo condusse in casa per evitare altro caos.
“Perché devi sempre fare una tragedia per tutto? Se
non mi sono fatta viva, vuol dire che non ho notizie utili da darti.”
“Ma davvero? Che cosa hai fatto in questi giorni? Ti
sei data al ricamo? No perché mi risulta che quel bastardo di Finn sia tornato”
Ylenia sbattè le
palpebre fingendosi sorpresa.
“Davvero?”
“Che c’è non lo sapevi?”
Lei alzò le spalle:
“Forse non gli piaccio più”
“Attenta a non fare giochetti con me Ylenia. Sei davvero sicura di non averlo visto?” Domandò
lui stringendo gli occhi in due fessure.
“Sicura come so di essere qui”
Klaus la guardò attentamente, come se volesse scorgere
nei suoi occhi qualche traccia di dubbio. Ma Ylenia sapeva
recitare perfettamente.
“Se per caso mi stai tendendo una trappola, potresti
ritrovarti la tua testa in una picca.” sibilò lui duramente.
La mora gli rivolse un sorriso furbo:
“Uso le tue stesse parole Niklaus:
non ti conviene.”
L’Originario sbottò e si fece pericolosamente avanti:
“Senti un pò..” Ma
all’improvviso dei passi lo bloccarono. Anche Ylenia si
girò. Agnes era comparsa sulla porta che dava alle scale e si teneva in piedi
col braccio sullo stipite.
“Ylenia?” La biondina non
riusciva ad aprire bene gli occhi che erano circondati da profonde occhiaie.
Era mortalmente pallida, i capelli secchi che scendevano disordinati lungo le
spalle. Sembrava uno zombie.
“Agnes, devi restare a letto” Il tono di Ylenia era profondamente preoccupato mentre si
avvicinava alla sorella. La biondina le rivolse un sorriso tirato:
“Sto un po’ meglio oggi. Buongiorno Klaus” disse poi
dopo essersi accorta della presenza del vampiro. Rivolse anche a lui un sorriso
stanco.
“Agnes.” Disse lui in un tono stranamente cordiale. Ma
in realtà era sbigottito. Non comprendeva le ragioni per la quale la luce che
quella ragazzina irradiava sempre, si fosse spenta. E perché fosse così ridotta
male. La parte maligna di lui gli sussurrò che alla ragazzina non doveva
accadere nulla di male altrimenti Ylenia, così
lunatica com'era in quei giorni, poteva tirarsi indietro dall’accordo. Era
Agnes l’anello debole e doveva quindi usarla a suo vantaggio come aveva sempre
fatto.
Cercò però di tenere a bada quella voce maligna dentro
di lui e decise di capirci qualcosa mentre osservava le due sorelle. La
maggiore si raccomandava dicendo che doveva andare a letto e non fare sforzi,
mentre la minore alla fine si arrese. Il volto di Agnes era così scavato e
debole da apparire irriconoscibile.
“Farò come dici. Salve Klaus” lo salutò ancora con un
debole sorriso. Anche lui ricambiò non sapendo che dire. Quando Agnes fu
scomparsa dalla sua vista, lui si avvicinò a Ylenia: “Che
cos’ha?”
La mora lo guardò storta: “E’ ammalata”
“E io sono umano se quella è solo ammalata”
“Siamo in Francia, Klaus. E Francia uguale peste. Ma
la sto già curando attraverso delle pozioni. Per fortuna è una forma lieve”
Klaus suo malgrado apparve turbato, e non ne sapeva
nemmeno la ragione. Anzi forse la intuiva: detestava che qualcos'altro tenesse
in bilico una vita di cui solo e esclusivamente lui doveva avere le redini. Era
lui, il vampiro, che doveva decidere su quella piccola e insignificante vita,
non una stupida malattia.
“Sicura che è abbastanza?” domandò lui cercando di non
apparire troppo nervoso.
Ylenia lo guardò duramente un'altra volta,
segno che non lo voleva tra i piedi:
“Ci penso io a mia sorella. Ora se vuoi scusarmi ma
devo andare al mercato a prendere delle erbe apposta per lei.” lo liquidò in
fretta e furia ma Klaus rimase in casa. Non fece nemmeno una sola mossa.
Solo quando sentì dei passi, si mosse.
“Mia sorella si preoccupa troppo”
Agnes era ricomparsa. L'aspetto come prima anche se si
sforzava di apparire al meglio. Era scalza e con una leggera vestaglia.
“Invece dovresti obbedire e fare come dice” disse lui
freddamente mentre la guardava.
Agnes sorrise. Quella piccola luce negli occhi almeno
non era svanita:
“Non mi dire che anche tu con i tuoi fratelli sei
bacchettone”
“Direi di sì, la maggior parte sono morti” rispose lui
non battendo ciglio. in verità solo Gwendolyn era
morta, ma gli altri avevano già un piede nella fossa. A parte Rebekah... L'unica a non averlo tradito. A quel tempo la
sorella si trovava in Spagna, voleva risolvere quella faccenda pericolosa da
solo.
Agnes lo guardò poi con una strana espressione, e lui
non sopportava quel genere di sguardi.
Fece un cenno con la mano:
“Dovresti riposare ragazzina se non vuoi morire”
Agnes alzò il sopracciglio:
“Così ci tieni davvero alla mia vita?” constatò
confusa.
Klaus si irrigidì ma riprese subito il controllo di se
stesso:
“I funerali sono terribilmente melodrammatici” si
giustificò lui con un sorrisetto.
Agnes restò a guardarlo per qualche secondo poi si
diresse verso uno scaffale. Klaus sentiva il tenue rumore di quei piccoli piedi
che camminavano.
“Cosa fai ragazzina?”
Agnes prese un foglio dentro un cassetto poi si
diresse verso di lui.
Klaus credette di riconoscere quel pezzo di carta e se
avesse potuto, il cuore sarebbe sprofondato in un profondo mutismo.
“Ho trovato questo nella camera di Ylenia” disse lei porgendogli il disegno.
Fu come se Klaus inghiottì del veleno; serrò duramente
il viso in modo tale da diventare di pietra. Quello era un suo disegno, finito
in mani sbagliate.
Maledizione.
Ylenia aveva ficcato il naso dove non
doveva ma lui l'aveva liquidata dicendole che nel quartiere sembravano tutti dei
morti di lebbra, e soltanto le due sorelle Lefevre erano
perlomeno passabili per un disegno. Nulla di più.
Ylenia con un sorriso malizioso aveva
notato la dedica in fondo al disegno ma lui non le aveva dato modo di fare
domande inopportune. Lei d'altro canto sembrava non importargliene più di
tanto. Forse entrambi erano troppo duri e schivi per cercare il
meglio nascosto l'uno nell'altro.
Agnes invece guardava il disegno con un sorriso dolce
e sincero:
“Sei davvero bravo, molto più bravo di me.”
Klaus sembrava una pietra di fronte a lei, mentre
Agnes alzava il viso con un guizzo negli occhi:
“Credo che accetterò i tuoi consigli dopo tutto”
mormorò sorridendogli in un modo che non aveva mai fatto prima e ciò lo
disturbò.
Gli sembrò deplorevole quella debolezza umana. Perché
diavolo non riusciva a smettere con quegli stupidi dipinti? Doveva bruciarli
tutti nello stesso modo in cui aveva bruciato la sua umanità.
Cercò di controllare la furia che stava per
fuoriuscire:
“Non posso uccidere ogni ora del giorno, dovrò pur
trovarmi un altro passatempo no?” si giustificò lui con sguardo gelido.
Agnes lo fissò come se gli stesse leggendo nella
mente:
“Certo certo. Un passatempo nobile” mormorò
ricordandosi le parole dure del vampiro riguardo alla pittura. Ma evidentemente
erano tutte menzogne, perché doveva tutti i costi nasconderlo?
Non c'era nulla di disonorevole in una passione bella
e umana come dipingere. Non c'era nulla di sbagliato nell'ammettere che era
terribilmente doloroso sentirsi soli.
"Voi siete la rappresentazione di
famiglia che avrei voluto avere io. Klaus"
Quando aveva letto la dedica di Klaus si era fatta
cogliere da un'improvvisa tristezza che l'aveva lasciata senza parole. Ciò che
Klaus aveva scritto esponeva un lato di lui che aveva sempre voluto nascondere,
forse per impedire di provare una maggiore sofferenza.
Intuiva che quel vampiro che voleva tutti i costi
apparire crudele, voleva una famiglia.. che aveva bisogno di qualcuno con cui
condividere l'eternità e che gli facesse capire che non era l’oscurità il luogo
in cui doveva abbandonarsi.
Klaus sembrò leggere i pensieri disegnati nel volto
triste di Agnes e serrò i pugni per darsi un tono. Per mantenere intatta la sua
maschera:
“Non farti strane idee ragazzina. Non ti ricordi la
lezione che ti ho dato? O come al solito parlo a vanvera con te?” domandò
altezzoso.
“Sì certo che mi ricordo... Ma nella mia visione del
mondo credo che ci deve essere sempre un buono, e un cattivo, in ogni storia ce
n’è uno. Tu ti sei voluto calare in quei panni per forza, probabilmente è la
parte più facile da interpretare..." mormorò appoggiando il disegno su un
tavolo.
Klaus la inchiodò con uno sguardo di fuoco per ciò che
stava dicendo, ma lei non voleva cedere né farsi trarre in inganno da quella
maschera che dava cenni di cadere. Si fece avanti senza alcun timore.
"E’ sbagliato ciò che ti ho
detto?" O era giusto? Forse Klaus si era auto convinto che
vivere in quel modo, soffocando le emozioni umane, era il miglior modo
possibile per sopravvivere. Per smettere di essere debole.
A Klaus però non piaceva essere messo in discussione.
Stava per esplodere. Le puntò l'indice contro.
"Tu-parli-troppo"
sibilò lentamente quelle tre parole.
Agnes sbatté debolmente le palpebre. Era così debole
da riuscire a star a malapena in piedi eppure dentro di sè
ricavò una forza in quel momento che non sapeva di avere.
"Io sono sincera. E tu sei un bugiardo.
Altrimenti ammetteresti a te stesso che ciò che stai per fare a tuo fratello é
sbagliato così come lo hai dimostrato in questo disegno"
Klaus fece una smorfia disgustata guardando il
ritratto, quel lurido colpevole che lo stava rendendo ridicolo.
"Al diavolo quel disegno. Mi stavo annoiando
tutto qua. E faresti bene a ricordarti che sono in grado di farti del male
ragazzina, molto male." Finì le ultime frasi con degli occhi percorsi da
lampi furiosi. L'espressione decisa.
Agnes lo guardò tranquillamente:
"Ma non l'hai ancora fatto" sussurrò a suo
rischio e pericolo.
Klaus le rivolse un ghigno spietato. Non capiva quella
stupida quante volte lui aveva pensato di ucciderla e di godere di quell'
attimo di stordimento inebriante? Ai suoi continui giochetti di ritardare la
sua morte facendola cadere in una trappola ben più crudele?
Si avvicinò alla ragazza mentre un dito cominciò a
tracciare il suo collo.
"Non tentarmi" sussurrò lui maligno. La sua
mano si adagiò alla base del suo collo come se la volesse
strangolare. Sarebbe stato così facile, lei appariva come un fragile oggetto
tra le sue mani in quel momento.
E fu davvero tentato di rompere il patto con Ylenia pur di non sentire più quelle parole che gli
facevano ricordare cose che non dovevano più esistere nella sua mente. Voleva
spegnere quella voce una volta per tutte. Il viso si serrò mentre anche la mano
fece lo stesso. Agnes strabuzzò gli occhi non dicendo nulla.
Era paura? Finalmente era arrivata. Klaus se ne
deliziò.
Ma non seppe neanche come e nemmeno perché, ma la mano
scese e smise di premere sul collo della ragazza. Agnes ricordò soltanto adesso
la gravità della sua malattia e si portò una mano al ventre respirando a
fatica. Anche Klaus aveva il respiro debole.
Agnes andò a bere un bicchiere d'acqua e si portò
dolorosamente una mano sulla fronte. Sembrava sul punto di svenire ma Klaus
rimaneva comunque immobile come una statua deteriorata.
Agnes a fatica andò verso la porta che dava alle
scale. Ma prima di andarsene si voltò verso il vampiro:
"Come vuoi Klaus. Forse ho capito perché i
vampiri cancellano le proprie emozioni. Perché altrimenti si rischia di essere
felice." E la felicità ha un caro prezzo. Dopo la felicità viene il dolore
più nero.
Klaus non si degnò neppure di guardarla né di
rispondere. Dopo aver udito i passi della ragazza ritornò a essere se stesso.
Pensò che potevano andare tutti all'inferno e che la peste si prendesse
pure la ragazzina. Tanto meglio. Che le squarciasse quell'anima fin troppo
buona.
Si diresse verso l'uscita ma poi all'ultimo si bloccò.
Era teso come se qualcosa fosse in lotta dentro di lui. Prese un'altra
decisione, forse se ne sarebbe pentito ma non doveva lasciare che l'impulsività
danneggiasse ogni cosa che aveva in mente.
Ritornò sui suoi passi e si diresse verso le stanze in
totale silenzio.
Entrò nella camera di Agnes e lei non appena si
accorse della presenza del vampiro sgranò gli occhi dallo stupore ma era troppo
debole per alzarsi dal letto.
"Che ci fai qui?" domandò sbigottita.
