Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: The Cactus Incident    30/09/2012    4 recensioni
Stavo suonando con tutta me stessa per scaricarmi e non pensare a per quale cazzo di motivo non mi parlava se era stato lui a cominciare, quando la mano bianca e ossuta di Jimmy si posò sul mio polso che si muoveva freneticamente.
Alzai di scatto la testa, nervosa e lo trovai a mostrarmi un sorriso tranquillo che contagiava anche quelle iridi così azzurre nascoste dietro gli occhiali.
“Faccio troppo rumore?” “Non abbastanza da coprire quello del tuo cuore che si spezza e sanguina”
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sch chapter 22


Stacey P.O.V.
“We are living in a Yellow Submarine! Yellow submariiiine! Yellow submariiine!”
Si, siamo dei grandi, ammettiamolo. Grossi, cattivi, tatuati e amanti dei Beatles. Almeno io, Val e Jim, gli altri sopportavano e cantavano insieme a noi.
A guidare erano Meg e Haner. La ragazza urlava insieme a noi anche se praticamente ricordava solo “We are living in a yellow submarine” e Haner, dopo un po’, per disperazione, si era messo a cantare pure lui.
Eravamo ormai agli sgoccioli del tour. Fra due giorni (ovvero altri due concerti) ci sarebbe stato il concorso, poi ancora due concerti e poi finalmente a casa. Eravamo solo a un centinaio di chilometri di LA, non mancava più tanto (questo giusto per farvi capire quanto diamine avevamo girato con quel cazzo di tour) e io personalmente ero esausta.
Per quella sera però ci sarebbe stata una grande cosa: camere d’albergo. Certo, camere da 19 $ a notte, ma comunque camere con al massimo altre due persone, con un bagno per sé e con un letto vero, con delle lenzuola! Non potevo crederci! Era più di un mese che non ci fermavamo in un albergo, in un letto vero.
Arrivati nel parcheggio, rimanemmo un po’ a sgranchirci le gambe, mentre Val e Alice parlavano col tipo della reception per vedere quante camere avrebbero avuto.
“Uhm… Sty? Posso parlarti in privato?” fece Meg avvicinandosi. Aggrottai le sopracciglia e ci spostammo lontano da tutta quella brigata.
“Che succede?”
“So che non sono affari miei, ma….. ieri ho visto Justin che si faceva”
“Cazzo” Mi passai una mano fra i capelli.
“Insomma, sai bene che io non posso giudicare proprio nessuno, ma credo sia l’unico che…. si insomma, si fa in vena”
Meg aveva ragione, là in mezzo nessuno (e quando dico nessuno, intendo proprio nessuno, eh) era nella posizione di poter giudicare in quanto a uso di sostanze stupefacenti.
Chi più chi meno c’eravamo passati sotto tutti e qualcuno come me, Brian, Meg o Val ne eravamo usciti praticamente subito, mentre c’era gente come Jim, Matt o Justin per cui era stata davvero dura.
Ormai però era un capitolo chiuso per tutti e anche da un po’, o almeno così credevamo.
Fra l’altro nessuno era arrivato a farsi in vena, quindi non so…..
“Se lo dico a Matt lo caccia dalla band” bofonchiai.
“Forse dovremmo parlargliene dopo il tour, spiegare la situazione sia a lui che a Jim, no?” propose.
“Si, credo sia meglio”
Sinceramente non ce ne preoccupammo più di tanto. All’epoca eravamo talmente stupidi e giovani da credere di essere invincibili ed eterni. Peccavamo esageratamente di presunzione e quindi decidemmo di accantonare la questione Justin almeno fino alla fine del tour.
Meg tornò a parlare con Jim e Dameon e io entrai nell’albergo.
“Sty, puoi venire un attimo? Mi serve una mano con le camere…..” fece la corvina tour manager del gruppo. “Certo Val”
Mi avvicinai alla ragazza che con gli occhiali sulla punta nel naso, stava osservando un foglio di carta e alcune chiavi sul bancone della reception.
“Ok, io credo che nella prima stanza possiamo mettere Justin, Abell, Jimmy…” cominciò lei e io la fermai subito.
“Vuoi davvero mettere nella stessa stanza Jimmy, Juss e Abell?”
“Uhm… no, direi di no. Allora….. Justin, Cam, Dameon nella prima; Zack, Abell e Johnny nella seconda..”
“Si, l’importante è togliere Jim” asserii io.
“Si, è lui che fa partire l’embolo a tutti”
“A chi lo dici…. quindi nell’altra… Brian, Jimmy e Matt” Ma Val m’interruppe.
