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Autore: Ginny Lily Potter    29/09/2012    2 recensioni
“Quando nacqui faceva freddo.
Faceva freddo a Londra. Ma a Edimburgo… a Edimburgo c’era il sole.”

Le braci fumavano lievemente, spente, nel camino bianco, e la cenere era sparsa sul tappeto nel centro della stanza. Silenzio.
Un orologio segnava le sei di mattina del 8 dicembre 1979 e una lancetta indicava una donna somigliante ad una nuvola.
Un guaito svegliò l’uomo sdraiato sul divano, insonnolito.
[..]“Deve nascere un fratello a Liam e Jason” dichiarò, fissando il figlio negli occhi. Oliver abbassò lo sguardo e si accarezzo una guancia. “Un fratello? Un bambino?”
“Ay, Oliver” annuì il Signor Wood, prendendolo in braccio e poggiandolo sul tavolo, “un maschio. Siamo tutti maschi in questa casa” aggiunse ridacchiando.
“Benvenuta a casa, Katie Emilee Bell”
Genere: Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katie Bell, Oliver Wood/Baston
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Dopo la II guerra magica/Pace
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Keeping the Chase

001. Inizio

Inseguendo una libellulain un prato,
un giorno che avevo

rotto col passato



“Quando nacqui faceva freddo.
Faceva freddo a Londra. Ma a Edimburgo… a Edimburgo c’era il sole.”
 

   