Le labbra di Klaus si stirarono in un sorriso mentre
si avvicinava. La piccola candela della stanza illuminava il suo viso pallido e
i suoi occhi azzurro-verdi.
"Non farti strane idee. Voglio evitarmi di
sentire ogni giorno i tuoi lamenti, e se ti accadesse qualcosa chissà Ylenia che potrebbe fare. Quindi quest’oggi mi
atteggio a benefattore ma..” Alzò la mano, lo sguardo prima ironico adesso
serio. “Basta chiacchiere” disse riferendosi alle parole di Agnes che lo
infastidivano come spine, forse perché dimostravano una verità che lui voleva
tutti i costi negare e a che avrebbe sgretolato il mondo che si era costruito
attorno a lui.
Agnes lo guardò come se non capisse le sue intenzioni.
Era distesa sul letto per via della debolezza e l’unica cosa che muoveva era il
viso e gli occhi spenti.
“Non vuoi uccidermi quindi?” Domandò flebilmente.
Klaus si sedette al suo fianco sul letto.
“Credi che sarei così spietato? Constatando che non
sei in grado di difenderti.”
Agnes restò zitta come se il suo mutismo potesse
rispondere alla sua domanda. Ma in realtà era troppo confusa per farsi un’idea
precisa di Klaus visto la sua inclinazione a cambiare atteggiamento a seconda
di quanto gli conveniva. Non aveva proprio idea del perché lui fosse lì e
perche fosse ritornato indietro, dopo come avevano chiuso la conversazione.
Klaus la guardò con una strana espressione, quasi
impenetrabile:
“Dipende solo da te. Vuoi vivere, assaporare ciò che
il mondo ha da offrirti? Una piccola bugia forse te l'ho detta. Il mondo non é
così male.” Fece una pausa poi scosse la testa “Talvolta”
Agnes lo ascoltò attentamente e un brivido gelido le
percorse la schiena:
“Non voglio diventare un vampiro, Klaus.”
“No di certo. Un angioletto come te non sarebbe
proprio adatto ad essere un demone” Le fece uno strano sorriso dolce, e se non
fosse stata così debole lei sarebbe arrossita. Aspettò che lui continuasse:
“Il mio sangue ha poteri curativi. Può guarirti... Se
lo vuoi.” Mormorò lui con voce vellutata.
Agnes strinse gli occhi. Perché voleva aiutarla? Aveva
avuto la sensazione che lui volesse strangolarla qualche minuto prima. E non
solo quel giorno, ma anche tante altre volte. Forse lui la salvava con la promessa
che lei non gli avrebbe più rotto le scatole né avesse cercato di far leva
sulla sua corazza. O forse per Ylenia.
Il motivo vero e proprio non riusciva a immaginarselo,
ma su una cosa Klaus aveva ragione. Lei non voleva morire, era ancora troppo giovane
e non aveva ancora goduto appieno del mondo, sebbene il periodo in Francia era
così catastrofico che qualche volta aveva pensato che non aveva senso vivere in
un mondo simile. Eppure guardando Klaus negli occhi ritrovò la forza di non
cedere, la voglia di continuare a vivere e di non lasciarsi morire.
Si morse nervosamente il labbro e assentì con la
testa, pregando che il cuore non sussultasse per ciò che stava per fare.
Non riusciva però a muoversi allora Klaus la aiutò ad
alzare il busto, cingendole la schiena con un braccio. La testa di Agnes
dondolò sopra il suo petto, il viso di Klaus finì contro la sua spalla.
Ma gli occhi di Klaus all’improvviso di focalizzarono
su un punto scoperto della sua schiena, appena agli inizi della colonna
vertebrale. Era tutta ricoperta di lividi neri, ammaccature. E chissà come era
messa il resto della schiena.
Il viso di Klaus si serrò in una morsa durissima. Gli
occhi furono la piena immagine del suo odio verso quei lividi, che sembravano
tanto simili ai suoi quando suo padre lo picchiava ingiustamente. Si maledisse
del non aver dato al padre di Ylenia e
della ragazzina una punizione ben peggiore, una vendetta studiata apposta come
se stesse punendo il suo di padre.
L’espressione divenne indecifrabile mentre continuava
a guardare i lividi. La mano si strinse nel tessuto del vestito di Agnes.
“Perché tieni ancora i segni? Tua sorella sicuramente
te li può guarire.” Mormorò duramente ricordandosi che il corpo di Ylenia era perfetto. Non c’era nessun segno di
violenza sebbene lei più di Agnes aveva assaporato la mano del padre. La mora
gli aveva confidato infatti che aveva fatto svanire tutti i lividi grazie alla
magia perchè sarebbe stato come ricordarsi
del padre ogni qualvolta si guardava allo specchio, e non voleva portare quei
segni come un regalo di quel bifolco.
“Perché?” domandò lui nuovamente.
Agnes chiuse gli occhi, ricordando il male ogni volta
che il padre la picchiava. Si puntellò sul suo petto con una mano per guardarlo
negli occhi. “Perché a differenza di Ylenia io
voglio ricordare. Anche se lei ha fatto scomparire le ferite comunque queste
sono rimaste, magari non sono visibili ma ci sono comunque. Il dolore serve,
aiuta. Ti fa diventare più forte, è come una scossa e non puoi restarne
indifferenti né sfuggirne alle conseguenze”
Klaus ascoltò attentamente le sue parole come se ne
fosse rimasto sinceramente colpito oppure come se avesse ricevuto un pugno
nello stomaco. In qualche modo stimava il comportamento della ragazzina perché
ci voleva una grande forza, mentre lui aveva fatto tutto il contrario di ciò
che lei aveva detto. Lui era fuggito dal suo passato di umanità, ne aveva
chiuso tutti gli spiragli e anche il dolore che ne ricavava.
Strinse ancor di più l’espressione del viso pur di non
pensarci e tornò a ciò che stava per fare. “Ti ho detto basta chiacchiere,
ragazzina” disse lui freddamente mettendole un braccio alla base della schiena
per tenerla dritta.
Si morse il polso e glielo offrì senza dire niente. Ma
non smise mai di guardarla.
Agnes all’inizio fu turbata dalla vista del sangue e
alla prospettiva di doverlo bere. Le sembrò una cosa disdicevole e non giusta,
ma quel liquido rosso sembrò attirarla a sé come se fosse la sua unica
salvezza.
Adagiò timidamente le labbra sulla ferita che Klaus si
era autoinflitto e le dischiuse per sentire
il sapore metallico del sangue, cominciando a succhiare a piccoli sorsi.
Comparve un sorriso nel volto terribile sul volto di Klaus, come se fosse
compiaciuto di nutrire quella vita attraverso il suo sangue.
Accarezzò delicatamente i capelli della ragazza mentre
Agnes continuava a bere ciò che lui aveva da offrire. Dopo di che lei smise di
rimanere attaccata al suo polso e alzò debolmente la testa. Sentiva il cervello
in confusione, lo stomaco sottosopra. Ma ce l’aveva fatta, non aveva obbiettato
in alcun modo.
Klaus le sorrise, mentre col dito pulì una piccola
traccia di sangue ricaduta su un lato delle sue labbra.
“Non è stato così male no?"
Agnes deglutì nervosamente. Era stata una sensazione
così intensa bere il sangue di Klaus da non riuscire neanche a spiegarlo.
Sentiva tutto sottosopra ma le forze sembravano ritornare. Le guance si tinsero
di rosa e riuscì a muovere qualche muscolo. Il viso ritornò a essere grazioso.
Klaus si scostò un pò da
lei. Era orgoglioso di aver fatto un buon lavoro ma ormai era finita lì,
inoltre si sentiva assettato.
Guardò Agnes e notò che anche lei lo stava guardando.
Di nuovo non gli piacque quell'espressione.. Come se lei volesse in qualche
modo capirlo.
Ma lui non aveva bisogno di essere capito. Non aveva
proprio bisogno di niente. Lui era un vampiro. E un licantropo sebbene non
potesse utilizzare quella forza.
Inoltre se quella poverina non fosse stata così male
si sarebbe saziato di lei, ma aveva pur sempre un briciolo di dignità per non
approfittare di quella situazione.
Il viso divenne impenetrabile mentre cercava di
alzarsi. Agnes però ad un tratto lo fermò, prendendogli una mano.
"Aspetta" la sua voce era diventata
cristallina, dolce come il miele e il sangue.
Klaus non fece in tempo a dire nulla che vide Agnes
protendersi verso di lui, mettergli una mano sulla spalla e appoggiare le
labbra sulla sua guancia gelida.
Klaus rimase di pietra non osando parlare o respirare.
Agnes si staccò da lui e lo guardò con lo sguardo più dolce mai esistito
"Grazie"
Klaus allora la fissò come se quella parola gli
arrecasse offesa. Digrugnì e si alzò così
velocemente che Agnes non riuscì neanche a trattenerlo.
L’Originario aveva bisogno di prendere aria e quando
finalmente uscì da quella casa maledetta ritornò a essere se stesso. Aveva
abbandonato le debolezze umane in quelle 4 mura. Si sentiva un idiota, uno
sciocco, uno stupido. Non pochi secoli prima aveva denigrato e compatito il
sentimento di Elijah nei confronti di Katerina. E ora
lui cosa si era messo a fare? A cincillarsi dietro
ai sentimenti umani, a cominciare a provare qualcosa.
Prima era ritornato indietro a continuare
il suo gioco, per averla in suo potere. Ma in qualche modo bizzarro sembrava
essere il contrario.
Provò disgusto verso se stesso. 700 anni non erano
bastati a crearsi una nuova identità, una nuova anima, un nuovo Klaus? E dove
diavolo era quel pulsante? Quel stramaledetto pulsante che sembrava essersi
nascosto nelle tenebre della sua anima apposta per fargli un torto.
Voleva spegnere le sue emozioni ma non ci riusciva. E
si infuriò ancora di più per questo. Voleva dimenticare l'orgoglio e la gioia
per la gratitudine di quella ragazzina. Il dolore che aveva provato nel vedere
i suoi lividi, il peso delle sue parole. Non riuscendoci si pentì di averla
salvata e di non aver abusato della sua debolezza come un vero vampiro doveva
fare.
Camminava a falcate lungo la strada e si sentì quasi
tentato di tornare indietro e di strangolare quel piccolo collo, e succhiare
ogni goccia del suo sangue per fare ammenda di quegli attimi di debolezza.
Si fermò. Sembrava un pazzo alla disperata ricerca del
pulsante. Dove diavolo era?
Si fece comandare dall'istinto e continuò a camminare.
Era così infuriato che avrebbe dissanguato mezza città. Per colpa di una
singola vita che non aveva voluto prendere, altre mille avrebbero pagato quel
prezzo. Era colpa sua.
<< Per colpa tua angioletto >> comparve un
ghigno spietato sul volto folle di Klaus. Si era concesso di essere debole per
qualche istante solo a causa di un'inutile umana, e qualcuno doveva pagarne le
conseguenze. Ne pagò un ignaro passante che Klaus dissanguò in un vicolo senza
battere ciglio. Ci sarebbe dovuta essere Agnes al posto di quel vecchio e di
molti altri ancora.... Invece no.
Chi era ora il mostro?
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Ylenia si stava dirigendo al Circolo. Si
sentiva potente, forte... E vuota. L'ultimo incantesimo che aveva fatto sembrò
averle succhiato l'anima e riempita poi di ombre. Era stato molto pericoloso ma
era riuscita ad alzare la cresta come sempre.
Però le tracce che quei poteri oscuri avevano su di
lei si facevano già sentire. Non provava tristezza mentre vedeva la solita
desolazione in Francia - una ragazza che piangeva disperata dopo che la madre
veniva investita da una carrozza, un bambino in un lago di sangue dopo aver
tentato di rubare a un nobile perché soffriva la fame da giorni - provava solo
vuoto. In fondo era meglio così, altrimenti si sarebbe fatta prendere dalla disperazione
e non sarebbe servito a niente.
Entrò nella vecchia villa sede del Circolo, e constatò
che quel posto non le era affatto mancato. D'altronde come potevano mancare le
derisioni, le pugnalate alla schiena e le sottomissioni? Ma tra poco non
sarebbe stato più così.
Incontrò Andrè nei corridoi che le rivolse un sorriso
brillante: “La mia streghetta preferita.
É da un po che non ci si vede"
“Sono stata parecchio occupata" rispose lei
fermandosi in un angolo.
“E non vuoi confidarti col tuo unico amico? Andiamo
non farti pregare.” Mormorò lui curioso di sapere come andava avanti il piano
di Ylenia e che lui aveva
incentivato. Ylenia tentennò nel parlargli
ma poi alla fine si decise perché tanto l’amico non era un ostacolo
insormontabile. Dopo avergli raccontato tutto, Andrè strabuzzò gli occhi. Era
diventato all’improvviso pallido e balbettava.
“Sei impazzita?”
A Ylenia non
piacque quel tono, ma la sua maschera di freddezza non si scompose:
“Forse. Ma non dovresti essere tu a dirlo”
Andrè la guardava come se fosse un giocoliere da
strapazzo:
“Non.. Che hai al posto del cervello?? Un conto é
fregare un originario innamorato come Finn, un
conto è...” Non riusciva neanche a pronunciare il nome di Klaus. Ylenia non credeva che l’amico fosse così tanto cagasotto, e dire che lei faceva parte del sesso debole.
Cosa che in tanti glielo facevano notare lì in mezzo.
“Non avevo altra scelta. Ha minacciato Agnes!”