“No, Matt no”
“Uh?” emisi inarcando un sopracciglio.
Si guardò un momento attorno, come se avesse paura di essere osservata e mi allungò una chiave.
“Consideralo un regalo di compleanno per Matt leggermente in anticipo o uno per te in mega ritardo”
Rimasi  ad osservare la chiave sul suo dito prima di sorridere ed abbracciarla.
“Oddio Val…!!” le cincischiai nell’orecchio.
“Sssh, tranquilla. E’ una sciocchezza”
“Non è una sciocchezza e lo sai bene. Cazzo Val, sei una santa, dovrebbero farti un monumento!”
“Facciamo che ci pensi tu quando finiamo questo cazzo di tour, uhm? Su, ficcala in tasca e smettila con le smancerie” Disse sorridendomi complice e strizzandomi l’occhio.
Le sorrisi ancora prima di mettere la chiave in tasca e tornando a guardare il foglietto.
“Quindi nell’altra tu, Meg ed Alice…..”
“No, solo io ed Alice”
“E Meg? In stanza con Jim e Brian? Non potreste fare Tu, Meg ed Alice in quella da tre e Jim e Brian in quella da due?”
“Si, se Alice non avesse litigato con Brian e di conseguenza avuto un diverbio con Meg”
“Cristo santo….. Ma perché, poi?” dissi allucinata, passandomi una mano fra i capelli.
“Ah boh, l’hanno capito solo loro” rispose Val, sistemandosi gli occhiali da vista sul naso.
“Ok, quindi per forza Meg, Jim e Brian”
“Uhm…si… tanto non dovrebbe essere un problema per lei”
“Si, sono cresciuti insieme…” Scrollai le spalle. In effetti avevamo ragione.
Demmo la caparra e subito Val diede le chiavi ad ognuno, mentre io mi avvicinai a Matt con un sorriso stampato in volto.
“Faccio una fuga e caccio dalla tua stanza chiunque ci sia?” sospirò mentre mi baciava.
“Non ce n’è bisogno… Val ci ha dato una stanza tutta per noi”
“Oh…” disse sorpreso e felice.
“Si, credo che per via di questa mossa, Meg sia finita in camera con Jim e Brian”
“Povera ragazza” disse ridendo sulle mie labbra, forse già pregustandosi la nottata.
“Beh, poteva andarle peggio… pensa se doveva stare in camera con Johnny”
“Si, ma Johnny non urla nel sonno” ribatté lui.
“Se si ubriaca, Rev non urla” specificai io.
“Uhm... vero” disse compiaciuto.

Meg P.O.V.
“Sono la ragazza, quindi mi lavo prima io”
“Sei una palla” sbuffò scocciato Brian mollando il borsone, mentre io già cercavo le mie cose per chiudermi e fare una doccia. Acqua calda, finalmente.
“Beh, intanto che voi bisticciate, io vado a fare un salutino agli altri” Disse tranquillamente Jim e si dileguò.
Brian osservava attentamente la stanza minuscola.
“Certo, una stanza da tre così, possono farla tutti” commentò sedendosi su un letto e testandolo rimbalzando un po’ col sedere.
Erano un letto singolo e uno matrimoniale posizionati su due pareti opposte e per arrivare dall’altro alto della stanza, dove c’era la porta del bagno, bisognava rotolare su un letto o sull’altro.
Era più che logico che era una stanza da due, riadattata.
Scrollai le spalle “L’importante è che sia un letto vero, sai che mi frega se per entrarci devo saltare su di te o su Jim”
“Dormi tu in quello matrimoniale?” chiese dopo un po’.
“Certo che no, io sto nel singolo”
“Ehi! Dai, fallo per il mio lato etero, messo a dura prova da settimane di astinenza dal sesso: mettitici tu nel letto con Jim” Disse implorandomi e io lo guardai allucinata.
“Dopo questa rivelazione, non dormirò mai più nella stessa camera con te, intesi?” sorrise soddisfatto (la sua sparata aveva sortito l’effetto desiderato) e mi abbracciò.
“Oh no no! Fin quando non torna Michelle non avvicinarti più a me!” dissi scostandomi da lui.
“Dai stavo scherzando!”
“Si, raccontalo ad Elwin, là sotto” e lui fece una smorfia, prima di scoppiare a ridere in contemporanea con me.
“Ok, vado a lavarmi, eh? Non giocare troppo con Elwin che diventi cieco”
“Ma vaffanculo!” disse ridendo mentre prendeva le sue cose per lavarsi dopo di me e io gli feci un dito medio proprio prima di entrare.

