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Autore: aristyless    30/09/2012    9 recensioni
l'amore è per gli stupidi; le persone intelligenti non permettono a se stessi di soffrire.
detto questo, posso proprio definirmi una deficiente. [words to remember]
Era follemente attratta da lui, non riusciva a capacitarsi come si potesse provare un sentimento così forte per una persona come tante altre. Ma lui arrivava, con la sua camminata, il suo modo di parlare, il suo sorriso e lei moriva, vittima di quell'incantesimo così perennemente ingiusto chiamato amore.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Avete presente quando sembra che il mondo ce l’abbia con voi, tutto vi va storto e sembra che state sul punto di scoppiare? Ecco, io mi sento così tutti i giorni. Mi presento: mi chiamo Amber, ho diciotto anni, capelli biondi, lunghi e mossi e gli occhi blu leggermente a mandorla. Vivo con mia sorella Alice (16 anni) in un piccolo appartamento di Londra. Mia, anzi nostra, madre ci assilla costantemente perché crede che da sole non possiamo cavarcela; del resto, non ha tutti i torti perché siamo un totale disastro ma di certo non volgiamo dargliela vinta a lei, inizierebbe a montarsi la testa con tutti quei “Ve lo avevo detto” e poi “Siete ancora troppo giovani” eccetera eccetera. Il problema è che siamo troppo scansafatiche: non laviamo mai i piatti, non stiriamo, l’unica cosa che sappiamo fare è prendere il telefono e ordinarci pizza o cibo cinese e robacce varie. Ogni tanto cucino io, ma non sempre i miei piatti riescono alla perfezione. Sono seduta sul divano, a leggere una di quelle riviste di gossip di mia sorella quando mi squilla il telefono. È mia madre, come sempre, che mi inizia a fare le infinite raccomandazioni che si ripetono ogni mattina: spegni il gas, apri le finestre per far areare la stanza e alla fine le riattacco in faccia. Risquilla di nuovo il telefono -Che cosa vuoi ancora??- dico esasperata pensando di parlare con mia madre -Scusa amore mio, giornata difficile?- la sua voce mi fa ritornare il buon umore -Ciao Andrew, amore! Scusami la solita telefonata di mia madre oggi era particolarmente seccante e poi sono preoccupata perché il capo oggi mi darà un lavoro importante e non posso fallire, ora scappo… ti amo tanto ciaoo- mando un bacio al telefono e poi riattacco. Guardo l’ora: sono le 8:30!! Sono in super ritardo!! Mi infilo alla svelta i miei jeans super attillati , la mia maglietta preferita con scritto “Call me maybe?” e le mie scarpe con il tacco preferito ma per guidare uso le ballerine. –Ciao Bea stasera torno più tardi ok?- urlo uscendo di casa. In meno di cinque minuti arrivo nel mio bellissimo e maestoso ufficio in uno dei quartieri più belli di Londra, Chelsea. Parcheggio la mia moto sotto l’imponente edificio e, dopo un lungo respiro mi decido ad entrare. Salgo a due a due i gradini e arrivo al terzo piano che ho il fiatone, ma sono molto eccitata. Mi guardo allo specchio: ok, sono presentabile, mi sistemo i capelli e dopo un secondo lungo respiro busso alla porta. Entro timidamente e lui mi accoglie con un largo sorriso –Eccoti finalmente! Non vedevo l’ora di vederti!- urla fracassandomi un timpano. Arrossisco mettendomi a sedere sulla sedia in pelle, la più comoda del mondo. Di fronte a me ho l’uomo più ricco del quartiere e anche il più snob, è un uomo sui quarantacinque anni, alto tipo un metro e settanta. Ha il viso grassoccio con gli occhi piccoli e un naso gigante; la bocca sottile con dei denti gialli e storti. –Allora, noi non abbiamo mai scritto su questa persona anzi su queste persone, ma credo che se lo faremo attireremo molti più lettori e il nostro giornale farà scalpore!- esulta mentre spalanca gli occhi e gesticola in modo esagerato –Dimmi Mike- dico calma mentre dentro di me vorrei saltare sulla sedia per scoprire le persone misteriose –Oggi dovrai seguire … la famosa band One Direction!!- esclama tirando fuori un poster gigante del mio gruppo preferito. Mi lascio andare e inizio ad urlare istericamente mentre lui apre una bottiglia di champagne –Quando posso iniziare?- chiedo ansiosa mentre mi cerco di sistemare sulla sedia -Ma ovviamente subito! I ragazzi adesso si stanno dirigendo a Sloan Street. E ricorda le regole principali: non devi dare nell’occhio e non devi essere beccata perché tu sei un paparazzo e non sei una fotografa qualunque e se vieni beccata non devi mai rivelare la tua identità, inventa una scusa… mi raccomando. E ora vai!! Volaaaa!- esulta scolandosi un bicchiere dopo l’altro di champagne. Esco tutta eccitata e corro verso il mio ufficio personale, prendo la macchinetta fotografica e mi fiondo verso la strada che mi farà incontrare i miei idoli. Per me quelle cinque carotine sono tutto ciò che ho desiderato, nonostante io abbia visto e a volte parlato con moltissime persone famose come Selena Gomez, Rihanna, Justin Bieber e tanti altri, anche se molte volte sono dovuta andare in America per fare i miei servizi. Parcheggio la moto e, dato che oggi sono baciata dalla fortuna, vedo subito i ragazzi mentre escono da un negozio di vestiti. Oggi la via non è affollata come al solito, si può perfino camminare! Con fare furtivo mi avvicino e riesco quasi a sentire le loro voci spensierate che ridono; inizio a scattare le foto mentre mi nascondo tra la gente, dietro alberi o facendo capolino dagli angoli delle strade. Ad un certo punto Niall si ferma davanti ad un fast food, si massaggia lo stomaco e trascina Liam e Louis dentro. Harry sussurra qualcosa all’orecchio di Zayn e poi se ne vanno ridacchiando tra loro, cosa avranno non lo saprò mai…Mi immagino come sarebbe passare i pomeriggi con loro, andare a mangiare una pizza tutti insieme oppure vedere un film sul divano, tutti stretti. –Mannaggia a me che non mi sono fatta avanti – dico dandomi una botta in testa. Una lacrima amara mi riga il viso e io la asciugo in fretta con il dorso della mano. Sono sempre stata una ragazza che nasconde le sue emozione, preferisce tenersi tutto dentro e incassare, incassare e ancora incassare finché non scoppia definitivamente, come una bomba a mano che sta per esplodere da un momento all’altro, ma non si sa mai quando esploderà, è questo il punto.  Mi giro per procedere verso la viuzza su cui da l’angolo da cui mi affaccio per fotografarli. Siccome ho gli occhi chiusi per la delusione di non averli potuti conoscere vado a sbattere contro qualcosa, anzi qualcuno. Farfuglio delle scuse a casaccio ma a quanto pare l’individuo non si decide ad andarsene; apro gli occhi per chiedergli di spostarsi. Il mio naso sfiora il suo e io sprofondo in quegli occhi così perfetti...
  
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