Andrè le rivolse un’occhiata raggelante, come se
identificasse l’amica in un nemico.
“Ma non avrai mica intenzione di tradirci vero? Noi
siamo in dovere di proteggere quelle creature, non puoi
offrirle a quella sanguisuga su un piatto d'argento. Non puoi.” E ancora una
volta Ylenia non credeva che Andrè fosse un
così leale servitore del Circolo. E poi a lei che importava di quelle creature
abominevoli? Che Klaus li uccidesse pure tutti.
Ylenia contraccambiò lo sguardo di Andrè,
diventando più decisa:
“Non lo dirai a nessuno vero Andrè? Acqua in bocca.”
Gli ordinò fermamente.
Lui la fissò con sguardo disgustato.
“Tu sei pazza.” Ripetè ancora
una volta. Ylenia serrò duramente il viso
diventando agghiacciante. Avrebbe tanto voluto sistemare l’amico ma non era il
momento né il luogo adatto.
Si allontanò facendogli segno di starsi zitto, e si
dileguò nell’oscurità come se nulla fosse.
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La sala principale e quella più importante del Circolo
era appunto circolare, ornata da moltissimi scaffali contenenti libri vecchi,
numerose ampolle e aggeggi per incantesimi. Nella parte superiore era
raffigurato un enorme cerchio contornato da strani simboli aztechi. Tutta la
sala ne era piena, anche i pavimenti color marrone. Al centro c’era l’oggetto
più importante di tutti.
Il Libro Bianco. Da quando era entrata a far parte del
Circolo, lei aveva sempre desiderato toccarlo. Come se fosse una bambina in
attesa di ricevere il regalo di Natale.
In lontananza non si vedeva bene, era un libro come
gli altri, comune a giudicare dalla grandezza ma ciò che aveva di prezioso era
quello che conteneva. Tutti quanti lì dentro sapevano che in quel libro erano
raccolti tutti gli incantesimi provenienti dal Mondo Antico, anche quelli
andati perduti col passare dei secoli, altri inimmaginabili.
Il libro era deposto sopra un ripiano alto di pietra.
Ed era protetto. La difesa era invisibile ma chiunque si avvicinasse per
toccare il libro veniva preso da un forte scarica, come se fosse fulminato, e
veniva incendiato lì sul posto in pochi secondi. Chiunque, tranne chi aveva il
potere di oltrepassare quella barriera. E lei ora aveva quel potere.
Si diresse verso il libro con occhi incantati, quando
una voce nell’ombra la bloccò subito. Come aveva fatto a non accorgersi che
c’era qualcuno?
“Ylenia Lefevre.” Sussurrò una voce profonda che sembrava provenire
dall’oscurità.
Ecco perché non si era accorta di quella presenza.
Era Connor, come si suol dire
il capo del Circolo. Era impossibile fronteggiare con lui ad armi pari.
L’uomo era seduto sopra un sedia intento a leggere un
libro. Si trovava nell’angolo buio di uno scaffale pieno di libri.
Lui la guardò, e anche se la distanza era
grande, Ylenia ebbe la sensazione che lui
la stesse guardando fin dentro le pupille
“Ogni giorno che passa diventi simile a tua madre. Ci
manca tanto.”
Quella risposta a doppio senso fece irritare Ylenia. Che arrogante. Lui più di tutti aveva chiamato sua
madre una stolta inutile, e che non era stata una gran perdita. Quanto odiava
la sua arroganza, il suo potere, le sue lusinghe. Odiava tutto di quell’uomo.
Gli rivolse un’occhiata glaciale e senza alcuna paura
gli rispose acidamente:
“Risparmiatelo per piacere.”
Connor non sembrò dar peso alla risposta
acida di Ylenia infatti inarcò solo un
sopracciglio. Ma lui inarcava sempre un sopracciglio quando qualcosa non gli
piaceva. Tutto il resto in lui c’era freddezza e immobilità.
Si alzò dalla sedia e si diresse verso di lei. Aveva
un braccio alzato lungo la vita. Di per sé, Connor non
era un brutto uomo anzi, ma aveva sempre un'aria così spavalda come se amasse
esporre il suo potere che in qualche modo lo faceva apparire spaventoso.
Quegli occhi poi… Ylenia non aveva visto in nessun altro degli occhi
come quelli, sembravano gialli. Molti infatti lo soprannominavano l’uomo dagli
occhi gialli. Alcuni dicevano che non fosse un normale stregone, ma un druido
ovvero una schiera di sacerdoti che servivano gli Dei e la religione celtica.
Altri dicevano che fosse metà umano metà vampiro. Ma Ylenia credeva
fossero delle sciocchezze.
Eppure l’aria sovrannaturale di quell’uomo era palese.
Connor si trovò faccia a faccia con lei,
e Ylenia dovette alzare viso. Pochi
uomini erano più alti di lei, e lui era tra questi. Connor
le rivolse un’occhiata gelida e autoritaria:
“Come mai sei qui? Questi alloggi sono riservati, lo
sai benissimo.”
Ylenia gli sorrise a mò di sfida, perché si aspettava quella frecciatina:
“Credo che dovrai darmi il benvenuto invece. Sono
diventata molto più brava e merito di essere elevata di ordine”
Nel Circolo infatti c’era una gerarchia a seconda
della potenza della propria magia. Connor era
all’apice della piramide, Ylenia qualche
tempo prima invece stava ai bassifondi.
Connor inarcò come al solito un
sopracciglio, come se stesse appurando la forza della strega dentro di lei:
“Lo vedo. Hai acquisito molto potere. In così poco
tempo.” Mormorò alla fine in tono sospetto.
Ylenia finse di apparire normale e
innocente sotto lo sguardo attento di Connor.
Con lui non doveva lasciarsi sfuggire nulla, era noto a tutti quanto fosse
pericoloso e poco incline al perdono.
Ma lui la liquidò con un cenno indifferente della mano
“Ora non ho tempo, sono impegnato. “
Ylenia sbattè le
palpebre, colta davvero alla sprovvista. Di nuovo odiò l’aria di superiorità
che si portava dietro quell’uomo. Strinse forte i pugni per controllare la
rabbia:
“Ci vorrà poco tempo, Connor.”
disse lei con finta calma.
“E io ripeto che sono impegnato adesso.
Arrivederci Ylenia. Passa una splendida
giornata.” Rispose lui con finta cortesia, non voltandosi neanche per
guardarla. Prima che lei potesse dire anche solo una protesta, Connor si era volatilizzato.
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Non tutto il male viene per nuocere. Ylenia aveva provveduto tutto quanto da sola, era
bastato far vedere alla tirapiedi di Connor quanto
lei fosse forte e poco incline ad aspettare, ed eccola là. Seduta comoda
nell’ala circolare a leggere un libro. Sulle spalle portava un mantello di
velluto nero, molto delicato al contatto, e lungo fino ai piedi. Nelle sommità
delle spalle c’erano disegnati in ricami d’oro dei simboli aztechi, gli stessi
che si vedevano nel cerchio in alto della stanza.
Era la classica vestizione di quando uno stregone si
alzava di grado e veniva premiato per questo. Di solito li investiva Connor come segno di devozione ma lei aveva fatto
tutto quanto da sola. Che Connor andasse
pure all’inferno.
Quando Andrè entrò nell’ala per poco non gli prese un
colpo quando vide Ylenia tutta comoda a
leggere.
“Ylenia che fai?”
domandò tra il preoccupato e lo shockato.
Lei si limitò ad alzare le spalle:
“Mi sono vestita da sola”
“Solo Connor può
farlo” mormorò lui col tono di prima, scuotendo la testa.
“Che vada al diavolo”
Andrè si avvicinò all’amica, sgranò gli occhi e quasi
le pupille fuoriuscirono dalle orbite quando vide qual’era il libro che Ylenia stava sfogliando.
“Il Libro Bianco? Sei pazza!? Nessuno può toccarlo a
parte Connor. Se lo scoprisse…”
domandò lui agitato e guardandosi attorno come se si aspettasse di veder
comparire Connor all’improvviso, pronto a
vendicarsi di quell’oltraggio.
Altra ingiustizia: chiunque avesse il potere di
oltrepassare la difesa poteva vedere il Libro con occhi indisturbati. E magari
guardarlo mentre Connor lo sfogliava. Ma
nessuno poteva veramente toccarlo, se non lui. Connor era
talmente despota che nessuno gli si era mai opposto.
Ylenia si fece una grossa risata:
“Zitto Andrè. Non farti prendere dal panico come un
mammalucco.”
Andrè la guardò storto ma alla fine anche lui si
lasciò vincere dalla curiosità e allungò il collo per dare un’occhiata al
libro:
“Che dice?”
“Numerosi incantesimi. Mio dio tantissimi. É come la
bibbia questo libro.”
Mentre Ylenia lo
sfogliava con accuratezza, un foglio di pergamena cadde al suolo e Andrè lo
raccolse:
“E questo?”
Ylenia glielo strappò dalle mani. Era una
vecchia pergamena, ma ancora intatta. Il linguaggio però aveva qualcosa di
strano. Era una lingua demoniaca e lei per fortuna la sapeva. Lesse buona parte
del testo e capì che riguardava le creature a cui Klaus stava dando la caccia.
“Finalmente.” Mormorò vittoriosa, come se avesse nelle
mani un trofeo. Così Klaus non le avrebbe più dato rogne per quel
motivo. Ora sapeva ogni cosa su quelle creature.
Andrè posò una mano sul foglio:
“Tu non dovresti leggerlo.” Disse ricordandosi delle
intenzioni della strega. Ylenia però non
gli diede corda e continuò a leggere fino alla fine.
Inarcò un sopracciglio:
“Poveretti. A leggere queste righe si direbbe che
queste creature non hanno un avvenire felice. Se fossi in loro mi suiciderei,
nessuno vorrebbe vivere così.” mormorò come se ne avesse compassione. Tuttavia
ritornò lucida in un secondo.
“Ma chi se ne importa. Non sono umani, e da quel che
si dice portano più male che bene. Sono degli assassini proprio come i vampiri.
Perché dovremmo proteggerli Andrè? Che muoiono tutti dico io." Disse lei
convinta e spietata.
Andrè sgranò di nuovo gli occhi:
“Connor invece dice..”
“Connor Connor Connor. Ti piace così
tanto quel despota visto che gli fai da spia?” domandò lei all’improvviso
fulminandolo con gli occhi.
“Ylenia..” Andrè stentava a
credere alle proprie orecchie.
“Credevi che non lo scoprissi vero? Che fossi una
stupida come le altre donne? É ora di smetterla di sottovalutarmi.” Disse lei
spazientita e piena di delusione mentre si alzava e deponeva il libro sulla
sedia.
“Da te non me lo sarei mai aspettata. Hai detto
a Connor di Klaus vero?” domandò tagliente.
Andrè deglutì nervosamente cercando una qualche via di
salvezza. Ma da Connor non l’avrebbe
sicuramente avuta, oggi e nemmeno l’altro giorno quel despota era in sede.
Raramente si faceva vedere come se stranamente quel posto non gli andasse a
genio.
“Dovevo farlo. Tu sei pazza. Hai idea del rischio che
ci stai facendo correre a tutti noi?”
“Sono io che ho in mano le redini del gioco. Klaus non
può farmi niente perché ha bisogno di me, quindi questo mi mette in una
posizione di vantaggio. Invece di piagnucolare dovreste essere orgogliosi di
ciò che ho ottenuto da sola." replicò acidamente e sul punto di perdere la
pazienza.
Andrè la guardò dall’alto in basso:
“E che avresti fatto? Sei solo una
donnaccia”
Ylenia fece finta di ignorare quell’offesa:
“Come sei stupido” replicò scuotendo la testa con un
ghigno.
“Vuoi impadronirti del potere di Connor vero? E avere tra le mani sia Klaus che Finn? Hai puntato troppo in alto, Ylenia.
Finirai per cadere dal tuo bellissimo trono”
“Sei tu che mi hai dato l'idea. É troppo tardi ormai
per le paure di chi teme di osare troppo. Quindi cosa decidi, sei con me?”
chiese lei per dargli un’ultima chance. Lui per tutta risposta le fece una
smorfia di repulsione:
“Ti sei bevuta il cervello. Hai esagerato Ylenia e non ti posso permettere di andare avanti. Non
tradirò il Circolo.”
Ylenia restò zitta per qualche secondo. Poi
si mise a ridere. Ma era una risata sprezzante, che faceva male. Andrè perse le
staffe e l’afferrò per il collo:
“Che hai da ridere? Non c'è nessuna possibilità
contro Connor. Il gioco é bello quando dura
poco.” Disse lui facendo esplodere tutto il potere di cui lui disponeva.
Vedendo che Ylenia non
batteva ciglio né dava segno di sofferenza, Andrè restò interdetto. Ylenia si sbarazzò del suo braccio in un secondo. Lo
sguardo era di fuoco:
“Osi farti beffe di me? Tu razza di verme
vorresti forse ignorare i miei consigli?” lo schernì lei con
cattiveria avvicinandosi a lui.
All’improvviso guardò il braccio con il quale lui le
aveva afferrato il collo. Fece un cenno in quella direzione:
“Quel braccio impertinente… togliamolo.”
Disse semplicemente agitando la mano. Andrè gridò dal dolore. Il braccio gli
era stato letteralmente amputato con una semplice occhiata, e ora giaceva al
suolo grondante di sangue e pelle putrefatta. Andrè stentava a credere a ciò
che Ylenia aveva fatto e gridò impazzito
dal dolore, portandosi la mano sopra la spalla dolente e insudiciandosela tutta
di sangue.