Dopo una bella doccia rigenerante, uscii come nuova da quella stanza con la sola idea di farmi una bella dormita. Sapevo che Justin e i suoi compagni di stanza stavano architettando una sorta di festino, ma non ero proprio in vena (si, chiamatemi nonnetta, ma stavo morendo di sonno e volevo usufruire di un materasso più o meno decente).
Avevo lavato anche un paio di cose che misi ad asciugare nell’unico centimetro quadrato della stanza dove non c’erano letti e Brian mi diede il cambio in bagno.
Jim intanto non si era ancora fatto vedere e quando Brian uscì dal bagno, fresco come una rosa e con un malloppo di abiti umidi in mano, ancora non era tornato.
“Ok, abbiamo perso Jim. Vai anche tu da Justin e gli altri?” chiesi mentre metteva ad asciugare i vestiti.
“Non ci penso proprio… sono un vecchiaccio voglioso di una bella dormita” disse stiracchiandosi e sbadigliando come un ippopotamo
“Tanto non credo che Jim tornerà” aggiunsi io.
“Credo proprio di no”
“Bel pigiamino Haner” commentai. Era in boxer con una t-shirt consunta dei Metallica.
“Anche il tuo non è male. Dormi senza reggiseno, dì la verità” commentò lanciando uno strano guardo allo scollo a V (fatto con le forbici in una giornata troppo calda per uno scollo stretto) della mia maglietta di Slash.
Per una volta, mi aveva risposto per le rime e non sapevo nemmeno come controbattere perchè lo stronzo aveva ragione.
“Non credo siano affari che ti riguardano, sai?”
“Peccato…. comunque bei pantaloncini” erano un paio di shorts di cotone viola con i bordi bianchi. Un tantino orribili, ma per dormire con quel caldo erano perfetti (o quelli o in mutande e in stanza con quell’allupato non mi sembrava il caso).
“Non sfottere”
“No, seriamente è un bel viola” disse serio.
“Uhm.. grazie” bofonchiai titubante mentre lo guardavo sospettosa.
“Qualche volta me li presti?”
“Quando vorrai darti da fare con Jim saranno tuoi. Sai come sei sexy con questi addosso?”
“Si, mi è sempre piaciuto il viola. trovo che mi stia una favola” disse convito.
“Io trovo che sia ora che ti metti a letto”
“Si, in effetti” asserì e s’infilò fra le coperte.
Spensi la luce e mi misi a dormire beatamente.
Non so quanto tempo passò, quando vennero a bussare energicamente alla porta.
“Meeeeg… la pooorta” bofonchiò Brian.
“Sei più vicino tuuuu…” risposi prima di affondare la faccia di nuovo nel cuscino. Visto che non mi alzavo e continuavano a bussare, Brian fu costretto al alzare il culo.
“Che palle….” commentò prima di aprire la porta che dava sul corridoio fottutamente illuminato.
La luce mi colpì diritta in faccia, facendo ridere Haner, tutto soddisfatto.
“Sei una merda, Gates” commentai prima di girarmi dall’altro lato, ma lui m’ignorò.
“Chiedo asilo politico” sentii dire al disturbatore e mi ci vollero un paio di secondi prima di riconoscere la voce. A quel punto mi voltai di nuovo con gli occhi aperti (o quasi).
“Jim è collassato e quegli stronzi l’hanno portato sul mio metto. Non riesco a trovare un cazzo di posto in cui dormire….. quindi mi chiedevo se potessi usufruire del posto di Jim…” Entrambi mi mandarono un paio di occhiate fugaci e io mi sedetti sul letto.
“Beh non so se….” cominciò Brian e la mia risposta arrivò secca.
“No”
“Dai Meg….” provò a convincermi Haner e io mi rivolsi a Zack che teneva il volto stanco rivolto verso il pavimento. Da quando stavano nella stessa band erano diventati grandi amici. E pensare che Brian qualche anno prima l’avrebbe volentieri ucciso.
“Perché non vai a farti ospitare da una delle tue amichette? Con tutte quelle che ti sei scopato se ti fai un giro per l’albergo di certo ne trovi almeno una” Sbottai nervosa.
“Meg la stanza non è solo tua. Zack resta” rispose Haner con voce dura.
“E allora dormite in due sul letto piccolo, non m’interessa” dissi ributtandomi fra le coperte.
“Non fare la bambina” continuò il chitarrista con gli occhi scuri.
“E tu non fare lo stronzo”
“Dai, mi metto io nel letto con te e Zack sul singolo”
“Ho detto di no. In stanza con quello non ci dormo”
“Dai Bri, tranquillo… Me ne vado da qualche altra parte” provò a dire Zack.
