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Autore: RainAgainst    30/09/2012    1 recensioni
Mia nonna, quando ancora c’era, me lo diceva sempre: ‘Londra è la città dove tutti i tuoi sogni possono realizzarsi, ma fa’ attenzione al clima, là è sempre Marzo.’
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia nonna, quando ancora c’era, me lo diceva sempre: ‘Londra è la città dove tutti i tuoi sogni possono realizzarsi, ma fa’ attenzione al clima, là è sempre Marzo.’
E devo dire che, anche su questo, c’aveva preso. E’ giugno, sono le 4 p.m. – come dicono qua – e ha già piovuto due volte, e altrettante c’è stato il sole.
Quando sono arrivato a Londra non avevo un soldo, e tuttora persisto in questa condizione, fatta eccezione per la sterlina che ho trovato ieri per terra e che conservo come un prezioso amuleto, quasi fosse la chiave per realizzare quello che sono venuto qua a fare.
Che poi, a pensarci bene.. Che sono venuto a fare qua?
Scendo a comprare del pane qui sotto l’appartamentino che mia sorella mi ha ceduto in questi giorni, perché è in vacanza a Parigi.
Vorrei un etto di pane – chiedo in un inglese un po’ dubbio, ma Jennifer (così recita il cartellino sul suo petto.. e che petto) sembra aver capito. Mi risponde che costa una sterlina e dodici centesimi. Ma io non ho quei dodici centesimi, non posso comprarlo. Vorrà dire che terrò questa sterlin per qualcos’altro.
Oxford Street però è sempre Oxford street.
Con la pioggia, il sole, le nuvole, la neve, la grandine o un tornado è pur sempre il centro del mondo. Di che mondo? Del mio mondo? Del mondo a cui vorrei appartenere?
Non ho spazio, non ho tempo per queste domande.
Vendono i biglietti per un musical; i musical di Londra sono famosi in ogni angolo del pianeta, sono secondi forse soltanto a quelli di Broadway: vorrei comprare un biglietto.
Questa volta è un ragazzo la vittima del mio inglese indecente, e si chiama Sam. Ma anche lui, come Jennifer, capisce la mia domanda e mi risponde che un biglietto per il musical costa una sterlina e undici centesimi. Così poco? Incredibile.
Ma io non ho quegli undici centesimi, e così non ci posso andare.
E allora ritorno a vagare per questa meraviglia.
Stavolta prendo la metropolitana. Biglietto per una corsa sola, il ritorno me lo faccio a piedi. Una sterlina e un centesimo. Niente da fare. Questa volta ci sono andato davvero vicino, ma non è bastato.
Me ne torno nel mio appartamento, si è fatta sera.
Quante volte sono stato vicino ad ottenere quello che volevo, oggi, eh? Sempre ad un passo, ma non ce l’ho mai fatta. Ero sempre lì, pe tre volte credevo di esserci, ci ho creduto fino in fondo, ma alla fine non ho potuto.
Non sono stato in grado. Domani magari sarà il mio giorno. Magari sì. Magari no. Magari ni.
 
Il letto di mia sorella è parecchio comodo, e questa notte ho dormito così bene che sono pronto per un'altra giornata come quella di ieri.
Prendo la mia sterlina. Prendo un ombrello che ho trovato qui in casa, anche se adesso il sole splende alto e lucente nel cielo, ed esco.
Cammino per un’ora abbondante finché raggiungo una via piena zeppa di negozi di vestiti alla moda.
Credo sia proprio da questa via che la moda diventa tale, e poi si dilegua nei vari angoli del mondo.
Trovo in vetrina una maglietta che mi piace molto, e allora entro. Come commessa c’è una ragazza bellissima: è alta, slanciata, con gli occhi azzurri e i capelli castani. Non è inglese, lo sento dall’accento con il quale cerca di rispondere alle mie domande, facendo quasi più fatica lei di me. Il suo accento assomiglia molto al mio. Me ne rendo conto. Se ne rende conto. E allora cambiamo lingua, e parliamo nella nostra, così otteniamo il risultato migliore con il minor dispendio di energie possibile. Questa cosa mi ha soddisfatto.
Le chiedo della maglietta, me la fa vedere. Guardo il prezzo. Una sterlina a otto centesimi.
Anche il prezzo delle magliette ha subìto un drastico ribasso. Eppure, io non ho quegli otto centesimi, così che devo lasciarla lì, salutare la ragazza – che non ha neppure un cartellino con il nome, è senza identità – e uscire da quel negozio.
Ma io non demordo. A furia di camminare per questa metropoli, di ammirare delle meraviglie che Dio ha creato e ha regalato solo a Londra si fa l’ora di pranzo. Tutti i cafè sono affollatissimi. Pare che tutti abbiano avuto la mia stessa idea.
Vorrei un panino.
Trovo una specie di tavola calda, con un po’ meno gente rispetto a tutti gli altri posti, ma in ogni caso mi faccio i miei dieci minuti di coda. Mi sembrano dieci ore.
Vedo un panino con gamberetti, rucola e mayonese. Decido che comprerò quello. Una sterlina e sessanta centesimi. Questo proprio siamo anni luce. Vorrà dire che salterò il pranzo.
Tanto non avevo tanta fame.
Trafalgar Square con il sole è ancora più bella del solito. Non faccio in tempo a pensarlo che un acquazzone comincia a bagnare tutto e i nuvoloni grigi si fabbricano il loro spazio e diventano  gli assoluti protagonisti del cielo.
Ma a me non importa, ho l’ombrello. Molti non ce l’hanno, e sono costretti a ripararsi. Meglio, mi lasciano le strade libere e io posso continuare a camminare. Ho capito di più io il clima di Londra, io che ci vivo da ieri, rispetto a questi londinesi indaffarati, pare.
Ci sono negozi di elettronica ogni due passi qui a Londra, e mi dico che è giunto il momento che compia una sosta all’interno, anche perché continua a piovere, e l’intensità aumenta di minuto in minuto.
C’è esposto un cellulare super tecnologico, ultimo modello, in commercio solo qui a Londra. Lo voglio. ‘Affrettati, prezzo specialissimo: una sterlina e sette centesimi.’ Ma non ho i sette centesimi, allora esco dal negozio. Nel frattempo ha smesso di piovere.
Sono lontano da casa, allora mi metto in cammino. In un’ora e mezza ritorno. Mi metto a letto. Ripenso ai fatti di queste due giornate. Anche oggi sono stato tre volte ad un passo dal farcela. Ma non c’è solo questo. I mondi cambiano. Le magliette, i cellulari, i biglietti ad un prezzo così basso. Aveva proprio ragione la nonna a dirmi che a Londra il tuo universo si sconvolge.
Domani sarà il mio ultimo giorno, poi mia sorella tornerà, e io lascerò questa città chissà per quanto tempo. Non mi arrendo.
Dormo, stanotte il letto non è così comodo. Mi giro. Mi rigiro. Alla fine mi sveglio, e abbandono il sonno, almeno per questa notte.
Di prima mattina scendo di casa, in edicola.
Cosa sta succedendo nel mondo, al di fuori di qui? C’è un mondo al di fuori di qui?
Comprare il giornale è l’unico modo per scoprirlo.
Il giornalaio mi risponde che costa novantotto centesimi. Mi sorride. Lo compro.
Alla fine, c’è qualcosa che non cambia, penso. E’ proprio vero che qualche mondo non cambia mai. La nonna mi aveva accennato anche questo, mi pare.
  
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