Lei gli rise in faccia: “Tanto non è niente di che no?
Puoi metterti una ferraglia al posto del braccio” scrollò le spalle
indifferente.
Andrè si inginocchiò in preda alla sofferenza. Il
sangue sgorgava in continuazione:
“Maledetta, non ti perdonerò” disse lui debolmente,
guardandola.
"Non mi perdonerai?" chiese lei con un
ghigno. Si inginocchiò di fronte a lui.
"Mi rendo perfettamente conto che sei un nobile e
sei pieno d’orgoglio, però nella gerarchia del circolo io "donnaccia"
ti sono superiore. Se ne sei consapevole dovresti cercare un modo di esprimerti
più appropriato" Lo canzonò e poi si avvicinò al viso di Andrè distrutto
dal dolore.
"Dì ti fa male vero? Chiedi scusa da bravo"
Andrè digrugnì:
"Le faccio le mie scuse"
"Uh come hai detto?" Ylenia si avvicinò al suo orecchio per sentire bene.
Andrè deglutì inghiottendo il suo orgoglio
"La prego di perdonare la mia scortesia."
Ylenia sorrise soddisfatta e si alzò in
piedi: "Ecco bravo. Ma non diventare tanto rigido e formale
all’improvviso, in fondo è umano sbagliare"
Andrè la guardava mentre un lago di sangue si
espandeva ai suoi piedi. Ylenia indietreggiò
come se non volesse sporcarsi le scarpe. Non c'era alcuna traccia di rimorso in
lei, il mondo che Klaus aveva aperto per lei sembrava aver inghiottito ogni sua
morale. Si lasciò guidare da quell'oscurità come se non potesse farne a meno o
fosse uno strumento nelle sue mani.
Si stiracchiò le braccia:
"Ora devo andare. Ho tante cose da fare"
sorrise al pensiero.
Fece dei passi in avanti oltrepassando il povero
Andrè. Il mantello ondeggiò sul pavimento.
"Perché Ylenia..?"
domandò Andrè cadendo a terra.
Lei si girò verso l'ex amico: "Meglio regnare
all'inferno che servire in paradiso"
Andrè la guardò come se non capisse. Lei invece capiva
perfettamente: era una frase di Milton tratto dal "Il paradiso
perduto", lo stesso libro che Connor aveva
ordinato loro di leggere e che Andrè ci aveva subito ironizzato dicendo che una
donna non sapeva leggere.
Ylenia se ne andò nel silenzio.
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Agnes entrò in casa con i nervi a fior di pelle. Erano
giorni che si sentiva tesa, giorni che non vedeva Klaus, giorni in cui sua
sorella sembrava non essere sua sorella.
Quello era un mondo strano e sbagliato lo aveva sempre
saputo. Come sarebbe riuscita a sopravvivere a quel diluvio? Almeno era
guarita. Grazie a Klaus.
Pensando a lui, entrò in camera. Sussultò spaventata
quando intravide qualcuno nel suo letto. Non fece in tempo a fare niente che
subito un'ombra fu su di lei, una mano le tappò la bocca e con l'altra le tenne
ferma la testa. Agnes soffocò il grido agitandosi tutta.
"Se urli ti uccido. Farai bene a crederci."
sibilò nell'ombra la voce di Klaus.
Agnes smise di ribellarsi e lo shock prese possesso su
di lei. Klaus, vedendo che lei stava buona, la lasciò andare. Ma comunque lei
poteva ancora sentire vicinissimo il respiro gelido di Klaus sul suo volto.
Tremò come una foglia mentre il cuore galoppava nel petto.
Cosa ci faceva Klaus a quell'ora? Perché un minuto
prima si trovata sul suo letto?
Prendendo coraggio riuscì a spostarsi per schivare
quel respiro che le fermava i battiti, e andò verso la finestra aprendola per
far entrare la luce della luna.
"Cosa ci fai qui Klaus?" domandò alle prese
con lo shock
Lui le rivolse il solito ghigno. "Me ne sto
andando. Sono venuto a farti un ultimo saluto"
Agnes sbatté le palpebre circospetta: "Che vuoi
dire?"
Lui le sorrise diabolico. Alla luce della luna
appariva ancora più terrificante.
"La ragione per cui sono venuto qui si é
esaurita. Ylenia mi ha promesso di darmi
entro poco le informazioni che le ho chiesto, ucciderò Finn tra
non molto.. Per cui addio a questo schifo di città, addio anche a te e alle tue
chiacchiere" il viso sembrava spiritato, il corpo dondolava come se avesse
bevuto.
"Sei ubriaco?" domandò Agnes preoccupata.
Klaus le sorrise perfidamente.
Era sì ubriaco, ma di sangue. Aveva dissanguato così
tante persone in quegli ultimi giorni da perdere il conto. Voleva annullare
tutte le sue emozioni ma ricordandosi il motivo per il quale era ridotto in
quello stato assurdo, si era infuriato ancor di più.
La collera e la follia avevano preso il sopravvento
dopo l'ultima volta che aveva lasciato quella casa.
Agnes vide in lui l'espressione più feroce che avesse
mai visto. Si appiattì contro la parete.
"Perché sei venuto qui?" domandò ancora
spaesata. Klaus si avvicinò tenendo lo sguardo su di lei:
"Mi hai promesso un ritratto. O hai
dimenticato?"
Agnes sbattè le
palpebre imperterrita. "Come?"
"Che c'è? Hai perso il tuo dono angelico?"
domandò canzonatorio.
"Klaus non mi sembra il momento.. E scusa ma mi
sento stanca, voglio andare a letto"
Klaus allora perse la pazienza e la tirò violentemente
per un braccio, gettandola sul letto.
"Avrò quel dipinto." ordinò nuovamente e
snudò una lunga lama che portava alla cinta. Gliela puntò alla
gola. Agnes tremò.
"Disegna. Disegna se vuoi vivere."
Lei poteva sentire quel freddo acciaio baciarle la
gola e si ordinò di non scappare via perché tanto avrebbe solo peggiorato le
cose. Rimase seduta sopra il letto osando a malapena respirare, col cuore che
batteva fortissimo.
Dalla sua espressione, capì che Klaus non stava
affatto scherzando. Era chiaramente impazzito. Ed era impossibile ragionare con
un pazzo.
Deglutendo si girò per prendere la matita e l'album da
disegno. Inavvertitamente la lama le ferì la pelle e un rivolo di sangue scese
lungo il suo collo. Forse era accaduto accidentalmente o forse Klaus l'aveva
fatto apposta. Ma Agnes si mosse comunque, manovrata dalla paura.
"Ho bisogno di luce" balbettò dirigendosi
verso la candela e accendendola. Klaus osservava ogni suo movimento, attento
che non scappasse. Si mise dietro di lei come un segugio mentre Agnes prendeva
tutto ciò che serviva.
"E che venga bene. Non voglio uno
scarabocchio" Klaus continuava ad intimidirla ponendole la lama contro la
gola a seconda di come si muoveva. La mano di Agnes traballava e a stento
avrebbe potuto disegnare un sole come fanno i bambini. Cercò di darsi forza e
cominciò piano piano a disegnare.
Non seppe quanto tempo passò, ma quando finì sospirò
per la liberazione e diede a Klaus il disegno senza dire niente né voltarsi.
Klaus prese tra le mani il foglio. Abbassò la lama senza dire nulla.
Il suo sguardo divenne indecifrabile mentre fissava il
disegno. Agnes non riusciva a capire se gli piacesse oppure no. Da quell'esito
forse ne sarebbe ricavato l'ennesimo scontro oppure l'avrebbe semplicemente
lasciata andare.
"Che significa questo?" domandò lui
freddamente.
Agnes lo guardò. "Sei tu." disse
semplicemente.
Il disegno raffigurava Klaus intento a specchiarsi ma nel
riflesso del vetro non c'era niente. Niente. Una volta aveva letto che i
vampiri non possono specchiarsi perché vedrebbero la loro anima orribile
riflessa e questa verrebbe così catturata dallo specchio. Mentre Klaus non
vedeva niente proprio perché non aveva un'anima. Era stato lui stesso a
cancellarla.
Eppure il Klaus del ritratto era come dire triste per
quel destino che sembrava tracciato dal giorno della sua nascita e che in fondo
al cuore non aveva mai voluto.
"Tu credi di aver capito tutto, non é vero?"
domandò lui sarcastico sventolando il disegno.
Agnes si alzò, cercando di non tremare: "Credo di
aver capito che sei un uomo molto complesso. E che ti sei arreso ad essere ciò
che credi di essere."
Lo guardò allora con sguardo vacuo. Forse Klaus si era
troppo abituato all'oscurità, al male e alla morte da non vedere nient'altro
che questo. Nessuna speranza di essere migliore.
Di colpo non ebbe più paura. Ma solo profonda
tristezza.
Sfortunatamente la paura tornò quando Klaus la spinse
con violenza contro la parete. Il disegno era caduto da qualche parte,
mentre il viso del vampiro si era trasformato tutto ad un tratto.
"Con chi credi di avere a che fare? Non sono uno
stupido umano che prova degli stupidi e inutili sentimenti. Sono un vampiro
della peggior specie" sussurrò gelido contro il suo viso, e Agnes chiuse
gli occhi perché il suo respiro ghiacciato era troppo potente da sopportare a
così breve distanza.
"E ora te lo dimostrerò" continuò lui
maligno abbassando il viso contro il suo collo.
Le labbra di Klaus si depositarono all'improvviso
sulla ferita che poco prima le aveva inferto; la bloccò con il suo corpo contro
la parete per impedirle di filarsela. Agnes sgranò gli occhi terrorizzata per
ciò che Klaus stava per fare e cercò di spingerlo via con le braccia, ma lui
sembrava di pietra.
"Lasciami!" gridò ma Klaus sembrava non
udirla. I suoi denti penetrarono subito la pelle in profondità, trovando la
vena pulsante. Agnes schiacciò l'urlo che aveva in gola e cercò continuamente
di spingerlo via, mentre quei denti affilati sembravano lacerarla in due.
Le mani di Klaus si abbassarono sul suo petto, e
strinsero con forza il corsetto del suo vestito. Le sue dita sembravano artigli
che le perforavano la pelle sotto i vestiti e Agnes sentì le gambe all'improvviso
cedere. Klaus la sorresse cingendole con forza la vita sottile, mentre
continuava a bere avidamente il suo sangue.
Era inebriato dal suo sapore. Aveva desiderato tante
volte farlo e molte vite c'erano andate di mezzo per questo, ma l'attesa non era
stata affatto vana.
Agnes afferrò alcuni ciuffi dei suoi capelli per
tirarglieli.
"Klaus" sussurrò debolmente il suo nome allo
scopo di fermarlo. Lui questa volta sembrò darle ascolto, tanto aveva già
infierito sulla sua vittima prediletta. Smise di succhiarle il sangue mentre la
lingua passò sulla sua gola, ripulendola dagli ultimi residui di sangue
rimasti, non lasciandone più traccia. Agnes trasalì inavvertitamente e chiuse
gli occhi sentendo il cuore in fiamme.
La bocca di Klaus si chiuse sul suo mento, poi risalì.
Le mise una mano sulla parte del collo non ferita e le baciò un angolo della
bocca sporcandogliela così apposta di sangue.
Agnes trasalì di nuovo e non seppe come, riuscì a non
svenire.
"Prendilo come un mio regalo di compleanno in
anticipo" le bisbigliò lui con voce calda non spostandosi di un
millimetro.
Agnes avrebbe voluto fare tante cose: mandarlo al
diavolo, sussurrargli di non farsi più vedere, che sua sorella lo avrebbe
ucciso per questo. E altri pensieri sconnessi che le confusero la testa.
Però all'improvviso non sentì più la
presa di Klaus, ma solo un bisbiglio nell'aria. "Addio
Agnes"
Quando lei aprì gli occhi non c'era più nessuno nella
stanza. Solo il vuoto, e l'aria che la circondava insieme ai resti di quella
voce.
Agnes si accasciò per terra priva di forze. Ma notò
che anche il suo disegno non c'era più.
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Ylenia si stava dirigendo nell'ala
circolare del Circolo. Tutti quanti la evitavano e forse perché avevano capito
che finalmente la donna lì presente aveva alzato la cresta e che era diventata
molto potente più di quanto si potesse immaginare. Aveva persino ereditato una
rendita maggiore della loro, causando così enorme invidia, ma lei non ci badò.
Entrò nell'ala, era deserta. Ma sentì una presenza
pericolosa alle sue spalle.
"Che hai intenzione di fare, donna?"
Ylenia scosse la testa e si girò
incrociando gli occhi strani di Connor.
"Donna? Devo prendere questa parola come un
insulto? Se tu fosse realmente un uomo ricambierei." rispose a mò di sfida riferendosi al fatto che tutti pensavano
che Connor non fosse del tutto umano.
Lui le rivolse un sorriso inquietante forse perché era
colpito dalla sua risposta pronta, o forse perché compativa quella poverina
perché non sapeva con chi aveva a che fare.
"Farò finta di non vedere ciò che stai
indossando" disse lui freddamente rivolgendosi al suo mantello e
sorpassandola.
Ylenia si girò mentre Connor si grattava accuratamente le unghie:
"Dov'é finito Andrè?" domandò infine.