“Non ci pensare proprio. A costo di dormire in due sul letto singolo tu rimani qua”
Ed ecco che entra il ballo l’orgoglio di Haner.
Era sempre stata così. Finivamo ad incornarci come due cervi maschi che si combattono una cerbiatta (che paragone del cazzo che ho fatto, ma va beh…. rendo l’idea?)
“Dai Syn, sul serio, non fa nie….”
“Zack, cammina” disse lui secco facendolo entrare e poco dopo richiuse la porta e accese la sua abajour.
“Su, dentro” gli intimò indicando il letto singolo.
“Stai scherzando?!”
“Zack ficcati in quel letto prima che ti prenda a calci in culo” In tutto questo io mi ero tirata il lenzuolo fino a sotto al naso per non farmi vedere mentre ridevo soddisfatta.
Continuarono a discutere per non so quanto e ad un certo punto, quando fui più o meno convinta di riuscire a trattenermi, mi sedetti sul letto, dopo aver acceso anche la mia lampada.
“Allora? Ce la fate? Vorrei dormire, grazie” Sul finale la voce mi si ruppe quasi dalle risate quando vidi quei due raggomitolati su quel lettino minuscolo.
“Vaffanculo Meg, questa me la paghi”
“Ricordati i biglietti dei Metallica. Sai che se voglio posso renderli inutili pezzi di carta?”
“Non oseresti…”
“Oh oserei… Mi basta una telefonata e ti ritrovi con un pugno di mosche in mano” Brian sbruffò e si ributtò di schiena, facendo cigolare il letto sotto di lui.
Sorrisi soddisfatta e spensi la luce.
Appena mi richiusi gli occhi, si sentì un rumore tremendo di legno che si spacca, un’imprecazione da parte di Zack e Brian.
A quel punto scoppiai a ridere come una pazza.
“In culo alla balena Meg! S’è rotto!” Disse piccato Brian mentre si metteva in piedi e accendeva la luce “Ahahahahah! Siete due obesi del cazzo!” dissi mentre mi rotolavo nel letto.
“Obesa ci sarà quella troia di tua sorella!” commentò ancora Brian mentre Zack continuava a bestemmiare per alzarsi.
Sollevarono il materasso e scoprirono che c’erano solo quattro doghe di legno e che ovviamente non avevano retto al peso di quei due. Rimasero un po’ a guardare quel problemino.
“Cazzo bro, finisce che ce lo fanno pagare per nuovo”
“Sti cazzi!” a quel punto sbuffai esasperata e misi l’orgoglio da parte. Avevo troppo sonno e mi ero fatta troppe risate per essere ancora arrabbiata con Brian (non credete che basti così poco per farmi fare pace con Zack: quella era si e no una tregua giusto di qualche ora.).
“Brian, Coso, spostate il materasso. Smontate anche l’altro letto e prendete l’ultima doga sul lato sinistro. Vi faccio vedere io come si fa”
“Come fai a sapere che sull’altro letto le doghe non sono di quelle lunghe?” chiese Zack.
“Lo so e basta. Esegui”
Dopo aver spostato il materasso con sopra ancora tutte le coperte, incastrai le doghe in modo da rimetterle insieme e poi nel mezzo aggiunsi anche l’altra che era stata recuperata dall’altro letto.
“Rimetteteci il materasso, ma fate piano, non lanciatelo: è giusto per non farci pagare il letto, ma non reggerebbe nemmeno un bambino di due anni”
Fecero come avevo detto e poi si guardarono.
“E adesso dove dormiamo?” chiede Brian, guardandomi con la faccia da cane bastonato “Tu nel letto con me, il coso nella doccia” Brian sbuffò.
“Dai Meg… è anche mezzo distrutto…” provò a muovermi a compassione.
“Perché è mezzo distrutto?”
“Perchè tu l’hai riempito di botte”
“E perchè io l’ho riempito di botte?” Brian sbuffò e strinse i pungi, perché non poteva rispondere.
“Dai Meg, siamo tutti stanchi e assonnati. Fai una tregua di una nottata. Solo una notte” Sbuffai, rimpiangendo di averli aiutati e mi misi nel letto, senza più obbiettare.
Alla mia destra si mise Gates e a sinistra il coso.
Brian allungò un braccio e spense la luce. “Notte”
Nel silenzio più assoluto cominciammo a sentire degli ansiti e dei gemiti dalla stanza di fianco.
“Oh Cristo” sbottò Brian esasperato io e il coso sbuffammo in contemporanea e rimanemmo così, mentre quelli nella stanza di fianco si davano da fare.
Ad un certo punto Zack aggrottò le sopracciglia.