Le braci fumavano lievemente, spente, nel camino bianco, e la cenere era sparsa sul tappeto nel centro della stanza.
Silenzio.
Un orologio segnava le sei di mattina del 8 dicembre 1979 e una lancetta indicava una donna somigliante ad una nuvola.
Un guaito svegliò l’uomo sdraiato sul divano, insonnolito.
Aveva un lungo e grande naso, che pareva la radice di un albero, e la barba scura era annodata in due trecce arricciate.
Scosse via la stanchezza con una scrollata di spalle e si alzò in piedi, stiracchiando le braccia.
“E’ mattina, svegliatevi!” tuonò l’uomo dal fondo delle scale.
Erano abituati a svegliarsi molto presto, in quella grande casa Scozzese, e andare nel bosco o a caccia con il gelo che pungeva la pelle era la sensazione che preferiva, lo so bene.
Ma quel giorno non si poteva perder tempo. Sarebbero dovuti andare a Londra, al St. Mungo.
Qualche porta sbattuta, uno scalpiccio di piedi piccoli, e tre bambini entrarono nella cucina dove Gregor Wood stava preparando una colazione frugale.
“Oliver, porta in tavola il pane” ordinò, indicando un paniere colmo di pagnotte scure, “e voi, andate a mettervi dei bei vestiti. Quelli delle partite importanti, Liam” aggiunse, spingendoli verso le scale.
Oliver era rimasto in cucina e si avvicinò cautamente al padre.
Gli tirò un lembo del maglione.
“Perché devono vestirsi bene?” domandò, corrugando le sopracciglia severamente.
Il Signor Wood si lavò le mani e le asciugò in un panno ruvido. Fa così ancora adesso, prima di dire qualcosa di importante.
“Deve nascere un fratello a Liam e Jason” dichiarò, fissando il figlio negli occhi.
Oliver abbassò lo sguardo e si accarezzo una guancia.
“Un fratello? Un bambino?”
“Ay, Oliver” annuì il Signor Wood, prendendolo in braccio e poggiandolo sul tavolo, “un maschio. Siamo tutti maschi in questa casa” aggiunse ridacchiando.
Eh, povero Re Gregor. L’avrebbe sconvolto con il suo arrivo, poco dopo.
“E le mamme?” domandò perplesso il piccolo Oliver, osservando estasiato il lavoro che stava facendo suo padre, tagliando il pane.
Il Signor Wood borbottò.
“Va’ a chiamare quei due, e vestiti anche tu. Fate veloce” ordinò poi, affondando il coltello in una pagnotta.
Ne prese metà e la morse, infarinandosi i baffi rossastri.
Da piccola mi sono sempre chiesta come facessero ad avere le punte all’insù.
Liam, Jason e Oliver irruppero in cucina vestiti alla bell’e meglio, inciampando nelle stringhe delle scarpe.
“Andiamo?”
“Andiamo?”
“And- dove?”
Gregor Wood aprì la porta di casa e fece per uscire, seguito dai bambini, quando si bloccò improvvisamente davanti a Calum Bell.
Il Signor Wood e mio padre diventarono amici durante un’incursione nel mondo babbano, dove dovevano sequestrare dei preicolosi ordigni militari.
Non facevano gli Aurors ma, in quegl’anni di crisi, tutti i maghi e le streghe venivano sollecitati ad aiutare la società magica e babbana offrendo i loro servigi.
La Scozia aveva reclutato Gregor come spia e così il Galles con Calum.
Erano infiltrati magici in Russia e Stati Uniti per conto del Governo Inglese Babbano.
Guerra Fredda.
E pochi anni fa, quando lasciarono questo lavoro, si trasferirono insieme in Scozia, ad Edimburgh, città natale di Gregor.
Poi, be’, una bifamiliare in campagna si riempie velocemente, quando non hai nulla da fare il pomeriggio e hai voglia di aspettare nove mesi.
Quando Calum padre incontrò lo sguardo attonito di Gregor, per un attimo, ebbe paura.
La teneva ancora in braccio, supportandole la testa con mano tremante. Come se fosse una cosa nuova, come se non avesse già due figli.
“Così, il piccolo Rhys non è… Rhys.” mormorò scioccato Gregor.
Calum annuì.
“Oh, kapeesh.” mormorò assorto il Signor Wood, torturandosi un baffo.
Oliver spuntò da dietro le gambe del padre e gli tirò una manica.
“Andiamo?” chiese, senza capire perché entrambi fossero immobili sulla soglia e Calum tenesse in braccio un fagottino.
Gregor gli accarezzò la testa senza staccare gli occhi dall’amico.
“Dov’è Emilee? E Coleen?” domandò.
La donna, come spiego Calum, sarebbe arrivata entro breve con la Signora Wood, Coleen, che l’aveva accompagnata a sottoporsi ad alcuni accertamenti post-partum, come da prassi.
“Mi fai entrare, Greg?”
Corrugò un sopracciglio.
“Ah.. sì, sì, certo. Ehm.. Liam e Jason.. pensavano fosse un altro maschio... io…”
Il gallese fece spallucce e la portò in salotto.
“Tanto Emilee vuole aspettare a farla vedere.”
“Com’è stato?”
Calum lo guardò stranito. Avevano entrambi figli, non era la prima nascita a cui assisteva.
“Intendo dire, com’è avere una femmina” borbottò, torcendosi le mani.
“Be’, è strano. Ero sicuro fosse un maschio, ero contento di sapere già come doverlo educare, insomma…” disse, ridacchiando, e cullandola delicatamente, mentre Gregor annuiva assorto.
“Però è meraviglioso” sussurrò, arrossendo un poco e sorridendo.
“Eh, almeno, se ne avrò una anche io, saprò a chi chiedere” disse Gregor, dandogli un leggero pugno sul braccio.
“Senza dubbio.. se non sarà cresciuta come un maschio, con tutti questi fratelli”
“Non crescerà come un maschio, Coleen e Emilee non lo permetteranno mai. Mai.” dichiarò il Signor Wood, ridacchiando.
“Hai ragione… la vuoi prendere in braccio?” propose Calum, allungandola verso le grandi braccia del Signor Wood.
“Oh, io.. cioè, lei è così..” balbettò, prendendo quel piccolo fagotto di seta, “così piccola. Perfino più di Liam. Come si chiamerà? Mi ero già  abituato a Rhys, e ora..”
“Non lo sappiamo. Emilee pensava ad un nome inglese. Mary, Jane. E’ arrivata a pensare a Ann” disse, storcendo quasi il naso, “e io ad uno Gallese, Bryiona, Cathriona.”
Gregor rise di gusto, pensando ad una creatura così piccola con il nome grasso e potente di Cathriona.
“Vi serve un nome che sia al confine. Breve, non troppo particolare né comune e con un bel significato, Bell”
Calum sospirò e chiamò i bambini, perché lo venissero ad aiutare a cercare il nome per la sorella.
Liam si sedette in braccio a Calum e Oliver e Jason avvicinarono due cuscini rossi e morbidi e vi si stendettero sopra.
“Elizabeth?”
“Troppo lungo.”
“Alice?”
“Comune.”
“Lauren?”
“Inglese!”
“Jennifer?”
“Commerciale. No.”
“Che significa commerciale?”
“Ginnifer, allora?”
“Ma che.. non se ne parla neanche.”
“Brooke?”
“Per la miseria, Calum!”
“Keu?”
“E’ da maschi, Oliver”
“Valerie? Dollee? Gwenyeth? Geraldine? Galeena?”
“Mmh.. Dollee non è male. Ma Dollee Bell ha troppe L.”
Gregor si alzò, passando il fagottino a mio padre.
“Mi innervosisce questo giochetto. Vado a cucinare” decretò, spolverandosi i pantaloni, “ma prima mi sa che andrò a prendere quel libro di ricette che-”
Fece per salire il primo gradino, ma scivolo su un calzino dei Cannoni di Chudley e perse l’equilibrio, rovesciandosi contro la libreria dell’ingresso.
“Per la barba di Merlino! OLIVER!” tuonò dolorante, tenendosi la testa con le mani, “Raccogl-”
Non riuscì neanche a sgridarlo che gli cadde un libro in testa.
Calum e i bambini continuavano a ridere, mentre cercavano di alzarlo.
“Ridete, ridete. Avrei voluto vedere voi, con questo tomo.. quanto mai ho comprato questo libro! ” mugugnò, massaggiandosi la testa, “Katie McEwan vi racconta l’Inghilterra Babbana.. ha anche un brutto titolo, maledizione”
Calum si fermò di colpo.
“Oh Morgana, oh oh oh.. Katie Bell! Katie, Katie, KATIE!”
 gridò mio padre, guardando prima me e poi un interdetto Gregor.
“Le hai trovato il nome, vecchio Greg, hai trovato il nome alla mia bambina” gli disse, tenendomi in un braccio e aiutandolo con l’altro.
Gregor s’illuminò.
“Katie.. Katie.. in effetti, è perfetto! Altro che Cathriona, Bell!"
  
Così l’accompagnarono a dormire in una culla che ondeggiava da sola, in una camera verde decorata con gli stemmi delle casate magiche.
E così iniziò la vita di Katie Bell, in una bifamiliare alle porte di Edimburgo, un freddo giorno di dicembre.
 
“Benvenuta a casa, Katie Emilee Bell  
 
  
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