Ylenia scosse le spalle. Non lo sapeva e
non gli importava. Anche Connor comunque ne
sembrava indifferente: "Poco male. Quel tipo era un viscido perdente"
Poi però ritornò serio e si pose davanti a lei. Ylenia sapeva che la reazione di Connor non sarebbe tardata ad arrivare, e infatti
eccolo lì. Se non fosse stata così sicura di sé, Ylenia sarebbe
scappata a gambe levate alla vista di quello sguardo.
Connor sibilò ogni parola:
"Devo avvertirti... Molti nel mio lungo tempo
hanno cercato di fregarmi ma io sono ancora qua. E non sarà certo una
sgualdrina che si fa due Originali che potrà recarmi danno.” Sottolineò la
parola Originali con disgusto.
<< Forse perché non hai trovato nessuno alla tua
altezza >> Ylenia ebbe almeno la sana
arguzia di non dire ciò.
Connor la inchiodava con uno sguardo tetro:
“Sei andata troppo oltre e ti sei intromessa in cose
che non ti riguardavano. Per cui chiudiamola qui.” All’improvviso si avvicinò
più velocemente, i muscoli di lui erano all’erta.
Ylenia cercò di prepararsi a ciò che stava
per succedere:
“Mi dispiace, i giochi non sono finiti.”
Connor sorrise in maniera inquietante e
sinistra:
“Quando lo dico io, sì.”
La sua forza non tardò ad arrivare, anzi impiegò solo
un secondo quando lui smise di parlare.
Ylenia ad un tratto sentì le ossa
schiacciarsi su se stesse, smembrarsi, i vasi sanguigni rompersi e i muscoli
dolere fino a morire dentro. Non riuscì a resistere a quella potenza mostruosa
e cadde su se stessa, boccheggiando forte. Cavolo, era peggio di quanto si
aspettasse.
Gli occhi di Connor sembravano
brillare di luce spietata, eppure il viso non tradì nessuna emozione né alcuno
sforzo. Come se la stesse semplicemente guardando mentre le fracassava le ossa.
Ylenia cercò di prendere le ultime forze e
di fare ciò che doveva. Gattonò strenuamente fino ai piedi di Connor e gli afferrò la mano con le unghie; il suo
sangue fuoriuscì dalle incisioni ma Connor sembrò
non provare nulla da quei graffi, infatti la scostò come se fosse un
topo.
Ylenia non si ribellò:
"Ok mi arrendo" sussurrò debolmente e
cercando di trattenere un sorriso.
Connor la guardò dall'alto in basso:
"Sei intelligente vedo. E ora vattene di qui
donna." ordinò ancora.
Ylenia cercò di alzarsi in piedi. Connor continuava ad osservarla. All'improvviso la
strega gli rivolse un sorriso crudele:
"Vattene tu, l'inferno ti aspetta."
E Ylenia così alzò la
mano e blandì un nuovo incantesimo ottenuto grazie al libro Bianco. Sfoderò
tutta la sua forza mentre il sangue di Connor grondava
dalle sue dita.
"Lurida sgualdrina!" gridò Connor con voce terrificante cercando di rimanere in
piedi. Ma Ylenia poté scorgere la
sofferenza atroce sul suo viso di marmo e ne fu deliziata. Ce lo aveva in
pugno.
Del sangue gli stava fuoriuscendo dalla pelle
attraverso ferite invisibili, ne usciva a quantità fino a dissanguarlo.
"Tu non puoi uccidermi." sibilò lui
guardandola con disprezzo. Cercò di resistere ma cadde sulle
ginocchia "Non ne hai il potere." Un rivolo di sangue gli
fuoriuscì dalla bocca, e Ylenia sorrise.
"Scommettiamo?" strinse di più il pugno
della mano tesa in avanti. Il sangue di Connor colò
tra le sue dita.
Era un incantesimo a dir poco strabiliante: se
possedevi il sangue ancora grondante da un ipertensione potentissima, potevi
farne leva e liquidare il soggetto da tutto il sangue che possedeva. Era
stato difficile, credeva di non farcela a sopportare la magia di Connor ma per ogni male ne era valsa la pena. Non
c'era alcun modo affinché quell'arrogante si salvasse, era un incantesimo a non
ritorno.
Non avrebbe creduto di poter mai udire l'urlo di Connor, invece lo sentì. Era micidiale mentre annegava
nel suo stesso sangue. Guardò Ylenia e
infierì su di lei con la sua magia, cercando di fermarla, ma non poteva più
farlo. Oltre alla debolezza del suo stato, Ylenia era diventata una strega di spaventosa potenza.
L'arroganza di Connor gli aveva impedito di
vedere a che punto fosse la sua forza.
Le mani dell'uomo scavarono nel terreno e questo
all'improvviso tremò come in un terremoto. Anche il tetto traballò e Ylenia cadde sulle ginocchia perdendo sangue dal naso.
Il potere di Connor si faceva sentire anche
in punto di morte ma Ylenia si costrinse a
non mollare.
Tese di più la mano. << Muori
bastardo! >>
Connor respirava a fatica eppure gli occhi
sembravano ancora in vita.
"Te lo farò pagare un giorno" mormorò a
denti stretti.
Ylenia gli sorrise sprezzante. Di lui
sarebbe rimasto solo un guscio vuoto, di cosa avrebbe dovuto aver paura?
Abbassò poi la mano quando tutto finì. Connor si era all'improvviso spento nel bel mezzo del
suo sangue.
"Tra mille anni forse." rispose lei
affaticata ma sarcastica. Gli occhi gialli di Connor sembravano
ancora guardarla ma questa volta aveva vinto lei. Era totalmente dissanguato.
Ylenia si diresse all'uscita, privata di
qualunque forza. Lo scontro con Connor l'aveva
sfiancata fino alla morte ma ne era valsa la pena, solo quello contava. Si
avvolse nel suo mantello mentre in corridoio apparve Sylvie, la tirapiedi
di Connor, e correva disperata.
"Che sta succedendo? Dov'è Connor?" gridò allarmata.
Ylenia si ristabilì e rivolse alla collega
un sorriso vittorioso:
"Connor non
comanda più qui."
Sylvie sgranò gli occhi terrorizzata e sorpassò Ylenia correndo. La mora continuava a sorridere. Ormai
li aveva tutti in pugno.
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La scomparsa improvvisa di Connor gettò
il Circolo allo sfacelo, e dalle macerie Ylenia ne
prese le redini con facilità. A parole e in pratica comandava lei lì dentro e
tutti ne avevano paura. Meglio così, Klaus le aveva detto che la paura era un
toccasana e aveva ragione. Cambiò un paio di regole e per prima cosa gli
stregoni dovevano smetterla di cincillarsi dietro
alle erbe e di passare all'azione. Loro erano servi della natura e perciò
dovevano compiere il loro dovere.
Ovvero sbarazzarsi dei vampiri per proteggere gli
innocenti.
Sinceramente non le importava cosa avrebbe fatto
Klaus, tanto lui poteva benissimo creare vampiri dall'altra parte del mondo. A
lei interessava lì ed era stanca di essere accerchiata dai succhia sangue. E se
avesse vinto in quell'impresa avrebbe aumentato il suo potere e il suo
orgoglio. Ma per lei non era mai abbastanza, voleva sempre di più.
Aveva indetto un concilio proprio per l'occasione. Non
solo dovevano essere eliminati i vampiri ma anche coloro che li aiutavano.
Ovviamente per scelta, alcuni poveracci venivano soggiogati e non potevano
essere biasimati. Ma c'era anche la fascia contraria e questo sarebbe servito
da lezione.
Era riuniti in cerchio in una stanza del Circolo,
grande ma anche fredda e priva di finestre. Veniva fatta luce con delle
candele. Si era scoperto che nell'ultimo periodo a Orleans erano avvenute molte
morti ma anche magiche resurrezioni.
C'era sicuramente lo zampino di Klaus ma non le
importava. Un giovane stregone disse che numerosi vampiri erano stati
identificati e poi buttati all'inferno dal quale erano venuti. Ylenia fece un sorriso soddisfatto. L'unica che non
parlava era Sylvie che da quando Connor era
morto non spiaccicava parola e teneva sempre lo sguardo basso. C'era anche
Andrè lì in mezzo che non fiatava. Guardava continuamente Ylenia di traverso, e sembrava essere guarito.
Se per guarito si intendeva uno che al posto del
braccio aveva una fasciatura.. Ma almeno erano riusciti a ripulire la ferita e
a chiuderla.
Un altro stregone di corporatura massiccia si fece
avanti.
"Abbiamo anche identificato un umano che si cincillava dietro a un vampiro e lo stava aiutando di
sua spontanea volontà. Il vampiro se l'é data a gambe e non siamo riusciti a
prenderlo ma l'umano sì"
Ylenia si drizzò sulla schiena:
"Fatemi vedere quel disgraziato, così gli facciamo rendere conto della sua
follia malsana"
Andrè la incendiò con lo sguardo come per farle capire
che lei aveva fatto la medesima cosa, ma a lei non gliene importava un fico
secco del suo giudizio. Era stata furba tutto qui, un semplice umano non
avrebbe potuto competere.
Ordinò di far entrare l'umano in questione e quando
alcuni suoi tirapiedi lo fecero e lo portarono di peso e senza
alcuna grazia, a Ylenia venne un colpo.
Per i sette inferi!
Era Agnes.
Le mani legate, i capelli biondi
disordinati, il vestito cosparso di sangue. Ylenia pregò
che non fosse suo altrimenti avrebbe fatto mozzare la testa a tutti quanti. Si
fece avanti cercando di non tremare, lo sguardo letteralmente shockato.
"Che diamine significa questo? Cosa vi é saltato
in testa idioti!" gridò indicando la sorella.
Un tizio vicino a Agnes la teneva stretta per il
braccio: "Mia signora abbiamo fatto ciò che tu hai chiesto.. Questa
ragazzina era in compagnia di un vampiro e abbiamo soltanto eseguito i tuoi
ordini."
Agnes stava guardando la sorella con volto implorante
e terrorizzato. Ylenia stentava a credere a
ciò che aveva di fronte: "Idioti, sicuramente avete fatto un errore! É
impossibile"
Uno stregone fece cenno ad Agnes di parlare e lei dopo
essersi guardata attorno spaesata, deglutì nervosamente e parlò con poca voce.
"Philippe stava male…
Stava molto male e io non sapevo come aiutarlo e neppure i suoi genitori...
Così sono andata da Klaus e l'ho implorato di aiutarlo"
Klaus! Quel maledetto verme! Sempre lui di mezzo
c'era! Perché diavolo aveva acconsentito a una follia del genere??
Agnes guardava solo Ylenia con
occhi spaventati: "Io volevo aiutarlo, é sempre stato un nostro amico e ci
ha sempre aiutate quando avevamo bisogno di qualcosa.. Io non volevo che
accadesse questo ma poi é rimasto coinvolto in una rissa giù in paese ed.. Ed é
morto col sangue di Klaus in circolo. Ylenia
dobbiamo aiutarlo! Non può farcela da solo, lui non sa cosa fare adesso!"
"Aiutarlo?" per la prima volta Andrè parlò.
"Quello stolto sarà il prossimo a morire dopo di te. Aiutare un umano a
trasformarsi in vampiro. Follia! Eresia!" Andrè stava mettendo legna al
fuoco apposta per farla pagare a Ylenia.
Quest'ultima taceva come se avesse ricevuto un colpo al cuore.
Agnes invece a suo credito assunse un'espressione
fiera, quasi sapesse di aver ragione in mezzo a quel branco di pazzi. "Ho
cercato di salvare una persona a me amica. Non ho nulla a che fare
con ciò che é successo dopo, e se mi trovavo con Philippe quando mi avete presa
é stato per aiutarlo e spiegargli la situazione. Io non ho fatto nulla di
male!"
"É colpa tua se un nuovo vampiro é nei
paraggi!"
"Tradimento!"
"Ormai era stato deciso così ed é stata
proprio Ylenia a ordinarlo! Non può rimangiarsi
la parola data soltanto perché la ragazzina é sua sorella. Deve pagare per le
sue colpe"
Ylenia avrebbe voluto uccidere Andrè lì
seduta stante ma la verità é che non sapeva cosa fare. Quello che dicevano era
vero, se ci fosse stata un'altra persona lei l'avrebbe punita senza battere
ciglio. Ma ora qualcosa le artigliava il cuore e le impediva di parlare.
La sorella la guardava con occhi supplicanti mentre
gli altri stregoni la guardavano come se stessero aspettando la scelta giusta.
Avrebbe voluto mandare tutti al diavolo e liberare Agnes ma non glielo
avrebbero permesso, e la sorella potevano benissimo rimanere ferita senza che
lei potesse proteggerla come avrebbe dovuto.
Aveva le mani legate. Sconfitta abbassò la testa
chiudendo faticosamente gli occhi. Quel gesto fece mancare il cuore ad Agnes
che subito si sentì spingere con violenza verso l'uscita. Gridò che la
lasciassero andare e si voltò per supplicare Ylenia con
gli occhi, con lo sguardo, con le lacrime.
"No ti prego.. Ylenia..
Sorella mia" sussurrò a mezza voce mentre la portavano via.
Ylenia avrebbe voluto tapparsi le orecchie
ma anche così non avrebbe mai potuto dimenticare le grida della sorella.
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Architettare un piano di fuga fu più complesso del
previsto. Agnes per adesso era tenuta prigioniera in una segreta del Circolo e
dalle sue dimensioni poteva benissimo apparire una cella. Non sarebbe stato
facile liberarla, bastava una mossa e Agnes poteva venire colpita durante la
fuga.