“Ehi ma…avete sentito?”
“Sarebbe difficile non sentirli, che dici?” dissi io scocciata.
“No, intendevo… la tipa ha detto ‘Matt’” disse ridendo e feci un sorriso pure io.
“Oh cazzo……non è che sono…?” questa volta sentii chiaramente anche io il “Matt” e scoppiai a ridere insieme a Brian.
“Cazzo sono quei due porci della nostra band!”
“Hai capito la riccia…” commentò Zack e si prese uno schiaffo su un braccio da parte mia.
“Più che la riccia hai capito come ci da dentro il nostro cantante!” commentò Brian ridendo.
“Sentite, piantiamola con sta storia. Dai, stanno insieme, saranno fatti loro, no?” dissi provando a difendere la mia amica, ma quei due dall’altro lato erano davvero indecenti.
“Ti ho capito ma un bavaglio no, eh?” disse Brian ridendo e non potei far a meno di ridere anche io.
“Sentite, prima o poi la pianteranno, no? E poi che cazzo ce ne fotte… Madonna, sto morendo di sonno…. io dormo e voi vedete di non cagare il cazzo”
Mi rimisi nel letto e poco dopo anche i due al mio fianco la piantarono e si misero a dormire (anche se quei due dall’altro lato del muro continuavano imperterriti…. ma che cazzo!).
“Ehi Meg, che ne dici se gli facciamo sentire che sappiamo fare noi due?”
“Haner, se vuoi ancora scopare con qualunque cosa tu voglia ti conviene stare zitto, perché altrimenti ti strappo i coglioni”
“Zack, com’era Meg a letto?” insistette il mio “amico”. Puah! Un calcio in culo la prossima volta che si definisce così.
“Facciamo che te lo dico un’altra volta, uhm?” Almeno Zack tenette la bocca chiusa.
“No dai! Siamo in argomento….!”
“Brian, dormi porca puttana!” urlammo sia io che Zack, anche un tantino imbarazzati, in effetti.
“Come siete suscettibili…”
“Sei tu che vuoi morire giovane, è diverso” bofonchiai io e finalmente calò il silenzio…. almeno nella nostra stanza.
Riuscii a prendere sonno e mi addormentai, ignorando il fatto di avere alle mie spalle il mio ex che mi aveva spezzato i cuore, davanti il mio migliore amico che continuava a sparare cagate e dall’altro lato del muro… Beh, s’è capito che Stacey e Matt di certo non giocavano a carte.
Almeno nella mia mente, c’era pace.

Zacky P.O.V.
Aprii gli occhi molto presto forse le tre o le quattro, non saprei. Potevo ancora rimanere a letto, la sveglia era per le nove.
Eppure avevo aperto gli occhi presto, come mi capitava qualche anno fa. Mi capitava sempre quando nel mio stesso letto c’era Meg, non ho mai capito il perché.
Mi voltai a guardarla e con mia sorpresa scoprii che durante la notte s’ era girata nella mia direzione.
La stanza era immersa nel buio tranne per una fioca luce che la piccola e alta vetrata sulla porta faceva passare, illuminando appena appena proprio il suo viso.
I capelli sparpagliati sul cuscino, in contrasto con la pelle chiarissima e pallida che trovava delle sfumature rosee solo in prossimità dalle guance e solo mentre dormiva.
Il viso rilassato ma non del tutto, visto che le sopraciglia erano appena corrucciate.
Erano secoli che non la vedevo struccata. Aveva sempre avuto uno sguardo dolcissimo senza tutti quei chili di matita e ombretto.
Era identica a quando si svegliava a casa mia dopo aver passato la notte insieme e, come quella notte, io mi svegliavo prima.
No, mi correggo, non era identica perché quanto ci trovavamo a casa mia aveva il viso completamente rilassato, un leggerissimo sorriso che appena le colorava le labbra e la schiena scoperta sembrava brillare di luce propria, o forse essendo così chiara rifletteva la luce che entrava dalla finestra della mia camera.
Adoravo baciare quella schiena bianca e perfetta, farle delle carezze, far passare la lingua o le labbra nell’incavo della spina dorsale, farvi passare le mani e sentire un suo sospiro quando le facevo scivolare sull’addome, rivolto sul materasso o le facevo scivolare più sopra…
Erano passati anni da quei giorni, da quelle mattine così belle che avrei di certo ricordato per sempre, o almeno così speravo.
Quelle mattine avevo sempre una sensazione stupenda nello stomaco, una sensazione che non avevo più provato da quando ci eravamo lasciati e di cui avevo visto il bagliore solo più o meno due mesi prima, quando aveva accettato di rimettersi con me.
Era quella sensazione che solo le ragazze speciali come lei possono darti, quelle che si sentono amate e protette da te e te lo fanno capire, ed è trecento volte meglio del sentirsi amato a tua volta da qualcuno a caso che può adorarti solo per una notte o per qualche ora.
Cazzo, Meg mi facevo sentire un uomo quelle dannate mattine, quando col visto disteso e rilassato sembrava aspettare un bacio e che, quando arrivava, le faceva appena dischiudere gli occhi e avvicinarsi a me poggiandomi la testa nell’incavo del collo e spostare una gamba quasi fra le mie, mentre con un braccio mi cingeva il torace.
Mi faceva sentire grande, speciale, ed è una cosa che non avevo provato più e guardarla in quel momento, quello stesso viso disteso (o quasi) mi faceva pensare davvero a quanto fossi stato coglione a spezzarle il cuore, a trattarla in quel modo……
I miei comportamenti non avevano alcuna giustificazione, ma avrei fatto di tutto purché mi perdonasse.
Peccato che Meg è sempre stata un osso duro e non sarebbe mai tornata indietro. Piuttosto si sarebbe amputata da sola la mano sinistra e due dita della destra e aveva ragione.
Non meritavo che mi perdonasse. La mia unica possibilità era cambiare, imparare dai miei errori mentre cercavo un’altra ragazza che avrebbe potuto rimpiazzarla, un giorno.
No, adesso no, per assurdo l’amavo ancora.
Scivolai un po’ sotto le coperte in modo da avere il viso alla stessa altezza del suo, le labbra a pochi millimetri.
Uno solo, un ultimo bacio dato senza grida e urla, come avevo provato a fare qualche tempo prima, provando a calmarla e sortendo l’effetto contrario.
Mi avvicinai titubante e come ogni volta che la baciavo chiusi gli occhi, giusto un attimo dopo aver notato un leggero bagliore fra le sue palpebre apparentemente chiuse, segno che aveva gli occhi appena aperti.
Posai delicatamente le labbra sulle sue immobili e le mossi appena. Erano così calde e dolci…. mi era sempre sembrato impossibile che delle labbra così sottili fossero invece assurdamente piene e morbide al tatto.
Per assurdo mosse le labbra insieme alle mie. Furono dei movimenti così delicati da poter essere quasi casuali o creati dalla mia mente, ma quelle labbra magnifiche si mossero. Sapendo che era sveglia credevo mi avrebbe allontanato bruscamente, ma non lo fece, e ne fui ben felice.
Forse cominciava a non odiarmi, o forse aveva troppo sonno per urlare, chi può dirlo cosa passava per la testa di quella dolcissima esaltata.
Separai le labbra dalle sue e dischiusi appena gli occhi, senza alzare lo sguardo su di lei.
“Ti amo e mi dispiace per quello che ti ho fatto. Grazie per essere rimasta” non so nemmeno perché o con quale forza, ma sussurrai quelle poche parole e chiusi gli occhi.
Quel gesto provocò quella piccola gocciolina che stava nel mio occhio da due mesi a questa parte e sentii qualcosa di caldo rotolarmi giù sulla guancia, partendo dall’occhio sinistro.
La guardai ancora un secondo, venendo ancora quel lieve bagliore scuro fra le sue palpebre e posai di nuovo la testa sul cuscino, ricominciando a dormire.

Meg P.O.V.
Ero beatamente adagiata fra le braccia di Morfeo che era un figo della miseria quando sentii riportarmi giù nel mondo dei vivi.
Sentivo un respiro caldo scontrarsi ad ondate regolari col mio viso e per i primi secondi non capii né dove mi trovassi né con chi.
Dischiusi appena gli occhi, giusto per vedere due occhioni magnificamente verdi chiudersi e avvicinarsi al mio viso.
Un paio di labbra calde come l’estate, umide e dolci di baci, ma con terribile retrogusto di fiele e dolore si scontrarono con le mie lasciandomi un casto bacio a stampo che non respinsi.
Non avevo né la voglia né la forza di urlare o piangere ancora, nel cuore della notte in quel letto che mi sembrava comodissimo dopo dieci giorni a dormire su due coperte in un furgone.
Le sue labbra si mossero appena sulle mie e inizialmente io rimasi immobile, senza irrigidirmi, ma poi la mia mente partì in automatico, muovendole appena insieme alle sue e assecondando piano i suoi movimenti dolci e titubanti. Rimasi a guardarlo per tutto il tempo, non ce la facevo a chiudere gli occhi. Se li avessi chiusi mi sarei addormentata di nuovo.