Alla fine Ylenia decise
che era inevitabile uccidere chiunque le si parasse davanti. Se doveva
scegliere tra il potere che aveva ottenuto e la vita di sua sorella, la
risposta era chiara e decisa. Non avrebbe permesso a nessuno di far del male ad
Agnes, costi quel che costi. Mentre architettava il piano sentì qualcuno
bussare assiduamente la porta.
"Non ho intenzione di passare l'eternità in
questo paese maledetto e sono giorni che aspetto un tuo messaggio. Mi dici che
cosa stai aspettando?"
Fra tutto quello che doveva fare, Klaus era proprio
l'ultimo dei suoi pensieri.
"Non ho tempo ora." lo liquidò cercando di
chiudergli la porta in faccia ma Klaus glielo impedì:
"Il tempo lo trovi perché io già da giorni avrei
dovuto raggiungere mia sorella e non sottostò agli impegni di una strega, anche
se caruccia come te. Rispetta l'accordo Ylenia, e io allora me ne andrò senza conseguenze."
disse lui minaccioso.
Ylenia allora sbottò in preda a una crisi
di nervi:
"Il tuo schifosissimo accordo può aspettare! E se
tu avessi un po di garbo.."
all'improvviso si fermò come se qualcosa le avesse saltato nella mente. Guardò
Klaus con una strana espressione:
"Rispetterò l'accordo se tu farai qualcosa per
me"
Klaus ne restò alquanto interdetto:
"Che storia é questa?"
"Cambio le carte in tavola, d'altronde tu l'hai
fatto molte volte no? Ho bisogno del tuo aiuto e se hai un briciolo di cuore me
lo concederai.." pensò che Klaus non la lasciasse parlare invece restò
zitto ad ascoltare con i nervi tesi. Dopo avergli detto tutto, Klaus si
irrigidì come se la cosa lo infastidisse:
"Dovrei lasciarvi marcire tutte e due. Spera per
te che questo piano duri poco perché io voglio andarmene. E se dopo questo, non
rispetti l'accordo..."
"Sì sì." lo liquidò con un gesto della mano.
Klaus restò un attimo ad osservarla, come se cercasse
di capire se poteva realmente fidarsi. Sospirò rumorosamente poi uscì di
fretta:
"Comincio a credere che il patto con
te sia stato il disastro della mia vita"
Ylenia immagazzinò quelle parole e seguì
Klaus, pensando anche lei la medesima cosa. Ma con più tristezza.
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Ylenia arrivò alla sede del Circolo con una
carrozza, Klaus la stava seguendo a cavallo. Lui doveva solo sbarazzarsi degli
stregoni all’entrata e far da guardia affinchè nessuno
le arrivasse alle spalle quando andava a prelevare Agnes dalla cella.
“Mi raccomando niente massacri. Trattieniti.” gli
sussurrò Ylenia nascondendosi nel buio.
Anche lei però portava una balestra sotto il mantello; c'era in gioco la vita
di Agnes e doveva giocare duro.
“E io cosa ne ricaverò da tutto questo allora?”
sogghignò lui guardandosi attorno.
Ylenia lo guardò di traverso: “Ti prego non
farmene pentire. Fai il bravo”
Klaus non rispose niente e camminò in avanti
inoltrandosi nell’oscurità. Passarono minuti in totale silenzio poi Ylenia capì che c’era il via libera e allora entrò
nella villa, guardandosi attorno. Era tutto calmo, nessuno in vista. Camminò
velocemente lungo il corridoio; solo una persona stava per scoprirla ma per
fortuna Ylenia si era nascosta in tempo
grazie alla magia ed era ritornata sui suoi passi.
Arrivò alle segrete col fiatone corto e fece
addormentare la guardia senza farsi notare. Dopo di che aprì la serratura della
porta e entrò nella piccola stanza. Agnes era raggomitolata in un pagliericcio:
stava dormendo anche se aveva tutti gli occhi arrossati e tremava di continuo.
La biondina dopo essersi accorta della sua presenza, chiamò il nome della
sorella come se non la riconoscesse, ma Ylenia le
fece segno di tacere e la condusse via di lì sorreggendola di peso.
Agnes faticava a reggersi in piedi come se fosse di
nuovo ammalata, ma cercò comunque di non essere un peso per la sorella e di
cercare di camminare via.
Ylenia notò due cadaveri all’entrata del
Circolo. Scosse la testa ma d’altronde cosa poteva aspettarsi da Klaus.
Circondò la sorella con un braccio: “Ora Agnes ti conduco laggiù nella
carrozza, così tornerai a casa e lì sarai al sicuro ok? Stai bene vero? Non ti
hanno fatto niente?” disse lei angosciata.
Agnes assentì solo con la testa e si fece guidare
verso la carrozza. Ylenia l’aiutò a salire
ma Agnes vide di sottecchi che la mora non accennava a salire: “Sorella, dove
vai?” domandò preoccupata. Ylenia la invitò
a non parlare e di salire subito, poi sparì nell’oscurità.
Agnes restò un attimo ad osservarla, come se non fosse
affatto convinta di lasciare da sola la sorella nonostante tutto.
All’improvviso qualcosa la attirò dentro la carrozza, una mano si serrò sul suo
braccio e la spinse dentro.
Agnes trasalì lasciandosi guidare come una marionetta,
mentre il cuore le balzò in gola:
“Buona sera ragazzina. Sempre in gran forma vedo”
Agnes riconobbe subito quella voce, e chissà perché
non ebbe l’istinto di scendere e di dileguarsi. Restò lì seduta al buio perché
ormai aveva imparato a memoria i lineamenti di Klaus.
“Klaus? Credevo te ne fossi andato.” Disse lei
semplicemente. La carrozza si stava già muovendo e lei cercò di sedersi per non
sentire le gambe affaticate.
“Cambio di programma. Sei proprio una fonte di
problemi ragazzina.” Sghignazzò lui nell’ombra.
Agnes si morse il labbro cercando di guardare al di
fuori del finestrino
“Dove stiamo andando?” domandò come se non
sapesse cos’altro dire.
“Sei ansiosa di vedere il tuo amato storpio?” domandò
lui con un velo di ironia tagliente.
Agnes strinse i palmi delle mani.
“E’ solo un amico. Non gli ho mai promesso nulla” E in
fondo era vero. Provava amicizia e rispetto per lui. Quando lei e Ylenia erano arrivate a Orleans, lui era stato uno dei
pochi ad offrire loro un po’ d'aiuto e solidarietà. In qualche modo voleva
ricambiare per gli anni passati assieme.
Klaus intanto si era irrigidito. Quando Agnes gli
aveva chiesto aiuto per lo storpio, praticamente avevano passato tutto il tempo
ad ignorarsi e a non guardarsi mai veramente negli occhi. Alla fine lei l'aveva
ringraziato freddamente e si era dileguata con l’amico storpio, pensando
davvero che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe rivisto. Invece
eccolo lì.
Klaus continuò:
“Stiamo andando a casa tua. Così finalmente dopo
questa perdita di tempo potrò ottenere quello che voglio e andarmene.”
“Credo che non ti concederò di darmi un secondo addio”
disse lei in tono tagliante ricordando come si erano lasciati l'ultima volta in
quella casa.
Eppure non c’era un tono d’accusa nella sua voce.
Credeva di odiarlo, invece quando l’aveva visto dopo essere stata rinchiusa era
stata come sollevata... una strana sensazione che non sapeva spiegarsi. Credeva
anche lei di essere impazzita.
Scosse la testa, mentre Klaus le rivolse un sorriso
gelido:
“Scusa. Ti ho offesa?” domandò lui come se ne fosse
interessato.
“Hai solo confermato ciò che penso di te. Non riesci a
rapportarti con le persone perché non provi nemmeno a capirle. Non accetti
l'amore di nessuno.” Rispose lei decisa.
Sentì il sorriso di Klaus.
“Ricominciamo con le chiacchiere?”
Agnes si rilassò sul sedile:
“Ho visto tante volte la morte in faccia. Non ho paura
di questo”
“Dovresti averne” sussurrò lui diabolico e lei percepì
che si era avvicinato.
“Perché sei venuto ad aiutarmi?” domandò lei all’improvviso.
Sentì il respiro gelido di Klaus soffiarle sopra il viso, segno che si era
proteso verso di lei. Agnes restò immobile, non sapendo come muoversi.
“Tua sorella mi ha come dire costretto.” Si giustificò
lui.
Agnes sentì uno strano formicolio nel petto:
“Ti prego Klaus. Qualunque cosa tu devi fare non
farla. Lascia stare mia sorella, sento che si è messa in un brutto guaio e so
che c’entri tu. Non fare nessuna follia, e se proprio devi... non qui. Non
voglio che a mia sorella accada nulla” Nonostante ciò che aveva subìto per la
sete di potere di Ylenia, Agnes non voleva il
suo male. Si sentiva ancora legatissima a lei e non avrebbe sopportato che le
accadesse qualcosa. E intuiva che il suo cambiamento proveniva da Klaus... e
non era nulla di buono.
Klaus restò immobile e serio. In qualche modo si sentì
offeso dalle sue parole, ma rispettava il suo bisogno di proteggere la sorella.
Lui forse avrebbe fatto la stessa cosa… se
le cose fossero state diverse con la sua famiglia.
Rimasero in silenzio a contemplare i loro volti
nell’ombra.
All’improvviso Klaus si allontanò da lei e guardò
distratto fuori dal finestrino
“Credo che il viaggio sia giunto al termine.
Finalmente.” Disse gelido.
Agnes sospirò allora e cercò di scendere. Ma prima di
farlo, Klaus le afferrò il polso e si alzò – cercò di farlo sebbene la carrozza
avesse il tetto basso – avvicinandosi di più a lei. Agnes si girò verso la sua
direzione. Non seppe immaginare quale espressione aveva indossato questa volta
il vampiro.
“Non mi dai il bacio d'addio?” chiese lui
affascinante, ma le labbra non si curvarono nel solito sorriso. Agnes tremò ma
non ebbe il tempo di metabolizzare la cosa che Klaus l'attirò a sé. Per un
momento pensò che lui stesse per baciare lei, ma il tempo passò e non accadde
nulla.
Agnes sbattè le
palpebre, come se fosse stata appena sciolta da un incantesimo, e depositò
istintivamente la mano sulla guancia di Klaus. L’aveva trovata con facilità al
buio visto che lui non si era spostato di un millimetro.
Gli sussurrò senza nessun timore:
“Spero che in un lontano futuro vedrai qualcosa nel
riflesso del tuo specchio, Klaus. Lo spero davvero” Suonò come una preghiera,
una speranza.
Prima di separarsi voleva dirgli che almeno lei
credeva che ci fosse qualcos’altro in lui, oltre l’apparenza che voleva a tutti
i costi mostrare al mondo intero. Ma lo strato da scavare per trovare la sua
umanità era troppo profondo, troppo intriso di pericoli mortali e odio, e
poteva anche non arrivarci.
Quella corazza, in quel secolo, in quella vita, le
sembrò troppo spessa da spaccare del tutto.
Lei ci aveva provato, e avrebbe voluto esserci davvero
riuscita. Ma il loro tempo era scaduto. Klaus se ne stava andando verso un
altro destino di morte e buio, lei doveva rimanere insieme alla sorella e
dopotutto non avrebbe mai accettato lo stile di vita di Klaus. Si sarebbe
consumata come un candela sul punto di spegnersi.
Comunque sperò davvero che lui ricordasse le sue
parole. E non le schiacciasse come aveva fatto con le sue emozioni.
Piena di malinconia, Agnes scese dalla carrozza senza
dir nulla.
Klaus non replicò né la fermò. Per la prima volta in
vita sua credette di aver fatto la scelta
giusta nel lasciarla andare. Non si soffermò neanche a guardarla per un’ultima
volta come se in ciò ne avesse paura, e alla fine se ne andò anche lui.
L'oscurità lo stava di nuovo reclamando, sebbene in quel momento davvero la
odiò.
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Agnes stava attraversando il giardino con passi
malfermi quando la porta di casa sua si aprì. Era Ylenia
“Per fortuna sei arrivata!” esclamò lei sollevata,
correndo ad abbracciarla. Agnes ricambiò l’abbraccio, anche se non così
intensamente come avrebbe voluto. Sentiva un strano peso sul cuore da quando
aveva lasciato solo Klaus.
Ylenia la lasciò andare poi la guardò in
viso: “Agnes, per l’amor del cielo non devi mai fare più una cosa del genere.
Che ti è saltato in testa? Capisco che volevi aiutare Philippe ma... oh dai
andiamo, lasciamo perdere ormai è fatta”
Agnes la fissò priva di emozioni: “Non potevo
lasciarlo solo. E grazie per non avermi difesa davanti al branco dei tuoi amici
pazzoidi” cercò di sorpassarla ma Ylenia la
fermò.
“Mi dispiace. Ma era l’unico modo per poi liberarti
senza guerre o scontri. Ma ora tu sei a casa, è questo l’importante e giuro che
non permetterò più che qualcuno di loro ti tocchi di nuovo.”
Agnes la guardò ancora una volta con sguardo vuoto.
“Mi dispiace di averti creato dei problemi… ma
tu Ylenia.. in che guaio ti sei cacciata? E non
mentirmi.. Ho visto che sei cambiata, che non sei più la stessa.” Si avvicinò
alla sorella cercando di farla sfogare. Ma Ylenia come
al solito si chiuse a riccio:
“Queste non sono cose che ti riguardano Agnes... entra
in casa”
La biondina serrò i piedi come se quella non fosse la
risposta che si aspettava, ma all’improvviso sentì una voce alle sue spalle. Si
girò. Era Philippe.
Ylenia subito si irrigidì e lo sguardo divenne
tetro.
Il ragazzo però guardava solo la bionda. “Dio mio
Agnes, per fortuna stai bene. Credevo che quei maledetti ti avessero fatto del
male.”
“Non preoccuparti per me. Tu piuttosto come stai?”
domandò lei preoccupata avvicinandosi all’amico.
Ylenia però li interruppe subito: “E tu che
ci fai qui? Ti rendi conto del casino in cui ci hai messo? Prima abbandoni
Agnes nel momento del bisogno, e adesso ti fai vivo con la faccia da cane
bastonato.”
Si voltò per guardare Agnes: “Mi dispiace, ma non può
vivere. E’ troppo pericoloso”
Agnes trasalì, serrando il braccio di Philippe:
“No, Ylenia ti prego... lui non farà del
male a nessuno, te lo giuro. Gli insegneremo a non fare del male alla gente,
saprà controllarsi”
Ylenia fece una smorfia: “E’ una cosa
pressoché impossibile. E’ un vampiro ora, e l’unico suo istinto è quello di
bere il sangue di persone innocenti e uccidere. Mi dispiace Philippe, niente di
personale. Sei sempre stato un bravo ragazzo, ma ora non sei più tu. E’ l’unica
alternativa, lo sapete entrambi.”
Philippe divenne pallido come un cencio non sapendo
cosa fare, mentre Agnes sostenne lo sguardo della sorella. “Perché? Tu hai
frequentato sia Finn che Klaus, che
differenza fa?”
“Proprio per questo, ne ho abbastanza dei vampiri.
Sono solo mostri e portano soltanto male nella vita degli altri. E il signorino
qui presente non avrà la forza di controllarsi per decenni, almeno. Non
possiamo rischiare.” Ylenia sembrò non
retrocedere sulla sua scelta. Era diventata di ghiaccio, non aveva alcuna
compassione per il vecchio amico. Di nuovo l’oscurità sembrò possedere il suo
animo già troppo offuscato e parve prevaricare la sua razionalità.
Ylenia afferrò prontamente la balestra da sotto
il mantello e schioccò in un secondo. Agnes essendosi accorta delle sue
intenzioni, cercò di spostare Philippe gridando di stare attento. Il dardo
erroneamente la colpì in pieno petto.
Agnes soffocò il grido che rimase intrappolato in
gola. Le ginocchia cedettero e si accasciò a terra, portandosi la mano dove era
stata colpita. Solo quando cadde a terra, Ylenia si
accorse della atrocità che aveva commesso. Sgranò gli occhi in preda allo shock
e al terrore, le labbra tremarono.
“No!” gridò con tutta la voce che possedeva e correndo
per salvare la vita della sorella. Cercò di sorreggerla, la chiamò, le infuse
tutto il potere di cui disponeva prendendole la mano tra le sue, ma il sangue
continuava a sgorgare dalla ferita.
Philippe rimaneva impalato a guardare, anche lui era
shockato e un attimo prima aveva urlato il nome di Agnes. Quando Ylenia alzò lo sguardo per chiedere il suo
stramaledetto aiuto, Philippe si era già volatilizzato. Dovevano piacergli
tantissimo le sue nuove gambe. Ma forse era meglio così, perché Ylenia l’avrebbe ucciso per non essersi arreso subito.
La mora cercò di tenere in vita la sorella il più
possibile, la chiamò di continuo, ma Agnes sembrò avere i polmoni perforati.
Ogni mossa che faceva stentava a respirare come se avesse l’asma, gli occhi
stentavano a rimanere aperti. Il sangue continuava a sgorgare fino a quando le
mani di Ylenia non si insudiciarono del
tutto.
Non doveva piangere, doveva essere forte, doveva
trovare subito un modo per salvarla. Di colpo non contò più il potere, la
magia, l’ambizione... nulla.. non erano quelle le cose più importanti. Come
aveva potuto essere così egoista? Così cieca? Di colpo l’oscurità che l’aveva
posseduta si diradò dal suo animo, ma era troppo tardi…
Un singhiozzo le scoppiò nei polmoni pregando la sorella di non lasciarla, che
lei era tutto ciò che aveva.
Le sue suppliche furono interrotte da un pensiero
lampante. Forse c’era un modo per salvare Agnes dalla morte. Senza perdere
tempo, prese la sorella in braccio e corse via.
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“Klaus!” Ylenia gridò
il suo nome a perdifiato, entrando a falcate nella villa presso la quale lui
abitava. O meglio non alloggiava mai lì, solo per succhiare indisturbato il
sangue delle sue vittime. Vedendo che nel salotto non c’era nessuno, Ylenia gridò ancora il suo nome. Era un urlo
terrorizzante.
“Che diavolo sta succedendo?” Finalmente Klaus
apparve, e non appena vide lo scenario di fronte a lui sgranò gli occhi. Si
avvicinò prontamente e Ylenia balbettò tra le
lacrime.
“Aiutala Klaus! Io non ci riesco, non so perché! Si
sta indebolendo ad ogni secondo, ti supplico dalle il tuo sangue! Aiutala!”
Klaus rimase immobile come una statua mentre fissava
il volto spento e pallido di Agnes. Aveva gli occhi chiusi, le braccia
ciondolavano e i capelli le coprivano gran parte del viso. C’era molto sangue,
troppo sangue.
Il vampiro la prese tra le braccia e andò verso il
salone. Il viso divenne tirato:
“Che altro hai combinato Ylenia?
Io questa sera ho già fatto troppo per voi due, che rispetti subito il nostro
patto altrimenti potrei benissimo lavarmene le mani.” disse Klaus come se si
fosse innervosito.
Ylenia lo guardò disgustata tra le lacrime.
In un momento del genere come poteva pensare al suo fottuto accordo?
Eppure Ylenia era
così devastata da non vedere che sotto la superficie anche Klaus era pressoché
shockato. Le sue parole dure e schive gli erano uscite senza che lui le potesse
fermare.
Klaus andò nel salone e depose il corpo di Agnes
delicatamente sul divano. Sembrava una bambolina tra le sue mani.
Ylenia lo seguiva continuando a disperarsi
per ciò che aveva fatto e pregando che Klaus la ascoltasse.
Klaus scostò i capelli dal viso di Agnes, il volto del
vampiro era duro come scolpito nella pietra mentre la guardava.
Ylenia si imbufalì. “Che stai aspettando??
Fai qualcosa! Trasformala pure se vuoi, ma salvala! Farò tutto quello vuoi,
terrò fede al mio patto te lo giuro!” gridò disperata.
“E’ troppo tardi”
Quel bisbigliò suonò come una campana. La sua
condanna. Ylenia sentì la morte addentrarsi
su di lei.
Klaus continuava ad accarezzare i capelli biondi di
Agnes, lo sguardo era duro e impenetrabile.
“No… no non è
possibile! Era viva quando l’ho portata qui! Ne sono sicura!” Ylenia sembrò impazzire in preda alla disperazione.
Non voleva crederci, sua sorella non poteva essersene andata così.
Klaus si innervosì come trafitto e si alzò. Ma i suoi
occhi non la guardarono:
“E’ tardi Ylenia. Il
mio sangue non può fare i miracoli”
Ylenia lo guardò con occhi spalancati. Si
portò le mani alla bocca, soffocando il pianto. “No no... non può essere vero.
Ti stai sbagliando...”
Klaus continuava a non fissarla, Ylenia si diresse verso la poltrona dove era sdraiata
la sorella e nel farlo spalleggiò il vampiro.
“Levati, non toccarla” Minacciò in preda ad un attacco
di sclero e disperazione. Si inginocchiò di
fronte alla sorella continuando a piangere.
Klaus allora la guardò. Lo sguardo era raggelante
mentre la guardava dall'alto:
“Puoi biasimare solo te stessa per ciò che è successo”
“Zitto zitto zitto!” gridò lei agitandosi.
Klaus all’improvviso se ne andò dalla stanza, e Ylenia si disperò nella sua solitudine. Come aveva
potuto farlo? Perché le era stata portata via la persona più importante per lei,
l’unica che contasse veramente?
Se poteva tornare indietro lo avrebbe sicuramente
fatto: avrebbe allontanato sia Finn che
Klaus, maledetto quel potere oscuro e la sua ambizione troppo grande. Sarebbe
rimasta normale e avrebbe perfino accettato di perdere i poteri.
Ma nulla di tutto ciò poteva succedere. Mentre
accarezzava le mani gelate della sorella capì che era troppo tardi. Se ne era
andata. Non c'era più nessuna luce in lei.
Ylenia affondò il viso nel petto della sorella,
stringendola forte a sé.
“Vogliamo procedere ora? Desidero andarmene da questo
buco di paese.” Klaus era comparso all’improvviso. Teneva un bicchiere d’acqua
per Ylenia, e aveva lo stesso sguardo duro di
prima.
Ylenia si alzò, incendiandolo con lo
sguardo: “Mia sorella è morta da due minuti. Credi che me ne freghi qualcosa di
te? Vattene! Al diavolo tutti!”
Ebbe la sensazione che negli occhi di Klaus fosse
apparso un guizzo di dolore, ma scomparve troppo in fretta come se non fosse
mai esistito. Il vampiro sviò lo sguardo:
“Il patto comunque rimane tra noi. A dispetto di ciò
che pensi, so quello che provi. Rispetto il tuo lutto ma per stanotte era in
programma la morte di Finn. E io non cambio mai
i miei programmi.” disse lui con finta glacialità. Tornò a guardare Ylenia:
“Se tu vuoi venire, vieni pure. Vedila come una
piccola vendetta. Se tu non avessi conosciuto Finn,
io non sarei mai entrato nella vostra vita.” sogghignò ma il sorriso si spense
subito. Non aveva voglia di ridere.
Ylenia si fece faccia a faccia contro di
lui: “E’ te che dovrei uccidere.” Sibilò duramente, per poi allontanarsi. Si
diresse verso un tavolo e lì appoggiò le mani. Serrò duramente le unghie e
liberò tutte le lacrime e i singhiozzi.
Klaus non la guardò né rispose. Guardò Agnes ad un
tratto e si avvicinò. Era rimasta comunque bella, anzi forse più bella di
quanto fosse stata in vita. Ebbe l’assurdo impulso di sfiorarle il viso con
la mano… ma non ebbe la forza di fare
nulla. Rimase rigido a guardarla.
“Va bene, andiamo” disse Ylenia all’improvviso.
Gli occhi arrossati per via delle lacrime e ciondolava come se fosse ubriaca.
“Facciamo presto però.” Guardò Agnes con occhi disperati ma poi scostò il viso
come se non potesse più guardarla.
“Portiamola dal medico prima”
Klaus assentì solamente con la testa, e prese in braccio
il corpo di Agnes. Era così sottile e delicato che sembrava non avesse nulla
tra le mani.
Gli appariva impossibile che quel piccolo angelo
biondo se ne fosse andato prima del suo tempo. E addirittura quando lui aveva
deciso di lasciarla andare senza troppi danni. Forse il mondo era davvero
crudele, non talvolta. Sempre.
Cercò poi di non guardare quel viso che l’aveva
turbato come nessuno aveva mai fatto in quei secoli e che forse l'avrebbe
turbato ancora per molto tempo; e entrambi uscirono di casa senza dire una
parola.
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Klaus rintracciò Finn in
un luogo sperduto e desolato di Orleans. Era buio e praticamente non c’era
nessuno in strada mentre il diretto interessato camminava a passi spediti, come
se si fosse accorto di essere seguito o avesse fretta.
Ylenia recitò la parte a perfezione sebbene
il viso era spiritato e i capelli tutti in disordine. Sembrava uno spettro.
Interruppe la camminata di Finn,
mettendosi di fronte a lui. Subito il vampiro strabuzzò gli occhi sorpreso. “Ylenia? Che ci fai qui? E’ successo qualcosa?” domandò
essendosi accorto del suo stato.
Quello spettro sotto forma di donna rise lievemente.
“Agnes è morta”
“Morta? Che stai dicendo? Come?” domandò lui sbigottito
avvicinandosi per consolarla. Lo sguardo era sinceramente addolorato.
“Sono stata io. E’ stata tutta colpa mia.” rispose lei
come un automa.
“Cosa? Hai ucciso tua sorella?” domandò Finn allontanandosi come scottato o perché considerava
quella faccenda una follia.
Ylenia rimase muta mentre Finn si guardava attorno circospetto. La prese per le
spalle:
“E’ meglio andarcene di qui. Così mi spieghi tutto”
“Ormai è inutile scappare Finn.
E’ troppo tardi.” rispose Ylenia col suo
solito tono d'automa.
Finn si fermò allarmato ma si girò subito dall'altra
parte. Davanti a lui c'era Klaus.
“Ciao fratello” mormorò quest'ultimo.
“Klaus.” Finn serrò
duramente la mascelle e poi si girò verso la strega. “Ylenia scappa”
Klaus allora sogghignò:
“Evita l’istinto cavalleresco. La tua donna sta dalla
mia parte, e ti vuole morto quanto me”
Finn sgranò gli occhi e tornò a guardare il fratello.