Dopo poco per i suoi standard si separò appena di qualche millimetro e respirò ancora sulle mie labbra.
“Ti amo e mi dispiace per quello che ti ho fatto. Grazie per essere rimasta” fu meno di un sussurro, una sorta di respiro, ma la sua voce sembrava sincera e pentita.
Si allontanò un po’ e aveva gli occhi chiusi. Davanti ai miei occhi assonnati e stanchi, vidi una sola ed unica lacrima srotolarsi sulla sua guancia e gocciolare dal mento, arrivando sulla mia mano.
Lui richiuse gli occhi e io rimasi qualche secondo ad osservare quella gocciolina che mi stava bruciando la pelle. Potevo sentirla scavarmi la carne, come se fosse acido.
Alzai la mano e la pulii via con le labbra prima di tornare a dormire, di qualche millimetro più vicino al mio……. Forse, in un giorno ancora lontano, amico.

Stacey P.O.V.
Cominciai a svegliarmi e mi stiracchiai come un gatto fra quelle lenzuola non esattamente da cinque stelle, scontrandomi poco dopo col suo corpo caldo.
Aprii appena gli occhi, un sorriso già stampato sul viso e mi avvicinai a lui che aveva cominciato a muoversi, sotto le lenzuola.
Lo guardai mentre si stiracchiava, mettendo in tensione tutti quegli spettacolari muscoli dell’addome e sorridermi poco dopo, prima di affondare il viso fra i miei capelli, sparpagliati sul cuscino e stringermi a sé facendo scivolare le sue mani grandi e calde sulla mia schiena.
Era stata una nottata con i controfiocchi, come non se ne vedevano da un bel po’.
“Buon giorno…” sospirai voltando le labbra verso il suo orecchio. Lui per tutta risposta si ributtò di schiena sul materasso, tirando me sopra di lui e poi spingendo il mio viso contro il suo.
“Mmm… rimaniamo qui… io, te e un letto. Che ne pensi?” sospirò nel mio orecchio, sfiorandomi il lobo col suo piercing gelido, dopo avermi baciato con passione.
“Penso che sia una proposta davvero allettante…. per niente fattibile, ma allettante”
“Si, qualche volta dovremmo andarcene in vacanza. Io e te in un posto sperduto”
“Sai che noia?”
“No, fin quando non finiscono i preservativi…”
“Ehi, ci sono anche le pillole del giorno dopo, sai?” mi rotolò sopra, schiacciandomi sul materasso e tenendomi i polsi fermi con entrambe le mani, mordendomi le labbra.
“Ma tu lo sai che ti amo, vero?” disse passando a baciare la mascella su cui di sicuro avevo una cartina geografica di morsi e succhiotti, più o meno come il suo collo o il suo petto.
“Uhm… si, mi pare tu me l’abbia accennato un paio di volte” rise sulla mia pelle e proprio in quel momento sentimmo dei colpi sulla porta.
“Forza gente! Giù dalle brande! Fra mezz’ora nel parcheggio!”Valary
“Chi non c’è lo molliamo a terra!” Alice. Rimanemmo a guardare la porta giusto il tempo di quel rumore, poi Matt, che non si era spostato di un centimetro da sopra di me, tornò a guardarmi con un sorriso malizioso.
“Vedi? E’ la nostra occasione buona per liberarci dell’allegra brigata: hanno detto che ci mollano qui!”
“E tu ci credi ancora?”
“Ci spero” mi lasciò i polsi e cominciò a baciarmi il collo.
“Dai… dobbiamo muoverci e ho decisamente bisogno di una doccia” sospirai contro voglia, mentre gli stringevo la spalle.
“Anche io, sai?” sospirò malizioso, prima di sollevarmi di peso con tutto il lenzuolo e portarmi nel bagno, mentre ridevo.

Quaranta minuti dopo, puliti e felici uscimmo dalla nostra stanza con i nostri bagagli e nel corridoio incrociammo Meg appena uscita dalla stanza vicino alla nostra, anche lei fresca di doccia, ma decisamente meno sorridente di me.
Matt la salutò con un poderoso “Buongiorno!” abbagliandola con un sorriso e la superò portandosi anche il mio borsone.
Meg mi guardò con un sorriso malizioso e un sopracciglio inarcato.
“Quindi eravate voi! Adesso ne ho la certezza! Cazzo, vi si sentiva pure dall’altro alto dell’albergo”
“Addirittura?”
“Senti la prossima volta registro, eh? Sembrava che si stesse girando un film porno nella stanza vicino alla nostra”
La porta della sua stanza si aprì e ne uscì Brian con i capelli bagnati. Voltò lo sguardo su di me e fece lo stesso ed identico sorriso con sopracciglio inarcato che aveva fatto Meg. Quei due sembravano fratello e sorella.