Gli sorrise sprezzante:
“Stai mentendo.”
“No?” Klaus inarcò il sopracciglio rimanendo
immobile. Finn sembrava interdetto come se
fosse stato ucciso due volte.
Si girò lentamente verso Ylenia,
cercando di trovare nei suoi occhi una qualche traccia di falsità per le parole
del fratello.
“Ylenia..” bisbigliò quel
nome come se non lo riconoscesse, come se avesse davanti un'estranea. Il suo
cuore immortale non riusciva a crederci, come se si fosse ad un tratto
indebolito.
Ylenia d'altro canto non faceva nulla, come
se si trovasse lì per caso. Non aveva voluto la morte di Finn ma ora sentiva solo vuoto, non provava niente.
Potevano anche morire tutti che tanto non gliene sarebbe importato.
Finn si girò verso di lei completamente, bisbigliando
ancora il suo nome come in cerca di qualche spiegazione. Ma Klaus prontamente
afferrò tra le mani il pugnale con la resina della quercia bianca.
“Addio fratello.” disse prima di piantarglierlo nel cuore.
Finn sobbalzò al colpo, le vene si rinsecchirono e
cadde sulle ginocchia. Prima di morire i suoi occhi guardarono per bene il
volto di Ylenia; riempì gli occhi del tradimento
di cui era stato vittima, della delusione che l'amore gli aveva inferto.. E
infine la vendetta. La vendetta di un Originario.
Ylenia sentì qualcosa serrarle il cuore ma
non fece niente per aiutare Finn. Il rammarico
scomparve alla prospettiva che doveva andare così, che sarebbe finita comunque
in quel modo. Ritornò su di lei il vuoto.
Klaus raccolse il cadavere del fratello, senza però il
solito ghigno. Anche lui sembrava diverso:
"Torna a casa. Penso che per oggi tu ne
abbia abbastanza." Le lanciò un'occhiata di sfuggita e si dileguò
poi nelle tenebre.
Ylenia restò immobile invece. Nei suoi
occhi comparve una piccola lacrima.
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Quanto faceva male perdere una persona amata? Quella
più importante di tutti? É un dolore che non si può esprimere a parole. Ylenia si sentiva vuota mentre guardava la tomba di
Agnes. Vuota e sola.
Per combattere quel dolore si fece assalire dalla
rabbia.
Klaus. Era tutta colpa sua. Di quella bestia. Da
quando lo aveva incontrato tutto era andato a rotoli, il suo mondo si era
disfatto in mille pezzi. L'aveva condotta in una strada pericolosa e mortale
solo per i suoi loschi scopi. L'aveva costretta a mettersi contro di
Finn. Aveva oltretutto avvelenato la vita di Agnes,
fatto correre mille rischi e pericoli. Aveva avuto l'idiozia di provocare
trasformazione di Philippe e quella poverina di Agnes c'era andata di mezzo. Si
era arreso subito e non aveva cercato di salvarla. Tutto per quel stramaledetto
accordo.
Se lo poteva ficcare in quel posto il suo accordo.
Klaus aveva almeno avuto pietà nel lasciarla in pace
ma comunque entro pochi giorni voleva sapere tutte le informazioni riguardo a
quelle creature. Beh che se le trovasse lui quelle informazioni, lei non
l'avrebbe di certo aiutato.
Quel patto era stata la sua condanna, una fregatura.
L'aveva portata alla rovina, si era fatta ingannare dal suo fascino crudele e
inquinare l'anima.
Maledisse quel patto e il giorno in cui l'avevano
stretto. Ora aveva molto potere certo, ma cos'altro rimaneva? Quel potere era come
una mela tentatrice e lei l'aveva mangiata finendo poi nell'inferno personale
di Klaus.
Quella dannata oscurità in cui era caduta per eseguire
i capricci di Klaus, le aveva strappato l’umanità, ingigantito i suoi difetti
fino a farli diventare una vergogna. Era finita per diventare vuota come un
guscio, accorgendosene solo quando aveva visto Agnes morire.
Di nuovo si lasciò andare alle lacrime, ma poi
all'improvviso notò qualcosa sopra la tomba di Agnes. Era un fiore.
Asciugandosi gli occhi, Ylenia lo prese tra
le mani: era una magnolia.
Istintivamente si voltò e in lontananza vide una
figura solitaria allontanarsi dal cimitero. Chissà perché ebbe la sensazione
che fosse Klaus.
Al vuoto della sera prima si contrappose la rabbia,
un'emozione così potente che non lasciava scampo. Serrò duramente il viso
mentre depositava il fiore dov'era prima.
Dopo aver detto un ultimo addio alla sorella, se ne
andò.
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Gli anni passarono ma quel vuoto, quel dolore, quella
rabbia non se ne andarono. Ylenia girava il
mondo senza alcuna meta fissa e senza nessuno scopo. Aveva abbandonato la
Francia, e Klaus si era ritrovato con un pugno di mosche in mano. L'aveva
fregato così come le sue false parole avevano fatto con lei. Non l'avrebbe mai
più aiutato a fare del male, anzi voleva che soffrisse come aveva sofferto lei.
Agnes era morta, niente più contava.
Ylenia aveva sfogato la sua rabbia anche
sul Circolo; il giorno dopo la morte di Agnes era andata in sede e tutti
l'avevano accusata di aver fatto scappare Agnes e le avevano ordinato di
riportarla lì.
Ylenia non aveva perso neanche del tempo a
giustificarsi che li aveva uccisi. Uccisi tutti con una semplice occhiata. Non
provando nessun rammarico. Per ultimo toccò ad Andrè e Ylenia gli
aveva riservato tutta la sua furia. A causa del suo tremendo potere, la villa
aveva tremato sul punto di cadere a pezzi.
Ylenia non era riuscita però a lasciare
andare il Libro Bianco. Aveva oltrepassato la barriera e afferrato quel tesoro
prezioso, prima che il tetto le cadesse in testa. Sicuramente quel libro poteva
servirle nella sua fuga da Klaus e a nascondersi dal mondo.
Il Circolo si era disgregato in mille pezzi, e non
aveva più una casa. Il vuoto divenne la sua casa.
Sperimentò l'incantesimo dell'immortalità ottenuto
grazie al libro. Non voleva vivere, ma non voleva neanche morire. Si
lasciò andare come se fosse un fantasma.
Quel libro era tutto ciò che di prezioso aveva
rimasto, era pericoloso farlo cadere in mani sbagliate.
Si trovava in Texas, l'anno non se
lo ricordava tanto erano tutti uguali per lei. Era buio gelido alla
sera e quel giorno pensò a Finn. Non sapeva
neanche perché ma dopo tutto quel tempo cominciava a capire che anche se era un
vampiro, Finn non meritava quel destino
crudele nè di essere ingannato da lei. Il
dolore per ciò che gli aveva fatto arrivò ma era troppo tardi. Inoltre non
sarebbe servito a nulla.
Camminava in un vicolo al buio quando notò un uomo e
una donna lottare. L'uomo era un vampiro. << Vampiri >> Ylenia storse il naso. La rovina del mondo erano.
La donna però era in svantaggio e stava per cadere
così Ylenia decise di intervenire. Uccise
quel vampiro semplicemente con un'occhiata, e la donna dopo la guardò col
respiro affaticato e tentando di rimettersi in piedi.
Era una donna di mezz'età comunque ancora bella, con
gli occhi e capelli scuri. Si pulì le mani e si avvicinò traballante: "Beh
vi devo la vita" disse.
Ylenia le sorrise freddamente: "Dovere."
poi vide il paletto di legno per terra. "Lei é una cacciatrice?"
La donna scrollò le spalle: "Non più, ho chiuso.
Ma quando vedo un succhiasangue non desisto
dall'ucciderlo" osservò poi Ylenia attentamente
"Lei é una strega invece."
Ylenia le sorrise a mò di risposta. "Qui nel vicolo c'è ancora un bar
aperto. Vuole che le offra qualcosa? Bisognerebbe brindare per essere scampata
alla morte"
La donna accettò con piacere e la ringraziò di nuovo
per il suo aiuto anche se era sicura di potercela fare da sola.
A Ylenia piacque
quella strana donna, era da un sacco di tempo che non interagiva con un essere
umano. Ed ebbe la strana impressione che lo stesso valeva per la donna che
aveva davanti. L'ombra di un sorriso comparve sul volto abbronzato della
strega.
"Ylenia" disse
porgendole la mano per presentarsi. Aveva lasciato dietro di sè il cognome Lefevre.
Troppi ricordi...
La donna le strinse cordialmente la mano:
"Piacere. Maggie"
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"Allora hai capito bene?" le domandò Maggie tenendo aperta la portiera del taxi. Ylenia desistette nel salirci:
"Sì Maggie lo
farò, ti ho dato la mia parola."
"So che é impresa assurda per non dire
impossibile. Ma ho visto con i miei stessi occhi quanto tu sia potente quindi..."
Ylenia guardò la donna scrutandola con i
suoi grandi occhi neri:
"Perché Maggie non
lo fai tu? Tua figlia gradirà sicuramente di più il tuo aiuto rispetto a quello
di un'estranea."
Maggie esitò:
"Non posso... Sai ciò che ho fatto."
E lo sapeva. Maggie le
aveva raccontato gli aneddoti del suo passato, come se avesse un bisogno
disperato di sfogarsi. E Ylenia riusciva a
comprenderla in qualche modo.
"Non voglio giudicarti, perciò direi che é
arrivato il momento di salutarci. Ti terrò informata ma non ti garantisco
niente. D'altronde il Libro Bianco parla chiaro"
La strega esitò ancora nel salire dentro il taxi.
Sapeva che incontrare la figlia di Maggie l'avrebbe
riportata dritta nelle grinfie di Klaus. Se sarebbe accaduto, lui come si
sarebbe comportato? Era rimasto lo stesso di sempre oppure ci aveva messo una
pietra sopra? Conoscendo Klaus ne dubitava.. Ma lei in fondo il cuore voleva
rivederlo.. E mica per semplici carinerie.
Basta scappare, l'avrebbe affrontato. Aveva ora
l'occasione giusta per vendicarsi di lui e per tutto il male che le aveva arrecato.
Pregustava già il momento. Il suo dolore aveva un colpevole e nei secoli quel
nome non era cambiato.
Tornò a guardare Maggie.
Si era instaurata una strana affinità tra le due donne come se fossero in lotta
contro il mondo intero e entrambe non avessero più niente per cui lottare. Due
fantasmi.
Maggie la incoraggiò anche se non era
proprio il tipo.
"Mi fido di te." sussurrò infine. Ylenia pregò che Maggie stesse
riponendo la sua fiducia nelle mani giuste. L'ultima volta che una persona si
era fidata di lei aveva avuto di che pentirsene.
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Ylenia incontrò Briony per
la prima volta faccia a faccia nel giardino dei Lockwood.
Sinceramente se la aspettava diversa.. Era una ragazza normale come tutte le
altre, magra, viso molto carino, capelli lunghi castani e due incredibili occhi
verdi innocenti. Non era la classica cacciatrice super forzuta.
Ylenia non provava l'antico disprezzo e
repulsione verso le creature come lei, ma forse perché a quei tempi era sotto l'influsso
di Klaus e del potere nero della magia. Adesso invece era più che altro
curiosa. Voleva vedere che tipo di persona era quella che aveva il potere di
distruggere i vampiri. Gli Originali.
“Ciao Briony” bisbigliò la strega. La ragazza sussultò stando ben
all’erta.
“Come sai il mio nome?
Chi sei?”
Ylenia intravide subito una grande forza
d'animo in lei.
“E’ inutile che cerchi
nella borsa il tuo paletto di legno, Briony. Non sono
un vampiro se è questo che vuoi sapere”
Briony tentennante lasciò andare la mano
nella borsa. Ma era comunque reticente come se non volesse fidarsi.
Ylenia vide in lei anche un profondo dolore
che le squarciava l'anima da quando aveva perso il suo amato Originario. Ma
come diavolo faceva ad amarlo se doveva ucciderlo? Ylenia credeva
sul serio di aver sbagliato persona; quella ragazza tutto era tranne che un
mostro.
“Perché mi segui? Sei
una schiavetta di Klaus?”
Ylenia sorrise. Lo era un tempo, ma ora non
più. Si avvicinò a Briony continuando a
guardarla. No, era davvero la figlia di Maggie.
“Tutt’altro. Sono qui
per aiutarti; sono un’amica di tua madre”
E da quel momento ebbe
inizio un'amicizia che nessuna delle due mai si sarebbe aspettata che nascesse.
Fine capitolo!
I flashback di Ylenia sono finiti, forse alcune cose sono un po confuse ma ho deciso di mettere le cose più
importanti! E adesso sapete un paio di cose in più sulla nostra streghetta.. Spero di non avervi deluse! E spero di non
aver fatto un disastro con Klaus.. Ammetto di non riuscire a rappresentarlo
bene come faccio con Elijah, ma proprio perché non mi piace molto il suo
personaggio.. Io lo vedo come un perverso doppiogiochista, mentre la Plec l'ha rappresentato in modo diverso
con Caroline... quasi fin troppo romantico per me XD Sta a voi decidere se
vi piace o meno :-)
Se qualcosa non vi é
chiaro ditemi pure J
Volevo consigliarvi
inoltre questa fanfic di Debby_88, una
bellissima storia su un Elijah mooolto sexy!
Ve la consiglio davvero ;)http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1051104
Un bacione
-Elyforgotten