“Ma chi si vede! Allora… passato una bella nottata, eh? Il mio cantante è proprio uno stallone!” Disse stringendomi un braccio attorno al collo e affondandomi un pugno in testa.
“Cazzo, mica era eravamo così eclatanti”
“Cara JD, si sentiva pure il letto che cigolava… ci avete dato dentro parecchio, eh? La voglio pure io una ragazza così” disse facendo una strana faccia verso Meg, mentre mi abbracciava e si beccò una gomitata nello stomaco.
“Giù le manine Haner, che te le spezzo e poi voglio proprio vedere come la suoni la chitarra” feci io.
“Ok…” disse con la voce soffocata dal dolore, mentre mi lasciava andare. Qualche minuto dopo uscì anche Zack dalla loro stanza, i capelli fradici.
Un momento… Zack? Nella stessa stanza di Meg?
Lanciai un’occhiata interrogativa a Meg è lei chiuse gli occhi come a dire “Si, c’è stato tutta la notte e non ti dico”
“Giorno Sty” disse tranquillo lui e io gli risposi con un cenno della testa prima che si avviasse verso l’uscita, con Brian che cominciò a corrergli dietro urlando qualcosa del tipo “Zaaaack! Mi devi raccontare di Meeeeg!” con una delle sue solite voci cretine.
Voltai il viso verso Meg.
“E’ sopravvissuto ad una nottata nella tua stessa stanza?”
“Si, l’hanno sfrattato e Brian l’ha fatto entrare. Se fosse stato per me avrebbe dormito fuori”
“Ma Jim?”
“Non è tornato proprio. Stamattina presto è venuto a recuperare il suo borsone, ha lasciato quello di Zack e se né andato di nuovo, il tutto senza svegliarci”
“E come ha fatto ad entrare?”
“Ah boh” disse tranquilla, prima di mettersi il borsone in spalla e avviarsi insieme a me fuori da quel posto.
Nel parcheggio trovammo (ovviamente) Brian e Zack che rompevano le palle a Matt per la storia degli schiamazzi notturni e tutti gli altri che facevano colazione. Alice tirò un paio di merendine anche a me e Meg (si, alimentazione molto salutare, ma era già tanto se mangiavamo) e poi tutti nel furgone.
Alla guida si misero Valary e Justin, mentre tutti noi altri nel retro a suonare (Brian aveva sequestrato la chitarra acustica di Matt, mirata solo a rendere sopportabili i viaggi di giorno) e cantare fino a perdere la voce, l’unico che se ne stava zitto, era per l’appunto Matt che preferiva evitare di perdere la voce per i concerti (mica Haner poteva perdere una mano se suonava troppo).
Meg che nascondendosi dietro i Rayban urlava a squarciagola, stava spalla a spalla con Alice che si era legata una collana di cuoio intorno alla testa, sembrando davvero una hippie.
Zack canticchiava e disegnava in un angolino dietro alle spalle di Valary e Jim scandiva il tempo con un bongo tascabile. Mi aveva anche dato le sue bacchette e picchiettavo distrattamente sulle pareti del furgone e sulla suola della mia converse andando a tempo di una terribile versione di Don’t Cry, giusto per rimanere allegri.
Brian faceva anche strane mosse con al testa, emulando il modo che aveva Slash di muoversi sul palco.
Eh bene…. questo è un tour con i sevenfold.








Ragaaaaaazze! :D
Si, lo ammetto, non ce la facevo a tenere il muso a Zack v.v
Non è una riappacificazione…. È più un inizio di tregua, molto lontano, ecco.
Tanto è una fan fic, niente di tutto questo è avvenuto o avverrà mai e quindi fanculo v.v
Questo Chap mi è stato ispirato da QUESTA foto
Dehehehhehehe è adorabile x3 molto Synacky, ma adorabile v.v
Ringrazio quelle tesore che ormai recensiscono ogni chap :’) mi rendete felici dei miei scleri, davvero ç.ç
E JD che come al solito non recensisce, ma boh, la storia le piace e bene così v.v
Se Hendrix ce la manda giusta, andrò in Inghilterra ad ottobre :’) (ho la strana sensazione che mi manderanno in qualche landa sperduta a pascolare pecore, ma sono troppo felice *-*)
So perfettamente che non ve ne frega una mazza, ma io ve lo dico lo stesso v.v
Baci baci, al prossimo chap!
The Cactus Incident
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: The Cactus Incident